ABSOLUTION

CAPITOLO 2:

UNCHAINED MELODY


/Matt/

- Sometimes I need to remember just to breath…-
La voce si libera nell’aria sulla melodia ritmata e forte che rimbomba dalle casse degli strumenti.
La batteria porta il tempo, la chitarra elettrica sa esplodere e trasportare con quella sua particolarità di suoni elettrici e violenti. Il basso di fondo che indispensabile pulisce e rifinisce l’armonia della canzone e la mia voce che cantando porta il messaggio influenzando la mente e i cuori di chi ci ascolta.
Non pensavo che ancora oggi sarei rimasto qua, su un palco, a cantare in una band semi rock.
È il paradiso ogni volta.
Non so quante cose possano darmi questa sensazione, ma questa è una di quelle. Cantare con la musica che mi porta in un altro mondo e la mia voce come mezzo di volo.
Esiste qualcosa del genere?
Normalmente mi da fastidio parlare, esprimermi con parole che non sempre trovo, vengo frainteso e faccio la parte dell’incompreso… ma così con la musica ci riesco. Comunico tutto quello che ho dentro. Ed è incredibile.
Le prove finiscono anche per oggi, saluto i ragazzi e bevendo il resto del contenuto di una bottiglia d’acqua esco con la chitarra in spalla. Non sono io a suonare però mentre aspetto fra una pausa e l’altra suono un po’ per comporre qualche canzone che mi salta in testa all’ultimo momento. Poi a casa la risistemo col pianoforte.
Abito qua vicino e non vado mai in macchina, camminando canticchio un po’ il motivetto dalla canzone che sto componendo ora. Poi mi rendo conto che fra tutte quelle che abbiamo inciso, ‘In you’ è quella che si sente di più.
Bè, è stata un colpo di genio, lo ammetto.
È una frase da Tai, a dire il vero, ma è proprio così.
Considerando poi quando l’ho scritta e lo stato in cui ero, diciamo che è stata decisiva per farmi rendere conto dei miei sentimenti. I soliti che reprimo il più possibile.
Non è colpa mia se sono così.
Se sapesse che è su di lui e per lui gli verrebbe un colpo, sicuramente non sospetta niente. È tonto e ottuso su queste cose.
Sorrido.
Mi va bene anche così.
Lo conosco da una vita e mi seccherebbe che si rovinasse tutto ora… ci tengo ed ho imparato a non lasciarmi sfuggire le cose a cui tengo.
È così che decido di chiamarlo. Domani non ho prove e non devo nemmeno suonare, per cui sono libero.
Compongo il suo numero al cellulare e aspetto che risponda.
Quando mi tira su c’è solo un gran casino, non si capisce nulla, non sono voci… è più… sembra di essere nel circolo di formula 1!
- Tai? -
- Matt, ciao… pensavo giusto a te! -
Ma che sta dicendo? Non si sente nulla…
- Ma che fai? Non si sente nulla… -
Candidamente ammette:
- Oh, sto guidando coi finestrini giù, è il vento! -
Quel che dice mi lascia stranito un attimo e smetto di camminare:
- Il vento? Tai, ma a quanto stai andando? -
Come fa a sentirsi così tanto il vento se guida?
- Oh, nulla di particolare, tranquillo… -
Questo significa come minimo 100…
- 100? -
- Un po’ di più! -
- Cosa?! -
non si fa problemi, lui, ad ammettere la sua incoscienza… è il solito… come se andasse fiero di rischiare un incidente a quella velocità.
Ma perché non cresce?
Farà invecchiare tutti quelli che gli stanno intorno!
Poi me lo immagino a correre come un pazzo schiacciando l’acceleratore, parlare al telefono con me e mettere il braccio fuori dal finestrino per sentire meglio l’aria, tenendo così il volante col ginocchio.
- Tai, vai ad una velocità simile e parli al cellulare? E poi cos’altro? Tieni il volante col ginocchio per lasciare l’altro braccio fuori dal finestrino per fargli prendere aria? -
- Oh, no! -
Si affretta a negare, come se non lo conosco che lo sta facendo!
Un gran gocciolone mi cade sulla testa, non sono incredulo, sono solo senza parole che con lui non sono mai abbastanza… tanto non ascolta!
