SPIRIT IN THE SKY

CAPITOLO II:

DIVERSITA’

/Mission Impossible - Metallica /
Quando Desirè aprì la porta di casa per uscire ed andare a lavoro, il sole era già piuttosto caldo anche se la ragazza, come tutti, sapeva bene che avrebbe raggiunto un picco molto più alto a metà giornata.
Arricciò il naso non propriamente sottile, la parte di sé che meno le piaceva, e si guardò le braccia scoperte.
Se vi azzardate a riempirvi di bolle giuro che vi mozzo!”
Pensò rivolta proprio ai suoi due arti superiori ricoperti di crema solare protettiva numero 25. La bionda dalla carnagione chiara era ovviamente allergica al sole e quei dannatissimi raggi le facevano eritema fino a procurarle un prurito allucinante e due braccia piene di bollicine. Cosa che lei naturalmente detestava. L’unica cosa che le faceva effetto erano le creme solari della Just.
Del resto ormai l’estate era alle porte e Giugno non era comunque il mese migliore dell’anno. Non quanto lo erano Aprile o Maggio. Giugno faceva già troppo caldo per i suoi gusti anche se, era vero, sopportava bene tutte le temperature in quanto in estate non sudava mai ed in inverno non aveva mai brividi.
O meglio normalmente era così, quell’ultimo anno le era arrivato una fastidiosa febbricola che la perseguitava dall’Ottobre del 2007. Considerando che erano a Giugno 2008, quella febbre era rimasta già troppo con lei, così tanto che ormai aveva preferito ignorarla ed andare avanti come niente fosse, facendo come se i brividi di freddo non ci fossero mai e la stanchezza fosse un illusione dei sensi!
Si diresse alla macchina e prese chiavi e cellulare, diede un occhiata al suo aspetto riflesso nel vetro della Pegeaut 206 grigia e si ravvivò i capelli biondi dove nella parte superiore sembrava un bel carré molto scalato, quasi maschile, e nella parte inferiore rimanevano lunghi fino a metà schiena ondulandosi leggermente. Le piaceva come taglio perché poteva sistemarseli come voleva che comunque stava sempre bene. Se li spettinava sempre in modo da avere il viso circondato da una massa sfilacciata di ciocche chiare e sbarazzine che le davano quel modo di essere che la contraddistingueva. Si sistemò meglio la canottiera verde militare abbinata ai pantaloni un po’ larghi dello stesso colore con tasconi laterali, ed entrò in auto accendendo immediatamente la radio dove trasmettevano tutto il tempo canzoni rock. Con aria flemmatica infilò le chiavi nella toppa e riprendendo il cellulare lo aprì percorrendo l’elenco dei nomi in rubrica. Giunta al nome Patrik lo selezionò destinandogli il solito messaggio mattutino. Guardò la schermata degli sms e fermò il pollice dall’unghia lunga e curata dove da poco aveva applicato le francesine, infine pensò dubbiosa con aria drammaticamente seria.
Cosa posso scrivergli? Mica facile trovare sempre qualcosa di positivo e felice da mandargli come buongiorno! Cavolo, possibile che sia così depresso quel ragazzo?”
Che poi ‘ragazzo’ effettivamente non era corretto visto che a 30 anni uno dovrebbe essere sulla via dell’età adulta.
Mentre pensava a lui la sua fisionomia si formò nella mente regalandole un triste sorriso. Patrik era un uomo giovanile dai mossi capelli neri e corti già brizzolati sul davanti a causa di un brutto incidente avvenuto a 20 anni in cui aveva rischiato seriamente la vita; l’aver visto la Nera Signora in faccia gli aveva provocato una certa reazione emozionale ripercossa sul colore di alcuni dei suoi capelli. Oltre a quelli, i postumi attuali erano la protesi al femore, la lunga cicatrice che andava verticalmente da metà coscia destra fin su alla vita a causa della rottura del femore e dell’anca, la conseguente stampella e molte altre cicatrici e placche sparse per il corpo. Tuttavia questo non bastava per allontanare le persone visto il bell’aspetto affascinante che possedeva.
Occhiaie a parte, i suoi occhi scuri e sottili erano molto penetranti accompagnati da dei lineamenti affusolati e fascinosi di uno che sicuramente non aveva mai avuto carenza di ragazze. Visualizzò col suo bel viso anche il corpo atletico da nuotatore e i due tatuaggi che aveva e un sospirò le uscì.
Come diavolo si fa a tirar su un alcolizzato auto distruttivo con un solo messaggio? Porca miseria!”
