Behind Blue Eyes

CAPITOLO II:
OBSCENITY


/Give me a kiss before you tell me goodbye/

- ci pensi tu ai piatti?
- neanche morta, Lex! È il tuo di turno!
Mio fratello fa una smorfia scocciata e si rosicchia lievemente il labbro inferiore. Sorrido, guardandolo. Trovo sensuale ogni cosa di lui, ogni più piccolo movimento, ogni espressione, ogni parola.
Copro bene il collo con i miei capelli che ho lasciato sciolti, stasera. Non mi va che Lex si accorga del segno che mi ha lasciato Miles. Non so dire perché. Non ne sarebbe geloso, non farebbe battutine stupide, non farebbe niente. Farebbe finta di non accorgersi. Ed è questo che mi infastidisce e mi intristisce di più. Non si accorge neanche di quanto mi fa stare male.
Una manina bianca mi tira per la maglia insistentemente e mi volto. Selene mi guarda con il musetto indispettito. Le scompiglio i suoi bellissimi capelli ricci e lei scansa la mia mano. Guarda malissimo sia me che Lex e poi incrocia le braccia al petto fino, sporgendo all’infuori il labbro.
- non pensateci neanche! – urla
- a far cosa?
- a farmeli lavare a me i piatti, solo perché voi due siete vecchi e scansafatiche! – io e Lex ci guardiamo, complici e sghignazziamo.
- Manco morta!!! – Selene sale in piedi sullo sgabello, arrampicandosi neanche fosse una montagna e ci punta con un dito – non potete sfruttarmi così, vigliacchi!
Lex ride, con la sua solita risata sensualissima e si passa una mano tra i corti capelli – oh si che possiamo! Ed ora vieni qui, microbo!
La nostra piccola sorellina comincia a correre per casa, urlando insulti come è nel suo carattere. Io invece rimango qui, seduta su questa fredda sedia, nella desolata cucina di una casa che odio, guardando i miei fratelli rincorrersi, lui che prende la bambina sulle spalle di peso, mentre lei lo picchia in testa. La fa sedere sul davanzale della cucina e le mette tra le mani una spugna, dicendogli di rendersi utile! Poi si volta, passandomi accanto. Lieve la sua grande mano rassicurante si posa sulla mia spalla fragile… ho un tonfo al cuore, ma spero solo la mia espressione non lo trasmetta anche a lui. mentire… devo solo riuscire a mentire anche a me stessa e cercare di porre termine a questa ossessione.
- bada tu a lei, io ho da studiare. Buona notte – annuisco e mi trattengo dal girarmi e guardargli ancora le spalle. Da un po’ di tempo non riesco a vedere che quelle, di lui. che se ne sia accorto? Che si sia reso conto di tutto? Ho un tremito. No… non è possibile. Neanche lui potrebbe rimanere indifferente a una simile… oscenità. È così che tutti la chiamano, no?
- Zena? – la vocina di Selene mi sveglia.
- Dimmi
- Perché sei sempre triste?
Incrocio quei suoi profondissimi e innocenti occhi, così simili ai nostro solo molto più onesti. E ho la sensazione che se non distolgo lo sguardo scoppierei a piangere. Ne ho davvero voglia – non lo sono affatto, Selene – sono davvero un mostro. Riesco a mentire anche alla persona alla quale io e Lex teniamo di più – sono solo un po’ stanca… tanto stanca – stanca di tutto. Stanca di questa situazione. Stanca di me.
Voglio liberarmi di tutto.

L’ennesimo fulmine risplende e mi raggomitolo nelle coperte. Giunge il tuono e balzo in piedi. Non ce la faccio più, dannazione! Ci sono solo due cose che mi spaventano in questo mondo, tenendo da parte il mio amore… i capperi nel cibo e i temporali! Molto intriganti… surreali e a volte creano delle belle atmosfere per Halloween… ma mi domando solo chi diavolo è l’idiota che li ammette in altre giornate!
Di nuovo il tuono e io lancio un urletto isterico. Mi sembra di essere una mocciosetta piagnucolona… io che non ho pianto come una fontana neanche la matrimonio di Brad Pitt che corro in camicia da notte, scalza per i corridoi di casa facendo casino neanche ci fosse la bambina dell’esorcista del mio letto!
Mi faccio davvero pena… sono ridotta in questo stato infantile per un temporale.
Tuono.
Urlo.
Merda.
Guardo la camera da letto dei miei, vuota. Fanno la natte anche oggi… niente coccole protettive da papà. La camera di Selene. Figurarsi… quella piccola Nikita mi caccerebbe a scarpate dicendo che sono una fifona. Ebbene si, lo sono!
Corro in bagno e chiudo la porta. Faccio appena in tempo ad accendere la luce che un nuovo tuono mi fa saltare. Apro l’acqua e mi sciacquo il viso. Sono pallida, con i capelli scombinati che mi coprono quasi tutta la faccia, scivolando ricci fino ai fianchi. Sono un po’ sudata e la camicia da notte aderisce al mio corpo. Ho i piedi gelidi. Tutto sommato… mi sento uno schifo. Bevo un sorso e chiudo il rubinetto.
Esco dal bagno, lasciando la luce accesa così non mi pianto contro un muro come sicuramente succederebbe, asciugandomi il volto con la manica, un po’ grossolanamente.
Tuono.
Urlo e mi raggomitolo a terra.
Che scema che sono. Guardo la mia stanza, buia e solitaria. Non ce la faccio a restare da sola e ho veramente bisogno di dormire se no domani la verifica col cavolo che la faccio. Già… e con le occhiaie e la faccia da Neandertal che mi troverei dopo una nottata di insonnia e urli nessun ragazzo avrebbe il coraggio di passarmi il compito.
Mi rimane un'unica possibilità. Mi rialzo e faccio un lungo sospiro, prima di entrare nella sua stanza.
Non vedo molto, ma me lo immagino benissimo. Lex, con i capelli ancora inumiditi dalla doccia serale, che dorme tranquillo girato di lato. Il suo respiro è lieve e ha una espressione rilassata, di completo abbandono. Bellissimo, sensuale, innocente. Non ha la minima idea di quanto vorrei essere sua, completamente.
Sposto appena le coperte e mi faccio spazio accanto a lui. mi copro fino al naso e, dopo un altro tuono, decido di lasciar perdere la distanza e mi allaccio a lui, come un koala. Lo abbraccio, circondandogli il petto con le braccia, attaccando le gambe alle sue, nascondendomi nella sua spalla. Sento bene il suo profumo di sapone, che mi inebria. Ho già dimenticato il temporale, tutti i miei sensi sono concentrati su di lui.
- che c’è? – dice. La sua voce, in questa strana posizione, mi fa venire la pelle d’oca. Erano anni che non eravamo di nuovo così vicini. Qualcosa, dentro di me si sta sciogliendo. Un liquido caldo scorre in me e le mie gote sono in fiamme. Passione, solo questo.
