CAPITOLO III:
CHE DIFFICILE GUARDARSI DENTRO!

/Mad world – Gary Jules/
Doveva per forza spiattellarmi tutto così?
Non poteva aspettare un po’?
Non sono pronto per queste cose, non ci ho mai pensato, non ne sento il bisogno… a parte quando l’ho visto nudo ed ho reagito senza rendermene conto…
Mah!
Onestamente non penso sia ora, magari fisicamente qualcosa comincia a svegliarsi, credo sia normale, sono in quell’età, però mi sembra di poter vivere benissimo senza complicazioni sentimentali.
Sono faticosi i sentimenti e le emozioni in generale.
Certo ne provo, lo so bene, ma per lo più si tratta di rivalsa e combattività, odio perdere e farmi mettere sotto da chiunque quindi mi comporto in modo da stare sempre sopra gli altri. Questo è tutto.
Non ho mai contemplato la possibilità che un giorno mi sarei potuto innamorare, tanto più che non so come ci si dovrebbe sentire.
Il sentimento più grande che provo è quello dell’amicizia. L’unico che ho è Momo. O almeno credo sia solo amicizia.
Si ma per il capitano?
Momo in fondo ha ragione nel dire che non mi è indifferente. Non come lo possono essere gli altri della squadra. Insomma, ho una buona considerazione di lui, è ovvio, però da quando mi ha sconfitto mi ha acceso qualcosa dentro ed io non pensavo potesse esistere qualcosa di simile. Da quando la provo mi sento più vivo, mi piace giocare a tennis, lo trovo sensato… ora è tutto ciò che voglio fare.
Ed è merito suo.
Questo lo capisco bene.
Quello che non capisco è come si chiama quello che sento per lui.
E per Momo?
Me lo ha chiesto a bruciapelo, io non ci avevo mai pensato ma che ne so di come si chiamano certi sentimenti?
Fino a poco fa non pensavo nemmeno di provarne, non in modo particolare, insomma!
Che casino!
È tutta colpa sua!
Poteva aspettare!
Anche il fatto di dover fare i conti con la mia sessualità, non è uno scherzo.
Alla mia età sarà pure normale avere certe reazioni davanti a certe cose, però non credo che lo sia poi tanto se queste ‘certe cose’ sono di sesso maschile!
E poi io e Momo siamo amici, perché rovinare tutto così?
Che dovrei fare, ora?
Non so… non poteva trattarsi di una semplicissima partita di tennis?
Sarebbe stato così facile…
E' mentre cammino da solo come se mi fossi perso per una città sconosciuta, che una voce alle spalle mi fa sussultare distraendomi da questi pensieri caotici che mi fanno venire mal di testa.
- Echizen! Come mai a piedi, oggi? Momo ti ha piantato in asso? – Mi giro e alla voce calda e sfumata che sento, si accompagna il viso del senpai Fuji.
Non so se sentirmi rilassato o cosa ma forse non è male… cioè, lui è un tipo a posto, molto acuto. Forse se c’è uno che può aiutare le persone è proprio lui!
Per un istante rimango inebetito a guardarlo mostrando tutta la mia confusione, così mi raggiunge piegando la testa di lato. Ha la sua solita aria indecifrabile, se dovessi capire quello che pensa sarebbe impossibile.
Probabilmente non trova normale che io non sia con Momo ed anzi sia così… così come?
Come sono?
- Tutto bene? - Infatti mi chiede questo mentre mi rendo conto di dovergli dire qualcosa.
- Bè… non lo so di preciso… il senpai Momo era arrabbiato con me e se ne è andato da solo. – Non so nemmeno perché glielo dico. Sicuramente non gli interessa.
Sarebbero solo affari miei, in effetti. Normalmente rimarrei vago e basta ma ora… non ci riesco. Ho voglia di parlarne. Ne ho bisogno. Se mi chiedesse cosa mi succede o perché era arrabbiato, glielo direi.
Lo guardo senza vederlo realmente, la mia testa vola da Momo e a quello che mi ha detto.
Tezuka.
Cosa provo per lui?
Crede che ne sia innamorato, ma cosa so io di queste cose sentimentali e sdolcinate?
