Capitano e Vice
rufy e zoro

E’ finita. Se questo non è un sogno ed io non sto ancora dormendo, finalmente è finita.
Sembrava impossibile porre fine a questa tortura.
Veramente.
Ed invece ce l’abbiamo fatta, anche se il contributo più importante l’ha dato proprio Rufy!
Quel testone che si è fatto attendere perché non pensa né prima né durante né dopo ciò che fa.
Ci ha messo un bel po’ in difficoltà, soprattutto me, ma poi quando è uscito dall’acqua in quel suo modo rumoroso non avevo bisogno di vedere la sua espressione e quel che stava per fare, lo sapevo. Sapevo che mi avrebbe afferrato scaraventandomi lontano per lasciarmi finalmente riposare un po’… anche se devo ammettere che un po’ non ci credevo che lo stesse facendo veramente: uno scambio!
Mi ha chiamato a gran voce appena fuori dall’acqua, è stata la prima cosa che ha fatto, come se sapesse che a tenere occupato Arlong fossi io e che me la stessi vedendo brutta per le ferite di Mihawk. Mi ha chiamato senza guardare bene la situazione e così in aria com’era ha allungato le braccia. Appena l’ha fatto, ed anche prima, sapevo quali erano le sue intenzioni ma il fatto che fossi d’accordo era un altro… insomma, ci sono altri modi per ‘scambiarsi’ i posti!
Lui però l’ha fatto e l’ha fatto a quel modo, a modo suo, senza permettermi di replicare o lamentarmi (anche se l’ho fatto minacciandolo di ucciderlo per avermi fatto volare come un uccello!). Voleva che non peggiorassi la mia situazione più di così… poi onestamente avrei voluto seguire meglio il combattimento ma veramente non ce l’ho fatta.
Ero lì ed i sensi mi hanno schiacciato facendomi addormentare di botto.
Avevo la febbre alta, lo so, e a stento mi reggevo in piedi anche durante il combattimento con quei mezzi pesce. Però sapevo che prima della mia morte lui si sarebbe liberato e mi avrebbe salvato, perché lui è così, ha un tempismo perfetto ed è un dono di natura. Per questo quando Arlong mi ha afferrato per il collo stringendo e dandomi quasi il colpo di grazia, in quella frazione di secondo ho sorriso, un ghigno… sapevo cosa stava succedendo sott’acqua, sapevo che subito Rufy mi avrebbe evitato la morte ancora una volta.
E così è stato.
Poi ho ripreso i sensi a scontro terminato, quando tutto era andato a posto… in tempo per riempire di botte quei corrotti della marina venuti a rompere le scatole.
Diamine, ero felice: finalmente potevo curarmi e rimettermi in sesto, era tutto finito e lui che fa?
Scassa le palle!
Ma dai!
È stato un piacere sfogarmi un ultima volta, non ci è voluto molto comunque.
Poi insieme abbiamo guardato la marina scappare minacciandoci, abbiamo commentato come nulla fosse e proprio mentre stavamo girandoci per tornare al villaggio di Coco, il mondo è diventato di nuovo barcollante. Non è stata una sensazione forte di vertigini come mentre combattevo, avevo comunque riposato un po’. Però ero ancora debole e senza forze (e ferro grazie a tutto il sangue perduto dalle ferite gravi), ho fatto appena un passo e senza dire nulla mi sono fermato cercando maggiore stabilità.
Ecco, quel momento lo ricordo altrettanto bene, è stato bello come nessuno mi avesse visto o sentito, non avevo fatto rumore od emesso alcun lamento, però senza dire nulla lui mi ha sorretto anche se ancora non stavo proprio per cadere. Mi ha preso per un braccio e portandoselo intorno alle spalle, tenendomi quindi quella mano con fermezza, mi ha accompagnato tranquillo fino al villaggio, senza dare spiegazioni o sguardi, continuando a fissare la strada davanti a sé e a mantenere quel suo sorriso radioso e contento.
