CAPITOLO VII:
VERITA’ ATROCE

/Possibilità/
Il mattino si svegliarono tutti di soprassalto nello stesso momento e modo: sudati, ansimanti e con aria visibilmente sconvolte.
I sei ragazzi si guardarono immediatamente a vicenda come a cercare conferma di ciò che avevano appena visto in sogno e nonostante qualcuno cercasse di contenere la propria agitazione, era evidente che nessuno di loro era rimasto indifferente.
La visione che avevano avuto non era nemmeno paragonabile a quella della morte di Tsubasa, senza alcun dubbio. Per quanto tragica quella fosse, l’attuale era più grave da un punto di vista collettivo.
Tsubasa morendo avrebbe trasmesso la sua eredità di Auror a qualcun altro, meritevole o meno, ma con un suo complementare in circolazione le cose cambiavano drasticamente e il punto era che non avevano nemmeno propriamente idea di come nello specifico.
- Hai… hai visto? - Chiese shockato e preoccupato Taro ad Hikaru, questi annuì senza trovare le parole mentre la sua mente lavorava in fretta sulle possibili conseguenze di un complementare dell’Auror. La testa cominciò a martellargli, come quella del suo compagno e degli altri.
- Cosa? - Chiese Tsubasa steso da poco nel proprio letto. Poteva facilmente sapere cosa vedevano gli altri, ma con la Triade in special modo si sforzava di non violarli.
I due ragazzi ancora scarmigliati e tesi si girarono mostrando il loro pallore, gli occhi di entrambi erano del colore della loro energia, beige per uno e continuamente mutevoli per l’altro, anche i capelli erano appena cambiati tornando normali, ma la loro aura brillava intorno ad essi mentre i rispettivi simboli bruciavano sulla pelle.
Era stata una visione importante.
- Dobbiamo parlare con gli altri! - Asserì secco Hikaru senza rispondergli né avere effettiva idea se fosse il caso di parlarne a Tsubasa. Così dicendo il giovane del caos si alzò e come un piccolo tornado, buttando involontariamente per aria gli oggetti al suo passaggio, sparì fuori dalla camera per entrare di corsa in quella di Jun e Kojiro, naturalmente senza bussare.
Li trovò svegli nelle sue medesime condizioni, gli occhi e le auree ancora dei colori originali mentre i capelli appena normalizzati.
Agitati, sudati e increduli.
Scattarono subito in piedi al vederlo precipitarsi da lui e prima che potessero chiedergli qualcosa, fu lui a precederli e andando davanti a Jun in tenuta da notte come gli altri, lo prese per le spalle e mostrando tutto il suo turbamento amplificato, facendo saltare per questo dei soprammobili lì vicino, gli chiese concitato:
- Cosa significa? - Era ovvio il motivo per cui lo chiedeva a lui: Jun normalmente aveva tutte le risposte a ciò che riguardava Aura, l’aveva lungamente studiato e non c’era nulla che non sapesse.
Nel giro di un istante anche Genzo si precipitò lì seguito da un più composto Karl. Anche loro appena tornati normali.
Non persero tempo a chiedersi vicendevolmente se avessero tutti visto la stessa cosa, l’argomento ‘è ovvio che le nostre visioni sono uguali’, era stato superato.
- Tu hai idea di che cosa comporti un complementare dell’Auror? - Chiese allora Genzo più calmo ma comunque burbero avvicinandosi a Jun. Hikaru continuava a scuoterlo nervoso senza rendersene conto, sentendo che il Disordine del mondo era più vicino non sapeva controllarsi, cosa enormemente strana dal momento che essendo il signore del caos, qualcosa che portava disequilibrio sarebbe dovuto essere di suo gradimento.
- Perché ti agiti tanto? - Si intromise bruscamente Kojiro staccando il giovane con forza dal proprio compagno che si massaggiò contenuto le braccia, quel gesto sarebbe stato considerato strano se il comportamento di Hikaru non lo fosse stato di più, per cui l’insolito istinto protettivo di Kojiro verso Jun passò inosservato.
- Io… non so, non riesco a controllarmi… - Rispose sconvolto rendendosi conto che aveva esagerato e che non era da lui.
- Si tratta di Caos nel senso più astratto del termine, qualcosa che a te dovrebbe piacere… perché ne sei spaventato? - Gli chiese Jun allora prima di rispondere alla domanda per cui tutti ora gli stavano intorno. Sembrava controllarsi ancora perfettamente nonostante l’agitazione di poco prima. Come ci riusciva?
