A Moon Apparead In The Nichtsky

CAPITOLO 5:

MUOVITI A SCENDERE
 
/iniziare di nuovo/
E’ dura. Lo dico subito, non mi nascondo dietro false parole con me stesso. È dura starmene qua in questo posto sconosciuto dove non conosco nessuno, senza di loro. Senza di lui.
Ma anche questo è un nuovo inizio, anche se lo chiamerei più parentesi…perché durerà il necessario per guarire, tornare come prima e poi…bè….volerò ancora.
Mi hanno dato una camera in questo istituto che non sono sicuro sia un semplice ospedale. Quel che so è che è un posto che non finisce più.
Proprio di un riccone!
Ma non me ne importa. Mi interessa che faccia il suo lavoro bene. Prima di incontrare il primario di cui mi ha parlato il signor Hiragi, penso passerà un po’ di tempo…intanto mi hanno detto di ambientarmi come posso, magari fare un giretto con la nuova 2 ruote moderna…mi hanno dato una carrozzina per i primi giorni, il dolore è ancora forte, ma rispetto a qualche tempo fa è sopportabile…diciamo che mi hanno dato il permesso di girovagare con quell’aggeggio motorizzato a patto di non fare cose esagerate e di starmene tranquillo…così la gamba non la sforzo ed io non mi annoio troppo.
Che permesso del cavolo….io non vedo solo l’ora di iniziare gli esercizi per tornare a camminare!
Uff!
Mentre un infermiera mi aiuta a sedermi sul trabiccolo e mi dice come usare tutti questi tasti e la manovella o quel cavolo che è, mi immagino già la prima caduta…sicuramente ci vado a sbattere, fortunato come sono!
Una volta che se ne va comincio a girare un po’ su me stesso, giusto per provare. Vediamo, cos’ha detto che sono questi, invece? Schiaccio troppe cose forse. Mi sa che si sta rompendo. Oh, ma com’era prima? Non ricordo…mah, io lascio così e muovo solo questo affarino che mi fa andare avanti!
Mi hanno ridotto già la fasciatura, visto che dovranno farci qualcos’altro oltre quello che hanno già fatto, non me l’hanno ingessato per bene. Ma dicono che non ci vorrà molto a loro….il più spetterà poi a me….si si…ma mi importa solo tornare a camminare, il come è un dettaglio!
I corridoi sono pressoché deserti…da qualche parte ci sarà la sala tv….o un campo  da basket…è da secoli che non ne vedo uno.
Poi sembra infinito sto posto.
Andando avanti in modo monotono, mi tornano alla mente ricordi e pensieri. Pensieri. Già. Gli stessi di quel tempo.
Di quel giorno…che mi sono reso conto di aver visto qualcosa di diverso. Da quella volta dentro di me, quella cosa chiamata basket, non so ancora ora come spiegarlo, o forse si, ma è cambiata. Il gioco di Hiragi mi tormentava in continuazione, dentro la testa..e non lo sopportavo.
Cercavo, dopo l’incontro-scontro con lui, di staccarmi dal basket per andare controcorrente e poi per far vedere a quello stupidotto che io ero diverso da lui…o forse no….non capisco nemmeno ora, era confuso il motivo per cui mi comportavo in quel modo assurdo. Ma fatto fu che lo capii quasi subito, alla fine. Io volevo solo diventare più abile di lui, per ridicolizzarlo e lasciarlo di stucco. Proprio così.
Poi è stato automatico il volerlo frequentare finchè non sarei diventato alla sua altezza e migliore…lui era più bravo di me, capace di darmi un sacco di lezioni e farmi fare figure di merda…ebbene volevo superarlo, ma non da solo…volevo star con lui per farmi influenzare, perché solo con lui a fianco sarebbe stato divertente migliorare, ce l’avrei veramente fatta…separato avrei perso motivazione…e poi se lui non sarebbe tornato a giocare non avrebbe avuto senso il mio ritorno in campo. Era un po’ contorno….non è normale voler fare coppia in squadra con il peggior rivale…ma mi aiutava a salire, a raggiungere i mezzi per arrivare al mio obiettivo.
Così mi presentai al club di basket della scuola. Cadente a dire il vero, ma convinto che con me e lui dentro ci sarebbe stata una svolta decisiva.
Sicuro, poi, che mi sarebbe bastato solo giocare a basket con lui per divertirmi, il livello degli altri, le vittorie, le perdite….tutto il resto non contava, all’inizio. Volevo solo star con lui con una palla in mano, sfidarlo e far coppia con quello scemo.
Tutto lì.
È stato un inizio, anzi, un mezzo inizio. Uno dei tanti. Il vero inizio ufficiale fu quando giocammo la prima partita insieme.
 