- Paura… temporale – balbetto, impacciata. Lui sospira forte, ma non mi dice niente. Anzi, deposita un leggero bacio sulla mia testa e mi abbraccia a sua volta, circondandomi i fianchi con un braccio e il collo con l’altro – va meglio così, fifona? – riesco solo ad annuire, lentamente.
Lo amo. Lo amo in un modo assoluto. In modo eterno. Lo amo come forse non è possibile amare altrimenti. Lo amo al punto di uccidermi per lui, al punto di arrivare a diventare a impazzire. Ma forse lo sono già. Sono già folle.
È a petto nudo e senti distintamente i suoi muscoli guizzare sotto il tocco delle mie mani tremanti. Spero solo che stia già dormendo, che non si accorga del mio fremere, della mia pura… del mio desiderio. Con le gambe accarezzo le sue e mi faccio più vicina. Aspiro a fondo il suo odore e lo faccio mio, me ne inebrio. Le mie carezze si fanno più forti, forse lo sto graffiando, ma lui non fiata. Non sento neanche il suo respiro. Non capisco, forse lo sta trattenendo. Ma no… sta dormendo. Singhiozzo silenziosamente. Non ce la faccio più. Lo amo…
Lo amo.
Voglio anche solo un briciolo del suo amore.
Passo il naso sul suo petto e le mie mani non smettono di accarezzarlo, in un modo talmente ansioso che non credevo fosse possibile. Lo amo.
Mi alzo leggermente senza smettere di accarezzarlo con una mano, ma con l’altra scorro i tratti duri e seri del suo bel volto. Lieve sento il pungere della barba tagliata, ma anche questo in lui sta bene. I suoi capelli sono seta morbida, senza gel per una volta. Come vorrei che aprisse gli occhi, così che io possa perdermi completamente in quel mondo di preziosi diamanti.
Dio, ti prego se esisti… fallo dormire.
Lievi le mie labbra da puttana… si posano sulle sue, le sfiorano. Tremo. Non ci bado. Lo rifaccio. La mia lingua disegna quel perfetto contorno… ha una sapore incredibile, non avrei mai detto fosse talmente buono.
Ancora… ancora un bacio. Lieve… è solo uno strofinarsi di labbra. Lo amo. Dischiudo appena le labbra… cerco le sue… lo amo.
Una lacrima mi scivola dal viso e cade sul suo. Scatto. Ma non mi allontano da lui. dovrei… ma non ce la faccio. A questo punto… non mi importa più di niente. Mi odierà… non mi vorrà più vedere. Ma ancora un bacio.
E la sua mano preme sulle mia nuca, mi tira verso di lui. e trovo le sue labbra, dischiuse. La sua lingua che accarezza la mia… le sue mani tra i miei capelli, come ho sempre sognato.
Basta.
Vorrei morire così.

***

I tuoni mi cullano il sonno, come se la pioggia scrosciante fosse la melodia armoniosa e i fulmini il ritmo incessante di una batteria altisonante che mai si fermerà...almeno fino all'indomani. Notte di note. Adoro le notti di temporali come queste, mi sento a mio agio più di quando c'è il sole, questo tempo oscuro rispecchia il mio animo solitario che dorme nel profondo del mio essere, un animo che dorme e che rimane nascosto a chiunque, solo io riesco a sentirlo....chissà se qualcuno lo sentirà prima che sarà troppo tardi? Il richiamo ogni volta è sempre più forte, il richiamo verso la dannazione, verso l'oscenità, verso il peccato....il richiamo verso l'amore proibito...verso Zena.
La porta si apre lentamente e sempre lentamente si richiude lasciando entrare una figurina silenziosa dal fiato corto. So già chi è. Con questo temporale può essere solo una persona...Selene no di sicuro visto che quella teppistella non ha paura di nulla e quando dorme nemmeno i cannoni la svegliano. Non mi giro, non accendo la luce, non faccio nulla, non ce n'è bisogno. Un lampo illumina la sagoma di una ragazza alta e slanciata avvolta solo dalla sua camicia da notte, una ragazza i cui lunghi capelli mossi ricadono fino alla vita sottile. Non credo che sospetti che io la stia guardando, non credo che abbia il tempo di sentire il mio cuore che non mi ubbidisce più. Deve essere presa dal suo terrore. Fin da piccola ha avuto paura dei temporali e puntualmente mi capitava in camera e mi si infilava nel letto...come sta facendo ora. Silenziosa e mite come solo una bambina saprebbe essere. Ma lei non è più una bambina, è questo il punto. Non è più una bambina e questa mia voce che cerco sempre di far tacere me lo ripete nella mente mentre il rombo del tuono arriva frastornando entrambi. Ed eccola che mi si avvinghia come un koala. Una scena solita che non rivivevo da tempo, una scena che mi mancava e solo ora capisco il perchè. Senza pensarci su molto parlo per non ascoltare i miei sensi troppo acuti per la sua vicinanza.
- che c'è?- sussurro con questa mia voce roca per il sonno interrotto. Sonno non poi tanto profondo visti i pensieri volati a ricordi distanti nel tempo. Sussulta impercettibilmente, o forse sono io che sono troppo attento ad ogni suo singolo respiro. Tremava prima, ma ora sembra come se avesse preso un sedativo. Calma. Le faccio questo effetto?
- paura...temporale- mormora incerta e terrorizzata ancora. Mi lascio sfuggire un sospiro che fungerebbe da sorrisetto ironico o magari rassegnato. Come ai vecchi tempi...lei che arrivava nel mio letto e impaurita mi si avvinghiava addosso, io che ridacchiavo un po' e che le baciavo la fronte per poi abbracciarla a mia volta. Mi veniva automatico una volta, ma ora ho quasi timore di farlo, perchè ora è tutto diverso, noi siamo diversi, lei è diversa, io lo sono e i miei sentimenti verso di lei. Zena non è più la mia dolce sorellina da proteggere, è una donna....una donna da amare bisognosa di attenzioni diverse rispetto a quelle che richiede una bimba...o una sorella. Attenzioni che io non mi sento più di rifiutarle. Automaticamente le bacio la fronte...verrei ringraziarla per essere in fondo sempre quella di prima, di cercarmi ancora quando ha paura...ma me ne sto zitto e mi limito a girarmi e abbracciarla circondandole la vita con un braccio e passando l'altro intorno al suo collo caldo e nudo.
