AMBIENTAZIONE: intorno al capitolo 130, in italia non sono ancora stati pubblicati. Leggendo si capisce piuttosto bene cosa succede. Siamo al giorno dopo il fattaccio a casa Takayanagi, dopo il risveglio del demone Nagi/Shouhaku/che nome ha non si capisce mica. Dopo il risveglio di Maya. Dopo il combattimento fra Mitsuomi e Masataka. Dopo tutto il casotto che non sto a spiegare qua nei dettagli (ma che potete trovare in questo stesso sito: http://www.galeonedeifolli.it/inferno%20e%20paradiso.html )
Qua comunque siamo in ospedale, Mitsuomi è ricoverato ma il medico gli ha appena detto che il suo cuore destinato a fermarsi proprio in quel giorno, è misteriosamente guarito. Lui si rende conto che è stato quando ha combattuto con Masataka, il suo spirito puro l’ha guarito da quello di morte di Shin e pensa affettuosamente e con gratitudine al fratello. Il momento in cui la mia fic parte è quello.
Una precisazione va in merito ai capitoli successivi dei quali c’è una specie di accenno: è vero che ora tutti chiedono a Masataka di combattere contro Soichiro versione demone incontrollato (che al momento si controlla a stento permettendo a Masataka di sistemare tutto) sapendo che ormai la luce delle tenebre è proprio lui. È anche vero che Masataka sta risolvendo le sue questioni in sospeso, proprio come dice Mitsuomi. Purtroppo non si mostra un chiarimento fra i fratelli che però a me pare evidente esserci stato vedendo i capitoli nuovi.
PAIRING: Mitsuomi e Masataka ma non come coppia.
NOTE: sopra ho già detto tutto, qua aggiungo solo che non era in programma ma quando mi sono vista i nuovi capitoli usciti in japan, mi sono piaciuti tantissimo ed ho visto limpido e cristallino un chiarimento ed una riappacificazione fra i due fratelli Takayanagi, che però Oh Great non ha inserito. Questo è come me lo sono immaginato io!
Buona lettura. Baci Akane


RIPORTATO IN VITA

/It can’t rain - Jane Siberry/
Fin’ora ho vissuto convinto che oggi sarei morto.
Ho vissuto consapevole di ciò, sicuro che non ci fosse nulla in grado di salvarmi, quindi ho agito unicamente in virtù della salvezza di questo mondo.
Sapendo che quel dannato guerriero demoniaco sarebbe arrivato, ho cercato con ogni mezzo di impedirlo e mi sono comunque preparato per affrontarlo a costo della mia vita, che tanto si sarebbe spezzata ugualmente anche senza di lui.
Ho vissuto in questo modo, senza curarmi mai di me stesso, rafforzandomi in ogni modo, circondandomi di persone umane in gamba e forti, privi di poteri. I poteri distruggono.
Sapevo che sarei morto e solo grazie a Shin e al colpo che mi inflisse quel giorno di due anni fa. Me lo dissero. Ero spacciato. Non c’era niente da fare, il mio cuore era stato contaminato con un concentrato di spirito carico di odio cancerogeno, si sarebbe consumato entro due anni.
Due anni durante i quali ho agito in funzione dell’abbattimento di chiunque volesse creare e svegliare quello che tutti chiamano il vero guerriero.
Per me è solo un demonio.
Il vero guerriero non è colui che racchiude in sé i poteri di tutti, il vero guerriero è colui che riesce a far fronte al potere di tutti senza usarne a sua volta.
Quel Nagi non è il vero guerriero, solo un demone terribile, una macchina di distruzione.
Sapevo che avrei dovuto affrontarlo, ero pronto ad abbattere chiunque avrebbe tentato di impedirmelo.
Eppure quando mi son trovato a dover ferire a morte Bunshichi sono quasi morto io stesso. Ma ero ancora vivo, il dolore che ho provato nel dilaniarlo non mi ha finito.
Sapevo che dovevo resistere ancora un giorno.
Solo fino a che non avrei combattuto contro il demone.
L’avrei distrutto con le mie mani deformate dagli allenamenti estenuanti, poi sarei finalmente morto anche io, ricongiunto a tutti i miei amici che mi hanno preceduto.
A Shin.
Però non ero pronto ad affrontare mio fratello.
Lui no.
In questo tempo ho agito anche cercando di allontanarlo il più possibile da me, per proteggerlo, per impedirgli di percorrere la mia stessa strada maledetta, per impedirgli di entrare in questo destino infame che distrugge chiunque ci sia, per salvarlo.