Come posso dire se lo sono se non so cosa sia l’amore?
- Posso chiederti come mai? – Ecco, me lo chiede con tatto e delicatezza, non è una domanda prepotente, non si sta imponendo. Non mi dà fastidio ma in questo momento a darmi fastidio sono solo io.
Stringo le labbra mentre scelgo cosa fare: glielo dico o no?
In condizioni solite non lo farei però ora non sono come sempre.
Ora mi sento molto confuso e non so guardarmi dentro, non so come si fa. Ed è proprio quello che dovrei fare.
Alla fine mi decido e abbassando il viso fisso gli occhi sul terreno che continuo a non vedere realmente, quindi parlo a voce bassa e poco convinta:
- Lui… pensa che io sia innamorato del capitano… - Ed improvvisamente dirlo non mi sembra così stupido. Mi sento un po’ più leggero dopo che l’ho detto ad alta voce, ma non è questo il nodo della questione, quello che mi fa sentire così… così giù… così confuso… così strano… va bene dirlo ad alta voce, però non è proprio questo quel che va detto.
- E come mai te lo ha detto? – Bè, le domande giuste sa farle eccome. Mi viene da pensare che ha sentito tutto e che sa già ogni cosa. Forse è così, in questo caso sta solo cercando di aiutarmi. Credo che voglia farmi riflettere.
Ma che importanza vuoi che abbia?
Sono riservato e penso che gli affari miei siano sempre miei ma a volte non ce la fai a seguire questo motto.
A volte hai veramente bisogno di orecchie che ti ascoltino e qualcuno che abbia il coraggio di esprimere quello che tu non osi.
Cosa mi direbbe se gli dicessi tutto?
Visto che normalmente ne parlo con Momo ma che ora non posso, e che con mio padre non ne parlerei mai, non mi sembra così assurdo dirlo a lui.
- Testualmente ha detto che sta perdendo la testa per me e che pensa di essere masochista. Comunque crede che io sia innamorato del senpai Tezuka ed è anche arrabbiato per questo. Non so, penso voglia una risposta da parte mia, visto che non ho emesso nemmeno una sillaba. – A questo punto mi fermo e sospiro. Ho anche parlato troppo, tutto sommato… forse avevo davvero bisogno di farlo. Però il peso, anche se è leggermente più piccolo, c’è ancora.
Non oso ancora guardarlo, forse ora mi sta fissando come se fossi un idiota, o magari con compassione… lo detesterei ma preferisco evitare qualsiasi sguardo. Ora come ora non mi va davvero di fronteggiare nessuno.
Stringo la sacca da tennis sulla spalla mentre mi rendo conto di aver proseguito nel cammino con lui a fianco. E finalmente parla, quasi non ne potevo più del suo silenzio.
Strano, vero?
- Se posso permettermi di dire il mio parere, quello che provi per Tezuka è una forte ammirazione e rispetto. Lui ha saputo accenderti, darti un obiettivo e dei sogni, cosa che fino ad ora, evidentemente, nessuno ti aveva dato. È per questo che ora lo guardi con altri occhi e ti piace. Ma non è nel senso che crede Momo. – Qua alzo gli occhi su di lui, guardo con sorpresa il suo profilo regolare e quasi delicato dove i lineamenti distesi ed enigmatici non mostrano ancora una volta quel che prova. Stiamo parlando di sentimenti fra ragazzi, non gli sembra strano? Gli ho appena detto che io piaccio a Momo e lui non ha fatto una piega, anzi! Questo mi risolleva, certo, ma mi fa pensare… come mai? – Sai, è un ragazzo molto istintivo e precipitoso… a mio avviso avrebbe dovuto aspettare un po’ per affrontare questo discorso. Ora sarai confuso ed è normale visto che in quel senso sei più indietro degli altri. – Mi fa un certo effetto sentirmi dire che sono indietro agli altri riguardo qualcosa. Normalmente sono davanti a tutti! – Del resto devi compensare in qualche modo il tuo eccellere nel tennis. Lì sei sopra la norma ma se lo fossi in ogni campo non saresti umano! – E' una teoria interessante e penso che quando tutto questo sarà chiarito, mi ci metterò a riflettere. Perché non posso stare sopra la norma in ogni settore? Bè, fino ad ora pensavo mi interessasse solo il tennis, finchè lì ero imbattibile, escludendo mio padre, il resto non contava. Ma capisco solo ora che non è così ed è una cosa brutale e improvvisa.
