CAPITOLO III:
L’ESTATE DELLA MATURITA’

/Working on a dream – Bruce Springsteen/
Arrivare esattamente l’11 agosto significava essere nel periodo migliore per una cosa in particolare.
Una cosa che si poteva fare solo di notte in un posto all’aperto, buio e tranquillo.
Magari in spiaggia, proprio dove Denise e sua cugina Eleonora si trovavano.
Eh no, non era ciò che si poteva pensare… se fosse stata insieme ad un ragazzo, magari… ma con la cugina sicuramente no!
L’11 agosto era l’ideale per scendere in spiaggia di sera a guardare le stelle cadenti di San Lorenzo.
Certo il giorno ideale è il 10 ma comunque va bene tutta la settimana.
La ragazza era arrivata quel giorno così non aveva perso tempo e calata la notte era scesa con quella che era anche una sua amica, seppure fosse di qualche anno più piccola.
La ragazzina la considerava una sorella maggiore ed era molto legata a lei.
Come mai non stava facendo ciò che faceva ogni anno appena arrivava in Sicilia?
Bè, l’anno precedente si erano lasciati in modo un po’ strano. Non male ma comunque particolare… lui aveva ammesso che era molto tentato dal stare con lei ma che non voleva cedere. Probabilmente perché era fidanzato, ovvio.
O magari per qualche altro motivo che lei non poteva capire a fondo.
In realtà sapeva che lui l’aveva tradita qualche volta, era capitata l’occasione ed Alex si era spiegato bene… o meglio lei l’aveva compreso al volo.
Se non amava la sua morosa e con le altre ci andava solo per sesso, per puri sfoghi fisici e nulla di più, non era un vero tradimento.
Se ci fosse stato del sentimento per una o per l’altra il discorso sarebbe stato diverso.
Perché non lasciare Anna, allora?
Non provava nulla per lei…
Ma lei è qui con lui mentre io sono lontana, dalla parte opposta dell’Italia… che senso avrebbe? Lo capisco, nemmeno io lo farei al suo posto e cercherei di resistere quelle due settimane di tentazione seria!”
Se l’era detto mille volte, Denise, così quella volta aveva voluto aiutarlo nel non cadere in tentazione e senza torturarlo si era tenuta lontana da lui.
Per il resto della vacanza?
Non sapeva bene cosa avrebbe fatto poi, intanto era scesa in spiaggia con sua cugina a guardare le stelle cadere e a sentire i suoi sproloqui sui vari ragazzi.
Aveva una certa malinconia di fondo nel ricordare due anni prima quando sempre in quel posto lui era venuto e ci aveva provato con lei. Se fossero stati soli sarebbe successo, ne era sicura. L’avevano desiderato da matti entrambi.
Ma non era successo e forse quello sarebbe stato l’unico anno possibile per fare quella sciocchezza senza rimpiangerlo e pentirsene.
L’anno successivo avevano cominciato a crescere nelle loro consapevolezze e nei mille pensieri in cui si erano persi per analizzarsi. Comprendere perfettamente i rispettivi sentimenti non era bastato e così un altro anno era trascorso in un lampo.
Era pazzesco come potesse volare il tempo. Da separati quasi non ci pensavano sforzandosi di farsi prendere totalmente dalla loro vita e poi lì ci ricascavano rendendosi conto che si erano solo illusi di non pensarsi.
L’aria era piena di loro.
Cercare di starsi lontano sarebbe servito davvero o era solo un gesto di maturità?
Per lo meno un tentativo…
Bè, la verità era che lei era appena arrivata e che avrebbe passato lì altre due settimane intere, quindi sarebbe potuto accadere di tutto.
A partire da quella sera.
Quando il cellulare di Eleonora squillò si disse che sua madre probabilmente voleva dirle che aveva dimenticato il cellulare a casa… ma quando le disse che stavano per scendere gli altri con Alex che voleva salutarla, le venne un colpo surreale!
- COSA? – Chiese quasi urlando e mettendosi a sedere dritta sull’asciugamano.
L’altra ridacchiando ripeté spiegando che Alex era venuto a salutarla ma non trovandola aveva chiesto dove fosse, quindi gli altri loro parenti rimasti gli avevano detto dove fosse e l’avevano esortato a raggiungerci.
- E cosa vengono a fare gli altri? – Sorse spontanea la domanda mentre il suo cuore cominciava a battere come un matto facendole perdere il controllo del proprio corpo su di giri.
- Ad accompagnarlo, credo. Ah si, hanno detto che hai scordato il cellulare e che ti ha suonato! –
Non poteva davvero crederci. Fino all’ultimo cercò di convincersi che fosse uno scherzo per poter sopravvivere a quella tachicardia assurda e allo stomaco che si contorceva in maniera allucinante, ma quando sentì le voci concitate raggiungerli capì che era vero e saltò quasi in piedi caduta nel panico più totale!
Ed io che volevo aiutarlo standogli lontana… alla faccia del piano di salvezza! Forse qualcun altro non vuole la stessa cosa!”
Pensò confusamente mentre arrivavano da loro ridendo e salutandoli.
Il gruppo era composto sempre da cugini di secondo grado che stavano con Denise quando scendeva in Sicilia.