- va meglio così fifona?- domando in tono controllato per nulla alterato. Sono ancora perfettamente in me...per ora....non so per quanto ancora lo sarò in questa posizione. Zena, mi sei troppo vicina, il movimento impercettibile del tuo capo in segno di affermazione mi fa venire i brividi, brividi che non svaniscono più. Quanto siamo vicini. Non sento i tuoni assordarmi gli orecchi, il sonno non mi occupa la mente e i miei sensi prima offuscati ora sono così attenti da non riuscire più a trattenerli così bene. Perché accidenti dormo a torso nudo? Imparerò a dormire con una camicia addosso, almeno ora non dovrei sentire queste sue dita, questo suo corpo sul mio, ha i piedi gelidi, li incrocia coi miei, io non faccio nulla, lascio che si scaldi per bene. Penserà che io dorma....spero di si perchè è la cosa migliore. Lei crederà di stare con il suo solito fratellone che la culla nel mondo dei sogni...ed io mi inebrierò i sensi almeno per una notte, fino ad imprimermi indelebilmente ogni goccia di questa mia ossessione. Se lei sta ferma riesco ancora a controllarmi. Non è mai successo per me di perdere il controllo davanti a lei. Non deve succedere. Ma perchè non dorme? Si muove lentamente, il suo fiato sul mio collo, quelle sue dita affusolate che percorrono la mia pelle. Non devo far nulla. Non devo muovermi. Non devo pensare. Non devo...vedermela come la donna che amo da tanto. Zena non è il mio amore proibito. Non è la linfa che mi fa andare avanti in questa menzogna solo per proteggerla. Non è tutto ciò che desidero. Non è nessuno per me, è solo mia sorella, la mia gemella che si sta staccando sempre più da me. Zena non è una donna fragile, che sa essere dolce e forte solo con me, non è quella donna meravigliosa piena di difetti che io adoro. Zena è... tutto questo.
Le sue labbra arrivano a toccare le mie. Cos'è questo timido tocco? Forse mi sono addormentato, ma se è un sogno non voglio svegliarmi. Continua piccola mia. Il suo profumo sul mio. Siamo entrambi caldi, il mio respiro è calmo, come se stessi ancora dormendo. È corretto fare tutto questo? Non lo è, ma la domanda da pormi è: è vero? Tengo gli occhi chiusi, vorrei accendere la luce e vedere questa mia donna darmi quello che ho sempre chiesto. Un altro silenzioso bacio a fior di labbra. Sto bene. Sto troppo bene. Cosa ci sta succedendo? Qualcuno ci deve fermare perchè il mio autocontrollo leggendario sta scemando, se ne è andato via da un bel po' a dire il vero. Non ce la faccio. Non so più dove sono, ho perso la cognizione del tempo e dello spazio so solo che qua c'è la mia Zena e che la desidero più di me stesso. Non so più nulla. Da qui in poi sarà il buio del mio egoismo.
Affondo la mano fra i suoi capelli, non andartene, ti prego, l'attiro a me e faccio l'unica cosa sensata in questo momento allucinato. Unisco le mie labbra alle sue, gliele apro e infilo la mia lingua nella sua bocca danzando con lei. Questa è la sensazione che cercavo, l'unica cosa in grado di sciogliermi.
L'amore di questa donna.
Questa donna.
Donna.
Zena.
Le sue mani corrono. Corrono su di me. Sulla mia schiena, sul mio torace, sul mio ventre, si infilano dentro i miei pantaloni. Non la fermo. Non sono più in me. Non mi controllo...e non sopporto non controllarmi, ma dov'è la mia volontà?
Mio Dio che sto facendo?
Ti sto facendo del male.
Non voglio vedere la sofferenza nei suoi occhi a causa mia. Non voglio.
Apro gli occhi.
Torno in me.
L'allontano.
Respiro. Devo respirare. No, me ne dimentico. Non mi sento bene, dov'è il gelo che sento sempre? Me lo ha sciolto. Sono come liquefatto. Voglio il freddo.
Mi alzo dal letto di scatto, apro la luce per interrompere l'incantesimo, mi guardo intorno. I suoi occhi mi fissano. Siamo stralunati entrambi. Che abbiamo fatto? Voglio continuare. No, non posso. Non devo. Per lei. Solo per lei. Ho perso il controllo e non mi piace, è una sensazione terribile, non riesco ad afferrare. Sono questi gli occhi che non volevo vedere, Zena. Credo di essere un mostro per aver tirato fuori da te quello sguardo indescrivibile. In un nano secondo mi infilo solo dei jeans e le mie scarpe. Voglio del freddo. Voglio uscire. Voglio andarmene. Voglio ritrovarmi. Mi sono perso. Sto male. Non ce la faccio. Devo darmi delle risposte. Non so cosa devo fare.
Dio.
Per la prima volta non so cosa devo fare.
Esco dalla camera di corsa senza dir nulla. Devo avere un aria stravolta, odio avere questa faccia. Dove vado? Piove, ecco comincio a risentire i tuoni. Sono forti. Il vento. Ed io non mi sono vestito completamente. Fa freddo. Ma era questo che cercavo. Il freddo. Dove vado? Che faccio? Non ho un posto dove tornare. Zena la devo dimenticare, Zena ha il potere di trasformarmi.
Zena...
...le sue labbra calde e morbide...
...toglimi...
...le sue mani piccole...
...dalla...
...i suoi meravigliosi capelli...
...tua...
...il suo minuto corpo snello...
...testa...
...la sua lingua agganciata alla mia...
...o...
...il suo profumo incantatore...
...impazzirai...
...la donna da amare...
...non...
...le sue gambe incrociate alle mie...
...puoi...
...i suoi seni premuti contro il mio petto...
...essere...
...io che mi perdo in lei.
...mia.

Una casa a me conosciuta, la mia coscienza decide di tornare a me. Tutto quello che faccio lo faccio per te. Spero che lo capirai un giorno, perchè di me non me ne frega nulla, ma non devono toccare te. E tu non immagini quanto soffrirai con me. Perché è un oscenità questo nostro amore. Perché non potremo mai essere felici. Tu non lo sarai mai con le dita d'accusa contro di te. Perché tu non riesci ad ignorare. Tu ci soffri. Tu non sei come me. Io ti devo proteggere come ho sempre fatto. Dimenticandomi di me. Così è sempre stato. E così sarà sempre.
Ora sono tornato Alexander Kendall.
Ma ancora per un po' vorrei essere egoista, solo per poche ore, in solitudine. Solo per poco.
La porta si apre rivelando il volto subito sorpreso dell'unica persona che considero amico mio.
- Lex...?- mormora Erik come ad accertarsi che sia veramente io quello stravolto che ha davanti. Devo avere un aspetto pietoso sotto la pioggia. Ma poco importa. Non sento nemmeno freddo pur essendo a torso nudo e solo i jeans appiccicati alle mie gambe. I capelli sulla fronte. Le gocce che mi percorrono il volto inespressivo. È questo che spaventa di più Erik?
- posso entrare?-
Senza dir nulla apre di più la porta facendosi da parte. Ed entro. Casa sua è calda e piccola, un buco d'appartamento, vive solo a quel che ne so. Non fa domande. Lo adoro per questo quel ragazzo. Si limita a fare le cose più sensate nel modo più semplice. Con un misto di dolcezza e di serietà assoluta mi da degli asciugamani e del ricambio completo. Sento mettere su del the mentre io faccio una doccia calda...e smetto di pensare, perchè se penso risento il suo profumo, il desiderio di averla con me ancora, di baciarla, di...no, basta. Tutto questo deve finire. Ma ancora per questa notte voglio cullarmi con questo unico dolce ricordo...l'unico, credo, della mia fredda vita.