/La chiamata/
Ora ripensandoci attentamente ho bene in mente le considerazioni che avevo di lui, ogni momento pensavo a lui, non riuscivo a togliermelo dalla testa, era incredibile. Per questo sapevo solo giocare a basket in continuazione. Solo questo.
Anche ora posso dirlo cambiando qualche parola, ma allora lui era solo.
Mi chiedevo cosa ci facesse in quel posto alto in solitudine a guardare tutti dall’alto. E si distingueva in mezzo a tutta quella gente, cosa voleva, in fin dei conti non gliene fregava niente di nulla, poi tutti quelli che lo cercavano…era impressionante. Erano spiazzati dalla luce che possedeva. Era una luce senza futuro. Altri invece si allungavano verso di lui per tenerlo nel loro buio.
Si sarebbe bruciato se avrebbe continuato in quel modo, era una stella minuscola senza cielo, si sarebbe mai mostrato per quello che era? Se l’avrebbe fatto ci avrebbe incantati mentre scoppiava in volo, si sarebbe sciolto? Era una scia, un velo. Si sarebbe mai staccato? Lo teneva su soltanto un filo. Solo quello.
Lui era un groppo di cose contradditorie e chiuse eppure luminose. Doveva tenersi su da solo, solo che lui credeva non gli bastasse nulla, aveva ragione. A volte gli si chiudevano gli occhi, ma magari era solo una parentesi di una mezz’ora, ma il rischio era che si bruciasse mostrandosi per quello che era, una stella priva di cielo, a quel tempo. Con una scia e un velo. Ma si era staccato da quel mondo, io l’aiutati ad andarsene e a cambiare…a vivere quella luce…alla fine ci siamo bruciati insieme ma gli ho dato un cielo in cui splendere. Si è staccato, mostrato, sciolto…e non era più un filo a tenerlo su, alla fine.
Quando entrò in quella palestra a partita iniziata lo captai subito. Non aveva fatto rumore, ne detto nulla. Eppure qualcosa mi portò ad alzare la testa verso di lui. L’avevo sentito. Ci trovammo subito con gli occhi e ci scambiammo uno sguardo di pura sfida. Divertito e sadico insieme. Per quel che mi riguarda ero incontaminatamente felice di vederlo. Di lì a poco sarebbe sceso e si sarebbe unito a me.
Quasi quasi non stavo più in me. Infatti volli far subito vedere quel che ero capace di fare, dopo un azione  e un canestro che tutti ammirarono, modestamente ne ero soddisfatto, lo chiamai.
Al ricordo delle parole esatte che dissi mi vien da ridere anche ora. Avevo un ghigno storico e gli occhi mi brillavano d’eccitazione.
Dissi:
- Hiragi!! Fino a quando hai intenzione di startene lì? Non dirmi che non sai fare un semplice passo! Muoviti a scendere!-
mentre lo ricordo mentalmente lo ridico ora a voce. Terribilmente divertente. Mi vien voglia di tornare a quel giorno…proprio così!
E lui rispose:
- Sei un gran chiacchierone, Akane Tachibana, aspettami lì, sto arrivando!!-
Anche se ora faccio la figura del pazzo a parlare da solo, quella volta, fu così che mi raggiunse, scese dalla sua postazione alta e si unì a noi comuni mortali.
Quello fu il vero inizio! Ufficiale e leggendario. Con sguardi carichi di molte cose identificabili come il nostro futuro.
Noi lì eravamo convinti che la strada che avremmo percorso sarebbe stata impareggiabile, lunga, difficoltosa ma divertente…eravamo convinti, in una frazione di secondo, che saremmo arrivati in alto.
Molto in alto.
Insieme.
 
