Voglio Il Tuo Profumo

zoro rufy

CAPITOLO 3:
DEGNA CONCLUSIONE

/ Voglio il tuo profumo – Gianna Nannini /

Un silenzio proverbiale che così assoluto non fu mai scritto, riempì il resto della giornata iniziata in quel modo singolare per il capitano ed il vice capitano.
Che ci fosse qualcosa di diverso dal solito era ovvio e visibile, che quel qualcosa l’avesse proprio Rufy era altrettanto chiaro e che miracolosamente nessuno ne era reso partecipe… bè, questo era proprio sorprendente!
La caratteristica del capitano di quella ciurma era infatti che sembrava non avere mai problemi di alcun genere ma soprattutto anche se magari poteva averne, li condivideva sempre e subito con tutti, ritenendo i suoi compagni degni delle sue confidenze.
Cosa succedeva invece quel giorno che gli impediva di attuare quella sua norma conosciuta?
Dal primo all’ultimo se lo chiesero ma vedendolo così assorto e con la testa completamente da un'altra parte, nessuno osò chiederglielo… quando Rufy era così assente e pensieroso finiva sempre per fare maggiori danni del normale, quindi stargli alla larga era l’unica cosa saggia.
Il moro non compiva certo grandi gesti di rabbia, né rispondeva male a nessuno. In quei casi semplicemente si metteva appoggiato al bordo della nave a guardare l’orizzonte senza dare cenni di vita. Sicuramente dal suo punto di vista non gli sembrava di star lì fermo a pensare così tanto, ma in realtà le ore passavano e nemmeno la fame lo distoglieva dalle sue considerazioni.
Considerazioni che gli valsero un gran mal di testa al termine del pomeriggio!
Cercava di capire, capire come mai di tutto il bacio della sera dell’ubriacatura gli era rimasto in mente solo che fosse una cosa importante, di capire come mai si fosse sentito a quel modo col secondo bacio e soprattutto di capire cosa volesse ora da Zoro.
Si, perché era chiaro come il sole che voleva qualcosa da lui.
Non aveva mai dedicato molto tempo alle questioni che andassero al di là dell’amicizia e di tutto ciò che riguardasse la sua avventura di pirata, ma ora si rendeva conto che invece era tempo di farlo.
Non aveva mai pensato di poter provare un desiderio diverso dall’amicizia per uno dei suoi compagni di viaggio, fin ora non era mai successo però doveva ammettere che ultimamente quando lasciava libere le sue inibizioni sotto l’effetto dell’alcool, si divertiva molto di più se poteva toccare e tormentare Zoro. Era questo ciò che gli rimaneva, come tutte le volte in cui facevano qualcosa assieme, di qualunque avventura si trattasse. Od anche quando non erano d’accordo, raramente, ma Zoro non lo contraddiceva ugualmente seguendolo. Lo capiva bene che poteva non essere sempre dalla sua con il pensiero, ma gli faceva un immenso piacere quando comunque lo seguiva e lo sosteneva.
Non gli era mai mancato l’appoggio del suo vice e sapeva che nel momento in cui gli sarebbe mancato, anche se mai sarebbe successo, ne era sicuro, lui sarebbe stato male, ma male male… e forse non sarebbe nemmeno riuscito a portare a compimento il suo sogno di diventare il Re dei pirati.
Forse.
Era piuttosto consapevole del forte legame che avevano ma prima di quel bacio (ora finalmente sapeva di cosa si trattava… aveva sempre sentito Sanji parlare di questi baci ma non aveva mai compreso a fondo QUALI intendesse e perché ne volesse sempre!) non si era mai interrogato oltre, aveva sempre dato per scontato che sarebbero sempre rimasti insieme e che Zoro gli piacesse come persona.
Però con l’arrivo di quella fisicità un po’ forzata ed un po’ inconsciamente voluta, capiva che c’era dell’altro e che era tutto di più, molto di più.
Non lo angustiava grandemente quell’idea, non lo buttava a terra né lo spingeva a chiedere consiglio all’esperto in materia. Aveva una vaga idea che prima o poi accadesse a tutti di provare un forte sentimento per qualcuno, una sola persona nella vita. Semplicemente ora era toccato a lui e che fosse successo con Zoro non poteva certo deprimerlo o gettarlo nel caos.
