SENTIMENTALMENTE ADDORMENTATO

CAPITOLO I:
L’OCCASIONE FA L’UOMO LADRO!

/ Suddently I see – K T Tunstall/
Il rumore della pallina che batte più o meno regolarmente prima sul campo di terra rossa e poi sulle notre racchette, è ormai familiare.
Mi piace, mi fa sentire a mio agio, mi rilassa e sono sicuro che anche per lui sia lo stesso.
Però oggi mi sento più meglio del solito. Capita quando finiamo soli a giocare a casa sua… abbastanza spesso, tutto sommato. È bello perché nessuno fa davvero sul serio, non sono scemo e nemmeno lui.
Mi piace giocare così con lui, mi rilassa e mi dà un senso di intimità, non lo fa con nessuno, solo con me.
E la sua espressione.
È frequente quell’aria divertita mista a sadismo quando fa tennis, ma i suoi occhi quando incrocia i miei… bè quelli non li ha in nessun altro caso!
Ne sono certo.
Solo con me mostra il suo completo vero sé stesso. E quel sé stesso autentico è fantastico.
Credo che certi suoi lati siano in letargo, come ad esempio la sua vita sentimentale.
Poco importa.
Capisco che in quel senso è ancora immaturo e non ci pensa affatto, ma io non ho fretta, so aspettare. Appena arriverà al varco io sarò lì e non mi scapperà!
Intanto, ovviamente, stimolerò il suo lato dormiente.
Non mi perdo mai d’animo, io!
Tanto più che sono il solo vero amico che ha.
Con un colpo furbo lo costringo a tirarmi una palla alta, così andando a nozze, proprio come volevo, salto in alto con la mia solita agilità ed il mio sorrisetto divertito, poi faccio un potente dunk smash che lui ovviamente non prova nemmeno a prendere.
Ghigno soddisfatto mentre lui mi scocca un occhiata contrariata volta ad incenerirmi.
Stiamo per dire qualcosa ma la risata contagiosa di suo padre ci interrompe:
- Proprio un bel colpo, ragazzo! Mi piacerebbe giocare contro di te, ti va? –
Il signor Echizen batte le mani facendosi avanti dalla sua postazione all’ombra, non l’avevo notato ma a quanto pare ha visto tutto e dalla sua espressione sadica sembra più che altro che voglia continuare a studiarmi meglio. Non è un fattore di tennis, quello è solo il suo mezzo per conoscere approfonditamente chi ha davanti. Sembra più come se avesse già capito le mie intenzioni e volesse vedere se sono degno del suo adorato figlio.
Si che lo adora, è solo che lo dimostra in modo anormale!
Comunque non è scemo e vuole testarmi. Peccato che io non ho certo intenzione di farmi umiliare davanti a Ryoma. So bene chi è Nanjiro Echizen!
Ricambio il suo sguardo penetrante con un altro simile, altrettanto ironico e divertito, rimaniamo a guardarci alla pari per un attimo, quindi è Ryoma che si intromette con un tono supponente verso suo padre:
- Non rompere sempre con le tue partite del cavolo! – Sbaglio o questa era una punta di gelosia?
Il mio sorriso muta diventando compiaciuto e lo ringrazio mentalmente, mi ha tolto dall’impaccio. Sento poi il signor Echizen lamentarsi come un bambino:
- Ma questo è l’orario in cui di solito giochi con me! Io poi mi annoio, lo sai! –
- Affari tuoi! – Risponde prontamente l’altro.
Credo che Nanjiro gli abbia insegnato il tennis solo per divertirsi, come passatempo per sé stesso.
Ricordo bene la prima volta che l’ho incontrato. È stata quella in cui ho portato Ryoma a casa addormentato, dopo il primo giorno del torneo.
Era crollato al ristorante in cui eravamo, così siccome ero l’unico che era già stato a casa sua me lo sono caricato in schiena e l’ho portato. Ero anche a piedi, quel giorno. Era già capitato che andassi da lui ma non avevo mai parlato con suo padre, era sempre stato nascosto da qualche parte a fare non si sa bene cosa.