- E poi scusa, sei tu che mi hai chiamato… dovevo non rispondere? -
Non ci posso credere… cade sempre più in basso con quella sua mente da bambino. Quanti anni avrà in questo momento? 5? 6?
Severo rispondo:
- Ci sono molte cose che potevi fare… diminuire la velocità, fermarti o addirittura non tirarmi su! Se ti fermano ti ritirano la patente per dei piccoli particolari trascurabili come la velocità e il cellulare! -
Mi sento responsabile per la sua incoscienza e il cervello che ha smarrito per strada!
Dopo un po’ di silenzio da parte sua, sono sicuro si stia aggiustando con le mani al volante, cambia discorso come è nei suoi modi.
- Senti, cosa volevi dirmi? -
Scuoto il capo, tanto non cambierà mai qualunque cosa faccia… e nemmeno io, penso.
- Domani sera ci vediamo? -
Riprendo a camminare tranquillo, o quasi, accantonando l’immagine di Tai spiaccicato con la sua nuovissima macchina!
- Oh, va bene, non ho allenamento quindi possiamo anche mangiare insieme se ti va! -
Speravo proprio che non li avesse, altrimenti sarei stato solo tutto il tempo che normalmente passo col gruppo. E poi l’idea di fare una delle nostre serate mi rallegra. Non sono tipo da sorridere apertamente da solo come immagino stia facendo lui, ma un mezzo sorrisino lo faccio, di nascosto.
- Oh, non devi suonare? -
Si ricorda delle cose come al solito col secondo treno:
- No, non suono, altrimenti ti dicevo semplicemente di venire a vedermi, no? -
Come sempre non arriva alle cose logiche, gliele devo spiegare io. Questo però mi fa sorridere di più… se non ci fosse sarebbe da inventare.
- Bene, allora ci vediamo domani, passo io da te, la mia casa è un caos! -
Non avevo dubbi a proposito.
- Ok, ci vediamo… e non rispondere più se guidi, debosciato! -
Severo. Come se fosse la prima volta che lo fa…
- Si, si… -
Poco convincente. È il tono di uno che pensa tutto l’opposto di quel che dice!
Come facevamo a contare su di lui?
Rimane sempre unico e inimitabile… ed essenziale. Già!

Entro in casa, appoggio con cura lo strumento sul divano e do una breve occhiata di rito al mio appartamento ordinato e vuoto, personalizzato come un musicista farebbe.
È piccolo e accogliente, per i miei gusti. Da quando sono venuto a vivere da solo mio padre si fa più vivo di prima… è la considerazione che ho guardando la segreteria telefonica con 5 messaggi. Però esagera!
La ignoro, non ho voglia di ascoltarli, apro lo stereo mettendo su della musica rock e mi faccio la doccia.
È una sensazione rilassante, dopo certe esperienze di bambino ho imparato ad apprezzare di più la doccia!
Sorrido. Che ricordi.
Lascio le gocce calde accarezzarmi il corpo dai muscoli distesi e abbandono il capo all’indietro coi capelli biondi che si appiattiscono alla nuca arrivandomi quasi alle spalle.
Il nuovo taglio, così dicono, mi dona, ma mi è dispiaciuto tagliarli ugualmente.
Ho mantenuto lunghe le ciocche di davanti che si scalano dietro più corti rimanendo ordinati. È un look che ho voluto provare anche per riposarli un po’.
Mentre l’acqua mi avvolge dolcemente, mi lascio andare al momento in cui più di tutti i ricordi della mia infanzia si fanno vivi.
Ora non mi sento vecchio. A 25 anni penso di essere giovane, ma certamente più adulto di quando ero a Digiworld.
Digiworld.
Che nostalgia.
Forte e viva in me. In seguito grazie a Davis e TK sono riuscito a tornare ma non è mai stata la stessa cosa.
Anche per loro stessi, hanno vissuto storie e avventure ma diverse. Noi abbiamo avuto la penalità e la durezza di dover obbligatoriamente stare in quel mondo sconosciuto da soli per molto tempo. Scoprendo giorno per giorno i pericoli, le avversità e le regole. È stato duro, terribile in certi momenti. Ne abbiamo passate tantissime. Abbiamo anche rischiato la vita ma poi ci siamo rialzati e abbiamo ricevuto molto, qualcosa che nessun altro ha. Noi 8 abbiamo un legame speciale rispetto a chiunque altro. Perché non è stato normale essere catapultati in una dimensione come quella e vivere quelle cose. Però l’abbiamo accettato e fatto solo perché eravamo bambini.