Insomma, non più di tanto.
Non c’era bisogno di prendersela troppo a cuore, lui era lui, andava bene qualunque cosa, erano sempre in sintonia, poteva sempre contare su di lui e non avevano nemmeno bisogno di comunicare a voce, spesso bastava uno sguardo e spesso non serviva nemmeno quello…
Erano speciali insieme ed il punto, lo capiva bene, era quello.
INSIEME erano speciali.
Poiché già separatamente lo erano ma uniti erano proprio invincibili, in ogni senso.
Inseparabili.
Ci volle meno tempo del previsto per capirlo, a sorpresa si rivelò meno ottuso del previsto, meno bambino di quanto non avesse mai mostrato… in fondo era cresciuto in un isola della terra fra esseri umani, aveva sentito i discorsi dei pirati, aveva anche visto com’erano quelli veri, quelli come Shanks.
Aveva accantonato molte cose per concentrarsi solo su altre ma questo non voleva dire che fosse rimasto ai tempi delle caverne.
Il suo cuore era sì puro come quello di un bambino ma la sua testa era quella di un ragazzo… come anche i suoi vissuti.
Zoro gli piaceva e non era mai stato un gran mistero.
Gli piaceva anche Sanji, Nami, Usop, Chopper, Nico Robin… tanti gli piacevano… ma Zoro era diverso e solo ora che aveva provato fisicamente capiva come lo era.
Voleva stare con lui, tutta la vita, ma non come amico.
Come stanno insieme due metà separate.
Ecco perché al termine del pomeriggio, al richiamo della cena, il bisogno più grande per lui fu sorprendentemente quello di vedere Zoro e comunicargli subito il suo pensiero.
Ne andava fiero, ci aveva impiegato un po’ e sapeva che doveva essere il primo a dirgli tutto.
Inoltre era veramente da molto che non lo vedeva… era anche un bisogno fisico. Vederlo, toccarlo, stare con lui… tornare a baciarlo e vedere come si andava oltre, in cosa consistevano i discorsi che aveva sempre sentito da piccolo e poi anche crescendo.
Voleva approfondire, andare oltre.
Voleva STARE con Zoro.
Ora.
- Rufy, vieni? – Lo chiamò Sanji sorpreso di non averlo visto precipitarsi in cucina per mangiare con tutti. Il moro si girò alzandosi dal parapetto, il tramonto ormai stava rendendo l’ambiente infuocato e con quei colori alle spalle ed un sorriso disarmante diverso dai soliti, rispose sistemandosi il cappello sulla testa:
- Si, prima però devo dire una cosa a Zoro, è ancora in cabina? – A Sanji gli parve addirittura bello, ma non per l’aspetto o per il gioco di colori, gli parve bello per quell’espressione risoluta, decisa ed adulta… ecco, adulta.
Come se avesse fatto un passo in avanti molto importante.
- Si… - Rispose vago con stupore lasciando la sigaretta molla fra le labbra. Il sorriso maggiormente radioso che ricevette fu la conferma.
Qualcosa era successo e centrava con quello zoticone di Zoro… del resto a volte solo loro due si capivano, a volte era proprio impossibile entrare nelle loro teste e nelle loro macchinazioni.
In fondo era anche abbastanza chiaro il loro rapporto ed anche se non si era mai soffermato troppo per mancanza di interesse, sapeva come stavano le cose.
- Iniziate, vi raggiungo… non mangiatemi tutto! – Disse per poi sparire sotto coperta, nella parte riservata alle rispettive cabine.
- Certo il problema non siamo noi che mangiamo tutto… - Fu la risposta del cuoco scuotendo il capo e gettando la sigaretta. Effettivamente il mangione che sterminava tutto il cibo era Rufy, non gli altri!

Quando un bussare dal tono normale interruppe i spazientiti e poco felici pensieri di Zoro, un espressione indecisa gli si formò sul viso dai lineamenti marcati. Che finalmente ce l’avesse fatta, quel testone?
Se lo chiese prima di alzarsi ed andare ad aprire, non era certo detto che ci fosse arrivato in così poco tempo… in fondo se c’era qualcosa di cui non aveva mai parlato con lui era proprio la questione ‘amore’. Come poteva sapere a che punto era in quel senso?
