NON PIANGERE

CAPITOLO II:

PRESA DI COSCIENZA

/Mimi/
Siamo seduti l’uno accanto all’altro sul taxi che ci riporta al suo quartiere e guardo distrattamente l’esterno che scorre al di là del finestrino dell’auto. Per un momento non dico nulla anche se mi rendo conto che dovrei farlo.
Purtroppo il pensiero torna a volare a Michael… con Izzi sono riuscita a distrarmi, con quella di notare tutte le sorprendenti differenze di quando l’avevo lasciato. Sorrido un po’ a questo. Non è male trovare qualcuno in grado, inconsciamente, di distogliermi dai miei pensieri depressi.
Sospiro.
Purtroppo accadono sempre cose che non piacciono, bisogna prenderne atto ed andare avanti.
Rivedere i ragazzi mi farà sicuramente bene, soprattutto concentrarmi per ricostruire qualcosa di mio qua.
Da sola, lontana dalla vita che avevo prima e da lui.
Almeno finché non mi sento guarita, finché non starò bene.
Questo è tutto ciò che voglio fare.
Dimenticare, voltare pagina, andare avanti… e se ci sarà gente che vorrà aiutarmi in questo, ben venga. Non mando via nessuno.
- Che progetti hai, allora? – Mi chiede Izzi sorprendendomi di nuovo… è sempre stato un ragazzo riservato che non si intromette nei meditazioni altrui. Non fa mai domande indiscrete.
Però a me non da fastidio, quindi mi volto e cercando di apparire il più naturale ed allegra possibile, rispondo mascherando quanto più posso:
- Intanto andrò in una pensioncina, dopo di che vedrò tutti i miei vecchi amici, e tu mi aiuterai in questo perché sicuramente sei più in contatto di me con loro, poi mi cercherò un lavoretto ed un piccolo posticino tutto mio dove appostarmi finché vorrò. – Detta così sembra facile, una sciocchezza… come andare a mangiare il gelato!
Mi rendo conto, mentre lo dico e mentre guardo il suo stupore sincero nello sguardo più adulto, che sembrano un sacco di cavolate.
Forse perché le ho dette io… perché cose simili non sono da me.
Si ricorda di me come una bambina viziata, isterica ed urlante… che non alzava mai un dito e che non era in grado di fare nulla di utile da sola.
Sicuramente sentire che voglio diventare indipendente così lontano dai miei genitori, lo stupisce non poco.
Bè, di anno in anno sono cambiata molto, ma prima o poi succede a tutti.
L’esperienza di Digimon stessa mi ha aiutato molto.
- Bene… mi sembrano degli ottimi progetti… - Abbozza qualcosa di generico e positivo per non smontarmi come avrebbe fatto Joe, lo apprezzo anche se so cosa pensa: pensa che sono una povera illusa che si arrenderà alla prima difficoltà.
- Ti chiedo solo di aiutarmi a trovare una pensioncina. Magari lì dalle tue parti, almeno ho un punto di riferimento. Poi penseremo insieme a riunire gli altri. Mi mancano tantissimo! –
Faccio tutto io, come sempre, e parlo a macchinetta con un tono da ragazza felice e spensierata. Però mi sembra così falso, questo mio sorriso.
Me ne rendo conto guardando i suoi occhi scuri riflessi nei miei. Occhi che dicono che questa Mimi sta nascondendo qualcosa.
Com’è vero… ma non riesco a parlarne.
Non ce la faccio.
- Certo che ti aiuto, che domande… parlerò anche con Tai, sicuramente lui ti organizzerà immediatamente una festa a sorpresa in grande stile come bentornata! – Ora sono io che lo guardo stupita… non per la sua disponibilità e gentilezza, è sempre stato così, molto educato.
- Bè, ma se mi dici che mi farà una festa a sorpresa, che sorpresa è? –
A questo ragionamento logico lui si ferma con un espressione più da pesce che da persona normale, lascia la bocca aperta e mi guarda rendendosi conto di aver detto la cosa più illogica del mondo!
Così arrossisce e si gratta la nuca guardando da un'altra parte, tossicchiando imbarazzato. Proprio come quando era piccolo!
