CAPITOLO II:
DICHIARAZIONE

/The Passenger – Iggy Pop/
Con la mattina non si schiarisce un bel niente, sono al punto di partenza di stanotte, anzi, ancora più confuso.
Che significa baciarmi e mollarmi così come un fesso senza nessuna parola chiarificatrice?
Non sono mica una bambola che fa di me quel che vuole senza la fatica di spiegarsi!
Però a momenti arriverà l’ora di alzarsi per andare a scuola ed io mi sento già male.
Che gli dico quando apriremo gli occhi?
Anzi, come lo guarderò?
Ma che cavolo sto dicendo… non sono mica io che ho agito in modo strano ed incomprensibile, è lui semmai che deve preoccuparsi di cosa fare ora!
Io starò normale come al solito!
Così decidendo lascio suonare un po’ la sveglia in modo da farla sentire anche a Momo e risparmiare a me questo compito ingrato, poi con risolutezza apro gli occhi che gridano vendetta come anche la mia testa che già mi duole. Ho fatto la notte in bianco, devo averli rossi con le occhiaie. Pazienza. Mi passo le mani sul viso e poi mi alzo a sedere decidendomi a posare lo sguardo sulla sagoma largamente stesa accanto a me. Ha le braccia in alto aperte e le gambe anch’esse in una posizione buffa. Che modo di dormire. Si è anche scoperto tutto. So ogni singolo movimento che ha fatto stanotte, del resto se non ho dormito è ovvio!
Non si muove ancora. E dire che di solito sono io quello che ha il sonno pesante… ma non so affatto che tipo di sonno abbia lui, non ci ho mai dormito insieme. È stata la prima volta.
Come lo è stato anche il bacio.
Arrossisco improvvisamente a questo pensiero…
Eh no, eh? Già di primo mattino mi rifiuto!
Mi sbatto le mani sulle guance per riprendermi e cacciare il rossore per non so bene cosa, questo probabilmente sveglia finalmente il senpai che si gira pigramente verso di me con mezzo occhio aperto. Ha dormito ed anche bene, lui!
Come lo invidio!
- Che fai? – Chiede con voce roca quasi inudibile. A questo divampo ulteriormente come un imbecille!
Al diavolo!
Mi alzo in fretta e furia senza dirgli nulla, così mi infilo in bagno piantandolo in asso.
Se non trovo al più presto qualche risposta anche da parte mia, qua le cose finiscono male!
Non mi è mai capitato di sentirmi così, ho sempre badato unicamente al tennis e alle cose da ragazzi, non mi interessava altro… solo battere quello scapestrato di mio padre. Tutto lì.
Che stress… ma perché a me?
Perché ora?
Credo che sia normale, insomma… è un lato che si sveglia a tutti prima o poi e se non sbaglio sono nell’età giusta, ma preferivo rimanere nel mio mondo, al sicuro!
Bè, pazienza, non è il caso di esagerare, è una sciocchezza in fondo.
Si sta svegliando la mia sessualità, quindi reagisco in presenza di chiunque sia un minimo interessante.
Il senpai Momo è un bel ragazzo, ha un bel corpo… è normale che sia successo con lui per primo, mi si è piantato davanti nudo e poi stanotte mi ha anche baciato.
Oddio, è vero, mi ha baciato!
Dovrà rendermi conto anche di questo!
Credo sia tutto l’insieme ma non è il caso di agitarsi troppo, non sarebbe da me.
Prendo sempre tutto con filosofia, con sicurezza… sono sempre pronto a tutto ed anche quando vengo preso di sorpresa me ne faccio subito una ragione e mi adatto.
Sarà così anche ora, di qualunque cosa si tratti. Si.
Dopo essermi lavato con l’acqua fredda e sistemato un po’ i capelli per quanto decidano di starmi, esco dal mio rifugio tornando in camera e… bè, le mie buone intenzioni crollano come castelli di sabbia dal momento che me lo ritrovo di nuovo nudo che sta per reindossare i vestiti di ieri che avevamo messo fuori dalla finestra a far prendere aria.
Cavolo!
La pietra, confronto a me, è gomma!
- Hai finito col bagno? – Mi dice vedendomi rientrare. Mi sorride come niente fosse, non sembra affatto turbato. Lo osservo un attimo di sfuggita prima di rispondergli: ha i capelli tutti giù e scompigliati, le pieghe del lenzuolo ancora sulla faccia e un aria insonnolita che gli dona molto. Evito di guardare il resto del suo corpo nei particolari. A quanto pare la mia crescita non vuole saperne di darmi tregua!
- Si va pure… - E torna vestito, dannazione!