Lui però ha voluto entrarci a tutti i cosi, in fondo ha segnato il proprio futuro quando si è unito al club di Junken e lo sapeva che quello l’avrebbe inserito in questa storia.
Perché ha voluto farlo?
Forse sono stato troppo duro con lui, per allontanarlo ho finito per farmi odiare al punto da creare in lui il desiderio di sconfiggermi per darmi una di quelle lezioni che si danno ai fratelli.
Mi chiedevo perché non capiva che doveva starne fuori e basta.
In realtà ero io a non capire.
A non capire che in verità non mi stava odiando, non cercava di inserirsi in questa ruota malefica per darmi una lezione e sconfiggermi e vendicarsi, ma solo per salvarmi.
Per avvicinarsi a me e per salvarmi.
Ero io che volevo salvarlo ed invece alla fine è stato lui a salvare me.
Come ci è riuscito?
Quando l’ho affrontato avevo lo stato d’animo peggiore che ricordo d’aver mai avuto, nemmeno quando affrontai Shin mi sentivo così. Era diverso.
Quello che provavo per lui era ormai odio per ciò che faceva a Maya, anche se un tempo era stato amore e tutto sommato lo è tutt’ora.
Davanti a Masataka mi sentivo male dentro, non volevo abbatterlo per poter arrivare a Nagi, ma lui non si metteva da parte, lui non ha lasciato perdere e piangendo per ciò che avevo fatto a Bunshichi, l’amico di tutti, mi è venuto contro.
Al primo colpo ho capito che non era il Masataka che immaginavo, però è stato combattendoci davvero che mi sono reso conto di quanto lontano e diverso fosse.
Lui mi aveva superato e l’aveva fatto in una maniera per me incomprensibile.
Come?
Non saprei dirlo… circondandosi di amici veri, avendo la fede giusta, cercando e trovando la vera forza….
Ma la vera forza non è forse voler proteggere chi ami?
La verità è che lui, battendomi, mi ha dimostrato che sono io quello che ho sbagliato, ma in cosa?
Cos’è che ho visto sbagliato?
Non lo so… non lo so proprio… però lui è arrivato e mi ha atterrato.
Lui ha atterrato me.
Ed io da là, ai suoi piedi, l’ho visto bello com’era. Bello dentro.
Alto.
Più alto di me.
Ed è stato come se la cecità mi abbandonasse, le se tenebre si sciogliessero, se cominciassi a vedere davvero. Ma quando ero diventato cieco? Quando avevo smesso di vedere?
Quando le tenebre mi avevano avvolto?
Shin… Shin mi ci ha avvolto. Prima di lui ero così come Masataka, mi sono innamorato di Maya e Maya di me.
Prima di lui era tutto perfetto.
Poi lui mi ha gettato nel buio e da allora non sono più riuscito a risalire, ci ho provato, mi sono illuso di esserci riuscito, di avere tutto nelle mie mani, ho combattuto per poterlo manovrare, quel dannato destino.
Ma è sempre stata un’illusione.
È Masataka quello che ha percorso il sentiero giusto.
Come una piccola formica che raduna tutte le altre sue compagne, altrettanto piccole, e riesce a far crollare un palazzo intero altissimo e fortissimo.
Come la luna che illumina la notte.
Come la luce nelle tenebre.
In questo stesso modo, Mastaka è venuto qua e mi ha salvato.
Mentre io ero convinto di non poterlo essere da nessuno, in nessun modo e di non averne nemmeno il diritto a volerlo, lui coi suoi colpi di spirito puro mi ha spinto fuori quello negativo e di odio che Shin aveva messo in me, ha purificato il mio cuore che si stava per fermare e mi ha restituito la vita.
Se lui riesce a fare questo, come riesce a fermare il meccanismo di autodistruzione di un demone quale era Fu Che In, come riesce a tenere unito un club distrutto da eventi sempre più catastrofici, come riesce a vedere nel Dio della Distruzione un amico, allora è lui l’unico che può salvarci.
Quando ho combattuto contro Nagi mi sono anche divertito, era tutto ciò per cui mi ero allenato e mi ero disfatto, all’inizio mi sentivo strano ma poi ricordando quel dialogo con Shin, durante il quale mi parlava della gioia della lotta, nonostante quella creatura fosse superiore per tutti i poteri che ormai aveva inglobato in sé, mi è piaciuto combattere contro di lui.
