L’Altra Faccia Dell’Energia

CAPITOLO III:
PREPARATIVI

/L’Auror/
La torre che sorvolava tutta la città, al centro della reggia in cui la Triade ed il Cerchio abitava, erano le stanze dell’Auror.
Il picco a sua volta più alto era la camera preferita da Tsubasa. La chiamava la camera di vedetta.
Passava gran parte del suo tempo là dentro ad osservare il proprio mondo o quel che da lì sopra poteva vedere.
Era tenuto come in una teca di cristallo, protetto in ogni modo possibile.
Da solo non poteva mai uscire, con sé era obbligato ad avere perennemente la scorta e la scorta in questione era composta da qualche membro della Triade o addirittura da tutti e sei.
Il mondo che si vedeva da quella vetrata doppia ed impenetrabile, era solo una parte di Aura ma era estremamente affascinante ai suoi occhi.
Tsubasa si perdeva specialmente a guardare le parti verdi e l’attrazione per i boschi ed i prati diventava insensata. Il desiderio maggiore che poteva possedere era quello di corrervi all’infinito anche a piedi nudi.
Tuttavia non era vero che non poteva mai farlo… c’erano volte in cui per essere protetto lo facevano fuggire e lo nascondevano in altri luoghi, con quella scusa visitava Aura e non si perdeva mai un particolare. Sembravano sempre visite di piacere invece che momenti critici, però ciò derivava dal fatto che al suo fianco c’erano le persone di cui si fidava di più al mondo.
In assoluto.
Sospirò… aveva una gran voglia di uscire ma non certo a patto di qualche nuovo pericolo.
Capitava spesso ed in realtà, anche se non lo dimostrava ed alla fine tirava fuori il lato positivo di ogni situazione e sorrideva sempre, gli pesava l’idea di essere desiderato solo per l’energia che possedeva.
Poco prima della tempesta, alzò lo sguardo percependo chiaramente di lì a poco una di quelle notizie a lui sfavorevoli. Il riflesso che vide fu suo solo per un attimo.
Il viso di un giovane ragazzo dai lineamenti molto comuni, i capelli scuri dai curiosi riflessi verdi non molto ordinati, gli occhi anch’essi scuri dalla stessa tonalità. Il verde era il colore della sua energia e quando l’utilizzava finiva per avvolgersi da un aura verdastra che si rispecchiava anche nelle sue iridi, ma al momento si limitava ai vestiti color bosco. Semplici abiti sportivi e comodi, nulla di pretenzioso nonostante rappresentasse una delle persone più famose ed ambite di quel mondo.
Lo sguardo sereno si rabbuiò percependo quanto sarebbe avvenuto di lì in poi. Una percezione fugace e confusa, se avesse dovuto spiegarla non sarebbe riuscito. La sentì e basta e lo sguardo malinconico osservò la porta sempre attraverso il riflesso sul vetro, proprio dietro la sua immagine.
Il bussare gli fece dire ‘avanti’ nonostante avesse potuto dirlo prima.
Il riflesso che si aggiunse fu quello di un amico, colui che veniva sempre a dargli le notizie e con cui parlava maggiormente. Se c’era del tempo che poteva scegliere, era quello che passava con lui.
Il viso sereno ma al contempo tirato di Taro fece capolino nella stanza.
- Tsubasa… - Iniziò. Avrebbe anche potuto interromperlo e dire lui ciò che stava per comunicargli, ma lo lasciò fare come sempre. Gli piaceva sentire la sua voce.
- Dimmi. – Disse girandosi quindi per guardarlo direttamente negli occhi senza l’aiuto di nessun vetro.
Taro mosse un passo verso di lui notando subito la sua espressione consapevole e malinconica, poi disse con un tono di scuse: - … mi dispiace ma dobbiamo partire. Noi della Triade abbiamo avuto una visione che ti riguardava e intanto che il Cerchio indaga, noi dobbiamo proteggerti portandoti lontano da qua. Nella nostra visione eri proprio qua dentro… -
Non avrebbe comunque mai avuto il coraggio di dire di cosa si trattava.
Taro, come tutti gli altri, non sapeva fino a che punto Tsubasa poteva conoscere i fatti.
Avendo lui l’energia di Aura teoricamente parlando avrebbe anche potuto sapere ciò che sapevano tutti gli abitanti di Aura, poteva arrivare fino a quel punto la sua capacità… stava solo a vedere come lui intendeva utilizzarla a conti fatti.
Nessuno aveva mai indagato e Tsubasa stesso nonostante avesse dimostrato di sapere molte cose, alla fine non aveva mai dato segno di conoscere davvero ogni cosa.
Sarebbe stato parte del mistero chiamato Tsubasa.
La tristezza del suo sguardo, però, non sfuggì di nuovo a Taro quando con un sorriso amareggiato annuì arrendevole.
Sembrò un piccolo principe la cui volontà era sempre nelle mani di altri.
Certo, uscire… ma non a questa condizione. Però non mi rimane altro che questo, ormai. Ultimamente è sempre così!”
Si era concesso il moro mentre l’amico con cui normalmente parlava molto volentieri gli si era avvicinato.
