L'ALTRA FACCIA DELL'ENERGIA

 

CAPITOLO I:

LA TRIADE

 

 

/Energia dell’ombra /

L’oscurità assaliva ogni angolo di quella stanza ampia e spaziosa, non v’erano finestre, né spiragli di luce, tanto meno lampade. Nulla che potesse illuminare, solo una porta ben chiusa che impediva all’esterno di entrare.

Immerso in quel buio stava un giovane ragazzo atletico dai mossi capelli corvini trattenuti da una bandana scura legata alla piratesca, gli occhi del medesimo colore chiusi, posa meditativa seduto al centro del letto a gambe incrociate, a sua volta al centro della stanza. Gli abiti erano neri, lunghi pantaloni attillati che gli fasciavano con cura le gambe muscolose e una maglietta fine senza maniche, piuttosto stretta anch’essa.  Il tatuaggio che aveva sulla schiena, un simbolo d’oscurità, spuntava di poco dal retro del colletto.

Il ragazzo di nome Genzo stava concentrato su sé stesso per un motivo preciso, non lo faceva spesso ma solo all’occorrenza. Ora, a quanto pareva, occorreva.

Dopo aver svuotato completamente la mente e averla resa come la sua essenza interiore era, oscura, senza il minimo di barlume chiaro, era caduto in un profondo stato di meditazione in cui aveva potuto chiedere cosa stesse per accadere.

Era rimasto a levitare con la sua anima in quella notte senza astri, facendosi cullare da un piacevole venticello né caldo né freddo, poi, con una pazienza che normalmente non era sua, aveva ottenuto la sua risposta.

Una visione.

La stessa che altre cinque persone stavano avendo in quel preciso istante.

 

 

/Energia della luce /

La luce assaliva ogni angolo di quella stanza ampia e spaziosa le cui pareti erano fatte di vetri riflettenti o meglio specchi. Riflettevano anch’essi la luce portata dal giovane vestito semplicemente di bianco con abiti lisci e ordinati. Costui stava seduto in posa meditativa al centro della stanza, sul letto. Teneva gli occhi di luce chiusi ed i capelli per l’occasione erano liberamente lasciati del proprio colore naturale, luminosi, specchi della sua anima.

Non si poteva vedere niente, sarebbe stato impossibile per chiunque entrare, si sarebbe rimasti accecati.

L’espressione di ghiaccio sul viso dalla pelle bianca, un corpo atletico, sicuramente una certa bella presenza ma decisamente più angelica nella sua freddezza. Il tatuaggio che si intravedeva attraverso la camicia, era sul petto e creava un bel contrasto, ritraeva il simbolo della luce.

Anche lui, come l’altro ragazzo, era in stato meditativo, concentrato su sé stesso, bagnato dalla propria potente luce, cullato da quel fresco venticello che gli svuotava la mente.

Karl era rivolto ad ascoltare e vedere con attenzione cos’era quella sensazione che tutti i membri della Triade avevano avuto nel medesimo istante solo pochi attimi prima.

Poi un flash diverso dagli altri e la visione.

 

 

/ Energia della morte /

Era una stanza in perfetto stile gotico e macabro, quella in cui era invece rinchiuso metà del secondo membro della Triade. Finestre dai vetri oscurati, muri con affreschi rappresentanti le diverse facce della morte, molteplici in realtà, oggettistica in ogni dove macabra, tutta col medesimo tema: la morte.

Non era un posto molto allegro, non ci si sentiva decisamente a proprio agio al suo interno ma sembrava non fosse così per il giovane dai tratti selvatici, la pelle abbronzata ed i capelli neri fino alle spalle. Era, come gli altri, in stato meditativo e, sempre come loro, possedeva un bel fisico. Teneva gli occhi rossi (tale il colore della sua energia) chiusi ma dall’espressione sembrava perennemente arrabbiato. Vestiva  con abiti gotici composti da pantaloni con un lungo strappo verticale laterale per gamba, tenuto insieme da delle fibbie disposte, ovviamente, una sotto l’altra dall’inizio della gamba fino alla fine, e da una canottiera nera a rete, diversi bracciali borchiarti e catene con ciondoli sul resto del corpo, come anche qualche piercing. Inoltre fra i diversi tatuaggi su varie parti del corpo, si intravedeva uno particolare sulla spalla sinistra, il simbolo della morte.

Kojiro sembrava molto concentrato anche se faceva fatica poiché non era facile, per lui, riuscirci. Ci aveva impiegato un po’ più tempo degli altri tuttavia alla fine, dopo aver sorvolato un luogo tinto di rosso sangue ed essersi fatto tranquillizzare da una calda brezza, l’aveva vista anche lui ed un certo sorriso di sadismo gli aveva illuminato il viso, istintivamente.

 

 

/ Energia della vita /

Era una stanza in perfetto stile angelico e pacifico, quella in cui era rinchiuso l’altra metà del secondo membro della Triade. Era sicuramente diversa dalla precedente, quel che colpiva principalmente era lo stile etereo, un pugno in un occhio rispetto a quella gotica di prima dove il tema principale era la morte.

Qua il tema era sicuramente il suo opposto.

La vita.

Il ragazzo in meditazione manteneva un espressione molto serena e calma, non aveva faticato a concentrarsi e a finire nello stato ideale ricercato, lo faceva spesso e non era un problema doverlo fare in concomitanza con uno strano presentimento che aveva coinvolto anche gli altri membri della Triade.