/Specchio/
È su queste convinzioni che soprappensiero mi scontro con qualcun altro nelle mie stesse condizioni.
- cazzo!-
imprechiamo insieme. Ma non so, poteva anche fermarsi! Mi riporta bruscamente alla realtà, non mi ha toccato la gamba.
Lo guardo bruciandolo con gli occhi. Che diavolo vuole? Perché non ha fatto attenzione? Come ha osato?
- ehi tu! Non dormire!-
mi irrito perchè anche questo lo dico insieme a lui. Sbuffo sistemando la macchinetta ultimo modello di fronte a lui.
- sei tu che dovevi stare attento!-
- smettila!-
continuiamo a parlare insieme, il che mi da moltissimo fastidio. Nemmeno io e Hitonari parliamo così in contemporanea!
Tzé!
Anche perché lui non parla proprio….no, non è vero, parla, ma mai quando lo faccio io…insomma…oh, bè, lasciamo perdere quel tipo indecifrabile!
Mi concentro brevemente su questo che c’ho davanti. È giovane, deve avere la mia età. Anche lui ha la gamba fasciata ed è su una sedia a rotelle come la mia. Questo è iniziato male, mi copia troppo presto!
Noto con disgusto i capelli rossi corti incasinati circa peggio dei miei e un aria lontana da scimmia.
È uno sportivo. Lo capisco subito.
Non sono famoso per essere sveglio, ma sento che in lui c’è il sangue del basket.
È una cosa di pelle…come lo è il fatto che sicuramente non ci andrò d’accordo perché parla come me!
Rimaniamo a guardarci in cagnesco per un po’ senza dire nulla, magari qualche grugnito ogni tanto.
- oh, eccovi qua! Vi siete incontrati?-
- no, scontrati!-
lo fulmino di nuovo assumendo la mia aria da vampiro.
Smettila di parlare come me!
L’infermiera che mi ha dato sto trabiccolo, l’unica che conosco del reame, è arrivata…si è ricordata che esisto!
- Ragazzi, non vi siete presentati? È un caso incredibile che vi siate incontrati…-
lei è tutta entusiasta. Io non ci vedo nulla di entusiasmante nell’aver incontrato un tipo che sembra una scimmia rossa che mi imita!
- perché?-
grugniamo insieme. Millesimo sguardo assassino. Veramente non ne posso più!
- bè, siete nella stessa situazione solo che venite da posti diversi. Siete praticamente i sosia, i cloni…identici in carattere, vite e rapporti con gli altri! Per non parlare dell’infortunio.-
ma insomma, parla troppo!
Poi ritorno su quanto ha detto, ci rimugino su, ripenso di nuovo e realizzo!
No, un altro Akane Tachibana non può esistere, io sono unico al mondo! Ho fatto tanto per esserlo!
Caccio il broncio poco convinto della situazione. Non mi piace la cosa!
- su su….fate i bravi e provate a parlare uno alla volta. Presentatevi!-
no, io non parlo più, altrimenti lui mi parla sopra usando le mie stesse parole! Incrocio le braccia al petto e guardo da un'altra parte facendo finta di nulla, come un bambino offeso!
E non voglio sapere se lui fa uguale!
- va bene, lo faccio io! Siete due teste dure!-
si, si, brava. Parla anche per noi che è meglio!
- lui è Akane Tachibana.-
Indica me.
- invece lui è Hajime Sugimoto.-
Finalmente ci decidiamo a guardarci. Ho un secondo momento di rewind. O meglio ripenso a quanto detto dalla donna qua che ci guarda divertita.
Chissà ora cosa si aspetta che facciamo!
Non lo guardo attentamente però mi torna in mente la presentazione. È il mio sosia, in sostanza. Vorrei saperne di più riguardo questo…specie se veramente al mondo c’è posto per due Akane Tachibana!
- bè, avrete tempo di parlare e conoscervi, farete la terapia insieme!-
ecco come guastarmi del tutto la giornata. Non mi bastava essermi separato da Hitonari, non mi bastava essermi allontanato dal mio mondo, dal mio angolo di paradiso….non mi bastava avere il pensiero se tornerò a saltare come prima o no…perché è scontato che riprendo a camminare e quindi a giocare! No, ci voleva pure questo piantagrane accollatomi! La mia brutta copia….o presunto tale!
Io so solo una cosa….sono già stufo di questo posto di merda….voglio tornare dove ero prima, con le mie gambe, e andare da lui. Da Hitonari che ora passerà un sacco di sere da solo. Troppe.
Sospiro seccato, qualcosa che nessuno comprende, mi lanciano uno sguardo interrogativo, poi senza dire altro mi giro con la manovella elettronica e torno indietro lasciandoli, un po’ di solitudine mi ci vuole. L’umore, ripensando a lui, si è guastato. Forse perché non ho ancora realizzato tutto il tempo in cui gli starò lontano concretamente!
- aspetta! Dovevi conoscere il presidente…!-
l’infermiera senza inseguirmi mi informa da lontano. Io alzo l’altra mano e dico:
- si, un'altra volta! Tanto c’è tempo!-
Così ora me ne tornerò in santa pace a pensare e lui, alla sua pallida pelle profumata e liscia, ai suoi capelli spettinati di natura come se mettesse del gel, solo che sono assolutamente morbidi, ai suoi occhi dorati penetranti e misteriosi che sanno di ghiaccio e di fuoco insieme, alla sua bocca sottile ed invitante, alla sua lingua che mi bacia facendomi andare nell’aldilà, alle sue mani che mi toccano bruciandomi il cm che passano, al suo corpo sottile ed atletico che accoglie me e me solo.
Hitonari Hiragi, l’unico al mondo col potere di farmi impazzire veramente  in un modo o nell’altro.
Dio, che insofferenza, altro che sfida e scommessa! Sarà un periodo infernale!
E presto tutte le nuove conoscenze e prospettive sono presto dimenticate!