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ANGOLO DI PARADISO

PROLOGO:
TRASLOCO


/ Sidedish friend – Rachel Yamagata /
Issato anche l’ultimo scatolone nel furgone che avevano affittato per il trasloco, la voce maschile del capofamiglia tuonò più forte che mai per farsi sentire da tutti i membri della sua famiglia che erano ancora in giro per la casa a controllare che avessero preso tutto:
- ULTIMO GIRO DI CONTROLLO, POI SI PARTE! SBRIGATEVI, ADDORMENTATI! – Come di consueto non si preoccupava di trattarli con dolcezza, per quello c’era la madre!
Il ‘si’ di ritorno da parte di tutti gli fece capire che ci avrebbero impiegato almeno un quarto d’ora e che sarebbero tornati tutti con qualcosa di dimenticato, quindi non chiuse le porte e dando la schiena all’ingresso del retro, con un sospiro stufo si sedette pesantemente sullo spazio che rimaneva libero. Traslocare era decisamente una seccatura!
Si grattò la nuca dai capelli arancione sempre dal solito taglio, quindi con il viso selvatico di chi non dimostrava ancora l’età che aveva, grazie anche al carattere ed ai modi di fare, spostò gli occhi sull’uomo accanto a sé che l’osservava incuriosito. Lo faceva spesso ed ogni volta gli metteva una certa soggezione, forse perché oltre ad essere più grande di lui di qualche anno, era anche una persona un po’ particolare. O per lo meno da ragazzo l’aveva sempre visto così.
- Kureno, perché non ti siedi? Ci metteranno un po’… - Non ci pensò a ringraziarlo per la mano che gli aveva dato a caricare le loro scatole, del resto poco prima lui aveva ricambiato il favore a casa sua col furgone che stava loro accanto…
L’uomo dai capelli castano rossi che un po’ somigliavano ai suoi, anche se erano molto meno accesi, fece un cenno negativo con la testa indicando con aria gentile che poteva anche rimanere in piedi, quindi si strinse nelle spalle e disse:
- Fa come ti pare. – Non ci discuteva troppo, Arisa o Toru l’avrebbero convinto a sedersi ma lui preferiva lasciargli fare quel che gli pareva, anche se rimaneva in piedi solo per gentilezza!
Seguì un po’ di silenzio interrotto solo da un piacevole refolo d’aria di inizio estate che soffiò su di loro scostando i capelli, quindi entrambi con gli sguardi differenti ma persi davanti a loro, nel vuoto, ascoltarono i propri pensieri. Pensieri di due persone che, dopo aver cambiato radicalmente la loro vita prendendola in mano, si decidevano a cambiarla di nuovo, o meglio ad affrontare ciò che forse era rimasto in sospeso o forse, semplicemente, li attendeva.
Riflessioni uguali anche se espresse in modo diverso.
Fu il più giovane e diretto ad iniziare il discorso senza peli sulla lingua, come suo solito:
- Kureno… - Disse con voce decisa.
- Dimmi, Kyo. – Rispose l’altro spostando i suoi occhi castano-rossi in quelli arancione dell’amico.
- Sei sicuro di voler tornare? – Questa domanda riassunse una miriade di cose che entrambi seppero perfettamente senza bisogno di elencarle. – So bene che è un capriccio di Arisa per stare con Toru, però lei non sa a fondo la tua situazione passata… è una scelta importante, per te, tornare là. – Proseguì poi Kyo ritenendo opportuno specificare che Arisa, sua moglie, non era a conoscenza di tutto e che non poteva costringerlo a fare una cosa simile.
Per Kureno significava affrontare tutto ciò da cui era scappato, anche se scappare, forse, non era il termine più adatto.
Quella volta, semplicemente, si era deciso a prendere in mano la sua libertà e la sua vita. Tutto qua.
Andarsene in silenzio e solitudine, senza dire nulla a nessuno se non alla sua fidanzata, era stato l’unico modo in cui lui sarebbe potuto andarsene. Come aveva vissuto la sua vita fino a quel momento, in silenzio, in punta di piedi, senza farsi nemmeno notare.
Era stata una specie di prigionia, alla fin fine, e appena aveva sentito cosa si provava nel mondo esterno, in ciò che si era negato per pietà verso qualcuno che non aveva bisogno di lui, in realtà, bensì di amore sincero, si era sentito sempre peggio.