Suonai il campanello e venne ad aprirmi lui brontolando. Era sera tardi ormai però non sembrava troppo preoccupato per il figlio che arrivava solo in quel momento. Mi presentai e gli spiegai il motivo per cui Ryoma dormiva come un ghiro sulla mia schiena, gli dissi anche del suo occhio e lui rise facendo una battuta accattivante. Capii da chi aveva preso il figlio.
Rimasi un attimo inebetito a fissarlo, prima di rispondergli a tono ridacchiando a mia volta. Era un bell’uomo col suo fascino irriverente e in un attimo mi vidi Ryoma da grande rimanendone affascinato.
Mi dissi che non me lo sarei mai perso!
Non lo prese, mi condusse in camera sua e mi disse di lasciarlo nel letto. Pensavo fosse ucito e di essere solo col ragazzo, quindi adagiandolo nel letto mi soffermai un attimo nella penombra a guardarlo pensieroso. Gli scostai i capelli dal viso, gli tolsi le scarpe e la felpa, poi lo coprii. Continuai ad osservarlo immaginandolo qualche anno più grande, lo feci dopo aver visto suo padre e se fino a qualche giorno prima mi aveva solo incuriosito, lì compresi che mi piaceva davvero. E che quello era solo l’inizio.
Nonostante per la maggior parte deve ancora svilupparsi ed insieme sembriamo l’articolo ‘il’, abbiamo solo un anno di differenza e comunque nel tennis non è mai stato un problema, anzi.
Non posso farci nulla. Mi piace. Specie quando provoca a destra e a manca, o quando ha quell’aria sadica. È il mio tipo, voglio lui.
Quella volta quando uscii dalla camera mi trovai suo padre lì che mi guardava. Io sorrisi con faccia tosta e lui non disse nulla, solo un grazie per essermi preso cura del suo figlio rompiscatole. Lo fece con quell’aria perennemente indecifrabile, col suo sirrisetto malizioso impossibile da valutare.
Così feci un leggero inchino e me ne andai.
Ora ogni volta che vengo mi scruta e mi studia nei particolari, non mi stupisce che voglia giocare contro di me, adesso.
Però ammetto che è in gamba, a modo suo. Nonostante abbia capito qualcosa, a contrario di suo figlio che in quel senso dorme eccome, rimane perfettamente tranquillo e fa come niente fosse.
Non è normale.
In fondo sono un ragazzo che ha mire su suo figlio.
Mi incuriosisce proprio.
Voglio vedere come andrà avanti la storia.
- Ti fermi a cena? – La voce allegra e codiale della cugina di Ryoma ci interrompe, così torno alla realtà e con un gran sorriso contento accetto. Guardo il cielo, cavolo si è fatto tardi, è già ora di cena... effettivamente il tramonto e sulla sua fase conclusiva, crea una bella atmosfera... se non ci fosse di mezzo quel figo di suo padre!
- Bene, Ryoma, fagli fare una doccia, l’hai fatto sfiancare mica poco! Mettilo un po’ a suo agio e fa gli onori di casa come si deve! – Dice proprio lui. Detto da lui suona comico visto che non mi sembra tipo da preoccuparsi troppo per gli ospiti. Dopo di che mi lancia un occhiata complice velocissima e strizzandomi l’occhio dà una pacca sulla schiena di Ryoma che lo fissa male senza capire.
Questa poi!
Sembra che mi metta alla prova.
Sarà una serata decisamente interessante!”

/Lucky - Radiohead/
Che gli succede a quel debosciato di mio padre?
Non è da lui insistere per certe cose… a parte che non è mai così ospitale, nemmeno con le ragazze!