Il momento di sconforto la colpì come era normale fosse visto quel che era stato fra loro e che, senza problemi di depressione e alcolismo di mezzo, sarebbe potuto essere. Visto e considerato che era un ex motociclista il cui nome stava per essere conosciuto a livello nazionale oltre che regionale, ma che aveva dovuto smettere sul fiore della sua carriera per un incidente quasi mortale in cui aveva rischiato seriamente la vita e che ora quindi odiava le moto, era comprensibile che non riuscisse a risollevarsi e prendere la sua vita in mano. Normale dopo 10 anni di travagli per la sua gamba e per altri motivi di varia natura.
Normale ma triste poiché uno di 30 anni già così devastato che continuava a devastarsi con l’alcool e col fumo, non poteva certo trasmettere felicità.
Aveva avuto un solo momento in cui si era allontanato dalla bottiglia e dalle sigarette e non aveva più bestemmiato… quando aveva conosciuto per caso Desirè. Preso dal suo tipico entusiasmo ed impulsività erano finiti per baciarsi quasi subito e nel momento in cui lui si era sentito di dire che voleva intraprendere qualcosa di serio, lo starle fisicamente lontano e lo stare lontano anche dall’alcool gli aveva procurato la depressione che l’accompagnava se non si attaccava a qualcosa di forte e aprendo gli occhi si era reso conto finalmente della triste realtà in cui era.
Era uno con un enorme problema con l’alcool e con un altro di depressione, non poteva assolutamente trascinare nel baratro anche la ragazza che dopo anni di astinenza l’aveva attratto così fortemente.
Il discorso che le aveva fatto con onestà lei l’aveva capito molto bene, come aveva capito che il dire ‘continuiamo a vederci e sentirci’ non era la solita frase di circostanza; se solo non ci fossero stati tutti quei problemi di mezzo lui le avrebbe già chiesto di intraprendere la fatidica storia seria.
Ecco perché erano rimasti in contatto e continuavano a vedersi e sentirsi da amici anche se in realtà la volontà di Patrik di approfondire non era chiara ma molto di più. Le era rimasto nel cuore ed anche se lei stessa non si era sentita di iniziare qualcosa con uno come lui, non riusciva a mollarlo a sé stesso. Così semplicemente faceva quel che poteva nel suo piccolo per tirarlo su e inculcargli quella mentalità positiva che annientasse la sua negatività auto distruttiva.
Alla fine si decise a scrivergli l’sms di buongiorno che aspettava come sempre e con la sua consueta allegria, con lui si sforzava sempre di esserlo anche se in realtà le trasmetteva solo un infinita tristezza, glielo inviò:
Anche oggi splende un sole meraviglioso e noi siamo di nuovo svegli. Come vedi nessuno può batterci… a meno che non siamo dei tappeti!’
La nota ironica cercava di metterla sempre insieme a quella positiva e gioiosa, anche se dalla sua espressione sicuramente non sembrava altro che una ragazza incazzosa e cupa. Proprio appena l’invio fu terminato un bussare al finestrino la riscosse dai suoi pensieri e, voltando la testa verso l’esterno con un espressione istintivamente rabbiosa per partito preso, vide di nuovo al di là del vetro l’espressione identica alla sua solo rivolta al maschile…
- Anthony! – Disse quindi abbassando il vetro che ancora era rimasto su nonostante il caldo che già si sentiva. Guardò dietro di lui per vedere se Barbara ci fosse ma vedendolo da solo non chiese nulla, evitava sempre di fare domande… era per la filosofia ‘se vogliono farmi sapere i cazzi loro, me li dicono senza che li chieda!’
In sostanza era discreta e certamente era una dote importante che né Elena né Sonia avevano. Bè, del resto loro due ne avevano già altre di doti positive che Desirè non aveva… potevano bastare!
- Te ne vai finalmente? – Disse mantenendo quindi un aria scorbutica. Sembrava serio ma siccome quello era anche il modo di scherzare della bionda, lei non si fece cogliere impreparata e mostrandogli la lingua col piercing, alzò il volume al massimo dove ‘Mission Impossibile’ dei Metallica proruppe insieme al dito medio di lei e alla smorfia di lui.
Decisamente una tortura, a quanto pareva… uno così silenzioso, scorbutico, tranquillo, calmo, pacato, ordinato, rigoroso, organizzato… come poteva essere che non solo la sua ragazza, ma anche la sua nuova vicina di casa (ormai si era appropriato della casa della sua morosa) fossero l’incarnazione dell’anticristo, ognuna per un motivo diverso?
Con istintiva forza e poco garbo le afferrò il dito medio e storcendoglielo fece il gesto di romperglielo… ma si fermò quando vide con soddisfazione anche la smorfia di Desirè. Quindi entrambi mollarono (uno mollò e l’altra abbassò) e guardandosi in cagnesco fecero finta di uccidersi con lo sguardo rimanendo in silenzio. Dopo quello strano saluto a cui sembravano abituati, lei accese il motore dell’auto e allacciandosi la cintura mise la retromarcia uscendo dal cortile comune. Quando gli passò davanti notando il buon gusto d’abbigliamento sportivo che gli risaltava il bel fisico non esagerato ma nemmeno inguardabile, gli fece l’occhiolino con un mezzo ghignetto sulle labbra carnose. Anthony fece lo stesso in sua contemporanea e mettendosi da parte la vide allontanarsi sgommando come una spericolata.