Il problema non furono certo loro…
Prima che potesse riprendersi e pensare qualcosa di coerente, due braccia prima la spinsero amichevolmente, poi l’abbracciarono affettuosamente. Si sentì baciare sulle guance mentre la sua voce inconfondibilmente calma ed allegra allo stesso tempo, la salutava.
- Eccoti qua! Io vengo a salutarti e tu non ci sei! Vergognati! –
- Ovvio! Sapevo che venivi… - Rispose lei senza riflettere, lo faceva in automatico, scherzando come loro due facevano da quando erano nati.
Ma non le permise di dire altro poiché subito le diede il cellulare cominciando con la prima domanda incalzante e sostenuta, la prima di una lunga serie:
- E chi è Max? – A quel nome le venne di nuovo un colpo. Fortuna che era sera e che si vedeva poco grazie ai lampioni della strada, altrimenti avrebbe notato il rossore che stava ora invadendo il suo viso dai lineamenti morbidi ora impietriti per lo stupore e lo shock di quella domanda.
- E che ne sai tu di Max? – Appena ebbe in mano il suo telefonino guardò subito chi l’avesse chiamata e con orrore vide un messaggio proprio suo…
- Tu dimmi chi è! Io tutte cose so! – Ovviamente era una contraddizione quella frase, ma lui stesso lo era, quindi non ci fece molto caso.
Le ci volle poco per capire come poteva aver scoperto Max dal momento che nel suo display ad ogni messaggio che le arrivava appariva il nome del mittente.
Però questo non toglieva la domanda estremamente curiosa fatta sì col riso ma anche senza mollare.
Ben presto gli altri furono dimenticati in un lampo e loro due si trovarono stesi uno accanto all’altro sugli asciugamani a parlare fitto fitto escludendo tutti, Eleonora compresa.
- Non è nessuno! – Fu la prima risposta che le venne sotto imbarazzo completo. Vederlo così d’improvviso e sentirlo parlare di Max non era certo una passeggiata…
- Come no! E allora perché ti scrive così tanto? –
Da lì lei capì cosa doveva essere successo… probabilmente lui le aveva mandato un messaggio con Alex presente e sua madre doveva aver detto qualcosa tipo 'è sicuramente Max, le scrive mille volte al giorno!’.
Così lui aveva capito chissà cosa facendosi i suoi giri mentali!
Certo si guardava bene dal tenerseli per sé...
Il terzo grado era accompagnato da un casino e da un'insistenza senza precedenti… non l’aveva mai visto così ostinato nel sapere qualcosa!
Per lei non era facile… da un lato poteva dirgli la verità e tranquillizzarlo, dall’altra lasciarlo nel dubbio che fosse chi pensava e magari vedere se si ingelosiva un po’.
In fondo era fidanzato con Anna, no?
Ma così come si chiese queste cose non riuscì a darsi risposta, il tempo passato a riflettere, per colpa del suo caro amico, era stato troppo poco poiché senza mollare aveva continuato a chiederle e richiederle ininterrottamente chi fosse Max fino a che Denise esasperata glielo disse sperando solo di zittirlo, prendendola per sfinimento!
- Max è solo un amico, niente di più! Ora non rompere! – Naturalmente questo non bastò di certo poiché dopo di questo volle sapere anche quanti anni avesse, che rapporto specifico ci fosse con lui, cosa facesse e… bè, in breve vita, morte e miracoli!
Specie se c’era stata una storia fra loro e se lei ne era innamorata.
Quei particolari insistette enormemente per saperli come se fossero questione di vita o di morte.
Il fatto che glieli chiedesse scherzando e facendola ridere gli permise di farla parlare. Alla fine non aveva potuto riflettere e decidere che fare, aveva dovuto dir la verità.
Max era solo un amico per cui aveva avuto un infatuazione ma che poi era rimasta solo una bella amicizia.
- Ma ci sono stati baci? – La domanda più diretta fu questa e lei non poté vedere l’espressione del suo viso ma solo sentire il suo tono di voce che sembrava allegro, però voleva sapere. Alex voleva davvero sapere tutto.
Spaesata e presa ancor più contro piede si trovò a rispondergli tornando di nuovo rossa, chiedendosi però che diavolo gli importasse visto che lui aveva ancora Anna!
- No. –
- Ma tu avresti voluto! – Non mollò.
- Si ma ormai non più. Volevo, non è andata e siamo rimasti amici. Ora è come se fosse mio fratello… - Qua il ragazzo dai capelli ricci più corti, si zittì per un po’ miracolosamente mentre pensava forse alla prossima domanda o se poteva accontentarsi, quindi lei che non aveva mai staccato gli occhi dal cielo vedendo una scia luminosa attraversarlo si illuminò gridando:
- Una stella cadente! – Ne aveva viste altre quella sera, prima che quel tornado arrivasse, ma con lui era la prima!
- Ma va! – Fece allora non credendole poiché non ne aveva mai vista nemmeno una…
- Certo che c’era, proprio davanti alle nostre facce! Che guardavi? – Ribatté allora lei stizzita girando la testa verso di lui, a pochi centimetri. Le loro spalle si toccavano e anche lui la guardava.
