CAPITOLO XVI:
NON SONO Giù DI MORALE
 
/dove soffia il vento/
Non so come mi venne in mente….non lo so proprio, in effetti non è molto spiegabile però a volte ho questi sprazzi di sentimentalismo. Si, perché quello è un posto piuttosto romantico, come il gesto di volerci andare in quel momento in cui la mia vita era così cambiata, insieme a colui che me l’aveva cambiata! Lo feci e basta, non ci vedevo nulla di male, lo chiesi disinvolto, tanto più che ormai mangiavamo sempre insieme io e lui….e le altre due ragazze, del resto lo avevano sempre fatto, non aveva senso che smettessero solo perché ora stavamo insieme io e lui, non volevo che cambiasse vita, rituali o che altro, non sono un egoista simile, mi ci sarei sentito male. Lui la Yoshikawa avevano un bel rapporto e lo hanno tutt’ora, molto stretto tanto che si chiamavano da tempo per nome, indice di sentirsi come fratello e sorella…nemmeno fra fidanzati è così scontato il chiamarsi per nome, pochi lo fanno e succede solo dopo molto, ma molto tempo che stanno insieme, fra amici non si usa nemmeno, solo in rare occasioni e dipende dalle persone. Io e lui solo adesso ci chiamiamo per nome, dopo che abbiamo capito di amarci, non ce lo siamo detti mai chiaramente, nel modo classico, però ce lo siamo detti e la separazione ci ha rafforzato quel legame che si ingigantiva….il risultato è questo.
Comunque quella volta siamo stati a mangiare insieme come sempre e poi li ho portati lassù. Si era unito anche Harumoto…forse Arada non poteva star con lui, di solito non veniva con noi. Volevo andarci solo con lui, cioè mi interessava ci fosse lui e sde fossimo stati soli avremmo anche potuto lasciarci un po’ andare come avremmo voluto, non abbiamo mai detto a nessuno che io e lui stavamo insieme ma si capiva, si capiva sempre più e tutti lo accettavano. C’erano tutti gli altri e mi è andato bene lo stesso…tanto poi a casa abbiamo recuperato ciò che non abbiamo potuto fare là quando lo sentivamo di doverlo fare!
Parlai spiegandomi perché li volli portare lì, mi sentivo leggero e ‘coraggioso’ di parole, mi sembrò di essere un tipo loquace che parlava molto anche di solito, cosa non proprio vera, è sempre dipeso dai momenti e dalle persone.
Volli andarci con lui in quel periodo perché la mia vita era cambiata radicalmente rispetto quando ci andavo tempo prima, ero solo in ogni senso e sotto pressione, mi trattavano come un Dio e con mille aspettative mi schiacciavo sempre più. Stavo male e il senso di insofferenza era gigante, guardavo il mondo da quel posto alto e il vento soffiava via ogni mia inquietudine e pensiero triste. Mi sentivo subito meglio.  Tornarci con Akane, la causa della mia nuova vita, la persona a cui tenevo così tanto, ora che non mi sentivo più pesante e male, mi ha fatto capire la differenza di ciò che avevo lasciato andare e di ciò che avevo preso, l’importanza del paradiso in cui ero entrato. Mi sentii bene, benissimo….e veramente molto più vicino ad Akane, quasi un'unica persona con lui, solo perché mi ero aperto e lui mi aveva capito pur non avendo detto nulla di speciale, avevo condiviso con lui una parte importante della mia infanzia e lui semplicemente l’aveva accolta. Già…fisicamente non era cambiato nulla, era cambiato l’umore e il sentimento, ora mi sentivo leggero non per il vento che soffiava forte, bensì perché io stavo bene.
Dovremo tornarci io e lui soli quando tornerà là una volta guarito.
Tornati a casa mia volevo parlarne più liberamente ma sentivo che aveva capito perché avevo voluto quel momento, quello che avevo passato e il significato importante di tutto. Non avevo più cose da dire ma ci sentivamo così vicini…era nell’aria…come lo è ora.
“Bè? Hai finito tutta la tua loquacità?”