Hikaru sospirò spazientito, si passo le mani fra i capelli spettinandoseli ulteriormente e cercando di evitare di concentrarsi sull’assenza di Taro che evidentemente non voleva far sentire il loro discorso a Tsubasa, si mordicchiò il labbro. Doveva riflettere?
E chi ci riusciva?
Quell’ansia interiore che si espandeva come un eco senza fine, l’avrebbe fatto impazzire. In lui la percezione del Disordine era molto più forte che negli altri.
- Non ne ho idea! È qualcosa che va al di là del MIO Caos! Cosa significa quella visione? - Rispose secco e sbrigativo cercando di essere esauriente per quanto gli fosse possibile. Tutti gli occhi interrogativi e sospettosi, poi, si spostarono su Jun diventando di nuovo pieni di un turbamento che non serviva nascondere. In qualcuno era più mitigato o controllato, ma tutti si sentivano strani.
- Per quello che so io, nessun Auror ha mai avuto un complementare, è ritenuto tale proprio per questo. Solo su di lui e sul suo animo che racchiude in sé tutte le energie ed i sentimenti, negativi e positivi, l’equilibrio di Aura si basa. L’Auror è l’unico in grado di controllare tutti i flussi che esistono a questo mondo, passano tutti da lui ed alcuni nascono addirittura dal suo cuore. Se fossero in due si creerebbe una scissione netta e Aura si spaccherebbe a metà: una dell’Auror positivo e una di quello negativo. Potete tutti immaginare come sarebbero queste due parti. Sarebbe… bè, sarebbe la fine di Aura così come la conosciamo noi… sarebbe la guerra, la fine dell’equilibrio e… bè, non so di preciso nemmeno io nei dettagli cos’altro potrebbe comportare, ma se Aura è così lo dobbiamo al fatto che c’è un solo Auror. -
Aveva parlato con una certa padronanza di sé, mantenendo la calma e la diplomazia, anche se Kojiro aveva sentito tutto il tempo la sua preoccupazione interiore, sentimenti che cercava di soffocare per rimanere lucido e utile.
- Ma… che cosa diventerebbero, di preciso? Che energia sarebbero? - La domanda fu posta da Genzo il quale dentro di sé aveva già la risposta, sperava solo di sbagliarsi, per una volta.
Jun lo guardò dritto negli occhi neri e i propri azzurri, riflesso delle loro auree, lo misero addirittura a disagio mentre rispose con gravità:
- Bene e male. -
La risposta riecheggiò nelle loro menti e mentre quelle due parole si ripetevano all’infinito dando ogni volta una consapevolezza maggiore, e per questo anche un più forte disagio, Genzo replicò cercando di intestardirsi per dimostrare che non poteva essere davvero così…
- Ma noi due siamo luce e ombra… -
- E’ diverso… - Questa volta a rispondere fu Karl che si era tenuto fuori dalla discussione.
Era vero, era diverso.
Genzo lo sapeva ma volle sentirselo dire lo stesso, girandosi verso il compagno freddamente composto, gli chiese perché, allora lui continuò scostante:
- Luce e Ombra sono al di sopra delle parti. Loro esistono e sono al servizio di nessuno o di chi glielo chiede. Sono solo dei mezzi. Bene e Male sono schieramenti netti. Sono uno la fine ed uno l’inizio. - A quello si agganciò Jun che più che spiegare ciò che sapeva, metteva ordine nei suoi pensieri facendolo ad alta voce, con la sua compostezza di prima ed una nota di tensione crescente nella voce vellutata:
- Vita e Morte sono delle tappe, dei fatti, delle condizioni, insomma, mentre Caos e Ordine sono degli obiettivi. Ma se Bene e Male sono degli schieramenti e Luce e Ombra sono armi, mi viene da pensare che con due Auror e lo spaccamento di Aura, anche questa legge del complementare verrebbe annullata e resa all’opposto. - I suoi occhi azzurri posati a terra si sgranarono capendo quale potesse essere la terribile verità.
- In che senso sarebbe resa all’opposto? - La domanda di Hikaru fu posta con uno sforzo evidente di rimanere calmo per capire a fondo le sue parole, ma non era sicuro di voler sentire anche quella risposta.