Taro gli sfiorò il braccio con riguardo e delicatezza, poi alla stessa maniera disse:
- Mi dispiace davvero… sono tempi sempre più critici per te, me ne rendo conto… però per noi sopra ogni cosa vieni tu e per ora questa è la soluzione migliore, davvero. –
Tsubasa apprezzò il gesto e posò con altrettanta delicatezza la mano sulla sua aggiungendo con un mormorio:
- Non devi giustificarti. Fai il tuo dovere. Tu come gli altri. Va bene così. Mi fido di voi. –
Rimasero solo a guardarsi con attenzione e affetto sincero per un lungo momento durante il quale entrambi avrebbero solo voluto approfondire e poter lasciarsi andare.
C’era del desiderio e non avrebbero mai potuto negarlo all’infinito, per riguardo verso nessuno.
Ma certamente quello non sarebbe stato il momento migliore.
Sicuramente no.
Quando si riscossero dai rispettivi pensieri e da quel viaggio l’uno nell’altro, Tsubasa lasciò andare la mano del compagno che a malincuore si ritirò con una certa timidezza ricordandosi di ciò che in realtà si doveva fare in quel momento:
- Ti lascio prepararti… partiremo fra un ora. –
Di nuovo l’accondiscendente Tsubasa annuì con un sorriso tirato guardando Taro allontanarsi e lasciarlo nuovamente solo.
Quanto sarebbe potuto andare avanti in quel modo?
Non poteva capire quanto dentro di sé la trasformazione fosse già in atto.

/Partenza/
La notte era inoltrata e certamente era il momento ideale per uscire con l'intenzione di passare inosservati dalla maggior parte delle persone.
Nelle loro fughe di salvezza non avevano mai avuto una dimora fissa in cui andare a passare il periodo di tempesta, si spostavano in continuazione per le città senza sosta se non quelle del riposo.
Non avendo problemi di soldi si concedevano di spendere quando volevano.
No, certo non fuggivano a piedi per la foresta come dei ladri colti in flagrante... giravano in macchina, una di quelle auto familiari a sette posti molto spaziose e comode, e visitavano ogni città loro volessero, non era mai la stessa ma essendo che Aura era molto grande, certo i luoghi non si sarebbero mai esauriti.
Pochi, veramente pochi, conoscevano il viso dell'Auror e della Triade, quindi per lo meno non dovendo mascherarsi potevano fingere di fare i turisti senza complicarsi la vita.
Anche perché normalmente l'unico a conoscere il viso dell'Auror è sempre il nemico, da che mondo è mondo!
Dopo aver lasciato disposizioni precise al Cerchio che si sarebbe occupato di indagare su quanto sapevano per scongiurare la tragedia, la Triade si trovò davanti alla loro auto, pronta nel piazzale, carica di tutti i vari bagagli sistemati nel baule sul tetto.
- Sembra che andiamo in vacanza! - Aveva detto con una certa allegria Hikaru il quale pur di non fare sempre le stesse cose nella reggia era disposto a farle altrove!
Poi magari sarebbe sempre potuto succedere qualcosa, perché no... qualcosa di interessante e divertente!
- Scortare Tsubasa... capirai che bella vacanza! - Si era quindi subito lamentato Kojiro con il broncio eterno, si sistemò i neri capelli dietro la spalla distogliendo lo sguardo perennemente iroso verso un punto vuoto. Era meglio non guardare nessuno o la morte avrebbe colto troppo presto quei suoi compagni di viaggio.
- Sta a voi rendere una cosa già fatta diversa dalle altre! -
Taro non si smentiva mai e con il sorriso del fratello maggiore che metteva sempre una nota di positività ed ottimismo, li rimbeccò lasciando una carezza d'incentivo ad Hikaru.
Giusto un attimo prima avevano litigato. O per lo meno Hikaru aveva litigato, Taro aveva ascoltato con pazienza calmando i bollenti spiriti precipitosi del suo compagno. L'argomento sempre Tsubasa.
Il signore del caos aveva sentito la sua metà insieme all'Auror e quello che aveva percepito non gli era piaciuto affatto.
Ad Hikaru piaceva abbastanza Tsubasa e ci andava d'accordo... solo che il suo e solo suo Taro non capiva che, appunto, doveva essere solo suo e non anche di Tsubasa!
Era una storia complicata la loro a partire dal fatto che fra Taro e l'Auror v'era quell'amore platonico che sarebbe sempre rimasto chiuso in loro per rispetto verso il prezioso amico, Hikaru.
Avrebbero solo dovuto capire che quest'ultimo non era stupido e sapeva molto bene come stavano le cose, anche se per testardaggine non avrebbe mollato tanto facilmente.
- Penseremo una volta partiti a cosa fare, intanto andiamo! - Aveva asserito Genzo con impazienza ed un certo tono brusco.
Quelle ore normalmente erano quelle che lui e Karl passavano insieme a fare 'le loro cose'... doverle saltare era per lui insopportabile, quindi preferiva almeno fare qualcosa per non pensarci troppo. Anche lui era affezionato a Tsubasa ma ancor di più lo era alla sua metà, a Karl.
