SPIRIT IN THE SKY

CAPITOLO IV:

NUOVA COLLABORAZIONE

/Brimful of asha - Cornershop/

- Porco ***! Siamo quelli più vicini e siamo gli ultimi! Possibile mai? –
La voce seccata e tonante di Anthony irruppe fra i muri dell’appartamento accanto a quello delle tre disgrazie di nome Desirè, Sonia ed Elena. Il ragazzo in piedi davanti alla porta di casa aspettava quella che si professava sua morosa, lo faceva con una certa impazienza e con un fastidio alle mani… quanto avrebbe resistito prima di scattare?
- E vai, cosa devo dirti? Conosco la strada… quando finisco, arrivo! Mica dobbiamo andare per forza insieme! – L’altra voce squillante e seccata era di Barbara, la ragazza di quest’ultimo. Proveniva dal bagno dove si stava ancora asciugando i capelli.
- Certo! Se ti lascio qua arriverai a pranzo finito, lo sai! – La risposta maggiormente impaziente del castano arrivò subito, mentre si spostava da un piede all’altro nervoso. Detestava fare ritardo ma con lei era impossibile essere puntuali.
- Ma che gentile! Lo fai per me… - Fece la bionda dai capelli corti con un tono pesantemente ironico.
- No, porca puttana, per loro! È una festa di inaugurazione per la casa nuova, hanno invitato tutti i loro amici e noi che siamo vicino a loro arriviamo ultimi! Cazzo, Barbara, non puoi non sentirti almeno un po’ in colpa? – Anthony si stava arrabbiando sempre più, lei era l’unica che riusciva a farlo uscire così velocemente di testa. Come poteva non capire che c’era tutto il male possibile nel ritardo poiché non si rispettavano gli altri?
- Ma vai, allora! Quante volte te lo devo dire? Almeno ti togli i tuoi sensi di colpa! Non preoccuparti per me, sopravviveranno! – Però lei più veniva attaccata più diventava acida e velenosa… insopportabile. Un modo di difendersi, in fondo, ognuno aveva i suoi. Del resto un po’ di puntualità non le avrebbe fatto male, erano effettivamente molto in ritardo.
- Ti è stata data un ora, dannazione, perché non puoi prenderti per tempo e rispettarla? Pur io ce l’ho fatta! –
- Ancora! La vuoi finire? Ormai è fatta… va, tu! Sembra che sia questione di vita o di morte, andare da loro! – E con un pizzico di gelosia chiuse la porta del bagno sbattendola per non sentirlo più, specie la serie di imprecazioni pesanti che tirò fuori dopo questa uscita. Proprio non voleva capire, per lei non c’era nulla di male…
Anthony, quindi, con un gesto secco la mandò a quel paese ed uscì di casa sbattendo anche lui la porta. Una volta fuori si passò le mani sul viso e poi fra i capelli corti e ricci fermandosi. Sospirò un paio di volte, poi diede l’ultimo porcone indirizzato alla sua ‘adorata’ ragazza snervante e cercò di riprendere la calma, infine si girò, mosse qualche passo e si trovò davanti ad un'altra porta dalla quale veniva già un discreto caos. Fra la musica rock alta e le voci concitate di tutti i presenti sicuramente non avrebbero mai sentito il campanello, suo malgrado suonò attaccandosi al pulsante sfogando così un paio di istinti violenti usciti grazie a Barbara.
Era una cara ragazza e molto simpatica, coinvolgente ed allegra, però aveva anche quei difetti che la rendevano pesante… decisamente molto pesante… presa a piccole dosi era fantastica ma a lungo andare logorava.
Certe volte si chiedeva perché dovesse per forza essere così fra loro… imprecazioni e litigi!
Non ottenendo risposta, come aveva immaginato, tirò fuori il cellulare e selezionando dalla rubrica l’unico numero delle tre che aveva, non sapendo se suo fratello fosse già arrivato, chiamò Desirè.
- Figurati se quella… - Ma non terminò la frase che la bionda dall’interno della casa rispose alzando la voce oltre la soglia del suono, per superare la musica.
- Che c’è? – Certo non era stata molto gentile nel rispondere così, ma quella era lei… e fra tutti i difetti era quello che lo infastidiva di meno. Almeno non era per forza sempre allegra od in ritardo!