Era sfinito anche lui, nonostante Rufy è un iper attivo, pieno di ferite e sanguinante, alla fine abbiamo finito per sorreggerci a vicenda continuando a scherzare con tutti gli altri, ognuno a modo proprio, stando divinamente bene insieme, da compagni.
È stato bello, tutto. Anche qua, all’ambulatorio dove ho dovuto soffrire le pene dell’inferno per le cure del dottore che mi ha messo dei punti decenti sul taglio al torace.
Anche qua, dunque,  in questo momento che viene dopo il sudore e le sofferenze, qua, quando ti rendi conto che tutto è veramente finito perché finalmente c’è silenzio e tutti i feriti riposano (Yosaku e Jhonny dormono, io ci provo mentre Rufy mi sta vicino anche lui tutto bendato…). Qua è l’istante in cui si sta meglio nonostante tutto, nonostante fino ad un momento prima urlassi come un ossesso per quel dannato ago.
Sto bene dentro ed è possibile perché posso condividere questo momento importante con lui, il mio capitano e compagno che ha reso possibile tutto questo.
Lui è qua, seduto accanto a me, medicato e stranamente silenzioso dopo aver sproloquiato col dottore fino a che non è uscito dicendo di dormire un po’ almeno fino alla sera.
È qua e non mi permette di seguire il consiglio come invece vorrei, ma non mi tormenta, non dice cose senza senso e nemmeno fa il buffone.
Sta appoggiato al mio letto e con il mento sul palmo della mano, guarda assorto fuori dalla finestra dove si scorge il cielo azzurro.
- È una bella giornata per vincere e restituire la pace a delle persone buone ed oneste. –
Dice dopo un po’, io sorrido senza troppo entusiasmo, è uno dei miei sorrisi un po’ contenuti che mostro raramente. Penso che in pochi l’abbiano visto, normalmente faccio dei ghigni sadici o più semplicemente faccio paura!
Lui però li ha visti…
- Ed ora che l’hai fatto come ti senti? – Lo guardo e glielo chiedo facendo intendere che comunque il merito è principalmente suo, alla fine è lui che ha ucciso Arlong, no?
Lui sposta su di me gli occhi sereni che si fanno per un attimo seri.
- L’abbiamo fatto, vorrai dire! –
Non si smentisce. Potevo immaginare che avrebbe detto così…
- Il più l’hai fatto tu… -
- Non è vero! Tutti hanno contribuito, perfino Usop è riuscito a sconfiggerne uno di quei mostri! E tu hai combattuto in quello stato, con quelle ferite di quel tipo dagli occhi di falco… - Lo fermo prima che mi racconti tutta la storia che già so.
- C’ero anche io, so cosa abbiamo fatto. Ma comunque Arlong l’hai distrutto tu. Nessuno di noi è riuscito nemmeno a scalfirlo. –
- Perché eri mezzo morto ancora prima di venire su quest’isola! – Ha sempre una risposta pronta. Penso che se non gli darò ragione continuerà fino alla fine dei nostri giorni. Ci tiene così tanto?
- Va bene, come vuoi. – Taglio corto chiudendo gli occhi con l’intenzione di dormire finalmente in un letto comodo. Lui non sembra d’accordo perché mi batte con la mano sul petto proprio sulla fasciatura, questo mi fa urlare e alzarmi di scatto con la faccia indiavolata, i miei insulti poco ortodossi coprono le sue parole, così ci troviamo entrambi ad urlare come dei pazzi l’uno davanti all’altro, senza ascoltarci e capirci.
È proprio da noi!
I lamenti di Yosaku e Jhonny che dormono nei letti accanto ci fanno miracolosamente zittire, così mettendoci insieme le dita sulle bocche per smettere di gridare, continuiamo a guardarci male e rimproverarci con l’espressione.