La non risposta le fece capire che l'aveva fissata per tutto il tempo.
Fu solo allora che si resero conto di essere soli.
Denise a quel punto alzò la testa per cercare gli altri loro cugini ma trovandosi in completa solitudine cercò di ricordare il momento in cui li avevano piantati in asso da soli!
- Allora quando Eleonora si lamentava era perché non voleva andare via… - Esclamò mentre le veniva alla mente i loro saluti che lei distrattamente aveva ricambiato senza nemmeno alzarsi.
La brezza fresca che proveniva dal mare infranto sul bagnasciuga la raffreddavano appena, era caldo in pieno agosto ma di notte in spiaggia era sempre meglio coprirsi.
I capelli scomposti erano molto più lunghi dell’anno precedente, ora le arrivavano quasi al fondoschiena e si inanellavano tutti. Il sole, poi, glieli schiariva molto.
Rimasti consapevolmente soli, Denise fu lieta ad Alex che non andò più sull’argomento Max.
- Ma chi ti ha detto che ero qua? –
Chiese la bionda tornando a guardare il cielo tempestato di stelle suggestive. L’atmosfera non aveva nulla da invidiare ad un film romantico ed ora erano addirittura rimasti davvero soli!
Cercava di non agitarsi troppo e di scacciare l’idea che potesse finalmente succedere qualcosa, ma a breve le sarebbe arrivata la sua risposta.
- Tua sorella è venuta da me prima per uscire con mio fratello, così mi ha detto che eravate scese. Mi aspettavo che venissi a trovarmi come ogni estate… - Solo allora, facendo di proposito attenzione, si rese conto che lui la stava continuando a guardare e quei famosi battiti tornarono ad accelerarle.
- Ma sarei venuta domani a cercarti… stasera c’erano le stelle cadenti! –
- Domani parto per Amsterdam! Cinque giorni sto via … - No, il problema non fu il viaggio in sé né che nelle due poche settimane che passava lì, cinque giorni volassero via così.
Il problema fu un altro.
- Vai con Anna? – La prova del fuoco. La certezza che stava ancora con lei.
- Si. – Il suo sì le arrivò come uno sparo e le tolse il respiro. Fino all’ultimo aveva sperato potesse dirle di no ma in cuor suo l’aveva saputo, per questo non era andato da lui, per questo non voleva guardarlo negli occhi in una situazione così intima e strana.
Anche se lui continuava a fissarla dimenticando le stelle che ogni tanto attraversavano il cielo blu.
Fu quasi un ammissione di colpa, la sua. Se ne resero conto entrambi e lei cercò un motivo per rimanere lì o per non gridargli che le aveva rotto le palle con Max quando lui stava ancora con quella.
Ma non fece nulla.
Si trattenne con fatica mentre gli occhi le diventavano lucidi, quindi mordendosi il labbro sentì lo stomaco contorcersi nuovamente.
Ma cosa voleva da lei?
- Sono venuto stanotte per questo… anche se mi devo svegliare all’alba senza salutarti non potevo andare via. Proprio in questa settimana sei capitata … mi dispiace moltissimo non poterti vedere quanto potremmo. - Ma questo le diede una risposta in grado di calmarla e scioglierla.
Forse ci voleva davvero così poco o forse erano anche troppo cresciuti e maturati per fregarsi di certe cose e calpestare le persone.
Due anni fa l’avrebbero fatto lo stesso nonostante lui l’indomani sarebbe partito proprio con la sua morosa per un viaggio di cinque giorni, ma lì sapevano entrambi che non sarebbe stato possibile.
Da lì in poi l’atmosfera mutò vistosamente capovolgendosi completamente.
L’allegria e l’euforia giocosa di prima era un ricordo lontano e quella strana serietà indefinita non aveva nome, ma era viva fra loro.
Probabilmente l’unica verità era che loro erano ormai troppo grandi per certe incoscienze.
Questo, però, l’avrebbero pagato a discapito dei loro reali sentimenti, di volta in volta sempre più forti e prepotenti.
Eppure vissuti solo per due settimane all’anno.
- Non fa niente, dai… - Disse lei con una nota di malinconia che a lui no n sfuggì e bruciò.
Che strano quel momento…
- Non ho molta voglia di andarci ma ormai abbiamo preso i biglietti, che vuoi… - asserì scontento ed onesto Alex.
Certe cose però si potevano solo accettarle.
Vedersi per loro era fantastico e meraviglioso, vivere quei sentimenti sempre più forti, quell’attrazione fisica innegabile ed illudersi di poter fare quel che volevano, ma poi scontrarsi con la dura realtà della loro separazione era la cosa più dura.
E ormai erano troppo maturati per far finta di nulla.
Ormai riuscivano a distinguere troppo bene il giusto dallo sbagliato, così come la verità.
Lei non si sarebbe mai trasferita in Sicilia e lui era in pieni studi laggiù senza un soldo, completamente spiantato.
Nemmeno volendo la loro storia avrebbe mai potuto avere un lieto fine.
Ed allora perché insistere e vedersi, quando veniva?
Perché?
Per accertarsi di provare anche quei sentimenti?