Era ottuso per certe cose che per tutti erano ovvie, mentre era acuto per altre a cui noi non arrivavamo facilmente, però quando capiva di aver tralasciato la cosa più evidente arrossiva e faceva proprio questa faccia!
- Scusa! Hai ragione! – Borbotta mentre io scoppio inevitabilmente a ridere.
È una risata sincera e di gusto quella che libero e subito, mentre la faccio, sento un peso che lentamente se ne va, come se finalmente respirassi dopo molto tempo di apnea.
Oh, come sto bene ora… ci voleva questo, dunque?
Izzi?
O forse un semplice vecchio amico e la sua spontaneità?
Non so… Izzi non è certo semplice ma basta conoscerlo e la minestra cambia.
Non so esattamente cosa sia che mi fa stare così bene, ora, o comunque meglio di prima. Cosa mi ha fatto ridere… se Izzi, la situazione in sé, ciò che significa e rappresenta… o che altro… però sto bene e spero che da ora in poi sia sempre così.
Farò tutto il possibile per aggrapparmi a questo nuovo senso di sollievo e serenità che sento.
- Ho fatto proprio bene a venire qua! Mi sento già meglio! – Affermo in uno dei miei soliti impeti di onestà e limpidezza… sapevo che non sarei riuscita a trattenermi per troppo. Mi fermo subito dal ridere e faccio un espressione d’errore mordendomi il labbro, spero che non si sia accorto di ciò che intendevo e che non mi faccia domande. Lo guardo di sottecchi senza farlo troppo apertamente, anche se vorrei.
Vorrei vedere per bene il suo viso.
Vorrei proprio.
Però mi imbarazzerebbe troppo, lo sento.
Così evito e cerco solo di capire cosa pensi.
Vorrei saperlo.
Trattengo quasi il fiato mentre una piccola sensazione di tensione mi attanaglia, mi guarda proprio come immaginavo e vedendomi di nuovo seria riflette sulle mie parole, poi dice:
- Allora non era una mia impressione… - Non aggiunge altro. Lo dice per farmi capire che ha capito qualcosa e che se voglio posso approfondire, ma non mi obbliga a farlo.
Di nuovo il senso di sollievo mi libera il petto e torno a respirare, mentre con un lampo di tristezza giro il viso verso il finestrino sfuggendo di nuovo al suo sguardo acuto.
- Già… ma non mi va di parlarne… - A mia volta non dico altro. Sentendoci dall’esterno sembriamo due pazzi, lo so. Sembra un discorso senza senso, però per noi ha un senso molto compiuto, eccome.
Così non aggiungiamo altro, stiamo in silenzio e lui mi lascia i miei spazi, le mie riflessioni e le mie malinconie.
Non mi forzerà mai a parlare, lo so… fra tutti quella che forzava a farlo ero io. E Tai, ovviamente, ma lui è un caso a parte!
Benedico questo suo riguardo che ha verso gli altri e non dico altro per un bel po’, finché non mi sento il bisogno di tornare ad esprimermi e spezzare questo pesante ed imbarazzante momento senza parole.
Cambio discorso ma non sto più zitta e costringendolo con falsa allegria, lo faccio comunicare con me e finalmente, proprio come prima, scoppio di nuovo a ridere di gusto.
Che bello… non ci avrei mai sperato.
Spero solo che questo momento possa durare per sempre. Riuscire a ridere spensierata e divertita davvero, stare meglio e basta.
Solo questo.
Anche se si trattasse di stare con lui tutta la vita, pur di stare così sollevata lo farei ad occhi chiusi.
Se fosse lui la mia chiave la prenderei al volo.
Lo farei veramente, quindi spero che non si stufi di me.
È un desiderio che compongo al volo ed ancora prima che lo analizzi, arriviamo a destinazione.
A malincuore.


/Izzi/
- E’ tornata Mimi! – Lo dico semplicemente così come è, anche perché parlando con Tai se uso altri termini per esprimere un semplice concetto, sicuramente poi mi tocca rispiegargli tutto in poche parole povere!
Così lo faccio di partenza.