- Sono qua fuori… se abbassi la musica mi senti! – Dovette ripeterlo due volte prima che lei effettivamente abbassasse e capisse che era fuori ad aspettare, quindi gli aprì con un espressione certo non di scuse. Del resto di cosa doveva scusarsi?
Non c’era nulla di male nel non sentire il campanello!
- Ciao! – Disse Desirè s$derando un espressione normalissima per essere sua, quindi non sorridente e non felice. Ai due sembrò di guardarsi allo specchio tanto i lineamenti, ovviamenti molto diversi, avevano preso tuttavia una piega identica.
Lui fece solo un cenno osservando che anche i modi di vestire non erano poi tanto diversi… entrambi con abiti larghi e comodi che però risaltavano le parti giuste. Lei ed il suo seno erano qualcosa su cui difficilmente, con quella maglietta scollata, non ci si poteva soffermare. Stesso discorso per lui ed il suo fondoschiena!
- E Barby? – Chiese vedendolo solo.
- Ritardataria cronica, non è ancora pronta! –
- Mmm. – Mugugnò la bionda i cui capelli erano lisci e tirati con la piastra, ora il taglio particolare le si vedeva meglio, le donavano. Mentre lui osservava tutto questo vista la conversazione non troppo difficile, furono interrotti dagli altri che notando Anthony lo salutarono prendendolo in giro sul ritardo.
In casa c’erano quasi tutti, anche suo fratello. I due si scambiarono un occhiata in saluto poi con un ‘ciao’ secco e generico fece intendere di essere già di cattivo umore, fu quindi lasciato in pace seduto nel divano a partecipare poco e niente ai discorsi.
Con sguardo penetrante cercò di distrarsi dalla discussione con Barbara osservando i presenti e mentre notava come Desirè era persa per suo fratello Andrea poiché era impacciata solo con lui, si trovò in un attimo in mezzo ad uno storico silenzio.
- Ma che… - Svegliandosi quindi dal suo torpore si chiese che fosse successo notando la sparizione di tutti gli altri, quindi si alzò in piedi e infilandosi in cucina chiese all’amica: - Dove sono finiti tutti? –
Desirè si girò di scatto mentre ficcata nell’armadio delle pentole ne cercava una abbastanza capiente per l’acqua della pasta. Prese una botta non indifferente nella nuca e scaricando alcune parolacce moderne lo guardò come fosse il colpevole, poi grugnendo: - Sonia a prendere Daniela ed Elena e Alex a prendere il gelato e le fragole che abbiamo dimenticato ieri! – Tornò a girarsi nascondendo il proprio panico.
Chi se ne fregava se era sola con Anthony… c’era anche Andrea… l’avevano mollata con Andrea… ma come avevano potuto?
Se solo fosse arrivata almeno Barbara… ma quella sembrava abitare in un altro continente!
Si morse il labbro costringendosi a non esternare tutte queste emozioni troppo forti, quindi riprendendo il controllo del suo viso leggermente tondo e morbido, lasciando andare il carnoso labbro inferiore, uscì dall’armadio con una pentola grande in mano.
- Serve una mano? – Chiese Andrea in piedi accanto al fratello che non sapeva cosa fare.
Non la conosceva da molto e con lui aveva sempre un comportamento strano, lo metteva in soggezione e non capiva mai come rapportarsi con lei quindi finiva per chiudersi e non essere molto naturale. Prima di sapere come porsi con lei voleva almeno capire che tipo fosse, ma era più simile ad un terno al lotto, quell’impresa.
- Mah… non so… magari potete preparare la tavola… trovate tutto già sul tavolo in soggiorno. -
Lo impegno di là così almeno in cucina sto sola e non muoio ogni volta che mi parla, mi guarda o mi sfiora!”
Per lei era molto difficile lasciarsi andare con qualcuno, fra le tre era la più impacciata coi sentimenti ed esternarli era qualcosa di molto complicato.
Evitò quindi di guardarlo, di notare il suo bellissimo viso perfetto dalle fattezze d’angelo, i suoi bellissimi occhi grigi che a volte sembravano azzurri, quella bocca così sexy, quel corpo da favola fasciato da abiti stretti che lo risaltavano e quel sedere pazzesco.
Evitò con cura tirando fuori la cipolla per la salsa… concentrandosi su qualcosa da tagliare sicuramente avrebbe finito con quella tachicardia!