Per farsi solo più male?
- Amsterdam… ci è stato anche mio padre. Sai, un anno subito dopo il collegio, avrà avuto sui 18 anni, ha preso e se ne è andato in giro per il mondo da solo… ha fatto alcune tappe dell’Europa finendo in Olanda, ad Amsterdam. Gli è piaciuto molto ma non si sa altro di quel suo periodo… solo che ne ha fatte molte. Troppe. E credimi, erano serie… -
Non seppe perché si trovò a dirgli quelle cose, ma prima ancora di rendersene conto gliene stava già parlando.
Forse perché quel momento era diventato così serio ed intimo che poteva starci anche una confidenza simile.
Si frenò però dal dire tutto.
Fu lì che lui, colpito da quel che gli stava dicendo, si aprì a sua volta portandole la sua esperienza di Oxford.
- Brutte compagnie immagino… - Lei annuì, quindi lui continuò: - pure a me è successa una cosa simile quando ero ad Oxford. Ci sono stato un anno e facile non è stato … in un brutto giro ero finito e prima che me ne rendessi conto mi son trovato a chiedermi che minchia stessi facendo! –
Fu la volta di Denise di colpirsi per le confidenze che le stava facendo, quindi decise di dire ancora qualcosa capendo che era il momento giusto, che di lui poteva fidarsi.
- Non posso raccontarti i dettagli ma ti basti sapere che ha avuto due arresti cardiaci! – Qui lui immaginò esattamente ciò che fosse successo e sentendosi strano andò avanti decidendo che anche se non aveva mai raccontato a nessuno questa cosa, di lei poteva fidarsi. Con lei poteva riuscirci. E lo fece quasi con un certo sollievo di fondo mentre non tirava fuori nemmeno l’ombra di quel pagliaccio che era di norma .
- Per me non è finita a quel modo. Prima mi sono fermato. Ho provato qualcosa di più leggero rispetto a qualche deve aver preso tuo padre, ma trovare la forza di finirla non è facile. E non lo fai per nessuno. Lo fai solo per avere di nuovo in mano la tua vita. Perché non arrivi più a controllarti, finisci per lasciarti vivere. Quando mi sono accorto di come stavo per finire mi sono fermato. Da solo ho trovato la volontà. Se vuoi davvero salvarti la trovi e ti fermi in tempo. Ma spesso non inizi perché sei tu che lo vuoi, inizi perché non sai che minchia stai facendo. Poi però dipende sempre tutto da te. Sempre. –
Il discorso poi proseguì tutto su quel genere, toccarono corde molto delicate e si fecero delle confidenze non facili che ammisero non aver avuto con nessuno.
Forse fu grazie a quelle ore così insolite strane e belle che capirono cosa fosse meglio fare.
Baciarsi e seguire i loro istinti sarebbe stato fuori luogo.
No, quella serata, al di là del fatto che il giorno dopo lui avrebbe passato cinque giorni di fila con la sua morosa in viaggio e che si sarebbe dovuto svegliare all’alba ed avessero già fatto tardi a parlare, era perfetta così com’era.
E non successe altro.


Quando i cinque giorni passarono, parvero quasi volare, in effetti.
Del resto essere in vacanza ha i suoi lati positivi… il tempo fugge. Spesso questo è brutto ma basta vedere come si vivono quei giorni. Denise voleva solo poter rivedere Alex il prima possibile, non le fregava più nulla di stargli lontano per aiutarlo a non cadere in tentazione. In fondo se lui voleva era libero di fare ciò che voleva, non era lei che ci provava, rimaneva sempre la stessa, non lo forzava né nulla. Era quella di sempre ed aveva questa qualità.
Quando quella mattina si trovò in spiaggia, non pensò affatto a quanto fosse passato da quella prima notte, aveva preferito non contare il tempo.
Però durante il bagno in quelle acque limpide, calme e pulite, sotto quel sole cocente che riscaldava spingendo a stare ammollo per non sciogliersi, le parve impossibile trovarsi ad un certo punto davanti proprio Alex!
Quando lo vide entrare anche lui in mare si immobilizzò chiedendosi che giorno fosse, quindi rendendosi conto che erano già passati i cinque si disse che era tutto davvero volato.
Con un gran sorriso constatò che Anna non c’era e non poté sentirsi più contenta.
Senza pensarci oltre andò da lui e si salutarono come loro solito felici e allegri. Sembrava non si fossero mai separati.
Denise aveva pensato molto a quella notte insperata passata insieme, le era piaciuto il tono confidenziale che aveva assunto, era stata loro, intima. Glielo aveva detto che quelle cose non le sapeva nessuno e che lei era la prima con cui ne parlava e la cosa l’aveva fatta sentire ulteriormente importante.
Sapeva perfettamente di spingere molto chiunque alla confidenza, era come un confessionale, riceveva le esperienze private e particolari di chiunque. Ne era anche contenta, però a volte si chiedeva quando fosse il suo turno.
Per lei era difficile aprirsi come facevano gli altri e il più delle volte rimaneva solo ad ascoltare e dare qualche consiglio se le riusciva, ma anche lì sapeva di non essere molto brava, in effetti. O per lo meno lei lo credeva.
