Amore O Amicizia

CAPITOLO VII:

A SUON DI PUGNI

/ Gimmi more – Britney Spears /
Era duro, molto duro.
Più duro di quello che avrebbe mai osato immaginare.
Duro di comprendonio.
Non solo duro, anche ottuso, anzi, principalmente ottuso.
E idiota, perché no.
Andry giunto a quel punto se ne rese conto con chiarezza tanto da chiedersi cosa diavolo ci trovasse in lui di tanto eccitante, interessante e bello… però capì subito che comunque non spettava a lui fare le domande a questo proposito.
Era il destino che sapeva cos’era meglio per lui, ed il destino aveva scelto Anthony, non Nicole, non altri. Solo Anthony. Dunque, come aveva sempre fatto, avrebbe accettato la sua scelta e basta.
In seguito, ne era sicuro, avrebbe capito il motivo. Sul momento doveva solo fare in modo che le cose andassero nel modo giusto.
Eppure all’inizio c’era stata amicizia fra loro, una grande amicizia spontanea. Poi era sembrato rovinarsi tutto per una donna ed ora… ora le cose erano ulteriormente cambiate.
Andry aveva finalmente capito quale era stato il giusto messaggio per lui. Non Nicole ma Anthony.
Non amici, non rivali ma… amanti.
Amanti nel senso che ciò che li avrebbe legati sarebbe stato l’amore e nessun altro sentimento.
Fu con quella sicurezza nello sguardo penetrante che si calò il caschetto sulla testa allacciandoselo, poi si osservò allo specchio in solitudine e facendo il piano della situazione concluse che quel che quell’ottuso non aveva ancora capito, glielo avrebbe fatto ben capire lui a suon di pugni!
Certo, fino a quel momento nei vari scontri fortuiti che avevano avuto era sempre stato lui a colpirlo ma oggi sarebbe stato diverso, a costo di fargli molto male ma doveva fare breccia in quella testaccia dura, doveva per forza o il destino gli si sarebbe rivoltato contro.
Tutto.
Con un sorrisino strano parve dirsi esattamente questo.
Tutto era nelle sue mani… anzi, nei suoi pugni.
Sotto controllo.


Non si trattava di una grande canzone, quella che andava di moda nella sua testa in quel momento, bensì di una molto commerciale che veniva spesso ballata nelle discoteche dalla generazione adolescenziale e da chi per lo più seguiva prettamente la massa.
Però, senza spiegarsene troppo la motivazione, l’unica che si cantava da sola ripetutamente come un disco rotto era proprio Gimmi more della Spears. Quella decisamente adatta ad uno spettacolo di lap dance piuttosto che ad un incontro di boxe…
Anthony sembrava non stupirsene troppo, lasciava che quella musica ormai conosciuta che si sentiva dappertutto gli dettasse il ritmo sperando che gli permettesse di fare un buon lavoro sul ring.
Ormai mancava poco, solo istanti, e si sarebbe trovato faccia a faccia con il suo rivale e finalmente avrebbe potuto dar sfogo a tutta la sua rabbia repressa.
Si era sentito molto sotto pressione a causa sua e si era dovuto trattenere molto dallo sfogare ciò che sentiva. Si era detto che sarebbe stato meglio lasciar fare alla boxe e chiudere tutti i conti nella gara, così magistralmente aveva resistito senza esplodere, anche se ci era andato vicino, veramente molto vicino.
Ma finalmente a suon della musica che andava nella sua testa e dei pugni che tendevano i propri muscoli allo spasmo, avrebbe sistemato tutto.
Se avrebbe vinto, Nicole sarebbe stata sua e il problema di cosa avesse sbagliato si sarebbe cancellato in quel modo.
Si era sentito stupido ed ottuso a non capire ed al termine di tutta la riflessione aveva deciso di lasciar fare alla sua forza fisica, mettendo a tacere il cervello che per una volta voleva stancarlo facendolo ragionare.
Era tutta la vita che si ripeteva di essere innamorato di Nicole, perché ora non sarebbe dovuto più essere così?
Cos’altro poteva desiderare?
Si era eccitato a guardare Andry e l’aveva baciato sulle labbra, e allora?
Che male poteva esserci?
Quel giorno l’avrebbe steso riempiendolo di pugni, cosa significava, che l’odiava?
No, ovvio che no… l’odio non era nel suo DNA, come poteva pensare di detestare seriamente qualcuno?
Il problema era semplicemente uno: rivali o amici?
Il ring, i loro pugni, avrebbero reso la risposta giusta. Nessun ragionamento. Solo i pugni!
Era certo, in un modo tutto contorto e personale, che al termine dell’incontro, una volta vinto, avrebbe avuto tutto più chiaro.
O sarebbe corso da Nicole a baciarla o da Andry a… bè, lì la sua immaginazione preferiva bloccarla a forza per evitare qualunque scena che potesse sconvolgerlo prima della gara.
Era un giorno importante, quella notte sarebbe stato tutto diverso, se lo sentiva.
E proprio mentre continuava su quella linea di convinzione, gli addetti vennero a chiamarlo dallo spogliatoio in cui era.
Aveva preferito lasciar fuori tutti, amici, familiari e conoscenti. Aveva chiesto di essere lasciato solo ed ora lì, davanti allo specchio in quella stanza vuota, si guardava con attenzione avvolto nel classico accappatoio rosso col cappuccio alzato, il caschetto indossato obbligatorio per la sua categoria e i guantoni stretti ai pugni. Sentiva ogni muscolo guizzare sotto il suo ordine e la mente vuota, completamente e straordinariamente vuota.
Osservò come il suo viso manteneva i lineamenti concentrati e seri, i suoi occhi dorati che non avevano l’ombra di ironia o malizia, i capelli ricci legati in una coda bassa molto stretta.
Era pronto.
Tutto.
Dopo quello scontro tutto gli sarebbe sicuramente apparso più chiaro.
Non sarebbe potuto che essere così.
Infine uscì.