Inizialmente, essendo lasciata effettivamente sola, l’obiettivo di stare tranquilla fu raggiunto ma quando iniziò ad affettare con un coltellaccio grande, si trovò a fare un ‘zac’ particolarmente doloroso rispetto agli altri, proprio nel momento in cui, da dietro, Andrea si era infilato innocentemente per chiederle dove fossero le bibite.
Ecco, quel ‘zac’ era più simile all’affettamento di carne piuttosto che di una cipolla.
- Merda! – Disse quindi chiaramente stringendosi il dito tagliato da cui cominciava già a fuoriuscire del sangue.
Ecco il danno…
- Ti sei fatta male? Scusa, non volevo spaventarti! – Disse Andrea mortificato senza sapere esattamente cosa fare davanti all’espressione trattenuta della ragazza. Era impallidita e poi arrossita violentemente, che reazione strana… doveva preoccuparsi?
- Desirè, sei un disastro! – La voce scanzonata di Anthony arrivò facendola grugnire spontanea.
- Taci, mica l’ho fatto apposta! – Brontolò sul piede di guerra. Fu un attacco che durò poco, morì proprio quando le mani calde e premurose del bell’Andrea presero le sue per vedere dove si fosse fatta male e se fosse un taglio profondo.
- Dai, è colpa mia, l’ho spaventata per sbaglio… - La difese poi sentendosi effettivamente in colpa. Agì spontaneo ma il sangue che le andò alla testa fu maggiore di quello che le usciva dal piccolo taglio al polpastrello. Nulla di brutto in effetti. Immediatamente Desirè non riuscì più a trattenere la faccia da pesce e guardandolo da così vicino, dimenticando immediatamente il dito, si perse nei suoi occhi e nel contatto delle loro mani… era un bel modo di morire, si disse… e lì Anthony capì che se voleva cercare di recuperarla, doveva fare qualcosa!
Possibile che non si accorga che è persa per lui? Mio fratello è un po’ tonto… lui continua a fissare il taglio e lei fissa lui con quell’aria da trota grigliata! Se non faccio qualcosa sviene e non recupera più la faccia poiché la perde troppo!”
Con queste riflessioni fatte al volo, il ragazzo dai capelli castani mise una mano sulla schiena di Desirè e conducendola con fermezza al lavandino la tolse dalle mani da sogno di suo fratello. Lei, una marionetta nelle mani del burattinaio di turno, si lasciò fare senza rendersi conto di nulla, specie di essere accondiscendente con Anthony!
- Desirè, dov’è la cassetta dei medicinali? –
- Eh? –
- Dov’è l’acqua ossigenata ed il resto? – Tentò con una domanda alternativa ed ebbe più successo, una volta ottenuto tutto il necessario con molta maestria si rivolse al fratello che con aria di scuse fissava i due senza saper che altro fare:
- Andrea, fa una cosa… va da Barbara e vedi a che punto è così prendi le bibite, le abbiamo noi quelle per oggi! –
- Va bene… - Quindi in un secondo istante i due si trovarono finalmente soli.
Soli per poter parlare di una questione troppo evidente per non essere ancora presa in considerazione.
Le dita agili e delicate del ragazzo medicavano la piccola ferita della bionda, quando con tranquillità e decisione lo disse a bruciapelo senza troppo tatto:
- Desy, hai una cotta per mio fratello? – All’udire una tale domanda lei tossì e ritirò la mano, lo guardò frastornata con una serie di colori in viso che la resero buffa e graziosa al contempo, poi riprendendosi grazie allo sguardo serio e non da presa in giro di Anthony, sospirò sconsolata decidendo che era troppo evidente per negare. Del resto perché farlo? Mica era un mostro… Andrea era suo fratello e se le cose si erano messe in modo che si confidasse proprio con lui magari un motivo c’era.