- Allora come è andata? Bella Amsterdam? – Gli chiese subito curiosa di sapere i dettagli, presto dimenticata della questione 'Anna’.
E fu così che in un attimo entrambi se ne scordarono, come se lei non esistesse per nulla, quasi che Alex se ne fosse andato da solo. Ad entrambi parve così e le ore successive che passarono insieme a parlare, ridere, giocare come bambini e scherzare furono come quelle di un tempo, quando da piccoli si incontravano in spiaggia e si facevano tutti i tipi di dispetti con la più completa serenità e spensieratezza.
Niente pensieri, niente problemi, niente muri e difficoltà di mezzo.
Solo loro e il resto della combriccola di cugini matti.
Di tutti erano resistiti solo loro due ma ancora a volte, spesso in effetti, sembrava che non fossero mai cresciuti. Ad eccezione di quando si erano resi conto dell’attrazione che c’era, sia fisica che interiore.
E invece siamo cresciuti eccome…”
Si dissero entrambi riuscendo a scrutare di nascosto i corpi altrui. Lui era molto atletico ed in forma mentre lei aveva quelle curve così generose che fasciate da quel costume nero che pareva perfetto per la sua pelle ancora lattea gli facevano una gran gola.
Ben presto a loro si unirono tutti gli altri e mettendosi a giocare a pallavolo, o qualcosa che doveva assomigliarci, cominciarono a divertirsi ancor di più se possibile. Il tempo volò ancora ma per loro era come se si fermasse. La spiaggia lentamente si svuotava e tutto il loro gruppo rimaneva ancora lì a lanciarsi quella palla in modo imbarazzante e poco professionale, come se nessuno sapesse come si facesse.
Ovviamente il problema principale era la pigrizia di lei che non si muoveva dalla sua postazione nemmeno per tutto l’oro del mondo e il lato tormentoso di Alex che per vendicarsi di tutte le palle che faceva cadere bloccando il gioco, la buttava sott’acqua prendendola per le spalle e spingendola giù.
Denise non era molto vendicativa in acqua poiché si faceva il doppio della fatica quindi preferiva subire e fare come niente fosse, continuando a giocare pessimamente.
Furono momenti molto divertenti, specie quando ad un certo punto, sentendo che erano alla fine poiché qualcuno doveva andarsene, la bionda dai capelli davvero lunghi si decise a fare l’unica azione degna di questo nome. Quindi seguendo un tiro troppo lungo in sua direzione finì addirittura per sbilanciarsi tanto era il suo impegno per prenderla.
Non lo fece di proposito, però finì per tuffarsi sparendo di nuovo sott’acqua. Riuscendo a prendere la palla al volo e rilanciarla agli altri che la persero per lo stupore della sua azione!
- Miii… si è tuffata! Com’è possibile! – Al centro dell’attenzione e dell’ammirazione, la ragazza riemerse ed alzandosi spiegò quanto era successo con schiettezza tipica sua:
- Cazzo, sono caduta! – E tutta la sua bella figura andò a finire a quel paese!
- Ah ecco, mi pareva… non poteva mica essersi tuffata di proposito per prendere la palla! – Si sentì dire da qualcuno mentre delle mani ormai familiari la prendevano di nuovo per le spalle ed un corpo possente finiva per spingerla ancora all’indietro, sott’acqua per l’ennesima volta!
Le risate l’accolsero, quindi decidendo che poteva finire col momento di passività, una volta di nuovo in piedi la sete di vendetta a lungo trattenuta ebbe il sopravvento e cercando di ricambiare tutti quei 'favori’ si impegnò per farlo affondare almeno una volta.
Non fu facile, lui aveva una certa forza e si oppose, naturalmente, al contrario di lei, quindi nonostante tutto il suo impegno ci fu solo una lotta molto divertente ed un nulla di fatto.
Anche se in realtà proprio nulla non era esatto visti i graffi visibili sul collo e sulla vita!
Certamente non era riuscita ad atterrarlo ma per lo meno era riuscita a lasciargli un certo segno, la sua vendetta poteva dirsi consumata!
Fu solo dopo, in spiaggia, mentre si asciugavano per risalire a casa ed andare a pranzo, che si videro per bene spiccare rossi sulla pelle abbronzata.
- Cazzo, ma sono stata io? – Se ne rese conto solo lì e finì addirittura per dispiacersene un po’, in fondo lui non le aveva mica mai fatto male… le venne spontaneo dargli un bacio sonoro sulla guancia ridendo: - Guarda, con questo passa tutto! – Fu bello. Fu come fossero loro due quelli che stavano insieme. Non ci ragionarono su, si sentivano comunque bene, si divertivano, erano rilassati, spensierati… e con quella consapevolezza di piacersi e di ricambiarsi. Anche se lui non aveva proprio la certezza di questo visto quanto brava fosse Denise a mascherarlo.
Però gli piacque quel bacio. Aveva reso tutto più leggero. Forse troppo.
- Minchia! Ora non posso più spogliarmi davanti alla mia ragazza per un po’! – Esclamò lui guardandoseli preoccupato. Fu la prima volta da quando era lì con lei che pensò ad Anna.