A questo punto forse dovrei dire qualcosa ma non so cosa, quindi me ne sto ancora zitto sperando che sia lui a parlare ancora e a illuminarmi un altro po’. In fondo non è stata una cattiva idea dirglielo.
- Se vuoi un consiglio dovresti parlarne con Momo e magari chiedergli tempo. Mi pare sia ancora troppo presto per te per affrontare certi argomenti e situazioni, vedrai che ti rispetterà. Farà fatica ma ti rispetterà e ti lascerà il tempo che ti occorre per far luce in te. –
Se le cose andassero davvero così come dice lui, farei la firma. Se con quel testone bastasse chiedergli tempo sarebbe tutto più facile, eppure qualcosa mi dice che non sarà così.
L’ennesimo sospiro mentre incurvo impercettibilmente le spalle e torno a guardare avanti. Ormai siamo al crepuscolo e la sera sta per arrivare, potrei anche rimandare tutto a domani e dormirci su, però… chi riuscirebbe a dormire?
Voglio essere sicuro che mi verrà a prendere e che sarà tutto come sempre.
- Grazie senpai. – Non accenno ad altro, così lui sorride con quel suo fare gentile e si ferma per prendere un'altra direzione mentre mi guarda accelerare la mia camminata.
- Echizen! – Mi chiama quando sono a diversi metri da lui, quindi mi fermo e mi giro scambiando con lui un ultimo sguardo. Ora i suoi occhi mi guardano davvero con quel suo fare inquietante e diretto, come quando fa sul serio. Rabbrividisco un attimo e mentre continua non smette di sorridere, cosa ancor più inquietante!
- Capisci di essere innamorato quando il tuo cuore ed il tuo corpo hanno la stessa reazione di quando giochi una partita lunga e difficile ma molto entusiasmante. –
E questo che vuol dire? Capisco di essere innamorato quando davanti ad una persona mi sentirò fisicamente stanco e sfinito? Ha senso?
Mio malgrado mi inchino in saluto e me ne vado.
Non si rimandano mai le cose che si possono fare subito.
Detesto aspettare!”

/Wake up (make a movie) – Lostprophets/
Forse avrei dovuto aspettare, lo riconosco.
Anzi, no, sicuramente.
Se ora non mi parlerà più sarà tutta colpa mia perché non ho atteso il risveglio del ghiro, come mi ero prefissato.
Non sono un idiota, so bene quali sono le strategie migliori da adottare in determinati casi… è solo che fra il dire e il fare c’è di mezzo il Monte Fuji!
Gli ho spiattellato brutalmente in faccia che è innamorato di Tezuka mentre io lo sono di lui. Non è stata una gran mossa ma ormai è fatta, basta così.
Se mi parlerà ancora sarà un miracolo però nella vita nulla è mai detto!
Poso la bicicletta nel garage e la chiudo col lucchetto.
Non riesco a fare a meno di pensare a come gliel’ho detto. Sono stato troppo diretto e irruente, come mio solito. Quando mi trattengo è solo perché c’è qualcuno della squadra con me che mi placa prima che parta, altrimenti finisco sempre per fare qualcosa che probabilmente non dovrei fare.
Già.
E il fatto che ormai sia andata non mi consola, non è che mi incentiva a non pensarci più.
Sospiro sconsolato.
Forse ho perso ogni possibilità con lui.
Se avessi aspettato le cose sarebbero andate come avevo progettato ma così ho cambiato tutto e mi sa che mi guarderà sempre come un alieno, altro che come al suo ragazzo!
- Senpai Momo. – Una voce alle mie spalle mentre chiudo la porta del garage, mi fa sobbalzare.
Porca miseria, non dirmi che i miracoli accadono realmente!