Scherzava, lui, ma lo sapevo che l’avrebbe fatto…io mi  strinsi nelle spalle e non feci nessuna espressione particolare, così dovetti farlo, gli dissi:
“Grazie…per essere venuto e aver capito…”
Lui ha sempre odiato quando gli altri fanno così con lui e quindi arrossì e mi fece sorridere, si irrigidì pensando al modo migliore per uscire da quella situazione, seduti davanti alla televisione accesa in qualche solito programma di basket, con le schiene appoggiate al letto, feci io per lui, tirandolo fuori da quella situazione.
Mi allungai verso di lui e lo baciai semplicemente, lui parve gradire, come se sperasse in quello e si sciolse a sua volta.
Ecco che tornò ciò che era nell’aria, più vivido e netto…l’unione non solo della mente e dell’anima ma anche del corpo.
 
/solo sentimento/
Come immaginavo dormo da lui anche se ero disposto a stare in una pensione qualsiasi, del resto in programma ho messo solo una notte…due giorni e una notte per non abituarmi di nuovo a lui, non posso permettermi il lusso di tornarne dipendente a tutti gli effetti anche se comunque il fatto che io stia qui è sintomo di cedimento verso questa mia dipendenza, anzi direi nostra.
Esco dal bagno rinfrescato e lavato, la doccia mi ci voleva, sono a petto nudo poiché la maglia l’avevo lasciata in camera insieme al resto della borsa, ho portato pochissima roba. I capelli appesantiti e bagnati mi stanno più sul viso e qualche gocciolina scende ancora sulla mia pallida pelle ora accaldata per il bagno appena fatto.
Sono anche scalzo e noto che lui è lì sul letto che mi fissa inebetito come se non fosse più abituato a vedermi così…anzi, come se proprio non mi ci avesse mai visto, mi guarda in modo così insistente che riesce ad imbarazzarmi, così distolgo lo sguardo da lui e cerco nervoso la maglia da indossare per la notte. Sono un ipocrita poiché entrambi sappiamo benissimo come andrà a finire, come GIUSTAMENTE deve andare!
Il pensiero di farlo con lui mi farebbe venire quasi una sincope, ma mi limito ad un accentuato batticuore che non mi permette di trovare la maglia nella borsa, motivo per cui alzo lo sguardo un po’ seccato o magari solo stralunato, mi guardo intorno e do un’occhiata ai due futon che ha preparato sul pavimento, due messi vicino, come un letto matrimoniale. Arrossisco ancor di più, lui ha il letto occidentale come me nel mio appartamento a Kouzu, ma stasera ha deciso che dormiremo insieme in ogni senso possibile, il fatto che per lui sia scontato, ovvio, sicuro e normale mi manda un po’ nel caos.
Dio, da quanto è che non sto con lui?
Che non faccio l’amore con Akane?
Questo mi fa tornare alla mente quando lo feci con lui quella volta che stavo ricordando giusto un attimo fa. Dopo che gli avevo mostrato il mio rifugio di un tempo, il rifugio dei pensieri tristi, quando finalmente soli in camera ci siamo detti che il legame che avevamo l’uno verso l’altro era troppo vivo e palpitante, qualcosa di incontrollato che aveva preso a crescere a dismisura.
Dopo un attimo di caos mentale in cui non connetto molto bene, noto la maglia su una sedia accanto alla scrivania così la prendo e me la infilo in fretta, ho la sensazione di essere mangiato con gli occhi, due occhi molto penetranti, famelici e speciali.
Quella volta non ci eravamo accordati su nulla, non era nemmeno sera, lui non doveva fermarsi da me, era passato solo un attimo per…non ricordo più perché. Ma era successo e basta.
Lo ricordo vivido come fosse ora.
Ora che è così diverso, sembra che io sia venuto da lui solo per questo, che lui miri alla stessa cosa, che tutto sia pronto apposta, persino la notte silenziosa ci avvolge con la giusta atmosfera, tutto lascia supporre una volta indimenticabile e bella. Quella non aveva nulla di così particolare e indicativo, non avrebbe dovuto essere nulla di speciale ed invece non solo è stata la nostra prima volta insieme in cui abbiamo fatto l’amore fino in fondo, ma è stato stupendo.
Ok, la prima volta non è mai la migliore ed io non dico questo, però se la devo descrivere non posso dire come sarebbe normale che è stato traumatico o shockante, posso solo dire che non lo scorderò mai.
