DIETRO UN VETRO
aconito napello

MONDO FOLLE
(Gary Jules)

Tutto intorno a me ci sono volti familiari
Luoghi logori
Volti logori
Sveglio e brillante per le corse quotidiane
Senza meta
Senza meta
Le loro lacrime hanno riempito i loro bicchieri
Nessuna espressione
Nessuna espressione
Nascondo la testa voglio affogare il mio dolore
Nessun domani
Nessun domani
E trovo un pò buffo
e trovo un pò triste
che i sogni in cui muoio
sono i più belli che abbia mai fatto
E trovo difficile da dirti
E trovo difficile da sopportare
quando la gente corre in circolo
E' davvero
Un mondo folle
Un mondo folle
Bambini che aspettano il giorno in cui si sentiranno bene
Buon compleanno
Buon compleanno
Ti fanno sentire come ogni bambino dovrebbe
Seduto ad ascoltare
Seduto ad ascoltare
Sono andato a scuola ed ero molto nervoso
Nessuno mi conosceva
Nessuno mi conosceva
Salve, prof, dimmi qual è la mia lezione
Mi guardi attraverso
Mi guardi attraverso
E trovo un pò buffo
e trovo un pò triste
che i sogni in cui muoio
sono i più belli che abbia mai fatto
E trovo difficile da dirti
E trovo difficile da sopportare
quando la gente corre in circolo
E' davvero
Un mondo folle
Un mondo folle
Allargato nel tuo mondo
Un mondo folle


C'è un fiore, l'Aconito Napello. Questo fiore è molto bello ed incantevole, all'apparenza è perfetto nella sua raffinatezza ed è difficile che non piaccia a qualcuno, ma in realtà è estremamente velenoso. Ecco chi sono io, come mi sento. A partire dal fatto che i momenti più belli sono quando sogno la mia morte.
Mi alzo dalla scrivania separandomi dal libro su cui ero chino a studiare, mi dirigo con passo distinto alla porta finestra della mia camera e mi avvicino alla luce che proviene dall'esterno. Scosto la tenda e appoggio un istante la mano sul vetro, rimarranno le mie impronte. Alzo gli occhi verso il cielo limpido, il sole splende alto nel cielo eppure nonostante arrivi anche a me mi sento sempre come al di là di questo vetro. Un vetro che mi permette di vedere ciò che c'è nel mondo, le cose belle e quelle brutte... ma che non mi fa arrivare davvero a loro. Rimango ben protetto dal mio vetro infrangibile e so che nessuno arriverà a me. Nessuno e niente.
Nemmeno questo sole che finge di abbracciarmi, in realtà colpisce questo vetro trasparente ma non direttamente la mia persona.
Questa è la mia vita.
Al di là di un vetro.
Tutti mi guardano e spesso vedono solo un immagine riflessa.
Un immagine perfetta, impeccabile, piacevole, educata, intelligente, in gamba... però nessuno arriverà mai alla mia reale persona.
Al mio 'io'.
Un 'io' marcio, oscuro, maledetto, non voluto, mal fatto e velenoso.
Chiunque mi toccherebbe finirebbe per avvelenarsi, per morire... finirebbe male.
Sospiro e mi giro, a cosa serve aprire questo vetro? Farei del male a ciò che riuscirebbe a prendermi.
Quel fiore sono io, quel fiore che nessuno può toccare o mangiare.
Ecco perché è meglio lasciare questa vetrata fra me ed il mondo, così loro vedranno la mia facciata senza riuscire ad arrivare a me davvero, nessuno si farà male.
'E te ne importa qualcosa?'
Si che me ne importa, non mi hanno fatto nulla per venire feriti dal mio vero 'io' velenoso. Specie i miei genitori adottivi.
'Fottitene, tu sei questo, non puoi fingere per sempre. Vivi come ti pare, non puoi sempre proteggere gli altri, non se lo meritano.'
I miei genitori si.
'I tuoi veri genitori sono degli egoisti bastardi che ti hanno solo fatto soffrire e dato i loro geni negativi e marci!'
