SPIRIT IN THE SKY

CAPITOLO III:
IL RESTO DEL GRUPPO


/ Tra palco e realtà – Ligabue /

Le ore 18 erano ormai passate da qualche minuto e nell’aria ancora calda si avvertiva il senso incontaminato della libertà.
Libertà dal lavoro!
I lavoratori che avevano cominciato la loro giornata di primo mattino ormai ne stavano pregustando la fine, ma c’era anche qualche persona che a quell’ora si apprestava a cominciarla…
Elena nella fattispecie.
Il locale in cui lavorava lei era situato in un buon punto della città, dove chiunque uscisse dal proprio calvario giornaliero facilmente vi passava davanti, fermandosi a bere il caffé del dopo massacro. Non era troppo caotico né troppo vuoto… una giusta misura di clientela che non infastidiva mai e non permetteva di annoiarsi ma nemmeno di stancarsi.
Il locale ideale per ogni esigenza.
Di giorno c’era un’altra ragazza che copriva soprattutto la mattinata, mentre di sera c’era Elena… il proprietario, Alex, vi lavorava quando desiderava e solitamente iniziava a mattinata inoltrata, con comodo, per fermarsi fino alla chiusura che poteva capitare avvenisse piuttosto tardi.

Desirè parcheggiò male come sempre, con l’auto quasi esclusivamente fuori dalle linee guida, ovviamente non se ne curò e alzando le spalle spense la radio a tutto volume, tolse le chiavi dal quadro d’accensione e scese senza nulla in mano se non, appunto, le chiavi dell’auto. Lei e le borse avevano litigato molto ferocemente sin dalla tenera età ed avere qualunque cosa in mano che avesse una forma a contenitore di stoffa le faceva venire l’orticaria… preferiva girare con mille oggetti in tasca o appesi alle dita e appoggiarli dove capitava col rischio di dimenticarli.
Tutto il contrario di Elena e Sonia che adoravano avere un sacco di borse e di cianfrusaglie inutili da ficcarci dentro.
Si controllò le tasche e trovò solo il cellulare, vi infilò anche le chiavi poi con noncuranza si allontanò dalla macchina dirigendosi al solito bar in cui si rifugiava sempre dopo aver terminato la sua giornata lavorativa.
Appena messo piede dentro, con una certa stanchezza mentale per le ore dietro al computer, sentì l’aroma classico del caffè e subito il suo stomaco cominciò a contorcersi reclamando cibo e liquidi. Era una cosa automatica… entrare lì e sentire tutti i bisogni possibili!
Ignorò ampiamente Sonia e Daniela sedute nel primo tavolino, quello di sempre, e si fiondò al bancone con aria supplichevole e bisognosa puntando i suoi occhi verdi sulla macchinetta del caffé.
- Vuoi qualcosa? – La voce calma e maschile del barista arrivò con un pizzico di ironia, così senza spostare lo sguardo lei rispose già sapendo di chi si trattava ed immaginando la sua espressione semi seria e semi divertita:
- Si nota? –
- Sembra che tu stia facendo un rito magico! – Disse quindi lui cominciando a prepararle il caffè.
- E’ quello che sto facendo! Cercavo di azionare la macchinetta con la forza del pensiero ma mi devo esercitare ancora un po’! – Ribatté Desirè con aria molto convinta. Non conoscendola si poteva pensare che fosse seria e pensasse davvero di poterci riuscire. Conoscendola, invece, si sapeva che scherzava.
Piaceva agli amici per questo, aveva quel modo di far ridere che non era molto comune. Diceva anche stupidaggini colossali senza fare una piega, tanto che chi le ascoltava aveva sempre la sensazione di essere preso in giro mentre lei si mostrava comunque estremamente seria.
Quando finalmente il ronzio che indicava l’azionamento del macchinario cominciò ad udirsi fra la musica, quest’ultima si rasserenò e regalò il sorriso di saluto all’amico, Alex. Anche se a volte faceva cavolate e diceva cose che avrebbe dovuto risparmiarsi nei suoi bruschi cambiamenti d’umore per il mal d’amore, rimaneva comunque uno del gruppo, in un certo senso. Un gruppo d’amici formato in modo alquanto strano.
L'uomo sui 28 anni ricambiò il sorriso migliorando di poco l’aspetto sciupato che aveva per le poche ore di sonno sulle spalle.
- Tutto bene? – Chiese gentilmente e con un pizzico di allegria come un barista era obbligato a fare, lei annuì incrociando per un attimo i suoi occhi castani. Aveva sempre delle occhiaie da carenza di ferro e da poco sonno, ma almeno il suo colore era migliore rispetto al pallore invernale… con le domeniche di mare aveva acquistato una buona abbronzatura che gli donava, per quanto uno decisamente non bello e molto comune poteva migliorare!
Fra tutti era il meno dotato esteticamente parlando, specie limitato dai chili di troppo dovuti alla cattiva alimentazione e al troppo bere.