Però non l’ho vinto.
Sono stato ridotto sull‘orlo della morte, mi stava dando il colpo di grazia ed è arrivata Makiko, la madre di Nagi, che con le sue ultime forze ha risvegliato Maya dal suo coma e con essa ha riattivato il suo Chakra, il suo potere, quello di Amaterasu, il potere più ricercato in assoluto.
Nessuno immaginava che l’avesse lei, nemmeno io.
Quando Makiko, dopo aver fatto ciò si è dissolta fra davanti agli occhi di suo figlio posseduto dal demone, il suo dolore ha vinto su tutto distruggendo il suo animo infranto.
È stato un momento critico, sembrava sull’orlo dell’esplosione cosmica, come quella volta stava facendo Fu Chi In, ma naturalmente molto peggio vista la potenza di Nagi.
Abbiamo tentato di fermarlo, anche Masataka ci si è messo. Non è servito, anche se non è stato un tentativo molto ragionato e convinto, dopo tutto.
È stata Maya a placarlo.
L’ha abbracciato e lui si è fermato.
Qual era poi lo spirito che prevaleva in lui? Nagi, Shouhaku o chi?
Non riuscivo a capire, sembrava un terzo sconosciuto, una specie di evoluzione di Nagi, in realtà.
Costui ha riconosciuto in mio fratello l’unico che mai avrebbe potuto sconfiggerlo e fermarlo.
L’ha chiamato luna.
La luna nella notte.
La luce nelle tenebre.
Lui, il salvatore.
Quando l’ha chiamato in quel modo e gli ha chiesto di battersi con lui, ho capito che aveva ragione, che non ero io colui che l’avrebbe sconfitto, che non potevo esserlo poiché ero stato salvato a mia volta da Masataka, Masataka che continuava a salvare chiunque abbia a che fare con lui.
Così io ora non devo più morire, il mio cuore si è purificato e me l’ha purificato  mio fratello, l’unico in grado di salvarci.
Gli abbiamo sempre detto tutti di starne fuori, mentre ora siamo tutti qua a chiedergli di risolverla lui.
Ironico.
Un sommesso bussare mi distrae dai miei pensieri e dal ricordo di ieri.
Sembra lontano ed invece è appena qualche ora fa.
Isuzu e gli altri sono appena andati via e sono solo da poco, quindi mi chiedo chi possa essere visto che i ragazzi sono già venuti, per oggi.
Dico di entrare e silenzioso fa capolino con un sorriso timido e imbarazzato niente meno che mio fratello.
Rimango di sasso a fissarlo. Tutte le volte che sono finito in ospedale non era mai venuto a trovarmi.
Devo dire che io e lui non abbiamo mai avuto un grande rapporto, spesso non sembravamo nemmeno consanguinei.
- Ciao… - Lo saluto con stupore e lui fa altrettanto a disagio. Se non voleva venire non era mica obbligato.
Per tutto questo tempo che mi è parso una vita intera, ci siamo ignorati e spesso odiati, o per lo meno era ciò che sembrava ci sforzassimo di fare.
Io di ignorarlo con disprezzo giudicandolo inferiore, lui di detestarmi.
Dopotutto siamo stati solo degli idioti entrambi. Se avessimo mostrato ciò che provavamo da subito, scoprendo le nostre carte, tutta la sofferenza che ci siamo inflitti sarebbe stata risparmiata.
Non abbiamo mai voluto separarci veramente, tanto meno odiarci.
L’osservo senza poter muovere un muscolo visto che è più quello che di me è bendato e steccato, che quello che non lo è.
Lui è intatto, non ha nemmeno un graffio, mentre io guardami qua, ridotto un fantoccio ingessato!
Mi sento ridicolo e forse arrossisco un po’, lui probabilmente lo nota e si scioglie rendendosi conto che più di tutti non è facile proprio per me.
- Sono passato a trovare Bunshichi, così… - Dice flebile senza guardarmi, sottintendendo che non è venuto qua di proposito per me. Che bugiardo. Dice sempre la verità a tutti perché non è capace di mentire, solo con me ci prova… ci prova perché comunque capisco sempre quando racconta una palla.
Probabilmente è venuto qua apposta per me.
- Come sta? - Chiedo fintamente indifferente. Anche io però sono un idiota come lui, visto che mi sforzo di mantenere la facciata che ho sempre avuto con lui. Penso che mi vergognerei a dimostrarmi nei suoi confronti come vorrei.