Esco dal bagno vestito e asciutto, solo i miei capelli sono bagnati ancora e tutti spettinati, un asciugamano bianco e piccolo intorno al mio collo. I vestiti di Erik mi vano a pennello, abbiamo circa la stessa taglia. Ha preparato una coperta su una poltroncina, quella dove mi siedo sempre ogni volta che vengo a trovarlo. Fortuna che nemmeno lui cambierà mai. Grazie di esistere, permettimi di aggrapparmi a te in queste ore dove il mio cuore vaga per conto suo. Per domani sarò quello di sempre. Solo domani. Gli trasmetto questo muto messaggio con uno scambio di sguardi significativo per entrambi. Mi avvolgo nella coperta, sento freddo dentro di me. Mi adagio comodamente nella poltroncina semplice e lui mi mette una tazza di the fumante fra le mani.
- è un vecchio rimedio ma sempre efficace!- dice col suo tono tranquillo e amichevole. Dovrei accennare ad un mezzo sorriso a questo punto ma proprio non ci riesco. Non ancora. Me ne sto zitto e so che Erik come sempre capirà anche questo di me. Mi starà accanto silenzioso per tutta la notte, semplice e tenero, gentilmente, come un amico vorrei che facesse. Mi conforta sapere di avere qualcuno che mi capisce sempre e comunque. Io ho lui...ma Zena chi ha? Questo mi spaventa. Zena chi ha? Nessuno. Sarà sola, fragile e disperata per questo mio rifiuto incomprensibile. Finalmente è riuscita a mostrare i suoi sentimenti, sentimenti che mai avrei pensato fossero tali...no, non è vero, devo essere onesto con me stesso come lo sono sempre. Avevo sentito una sorta di file elettrico che ci univa...più di come due semplici gemelli sono uniti. Avrei dovuto immaginarlo, saperlo, prevederlo...e non farla mai entrare nel mio letto questa notte. Ho sbagliato tutto, è stata colpa mia, e lo sarà anche ora per quel che avverrà da qui in poi. Perché spero che la sua mente rimanga salda e che non faccia sciocchezze. Ma fra i due quello forte sono sempre stato io. Calmo pacato, freddo, semplice, eccentrico, nessuno mai mi comprende e nemmeno lei...solo Erik mi comprende infatti non mi guarda nemmeno più. Spero che per questa volta la sua mente non scappi, perchè se no la perdo e non voglio. Ma del resto devo farmi odiare da lei, altrimenti verrà scoperta, disprezzata, odiata, ripudiata, indicata come una creatura blasfema ed oscena perchè è facile fermarsi alle apparenze e giudicare....come odio la superficialità, eppure ne è piena la gente. Io non posso far molto...solo farmi odiare dalla mia piccola Zena, far si che mi dimentichi e che non le succeda nulla di male, nulla per la quale lei poi crollerebbe definitivamente. Ti darei la mia vita se servisse a qualcosa, ma in questo momento non posso far assolutamente nulla. Devi trovare la forza da sola in te. Io non ci sarò per sempre...acanto a te....ma...oh, come vorrei fosse possibile. Ma due fratelli che stanno insieme amandosi come verremmo hanno un destino pieno di sofferenza a causa della gente che deve sempre giudicare come osceno l'amore che non comprendono, giusto o sbagliato...puro e osceno, molti credono di avere la risposta a questi quesiti. Ma in realtà nessuno ce l'ha. Io però non voglio che la mia piccola Zena soffra per il resto della sua vita venendo additata come blasfema. Perché tutti non ci vedrebbero come due ragazzi normali che stanno assieme, ma come due fratelli maledetti e dannati, schifosi che si amano. Certo, un ossessione...sarebbe solo un ossessione il nostro amore...quanto è ignorante la gente. Il loro amore verso chi amano non è ossessione perchè non hanno legami e loro sono sempre nel giusto, ma se si tratta di qualcosa che qualcuno che non hanno mai conosciuto dice che è sbagliato allora non capiscono e elargiscono morte e giudizi sulle nostre teste. Povera gente stupida....nata solo con la sua piccola testa...morirà sempre sola con la sua piccola testa senza capire mai il significato delle cose più grandi di loro. Perché l'amore non può essere uguale per loro? Non è sempre amore? Amore che lega un uomo e una donna?
No. Zena. Io e te saremo solo destinati a soffrire. Tu specialmente perchè tu non riesci ad ignorare, non è vero? Non voglio vedere i tuoi occhi pieni di qualcosa che non posso cancellare. Non voglio che ti sporchino con le loro sporche parole. Per proteggerti da tutto questo dobbiamo stare lontani.
- Erik...conosci tu la differenza tra giusto e sbagliato? Tra bene e male? Tra osceno e puro? Tra amore vero e amore ossessivo....o falso?-
la mia voce è poco più che un sussurro. Ma lui mi sente e riflettendo su ciò che ho chiesto capisce il punto di tutto quanto. Con la sua voce sfumata e calda risponde:
- non c'è differenza...ogni cosa è giusta e sbagliata insieme, il bene e il male sono sulla stessa linea, l'osceno e il puro non si possono distinguere, solo qualcuno lassù ne è in grado forse, e ogni amore è vero, ma anche ossessivo...invece quello falso non esiste. Siamo tutti uguali secondo questa logica. Solo che certa gente ignora mentre altra apre gli occhi.-
avevo bisogno di questa risposta e sapevo che potevi darmela solo tu. Grazie.
- ma perchè non sono tutti come te, Erik?-
sospira...
- perchè molti sono egoisti troppo presi da se stessi per solo provare ad aprire la loro mente ristretta. Tutti hanno la risposta e la verità alle tue domande, ma molti la fanno tacere per paura di molte cose senza capire che la giustizia non esisterà mai finchè qualcuno crederà di poter decidere ciò che va premiato e ciò che va punito. Mettersi nei panni di qualcuno cancellano la propria mentalità è difficile e faticoso, meglio continuare a vedere coi propri occhi di terreni. Lex...gli uomini sono così imperfetti...ne fai parte anche tu, io Zena...ma per quanto facciano soffrire con questa loro imperfezione sono tutti liberi...di decidere che fare col tempo a nostra disposizione, liberi di soffrire e far soffrire, di subire o di non subire, di farsi influenzare o no, di accusare o venire accusati....insomma la libertà è infinita...esisterà fino oltre l'esistenza dell'uomo stesso. Se ci si aggrappa ad essa diventiamo immortali tutti. Non credi che pensando in questo modo la visione della vita, della gente e delle cose cambia completamente? Quelli che ti sono sembrati impossibili da abbattere, diventano subito piccoli ostacoli insignificanti. Non credi?-
non credo di dover ringraziare nessuno...non l'ho mai fatto perchè non credo nella grazia o che esista veramente qualcuno da ringraziare per questa vita che conduciamo io e Zena. Ma l'unico che si merita questa mia parola che mai è uscita dalle mie labbra è lui. Perché lui non può essere un semplice umano. Ma è di lui che ho bisogno io e che avrebbe bisogno anche Zena per capire molte cose.