Lui mi guarda con uno stupore istantaneo, poi con contentezza si esprime subito:
- Che bello! È in visita o si stabilisce di nuovo qui? –
Fortuna che non si è chiesto come faccio a saperlo… sento che spiegargli il nostro incontro casuale mi creerebbe disagio. Con lui soprattutto… ha il potere di infastidire chiunque!
- Non mi è chiaro ma penso che starà qua per un bel po’… deve riprendersi da qualcosa che le è successo in America e ha pensato ai suoi amici ed al suo paese natale. – Per i miei canoni mi sono espresso abbastanza, sicuramente però dovrò dire qualcos’altro perché Tai non è mai soddisfatto di nulla.
Lo fisso mentre si ingozza di patatine facendo mille briciole. Fa sempre schifo, qualunque età abbia!
Lo guardo con un certo disgusto, poi sputacchiando mi risponde:
- Cosa le è successo? – Ovvio, cosa volevi che chiedesse?
Lui al mio posto le avrebbe fatto il terzo grado!
- Non lo so. – Mi stringo nelle spalle, poi aggiungo: - Non gliel’ho chiesto e lei non me lo ha detto. –
- Io l’avrei fatto! –
- Come se non lo so! – Non ho dubbi che l’avrebbe fatto!
Continua a mangiare mentre io continuo a cercare di non vomitare, poi mi alzo e mi appoggio alla finestre guardando fuori.
Tai non abita lontano da casa mia, è per questo che ci siamo visti così spesso in questi anni. Da qua si scorge la pensione in cui per ora sta Mimi e con finta noncuranza aguzzo la vista proprio verso quell’edificio.
Certamente sarà uscita…
Solo dopo un po’ mi accorgo di essere curiosamente fissato da vicino da questo debosciato impiccione che, sempre mangiando come un ingordo, si sta chiedendo a cosa pensi con questa espressione.
Io mi allontano di nuovo e cerco di cambiare discorso e distrarlo, ma prima che possa riuscirci lui capisce cosa stavo guardando e la cosa mi secca.
Addio pace!
- E’ quella la pensione in cui sta per ora? –
Allora non è tonto come sembra!
Sospiro, tanto ormai sono segnato…
- Si… -
- Perché non andiamo a farle un saluto, allora? –
- Credo che stia cercando lavoro e casa… i suoi sono ricchi ma non penso la finanzieranno per sempre! – Rispondo subito con una certa nota di stanchezza nella voce. Come se stessi parlando con un bambino a cui devo spiegare tutto.
Quanta pazienza ci vuole con Tai… ed è appena cominciata!
Lui si siede al balcone della sua camera e con fare spericolato ignora il vuoto sotto di sé per continuare a scrutarmi e chiedermi insistente:
- Mimi che lavora e vive da sola? Pensavo fosse una vacanza per salutarci! –
- Ma sei sordo? Ti ho pur detto… - Ma mi fermo subito, non ne vale la pena spiegargli cosa ho già detto e cosa era inteso con quella frase. Mi rendo conto che devo essere ancora più esplicito ed assicurarmi che capisca ogni cosa!
Che persona stancante!
- E’ proprio cambiata… - Esclama stupito girando la testa verso l’esterno, in direzione della pensione che si vede piccola da qui. Poi riprende: - Allora le facciamo una festa a sorpresa? – Com’è prevedibile… non gli dico nemmeno che Mimi mi ha chiesto di organizzare qualcosa con tutti. Annuisco e basta però non demorde. – Chiamerò tutti in giornata. Ma senti un po’… - Cambia tono diventando più inquisitorio. Mi preoccupo, il suo sguardo mi fa venire i brividi. È quello di quando la libertà altrui viene lesa. – Dove l’hai incontrata? –
Con titubanza rispondo, in fondo rispondo sempre a tutto, perché non dovrei farlo ora?
- In aeroporto. –
- Com’era? Anzi, com’è? – Cosa intende? Mio malgrado rispondo ciò che mi viene sul momento:
- Una ragazza seduta su una sedia! –
- No, la sua espressione! – Sembra che non si sia nemmeno reso conto della leggera presa in giro. È unico!
- Triste. Vuota. – Ed ora perché diavolo gliel’ho detto? Ora scatenerà la caccia alla risposta e si farà i fatti suoi, poveretta!