Metà in più di un senso, ovviamente.
Loro due andavano a gonfie vele ed era anche sorprendente considerando che erano uno l'oscurità e l'altro la luce.
Da prendere ad esempio!
- Guido io! - Aveva quindi aggiunto sempre il moro dai capelli spettinati e vestito di nero.
- Perchè? - Aveva rimbeccato seccato Kojiro, tanto per cambiare.
- Per sport! - Aveva risposto bruscamente Genzo. Erano molti i modi in cui lo trattava ma principalmente erano tutti scortesi, saccenti ed antipatici. Trattamenti reciproci, ovviamente. Kojiro sarebbe stato disposto ad usare la propria energia di morte su di lui ogni volta, se era per questo.
Ma in fondo sapevano controllarsi molto bene... ok, 'molto bene' era un altra cosa, ma sapevano controllarsi. Genzo lo faceva meglio dell'amico/nemico, però uno dei suoi divertimenti era punzecchiarlo e trattarlo male fino a farlo esasperare. Era un passatempo irrinunciabile. Come anche stare con Karl era un passatempo irrinunciabile!
- Faremo a turno. - Si inserì Jun ignorando totalmente i loro battibecchi, ormai li trattava da bambini piccoli e se effettivamente ognuno aveva un ruolo ben definito, il suo era quello del papà.
- Direzione? - Chiese finalmente Tsubasa con un sorriso d'eccitazione nel viso. Tutto ciò su cui l'Auror si stava concentrando era proprio la famosa parte positiva della situazione. Ormai era insito nel suo carattere... nonostante ci fossero situazioni tristi che riuscivano a togliergli il buon umore, si sforzava per concentrarsi su ciò che invece poteva restituirgli il sorriso... e il risultato era che contagiava anche gli altri trascinandoli nei suoi entusiasmi. Ovviamente c'era chi lo dimostrava e chi no, ma quello era un altro discorso.
- Dove ti piacerebbe andare questa volta? - Gli chiese con un sorriso altrettanto radioso Taro beccandosi un occhiataccia da Hikaru.
- Sud! - Disse con decisione e senza dubbio. La nota di tristezza che il signore dell'ordine gli aveva visto, sembrava solo un vago sogno...
- La terra del sole! - Aveva puntualizzato Jun senza uno dei suoi toni saccenti, bensì con uno più amichevole. Il sorriso che si formò sulle sue labbra ben disegnate, fu uno molto paterno... probabilmente il ruolo del ragazzo cosciente e maturo lo sentiva molto e a parte la sua istruzione sopra la media, aveva effettivamente la testa dello stratega, andava bene in ogni situazione trovando la chiave per qualunque cosa.
Anche lui era legato a modo suo a Tsubasa, un legame più composto ma sempre molto protettivo e grato.
Tsubasa aveva insegnato molto a loro... aveva insegnato la positività e l'ottimismo nonché la tenacia e la forza di volontà.
Si erano conosciuti già da ragazzi formati ed ognuno aveva avuto dei difetti ben radicati che l'Auror con la sua spontaneità era riuscito a modificare, senza rendersene conto.
Una persona che sulle prima poteva dare sui nervi, ma che conoscendolo bene si finiva per apprezzare molto.
- E terra del sole sia! - Concluse Genzo il quale, come ogni volta, aveva il suo consenso da dare o non si sarebbero mossi. (questo dal suo punto di vista ovviamente!)
Un ringhio in risposta, Kojiro non avrebbe replicato solo perché effettivamente era la sua terra natale e quindi gli piaceva mentre per Karl era indifferente. Hikaru? A Hikaru bastava che Taro non fosse sempre così disponibile verso Tsubasa!
E dire che sentiva tutto ciò che il suo compagno provava... tutto... quanto avrebbe resistito?
- Avanti, sbrighiamoci! - Questa volta fu Karl a parlare per farli smuovere e non lo fece con astio od impazienza, semplicemente neutralità. Fu il primo a salire e si mise davanti, nessuno ebbe da ridire, Genzo si accomodò al posto di guida, come già concordato, mentre Tsubasa fu sistemato al centro, subito dietro loro due. Ai suoi lati Jun e Taro. Taro non si sarebbe mai separato da Tsubasa mentre Jun non si sarebbe mai messo in un angolo dietro a tutti. In fondo, negli ultimi due sedili, non rimase che il posto per Hikaru e Kojiro... i due che più si somigliavano ed avevano il cattivo umore per un motivo o per l'altro. Sempre imbronciati, sempre con qualcosa che non gli andava bene, sempre a spalleggiarsi!
Sempre gli unici che non volevano mai stare troppo vicini all'Auror!
Un viaggio come gli altri?
Quando la macchina partì contenente sette persone ognuna con un proprio stato d'animo e modo di essere, nonché una propria energia, non si sarebbe mai potuto sapere come le cose sarebbero finite.
Non quella volta il cui obiettivo era salvare la vita di Tsubasa e non semplicemente scortarlo per qualche altro genere di missione.
La terra del sole certamente sarebbe stata l'unica reale spettatrice di queste nuove vicende.