Affettuoso. Dolce.
Vorrei ringraziarlo di non avermi mai lasciato veramente perdere e di avermi salvato. Vorrei ringraziarlo e abbracciarlo.
Lui è la mia luce, ormai, riuscirò a farne a meno?
Sì, perché per me è certo che dopo di questo torneremo a non vederci più e proseguiremo per le nostre strade.
Le nostre strade… mi scherno da solo. Dopo tutto le nostre vere strade portavano segretamente l’uno verso l’altro.
A cosa serve fingere a questo punto?
Io sono qua ingessato dalla testa ai piedi e lui è venuto a trovarmi per vedere come stavo.
Lui è qua dopo avermi battuto e guarito.
Non smetterò mai di chiedermi quand’è che mi ha superato in questo modo, però vorrei riuscire a ringraziarlo.
- E’ critico ma potrebbe farcela. Hotaru non è negativa. Ci stanno lavorando. -
La sua voce semplice e pulita mi arriva allietandomi, mi piace sentirlo parlare così serenamente, senza risentimento verso di me. Mi sembra di non aver mai parlato con lui.
Ha un fondo di malinconia nei suoi occhi che tiene ovunque tranne che su di me.
Siamo davvero degli idioti.
Se vogliamo fare i fratelli, perché diavolo non possiamo? Chi ce lo impedisce?
Ormai nessuno.
- Io mi riprenderò. - Glielo dico consapevole che voleva saperlo. Avrebbe potuto chiederlo ai medici che mi hanno in cura ma so che sentirlo da me è diverso.
Finalmente lui mi guarda e i suoi occhi sono così caldi e limpidi, leggo del sollievo.
- Siediti… - Gli dico indicando con gli occhi il mio letto visto che non ci sono sedie. Non è una cosa da me, ma nulla di quello che è successo ieri è stato normale, del resto.
Ho sbagliato tutto, fino ad ora. Non voglio continuare così.
Lui si stupisce del mio invito e a bocca aperta rimane imbambolato per un po’ a fissarmi, io sorrido lievemente divertito e mi rendo conto che non l’abbiamo mai fatto. Non siamo mai stati così.
Alla fine si siede sul bordo del mio letto, accanto a me.
Non siamo nemmeno mai stati così vicini fisicamente. Dopo essere tornato a fissare la stanza circostante, anonima come piace a me, ricade su di me e finalmente si sofferma su tutte le bende che ho e le ferite.
Ho entrambe le braccia fratturate e bloccate dritte, il collare al collo, la testa fasciata parzialmente. Più o meno un discorso simile va fatto per il resto del mio corpo.
- Alcune di queste immagino di essere stato io… - In realtà la maggior parte sono di Nagi, lo sa, ma qualcosa me l’ha procurato proprio lui, come il trauma alla testa che me l’ha fatto quando mi ha sbattuto per terra. O quello al petto, all’altezza del cuore.
Lo sapeva, secondo me era consapevole che il mio problema era proprio all’interno del mio cuore e l’ha colpito di proposito usando il suo spirito puro. Sperava di purificarmi.
Si sente colpevole lo stesso e mi fa sorridere di nuovo, provo un indomabile impulso di accarezzarlo e fortunatamente sono bloccato con le braccia dritte, quindi non posso, altrimenti sarebbe troppo strano!
Però vorrei toccarlo lo stesso… Dio, come lo vorrei… non l’ho mai fatto, in fondo, se non per combattere naturalmente.
- Grazie, Masataka… - Lo dico buttando giù tutte le mie maschere di uomo tutto d’un pezzo, a cosa serve a questo punto? Siamo solo io e lui, ieri volevamo dare la vita l’uno per l’altro…
Lo stupore di nuovo illumina i suoi occhi color nocciola, sono belli e non l’avevo mai notato. Ha delle pagliuzze dorate.
- Io non ho… - Ma non lo faccio finire, in uno qualunque penserei che questa sua umiltà sia forzata e falsa, ma in lui so per certo che non lo è.
- Sei stato tu. Hai tolto le tenebre dal mio cuore purificandomelo col tuo spirito. Ora non morirò. Hai cambiato il mio destino e l’hai fatto con le tue mani, come hai detto ieri. - Non penso di aver mai parlato tanto con lui e soprattutto non così tranquillamente e affettuosamente. La mia voce ha un che di morbido che non avevo mai usato, mi sento stranissimo, ma vorrei ancora toccarlo con tutto me stesso… se potessi…
E ancora una volta è lui ad arrivare a me, visto che io non posso. Sarà così per sempre?