E poi siamo cresciuti ma rimasti con l’animo di quel tempo in onore dei ricordi e del legame assoluto e profondo che ci ha uniti.
Non tutti possono vantare un esperienza come quella.
Ora ci sono molti ragazzini che vengono e vanno liberamente da quel posto e parlano dei digimon come nulla fosse. È una dimensione quasi ufficialmente riconosciuta!
È diverso.
Io non critico nulla ma non mi piace quello che è diventato.
Non so.
Digiworld è un posto speciale e incredibile e viene ormai visto e vissuto come normale e semplice. Non ci si mette il cuore che si dovrebbe.
Ma forse sono troppo severo… o magari solo sentimentale.
Esco dalla doccia gocciolante e mi avvolgo un asciugamano alla vita. Sono solo per cui giro per casa così asciugandomi i capelli, li lascio poi spettinati. Mi preparo da mangiare qualcosa di sano e genuino, poi mi metto dei boxer e dei pantaloni di pigiama rimanendo a torso nudo. Non ho mai sofferto il freddo, tanto meno il caldo, mi sono sempre adattato ma questo è perchè l’ho dovuto imparare a forza da piccolo.
Se sono quello che sono lo devo a quel periodo trascorso laggiù.
Non so cosa sarà di Digiworld, dei Digimon e di tutte queste dimensioni che esistono però so che devo molto a quella in cui siamo stati insieme.

Il sonno mi avvolge dolcemente ed io non potrei chiedere di meglio in questo momento.
Forse è per questo, perché c’è troppa pace intorno a me, che il silenzio viene interrotto dal campanello che suona frenetico in un modo che solo uno farebbe.
Di colpo apro gli occhi e cado dal letto. Non so quante volte mi sono spaventato in questo modo!
Lo detesto. Odio svegliarmi così e odio quando quello scemo non ha rispetto per le vite altrui!
Fa il nottambulo e si permette di farlo fare anche agli altri.
Lo ucciderò prima o poi!
Anche senza dirgli che lo amo, non se lo merita!
Apro la porta con un aria stralunata e come immaginavo mi trovo davanti la faccia semi sconvolta di Tai.
- Porco mondo, Tai, ma ti rendi conto di che ora è? Hai confuso gli orari? Dovevamo vederci domani sera! -
Sgarbato e seccato ho l’istinto di piantargli le unghie al collo!
Ma agitato come uno morso da una tarantola mi si fionda addosso prendendomi per le spalle nude, mi scuote con forza e urla in faccia senza alcun rispetto per la mia mente addormentata:
- MATT! TI PREGO COSA FACCIO? NON CI CAPISCO NULLA! -
Ma che diavolo dice?
- E SMETTILA DI SBATTERMI IN QUESTO MODO! STAVO DORMENDO! SEI TU QUELLO CHE SA SEMPRE TUTTO! -
Lo prendo a mia volta per il colletto della maglia e lo muovo poco dolcemente.
Senza accorgercene ci mettiamo ad urlarci in faccia insulti e discorsi che vanno ognuno per conto proprio.
Io non sono infantile, è lui che mi ci fa diventare, ha questo potere!
Perché è l’unico a tirarmi fuori questo lato?
Mi sento così bambino…
Poi ad un tratto mette le mani ai lati del mio viso e avvicinando il suo al mio fa con aria tragica:
- Matt! È successo qualcosa, devi aiutarmi a capire! C’è qualcuno in pericolo! -
Era ora che si spiegasse… un momento!
Ma che dice?
Scherza?
Prima di arrossire lo spingo via e lui entra senza troppi complimenti. Ho autocontrollo ma anche quello ha limite in me… considerando che non l’ho sempre avuto, anzi!
Si butta nel divano togliendosi le scarpe, porta i piedi sotto di sé e comincia a parlare confusamente a ruota libera. Capisco la metà di quel che dice così mi siedo accanto a lui e con uno sguardo che si sforza altamente di capire quel che blatera lo fermo:
- Tai. Calmati e spiegami con ordine quello che è successo! -
Sospira straordinariamente, mi ero preparato ad un altro monologo tutto d’un fiato.
