CAPITOLO VII:
RICONCILIAZIONE

/In the arms of the angels - Sarah McLachlan/
Quell’aria era così pesante.
Irrespirabile.
Lo era perché si trovava nella parte più bassa dell’Inferno ma non solo, il macigno che aveva nell’animo gli opprimeva il petto impedendogli di trarre respiri profondi e di sentirsi decentemente.
Raggiunto di nuovo il castello delle tenebre, la casa di suo fratello Lucifero, si fermò lasciando andare avanti Setsuna.
Il suo viso estremamente serio e pensieroso non era più rabbioso come prima, lo sfogo gli era servito o forse era stato il dialogo con l’amico. Magari, però, era stata quella decisione a cui era giunto alla fine.
Una decisione sofferta ma che valeva la pena essere presa.
Cercava di convincersene senza nemmeno esserlo davvero ma era vero quello che aveva detto quell’impiccione… non era lì il suo posto.
…ma non era nemmeno il paradiso, in mezzo a tanti ipocriti…
Sospirò passandosi nervoso le mani fra i capelli rossi che si scompigliarono ulteriormente. Era ancora ricoperto di sangue nero demoniaco, puzzava come quelle creature fetide che aveva massacrato e l’aspetto nell’insieme non era per nulla invitante, eppure in lui c’era qualcosa che lo rendeva diverso e tremendamente intrigante.
Una luce nuova che sorpassava l’odore e l’aspetto ripugnanti.
Pace interiore per la sua scelta.
Guardò la finestra che aveva rotto con l’urlo di prima, non era ancora stato riparato e sembrava non ci fosse più nessuno, non provò il minimo rimorso per quello ma non aveva la forza di rientrare.
Entrare e parlare a suo fratello.
Si sedette stancamente a terra e appoggiandosi sulle mani, rimase a guardare la dimora di Lucifero.
Cosa avrebbe fatto?
Provò ad immaginarselo e quando nell’aria irrespirabile sentì una ventata fresca, capì che comunque la risposta a tutte le sue domande era sempre stata nell‘aria.
Dopo tutto non sarebbe mai stato capace di vivere in mezzo a quel fetore nauseante.
Non spostò lo sguardo, lasciandolo puntato nel punto distrutto, ma fece attenzione alla figura che gli si sedette accanto con più eleganza e compostezza.
In fondo era proprio ora di mettere la parola fine a quel casino, una volta per tutte.
- In momenti simili rimpiango di non avere il potere di Djibrille. - Esordì così con la sua voce calma e controllata, come nulla fosse. Mikael però capì al volo il motivo di tale insolita uscita e, anch’egli come se lo scoppio di poco prima non fosse mai avvenuto, rispose con uno dei suoi grugni che non diceva un bel niente ma per loro invece era tutto.
- Non rimarrò sporco… detesto questa puzza! - Aggiunse poi il rosso.
- E’ confortevole saperlo. - Rispose con la sua perenne saccenza l’arcangelo del vento.
“Eppure anche se meno forte, non è proprio questo il suo odore caratteristico che amo tanto in lui? Odore di demone per quanti ne abbatte di continuo… “
Pensò al volo Raphael soffermandosi nella stessa direzione fissata con noncuranza dal rosso.
Aspettarono un po’ prima di riprendere il discorso e parlare di ciò che premeva ad entrambi. Mikael non aveva ancora intenzione di dire quello che doveva, non era una cosa facile ma sopra tutto non era da lui. Però sapeva che comunque gli toccava.
Ad ogni modo poteva permettersi di attendere ancora, in fondo era Raphael quello che avrebbe dovuto dirgli qualcosa per primo.
Era strano stargli vicino come se non si fossero mai lasciati e non avessero nemmeno mai litigato.
Strano ma tremendamente bello dopo tutto, curativo.
Quella puzza non si sentiva nemmeno più, grazie all’odore di vento che aveva Raphael.
Gli occhi verdi ancora fissi alla finestra spaccata.