Guardandolo male cercando di capire cosa gli passi per la testaccia dura che c’ha, lascio perdere conducendo Momo senpai in casa. Gli mostro il bagno ed evito di commentare le uscite strane di mio padre, ormai ho smesso di cercare di capirlo.
- Ti lascio uno yukata di papà in camera mia, visto che i miei vestiti non ti andranno di sicuro. – Dico poi riportandomi all’ordine.
Non si è mai fermato a mangiare qua, sono anche contento… non ho mai avuto amici che cenassero da me… anzi, non ho proprio mai avuto amici.
- Grazie, non ci metterò molto. – Evita frasi stupide come: ‘spero di non disturbare’ e simili, non sarebbero da lui, sa che sono solo ipocrite. Se lo pensava non si sarebbe fermato ma comunque non è tipo da credersi un problema per qualcuno. È troppo egocentrico e mi piace per questo!
Ci sto bene, con lui, è sincero e alla mano e poi non cerca di fermarmi quando decido di fare qualcosa. Anzi. Mi incita ad andare fino in fondo.
Già, è proprio il compagno ideale!
Prendendo uno yukata comodo dall’armadio di mio padre lo appoggio in camera mia, sul letto, poi comincio a cambiarmi anche io. Mi laverò prima di andare a dormire.
Oggi è domenica ed in teoria non avrei avuto nessun allenamento, ma non è raro che Momo venga e che finiamo per giocare un po’ fra di noi.
È una persona con cui sto bene e mi stupisce il rapporto che sono riuscito ad instaurare con lui. Sembra che sia nato per lo più per sua volontà anche se ammetto che tutti gli altri della mia età che vogliono diventare miei amici, in realtà rimangono solo conoscenze.
Bè, loro non sono paragonabili a Momo.
Appena finisco di cambiarmi faccio per uscire ma vengo fermato dall’ombra sulla mia porta e dal calore che mi investe.
- Hai già finito? – Dico quindi alzando gli occhi su Momo che mi sorride con l’asciugamano legato alla vita, è tutto gocciolante.
- Ti avevo detto che sarei stato veloce! – Risponde quindi sorpassandomi ed entrando nella stanza. Mi giro a guardarlo, vedo che si dirige sicuro al letto e che prende lo yukata aprendolo con quella sua sicurezza che lo contraddistingue in ogni momento.
In realtà potrei anche andarmene però rimango inebetito a guardarlo come se mi avessero spento l’interruttore o tolto le batterie. Non capisco bene ma mi incanto a guardare il suo fisico che si dimostra decisamente atletico per essere di uno del secondo anno. Del resto quei dunk smash che fa non vengono dal nulla.
Deve avere una forza incredibile in quelle braccia… non mi farei mai prendere a pugni da lui!
Proprio mentre continuo a fissare le sue spalle e la sua schiena larga dove le goccioline gli corrono lungo la pelle chiara, si toglie disinvolto l’asciugamano passandoselo addosso per asciugarsi velocemente, quindi rimanendo un attimo completamente nudo, come nulla fosse, si concentra sul primo pezzo dell’indumento da indossare.
Ed ora perché non respiro? Quasi che mi viene un colpo!
Va bene che è la prima volta che lo vedo completamente nudo poiché a fine allenamento, negli spogliatoi, ci sono le docce singole e la privacy c’è comunque, però questo mi sembra esagerato, in fondo è un ragazzo come me. Più sviluppato, ma comunque come me!
Un momento, forse dovevo pensare anche all’intimo, magari gli dà fastidio stare senza nulla sotto… mentre penso a questo lui alza gli occhi su di me e mi parla, peccato che non lo senta veramente e che quindi mi ripeta la frase. Ehm, se gli dico ancora ‘cosa?’ mi prende per un idiota e mi chiede cosa ho, quindi è meglio che mi stringa nelle spalle e che faccia un espressione vaga.
Dai, Ryoma, controlla la tua mimica facciale!