Dico facendo spallucce e girandomi dall’altra parte. Lo sento trafficare coi suoi vestiti, spero che se li sia indossato per uscire da questa stanza che se incontra mio padre che lo vede nudo non so che razza di idee si fa e poi non mi lascia più in pace!
Lo sento passarmi a fianco disinvolto per poi richiudersi la porta dietro di sé. Solo ora torno a respirare.
Non è normale.
Tutto questo non è normale.
Devo cercare di capire due o tre cose di questa fase che tutti passano, in cui io ci sono in pieno!
Si, ma come?
Non ne parlerò mai con nessuno. Cioè ne parlerei con lui ma visto che è stato un po’ l’iniziatore involontario, forse, non è il caso.
Mah… che ne so… qualche cosa farò… improvviserò. Mi viene bene!
Intanto cerchiamo di arrivare vivo a fine giornata, cosa che di solito mi riesce!”

/Talk – Coldplay/
Mi è venuto naturale, non ci ho pensato mica molto… mi è venuto di farlo e l’ho fatto prima ancora che lo pensassi e capissi che lo stavo facendo, ma sono contento perché è stato come avrei voluto: semplice, accennato, naturale. Volevo che capisse che non c’è nulla di male in un bacio fra noi due… e che mi piace, questo si. Ma non mi pare molto sveglio in questo senso, penso che dovrò spiegarglielo chiaramente.
Speravo che reagisse in qualche modo ma è rimasto di pietra e non credo abbia dormito per tutta la notte. A giudicare dai suoi occhi non l’ha fatto.
Mi dispiace, forse l’ho portato bruscamente laddove fino ad ora era stato alla larga con molta cura, ma prima o poi ci si deve scontrare con quella sua parte, è giusto.
Ad ogni modo è stato silenzioso e sulle sue per tutto il resto della giornata. Cioè più del solito, voglio dire… di solito con me parla, lo coinvolgo molto bene in tutto ciò che voglio, invece ora mi ha trattato come se fossi uno dei tanti X della squadra. Non lo faceva da quando è arrivato al club, all’inizio dell’anno. Sono preoccupato insomma!
Per il resto non va nemmeno in giro a provocare o a dire frasi acide, ironiche od insopportabili a destra o a manca. È proprio come se non ci fosse. Anche il suo tennis è assente, troppo debole, essenziale, senza nessuna carica combattiva o brillante.
Sono sconvolto.
Forse dovevo pensare meglio a come fargli capire certe cose.
Ora come minimo devo parlargli.
Ho aspettato la fine degli allenamenti pomeridiani in modo da dargli tempo di pensare e sfogarsi in qualche modo, se ne avesse avuto bisogno, ma vedo che è sempre peggio ed è meglio che gli dia una mano.
Però… prima di tutto voglio sapere una cosa.
C’è una domanda che ultimamente mi trovo sempre più a pormi.
Dopo che lui e Tezuka hanno giocato da soli una partita di confronto. È da allora che Ryoma è cambiato, ha cominciato a giocare per un sogno mentre prima era quasi per un dovere, una specie di ossessione, quasi un risentimento… non saprei spiegarmi. Come se prima inseguisse qualcosa di sbagliato. Come se giocasse per qualcosa di errato. Ora mi sembra che insegua un sogno, quello giusto. Ora gioca per qualcosa di corretto.
E' così dopo che ha giocato contro Tezuka.
Quindi voglio sapere una cosa da lui ed è questo il momento, prima che mi dichiari apertamente a lui.
Volevo aspettare che crescesse, che fosse pronto, che si svegliasse sentimentalmente parlando, ma vedo che non può più aspettare o finirà che non mi parla più.
Certo, dopo di questo potrebbe non parlarmi più comunque, ma almeno avrebbe ragione.
Penso di sapere la risposta alla domanda che voglio fargli, anzi, ne sono sicuro, però voglio parlarne con lui cosicché se ne renda conto anche lui stesso, ne ha bisogno.
Ha consapevolezza di sé solo per ciò che riguarda il tennis, quel ragazzo, per il resto no.
Provoca ed è sbruffone tanto che fa saltare i cinque minuti a chiunque, però c’è altro da fare e da prendere in considerazione. C’è altro in lui.
E se ne deve rendere conto.
Così detto fatto alla fine degli allenamenti, quando siamo entrambi vestiti e come al solito lo aspetto con la bici per il passaggio fino a casa, però lo vedo che mi saluto sbrigativo e tira dritto ignorando la mia attesa.
Alzo le sopracciglia incredulo, ma rimango inebetito un secondo poiché reagisco subito.
No, non funziona così mio caro!