Sospirò spazientito, gli seccava non sapere ed aspettare ma finalmente, forse, l’attesa era terminata.
Zoro si alzò dal letto dove sonnecchiava disturbato dai vorticosi pensieri sul proprio capitano, indossava i soliti abiti: una maglietta chiara attillata a maniche corte, pantaloni neri comodi, bandana legata al bicipite e la fedele panciera verde. I piedi scalzi.
- Si? – Disse brusco aprendo la porta, si appoggiò ad essa con la spalla mentre con l’altra mano si teneva allo stipite in una sorta di sbarratura d’ingresso.
Lo sguardo penetrante giunse subito al ragazzo dai capelli neri spettinati che guardava in basso reggendo il proprio cappello fra le mani.
Si chiese in quella frazione di secondo cosa pensasse, quale espressione avesse, come glielo avrebbe detto… poi però finalmente alzò il viso e tutto fu chiaro.
L’espressione di Rufy era decisa ma distesa, come uno che aveva ponderato a lungo e con una certa difficoltà ma che alla fine era arrivato alla più serena conclusione con soddisfazione.
Senza vergogna.
La vergogna non era di quel ragazzino, in fondo…
- Zoro, voglio te, il tuo corpo, il tuo sapore, il tuo profumo… voglio stare con te. –
Effettivamente non si pose nemmeno per un istante il problema di come dirglielo. Quelle domande se le facevano chi aveva già avuto a che fare con quel mondo, chi aveva problemi ad esprimersi… lui non ne aveva ed essendo la prima volta semplicemente lo disse come l’aveva appreso, come gli era venuto in mente.
Tanto lui era Zoro, lo capiva subito al 100 % delle volte!
Però trattenne il fiato. Non seppe come mai ma lo fece e puntando gli occhi neri in quelli altrettanto scuri del compagno davanti che lo sovrastava un po’ in altezza, attese la sua reazione.
Reazione che avvenne sempre con un viso serissimo ed in apparenza imbronciato ma accompagnato dall’apertura maggiore della porta e l’alzata del braccio che sbarrava la strada.
Un invito silenzioso ad entrare, nulla di più, ma gli fu più che sufficiente per capire.
Ecco la sua risposta.
Ecco il suo si.
Una volta richiusa la porta alle loro spalle, Zoro, sempre in silenzio, prese il cappello di Rufy e l'appese ad un gancio sulla parete, poi senza interrompere quel contatto visivo serio ed intenso, di chi si leggeva dentro vicendevolmente, posò leggero due dita sulla sua guancia calda e morbida, all’altezza della cicatrice sotto l’occhio. Fu un gesto molto lento e quasi esasperante che fece chiedere mentalmente al compagno che lo portasse presto a termine, ma onestamente fu effettivamente il più bello rispetto agli altri due.
Fu il bacio più bello, il terzo, quello voluto, desiderato intensamente da entrambi, richiesto, pensato e sospirato.
Il bacio del patto, il bacio dell’espressione massima di ciò che avevano dentro.
Il bacio dato con una calma che non pensavano di avere. Aprirono le labbra una volta a contatto e senza premere troppo si andarono incontro con le lingue, trovandosi e inspirando per poi tornare a non respirare, a non sentire i battiti, a non avere altri sensi che per quelle loro bocche unite e quel bacio.
Ora sapevano tutti e due cosa stavano facendo e quella sorta di danza lenta era come una tortura, una morte così piacevole e incredibile da non poterne più fare a meno.
Rimasero immobili coi corpi, non sentirono più nemmeno le dita di uno sulla guancia dell’altro, solo ogni particella immersa nelle loro labbra e nelle lingue che si muovevano insieme facendo una conoscenza più approfondita, provocandosi, ritirandosi e poi tornando a concedersi.
Solo la necessità fisica di riprendere fiato li fece separare rimanendo comunque con i visi a contatto, cercandosi questa volta con le mani di entrambi, trovandosi e allacciandosi al corpo altrui.
Fugacemente quelle di Rufy si intrufolarono sotto la maglietta dello spadaccino senza rendersi conto di quanto faceva. Solo istinto, solo desideri del momento.
Un ricordo di tutte le volte che aveva visto il suo bellissimo corpo coperto di cicatrici, un ricordo di quando quella stessa mattina l’aveva toccato istintivamente e si era ritratto sentendosi bruciare al tatto.