- grazie- solo questo posso dirgli. Era questo che volevo sentire. Che mi ricaricherà. Grazie di essere sempre dalla mia parte e di avere sempre le parole giuste al momento giusto. - amico mio.-
per la prima volta capisco anche il vero significato di questo nome...amico...già. ma Zena da chi mai le potrà sentire queste parole?
Sono preoccupato.

***

ho caldo?
Ho freddo?
Cos’è questa sensazione? Io non la conosco… non la capisco. Come si chiama? Da dove proviene? Perché sto sentendo… questo?
CHE DIAVOLO E’, DANNAZIONE!
Mi prendo la testa tra le mani. Mi fa male, batte… come se un centinaio di tamburi suonassero dentro essa. Non mi sono mai sentita così. Mi sento male.
Mi guardo un attimo intorno. Come ci sono arrivata in camera di Lex? Cosa…
Ed è un attimo.
Mani tra i miei capelli, a lisciarli e ad accarezzarli.
Gambe accanto alle mie, massicce e calde.
Bacino contro il mio, a muoversi appena sciogliendomi qualcosa dentro.
Petto robusto di giovane maschio a premere piacevolmente contro i miei seni.
Respiro leggermente affannoso sul mio viso.
Labbra sotto le mie, a baciare avide e saporite. Un bacio incredibilmente bello. Passione… tanta.
Occhi.
Blu.
Capisco. E urlo.
Perché? Perché? Perché? Perché? Perché mi ha lasciato fargli quello? Perché ha lasciato che lo baciassi, che lo toccassi così avidamente? E poi… perché non mi ha respinta subito, ma mi ha voluta tenere accanto a se per qualche splendido attimo… abbracciandomi, accarezzandomi… baciandomi come solo lui può fare?
Eri un po’ eccitato, fratellone? Ti annoiavi ma ce lo avevi eretto e hai ben pensato a come ci si deve sentire a sfondare tua sorella?! No… lo sto incolpando di qualcosa che non è suo. Lui… non è così. Lo so bene. Sono io qui la puttana.
Cazzo…
Io stanotte non avrei fatto l’amore con Lex. Io l’avrei scopato.
E mi sarei fatta scopare, godendo spudoratamente.
Avrei graffiato, avrei urlato, avrei morso e sarei stata capace di fare di tutto. DI TUTTO! Dio, che egoista. E non l’avrei fatto per lui. ma solamente per me. perché io sono stanca di tutto questo. Del nostro fingere. Io volevo davvero, desideravo solo provare un maledetto orgasmo per merito suo, e non per allucinogeni e l’immagine di Lex sovrapposta a quella di altri.
Mi sarei fatta volentieri sventrare.
Mi prende un conato e corro in bagno a vomitare. Vengo scossa da violenti attacchi e continuo a tossire. Crepa puttana… crepa, ti prego!
Prima… ero disposta a tutto. Avevo spento completamente il cervello, mi ero liberata di tutto e di tutti, anche di quelli a me più cari. Aveva smesso di importarmi degli altri, di mamma e papà… perfino di Selene. E, per quanto mi faccia rabbia questa cosa… io ero felice. Come non lo ero mai stata. Ma… Dio! Mio fratello… il mio gemello… e pensavo solo a come sarebbe stato bello sentire il suo orgasmo dentro di me. per sporcarmi del tutto. Ma di gioia, questa volta. Solo di gioia. Volevo solo sentire quel suo splendido membro vicino… volevo godere con lui. volevo… Lex.
PUTTANA!
Quasi mi affloscio davanti allo specchio, ma riesco a scorgere la mia faccia. È tutta impiastricciata di lacrime e sono pallidissima. Ho gli occhi grandi, allucinati, rossi e profonde occhiaie. Le mie labbra sono state morsicate a sangue, da me… lo so… e un po’ di bile mi cola ancora dal mento. Guardo appena il rubinetto per lavarmi. Ma poi mi passo una mano tra i capelli e li sento sconvolti, arricciati e pieni di nodi. E mi rendo conto che non me ne può fregare di meno.
Improvvisamente sento una grande calma dentro di me. Sospiro e mi avvio alla porta. So bene che non è normale, passare da una fase così violenta a una calma talmente placida, ma non ci sto molto a pensare.
Non indosso ne le scarpe ne qualcosa per uscire, anzi resto solo con questa camicia da notte larga, rovinata e mezza slacciata e non mi preoccupo neanche dell’ombrello, tanto i tuoni neanche li sento più.
- Zena? - la vocina di Selene mi fa appena girare verso di lei. Sta sull’entrata con il suo pigiamino di Kenshiro e un pupazzetto dell’Uomo Tigre penzolante tra le mani. Si strofina l’occhio assonnata e sbadiglia. Sorrido appena, ma mi volto – dove stai andando?
- a fare un giro… - bisbiglio e chiudo a chiave la porta alle mie spalle.

Vedo la mia faccia riflessa in una pozzanghera. Alzo un sopracciglio. E la uccido, saltandoci sopra e proseguendo. La pioggia cade e fa aderire il leggero abito al mio corpo e i capelli, completamente fradici mi si appiccicano al viso cupo. Ho la sensazione di poter apparire come un spettro. Macchè… sono così sbagliata che non avrei alcuna possibilità di farlo, all’aldilà.
Penso a un attimo da quanto tempo cammino. Il tempo è volato, e io neanche me ne sono accorta. Alzo le spalle – tanto meglio – sussurro tra me e me.
E poi lo vedo, stagliarsi davanti a me.
È un piccolo parchetto come tanti altri in questo quartiere.
Ma a me piace ugualmente. Non ha niente di particolare in se, tutt’altro è piuttosto vecchio e malconcio. Ma in se custodisce tutti i ricordi della mia amata infanzia. Quanto mi manca quel periodo di giochi spensierati e risa entusiaste per un nonnulla. Cammino finchè non riesco a sedermi su una vecchia altalena, un po’ stretta per me. appoggio la testa alla corda e mi dondolo un po’. Ricordo che da piccola ci salivo sempre e che Lex mi spingeva in alto “più su, fratello… voglio andare più in alto! Forse poi riesco a salutare un angelo!” e lui mi sorrideva innocentemente e rideva “prendila, Zena… portami una nuvola che poi ne farò tesoro e te la regalerò!”
Allungo un braccio verso l’alto. Ora il cielo lo sento così lontano…
- mi dispiace, Lex… non avrai mai la tua nuvola… - Dio… abbandonami.