Vestito elegantemente in azzurro e con un certo buon gusto, teneva i capelli castani, un colore che non rispecchiava la propria energia, del resto l’azzurro era meglio evitarlo, come il precedente evitava il rosso e preferiva un cupo nero per la propria capigliatura. Gli occhi normalmente ottenevano la stessa sorte, castano autunnale, ma al momento anche se chiusi li lasciava del proprio colore, azzurri. Era un tipo che amava controllare tutto, anche i dettagli, in ogni istante, anche il più insignificante, tuttavia l’unico particolare a cui concedeva libertà erano gli occhi mentre meditava, riteneva che in quel modo potesse ‘vedere’ meglio.

Il tatuaggio col simbolo della sua energia, la vita, l’aveva sulla spalla destra.

Jun fu uno dei primi a riuscire a vederlo, dopo aver tolto con facilità ogni estraneità dalla mente ed essersi fatto inglobare da quella pacifica e tranquilla luce azzurrognola e quel venticello tiepido.

Non fu affatto piacevole per lui.

 

 

/ Energia del caos/

Confusione e disordine era ciò che regnava nell’ennesima dimora, non aveva temi particolari se non il caos più totale.

Al centro del letto, se si poteva definire tale un materasso sgangherato senza la rete sotto, stava seduto il ragazzo vestito trasandato con un abbinamento di colori casuali e sicuramente non molto guardabili, i capelli cambiavano continuamente colore e stavano spettinati sul capo, l’espressione seccata e gli occhi chiusi, anch’essi senza un unico colore fisso. Il tatuaggio era sul polpaccio sinistro, simboleggiava il caos e lo squilibrio.

Anche per Hikaru fu difficoltoso raggiungere lo stato meditativo, lo faceva raramente poiché fra tutti era uno di quelli che aveva meno pazienza, preferiva agire e darsi da fare, le riflessioni o cose come quelle le lasciava ad altri più calmi e annoiati.

Tuttavia dopo un considerevole tempo in cui aveva cercato con tutto sé stesso di cacciare ogni tipo di pensiero e intenzione, finalmente si era visto avvolgere unicamente da simpatici e allegri colori impazziti e lo stesso vento che lo sospingeva violentemente in luoghi indefiniti, era la giusta medicina per uno come lui.

Così ci riuscì e vide quella visione.

 

 

/ Energia dell’ordine/

Ordine e precisione era ciò che regnava nell’ennesima, ultima, dimora, non aveva temi particolari se non il nulla più totale, anonimo e rigoroso, volto a ottenere un leggendario e perfetto ordine. Il letto stesso comodo al punto giusto, era sicuramente al centro migliore rispetto a tutti gli altri.

I suoi vestiti erano normali e semplici di un beige che non feriva certamente gli occhi i cui suoi erano del medesimo colore, come i capelli a cui concedeva di specchiare la propria energia solamente in privato. Aveva anche lui il tatuaggio come gli altri ma se ne vergognava, del resto non era qualcosa che aveva potuto scegliere di avere, l’aveva avuto dalla nascita, come ogni aurale. L’aveva sul polpaccio destro ed era il simbolo dell’ordine e dell’equilibrio.

Rigorosamente perfetto, misurato al dettaglio, era caduto come da lui calcolato in meditazione e nel preciso istante previsto ebbe la visione, la stessa che tutti gli altri avevano avuto.

 

 

/ La visione /

Partiva in una stanza a tutti nota, una stanza semplice e comune a molte altre, senza caratteristiche particolari se non per la prevalenza di verde e di piante. In realtà non la si poteva definire inconfondibile ma per la Triade lo era, come anche per tutti gli altri membri del Cerchio che abitava in quella villa e nei dintorni.

Lo era perché era la stanza da tutti più tenuta d’occhio.

Era quella dell’Auror, la persona più importante del loro mondo formato da energia, dove tutte le persone che l’abitavano ne erano composti da una diversa.

L’Auror era quello più importante poiché possedeva l’energia di Aura ed era l’unico a non avere un compagno complementare come invece ogni aurale aveva.

Ciò che si vide successivamente, fu l’Auror vestito come suo solito con abiti semplici e sempre qualcosa di verde addosso, il verde non era propriamente il colore di quel mondo poiché ne aveva molti e sempre diversi, tuttavia era il colore che la sua energia possedeva per cui anche lui, pur come tutti evitasse capelli e occhi insoliti, indossava sempre del verde, per sentirsi intimamente meglio.

Lo videro aggirarsi nella stanza con fare strano ed insolito, non sembrava il calmo e felice ragazzo di sempre, si notava a lunga distanza che qualcosa lo turbava, come se sapesse ciò che di lì a poco sarebbe accaduto.

Come se fosse indeciso se volerlo o meno.

Come se … in effetti potesse dipendere da lui.

Fu un breve istante, però, troppo breve per poter analizzarlo meglio a causa di quel che accadde subito dopo.

Non si potè capire come, assolutamente, fu veloce, inaspettato, improvviso e caotico.

Il ragazzo dai capelli neri sempre tenuti come se avesse appena finito di correre e gli occhi scuri dai riflessi verdi, si accasciò sul pavimento, immobile e pallido, privo della sua luce, della sua energia o aura che dir si volesse.

Niente fraintendimenti, non per la Triade composta da tre coppie di aurali fra i più potenti di Aura.

Tsubasa, il nome del giovane così importante, giaceva nella loro visione, privo di vita.

Morto.