- Ryoma! – Lo chiamo seguendolo mentre mi trascino la bici a mano. Lui rallenta appena il passo ma non si ferma, quindi mugugna un ‘mm?’ e non mi guarda nemmeno. Così non mi lasci altra scelta.
Con uno scatto deciso quanto la mia espressione risoluta, lo supero e gli blocco la via col mio mezzo. Siamo in strada ma non dobbiamo mica urlare, solo parlare. Va bene anche qua. Tanto più che ormai sono andati via praticamente tutti.
Nessuno ci sentirà.
La considerazione sul posto è giusto un attimo.
- Dobbiamo parlare, non credi? – Finalmente mi guarda ed è diretto come sempre, sembra non avere problema alcuno, nessuna paura. Bene, mi piace così.
- Ah si? – Dice quindi con noncuranza. Questo non mi rende le cose facili, aveva deciso per la via dell’indifferenza ma certe cose non possono essere ignorate, caro mio.
Non mi perdo d’animo, quindi mantenendo la mia espressione seria ma con un pizzico di enigma appena accentuato, ricambio il suo sguardo che sembra deciso e continuo.
- Si. Pensavo di aspettare che tu fossi pronto ma poi ho agito senza ragionarci più. – Evito di dirgli che il merito è anche di suo padre, penso che lo ucciderebbe… ed anche me. Cioè, mi fraintenderebbe. Quell’uomo mi ha solo acceso nei tuoi confronti, nulla di più, credimi. Mi ha fatto accelerare i tempi anche se ora, tornando indietro, forse tornerei al mio piano iniziale. Aspettare il tuo sviluppo!
Però… cavolo, abbiamo solo un anno di differenza, potrebbe anche essere come tutti quelli della sua età, come ero io l’anno scorso, e svegliarsi anche in quel senso, no?
- Mi hai baciato senza pensarci? Cioè baci gli amici normalmente per dargli la buonanotte? – Ehm, questo no… non voglio che tu sia così aggressivo. Certo, ti stai solo difendendo però così non va…
Distendo il mio viso in un sorriso di circostanza che vuole calmarlo ma non so quanto ci riesca. Non è proprio arrabbiato con me, solo seccato, credo.
- Non volevo dire questo. Sei il primo ragazzo che ho baciato. E normalmente gli amici non li saluto così. –
- Mi rincuora questo… vuol dire che sono privilegiato! – Ora dimostra un marcato sarcasmo tipico suo. Questo me lo aspettavo quindi non mi prende contro piede.
Riprendo l’aria di poco prima, quindi gli propongo di camminare e con calma ci avviamo. Io spingo sempre la mia bici ma non abbiano decisamente fretta. Credo che ci tenga anche lui a questo discorso.
- Prima però vorrei sapere da te una cosa. – Chiedo senza smettere di guardarlo, lui però mi dona solo il suo profilo poiché ha lo sguardo immerso davanti a sé, dritto ed alzato. Magari dentro sta passando l’apocalisse, ma dall’esterno riesce a mantenere sempre un certo tono. Mi piace anche per questo. Qua continuo senza aspettare la sua risposta. – Cosa provi per Tezuka? Vedo chiaramente che lui è diverso per te. Dopo che hai giocato con lui sei cambiato, sei più vivo… e lo guardi come se fosse… non so… il tuo salvatore. Cioè non lo fai in modo razionale e aperto, non credo che gli altri lo notino, ma io che non mi perdo un tuo particolare e che ti conosco un pochino più degli altri, me ne sono accorto. È speciale, per te, Tezuka. Ma come? Cosa provi? – Anche se forse avrebbe avuto più senso chiedergli cosa provava per me. Ma sono fatto così. Ho i miei modi.
Lui si ferma di colpo quindi mi guarda di scatto come a capire se sono serio, al mio sguardo deciso capisce che non scherzo, quindi riprende in considerazione tutte le mie parole ed io lo lascio ponderare un attimo. Non pensavo ci pensasse su, credevo mi dicesse che non sono affari miei e se ne andasse.
Rimango estremamente serio mentre lo fisso da questa vicinanza, quasi non fiato. Conta così tanto la sua risposta?
Di già?
Mi mordo nervosamente il labbro inferiore, quindi lui si decide a parlare rialzando gli occhi sui miei che non hanno mai smesso di cercare di leggergli dentro.
Quanto conta, di già, per me, questo ragazzo?”

/Wake up (make a movie) - Lostprophets/
Questa domanda mi ha spiazzato tanto che non mi accorgo di fermarmi, quindi guardo in basso, poi intorno ed infine, dopo aver rielaborato le sue parole, mi rendo conto che devo rispondere. Lo faccio solo perché si tratta di Momo.