Il sole non è tornato anche se è giorno… piove ancora più forte e c’è vento, ma non ci bado. Guardo un secondo i miei piedi, sono pieni di fango e sangue perché mi sono tagliata un paio di volete. Mi scappa da ridere perché non sento dolore. Poi rialzo lo sguardo e continuo a camminare imperterrita seguendo la mia strada. ho deciso che non mi va di rinunciare. Per una volta… io voglio lottare! Voglio dimostrare che i miei sentimenti per quanto terribili sono sinceri e puri come una qualunque altra forma d’amore.
- signorina… tutto bene? – sorrido sorniona alla anziana signora all’angolo e passo avanti, senza degnarla di molta considerazione. Sono solo un altro paio i passanti che si curano della mia situazione, i restanti mi ignorano semplicemente. È strano che ciò non mi provochi rabbia, dopotutto io ho sempre detestato non essere al centro dell’attenzione, fin dall’asilo. Ma si sa com’è… una volta che si viene lasciati dalla persona più importante… tutto il resto perde la sua importanza.
Finalmente mi trovo davanti all’edificio scolastico. La pioggia non smette di scendermi dal viso, sento il mio respiro affannoso e immagino il mio aspetto sia spettrale. Ma, davvero… non me ne sbatte un cazzo!
Qualche compagno mi riconosce e mi si fa intorno. Parlano… ma non li capisco… sembra quasi parlino una lingua a me sconosciuta. Quasi un brusio nel mio cervello. Scorgo la ragazzina di ieri, che mi pare si chiami Elizabeth, portarsi le mani sulla bocca, placando un urlo. Le faccio ciao con la mano e lei sbianca, quasi come se fosse un morto a salutarla. Ridacchio. Divertente. Miles mi si avvicina con un ombrello e una faccia scocciata – che diavolo fai cretina, sei impazzita? Ti sembra il modo di arrivare? – lo guardo appena, togliendomi una ciocca di capelli dal viso. E gli sputo in faccia.
Vado avanti ma credo dietro di me l’intera squadra di football si stia raccogliendo introno al proprio capitano, neanche fosse su punto di morte. Non che la cosa sia poi differente per me.
Poi sento il rombo di una moto e lo vedo arrivare. Mi volto e vedo Erik con lui, che si toglie il casco e smonta dalla sella. Mi guarda e sbarra gli occhi. credo bisbigli il mio nome ma non gli do retta. I miei occhi cadono subito su di lui. Lex se ne sta seduto sulla moto, con uno sguardo altero, il casco tra le mani e non si preoccupa affatto neanche lui della pioggia.
Io sorrido – ciao, Lex – lui non dice una parola, il suo sguardo non muta, non si muove. Sembra una statua. E improvvisamente risento i brividi di questa notte, il gelo… e la follia di tutto – avevi detto che mi avresti sempre protetta! – urlo, portandomi le mani tra i capelli, tirando – avevi detto che sono la cosa più importante per te! Sei un bugiardo! Sei un maledetto vigliacco! – urlo questa ultima parola con tutta la voce che ho, mi esce un tono roco… strozzato e le lacrime cominciano a scendere copiose – perché mi hai lasciata sola, ieri notte? – sembra quasi che ci siamo solo io e lui, nel cortile… tutti gli altri non sono che ombre – perché mi hai tenuta in quel modo per poi respingermi? Sei un bastardo! Io credevo in te! Io… voglio credere in te… io non voglio separarmi da te… tu sei tutto per me – biascico. Erik mi si avvicina e mi afferra per un braccio tentando di placarmi, ma lo scaccio via con una manata e ricomincio a parlare, avvicinandomi a mio fratello – Lex… ti prego non lasciarmi… - non mi importa di sembrare pietosa… non mi importa di dimostrarmi a tutti per quello che sono in verità… - Lex… - singhiozzo.
Mio fratello però mi guarda e non dice una parola. Io tendo una mano verso il suo viso… ma lui… mi uccide – non toccarmi – due parole… due soltanto. Ed è come se mi avessero martoriato l’anima.
Non riesco a dire nulla, boccheggio inutilmente. Lex afferra Michelle, accanto a lui e la bacia, profondamente. Io ho un sussulto ma non faccio ancora nulla.
- non mi importa di te, Zena… - dice lui – avevo solo voglia, punto e basta - no no no no no no no no no no no no – tu non mi fai alcun effetto… non sei buona neanche come buco… - no no no no no no no no no
lui continua a stringere Michelle a se, lei voluttuosa lo abbraccia stretto… come ieri facevo io. Lui la accarezza tutta… come aveva fatto a me… le loro lingue spudorate giocano… come ieri avevamo fatto noi…
- SMETTILA! SMETTILA!
Lui alza solo un sopracciglio, si infila il casco e fa salire Michelle sulla moto – sparisci – sibila e parte sgommando.
Sento solo qualcosa che va definitivamente in frantumi.
E poi tutto si fa buio.

***

Così.
Così.
Così.
Ecco fatto. È stato facile, come ogni cosa che faccio. Non ci è voluto nulla, in fondo, come al solito è bastato circondare il mio cuore con il mio ghiaccio consueto e fare il bastardo. Perchè è da una vita che lo faccio e a questo punto è l'unica cosa che sono in grado di fare bene. Il bastardo con tutti. E vincere. Anche quello mi riesce bene.....ma ora non mi sento un vincente. Ora mentre corro via a tutta velocità sulla moto con Michelle dietro che mi si stringe, non mi sento un vincente. Quello che mi sento ora dopo aver abbandonato mia sorella in quelle condizioni là, dopo averle detto quelle parole ciniche, dopo essermi fatto odiare da Zena, averla rifiutata e disprezzata come volevo per proteggerla...quello che mi sembra di essere ora non è un vincente perchè ho fatto quello che mi ero prefissato....mi sembra di essere solo un perdente....per la prima volta in vita mia. Perchè senza di lei io sono solo questo. Un perdente.
Ma l'importante è che io sia sempre gelido, che mi controlli e che faccia quello che è da fare.
Mia piccola Zena....non capirai...lo so...anzi, spero che un giorno riuscirai ad odiarmi come è giusto che sia...ma questo è l'unico modo che mi rimaneva per proteggerti. Perchè tu non riesci ad ignorare come faccio io. Perchè tu sei umana, io invece ormai non lo sono più da tempo. Prima quando ti ho visto in quelle condizioni avrei voluto solo abbracciarti e scaldarmi col mio corpo caldo. Sentirti su di me....avrei voluto cancellare quella tua espressione. Perchè sei venuta a scuola davanti a tutti? Così forse questo sacrificio di farmi odiare da te sarà vano lo stesso....perchè quella a venire disprezzato non sarò io ma tu. E io non voglio vedere questo. Non voglio.
Basta lacrime sul tuo volto.
Basta occhi blu oscurati dal velo.
Basta sconvolgimenti della sua espressione.
Basta pietosità sul tuo corpo.
Basta umiliarsi in quel modo.
Non dovrai più farlo.
Ti proteggerò ancora. E ancora e ancora.
È l'ultimo modo che ho per farlo.