Curiosità di vedere se quella sensazione bella e strana sarebbe tornata.
Curiosità che venne soddisfatta quando al tocco dei suoi fianchi, degli addominali ed in seguito fin su ai pettorali, tornarono facendogli trattenere il fiato, facendogli desiderare ancora di più.
Era ancora meglio di prima.
Era decisamente più bello, come se più lo toccasse più fosse bello.
Per la sua mente semplice e poco contorta non ci volle più di così per desiderare altro, perché col suo infallibile istinto sapeva che c’era.
Quelle carezze leggere d’esplorazione provocarono mille brividi di piacere in Zoro che trattenendo il fiato gonfiò il petto istantaneamente fino ad aggrapparsi a lui a sua volta.
Fino a slacciargli i bottoni della sua casacca senza maniche e a fargliela scivolare lungo le braccia ed arrivare al pavimento.
Fu sempre mantenendo quel contatto visivo così vicino e viso contro viso che anche Rufy si occupò del resto che vestiva Zoro. Gli slacciò con lentezza la bandana, prendendo i respiri necessari e ascoltando le sensazioni che provava, e gli sfilò la maglietta.
Rimasero poi a contemplarsi assorti con emozione crescente, sfiorandosi lievi coi polpastrelli, non osando per un primo istante andare oltre, ma poi tornarono a cercarsi con le labbra e ritrovandosi una nuova scintilla scattò, facendosi premere coi corpi l’uno contro l’altro, cercando un maggiore contatto fisico, cercando di approfondire, abbracciandosi.
Con quel nuovo intreccio di lingue anche le dita corsero sulle schiene e poi giù, sotto i pantaloni per quel contatto ulteriore. Quando andarono sulla parte anteriore e ogni altra parte di vestito raggiunse gli altri a terra, le gambe divennero molli e l’ovvia soluzione fu il letto dietro di loro che li aspettava.
Adagiati sopra, Zoro coprì il compagno col proprio corpo accarezzandolo in quel modo maggiormente diretto, senza smettere di baciarlo, uscendo fuori dalla bocca, assaggiando anche il collo e poi giù, i capezzoli ed ancora più giù, l’inguine…
I sospiri non furono trattenuti e le mani che cercavano l’altro per chiedere di più furono una sorta di benzina sul fuoco, qualcosa che permise di continuare quell'assaggio con la lingua e la bocca su quella parte intima così delicata e sensibile, mai stimolata prima. Non ci volle molto per vederlo, e sentirlo, arrivare al limite ma consapevole di voler 'venire' insieme si fermò in tempo.
Era naturale che Rufy comunque non sapesse bene in cosa consistesse questo ‘andare oltre’ e ‘prendersi tutto’. Non lo sapeva, sapeva solo che c’era, che era bellissimo e che lo voleva con lui. Zoro, al contrario, sapeva molto bene cos’era e non avrebbe voluto farlo con altri che non fosse il suo capitano proprio in quel momento.
Un momento in cui sentiva che si volevano a vicenda, si volevano al punto da non farcela più, si volevano dopo aver aspettato ed essersi trattenuti.
Si volevano e volevano ancora una volta le stesse cose, capendosi senza parole.
Zoro avrebbe condotto le ‘danze’ e l’avrebbe fatto con dolcezza ma fortezza, deciso e delicato, proprio come il bacio di quella mattina, proprio come si sentiva di dover essere con Rufy.
Lo ricoprì di nuovo col suo corpo, tornando alla bocca e soffocando un suo lamento di contrarietà, un lamento in un espressione stralunata di chi provava decisamente troppo, cose che non aveva mai provato ma terribilmente piacevoli.
Ne voleva di più, non poteva interrompersi così e lasciare che le loro virilità si strofinassero a quel modo l’uno contro l’altro, non poteva pretendere che non scoppiasse, che non gemesse e non glielo chiedesse… ancora… di più…
Per Zoro fu difficile non entrare in lui semplicemente e subito, lo volevano con così tanta forza che la preparazione necessaria sarebbe stata difficile da fare, ma tappandogli la bocca con la sua in un nuovo bacio pieno di passione e di foga, intrufolò le dita in lui con facilità, lasciandogli il tempo di adattarsi al resto che stava per venire… per poi rendersi conto che l’altro essendo di gomma non aveva certo problemi ad adattarsi a lui e al suo sesso!