Parliamo un po’ del più e del meno con un imbarazzo sempre crescente. Sembra in effetti che ci stiamo preparando per farlo ed in un certo senso è così ma non è stato programmato, è una cosa che è scontata visto che entrambi ci desideriamo come pazzi ed è da troppo tempo che non stiamo più insieme.
Mi stendo nel futon e lui fa lo stesso, non è una stagione molto calda ma nemmeno fredda, una via di mezzo, così ci mettiamo sotto la coperta ma rimaniamo mezzi scoperti, l’uno verso l’altro a guardarci negli occhi, in viso, fissare le nostre immagini in modo indelebile per non dimenticarci, per avere ancora benzina con cui andare avanti separati.
Tuttavia è come se fossimo bloccati e mentre parliamo decide di spegnere la luce per addormentarci se avremo sonno.
Io non ho il minimo sonno e so che anche per lui è così, i cuori vanno fin troppo forte e la cosa mi infastidisce perché non è da me, mi sento scema ad essere così teso, quella volta, la prima, non lo ero.
Quella volta semplicemente venivamo da un ritiro particolare che ci ha fatto scoprire i punti erogeni dell’altro facendoci divertire molto in quel senso, tutto ciò che avevamo fatto in quel campo era un esplorazione, accurata ma solo di quel tipo si trattava…però eravamo così rilassati e distesi che sembrava solo una delle tante, come degli esperti.
Ora mi sembra di essere con un estraneo che mi ha pagato per far sesso con lui senza saper come farlo! Il paragone di me come prostituto mi fa accapponare la pelle e arrossisco ancora, che pensiero stupido, forse mi ha contagiato lui. Mi chiede cosa io abbia e così mi giro dall’altra parte seccato e rispondo che ho sonno, che idiota, mi ero dimenticato quanto potesse esserlo…non capisce che voglio farlo con lui ma che sono troppo imbarazzato?
Perché, poi?
Non ha senso…mi viene il dubbio che la lontananza ci abbia fatto in effetti male però non credo, razionalmente lo so…abbiamo preso a chiamarci per nome perché ci siamo resi conti di amarci come non mai, ci ha rafforzato la lontananza e penso che sia questo.
Siamo diversi da prima perché in effetti noi lo siamo, i nostri sentimenti hanno subito un ulteriore progressione. Ora so che niente al mondo esiste che possa separarci, né lo spazio, né il tempo, né qualsiasi disgrazia o dolore.
Che romanticone…cavolo sono troppo sentimentale, lo so, in fondo lo sono sempre stato, da quando Akane mi ha cambiato, il nuovo Hitonari è così, sentimentale!
Proprio su queste impressioni mi vengono in mente i famosi dettagli di quella volta…mi ha toccato il mio punto debole, quello in cui se qualcuno mi sfiora nel modo giusto io mi eccito subito e non mi spengo più. Lo sapeva e non so se l’ha fatto di proposito o per farmi capire che mi desiderava in ogni senso, ma che sensazione provai, perché anche io speravo lo facesse, lo speravo con tutto me stesso. Mi sfiorò semplice e leggero con due dita che aveva infilato sotto la maglia, partì dal ventre e scese sempre più giù, più giù fino ad arrivare al linguine e lì andò un po’ su e giù ed ogni volta che passava sul punto particolare io mi accendevo sempre più, i brividi mi passavano e le scosse mi scuotevano il corpo come de avessi le convulsioni, in modo incontrollato e terribilmente piacevole, mi morsi il labbro per frenare l’istinto di gemere subito proprio come lo faccio ora…proprio quello che sento ora…proprio quello che mi sta facendo ora…sento le sue dita scivolare leggere da dietro sui miei fianchi, poi sotto le coperte e la maglia mi arrivano sul ventre e scendono giù abbassandomi di un po’ l’elastico dei pantaloni leggeri e giunge poi lì, dove quella volta mi ha fatto trattenere il fiato e desiderare che smettesse e al tempo stesso andasse avanti, esattamente quello che succede adesso.
Vuole farlo e non gliene frega di imbarazzi o cose simili.
Mi vuole e basta e sa che così è come infilare la chiave nella toppa della macchina, mi cinge da dietro e sento la schiena a contatto col suo petto, ci sono ancora i vestiti in mezzo ma io sono troppo occupato dal trattenere tutto quello che posso e dal sentire il mio corpo che si contrae in continuazione, i miei muscoli guizzano come a chiedere pietà e poi di più e poi ancora pietà.