Senza dire nulla si limita a sorridermi con quel suo amore che porta a tutti ed ora finalmente porta anche a me e mi accarezza la guancia, una delle poche parti libere della mia pelle. Scariche mi attraversano. Calore. Tremo dentro. Che meraviglia… mi merito tanto?
Lo fa come se fosse lui il fratello maggiore e questo mi fa salire le lacrime agli occhi, che però blocco abilmente. Dentro di me sono ancora legato dai miei stessi muri, muri che mio fratello sta buttando giù.
- Salvaci. - Faccio ciò che mi sono sempre imposto di non fare, ciò per cui ho lottato accanitamente, per non coinvolgerlo in questa guerra maledetta.
Ed ora glielo chiedo.
Glielo chiedo candidamente.
Salvaci, solo tu puoi, a questo punto.
Ne sono convinto.
E ammetterlo per me è tutto, è iniziare a buttare giù io stesso tutto ciò che ho innalzato in questi anni intorno a me.
Lui mi guarda interdetto, come non avesse sentito bene, allora il mio ennesimo sorriso fraterno gli fa capire che non sta sognando.
- Ce la farò. -
Lo dice come probabilmente lo sta dicendo a tutti quelli che glielo stanno chiedendo. Che la pressione non crolli mai sulle sue spalle, che non lo schiacci spaventandolo, che la forza di tutti noi che l’abbiamo accettato possa sempre sostenerlo.
Che diventiamo un tutt’uno io e lui.
Questa è la mia preghiera di oggi, il giorno dopo quello che per me era la fine e che ora è diventato l’inizio.
- Buttiamo via tutti gli sbagli che abbiamo fatto e combattiamo per ciò che amiamo. Andiamo avanti insieme. - Ascolta le mie parole sereno e profondamente colpito, gli occhi sono lucidi e non si trattiene. Ecco la differenza fra noi due. Io ho maschere, lui no.
Mi sono privato della mia luce per troppo tempo, ora non voglio più. Lo voglio per me per sempre.
- Vieni qua. - Mormoro allora e lui forse non aspettava che questo, visto che si china su di me annullando la distanza che rimaneva abbracciandomi leggero per non farmi male.
Vorrei poterlo fare a mia volta,  vorrei stringerlo forte e inglobarlo a me.
Vorrei veramente.
Tremo ancora dentro di me, scosso da scariche sempre più potenti, calde. E gli occhi bruciano sempre più, li stringo forte nascondendo le lacrime che cercano di uscire. Voglio catturare questo momento solo sognato. Non voglio che il tempo riprenda a scorrere, non voglio.
Lo amo, lo amo come non ho amato nessuno mai.
Lo amo e basta e non farò mai più finta di disprezzarlo solo per proteggerlo.
Lo amo.
Il contatto con lui mi trasmette ciò che Shin mi ha privato crudelmente, mi riscalda, mi porta dove non credo di essere mai stato.
Sentirlo e volerlo così per sempre.
Dio, fa che sia così… fa che possiamo essere così per sempre…
La mia ultima preghiera forse raggiunge Masataka che ha la testa appoggiata contro la mie e le braccia intorno al mio corpo massiccio e ferito. Le sue mani sembrano esili ma in realtà hanno tutta la forza che serve per cambiare il destino di tutti.
Ci salverà. E tornerà.
- Ti voglio bene, fratello mio. - Sta risolvendo tutte le cose in sospeso che aveva. Ha fatto pace con me, sicuramente si dichiarerà alla ragazza che ama, sistemerà tutti i conti in sospeso, dirà ciò che non ha mai osato dire e farà quel che non ha ancora potuto fare.
Poi affronterà Nagi.
Io sono solo il suo inizio.
Masataka sa che lo affronterà e sa che lo ucciderà, ma mi chiedo… perché sembra che intenda seguirlo, dopo?
Quando ci separiamo questa domanda mi inquieta e i miei occhi lo dimostrano, mi sembra di esprimermi per la prima volta con essi e mi sento strano, lui se ne accorge ed elude con un solare sorriso che mi scalderà per sempre.
- Ci vediamo. - Se ne va prima che io possa sondare oltre, sa che se glielo chiedessi non saprebbe mentirmi; è così che lo lascio andare. Farà quel che vorrà mentre io ci sarò a tenerlo di qua a qualunque costo.
Con me.

FINE