Desirè avrebbe dovuto stare zitta perché fino a qualche tempo prima anche lei non era molto longilinea, ma appena interrotto i farmaci che la gonfiavano era riuscita a togliere tutto ciò che era in più… ad eccezione di ciò che era formato dall’alcool irrinunciabile. Carboidrati eliminati, farmaci eliminati, dolci eliminati, le cosiddette schifezze eliminate, i fuori pasto eliminati… alcool decisamente non eliminato!
Era comunque un buon risultato.
- Sei stato da Andrea? – Chiese facendo caso ai capelli castani di Alex più corti e sistemati col gel.
- Si! – Rispose lui mettendole la tazzina davanti insieme al piattino ed al cucchiaino. Desirè tornò a sorridere ringraziando, era un vizio che sicuramente le stava bene addosso e che pochi avevano conservato, poi senza ascoltare il ‘prego’ sempre stupito dell’altro, si buttò nel mondo del caffé con una felicità esagerata.
Appena il liquido scuro le bagnò la gola un pizzicotto al fianco glielo fece andare quasi di traverso e girandosi con aria battagliera si trovò davanti il viso solare della sorella Sonia che sorridente si lamentava:
- Si saluta, sai? – Ovviamente era una specie di gioco… Desirè doveva sempre evitare qualunque manifestazione di gentilezza verso la consanguinea altrimenti la sua reputazione sarebbe andata a quel paese.
- No! – Infatti la sua risposta era stata brusca e diretta. Certamente si capiva che scherzavano nonostante il viso di Desirè confondesse come sempre le idee.
Nonostante questo notò che come sempre era spensierata solo in apparenza. Doveva, no? Era con Daniela... non poteva mostrarsi giù di morale o sofferente. Ma a lei della sorella non sfuggiva mai nulla: poteva conciarsi al suo meglio e avere nemmeno un capello riccio fuori posto e tutto il trucco al punto giusto, lei avrebbe sempre capito quando aveva qualcosa che non andava. Però sapeva di non poter fare nulla per lei così lasciò correre.
Quando potè dedicarsi di nuovo al caffè bevendo il secondo sorso, un altro pizzicotto al fianco la fece saltare e con un imprecazione niente male tornò a girarsi con un espressione peggiore della precedente. Questa volta era Daniela, l’amica nonché ex ragazza di Sonia. Era rimasta del gruppo.
Lei non disse nulla, non era tipo che parlava e sicuramente quel gesto fatto da lei alla bionda era più che esplicito.
Desirè non le dedicò molta attenzione, le diede al volo un’occhiata veloce: il suo aspetto mascolino e serio non era cambiato nemmeno quel giorno!
Daniela era più bassa rispetto a loro due e molto pallida, anche lei aveva spesso le occhiaie dovute a qualche allergia, mentre i lineamenti semplici e le espressioni cupe l’aiutavano ad essere lasciata in pace…
I capelli erano corti come quelli di un ragazzo e neri.
La ragazza, che definirla tale ci voleva un certo coraggio a volte, si mise accanto a Desirè dalla parte opposta a quella in cui si era messa Sonia e proprio come lei iniziò a fissarla da vicino con l’unica e pura intenzione di infastidirla, lo sport preferito da chiunque la conoscesse un po’ meglio!
Desirè le ignorò, ci riusciva molto bene, e senza perdersi d’animo ma con una certa allerta, tornò al caffè che ancora non era riuscita a bere.
Terzo sorso… terzo pizzicotto!
- Ancora? – Brontolò rivoltandosi di scatto. Per quanto avrebbe resistito prima di esplodere del tutto? Era pericoloso metterla alla prova ma era veramente una tentazione troppo grande…
Elena le sorrise ignorando i suoi modi a cui era abituata, li concedeva agli intimi e quindi le stava bene.
- Guarda! – Disse entusiasta la mora indicandosi i capelli, il taglio era sempre quello ma il colore più lucente… l’amica dedusse che era stata anche lei dal parrucchiere, Andrea, insieme al capo, amico e corteggiatore Alex.
- Mmm! – Mugugnò la scorbutica ragazza senza aggiungere altro. Era comunque di poche parole… a meno che la sua luna non girasse improvvisamente facendola parlare e parlare e parlare… cosa che ogni tanto accadeva!
- Non entusiasmarti troppo, eh? – Fece Elena con ironia tornando dietro al bancone al lavoro. Ovviamente se l’era aspettato quindi non potè non piegarsi dal ridere al quarto sorso…
Furono due i pizzicotti che le arrivarono e quando si girò di nuovo ringhiando malamente un: - Merda! – poco fine, a ridere erano state anche Sonia e Daniela, l’una l’opposto dell’altra anche come aspetto oltre che come carattere!
- Wow! È la cosa più carina che tu mi abbia mai detto, Desirè! – Fu il commento sarcastico con degna espressione di Anthony. Gli occhi verde bosco accattivanti la fecero rimanere un attimo in più su di lui, poi decidendo di aggiungerci il consueto saluto riservato solo a lui, il dito medio, guardò la sua compagna Barbara che ridacchiava divertita cercando già un modo per accentrare l’attenzione su di sé.