- E già… - Fece la bionda mascherando perfettamente la sua delusione riguardo il primo pensiero che aveva avuto a quel punto. La verità era che comunque Alex stava con un'altra.
- Quella già ti odia! - Continuò ancora col cervello disattivato. Di norma non rifletteva mai prima di parlare, infatti l’anno prima era riuscito a dirle che aveva paura di fare qualche sciocchezza con lei. Non era uno che si faceva problemi a dire quel che pensava. Ora aveva pensato ad Anna perché Denise si era concretamente sovrapposta a lei senza farlo apposta.
- Come? E perché? – Questo però le suonò strano, come un campanellino. Non l’aveva ancora sentita!
- E’ gelosissima… - Rispose allora il ragazzo osservando i graffi diventare sempre più evidenti, e proprio in punti particolari…
- Ma va… - Però saperlo improvvisamente le rigirò di nuovo l’umore che per un attimo si era oscurato. Forse nominare il nome X non era stato poi male… aveva potuto scoprire qualcosa di interessante.
- Si… ha beccato il tuo nome nella mia rubrica e qualche tuo messaggio e mi ha fatto un pandemonio! Allucinante! – Spiegò senza trovarci nulla di male. Se le cose stavano davvero così…
- Porca miseria… non lo sapevo… scusa, non volevo! Non dire che sono stata io sennò mi uccide! – Fece dunque lei semi seria e semi ridacchiando. Anche lui non era molto dispiaciuto o mortificato, anzi. Pareva comunque piuttosto divertito dalla cosa.
- No no! – Concordò il giovane pensando che tanto si era divertito ora con Denise, tanto poi avrebbe penato con Anna!
Ma perché non è lei che vive qua? Staremmo insieme e sarebbe tutto perfetto…”
Pensò lui con un moto di sconforto che seppe nascondere bene mentre la salutava per risalire a casa.
In realtà non c’era stato giorno in cui non l’aveva pensato, specie durante le scenate della sua morosa.
E si sa, una donna certe cose se le sente…
Per Denise sapere che lei era gelosa era come una conferma ulteriore che qualcosa di concreto c’era e di anno in anno più ne aveva, più sapeva che il distacco sarebbe stato sempre più difficile.
Trovare la forza di stargli lontano del tutto sarebbe stata la cosa più saggia ma aveva ormai visto che fra il dire e il fare c’era di mezzo quel che provavano loro. Qualcosa di sempre più impossibile da gestire ed ignorare!

Il resto dei giorni passarono decisamente male, purtroppo.
Anna, che ormai sapeva perfettamente ciò che legava il suo fidanzato a quella che non era proprio più sua cugina ma più un amica d’infanzia, non lo mollò un solo secondo.
Fino all’ultima sera, giorno in cui come tutti gli anni facevano la pizza insieme a tutti i centinaia di parenti a testa che si ritrovavano, tutti grandi amici naturalmente.
Di norma era loro. Era loro nel senso che Anna non c’era mai stata.
Quella volta, invece, ebbe anche il coraggio di venire, per la prima volta.
Appena la vide arrivare, a Denise venne quasi un colpo e senza pensarci su due volte prese e sparì in casa facendo finta di fare qualcosa. Qualunque cosa andava bene. Non trovò nulla!
Quando se la vide entrare in casa proprio per cercarla, dovette rassegnarsi. Così decisa a fare la superiore ignara di tutto, le strinse la mano baciandola sulla guancia e salutandola normalmente.
Le due si erano già conosciute anni addietro.
Fu un momento strano, lei avrebbe voluto tremare e sparire però riuscì a rimanere impassibile.
Una volta finita la tortura fece ben in modo di starle dalla parte opposta e benché ci fosse riuscita, il problema fu che si trovò costretta a stare lontana anche da Alex.
Ebbene Anna non lo mollava un secondo guardando malissimo Denise, seduta in disparte con altra gente.
Alex?
Bè, lui semplicemente non si era mai sentito peggio!
Incatenato fu la parola giusta. Per scappare dal polipo che aveva per morosa che non su staccava un attimo, doveva fingere di avere delle telefonate da fare!
Era critico anche per lui, non sapeva come comportarsi, voleva avvicinarsi a Denise che aveva visto poco per colpa di Anna ma lei non lo permetteva, poteva solo rassegnarsi a stare con lei e basta. Lei che lo controllava come fosse un carcerato!
Paranoica?
Bè, dopo la litigata storica che avevano fatto a casa per venire… Anna gelosissima aveva fatto di tutto per non farlo andare, lui era stato irremovibile. Non avrebbe mai rinunciato. Solo che pur di non sentirla più urlare come un isterica accuse assurde (non poi tante assurde in realtà), le aveva detto di venire anche lei e vedere coi suoi occhi che non faceva niente di male!
Solo che ora non poteva far altro che ripetersi che era stata la cosa più stupida che avesse mai fatto.
Non avendo idea di cosa fare per non peggiorare la situazione già complicata si era sentito in obbligo a fare l’unica cosa sensata… stare lontano il più possibile da entrambe!