- Eh… - Non è un gran risultato. Lo capisco dal fatto che lui rimanendo ancora nudo, con una parte dello yukata in mano, si dirige da me e sovrastandomi come al solito mi ripete con uno sguardo molto penetrante ed una luce di divertimento negli occhi. Anzi. Di malizia.
Cosa sta pensando questo qui?
- Non preoccuparti dell’intimo, con lo yukata non dà fastidio stare senza. Piuttosto, aiutami ad infilarmi sta roba… non lo metto mai! – Scandendo bene le parole come avesse a che fare con un imbecille.
Arrossisco violentemente, quindi afferrando il pezzo che mi porge lo alzo e lo guardo cercando di non fissare assolutamente il suo inguine che mi mostra con tanta disinvoltura.
- Ma che ne so di come si metta sta roba… mica l’ho mai indossato! – Così dopo averlo girato e rigirato fra le mani con un certo nervoso, l’alzo davanti al mio viso in modo da nascondermi per un attimo, quindi giro la testa di lato e sempre con la sensazione di essere più un pomodoro che altro, concludo: - Basta che ti sbrighi! – E se mi chiede perché gli dico…
- Perché? – Ecco, appunto…
- Perché si! – Stop!
Così non oso guardare che espressione ha, né sto attento se ridacchia o cosa. Sarà normale un po’ di pudore, no?
Uffa!
Quando me lo toglie dalle mani non smuovo la testa, lo sento trafficare quindi quando mi richiama ed io con coraggio rialzo gli occhi, finalmente lo trovo vestito.
Non pensavo fosse così faticoso ritrovarmelo del tutto nudo davanti. Che problema dovrebbe esserci? Sono proprio un idiota.
- Penso che il sotto vada così, dammi una mano col sopra… - è di schiena e sembra tornato tutto alla normalità, così prendo il laccio e glielo porto alla vita dopo aver tirato bene tutte le parti in modo che lo coprano come si deve. Già, è meglio che non dia di nuovo sfoggio di sé.
Meglio… insomma… può fare quello che vuole, no?
Bè, lasciamo stare. Faccio e disfo tutto da solo, non sono normale… sono proprio figlio di mio padre!
Alla fine mi trovo quasi ad abbracciarlo per sistemargli l’ultima parte intorno alla vita, lui tiene le braccia alzate e mi lascia fare, come se non fosse capace da solo… mi sa tanto di scusa.
Evito comunque di dire qualunque cosa e mi sciolgo subito da lui con un certo rammarico che non nego.
Ora è vestito, posso stare tranquillo.
Anche se non mi è chiara la natura di quest’agitazione improvvisa.
- Bene, possiamo andare. – Dice quindi dandosi un occhiata allo specchio. – Non mi sta mica male… non è uno yukata tradizionale da sera, infatti è più comodo, però ammetto che dovrei fare il modello. No? Tu che dici Ryoma? – Mi chiede girandosi di fianco, poi di schiena e poi tornando di fronte senza smetterla di fissarsi. Non lo sapevo così vanitoso!
Lo guardo anche io per dargli una risposta e ammetto che gli sta bene. Il nero, fra l’altro, gli dona.
- Mmm. – Mugugno infine, preferendolo ad un qualcosa di più chiaro.
In fondo non so proprio che dovrei dire.
Alla fine mi lancia uno sguardo malizioso che non so di nuovo interpretare, così noto che anche i suoi capelli sono ancora bagnati e gli stanno giù sulla fronte e non più sparati come di solito. Gli stanno pure bene.
Ma un momento, la finisco di pensare certe cose strane?
Adesso basta, Ryoma!
- Andiamo! – Dico solamente senza dargli soddisfazione alcuna, o almeno cerco.
Lo precedo dandogli le spalle e stringendo le labbra in segno di contrarietà verso me stesso.
Forse non ero mai stato così tanto con lui, non a casa mia, insomma. In quello che un po’ è il mio mondo. Non l’avevo visto così… intimo… dall’esterno è una cosa ma dall’interno magari fa tutto un altro effetto.