Mi giro di nuovo e riguardo quel vetro, il mondo è sempre là fuori e quella finestra sempre chiusa. Da questa distanza la mia immagine pronta ed impeccabile si riflette e mi giunge agli occhi, accanto a me c'è 'l'altro', la sua espressione di sadismo malefico sorride agghiacciante e mi abbraccia.
Chissà che faccia ha il mio vero padre, forse somiglia alla mia... e magari mia madre ed i suoi maltrattamenti hanno fatto si che anche io, a mia volta, ne darò ad altri. Sicuramente quello era il suo modo di volermi bene, sicuramente sarà anche il mio modo.
Non è giusto che mi lasci andare, che lasci QUESTE parti di me stesso.
'Allora andrai avanti così per tutta la vita?'
Si, ce l'ho fatta fino ad ora. Per evitare dispiaceri allo zio e impedire che si pentano di avermi preso con loro mi sono sempre comportanto bene, ho fatto di tutto per essere la persona che sono oggi e renderli fieri di me, non smetterò ora. Perché dovrei smettere?
Quel vetro continuerà a proteggere tutti, no?
'Non per sempre. Verrò fuori e tu lo sai. Sai cosa succederà quando prenderò il sopravvento. Questo è quello che sei veramente, non puoi rifiutarmi e tenermi controllato per tutta la vita, non ce la farai. Perché io sono te e non puoi separarti da me.'
Ce la farò. Non mi importa di me stesso, né degli altri, però le persone che sono state buone con me... loro non posso ferirle. Sono figlio di due persone orribili, il mio dovere è reprimere il veleno che c'è in me a costo di dimostrarmi perfetto e meraviglioso dal di fuori.
Ora vado a scuola, lasciami in pace.
'Vai, recita pure la tua stupida parte! Mi troverai sempre qua. Perché tu lo sai... io sarò sempre l'unico che non ti tradirà mai. Mai.'
Sospiro lasciando libera per un attimo la mia espressione cupa e scontenta. Sono veramente stanco.
Quanto andrò avanti?

Arrivo al cortile della scuola che frequento da poco, già in molti mi conoscono, sono riuscito ad ottenere da subito dei buoni voti e la mia condotta iniziale esemplare ha colpito tutti. Molti sguardi ammirevoli e pieni di rispetto si posano su di me. Non c'è invidia, solo ammirazione. Sorrido amichevole ricambiando chi mi saluta.
Volti familiari, tutto sommato... alcuni conosciuti, altri no. Volti di ogni tipo in questo luogo logoro e falso. Chiunque viene qua finge di essere qualcuno che possa colpire o piacere ad altri, che magari sia al centro dell'attenzione. Sono volti logori. Appesantiti da pensieri negativi che tengono serrati nei loro cuori, fanno finta di non avere problemi o magari fanno finta di averne per essere consolati.
Tutti svegli e brillanti, tutti senza meta... o forse questo sono solo io. Un vagabondo che viggia senza seguire una pista predefinita, il cui unico scopo è rimanere al di là di questo vetro.
Eppure se guardo queste persone con i miei veri occhi, vedo solo questo... persone tristi, vuote, scontente... persone che corrono cercando qualcosa che non hanno e che magari non avranno mai. Volti inespressivi, privi di interesse.
Però questi sono i miei occhi.
Mi siedo in classe e mi faccio coinvolgere dalle chiacchiere degli altri miei compagni, non vogliono tenermene fuori, ci tengono a sapere cosa ho fatto, cosa ho studiato e cosa penso di questo o di quello.
Come se queste cose contassero veramente.
Io mi sforzo e partecipo sorridente e amichevole, dall'esterno non si nota questo mio sforzo, sembro così spontaneo e veritiero.
Però la verità è che nascondo me stesso e la mia testa sotto la sabbia per evitare il mio reale domani.
Non ne voglio, voglio solo che tutto questo possa finire.
'Lui' ha ragione, quanto penso di andare avanti così?
Senza meta, senza espressione, senza domani.
È buffo e triste che i sogni in cui muoio sono i più belli che abbia mai fatto. Davvero divertente.
Del resto cosa dovrei dire?
Già così sopporto queste persone con difficoltà e sempre con difficoltà trovo le parole da dire, figurati se lascio a 'lui' il sopravvento cosa farei.