Pensando a questo gli riconsegnò il dito per permettergli di finire la medicazione, infine mentre lui le applicava un cerotto, rispose a voce bassa, quasi moscia:
- Si… - Abbassò gli occhi evitando il suo sguardo diretto, poi proseguì: - è da quando frequento il locale che l’ho notato e mi è piaciuto subito. Quando ho visto che cominciava a frequentare il mio stesso giro la cotta è cresciuta ma non so come comportarmi, non riesco ad instaurare un rapporto, un contatto… - E trovandosi a parlarne liberamente ed onestamente, immediatamente una parte di sé cominciò a respirare e sentirsi meglio. Come se dando voce ai suoi dubbi con qualcuno di esterno potesse cambiare veramente qualcosa. Se evrebbe dovuto dare risposta a questa domanda, perché si sentiva meglio a parlarne con lui, non avrebbe mai saputo trovarla, ma con coraggio riuscì a rialzare gli occhi su di lui che ancora non aveva mai smesso di guardarla in quel modo sottile e perforante, sembrava leggesse in continuazione in chiunque si posasse e nella fattispecie in lei.
Si sentì nuda in quell’istante, davanti a quegli occhi verdi, e con stupore si rese conto di sentirsi immensamente bene.
- Perché non mi hai chiesto aiuto? È mio fratello… se si tratta di capire come avvicinarsi a lui a chi dovresti chiedere se non a me? – Questa risposta la sorprese in maniera sconvolgente. E quel lato disponibile e generoso da dove lo tirava fuori?
Rimase inebetita a guardarlo pensando che in lui c’era molto di più di ciò che appariva e sinceramente diretta disse:
- Perché tu sei tu! Come potevo chiederti di aiutarmi con lui? –
- Cosa ho fatto, non ti ho forse aiutato? Non me lo hai mica chiesto… pensa se me lo chiedessi… - Però lo stupore crebbe, non l’aveva mai visto sotto quell’ottica gentile e la lasciava pressoché senza parole. Rimasero a fissarsi e a pensare ognuno a qualcosa in quel loro modo particolare di osservare, uno più indecifrabile e suggestivo mentre l’altra più schietta e limpida.
- Allora aiutami con lui. – Lo disse così come le venne, senza ragionarlo oltre. Come lei sapeva essere.
E a lui piacque questo suo essere diretta.
Le piacque e sorridendo enigmatico, con un pizzico di divertimento nell’espressione decisa, disse:
- Certo! – Anche lui una semplicissima risposta, l’unica cosa ovvia ad una domanda altrettanto ovvia.
Perché non avrebbe dovuto aiutarla a mettersi con suo fratello?
Sapeva che era un tipo particolare, che per instaurare un contatto con lui bisognava penare un po’ ma che poi ne valeva la pena… e Desirè fra tutte le ragazze che conosceva era quella che gli stava più a genio, non vedeva perché non dovesse stare con Andrea.
Proprio non ne vedeva il motivo.
Lì per lì, per lo meno.
Lei sorrise spontanea e contenta alla risposta e vedendosi già sistemata con quell’angelo non poté trattenere un espressione di gioia pura, ma non fece null’altro più di quello.
- Grazie! – Un ringraziamento di slancio e sentito che lo scosse un po’… entrambi avevano visto l’uno dell’altra un lato diverso che non avevano mai notato, avevano stabilito un contatto maggiore cominciando a conoscersi meglio senza volerlo e rendersene conto.
Quando lei si girò tornando al coltello ed alla cipolla, lui glieli prese svelto di mano tornando quello di prima, brusco e acido:
- Io direi che è meglio evitare! –
- E chi lo fa? – Ecco di nuovo il suo famoso piede di guerra… ecco di nuovo il momento delle gentilezze e della sincerità spazzato via, solo un ricordo per lasciar spazio alle durezze e ai modi ironici e secchi.
Anche quelli erano loro, del resto…
- Io! – Una risata spontanea si liberò da lei, divertita all’idea che un uomo sapesse tagliare la cipolla. – Pensi che non ne sia capace? – Chiese quindi con tono di sfida.
- Mi sembra difficile! – Rispose proprio sfidandolo… era più forte di lei e lo stesso discorso valeva per lui… era più forte di lui, non poteva non accettare:
- Ed invece ti stupirò! – Così dicendo riprese il lavoro da dove era stato interrotto tagliando la cipolla in modo magistrale e perfetto, lasciando di stucco la ragazza che con la bocca aperta lo guardava senza alcun pensiero nella testa se non un “Bravo!” di cui non si sarebbe mai vergognata.
Del resto quando una cosa era vera, era vera, no?
Così fu sancito l’inizio di un nuovo patto e di una nuova amicizia, un amicizia decisamente più stretta rispetto a quella formale di prima. L’inizio di una conoscenza reciproca per una collaborazione che avrebbe dovuto essere importante.