A quello tutti trattennero il fiato conoscendo perfettamente la frase successiva e guardando shockati ed increduli Jun, lo sentirono dire definitivo come la morte:
- I complementari verrebbero separati impossibilitati a stare vicino e toccarsi. Non potrebbero nemmeno più vedersi, probabilmente. Per il resto delle loro esistenze. Ne andrebbe della loro vita. - A queste parole i brividi attraversarono tutti e cinque mentre realizzavano sconvolti cosa questo volesse dire.
Ci furono dei lunghi minuti di silenzio nei quali nessuno riuscì a dire una sola parola, nemmeno esplosero chi di norma lo faceva per ogni sciocchezza.
La forza con cui Jun riuscì a spiegare quell’atroce possibilità nessuno l’avrebbe avuta, ma ora Kojiro poteva sentire palpabile anche la sua completa paura. Una paura che parlava così bene, in lui, che non sarebbe servito l’esprimesse in alcun modo.
Lo guardò di lato, realizzò come il suo profilo regale e perfetto mostrasse un’espressione così padrona di sé da sembrare forzata, ma solo lui e nessun altro poteva sapere quanto invece stesse male nel non esprimere liberamente i propri sentimenti.
Perché si ostinava a tenere tutto per sé?
Genzo e Karl non se la videro meglio, ma dalla loro avevano dei caratteri d’acciaio, caratteri di chi non si sarebbe mai arreso nemmeno un momento a delle eventualità inconcepibili.
Separarsi?
Mai.
Piuttosto la morte.
Si guardarono da vicino scambiandosi quell’eloquente messaggio con sguardi intensi e risoluti.
Hikaru rimase semplicemente paralizzato senza il coraggio di esporre un solo pensiero, consapevole che Taro non sarebbe più stato suo ma di chi voleva realmente.
Lui e Tsubasa si sarebbero uniti, allora? L’avrebbe perso davvero come aveva da sempre paura?
Guardando nel vuoto cercò di non pensarlo ma naturalmente prima ancora che potesse provarci, il caos mentale lo stava già divorando e lui non era ormai più capace di controllarlo.
- Ragazzi, non è ancora successo, quello è il futuro, un’eventualità! - La voce tonante e accesa di Kojiro ripercosse tutti i presenti. Era vero, in effetti.
- Una terribile eventualità… - Precisò ancora sotto shock Hikaru.
- Ma possiamo sicuramente fare qualcosa! - Quando disse questo con una convinzione tale da essere trasmessa a tutti gli altri, lo guardarono come avessero davanti a loro uno sconosciuto. Di solito il positivo della situazione era Taro, lui di certo no!
Chi era quell’alieno buonista e ottimista?
Jun lo scrutò avvicinando il viso al suo, poi serio chiese cauto:
- E tu chi sei? Che ne hai fatto del pessimista e negativo Kojiro? - Questi lo guardò ritrovandosi più vicino del previsto al suo bel viso ora rilassato e sereno, istintivamente se lo sarebbe mangiato per quell’uscita ma vedendolo tranquillo si sentì così bene che si dimenticò di indignarsi, quindi si limitò a tornare al suo discorso:
- Combatteremo! - Il suo motto preferito… nemmeno fosse il signore della guerra! Per lui si poteva risolvere sempre tutto così, combattendo!
- E’ una cosa che non ti ho mai sentito dire! - Rispose ironico Genzo col suo solito ghigno, il moro dalla pelle abbronzata rispose stizzito:
- Hai un’idea migliore, genio? - E qua l’altro lo sorprese:
- E’ la migliore che tu abbia mai tirato fuori! - Considerando che era sempre l’unica che esponeva con convinzione, Kojiro e tutti gli altri lo guardarono accigliati davanti a quell’ammissione e contagiati dalla loro risoluzione, sorrisero allo stesso modo cominciando a convincersi che di sicuro un modo doveva esserci.
- Bene, ma dobbiamo ragionare un attimo… dobbiamo capire se è già nato, questo complementare, o no. Solo quando troverà Tsubasa i suoi poteri ed il suo ruolo saranno attivi, fino a quel momento non corriamo rischi. Però può anche essere che… - Jun si fermò oscurandosi per un attimo davanti ad un’eventualità che non aveva contemplato, anche se avrebbe dovuto.
- Cosa? - Chiesero in coro Hikaru e Kojiro ansiosi, Jun scosse la testa sperando di sbagliarsi.