Aveva capito come si era annullato, tutto ciò che si era precluso, tutto ciò che forse non avrebbe mai potuto avere… ed era stato male.
Si era convinto che stare con Akito era la cosa giusta, che lei non poteva stare senza di lui, che era un modo per aiutarla quando nessuno voleva farlo, però quel pietismo, quella gentilezza forzata nata per la motivazione sbagliata, a lungo andare, aveva solo peggiorato la situazione. Aveva creduto di dare ad Akito amore, come lei aveva avuto bisogno da sempre, ma in realtà gli aveva dato pietà e questo aveva finito quasi per ucciderla.
Quando lo aveva capito se ne era andato via senza dire nulla.
Si era solo allontanato da lì, semplicemente, aspettando l’arrivo di quella che amava.
In un altro luogo, lontano dalla città natale, si era costruito una vita ed aveva imparato molte cose grazie ad Arisa ed alla sua famiglia. Aveva trovato amore e felicità.
Tornare indietro cosa gli avrebbe portato?
Kyo, solo col senno del poi, aveva saputo tutte quelle cose che a lungo aveva ignorato troppo preso dalla sua situazione e dal suo dramma.
Non si era interessato apertamente ma aveva fatto completa attenzione a tutti i discorsi di sua moglie che sapeva perfettamente tutto di lui.
Il giorno in cui lui le aveva detto che il suo maestro voleva affidargli il dojo, avevano deciso insieme di tornare indietro, nella città natale, e trasferirsi nel dojo di Kazuma Soma, suo padre adottivo. Però quando Arisa l’aveva saputo non aveva esitato nemmeno un istante: aveva detto che allora era ora di fare ritorno anche per lei e Kureno!
Toru sapeva che la sua migliore amica non sapeva tutto di lui e non potendoglielo dire non aveva detto nulla se non ‘parlane con lui, prima’, ma lei era stata categorica. Ormai che l’aveva ritrovata per caso nella sua stessa città ed aveva vissuto con lei tutto questo tempo, non ci pensava affatto a lasciarla!
La sera seguente Toru ne aveva parlato con Kyo preoccupata spiegandogli che per Kureno sarebbe stata dura tornare là e rivedere tutti. Il marito non aveva risposto nulla, aveva solo ascoltato le sue idee altruiste, poi le aveva stretto la mano dicendo che si preoccupava troppo per gli altri che ormai erano grandi, quindi le aveva ridato il sorriso, come sempre.
Però ora che erano lì al dunque, non poteva non chiederglielo.
Sapeva che Toru non avrebbe trovato il coraggio credendo di essere impicciona, ma lui di questi problemi non ne aveva di certo!
- Non si può scappare per sempre. Si deve riuscire a stare bene in ogni posto. Il paradiso è dove sta il nostro cuore non è una città o una casa. Se non avessi la forza di tornare significherebbe che avrei qualcosa che si annoda sulla mia coscienza, ed io non voglio. Arisa mi ha insegnato ad affrontare tutto con coraggio. So di riuscirci, non sarò solo. – Quando si sentì rivolgere quelle parole mature e pacate, come di natura Kureno ormai era da tempo, Kyo sentì dentro come un peso togliersi dal proprio petto. Capì che si trattava di quello di Toru che, da quella sera, si era preso come aveva fatto con tutti gli altri che lei si era sempre creata.
Sorrise appena soddisfatto della risposta, in perfetto accordo con essa.
Non si deve mai scappare da nulla, altrimenti non si è uomini. Il Paradiso è ovunque, siamo noi che dobbiamo star bene con noi stessi e quindi con tutti. “
Questo, si disse, sarebbe stato certamente il pensiero di Toru che lui abbracciava in pieno.
- Ha dell’incredibile il fatto che qualche tempo dopo che ci siamo trasferiti qua, poi mi son trovato te ed Arisa davanti! – Cambiò discorso ricordando il giorno in cui avevano bussato alla loro porta più sorridenti che mai. O meglio lei lo era, lui semplicemente l’affiancava semi serio con un aria di scuse, come se pensasse di disturbare sempre!
Kureno sorrise a sua volta a quel ricordo buffo e caldo allo stesso tempo:
- Già… non avevo idea che il posto in cui mi ero stabilito ad aspettare Arisa fosse lo stesso in cui sareste venuti voi! È stato bello, però, vivere vicini per tutto questo tempo e Arisa ha ragione. Ormai sarebbe un peccato separarci. – Aveva imparato a dialogare molto di più di quanto in passato non facesse, questo lo faceva sentire molto meglio anche se ancora in pubblico non era un grande dialogatore!