- Va bene, non lo faccio più! Non l’ho mica fatto apposta! – Sussurra facendo una delle sue buffe espressioni. Io istintivamente avvicino il viso al suo mantenendomi mezzo seduto e mezzo steso, poi borbotto lugubre:
- Hai mosso tu la mano dandomi la pacca sul petto, mica un alieno! – Quindi lui congiunge le mani davanti a noi come in una preghiera e sorridendo pentito posa la fronte sulla mia per scusarsi meglio:
- Dai, su, non arrabbiarti! La febbre ti sale! –
Che razza di scuse sono? Mi fermo guardando il suo volto così vicino al mio, lo scruto con attenzione mentre riapre gli occhi e sembra assumere un espressione semplicemente contenta, come prima. Ne sta per sparare una delle sue e mi preparo ma non stacco la fronte dalla sua, è piacevole stargli così vicino…
- Ma ti stavo dicendo che siamo compagni, abbiamo combattuto per questo, quindi è merito di tutti quel che è successo oggi! – Rimango un istante inebetito a fissarlo lasciando la bocca aperta, ogni tanto ha queste uscite candide che ti lasciano senza parole… è… come definirlo in questi momenti?
È bello. Ecco cos’è. Quando fa così è bello, ma non esteticamente, dentro.
È qua che mi strappa un altro sorriso e mi ricordo che ho una reputazione da difendere, per cui separo la testa a malincuore e incrociando con delicatezza le braccia al petto che mi fa male, ribatto facendo finta di nulla:
- Ma quando stavi per affogare è stato solo merito tuo, caro! – Posso dire che ha ragione ma non serve farglielo sapere, fra noi certe parole sono superflue, come anche i ringraziamenti, no?
- Grazie, Zoro. – Come non detto!
Lo dice mantenendo quella sua espressione spontanea, mi torna a sorprendere per cui sciolgo le braccia e interrogativo, chiedo:
- Perché? –
- Per avermi seguito nonostante all’inizio avevi detto che ormai Nami e la nave erano perse e che non valeva la pena inseguirle. Per aver fatto tutto nonostante tu fossi ridotto in quello stato e avessi quasi visto la morte in faccia al Baratie. Per aver compiuto quelle imprese solo per la parola che mi avevi dato, solo perché te l’avevo chiesto io. Per avermi seguito. –
Rimango in silenzio ad ascoltarlo, mi colpiscono a fondo le sue parole, è capace di dire le cose più belle e profonde con una naturalezza pazzesca. Lo invidio, in questi momenti.
Capisco la fortuna che ho avuto ad incontrarlo, capisco che è lui quello speciale e che uno così non bisogna farselo sfuggire.
Rufy è uno che commuove, mio malgrado mantenendo la mia tipica espressione e la mia solita voce, rispondo continuando a guardarlo in questo scambio diretto di sguardi sinceri:
- Sei il mio capitano ed io il tuo vice. Fra noi non può che essere così. –
Questo è tutto ciò che la mia sintassi mi concede. Non sono uno loquace come lui o Usop, preferisco sempre lasciar parlare i fatti, i miei gesti… anche se a volte vengono fraintesi… però so che posso contare con sicurezza almeno su una cosa.
Ci sarà sempre almeno una persona che mi capirà al volo, in qualunque caso.
Rufy.
Rimaniamo così a contemplarci per un momento indefinibile, fra il silenzio quasi sorprendente di questo posto e soprattutto di quello di Rufy. Sembra capire e assimilare ciò che gli ho detto e sono certo che gli piaccia, gli suona bene.
Però quello che capisco io, ora, è anche un'altra cosa.
Che questo è l’inizio di un sentimento verso di lui che mi porterà a seguirlo non solo come amico e compagno di viaggio, bensì per altro, molto, molto di più.
E so già che lui, invece, lo capirà molto più avanti.
Mi aspetta una lunghissima avventura ed il suo sorriso mi dà conferma.
- Si, mi piace, suona bene! Insieme ne faremo di cose! –
Lo ricambio ma non radioso come lui, poi aggiungo stendendomi di nuovo comodo e più tranquillo:
- Non hai nemmeno idea di quante! –

“Sicuramente ancora non lo sapeva, ma non avrebbe aspettato poi così tanto, Zoro, per vedersi ricambiato dal suo capitano.
Era solo questione di navigate ed avventure… una più o una meno che differenza faceva?
Bastava che le cose finissero bene per loro, no?
E così sarebbe stato!”

FINE