- Niente, mi era venuta in mente una cosa, ma è praticamente impossibile… -
- Concentriamoci su quello che è possibile, allora! - Disse pratico Genzo stiracchiandosi, sentendo i danni del sonno interrotto così bruscamente. A quello la tensione cominciò lentamente a sciogliersi anche negli altri, forse l’avevano esagerata un po’, la situazione. Per ora Tsubasa non aveva ancora alcun complementare… o, per lo meno, gli sarebbe spuntato il simbolo di Aura sullo stomaco, no? Per quel che ne sapevano non ce l’aveva, era questo che l’aveva identificato dalla nascita come l’Auror.
L’unico a non avere nessun simbolo e quindi nessun complementare.
- Ha l’età di Tsubasa, quindi è già nato, ma magari non sa chi è… crede solo di essere diverso dagli altri o di non aver ancora trovato il suo compagno. -
- Oppure sa tutto e sta cercando Tsubasa per attivare i suoi poteri ed il suo ruolo di Auror! - Hikaru non riusciva proprio a vederla così bene come gli altri!
- In ogni caso basta tenere sorvegliato Tsubasa ogni istante e continuare a nasconderlo. Se non lo trova, non succederà nulla. - Asserì Jun cercando di scacciare il lampo che gli era venuto prima.
- Però bisogna anche trovare questo tizio e farlo fuori. Se lo uccidiamo prima che tocchi Tsubasa, è fatta! - Kojiro invece preferiva di gran lunga l’eventualità di poter uccidere qualcuno a quella di difendere!
Il sadismo con cui lo disse era così brillante da essere disarmante e proprio per questo tirò gli altri su di morale.
- La fai così facile, tu… - Hikaru insisteva nel suo pessimismo cosmico portato dal subbuglio interiore che ancora provava. Di tanto in tanto gli oggetti intorno a lui continuavano a saltare.
- Chiamerò il Generale del Cerchio e gli spiegherò tutto, gli dirò di trovare questo individuo e di imprigionarlo, dopo di ché ci penseremo noi. - Disse quindi Jun come fosse effettivamente lui il capo della Triade, cosa che non era proprio. Agli altri non importava molto, specie se erano in gioco le burocrazie noiose, quindi lo lasciavano fare e lo ascoltavano; a conti fatti era quello che sapeva più cose riguardo Aura e che aveva quasi sempre delle risposte.
Congedatisi tutti, rimasero solo lui e Kojiro nella loro camera, erano ancora in tenuta da notte e scarmigliati.
Jun evitò abilmente lo sguardo penetrante ed insistente del moro, sapeva che aveva sentito quel suo dubbio e che voleva saperne di più, ma dare voce a ciò che aveva pensato per un momento, avrebbe significato rendere reale qualcosa di orrendo.
Esternamente controllato riordinava il disordine lasciato da Hikaru, arrivato alla porta finestra fece per aprirla ma la mano scura, grande e forte di Kojiro si mise sulla sua più chiara e affusolata, fermandolo. La sua presenza dietro di sé lo fece sussultare, il suo odore di morte a molti dava fastidio ma a lui, stranamente, no.
Trattenne il fiato ma non si mosse, assorbì quel quasi contatto fisico, lasciando che la schiena venisse attraversata da mille brividi e attese ciò che comunque sapeva sarebbe arrivato.
Sentiva lo sguardo inquisitorio che lo perforava, i suoi occhi rossi non poteva sostenerli in quel momento, non ne aveva la forza dopo quello che aveva realizzato.
Unirsi ulteriormente a lui, ora più che mai, sarebbe stata la cosa più sbagliata possibile.
- Cosa c’è? - Non serviva fare una domanda più specifica e nasconderlo a lui sarebbe stato idiota.
Jun sospirò abbassando la testa, appoggiò la fronte al vetro e sentendosi in trappola sia fisicamente che interiormente, disse senza nessuna maschera, mostrando tutta la sua tristezza:
- E’ anche possibile che il complementare lo crei inconsapevolmente l’Auror stesso nel momento in cui non riesce più a sostenere la solitudine, il suo ruolo e tutto quello che sente e sa. -
Kojiro non ne fu shockato.
- In quel caso dovremmo… - La sua voce bassa e penetrante lo fece rabbrividire.
- Si… - Aggiunse quasi sconfitto l’altro ferito da quella consapevolezza.
- Uccidere Tsubasa prima che generi completamente il suo complementare. -
- Altrimenti per la sua felicità sarà la fine di quella di tutti gli altri. -