Kyo a quel punto si alzò stiracchiandosi come un gatto, quindi chiudendo gli occhi con aria sorniona aggiunse:
- I nostri figli non ce lo avrebbero mai permesso comunque! –
Nemmeno un istante dopo, dalla casa accanto, uscirono correndo i sopra nominati figli.
I primi con una borsa gigantesca ciascuno di materiale dimenticato, come previsto dal padre, furono i gemelli di Kyo e Toru.
Un ragazzo ed una ragazza di 15 anni giunsero in brevissimo tempo davanti a loro.
Avevano i capelli e gli occhi arancione, lui era la copia del padre alla sua età, lei nonostante fosse la sua gemella, aveva più le fattezze della nonna da giovane ed i suoi capelli erano lunghi fino a metà schiena, lisci, leggermente scalati. Forse questo era dovuto al fatto che portava il suo nome ed in un certo senso parte del suo spirito poteva essere sceso su di lei per benedirla, influenzandola sia nell'aspetto che nel carattere!
- Kyoko, Kazuma, cosa avete dimenticato, testacce vuote? – Le testacce vuote in questione, non contente del poco gentile ma abituale appellativo, fecero cadere di proposito le due borse grandi e piene di cianfrusaglie inutili sui piedi del papà che, pronto all’azione sfrontata, si spostò con grandi riflessi saltando all’indietro.
- Per chi mi prendete, perdenti? – Disse loro ghignando sadicamente divertito per avergliela fatta di nuovo. Sulle arti marziali e tutto ciò che riguardava il ‘picchiarlo’, era imbattibile, del resto c’era una certa differenza d’età ed inoltre lui era il loro maestro, oltre che padre.
I due giovani, estremamente contrariati, lo fissarono selvatici pensando di lui peste e corna, senza nasconderglielo per nulla!
- Prima o poi te la facciamo, stanne certo! –
- Si, nel mese di Mai! – Sopraggiunse una voce alle loro spalle, solo che il tono usato non era, stranamente, ironico o maligno ma semplicemente serio e convinto.
- Katsuya, va a quel paese! – Ringhiarono i due gemelli voltandosi in contemporanea e dicendo la medesima cosa al fratello minore che aveva 12 anni; era uscito anche lui con una borsa, seppure più piccola, di oggetti dimenticati. Costui era la copia di Toru, aria semplice, pacata, sorridente, capelli castani, lisci ed occhi dello stesso colore. Il suo stile di vestire era piuttosto casual, assolutamente diverso da suo fratello e sua sorella maggiori che vestivano sportivo con dei pantaloni pieni di tasche laterali e di lacci che scendevano da ogni dove.
Il fratello sorrise gentile di rimando ai più grandi che mostravano linguacce e gesatacci mentre il padre, dietro di loro, scuoteva le teste e caricava le borse opponendosi all’istinto irrefrenabile di buttare quelle inutili cianfrusaglie nel cestino!
- Vostra madre? – Disse poi Kyo rendendosi conto che se Toru non era ancora tornata, sicuramente aveva trovato mezza casa, ancora, da portar via!
- Sta arrivando… la stanno aiutando la zia con Ei e Toki! –
La mania di abbreviare i nomi di tutti era di Kyoko che una volta sbollita si sedette stancamente a terra, ignorando la terra che andò subito a logorare i suoi abiti. Lei era così… nulla le sembrava male. Prendere o lasciare!
A Kyo, del resto, era toccata anche quella figlia!
- Ma come 'la stanno aiutando'? Quanta roba ha dimenticato? – Si allarmò subito Kyo cominciando ad avviarsi verso casa per fermarla prima di farla uscire.
- Vuoi dirmi che tu non hai scordato nulla? – Chiese sgarbato Kazuma, il cui nome era in onore del padre adottivo di Kyo da cui non aveva affatto preso il temperamento, mentre quello di Katsuya era per il padre di Toru.
- No che non ho scordato nulla, per chi mi prendete? – Si difese subito a voce sgraziatamente alta, come suo solito, gesticolando come un matto. A volte quello più immaturo sembrava proprio lui ma quei mocciosi aveva un potere così negativo sul suo controllo…
I fumi rossi si levarono da lui e fra le accuse di una parte dei suoi figli e le risa di altri, Kureno, in disparte ed in silenzio, non poté fare a meno di sorridere in anticipo di quella scenetta divertente e rilassante.