Sicuramente non serviva più vitalità e caos in quel luogo, si disse, ma ormai che c’era tanto valeva farsene una ragione e mettersi a ‘ballare’!
Tanto più che fra tutte le amiche della sua ragazza, lei era una di quelle che gli stava più a genio vista la similitudine di alcuni lati caratteriali e lo stesso modo di fare e scherzare.
Sarebbe potuta anche essere una buona complice contro lo svenevole buonismo alla Pollon di Barbara. Desirè era comunque sempre l’unica che lo sosteneva quando piantava il muso o guardava male qualcuno con esasperazione, in fondo non tutto il male veniva per nuocere.
Se ne rese seriamente conto avviandosi anche lui alla sua auto e cercando di cancellare quel piercing dalla mente.


/ Chicago - Sufjan Stevens /
- Come mai già sveglia? – Chiese la voce dalla calda sfumatura di Sonia rivolta con un pizzico di curiosità all’amica Elena ancora in tenuta notturna e tutta sconvolta per il sonno.
La mora alzò i suoi occhi blu cerchiati su quelli azzurri e quasi trasparenti dell’altra e con un profondo sospiro di rassegnazione, appoggiando la testa con pesantezza sulla mano ed il gomito sul tavolo, rispose:
- Mi piacerebbe saperlo anche a me! – Sonia alzò entrambe le sopracciglia con un sorrisino divertito, già si pregustava qualche guaio di quella che fra tutti era considerata la calamita per i guai sentimentali. Elena concluse sempre più drammatica: - Non so perché non so dire di no! –
Così la castano rossa i cui capelli erano ordinatamente sistemati (per essere ricci non erano male) intorno al suo viso allungato, si illuminò capendo:
- Alex? – All’udire quel nome l’ancora disordinata donna lasciò cadere stancamente e disperatamente la faccia sul tavolo e nemmeno il tonfo le diede sollievo. – Ti ha chiesto di fare qualcosa insieme di giorno? –
Elena lavorava in un locale e faceva il turno serale finendo anche a notte fonda… quindi normalmente di mattina dormiva se non c’erano impegni vari… e se il suo capo, Alex, che la corteggiava strenuamente, non le chiedeva di vedersi per una cosa o per l’altra.
Già stavano a stretto contatto per un sacco di ore per lavoro… doveva vederlo anche fuori?
- Ma non dorme mai? – Chiese quindi scherzando Sonia che pronta per uscire prese il pacchetto di sigarette.
- Non so come fa! – Riprese subito Elena sollevata dal sentire che qualcun altro oltre a lei aveva i suoi stessi dubbi.
Alex era una persona straordinaria e molto generosa che però perdendo del tutto la testa per lei, aveva deciso di far di tutto per conquistarla. Non ci sarebbe stato nulla di male se dalla vita di Elena non fosse appena uscito un altro uomo che l’aveva prosciugata di tutte le intenzioni di legarsi di nuovo a qualcuno.
L’altro uomo che ancora l’amava e cercava di riconquistarla con tutte le sue forze, si chiamava Francesco ed aveva convissuto con lei per 2 anni al termine dei quali aveva deciso di fare una serie di errori per cui l’aveva persa… e si sa… un uomo si rende conto di ciò che ha solo quando la perde… Francesco non faceva eccezione!
Così uno da una parte ed uno dall’altra se la contendevano consapevoli più o meno della situazione… o meglio Alex consapevole dell’esistenza di Francesco e dei suoi intenti di riprendersela, mentre quest’ultimo ignaro delle intenzioni del capo della donna che amava.
Non era certo una situazione positiva ma era ancor peggio se si considerava che lei non era la classica stronza che feriva facilmente chi non amava… lei voleva molto bene ad entrambi, due uomini che meritavano molto nonostante non fossero perfetti, e l’idea di ferirli negando le uscite con lei la faceva star peggio, per cui accettava di vedersi con entrambi in amicizia, mettendo in continuazione in chiaro cosa provava per loro. Affetto ma non amicizia.
Ed ovviamente non le rimaneva che pregare di essere lasciata in pace una buona volta!