Fu ancora quella strana musica insolita per un incontro di pugilato, a fargli da colonna sonora mentre l’uno davanti all’altro si rivedevano seri e concentrati sul ring.
Forse all’inizio per come erano partite le cose non avrebbero mai detto che poi sarebbero finiti a quel modo, a combattersi più o meno agguerriti contendendosi… bè, in fondo si poteva parlare ancora di contendersi la stessa donna?
In fondo, effettivamente, no.
La folla tutt’intorno composta per lo più da liceali e giovani ma anche talent scout, era notevole e il caos che faceva non aiutava molto, non si distinguevano chiaramente le voci: chi incitavano maggiormente? Il popolare e adorato Anthony o il famoso fuoriclasse Andry?
Probabilmente erano tutti divisi e nessuno dei due, nemmeno fra il pubblico, prevaleva.
Una sorta di parità.
Eppure nonostante tutte le urla e gli applausi i due sfidanti sembravano non sentire nulla.
Rimasero un po’ a guardarsi l’uno davanti all’altro come di rito e lì, senza ascoltare l’arbitro che li presentava, si persero a studiarsi nei dettagli da vicino. Quasi sfiorandosi e sentendo i respiri dell’altro su di sé, senza che nessuno dei due prevalesse in altezza o in corporatura, facendo entrambi un’eccellente figura in pantaloncini e guantoni.
C’era una strana atmosfera nell’aria, un eccitazione palpabile.
Entrambi i due con occhi negli occhi e mente rivolta all’avversario, non vedevano l’ora di mettere le mani sull’altro.
Letteralmente.
Infine finalmente il suono d’iniziò si levò decretando il via alle danze.
Danze dove un ritmo incessante ed insinuante spingeva a non staccarsi l’uno dall’altro e a dare il meglio, in ogni caso.
Cominciarono a muoversi sui piedi proprio come se stessero preparandosi ad un balletto movimentato ed alzando i pugni coi guantoni rossi davanti al viso per difesa, aggiunsero anche gli altri movimenti del corpo che arricchirono quell’inizio di assolo dove la musica nella loro mente era così assordante da impedire ad entrambi di pensare.
Istinto, sarebbe regnato l’istinto e così dopo aver girato su loro stessi per un po’, iniziò il primo passo per trasformare l’assolo in un passo a due.
Un passo a due certo non molto facile ma sicuramente spettacolare.
Il primo ad attaccare fu Anthony il quale, dimenticandosi che il proprio punto forte era la difesa, fece fatica a rimediare al contrattacco fulmineo e senza pietà del moro.
Non l’aveva mai visto battersi così seriamente, in effetti questo valeva per entrambi e tutti i presenti, nessuno escluso, rimasero non poco stupiti da ciò. Erano decisi a non lasciar correre nulla e a far sul serio, dannatamente sul serio.
Andry tirò subito fuori la sua classe e la sua bravura nonché il suo talento ma Anthony non fu da meno riuscendo a tenergli testa per gran parte dell’incontro mentre i punti e i tempi andavano avanti inesorabili.
Sia l’uno che l’altro accumularono la propria dose di successo e ci fu il momento di gloria per il ragazzo dai capelli ricci nel quale riuscì a colpire molto forte il rivale, momento in cui addirittura ‘temette’ d’aver vinto e messo al tappeto. Fu un momento per lui strano, così strano che sentì la stizza per aver avuto successo così facilmente e presto, troppo presto visto che ancora non aveva capito ciò che cercava di capire.