Gli uscì spontaneo un grugnito seccato mentre ritirò anche la lingua dalla sua, alzandosi sulle braccia e rimanendo sopra di lui:
- Potevi anche ricordarmi che non avevi bisogno della preparazione, idiota! – Disse contrariato per la ‘perdita di tempo’!
Non fu compreso comunque dallo stralunato compagno. Certamente non aveva idea di cosa dicesse!
In tutta risposta, infatti, si allacciò con le gambe alla sua vita invitandolo ad entrare, facendolo ‘inconsapevolmente’ impazzire!
Lo spadaccino si morse il labbro e mandando al diavolo tutto lo afferrò per i fianchi e con una spinta poderosa lo penetrò, consapevole che non gli avrebbe fatto male ma al contrario gli avrebbe dato piacere.
Il sospiro che rimase nell’aria diede conferma di questa tesi e ad un occhiata annebbiata al suo viso in estasi che voleva il proseguimento, un moto di malizia si dipinse sulle sue labbra… si diceva che era meraviglioso farlo con uno che lo faceva per la prima volta… non aveva mai dato peso a quella ‘massima’ fino a quel momento, quando si trovò lui stesso in quella condizione e sentì le dita aggrapparsi a lui e le unghie immergersi nei suoi muscoli dal piacere intenso. Vide gli occhi chiusi e la testa all’indietro mentre poi si stringeva a lui che iniziava a muoversi.
Impagabile… impagabile come non riuscisse a trovare la posa adatta, come cercasse più contatto, come prima buttasse il capo all’indietro e poi lo premesse in avanti sull’incavo del suo collo, mordicchiando la pelle accaldata e sudata in quel punto.
Trovò impagabili i suoi gemiti ed il suo eccitarsi di più.
Era certamente bello farlo con qualcuno che lo faceva per la prima volta, ma era unico farlo con Rufy nello specifico che non aveva certo problemi di sentir dolore!
Cominciò a muoversi in lui sempre più in fretta, acquistando un ritmo insieme che andò in crescendo e facendosi avvolgere dal compagno sull’orlo della follia, lo sentì.
Sentì lui, si sentirono insieme. Si sentirono arrivare in un punto massimo d’estasi ed arrivarci veramente sempre più uniti, in simbiosi… arrivando a pensare che si erano sbagliati fin ora pensando di non poter essere più ‘insieme’ di come già erano. Si erano sbagliati perché ora lo erano ancora di più. Totalmente.
E quando il piacere fisico, grande, si unì a quello dello spirito e della mente facendoli andare sempre più forte, veloci ed intensamente e gemere nello stesso modo, finalmente quell’acuto, quella cima, quell’apice fu raggiunto da entrambi lasciandoli a tendersi e a goderselo fino in fondo per quei minuti interminabili dove spazio e tempo svanivano lasciandoli lì, ovunque fossero ma insieme.
Quando Zoro sfinito e ansimante crollò su Rufy madido di sudore col cuore che andava ancora veloce, questi l’avvolse dolcemente con le sue braccia, in un abbraccio innocente, quasi, ma sentito e intimo.
Un abbraccio che accolse l’amante profondamente scosso da quanto aveva provato con lui.
Un abbraccio che da solo mostrava tutto quel che sentivano i due.
Solo dopo ulteriori minuti passati a riprendersi l’uno sopra l’altro, allacciati in quel modo insperato per due come loro, che Zoro diede la sua risposta anche a voce, come se se ne ricordasse solo ora:
- Anche io voglio stare con te. – Il sorriso che Rufy fece all’udire ciò, lo spadaccino lo vide e capì a cosa si poteva paragonare il capitano.
Al sole di mezzogiorno, un bollente sole che scaldava anche le pietre ed il ghiaccio, un sole splendido che catturava l’attenzione di tutti, impossibile da ignorare, letale a volta, prezioso altre ma sempre presente ed indispensabile.
Ecco cos’era.
Il suo sorriso gliene fece rendere conto e posandogli un altro bacio sulle labbra terminarono insieme, senza bisogno di concordarsi o cercare di leggersi dentro perché quella per loro era una dote naturale… sentirsi fino a quel punto.
- Per sempre! –


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