Già, come potevano stare senza quelle simpatiche creature urlanti che ormai facevano parte della loro famiglia?
Proprio sull’affermazione di Kyo sul fatto che lui non aveva scordato nulla, Toru uscì accompagnata da Arisa e dai figli con ognuno delle cose in mano, quindi la moglie dai capelli legati in due codini bassi si fermò interdetta e sgranando gli occhi sorpresa e sincera fece:
- Oh, quindi questi li volevi lasciare qua? Non ti servono questi completi per allenarti? - Fra le braccia aveva una serie di kimoni che si usavano per gli allenamenti alle arti marziali.
La completa onestà rivelò che non c’era la minima traccia, nella sua affermazione, di malizia od ironia, al contrario dell’espressione ghignante dell’amica bionda accanto che, coi capelli legati in una coda pratica, trasportava una borsa per Toru.
- Sei sempre il solito idiota, KyonKyon! Quando ti decidi a crescere? Hai 33 anni suonati, lo sai? – Le stoccate non aveva mai smesso di fargliele!
Kyo, dopo essere rimasto di pietra ed essere diventato in seguito rosso come un peperone per la figuraccia fatta davanti ai suoi mocciosi che ridevano di gusto di lui, si riprese con la sua frase e pestando il piede per terra, tornò indietro a quando aveva 15 anni e aggrediva la cara Arisa Uotani puntandole il dito contro, gridandole infervorato:
- ZITTA, BRUTTA YANKEE CHE NON SEI ALTRO! NESSUNO TI HA CHIESTO NULLA! EVAPORA! ANCHE TU NE HAI 33 SUONATI, SAI? – Poi si rivolse a Toru ancora ferma all’uscita della casa in dubbio se riportare le tute dentro: - E TU… - Ma guardandola in viso e venendo come al solito colpito dalla sua innocenza che in tutto quel tempo non era ancora svanita per nulla, visto che sembrava ancora una ragazzina, si smontò ed abbassò la voce ed il tono, nonché il dito accusatore: - Si che mi servono, le avevo di… di… dim… - Non ce la faceva a dirlo, non davanti a quei figli degeneri che lo guardavano con soddisfazione estrema. Quindi come sempre, senza capire la situazione, arrivò in suo aiuto la moglie:
- Dimenticate? Oh, non preoccuparti, me ne sono ricordata io… - Candida come la neve!
I due mandarini quindicenni si sganasciarono rotolandosi entrambi sulla terra dal ridere, imbrattandosi tutti, mentre Katsuya e Kureno sorrisero allo stesso modo, molto contenuti ma comunque divertiti della scena. Arisa si sarebbe unita ai due nipoti acquisiti che esageravano come al solito ma si limitò a mettere da sola la borsa di Toru nel furgone, imitata dai due figli una dei quali, Tokiko, la minore, rideva a più non posso con le lacrime agli occhi mentre l’altro, Eiji, il maggiore, non capiva proprio che ci fosse di tanto divertente!
- SMETTETELA DI RIDERE, DANNATI! – L’unica che effettivamente non lo faceva, escluso Eiji che a volte aveva dell’extraterrestre, era Toru per un motivo simile, forse.
La sua ottusità in certe cose faceva tenerezza ma per Kyo era più che altro una salvezza!
- AVANTI, MONTATE TUTTI O VI LASCIO QUA! – Disse quindi Kyo furibondo e ancora rossissimo in viso per la figuraccia, salendo al posto del guidatore del suo furgone. In breve fu imitato da Kureno che salì nel suo e ogni rispettivo membro delle due famiglie andò a ricongiungersi dentro ai giganteschi e pienissimi veicoli che se non sarebbero esplosi sarebbe stato un miracolo!
Una volta caricata anche l’ultima persona e chiuso anche l’ultimo sportello, i motori si accesero e dando un ultima occhiata a quella che era stata la casa di alcuni di loro per molto tempo, dopo 16 anni Kyo, Toru, Arisa e Kureno si apprestarono finalmente a tornare nella loro città natale, e questa volta non per visita di cortesia ad amici o parenti ma bensì per stabilircisi.
Non avevano idea di tutte le sorprese e le novità in cui sarebbero andati incontro.
Specie Kyo il quale era atteso da una sorpresa che l’avrebbe a dir poco shockato!