Accelero il motore arrivando ad una velocità mai avuta...Michelle mi grida qualcosa che non sento. Questa donna....sarà con lei che il mio animo tornerà completamente quello di sempre. Altero, freddo, staccato, amante delle sfide. Tornerò un vincente.
Anche se in realtà so di non amare questa donna, so che quello che voglio veramente non lo raggiungerò mai con lei, con Michelle....lo farò lo stesso....perchè devo sfogarmi e solo un corpo di donna in questo momento può darmi questo sfogo di cui ho bisogno.
Ora e subito.
Guarda Zena....guarda quanto ti odio....quanto sono bastardo....prova repulsione per me...allontanati.....non avvicinarti più....e sii felice senza di me....perchè solo separati potrai esserlo.
Perchè oltre ad amarci siamo fratello e sorella di sangue....e tu nella società soffrirai se starai con me mentre gli altri ti additeranno condannandoti.
Arrivo a casa sua e freno lasciando un notevole segno di gomme sull'asfalto bagnato....per poco non cadiamo entrambi. Continua a piovere forte...per quanto ancora pioverà? Per quanto? Scendo dalla moto insieme a lei, ci togliamo il casco e senza dir nulla le prendo la mano ed entro in casa. Lei vive sola in una appartamento molto costoso, la sua famiglia ha abbastanza soldi per darle tutto quello che vuole....e siccome le serviva un posto dove stare da sola e fare la puttana ogni tanto, non ha esitato a chiedere i soldi per viverci da sola. Non fa un colpo, questa qua....solo farsi sbattere da me. Ma è questo che voglio fare anche oggi. È questo che voglio fare sempre...trovare uno sfogo in un buco e poter chiudere gli occhi e credere di riuscire a sciogliermi fra le braccia della donna che amo veramente. Immaginare di poter essere con Zena.
Siamo bagnati entrambi e quello che voglio fare è talmente chiaro che lei non si perde in chiacchere....è questo che mi piace di Michelle...che nel momento del bisogno, quando deve farsi sbattere da me se ne sta zitta e si fa fare ogni cosa....potrei anche ucciderla in quei momenti che lei goderebbe lo stesso solo perchè sono le mie belle mani a donargli l'oblio eterno.
É bella Michelle...un corpo adulto e maturo che gli uomini sognano sempre. I suoi boccoli neri come la pece dai riflessi rossi arrivano fino a metà schiena, sono pieni d'acqua e gocciano sul pavimento come i nostri abiti strafondi. I respiri sono corti. Facciamo in tempo ad arrivare in camera sua senza azzardare mezza parola, poi l'afferro con forza per i polsi attirandola a me. Profuma...la sua pelle bagnata e lucida profuma piacevolmente, m'inebria....si....è quello che devo volere. Ho bisogno di scaricarmi...questo corpo è adatto, è solo un corpo, uno splendido corpo, il corpo più bello della città, non solo il suo....siamo i due bastardi più splendidi e desiderati del nostro quartiere....invidiati e ammirati...rispettati perchè averci come nemici è terribile...avere me come nemico è terribile. Siamo adatti noi due....devo convincermi di questo, perchè è lei che DEVE essere il mio futuro. DEVO cancellare l'altro...quello che sarebbe potuto essere con lei....con la mia piccola...fragile...meravigliosa...Zena.
Al suo nome affondo la mano fra i capelli bagnati di Michelle portando il suo viso al mio e con rabbia la bacio, una rabbia che arriva dalla viscere, la bacio con gli occhi aperti perchè devo vederla, devo rendermi conto che è Michelle e non colei che vorrei fosse. L'altra mano la faccio correre sulla sua schiena arrivano al suo sedere sodo, stringo con forza tirando anche i capelli, giochiamo con la lingua, lei non sorride più...non è il solito modo spento di baciarla, questo...se ne è accorta....questa è rabbia....rabbia per me stesso, per la gente che non capisce e che giudica, rabbia per la vita che ci è stata assegnata, rabbia perchè la puttana che stringo fra le braccia con troppa forza non è quella che vorrei fosse. I miei occhi rimarranno aperti per tutto il tempo in cui me la scoperò. Perchè con lei riesco a fare solo questo.
Rabbia e foga, forza, durezza, gelido ma infiammato. Comincio a spogliarla, le tolgo la camicetta sottile che indossa strappandole i bottoni, prendo fra le mani i suoi seni pieni circondati dal reggiseno di pizzo nero, sensuale come tutto il suo corpo. Li alzo schiacciandoli, mentre esco con la lingua dalla sua bocca aperta e scendo sul collo liscio, bevo l'acqua della pioggia che trovo sul mio percorso arrivo alle spalline del reggiseno e coi denti gliele abbasso. Vedo la sua pelle color pesca, il suo collo sottile, il suo petto prosperoso alzarsi e abbassarsi, è già eccitata? Febbrile mi toglie la maglia attillata che avevo e mi accarezza con le sue unghie lunghe le spalle e la schiena dai muscoli tesi. Infilo la mano sotto la sua gonna corta, la sua immancabile gonna corta. Ha le autoreggenti e gli slip in coordinato con il reggiseno donandole quel tocco di adulto che comunque non le mancherebbe. Mentre la stimolo come solo io riesco a farle, osservo la sua espressione già abbandonata. Quella espressione la vorrei vedere solo su un persona...vorrei dare queste sensazioni solo ad una persona, vorrei che me le trasmettesse a sua volta solo una persona. Quella persona che ora per colpa mia soffre e odia. Pensando a lei la mia rabbia si ingigantisce e affondo le dita in Michelle con forza strappandole un grido soffocato. Alzo l'altra mano libera e la infilo fra le sue labbra e lei comincia a succhiare....brava...come una cagna in calore...la butto nel letto separandomi brevemente da lei, mi spoglio del tutto da solo poi vado su di lei e faccio lo stesso col suo corpo. Per me è solo quello.
Un corpo da usare per i miei istinti.
Per rito la bacio, non le ho ancora staccato gli occhi di dosso...come è diversa da Zena....mi accarezza il corpo con le sue mani mentre intreccia le gambe alle mie. Schiaccio il suo bel corpo con il mio fino a sentire ogni sua parte a contatto. Mi bacia il collo, scende giù, il petto. Scende ancora...si...da brava....arriva a toccarmi con la sua lingua da puttana in ogni parte. Non riesce...non riesce ad eccitarmi come lo ero ieri sera...come quando erano le mani di Zena ad accarezzarmi, come quando era la sua lingua a giocare con la mia, come quando avevo lei fra le mie braccia. Non le provo le stesse sensazioni.