Questi sono come dei pesci in un acquario, nuotano sempre con lo stesso percorso vuoto e privo di senso. Mi sembra che fingano tutti, come è possibile che siano tutti così spensierati?
Per me è davvero pesante tutto questo... ma giorno dopo giorno vado avanti fingendo di essere la persona perfetta, devo o ferirei gli unici veramente buoni con me, coloro che mi amano.
Non è giusto che li ferisca.
Me lo ripeto e guardo le persone che mi circondano cercare di entrare nelle mie grazie, vorrebbero essere miei amici, mi scondinzolano intorno come cagnolini fedeli e felici solo perché parlo con loro e non li ignoro come vorrei.
Trovo tutto questo privo di logica e di verità.
È folle.
Come lo è lasciarsi davvero andare.
È folle fingere a questo modo, è folle lasciarsi andare, è folle esistere.
È folle questo mondo e questa esistenza.
È solo folle, tutto.
Mi sembra di essere ancora un bambino a volte; quando guardo dentro di me lo vedo, è un me stesso piccolo, tutto picchiato e livido, piangente, fragile, maltrattato. Mi tira la gamba e mi guarda terrorizzato chiedendomi qualcosa che non comprendo.
Forse vuole una carezza, un sorriso, una fetta di torta, un po' d'attenzione e una degna festa di compleanno. Cose così semplici che ogni bambino dovrebbe avere.
Che non tutti i bambini hanno.
Questo bambino poi è stato venduto con facilità e messo nel mondo così com'era, fra la gente che lo invidiava o lo vedeva di mal'occhio. Questo bambino ha imparato a forza, fra tutti quelli della sua età, che doveva stare seduto a scuola fra tanti come lui eppure diversi perchè pieni di compleanni felici alle spalle. Doveva stare lì fra sconosciuti e relazionarsi con loro, guardare l'insegnante e chiedere la lezione giornaliera, stare solo buono e diligente, senza uscire dalle righe e fare ciò che un grande, quello di turno, dice di fare.
Ha imparato che la vita è questa.
Nessun compleanno festeggiato, seduto ad ascoltare degli estranei adulti che lo guardano attraverso e non lo considerano davvero.
Il professore entra e noi tutti ci mettiamo al nostro posto salutandolo con educazione e disciplina, la stessa cosa che faccio ogni giorno insieme a tutti questi ragazzi.
Seduto ad ascoltare proprio come quel bambino.
Non ho fatto altro da quando sono nato, ho aspettato che mi guardassero davvero e mi dessero la lezione per la giornata odierna, poi mi sono rimesso in mezzo ad altri sconosciuti... ed ogni giornata si è sempre ripetuta identica all'altra, priva di senso, come se corressi in circolo senza una reale meta precisa. Solo per non deludere gli altri, solo per non ferire nessuno, solo per reprimere quel vero me stesso pieno di difetti e di veleno.
Seduto ad ascoltare la lezione di chi non mi conosce e non mi vede veramente.
A volte vorrei lasciarLO libero. Vorrei davvero.
Lo vorrei perché mi sembra sempre più assurdo farmi cullare dai sogni in cui muoio.
È da folli correre in circolo vivendo una giornata da bravo soldatino anonimo e vuoto che finge qualcosa di logorante e ricominciare la giornata successiva identica.
Non provo più nulla.
Non provo veramente più nulla.
Voglio solo trovare qualcosa per cui valga veramente la pena vivere, per cui IO voglio vivere.
Ora vivo in questo mondo di folli perché qualcuno ha insistito per questo, i miei genitori adottivi.
Ma IO.
IO, voglio davvero vivere?
Perché?
Devo trovare la risposta... forse c'è una persona, in questo mondo, per cui un giorno vorrò vivere, tirare fuori il vero me stesso, lasciarmi andare e vincere la mia parte oscura, quel ragazzo marcio e velenoso.
Forse ci sarà e allora quel vetro verrà fatto a pezzi e non semplicemente aperto.
Forse il tormento cesserà e non vedrò più quel bambino aggrapparsi ai miei pantaloni e piangere e chiedere... chiedere cosa?
Cosa chiede?
Oh, se solo lo capissi... alla fine tutto questo avrebbe un senso...
Che follia.