Devono essere così tutte le amicizie, quelle vere intendo… non ne so molto ma credo che sia così.
Mah… meglio non dannarsi troppo dietro a certe scemenze. Mi ha solo fatto impressione vederlo tutto nudo, nulla di che.
Bè, impressione non è il termine adatto, però se non si tratta di tennis non sono mai stato abituato ad interessarmi troppo di qualcosa. Questa è la prima che mi coinvolge che non centra con quello sport. Sarà questo.
È solo questione di abitudine.
Si, sicuramente è così!”

/Stranger in a strange land – Leon Russell/
- Hey, ma sei un campione a Mah Jong, ragazzo! - Esclama dopo l'ennesima mia vittoria il signor Echizen col suo consueto ghigno sulle labbra. È divertito dalla cosa ed in generale penso che gli sia piaciuta la serata. Effettivamente lo vedo molto attivo ma forse è una sua caratteristica.
- Grazie, ma io vi avevo avvertiti! - Rispondo prontamente con aria sorniona. È gratificante sentirsi fare dei complimenti, in ogni caso!
- Certo, ma nessuno ti aveva preso sul serio... - Dice quindi Ryoma alzandosi dal tavolino di gioco e stiracchiandosi con aria assonnata.
- E perchè mai... - Chiedo stupito. Lui risponde subito dandoci la schiena:
- Perché ne spari troppe! - Sgrano gli occhi stupito, quindi girandomi verso di lui chiedo:
- Ma dici sul serio? - Non pensavo di essere uno di quelli che ne spara una al secondo...
- Certo che si! - La risata di Nanjiro Echizen riempie il salotto in cui siamo, si diverte anche troppo in nostra presenza!
Sto per rispondere ma non trovando qualcosa di plausubile, l'occhio mi cade sull'orologio appeso al muro... ma non posso crederci, è già così tardi?
- Porca miseria, si è fatto tarissimo... cavolo, col Mah Jong finisce sempre così! Sarà meglio che vada! - Dico alzandomi in fretta e furia. Domani c'è scuola, gli allenamenti... dannazione, mi sono lasciato trascinare troppo da quest'atmosfera sclerata... che ero proprio io ad incitare per la maggior parte.
- Ma come, non è troppo tardi per andarsene in giro da soli? - La voce di Nanjiro, insiste affinchè lo chiami per nome anche se non è molto facile, interrompe la mia fuga verso l'uscita, non che me ne voglia andare però è veramente tardi. Mi giro mentre traffico con le scarpe che ho lasciato all'ingresso e rispondo come mio solitocon un tono alla mano ed allegro:
- Si figuri, sono abituato e poi so difendermi. Sono in bici, andrò dritto a casa... -
- Bè, a giudicare dal tuo dunk smash direi che è vero, però sei pur sempre un ragazzo... che padre incosciente sarei a farti andare via così... dopo una serata così piacevole, poi! - Qua tutti si fermano a guardarlo storditi, dal padre alla nipote a me e perfino il gatto. Non è da lui, non era solo una mia impressione, allora!
- No, dai, non voglio scomodarla, non serve che mi accompagni! - Dico quindi cercando di convincerlo. Solo con lui non ci starò mai! Chissà che mi fa, poi, per assicurarsi circa le mire che ho su suo figlio!
- Oh, non ci penso nemmeno! Ti fermerai qui a dormire! - Ora capisco cosa provano quelli che rimangono senza parole e di ghiaccio. Cosa cosa? Anche Ryoma e la ragazza sgranano gli occhi senza credere a quel che hanno sentito. Decisamente non è normale, allora non era solo una mia impressione. Che shock!