Mi giro in fretta col cuore in gola e quando i miei occhi si posano sul suo viso scontroso che mi guarda a qualche metro di distanza, ho un sussulto.
- Ryoma… - Mormoro a fior di labbra stupito. Forse non andrà così male come pensavo… se è qua non può essere davvero così disastroso, no?
Mi avvicino lentamente ma mi sembra di camminare in un sogno, istantaneamente l’ambiente circostante mi arriva confuso e non noto nulla che non lo riguardi.
Lo scruto con attenzione e mi accorgo dello stato pietoso in cui è. È tutto sudato, pallido ma con le guance rosse e sembra che sia affannato.
- Sembra che hai corso i mille chilometri col diavolo a rincorrerti! – mi esce spontanea l’esclamazione, non ha un gran bell’aspetto.
Lui alza le sopracciglia in segno interrogativo, quindi confuso mi chiede:
- Cosa dici? – Ed io arrivandogli davanti, osservandolo meglio, rispondo sincero dimenticando per un momento tutto quello che è successo prima fra noi:
- Sei come quando fai una lunga partita difficile! – A questo punto, non vorrei sbagliarmi, ma mi sembra proprio che i suoi occhi si illuminino capendo qualcosa che io, forse, non capirò mai se lui non me lo spiega. Cosa non scontata visti i nostri recenti precedenti!
- No, non ho corso. – Dice solo questo ma non continua anche se so che c’è dell’altro.
- Perché sei qua? – Chiedo cercando di non risultare troppo ansioso. Ryoma sembra svegliarsi e riscuotersi dai suoi pensieri, quindi finalmente parla. Stringe i pugni e contrae i muscoli. È molto teso o forse solo arrabbiato.
Ha un aria che non so decifrare del tutto. È cupo, confuso e deciso al tempo stesso, cosa impossibile visto che sarebbe una contraddizione.
- Sono qua per chiederti tempo per pensare a quello che mi hai detto. – Inizia così, quindi il nervoso comincia già a salirmi.
Ha ragione, dannazione, ma quanto devo aspettare?
Improvvisamente mi ricordo perché non ho seguito il mio ‘piano’ e ho accelerato i tempi!
Sembra che non sarà mai pronto, dannazione. Io è ora che ho voglia di lui, di stringere il nostro rapporto. Non è normale, di solito si perde la testa per persone più grandi, più sviluppate, più… bè, insomma, tutto l’opposto di lui!
Serro la mascella e indurisco l’espressione del mio viso. Lui lo nota e capisce che non sarà facile come forse aveva pensato. Mi dispiace ma sono fatto così. Nemmeno tu sei uno che sa aspettare e lo sai benissimo.
- Tu al mio posto non aspetteresti. Detesti aspettare. Non sai proprio come si fa. Perché io dovrei aspettare? Che cosa, poi? Una manna dal cielo? È così tanto difficile ammettere ciò che provi per il capitano e per me? – Tanto lo so che per me è solo amicizia e che ho sbagliato, ho interpretato male i segnali che mi hai dato mentre fin troppo bene quelli per Tezuka. Non c’è molto da dire.
Lui sgrana gli occhi, non pensava avessi questa reazione ma parte subito all’attacco senza farsi sopraffare. Allarga le braccia in segno d’impazienza e cerca di domare il tono della sua voce che trema. Solo che non so se trema per la rabbia o perché lo sto ferendo. Anche lui può venir ferito?
Lui che per non lasciarsi ferire reagisce sempre in modo da ferire di più chi ha davanti?
- Se quello che hai detto prima è vero ora tu mi daresti tempo. – Se l’asciuga così e non ha tutti i torti però sono stanco. Sono davvero stanco di far tutto io in questo rapporto. Mi sembra di essermi immaginato tutto, di essere un idiota.
- Come puoi dubitarne? Pensi che te l’avrei detto rischiando di rovinare tutto? – Sono sempre più altero mentre gesticolo a mia volta, l’espressione mostra perfettamente il mio stato, mi sto arrabbiando di nuovo e non intendo mascherarlo.