Con gesti secchi privi di delicatezza la spingo sul materasso di nuovo facendola stendere. La immobilizzo sotto di me e con aria pericolosa, un espressione che non dovrebbe comparire negli occhi di un uomo che sta per far sua una donna, entro in lei con forza e violenza. Non li chiudo nemmeno ora gli occhi, la vedo soffrire, le escono le lacrime e grida....le tappo la bocca con la mai bocca succhiandole avidamente la lingua, poi vado sui suoi occhi bagnati e lecco le sue lacrime salate. Non mi trasmette nulla. Si abitua a me e comincia a provare piacere, io mi muovo in lei senza sentire nulla, solo una grande rabbia dentro perchè non è lei....non è lei che voglio, ma invece è solo lei che posso avere....maledizione è solo lei che posso permettermi di avere, un contenitore vuoto, un buco che non mi attrae. Ma allo stesso tempo un buco che permette di sfogarmi quel che basta per continuare a mantenere il controllo di me.
Quel che faccio lo faccio sempre e solo perchè lo desidero....non dirò mai:
'non volevo....' perchè invece voglio sempre....
la penetro, esco e torno ad entrare, occhi sul suo corpo femminile, un rito che non mi dice nulla.
Non sento.
Non sento nulla.
Non provo quello che vorrei.
Non mi basta.
Non è quello che ho sentito e che potrei sentire con lei.
Non è lei.
Non mi basta.
Non mi aiuta.
Non mi sfoga.
Sono troppo pieno di lei.
Sono troppo ossessionato dall'amore che sento per quella donna.
Sono troppo allucinato.
Sono troppo freddo.
Sono troppo logico.
Non provo sensazioni per questa troia che mi sto scopando.
Non c'è....non c'è nulla.
Lei gode nella mia violenza, lei gode a vedermi così tormentato e furente, lei gode nel farsi sbattere così da me. Lei gode ad avermi e a non darmi agli altri. Lei gode nella sua illusione. Lei non capisce, è per questo che gode. Lei è stupide e vuote e gode. Io non ci riesco. Perchè? Perchè tu non sei lei? Perchè non puoi darmi almeno un millesimo di quello che mi da lei? Perchè non riesci a scaricarmi. Veloce....sempre di più....sempre di più....ancora e ancora.
Ti piace? Bene....imprimiti nella memoria ogni singolo atto di questo sesso vuoto perchè non ne avremo altri.
Mi graffia la schiena avvinghiandosi a me con tutte le sue forze.....le piace....senti la sua voce.....la vedo....la vedo così presa da me e in me.....che mi fa senso...riesco a dare delle cose così forti che non capisco. È colpa di tutta la gente come te che le basta questo, che le basta la superficie, che ama giudicare, che pensa che l'amore non esista e che ossessione e amore siano due cose distinte.....è colpa di gente come te, Michelle se io e Zena saremo destinati a stare lontani. Due anime separate che mai potranno ricomporsi.
Addio anima unica.
Addio anima mia.
Torna a casa tua, ti aspetterà un altro che forse riuscirà a renderti felice ma mai quanto sarei riuscito a farlo io.
E Michelle gode, persa in me, chiede di più, dice che non ce la fa....lo vuole ancora.....ed io glielo do.....troia esaltata, disprezza la gente pura, macchiata come sei non vivrai mai veramente. Non soffri, tu, eh? Non capisci cosa sento dentro. Fai del sesso con me e su di me ma non sai mandar via quel che sento, non sai darmi quel che voglio, non sai calmarmi, non sai che cosa sento. Forse un giorno ci sarà uno scambio naturale di energie e quella rabbia che c'è nel cuore delle persone diventerà forse amore.....ma non fermarlo mai.....mai....questo sentimento di rivalsa, di odio, di energia, di rabbia....non fermare mai quello che sento.....non fermare mai quello che senti, Zena.....provale sempre, qualunque cosa tu abbia dentro....continua a vivere anche senza di me, non fermarti mai.....non fermarlo mai l'amore che senti, non farlo mai.....oh...mai...
Veloce e forte, entro ed esco....violento, aggressivo, pieno di un qualcosa che non so definire. Con gli occhi aperti la vedo soffrire e non più godere...a fatica apre gli occhi e mi vede....non mi riconosce più....non sa chi sono...è spaventata.....non mi vuole più....nelle mie labbra, nei mie occhi legge un altro nome, un altra donna, un altro amore finito ma vero.
Chi sono?
Non lo so nemmeno io.
Forse sono solo un bastardo che odia e che infliggerà ancora dure lezioni e sconfitte a tutti per l'odio che sente.
Addio.
Ho perso il cuore tempo fa....molto tempo fa....quando mi sono reso conto di amare Zena....
Finalmente mi fermo. Ansimiamo e lei piange.....io non sono pentito perchè quello che mi muoveva era odio....odio perchè Michelle sarà una di quelle che disprezzerà Zena fino a darle della puttana....ma la vera puttana è lei, non la mia piccola Zena.....l'odio verso tutti e me stesso per primo...perchè nelle vene ho il mio stesso sangue.
Perchè ancora una volta ho pensato a lei e sono uscito di me non controllandomi più. Avrei potuto uccidere Michelle sapendo quello che pensa di Zena e non me ne sarei mai pentito....nemmeno ora me ne pentieri.
- Cosa ti è preso? Cosa?-
piange ed è terrorizzata.
Io mi alzo e prendo a vestirmi. Torno in me. Freddo e glaciale, ironico e vincente. Indifferente alla vita. Con un unico obiettivo.
Proteggere Zena.
Michelle non mi riconosce e grida sconvolta:
- tu....cosa è successo ieri sera? Perchè prima è venuta tua sorella e ha fatto quella scenata di gelosia? E tu perchè hai fatto così? Perchè hai detto quelle cose?
Chi credi che io sia per trattarmi così?-
Io ormai sono pronto, non ho ascoltato bene quello che ha detto....per me lei è nulla....mi giro e la fisso dritto negli occhi con questo sguardo diretto e penetrante che fa sempre troppo male. Composto e per nulla turbato rispondo:
- una puttana.-
lei rimane colpita, come se l'avessi schiaffeggiata. Poi si alza e arrabbiata mi tira uno schiaffo.
- tu e tua sorella siete pazzi....blasfemi....osceni....siete osceni....fate schifo....-
a me può dire quello che vuole, non me ne importa ma di Zena non deve dire assolutamente nulla.
L'afferro per i polsi mettendoci troppa forza, le faccio male e la fisso freddo con due lame blu al posto degli occhi. Dietro a queste lame blu cosa c'è? Cosa si può leggere? Solo Zena è riuscita a leggerci.
- non dirlo mai di lei....non azzardarti...se lo ripeterai ti ucciderò...-
questa non è solo una minaccia. Lei impallidisce e tutta la sua rabbia scema in un terrore senza fondo...deve aver provato a leggere dietro a questi miei occhi blu....e deve avervi trovato l'oscurità che mi sta mangiando. Oscurità che senza Zena diventerà sempre più grande.
La mollo e lei crolla a terra.
Per un po' se ne starà buona.
Senza aggiungere o fare altro esco di casa e sulla mia moto corro gelido come prima per la città.
Non mi interessa nulla di me.
Basta che non tocchino lei....o saranno finiti.