Come è andata avanti quella volta? Aveva proseguito il suo viaggio con le mani anche più sotto stessa cosa di ora, dopo un po’ di torture di carezze e soffi sul collo, spinge le mani prima sopra la stoffa, in mezzo alle gambe dove ormai comincio a gonfiarmi senza più imbarazzo ma solo desiderio, accarezza con una sensualità che non so dove abbia imparato ed io desidero solo che questi vestiti si annullino e spariscano.
Premo le mie mani sulle sue per fargli capire di approfondire e quando sento il suo bacino che preme gonfio anche lui contro il mio fondoschiena mi viene quasi male, alla bocca dello stomaco che mi si stringe e contorce ho uno spasmo e il gemito mi esce quando finalmente con le mani va sotto i pantaloni e i boxer, finalmente sulla mia pelle le sue mani, quella parte di pelle così sensibile ed inviolata a lungo, ormai, che non chiedeva altri che il suo contatto, quello che mi sta dando ora…già…i gesti sono uguali, in fondo, ma i sentimenti diversi, quella volta è stato grande e coinvolgente, intenso perché abbiamo sancito quel legame che si era creato, ora è più consapevole ed eccitante, desiderato e travolgente perché ci vogliamo come mai prima era accaduto, abbiamo bisogno di farlo non per qualche legame da consolidare bensì perché ci amiamo e dobbiamo sentire l’altro fino in fondo, fino a farci male, a non averne più, perché non riuscire altrimenti a tornare a casa ed affrontare la mia vita normale.
Perché lo amo ed ho bisogno di ciò che mi fa andare avanti, come la droga per il drogato, la benzina per la macchina, l’amato per l’amante.
Abbiamo bisogno di noi stessi e di sentirci in questo modo, intrufolarci l’uno nell’altro, sconvolgerlo ed imprimerci indelebili attimi giganti.
Come allora io mi eccito fino quasi a venire e poi mi volto, lo fermo e lo bacio, le nostre labbra si incontrano premurose e con voracità e una passione che ci accende ancor di più le nostre lingue danzano intrecciandosi insieme alle mani che ci spogliano per trovare ancor più contatto, pelle contro pelle, ancora carezze e quel tempo in cui con calma e lentezza facemmo le stesse cose di ora, si sovrappone a questo in cui invece mettiamo foga e velocità in ogni gesto, lasciando la sensualità ad altri momenti, assaporando la disperazione di avere ancora di più.
Gli assaggio la pelle e mi sembra abbia un sapore più buono di allora, ma forse è la lunga separazione nonché il desiderio di tornare ad averlo fra le labbra che mi fa sembrare ora così diverso e speciale.
Infine come paragonare la penetrazione di quella volta con ora?
Lo fece con delicatezza e quasi paura di farmi male, me lo fece però dopo un po’ realizzai l’importanza di ciò che facevamo e movendoci in sintonia arrivammo a ciò che ora per noi è indimenticabile.
Adesso lo fa già con quella consapevolezza e con qualcosa in più, che non sentirò più male ma solo piacere, che siamo di nuovo insieme e nulla si è affievolito ma solo rafforzato, che i nostri movimenti all’unisono sono giusti e corretti, che non c’è nulla da esplorare, che riusciremo solo a provocare piacere all’altro, che insieme andremo in paradiso e non saremo peccatori.
Con una consapevolezza grande come un universo intero.
Sentirlo dentro è qualcosa che mi fa cancellare per un attimo ogni pensiero e funzione vitale, vengo catapultato altrove e non so dove e cosa sia questo altrove, ma ci sto bene e dopo un secondo lui mi raggiunge, lo sento sempre in me e inizia a muoversi, acquistiamo insieme il ritmo e da piano andiamo sempre più veloci, sempre di più e poi finalmente il piacere ci fa anche vedere dei posti e sentire delle musiche coinvolgenti, che ci fanno sentire a casa.
Ecco qual è casa nostra.
Questo.
Noi stessi uniti, insieme.
Ecco cosa è diverso da allora.
Il sentimento.
Solo il sentimento.
La disperazione con cui sentivamo il bisogno di sentirci così e sfogare quello che abbiamo capito separati.