- Mettiti un po’ nei miei panni! Fino a ieri sera non contemplavo minimamente né la mia sessualità né i miei sentimenti! Mi limitavo a giocare a tennis per tagliare i miei traguardi. Sono stato cresciuto con l’unico pensiero fisso del tennis. Cosa pretendi ora da me in un giorno? – Anche lui si sta seccando molto e fra un po’ urleremo tutti e due ma se così deve essere affinché qualcosa cambi, allora che sia.
Solo che forse cambierà in peggio ed il merito sarà prevalentemente mio. Perché sarebbe bastato che gli dicessi ‘si, aspetterò’.
Ma non sono uno di quegli illusi che si vedono nei film e che se la beccano sempre nel fondoschiena!
- E tu nei miei ti ci metti? Sai da quanto aspetto che ti svegli? Non so perché e se lo sapessi farei in modo di cambiare le cose, ma da quando ho deciso di diventarti amico in me è scattata quella scintilla e non sono un ipocrita che fa finta di nulla. Dovrei aspettare che tu cresca e che cresca anche io, magari, ma non ne sono capace. La mia è rimasta solo una sterile intenzione! Quel che provo per te è già al punto di non farmi ragionare! Come puoi chiedermi di aspettare ancora? Voglio solo sapere se mi ricambi o se preferisci Tezuka, come ormai penso! – Duro, incalzante, precipitoso e aggressivo come mio solito. Ecco qua, ho alzato la voce, proprio come immaginavo!
I suoi occhi mi dicono chiaramente che è rimasto colpito da questa mia reazione, non gli avevo mai parlato così e forse capirà solo fra mille anni luce quel che gli ho detto, ma io non so davvero più che fare. Ormai sono un fiume in piena i cui argini sono straripati. Non mi fermo più, il ritmo è sempre più incalzante, il suono sempre più forte, un esplosione di sensazioni e sentimenti. Mi fa male.
Mi fa male perché sono sicuro che è tutto tempo perso, che stasera chiuderemo tutto.
E la cosa mi fa impazzire, uscire di testa!
- Io non so cosa provo, non sono pronto per provare qualcosa che vada al di là dell’amicizia o dell’ammirazione. Non so guardarmi dentro, non l’ho mai fatto! Forse è vero, mi piace Tezuka nel senso che dici tu o forse no, ma ora non so risponderti con sicurezza. Accettalo e basta e se non ti sta bene, se non sai aspettare che mi chiarisca, allora arrangiati! – Questo è proprio quello che pensavo mi dicesse, se devo essere sincero. Me lo aspettavo ma fa male. Fa male e non voglio che lo dica, che se ne freghi così di me, che ciò che prova per me non sia nemmeno contemplato nel suo sfogo.
Non voglio che fra noi sia così.
Nemmeno quando ci siamo conosciuti la prima volta abbiamo litigato in questo moso, siamo diventati subito amici perché così ho voluto e quando mi sono accorto che mi interessava in modo anormale non ho potuto più farci nulla. Ormai le cose erano andate.
Però ora ho rovinato tutto. I miei timori diventano realtà.
Dopo di questo non c’è più nulla da dirci.
Nulla.
Con la sensazione di esplodere ulteriormente gli passo davanti allontanandomi dal mio palazzo e da questo quartiere. Da lui. Me ne vado invece di salire in casa, non ragiono più, disinserisco semplicemente il cervello e prima di avere la tentazione di fargli qualunque altra cosa, mi allontano il più in fretta possibile. Non mi segue ma rimane fermo là a guardarmi mentre me ne vado senza aggiungere altro.
Dopo che gli ho urlato contro, che l’ho guardato con rabbia e che ho contribuito a rompere anche quel po’ che forse era rimasto, cosa dovrei fare?
Ora mentre ogni passo mi brucia e mi ferisce perché vorrei solo stare là e cancellare tutto.
Non sono le parole che ci siamo detti, è la consapevolezza che ho sbagliato ogni cosa e che fra noi non sarà mai nulla, nemmeno fra dieci anni, forse.
È semplicemente così.
È finita ancora prima di cominciare.
Non c’è altro da dire, niente da fare.
Però io ora sto male.
Davvero male.
Dove vado?”