Peccato che mentre Denise capiva bene perché lo faceva e lo lasciava fare senza cercarlo, Anna sembrava un segugio che non lo mollava. Appena lo perdeva di vista un attimo, si alzava subito a cercarlo!
Era stata emblematica quando non trovandolo più era andata da Denise sicurissima di trovarlo lì con lei a fare chissà cosa!
Le aveva addirittura chiesto dove lui fosse, certa che comunque doveva saperlo!
La bionda candidamente aveva risposto che non ne aveva la minima idea!
Era stata molto dura per tutti e alla fine si erano sentiti tutti e tre più sollevati quando lui si decise ad andarsene…
Certo aveva dispiaciuto ad entrambi il fatto di separarsi dal momento che lei stava per ripartire per il Friuli, ma d’altro canto altre ore a giocare a guardia e ladri con quella tensione alle stelle, non la poteva reggere nessuno!
Quando allora Anna sparì a salutare la marea di persone che c’erano, Alex potè finalmente salutare Denise come si doveva!
La baciò circondandole le spalle con un braccio, quindi sentendo quanto avesse voluto fare altro che quello per tutta la serata, invece che scappare in preda alla difficoltà, si staccò prima di cedere agli istinti!
Continuarono a ridere distesi scherzando com’era nel loro stile, come niente fosse. Di nuovo dimenticandosi di una certa persona…
- Allora domani riesci a venire a trovarmi? – Le disse lei.
- Domani? –
- Eh si, poi parto dopo domani di mattina presto. O ci salutiamo qua? –
A quel punto lui non ci pensò e rispose di slancio senza riflettere su quella che era la giornata dell’indomani, seguendo solo il suo enorme desiderio di rivederla da solo come si doveva…
- Certo che vengo! –
- Allora ci salutiamo domani… - Ribattè lei candida.
Fu esattamente in quell’istante che si sentì attraversare da una scarica elettrica potentissima. Girato lo sguardo notò quello fulminante di Anna subito dietro che li osservava ascoltando severa e cupa. Se avesse potuto ucciderla l’avrebbe fatto.
Quel che pensava non era difficile da immaginare!
Completamente a disagio, la ragazza dai lunghi capelli biondi sciolti che si inanellavano sulle lunghezze incorniciandole il viso dai lineamenti morbidi, ancora una volta diede grande prova di sé controllandosi alla perfezione e come se nulla fossa si avvicinò e la baciò salutandola affettuosamente, come aveva fatto l’altra all’inizio venendola a cercare addirittura in casa!
Ma che vada a quel paese anche lei, cazzo! Non ha idea di quel che stiamo patendo per lei, per non cedere ai nostri bassi istinti! Non siamo mica delle bestia che non sanno controllarsi, noi!
È lei che crede che lo siamo, ma può anche andare a cagare!
Se sapesse la fatica che stiamo facendo!
Maledetta maturità… se fossimo immaturi ed egoisti l’avremmo già cornificata… tanto è solo per due settimane l’anno! Vabbè, non è certo un discorso sensato, questo!
È meglio che lascio perdere… davvero…”

Fu davvero deludente, per Denise, partire senza averlo rivisto.
Nonostante i suoi ripetuti messaggi dove gli dicevano cosa stesse facendo e dove si spostasse per poterla trovare nel caso volesse venire a trovarla come aveva promesso, Alex né rispose né venne.
Così partì con la delusione nel cuore mentre si ripeteva in continuazione che aveva sbagliato a perdere di vista l'obiettivo iniziale, ovvero quello di stargli alla larga. La verità era che non si erano visti molto, certo, ed anche quando ci erano riusciti ad eccezione di sole due volte fantastiche, c'era sempre stata Anna, quindi non erano stati dei bei momenti.
Alla fine scontrarsi con la realtà toccava in ogni caso.
Loro due si piacevano molto e ne erano consapevoli ma non potevano stare insieme.
Stop.
Lui era fidanzato con un altra.
Stop.
Lei non sarebbe mai venuta a vivere in Sicilia e lui aveva la sua vita appena iniziata a pieno ritmo proprio lì.
Stop.
La realtà era quella.
Non c'era altro.
Le favole dove si seguiva il proprio cuore non esistevano, quelle dove tu volevi assolutamente qualcosa e bastava questo per ottenerlo. Quelle in cui tutto finiva bene, il classico finale 'e vissero tutti felici e contenti' non c'era nella vita vera. Non per lei per lo meno.
Quel che c'era erano storie difficili da vivere solo con la fantasia.
Non sempre si può fare quel che si desidera. Non sempre basta volerlo con tutte le proprie forze. Spesso non si possono calpestare gli altri per arrivare all'obiettivo. E gli altri ci sono, che ci piacciano o no. Gli altri così come tutti gli ostacoli. Alcuni si possono buttare giù, altri no. Io stessa al suo posto non lascerei la mia morosa mollando tutto, buttandomi all'avventura senza un soldo, un lavoro ed un tetto! Non si può. Non si può far quel che i vuole. Non si può e basta.
La vita è saper accettare la realtà, e spesso è dura e amara. Spesso non ci piace. Ma spesso è così. Io e lui siamo fatti per stare insieme ma semplicemente non possiamo. Tutto qua.