Separati abbiamo capito una cosa immensa ed era la stessa per tutti e due ma non ce la siamo mai detta, non l’abbiamo mai provata. Ora possiamo. E mostrarlo così è devastante.
Ogni energia è amplificata e ricordare i momenti allucinanti che abbiamo passati separati ci dà quella carica in più.
Saperlo, dircelo senza le parole, capirci, averci qua, insieme nonostante tutto, più forti e vicini di prima, essere un tutt’uno ancora, ancora una volta, stare così bene e così insieme da rendercene proprio conto così mi sembra che un pugno mi colpisca, un pugno piacevole.
Ecco cosa succede.
Piango e mi sento il volto bagnato anche delle sue lacrime scese dal suo viso premuto contro il mio.
Lo pronunciamo nello stesso momento.
Siamo insieme ancora dopo tutto questo.
- Ti amo…-
E veniamo insieme nell’atto di massima e reale unione concreta, abbracciandoci come forse mai avevamo fatto, sudati, esasperati, amati, in paradiso.
 
/di nuovo separarsi…/
Come può una notte passare così in fretta? Sembra che più bella ed intensa sia e più voli. Così ora eccoci qua in questa stazione fra un sacco di gente che viene e che và, tutti indaffarati che prendono il loro treno, salutano le persone care e salgono, chi in lacrime, chi felice, chi indifferente. Come sarà il mio salire là sopra? Ci stringiamo l’uno all’altro in modo naturale, lui da una parte ha la stampella e mi guarda di sottecchi come a vedere che reazioni avrò oppure se me ne andrò veramente. Sospiro, lo sto guardando questo mezzo come se fosse il nemico numero uno della mia vita.
È solo un mezzo con cui mi separerò di nuovo da Akane, in realtà nulla di speciale, in realtà qualcosa di altamente crudele, penso. Non mi farebbe effetto in condizioni ottimali ma me ne fa perché non voglio andarmene. Essere stato con lui, averlo riassaporato dopo tutto questo tempo, essere stato con lui, averlo baciato, assaggiato, fatto l’amore con lui, avergli detto semplicemente e chiaramente che ci amavamo senza troppi fronzoli o metafore…solo così. Ed ora doverci di nuovo separare. Non so come gli umani possono farcela in continuazione in questo modo ma lo fanno, vanno avanti nonostante le cose che non gli vanno bene o fanno loro soffrire…e riprendono puntuali ad amare.
- Devo andare, sai?-
- Sicuro?-
Mi risponde subiti guardandomi negli occhi, ci incrociamo gli sguardi ed ognuno torna ad imprimersi bene questo momento, avrei voglia di prendergli la mano, non sono cose da fidanzati, riesco a trattenere il mio stato d’animo anche se mi viene da gridare e strepitare…e piangere…ma so che non farò nulla perché ormai ho troppo controllo, stare lontano da lui mi ha ridonato il controllo di me stesso, ma non è solo questo. Renderei tutto più difficile a lui, per questo non lo farò. L’ho già fatto, no? Ci siamo già separati, non sarà grave rifarlo.
Non moriremo.
Su queste considerazioni so che non avremo altro da dirci, così mormoro un atono:
- Ti saluto gli altri, allora…ti chiamo quando arrivo e scusa l’improvvisata…-
Alla parole improvvisata ricordo con chi l’ho visto ieri e mi viene da sorridere, non lo faccio. Quel tipo è più pazzo di lui se è possibile, starà bene.
Un ultima occhiata al suo viso tirato da una smorfia di contrarietà, come fosse imbronciato, e salgo sul treno, anzi ci provo perché sento un:
- Al diavolo, lo fanno tutti, lo faccio anche io!-
e il polso viene afferrato dalla sua mano, mi tira e poi scivola sulle mie dita che intreccia svelto, scendo e sono ancora davanti a lui con un braccio che mi cinge il collo e mi attira a sé, non ho tempo di respirare o realizzare ma avrei dovuto immaginarlo, semplicemente mi bacia, le labbra sfiorano le mie per poi unirsi più convinte ma è tristezza e già nostalgia ciò che ci trasmettiamo, qualcosa che comunque ricorderemo fino al prossimo incontro.
Manterremo la nostra promessa.
- Ciao Akane…-
E salgo sul treno.