Mi guarda con gli occhi spalancati e meno agitato ricomincia:
- Ho aperto la posta e ho visto che c’era una mail senza destinatario né oggetto. C’era un allegato, l’ho aperto… e lì c’era un video in contemporanea, come se potessimo comunicare in diretta… era un bambino, mi ha detto che stanno rapendo tutti i digiprescelti che passano il varco per andare su Digiworld, ma quella dove sono non è Digiworld. Mi ha detto che solo i primi possono farcela, di radunare loro. Non so cosa intendeva… che altro ha detto? Che c’è poco tempo e ne arrivano altri, di bambini… -
Finalmente si ferma.
Sento chiara la sua confusione, ma come mai si sente così? Mah… dovrebbe essere contento di aver qualcosa di diverso da fare.
- Bè, è strano. Quindi sono stati rapiti mentre passavano il digivarco. Da chi? -
- Non l’ha detto, non so! Era un posto buio pieno di fili e circuiti elettrici! -
Ci penso un attimo.
- E’ un'altra dimensione, sarebbe da scoprire quale e come arrivarci! -
- Ma non solo questo… perché li rapisce? A cosa servono? Cosa fa a loro? -
La lista delle domande a raffica continua poi da solo si blocca e cambia luce nello sguardo, la voce diventa più sicura con una inclinazione sadica e contenta, il Tai che conosco…
- Ma più di tutti abbiamo gente da salvare! -
Rido, in una situazione simile rido ed è l’unico a riuscire a farmi ridere!
È il solito, mi domandavo quando il suo lato coraggioso ed incosciente si sarebbe svegliato.
- Devi contattare tutti e riunirli, poi vedremo cosa fare! È la prima cosa! -
Mi guarda poco convito e già si lamenta:
- Perché devo farlo io? -
Mi appoggio comodo allo schienale e metto le braccia dietro la testa chiudendo gli occhi, serio e scocciato ribatto:
- Perché sei il capo e te ne v¾3ti sempre, perché ha contattato solo te, perché mi hai svegliato in piena notte! Ti basta? -
Non rimane senza parole nemmeno ora, non è affatto convinto.
- Ma siete voi che mi avete nominato capo! -
Si lamenta ancora io allora mi giro verso di lui e gli metto una mano sulla spalla mantenendomi serio:
- Si ma sei l’unico incosciente che si butta per primo nelle cose pericolose senza pensarci un attimo! Il debosciato di turno, quello che rischia la pelle prima e più di tutti… quindi anche ora tocca a te! È il tuo ruolo, no? -
Non se ne convince ancora ma forse la prende come un complimento.
- Se la metti così allora va bene, ma potresti almeno venire con me! -
- Non credo proprio! -
- Perché? -
- Sei tu che hai voluto essere capo, mi picchiavi sempre ogni volta che provavo a fregarti il posto! -
- Eh, ma se sono il più forte… -
Questa poi!
Lo spingo facendolo cadere steso nel divano.
- Ma sentilo! Sei solo il più presuntuoso! -
Fa il suo ghigno fedele e divertito si accomoda stendendosi meglio, mi mette i piedi sopra le gambe e chiude gli occhi, questo si prende troppe confidenze:
- Allora in questo caso mi prendo la libertà, in quanto capo, di dormire qua e sfruttarti! -
Ah ah ah! Che ridere! Sfruttarmi!
Impassibile lo fisso rilassarsi con la sua aria sicura di sempre. L’agitazione di prima è già svanita, gli è bastato parlare con me, in realtà era solo contento di buttarsi a capofitto in un altro pericolo… e di essere stato messo lui in mezzo per primo!
È narcisista ed egocentrico, ma va bene così. Non lo tolgo, rimango così e appoggio il capo allo schienale morbido.
Pensando a lui e a tutto quello che abbiamo sempre fatto insieme e ai diversi modi di affrontare le cose, vengo contagiato dal suo stato di grazia. È contraddittorio ma sempre lui.
Sarebbe proprio da inventare, se non ci fosse!
Proprio.
Mi addormento tranquillo riprendendo il sonno bruscamente interrotto.
Ci penseremo con gli altri al da fare.