- Ehm... ecco io... non saprei... non voglio disturbare oltre... - Dico vago senza essere poi tanto convincente. Non mi sembra proprio tipo da essere così ospitale e preoccuparsi per qualcuno. Quella sera in cui Ryoma aveva fatto tardi non ha detto nulla, non era nemmeno in pensiero. Bè, mi sembra chiaro a questo punto... mi sta sfidando a mettere le mie zampe sul suo adorato figlioletto. Non capisco perchè... oddio, potrebbe anche essere una specie di benestare, come per dire che è d'accordo e che posso. Sarebbe anormale pure questo, però non so dare altre spiegazioni. Questo non è proprio a posto, comunque!
- Non disturbi, mi fa piacere che mio figlio abbia finalmente un amico! Pensavo che non fosse normale... - Alzo un sopracciglio... come si può interpretare un uscita simile, fatta da lui? Questo tizio continua a lasciarmi senza parole!
- Bè, in questo caso... - Dico guardandolo dritto negli occhi senza la minima esitazione, dopo essermi ripreso a dovere. - ... accetto volentieri! - Ed il sorrisetto malizioso e sicuro che alberga improvviso sulle nostre facce, è identico!
Voleva questo fin dall'inizio!
- Mah, per me... - Dice Ryoma alzando le spalle e riprendendosi a sua volta. - Ti preparo la camera degli ospiti... -
- Si vede che non hai mai avuto amici, Ryoma! Fallo dormire con te, no? - Suo padre non si smentisce ancora dandomi una risposta. Vuole che gli salti addosso, non ci sono altre spiegazioni. Bene, lo accontenterò!
Guardo il piccoletto con l'aria che mi si è stampata in faccia, quella poco raccomandabile insomma. Che tu sia pronto o no, mio caro, stasera faremo dei progressi! “

/Inhaler - Hooverphonic/
Il buio della stanza ci ingloba ben presto anche se in un attimo le luci di fuori ci aiutano ad abituare i nostri occhi e a vedere nella penombra.
Siamo entrambi su due futon messi a terra uniti, mio padre ha insistito per questa sistemazione per mettere più a suo agio il senpai, ma mi sembra una cosa sciocca... se gli avessimo dato la stanza degli ospiti forse sarebbe stato più comodo. Mah!
Èproprio strano, quello. Non lo capisco più... non è da lui insistere così per nessuno, specie se è un ospite. Di solito li fa scappare a gambe levate. Ok che Momo è diverso dagli altri, però per me è strana tutta quella sua preoccupazione. A volte si guardano come se fossero complici, sembra che si conoscano da secoli.
Ho l'insana sensazione di star perdendomi qualcosa, ma cosa posso chiedere a Momo?
Siamo girati l'uno verso l'altro ed entrambi non dormiamo ancora, lui ha la testa appoggiata sulla mano dal gomito piegato mentre io ce l'ho comodamente adagiata sul cuscino, ci guardiamo senza ancora parlare. Io ho un aria seria e naturale mentre lui, bè, anche, visto che la sua aria seria e naturale è ironica e maliziosa. Cosa pensa?
In questi momenti vorrei saperlo.
- Ehi Ryoma... - Sussurra poi.
- Mmm? - Chiedo osservando i suoi capelli che ormai si sono asciugati spettinati sulla fronte. È diverso dal suo solito look, sta bene anche così anzi... forse sta meglio.
- Non riesci a dormire? - Se vede che non dormo è ovvio che è perchè non ci riesco... che domande che fa...
- No, è un hobby lo stare sveglio a notte fonda! - questa è una delle mie solite rispostacce a cui lui è abituato e la risata che gli esce divertita la trovo diversa... come... non saprei. Sexy?
È questa la definizione?
- Perché non riesci a dormire? - Chiede poi senza mutare il suo tono e la sua espressione. Mi piace che mi parli così anche se siamo da soli, mi sembra più intimo del solito.
- E tu? - Attacco subito cercando una risposta plausibile.