- Rimarrò qua con te, Mikael. - Era anche strano sentirlo chiamare così.
Non se lo spiegò, il rosso, ma sentì un moto di stizza per quel nome… aveva sempre usato ‘Mikachan’ e nonostante glielo avesse sempre rimproverato, dopo tutto gli era anche sempre piaciuto nonostante non l’avrebbe mai ammesso.
- No. - Disse quindi deciso ma non duro. Quella vena di ira folle era solo un lontano ricordo ma Raphael si sentì come se l’avesse colpito come prima e forse peggio. Non l’aveva mai sentito così definitivo.
Quello era un Mikael diverso da come lo ricordava, cresciuto in maniera spropositata come non avrebbe mai pensato.
Sapeva che aveva fatto molti passi in avanti grazie a Setsuna, ma non così tanti.
Quando era arrivato in quella cima?
Improvvisamente, guardando il suo profilo dritto e fiero, si sentì lontano, indietro… ma non avrebbe mollato. Mai. Aveva già sbagliato tanto, era ora di fare le cose giuste come andavano fatte.
- Rimarrò qua comunque finché ci starai tu, anche per l’eternità, se necessario. -
Anche la sua risolutezza fu palpabile. Raphael non era un tipo abituato ad esitare, ma davanti alla disperazione precedente di Mikael aveva vacillato. Si era chiesto se non dovesse solo lasciarlo in pace, se non gli avesse fatto altro che male.
Erano state le parole di Lucifero a farlo riflettere, dopo la confusione provata e l’incertezza in cui era stato, nonostante l’avesse sempre biasimato per aver fatto soffrire il suo compagno, non aveva potuto negare la sicurezza delle sue azioni.
Lucifero per i suoi scopi era disposto a tutto, qualunque sacrificio, qualunque prezzo.
Raphael non si sentiva di avere niente di meno, non sarebbe stato da lui. Dunque cosa voleva?
Si era fatto questa domanda nell’assenza dell’arcangelo del fuoco, deciso a trovare una risposta definitiva prima del suo ritorno con Setsuna.
Cosa voleva… poi la domanda di Belial gli aveva fatto trovare la risposta.
‘Per cosa sei venuto così in basso?’
Lui odiava dal profondo l’Inferno così come i demoni. Il fatto che ci fosse venuto lo stesso doveva togliergli ogni dubbio.
No, non avrebbe mollato più.
Raphael si spostò mettendosi davanti al rosso che finalmente posò i suoi occhi verdi dalla luce strana e serena, quindi riprese deciso:
- Mikael, io rimarrò qua con te. Non mi importa di nessun Paradiso o Inferno, di nessuna sorte. Non mi importa di niente, né se non mi parlerai, né se non vorrai più saperne di me. Voglio stare con te a qualunque costo, a qualunque sacrificio, anche se tu mi odierai per sempre. Non me ne andrò mai senza di te. - Ribadì il concetto fissandolo diretto coi suoi occhi azzurri, la risolutezza era sbalorditiva. Non se ne sarebbe davvero andato.
- Io ti amo. Amo te e forse dovevamo arrivare in questo posto rivoltante per farmelo ammettere. Ma per nessuno rimarrei all’Inferno, credimi! -
Queste ultime parole ebbero nell’altro il potere di scaldarlo più di quanto il suo stesso fuoco avesse mai fatto. Questo lo sconvolse ma fu talmente inebriante da lasciarlo stordito e inizialmente senza parole, immobile a fissarlo imbambolato.
Poi però lo comprese e come se tornasse in sé e sui suoi propositi, sospirando, lo prese per le spalle, quindi rimase a contemplarlo per un altro istante, riempiendosi di quei bei lineamenti che gli erano semplicemente mancati, quel suo viso d’angelo che spesso era stato il suo unico sostentamento, una ragione di vita, la luce nelle sue tenebre.
Quando l’aveva lasciato si era sentito di nuovo avvolto dal buio ed era di nuovo impazzito.