- Ciao, eh? Sono anche io contenta di vederti! La mia giornata è andata abbastanza bene anche se poteva andare meglio! – Fu quindi il suo piccolo monologo che sarebbe dovuto risultare simpatico invece che polemico. Non era una ragazza antipatica solo a volte un po’ pesante e difficile. Sostanzialmente egocentrica e accentratrice. Solo uno inattivo e passivo come Anthony poteva stare con una attiva come lei che aveva sempre qualcosa da dire.
La biondina dai capelli lisci e corti si sistemò nell’angolino rialzato per poter avere la visuale migliore del locale e trascinò accanto a sé il proprio ragazzo che ci teneva rimanesse di sua proprietà in ogni momento.
Desirè fu un asso ad ignorare anche i due ritenendo più interessante il suo caffè ormai quasi finito. Rimaneva solo un sorso e sperava di poterselo bere come si doveva, senza pizzicotti e saltelli vari.
Con aria concentrata e attenta a inserimenti esterni alzò la tazzina portandosela alla bocca.
“Ora nessuno mi rompa le palle! Anche se... aspetta, siamo solo in sette... ne manca uno all'appello! Chi diavolo è?”
Fu lì mentre realizzava che ne mancava solo uno, che il pizzicotto arrivò proprio mentre il liquido le scendeva in gola.
Tossicchiò e con un certo sentimento negativo che le vorticava dentro, si girò di scatto col fumo negli occhi battaglieri e tempestosi… più grigi che verdi.
- Vai a cagare! – Disse solo quello di riflesso, istintivamente… chiunque fosse stato non le sarebbe importato, glielo avrebbe detto comunque.
Ma quando vide il viso del destinatario la circolazione sanguigna si concentrò tutta sul suo viso morbido facendola arrossire come poche volte le succedeva.
Non aveva realizzato che l’ultimo componente del gruppo corrispondeva al nome di Andrea… e che era al momento il ragazzo che più le interessava!
- Grazie! – Fu la sua semplice risposta istintiva. Non la conosceva ancora così bene da capire se l’avesse detto sul serio oppure se non doveva preoccuparsi… era l’ultimo entrato nel gruppo e quella ragazza così strana sulle prime l’aveva intimidito e gli aveva messo soggezione.
La risata scoppiò fragorosa, gli spettatori avevano gradito la scena a partire dall’espressione mortificata e imbarazzata di Desirè (lei imbarazzata era da incorniciare poiché non si pentiva mai di ciò che faceva...) per finire con quella interdetta e stranita di Andrea.
“C'è qualcosa che non va...”
Pensò infatti il ragazzo non capendo perché tutti ridevano e perché lei si fosse zittita ed incantata a quel modo. Un pochino a disagio comunque si sentiva di certo...
Ancrea, il bell’Andrea dal fisico perfetto ed atletico, i capelli scuri corti, rasati ai lati e mossi, gli occhi grigi ben risaltati dalla carnagione scura e dall’abbronzatura perfetta e dai lineamenti da classico tentatore.
Un gran bel ragazzo.
Una persona a cui sicuramente era facile puntare… che sicuramente per corteggiare non si trattava a quel modo!
Un elenco di insulti partì dalla testa di Desirè diretti a sé stessa, dicendosi che su tutti l’unico che non avrebbe dovuto mandare a cagare era proprio lui.
“Possibile che riesco sempre a fare figure di merda?”
Del resto non era colpa sua, era nata così… le venivano naturali… o cadeva sempre o diceva le cose sbagliate al momento sbagliato alle persone sbagliatissime!
Aveva sempre qualcosa che non andava, qualcosa che le veniva naturale e che faceva quando non pensava, cioè sempre!
Quel mistero di nome Desirè fece ridere a lungo i suoi amici che avevano assistito alla scena, ma ancor di più li aveva fatti ridere Andrea quando si era giustificato con aria mortificata e sinceramente pentito:
- Ti ho pizzicato perché ho visto che lo facevano tutti… pensavo che fosse un saluto che bisognava riservarti! –
Però in lei rimase il dubbio… era serio o come tutti la prendeva in giro?
Non riuscendo a rispondere a quella domanda per gli ormoni in subbuglio e il senso di colpa per come l’aveva trattato, decise di dare un pugno sulla spalla a sua sorella, lì accanto, per sfogarsi. Qualcosa che faceva quando era in tilt e doveva tornare in sé!
- E non ridete! – Sbottò per rimproverare quei debosciati dei suoi amici.
Ovviamente il capro espiatorio era sempre Sonia… mica serviva dirlo!

Così quello era il gruppo formato da poco ed in modo casuale… in principio erano solo le due sorelle Desirè e Sonia, poi si aggiunsero Daniela ed Elena e con questa Alex e Barbara. Con Barbara si accodò Anthony e con quest’ultimo suo fratello, Andrea.
La lunatica Desirè, la sensibile Sonia, la testarda Elena, l’infelice Daniela, il multifacciale Alex, l’egocentrica Barbara, il passivo Anthony e il bell’Andrea.
Formazione di un gruppo che sicuramente di sorprese avrebbe potuto riservarne molte.