- E fisicamente? –
Arrossisco mentre cerco di rispondere a questa domanda prima che mi tartassi di altre domande sul perché esito, così messo alle strette dico:
- Bella! È cresciuta ed è diventata molto bella! – Il fatto che l’ammetta così facilmente lo stupisce ed io lo sono per primo. Sono proprio sfacciato, allora!
Cavolo!
- Che impressione ti ha fatto? – Perché deve fare tutte queste domande? Perché deve essere curioso come un gatto? Che stress…
- Di una persona che ha avuto dei problemi e che ora vuole stare meglio qua dove da piccola è stata felice! –
- Tutto qua? – Sembra un mastino…
Sospiro e cerco di ragionare, ma la sua espressione impaziente che sembra voglia arrivare da una parte ben precisa, mi mette ansia e continuo.
- Non saprei… sicuramente mascherava il suo reale stato d’animo, ma poi l’ho vista sorridere spensierata alcune volte ed ha detto che ha fatto bene a venire qui, quindi mi sono un po’ sollevato. Era sicuramente triste e cercava di nasconderlo, però è riuscita a stare meglio in quelle ore in mia compagnia! Ne sono stato felice anche se avrei voluto poterla aiutare di più… ma non sono impiccione come te, l’ho lasciata in pace! – Quando termino rifletto meglio e mi rendo conto, a scoppio ritardato e non è da me, che lui mi aveva chiesto solo di lei, non di come mi ero sentito io e dei miei desideri.
Porca miseria, mi ha fregato!
Non è così acuto da spingere qualcuno con l’inganno e la furbizia a dire quello che vuole. Queste cose sono da Matt, non da Tai!
Forse la sua vicinanza l’ha cambiato.
- Però… sei cotto, eh? – è a questa risposta sorpresa e quasi shockata che mi rendo conto che invece non l’aveva fatto a posta, non era questo che voleva ottenere. Veramente voleva solo sapere tutti i fatti di Mimi per il puro gusto di saperli?
Non aveva sospetti su di me e non ha tentato di smascherarmi?
Rimango zitto a guardarlo e lo faccio per un lungo momento.
Attimi in cui lentamente divento sempre più rosso, realizzando cosa ha detto.
Sono cotto di Mimi?
Così? Ora?
- Perché? – Mi esce solo questa domanda con un filo di voce mentre lo fisso inebetito ed imbarazzato. Il bel viso di Mimi si frappone nella mia mente, così come la sua espressione triste e la sua mano che ha avvolto il mio braccio. Tutto quello che ci siamo detti, quando ci siamo guardati… quando ci siamo separati e non avrei voluto… tutto. Proprio tutto. Poi di sfuggita sento la sua risposta interdetta:
- Che razza di domanda è, perché? È così e basta. Che ne so io perché tu sei cotto di lei!? Lo sei, lo vedi? – Mi punta col dito insinuando che sono un peperone e non mi resta che dargli ragione.
Quindi di nuovo non dico nulla, sto in silenzio e lo fisso senza vederlo veramente.
Allora è così?
Tutto quello che ho provato era questo?
Lo stupore, lo stare bene con lei, il trovarla diversa, il dispiacermi per la sua tristezza e per allontanarmi da lei. Tutto… solo perché mi è tornata di nuovo la cotta che avevo per lei da piccolo?
Allora non sono mica tanto cresciuto!
Oddio, onestamente ora non so molto come prenderla e gestirla.
Lei ha i suoi problemi, i suoi pensieri, le sue malinconie… figurati se una come lei…
Però non finisco i miei pensieri caotici perché Tai con le sue mani unte mi circonda pesantemente e felice, poi dandomi alcune pacche si complimenta per concludere convinto:
- Lascia fare a me, ci penso io! –
- Ecco, ora si che ho paura! – Lui fa finta di non aver sentito, o probabilmente non ha proprio sentito troppo preso dai suoi pieni entusiastici, e continua:
- Organizziamo questa festa tutti insieme, vedrai che bello che sarà! –
Perché se lui si mette in mezzo facendola così facile, io ho l’impressione che sarà un disastro?