Perché ad ogni pugno che dava e riceveva si sentiva internamente male? Perché invece di esaltarsi e piacergli tutto quel che stava succedendo e il successo che sembrava avere, lo buttava maggiormente giù rivoltandogli quasi lo stomaco?
Era incredibile, se ne rendeva conto anche quando comprendeva che i colpi che riceveva erano sempre negli attimi in cui si distraeva guardando il suo bel fisico prestante coperto di sudore, fisico dove i muscoli si tendevano di colpo mostrando tutta la loro bellezza eccitante.
Ecco perché, procedendo a quel modo, di pugno in pugno si sentiva sempre peggio, al contrario di ogni sua aspettativa e si chiese se se per caso, smettendo di combattere così agguerrito e serio, si sarebbe sentito meglio.
Se lo chiese e così come il pensiero gli era venuto aveva agito senza ragionare meglio, come al solito.
Senza realizzare che Andry rimaneva un fuoriclasse e che sicuramente non avrebbe mai avuto pietà, per nessun motivo.
Ebbene senza riflettere, impulsivamente, semplicemente smise di colpirlo e abbassò la guardia.
Andry dal canto suo non aveva un compito più facile, anzi. Forse lui se la vedeva addirittura peggio considerando la proprio consapevolezza dei sentimenti. Anche per lui averlo davanti a quel modo, col torace nudo e lucido era una tortura. Una tortura che certamente gli dava le sue distrazioni nonostante lo storico sangue freddo di cui era sempre stato padrone.
Eppure non era forse maggiore il dispiacere per dovergli infliggere quei colpi? Per vedere il momento in cui aveva gettato la spugna inspiegabilmente e si era lasciato colpire a quel modo? Non era peggio quella sensazione sgradevole di doverlo ridurre in quello stato senza fermarsi per nessun motivo al mondo, per il proprio codice, perché si andava sempre fino alla fine? Non era più doloroso, tutto quello?
Nauseante, diabolico, terribile…
Lo era e sapere perfettamente la motivazione, bè, quello non aiutava di certo.
Quel che avrebbe voluto istintivamente fare era mandare al diavolo tutto e tutti e dedicarsi a lui, toccare quel suo corpo meraviglioso e sentire la sensazione che gli provocava poterlo accarezzare, leccare e baciare invece che coprirlo di pugni crudeli.
Avrebbe veramente voluto ma il controllo che riusciva ad avere su sé stesso anche in quella situazione si rivelò maggiore, per fortuna.
E, sempre per fortuna, non fu un istante che durò molto, quello. Non durò molto poiché bastarono pochissimi pugni dei suoi a far cadere l’altro a terra in uno storico KO grazie a dei colpi potenti sferrati senza pietà. Colpi dove il senso era doppio e la sensazione, nonostante il dolore, di star assurdamente ricevendo delle carezze speciali tolse ogni tipo di forza ad Anthony che non si rialzò più, pieno di fitte in ogni parte di sé stesso, specie interiori.
Aveva continuato a quel modo per profondo odio o per quale motivo? Lo detestava fino a quel punto?
Il suono della fine dell’incontro arrivò con l’ovazione del pubblico per il bell’incontro e l’arbitro, mentre lo teneva d’occhio per assicurarsi che il popolare ragazzo a terra si riprendesse, alzava il braccio muscoloso del vittorioso Andry.
Andry che non esultava e non sorrideva.
Qualcosa era certamente successa, si disse il castano rosso alzandosi a sedere imbronciato con il volto ugualmente tumefatto nonostante la protezione, solo che avrebbe voluto capirlo anche lui!
- Cazzo, mi sono perso un passaggio! Merda! -
Passaggio che subito qualcuno gli avrebbe spiegato per bene!