Ci sono molti atleti con un talento pazzesco ma che devono smettere perchè il proprio fisico non regge o perchè si ammalano!
Questa è la stessa cosa.
Si prova a far andare la vita dove si vuole ma se non va ci si deve anche piegare, ad un certo punto.
In ogni caso, in qualunque modo la si veda, rimarrà una parentesi di due settimane l'anno. Credo sia meglio chiuderla qua.”
Questi furono i pensieri della ragazza durante il viaggio in aereo che la riportava a casa sua, in Friuli, dall'altra parte dell'Italia.
Eppure questa sua convinzione matura e disillusa fu messa a dura prova quando a pranzo, quel giorno, ricevette una telefonata inaspettata da un numero sconosciuto.
Quando rispose intorno a lei c'era un gran casino e non riusciva a capire nulla di quel che dicevano dall'altro capo. Dopo una serie di 'eh?', si decise ad uscire nel silenzio.
Appena sentì chiaramente la sua voce chiederle se ci fosse, capì subito di chi si trattava e le venne quasi un colpo.
Del resto era inconfondibile il suo tono placido e pacato dall'accento siciliano. Gli era sempre piaciuta la sua voce...
- Alex! - Esclamò con sorpresa senza credere ai suoi orecchi!
- Non scrivermi messaggi bastardi! Io ho lavorato tutto il giorno, ieri, cretina! –- La risata le partì spontanea, poi non pensò assolutamente più a quel che disse successivamente. Tutto quel che le venne naturale, distesa e rilassata. Con una felicità pari solo a quando avevano passato la notte insieme a guardare le stelle cadenti (o meglio lei a guardare le stelle e lui a guardare lei!)
- Cretina! E io che ne sapevo? Mi avevi detto che venivi ed io ti aspettavo! – - Capì che si era davvero sentito in colpa e parte della sua convinzione di prima cominciò a crollare.
- Ma non ho soldi nel cellulare, non potevo risponderti e tu mi dicevi che mi aspettavi… - Piagnucolò lui sperando di convincerla. In una situazione simile le donne tendevano a non credere a certe giustificazioni. Lei però non ebbe dubbi che si trattasse della verità. Glielo aveva sempre detta, a costo di shockarla o farla rimanere male!
- Pazienza, dai… non fa nulla… - Si affrettò a dire lei convinta che davvero ormai non importasse più, nonostante i momentacci che aveva passato a causa sua. Lui però continuò a giustificarsi dicendole cosa aveva fatto il giorno prima e che davvero gli dispiaceva non essere riuscito a venire, approfittò anche per lamentarsi della paga scarsa rispetto al massacro a cui si era sottoposto! Dopo aver parlato per un po' come se niente fosse, lui infine, con un tono che voleva sembrare allegro ma che in realtà non lo era affatto, disse:
- Vabbè, allora ci vediamo il prossimo anno… - C'era un misto di malinconia e rimpianto insieme all'euforia di aver parlato insieme ed essersi almeno salutati come era nel loro stile, scherzando e ridendo.
- Si… se non scendo io prima o tu magari sali a trovarmi… - La buttò lì lei ancora senza riflettere.
- Io venire a Udine?! E cosa mai c’è per me a Udine? - Rispose lui divertito per stuzzicarla ancora un po' prima di chiudere. Sapevano che non si sarebbero torturati oltre telefonandosi anche durante l'anno. Dovevano anche andare avanti con le loro vite.
­- Io ci sono! - Non esitò.
- Ma va! – Scoppiarono insieme a ridere per l'ennesima volta. – Ma con che soldi ci vengo? –
- Ah non so… in qualche modo sali! – Quasi come un ordine.
- E’ impossibile… - Lo sapeva che lo era, non solo per i soldi...
- Bè, se ce la fai io ti aspetto! – Volle insistere ugualmente sapendo che comunque non sarebbe mai venuto.
Dopo essersi salutati per l'ennesima volta, lui concluse sorridendo ma al tempo stesso serio:
- Comunque continua a mandarmi pure messaggi bastardi, fatti sentire mi raccomando! – Nonostante giorni prima le aveva confessato che proprio per colpa di quelli la sua ragazza era gelosissima e che gli piantava delle scenate da paura.
- Certo, se non ti mettono nei guai! – Gli ricordò dunque lei volendogli evitare certi brutti quarti d'ora.
- Ah vabbè, quello è sicuro ma non importa, tu scrivi lo stesso! – Il fatto che fosse disposto a litigare e a mettersi nei guai con Anna pur di avere sue notizie, significò molto per lei. Ormai la sua convinzione di prima era quai del tutto crollata.
- Ok! Allora ci vediamo dai… saluta tutti… - Ma riuscì a mascherare bene il proprio imbarazzo ed ogni altra impressione che le era passata per la mente.
Quando chiusero la comunicazione entrambi sospirarono felici ma scontenti. Avrebbero davvero voluto che le cose fossero state diverse ma erano così.
Però quella famosa convinzione di lasciar perdere tutto andò a quel paese quando sua sorella tornò su dopo di lei e le disse con un gran sorriso:
- Lo sai che Alex mi ha tornato a chiedere di Max? -
Decisamente le cose non erano per nulla facili...