- Mi sembra stranissimo dormire con te, è la prima volta. - La sua sincerità che semplifica ogni cosa mi tranquillizza così mi appoggio anche io sul gomito come è messo lui, metto la testa sul palmo della mia mano e con il viso alla sua stessa altezza, rispondo con un mezzo sorriso rilassato:
- Già, è così anche per me. -
- E' la prima volta che dormi con qualcun altro? - Sembrerebbe una domanda equivoca ma rispondo a quel che sembra intendere:
- Si e per te? -
- No, mi è capitato di fermarmi da qualche altro amico, compagni di scuola o di squadra. - Dialoghiamo un po' e lo facciamo come sempre senza imbarazzo né problemi, mi piace, si parla molto bene, nonostante normalmente io abbia problemi a conversare del più e del meno, infatti non sono famoso per essere loquace al di là delle sfide a tennis o delle provocazioni, con lui invece mi riesce benissimo.
Però mi sarebbe piaciuto essere il primo anche per lui. A questo pensiero sconnesso e senza senso arrossisco.
È questo avere un amico?
Ci si sente sempre così?
Non è male ma strano... forse devo solo abituarmi.
È sempre stato lui a fare il primo passo nei miei confronti, io l'ho unicamente assecondato ed alla fine si è creato un legame. Questo legame.
Come lo si può definire?
Amicizia...
- Che c'è? - Come fa a vedere il mio imbarazzo, ora? Non è mica il senpai Kikumaru che ha una vista da gatto!
- Nulla! - è qua che allunga il dito e con esso sfiora il mio viso, le mie guance e poi si sofferma sul mento che mi prende fra indice e pollice. Questo gesto inaspettato mi infonde tanti piccoli brividi.
- Ah si? Allora perché sei rosso? - A questo ovviamente vado ancora più a fuoco. Che sta insinuando?
Non sono abituato ad arrossire!
Che fastidio...
- Affari miei! - Sbotto secco per non farlo indagare. Non so nemmeno io perché sono imbarazzato!
Anche prima, quando l'ho visto nudo, mi sono sentito così ma ora...
Al ricordo del suo corpo completamente senza veli divento una maschera incandescente, me ne rendo conto quindi mi ritraggo istintivo e selvatico, poi mi giro dandogli la schiena e borbotto: - Buonanotte! - Senza aggiungere altro.
Spero che sia soddisfatto, chissà cosa gli passa per la testa in certi momenti. Anche se mi dispiace di aver interrotto quel contatto leggero.
Smettila di pensarci, sei solo uno sciocco. Non è nulla. Non è mai stato nulla. Non ho mai calcolato niente che non fosse il tennis, in fondo, devo cominciare ora a guardare altro?
E poi altro... cos'è questo altro?
È esattamente in mezzo a questo vortice confuso di domande che sento solo la sua mano sulla mia spalla che mi tira in modo da girarmi sulla schiena, la nuca sul cuscino e... - Buonanotte a te... - mi ritrovo le sue labbra sulle mie.
Caldo.
Morbido.
Non respiro più!
Mi accarezza con le sue e poi ad esse sostituisce la lingua che mi inumidisce dove tocca, infine si infila lentamente dentro a cercarmi. Io rimango immobile ed inebetito come un imbecille, non so cosa fare, come e se effettivamente io debba fare qualcosa. Questo è un bacio in piena regola... mi sembra di fondere ogni particella di me stesso, rimango impietrito a sentire, oltre alla sua bocca sulla mia che gioca languido con la lingua, anche una delle sue mani a lato del mio viso.
Che succede?
Che combina?
Che devo fare?
Questo, lo giuro, non me lo aspettavo proprio.
Dopo qualche secondo così si stacca e carezzandomi sia con la mano che con lo sguardo, uno sguardo caldo che mi fa di nuovo rabbrividire, mormora:
- A domani. - Poi torna a girarsi e stendersi comodamente per dormire. Almeno credo.
Non lo so.
Penso.
E mi lascia così, come nulla fosse, come se non facessimo altro che baciarci dalla mattina alla sera, senza dirmi altro, senza spiegarsi o che... ed io... ora?”