Elena dopo la prima colazione si fiondò sulla seconda facendo il bis di tutto… era certo la più magra e quella sotto peso (il suo soprannome era piattaforma…) ma era anche quella che mangiava di più, aveva sempre una gran fame e probabilmente non metteva su un etto perché era iper attiva, non stava letteralmente ferma un secondo e tutto ciò che faceva, lo faceva di corsa in un nano secondo, come facesse una gara continua. Quindi assimilava nel giro di un istante ogni cosa.
- Sei un cesso! – Commentò quindi Sonia prendendo fra le labbra una sigaretta che si sarebbe accesa appena fuori dalla casa. Il sorriso che ricevette in risposta era sempre quello di una donna addormentata, ma fu comunque un chiaro messaggio: era soddisfatta di essere un cesso, era una specie di primato, dal suo punto di vista, quindi visto come un complimento!
- Grazie! – Disse senza una piega. Fu lì che Sonia si diresse all’uscita prendendo le chiavi dell’auto in una mano e l’accendino nell’altra mentre con lo sguardo teneva già d’occhio il cellulare.
- Io vado, ci vediamo oggi pomeriggio! Ciao! –
Anche l’altra salutò e rimase sola ad ingozzarsi ancora pensando se fosse il caso di scrivere ad Alex oppure no.
Mentre in lei si annodavano quella serie di dubbi amletici che presto le avrebbero tolto il proverbiale buon umore che normalmente tendeva ad avere, fuori anche Sonia si era annuvolata subito non contenta, ovviamente, di andare a lavoro.
Ma non era solo per quello la sua espressione poco serena. Prese una boccata di fumo e si infilò nella sua C3 blu prendendo subito in mano il cellulare.
Non era facile accettare che la tua metà, ora è solo tua amica!
Guardò il display che ancora non si illuminava. Di consueto a quell’ora riceveva l’sms di Daniela che le diceva che era sveglia e che se voleva facevano colazione insieme. Lei ovviamente il caffè lo riprendeva volentieri, dipendente com’era da quella bevanda, ma soprattutto ci teneva a vederla.
Ormai si erano lasciate da un mesetto di comune accordo, ma alla fine il problema erano stati i sentimenti di Daniela che da amore erano mutati in profondo affetto e Sonia pur di non perderla del tutto aveva proposto di rimanere amiche e continuare a vedersi lo stesso. Per Daniela era stato un sollievo e per Sonia comunque un duro colpo che ancora cercava di digerire da sola senza farsi vedere da nessuno. Era una persona introversa nel suo dolore e preferiva apparire tranquilla e felice esternamente, al contrario di Elena che non riusciva a non rendere partecipi tutto il mondo delle sue crisi nere. Desirè?
Bè, lei era lunatica anche nei momenti in cui stava spiritualmente male!
Con aria triste vide che ancora non era sveglia e capì che quella mattina non avrebbe visto Daniela prima di andare a lavoro.
Sospirò malinconica.
Era stata dura accettare che l’amore di colei che a sua volta amava, si era trasformato in profondo affetto. Del resto erano stati 4 i mesi che Daniela non era più riuscita a far l’amore con lei e in quanto a coccole di varia natura… non ne aveva viste nemmeno di quelle. Qualche bacio ogni tanto ma comunque nulla di che, aveva passato giorni interi senza nemmeno toccarla. Ci era stata molto male anche perché aveva continuato a dire che l’amava ma che era bloccata da non capiva cosa. Alla fine Sonia esasperata glielo aveva detto e fatto accettare in un esplosione rara di rabbia: semplicemente non era più amore ma solo grande affetto e paura di perderla e non vederla più. Però aveva mostrato un enorme forza a prendere la sua amicizia. Veramente di solito è quasi impossibile riuscirci però, si era poi detta ascoltando gli sproloqui di sua sorella, era anche vero che a conti fatti era appunto da 4 mesi che ormai erano solo amiche visto che non si erano praticamente più toccate.
Alla fine non era veramente difficile però almeno vederla ogni giorno… almeno quello non poteva ancora rinunciare. Sonia era forte ma non così tanto ed in quella storia aveva dato veramente fondo a tutte le sue energie. Ormai non le rimaneva che raccogliere i cocci e ricaricarsi, ma voleva farlo a modo suo ed in silenzio, senza sfoghi vari alla Elena o sbalzi d’umore allucinanti alla Desirè.
Alla fine mise in moto dopo aver acceso anche lei la musica, una canzone tranquilla, e proprio quando stava per partire il cellulare squillò facendole ricevere un sms… con velocità lo riprese in mano e lesse il messaggio mentre l’ansia saliva.
Le aveva scritto, un piccolo regalo per quel giorno che comunque sarebbe stato certamente duro.
Sorridendo di un sorriso triste e spento che l’annuvolò ulteriormente, rispose in fretta che arrivava al solito bar, quello dove lavoravano Elena e Alex in cui di giorno c’era un'altra donna che faceva il turno. Poi partì col nodo alla gola.