Ora era lì unicamente per lui, disposto a sacrificare sé stesso, ma questa volta per lui e basta.
Raphael aveva sbagliato, gliene aveva fatte patire tante, Mikael ’aveva odiato, si era disperato per lui… ed ora eccolo lì davanti a cercare di rimediare ai suoi errori.
Disposto a mollare tutto, a far andare l’Universo in malora, lasciar decadere ogni cosa e solo per stargli vicino. Disposto anche a ricevere unicamente il suo odio.
Era vero che dei suoi ‘ti amo’ non si fidava più di tanto, visto a quante li aveva detti, ma il rosso arcangelo si fidava dei fatti, gli unici a conquistarlo veramente.
E finalmente Raphael gliene stava dando.
- Non voglio che rimani qua, Raphael. - Disse con voce bassa e roca ma sicura e serena. Non era mai stato così, l’altro ne era certo e con stupore crescente tentò di ribattere, ammaliato da quel nuovo essere sempre più puro e adulto che aveva davanti.
Ecco cosa intendeva Lucifero con ‘è cambiato lui’.
Spostò le mani ai lati del suo viso e con fermezza proseguì:
- La verità è che qualunque cosa tu mi avessi detto ora, io avevo già deciso. -
- Ma… - tentò ancora di interromperlo ma Mikael lo sovrastò seppur con una calma che non aveva mai posseduto.
- Puoi farmi soffrire quanto vuoi ma tu sei venuto da me nel posto che detesti più di tutti ed io ti amo fino a rinnegare me stesso. Per due così c’è solo un posto… - Raphael sgranò gli occhi azzurri rendendoli lucidi di commozione, capendo cosa stava dicendo non riuscì a trattenere quell’immediato senso di smarrimento e gioia insieme. Lo stupore fu grande.
- Ti sei riconciliato con Lucifero, non voglio che vi separiate di nuovo. Possiamo stare qua, non importa di niente. - Lo prese a sua volta per il viso e appoggiò la fronte alla sua, era interiormente sfinito. I respiri sulla pelle. Come lo vedeva bene da lì e nonostante il sangue di demone incrostato e quell’odore terribile, era sempre lui. Il Mikael di cui si era lentamente innamorato, che per lui c’era sempre stato e che in modo singolare l’aveva tirato fuori dai suoi stati bassi e vergognosi. Il Mikael profondamente alto e puro, irraggiungibile ai suoi occhi.
Quello che nonostante tutto quello che subiva e combinava, continuava ad amare lo stesso, bruciando.
Vide i suoi occhi verde chiaro determinati e sereni fare un guizzo di felicità.
- Tu mi ami al punto da andare contro te stesso e annullarti, al punto da venire in questo schifo che odi. Io invece ti sto perdonando anche se mi hai fatto quasi diventare matto. - Sorrise con una specie di ghigno di scherno per loro stessi, quindi concluse: - L’amore e il perdono sono robe da angeli e quelli stanno in Paradiso. -
La risposta piacque più di quel che avesse immaginato, a Raphael, e colpito dalla sua saggezza improvvisa e da quella concreta crescita sorprendente, il biondo posò le labbra sulle sue in quello che fu il loro primo bacio.
Dolce, leggero, appena accennato. Una scoperta, un esperimento, un esplorazione.
I loro sapori diversi si scambiarono. Freschezza e calore.
Quando le mani scivolarono dietro in un abbraccio che sapeva di nuovo e rinascita, la luce si espanse in loro all’infinito provocando una sensazione simile a quando avevano sentito la voce del loro Creatore.
Stupiti si trovarono a versare incontrollate lacrime che purificarono ulteriormente i loro animi da ogni errore commesso fino a quel punto.
Perdono a amore… già… proprio qualcosa di puro, limpido e potente… decisamente cose da angeli, tutto sommato!
La rinascita fu rigenerazione profonda e partì tutto da quel bacio.
Che bene che si stava ora fra le braccia di un angelo…