Non so perché ma a lui mi sembra giusto rispondere.
Però quel che ha detto è vero, è mirato. Non sono cose campate per aria. È davvero molto acuto.
Non ho più percezione di me, però voglio rispondere così lo dirò anche a me stesso… già… ma poi dire cosa?
Non lo so nemmeno io. So solo che ha ragione a dire che Tezuka è stato determinante per me, ma non so assolutamente come e perché.
Cosa provo, poi, ancora meno.
Cosa gli dico, che non so?
Non ci ho mai pensato a queste cose...
Ad ogni modo è giusto che gli risponda qualcosa.
Non lo so bene perché, ma sento che devo.
Sospiro e facendomi forza rialzo lo sguardo sul suo. È teso, si vede. Tiene alla mia risposta.
- Io… - inizio cercando di essere deciso ma poi mi perdo ed il resto esce molto confuso e vago. - …non so… - la verità più disarmante che potessi tirare fuori.
Silenzio.
Ora deve dirmi lui qualcosa. Ora sono io che lo osservo con attenzione cercando di catturare ogni dettaglio.
Ora… lo vedo stringere i pugni, tirare tutti i muscoli del suo corpo teso, contrarre la mascella e indurire l’espressione insieme al suo sguardo.
Forse non è stata una buona idea quella di essere così sincero. Ma lo sono sempre, è un mio maledetto vizio.
- Ne sei innamorato? – Questa domanda a bruciapelo mi toglie di nuovo il fiato come ha fatto stanotte quando mi ha baciato.
- Cosa? – Mica ha detto una cosa simile… non so nemmeno io come prenderlo adesso.
- Hai capito bene. Ne sei innamorato? – Non so se i suoi buoni propositi iniziali di illuminarmi su quanto accaduto stanotte siano ancora tali o finiti chissà dove, ma spero proprio che tornino e che non mi lasci nel buio più totale. Che significa questa domanda?
Che significa reagire così?
- Perché sei arrabbiato? – e mi stupisco che la cosa che mi preme di più, ora, è questo. Sapere perché è arrabbiato.
Me ne sconvolgo mica poco ma lui trema mentre stringe le mani sui manubri, tutto il veicolo oscilla, se non si controlla potrebbe anche spaccarlo, con la forza che si ritrova. E spaccare me.
Spesso è così irascibile ed impulsivo…
Me ne rendo conto eppure così come me ne rendo conto, so anche che non mi toccherebbe mai con un dito per farmi del male.
Lo so.
Non so da dove mi arrivi questa certezza, ma ce l’ho e basta.
- Non lo capisci da solo? – La sua voce è bassa e penetrante, molto tesa, come se si trattenesse per non urlare. Non ne ho paura ma voglio sapere perché in questo momento è così.
- Se te lo chiedo vuol dire che non lo capisco. – Dico la prima cosa che mi esce e cerco di mantenere un tono normale. Forse è questo che lo innervosisce ulteriormente, quindi dopo un lampo nel suo sguardo che mi fa capire che ha passato il segno, eccolo che lo dice. E non urla perché in fondo del controllo ce l’ha ancora e sa che non è il luogo di urlare dicendo certe cose, però vorrebbe, oh, se vorrebbe.
- Tu mi piaci, io sto perdendo la testa per te e per quanto sciocco e masochista sia, le cose stanno esattamente così! Ma ora mi rendo conto che ho sbagliato e avrei dovuto aspettare che ti svegliassi un po’ e capissi cosa diavolo senti per le persone che ti circondano! –
Dopo di questo, ringhiato con un tono che mi ha messo i brividi poiché sembra che abbia urlato anche se non è così, non dice altro. Mi lascia il suo sguardo iroso penetrante che vorrebbe divorarmi, poi se ne va senza aspettare altro.
Mi pianta.
Mi dice una cosa simile e poi mi pianta così.
Ed io ora che dovrei fare?
Che devo pensare?
Che devo dire?
Dannazione, non mi ci sono mai trovato dentro a cose simili, perché diavolo ora mi ci ha buttato a forza?
Cosa si aspetta da me, ora?
Porca miseria, io gli piaccio… cioè… in QUEL senso?
E perché è arrabbiato con me?
E Tezuka?
È vero quel che ha detto?
Io innamorato… e di chi?
Mi innamoro anche io?
Pensavo che non dovessi farlo per forza… ma adesso mi rendo conto che qualcosa che non va c’è, o non starei così male e confuso.
Non capisco… non so proprio… e senza di lui con chi parlo, adesso?”