PORTAMI LONTANO

CAPITOLO 5:

PAURA DEL BUIO
 
/Io ora voglio tutto!/
 
Draco varcò la porta entrando nel rifugio che li aveva ospitati in quella notte di tormenta. Sapeva bene che l’avrebbe trovato lì, aveva fatto un notevole sforzo per arrivarci a causa del suo perenne egocentrismo ma una volta al traguardo, era stato sicuro di vederlo.
Harry era seduto nel pavimento di pietra vecchia e sporca, accanto a sé qualche pezzo di legna per alimentare il fuoco acceso.
Assorto osservava le fiamme che illuminavano la stanza, avrebbe potuto sentire cosa pensava ma in quel momento non gli interessava minimamente visto che nella sua mente c’era una sola cosa: soddisfare i suoi bisogni, sfogare i propri desideri accumulati in quegli ultimi giorni lontano dalla sua fonte.
Forse il problema di Darco era che nonostante fosse cresciuto come mago, non lo era come persona, il suo egocentrismo lo portava a non arrivare alle cose più semplici, naturali e vere…alimentato, questo aspetto, dall’ottusità.
Inoltre era da ammetterlo, non era sempre molto sveglio ma sapeva una cosa…voleva Harry e pensava di poterselo prendere come e quando voleva per il semplice fatto che era stato abituato così.
Però cosa sarebbe successo se Harry invece non avesse voluto?
Si accucciò davanti a lui frettolosamente ma sempre col suo fare aristocratico ed altezzoso, voleva sporcarsi il meno possibile, quel posto non era certo pulito, guardò i lineamenti del volto del ragazzo davanti a sé. Non era bello ma aveva il suo fascino in alcuni lineamenti quali gli occhi, sguardo, le labbra…la pelle liscia e morbida…
- Eri qua!-
Mormorò con un tono che sapeva di supponenza e prepotenza, come a dire: in che modo hai osato andartene senza dirmi nulla?
O semplicemente come aveva osato piantarlo in quel modo!
Eppure fra tutte le cose ce ne era solo una che faceva il punto della situazione: Harry si era messo a pensare e riflettere arrivando a certi risultati, Draco non voleva saperne di pensare e riflettere!
Non attese risposte o reazioni, non erano importanti per lui. C’era solo una cosa essenziale da fare.
Avvicinò il volto al suo e posò le labbra pallide e fredde in quelle calde e carnose del moro, vi passò sensuale la lingua sulla carne più sensibile assaggiando il sapore che l’aveva tormentato nelle notti passate insonni, iniziò un’esperta danza lenta ed irresistibile. Aveva una voglia matta di lui, del suo corpo, ma non era mai tipo frettoloso, le cose le voleva fare bene per godersele il più tempo possibile, era un mago nel lasciare le sue vittime sulle spine per poi scattare e prendersele come e quando voleva. Proprio come un serpente.
Fece passare languido e lieve un dito sulla guancia calda di Harry in un disegno immaginario, mentre l’altra mano corse sugli abiti.
Ora in quei contatti finalmente riprendeva a respirare e, nel suo egoismo assoluto, a vivere senza pensare e riflettere sul perché sentiva così tanto il bisogno di quel ragazzo insulso, cioè così tanto. Era attirato dalla sua luce, positiva o negativa che fosse…si, ma perché?
C’era molto di più dietro e Draco si rifiutava di capirlo, ora l’aveva e null’altro importava.
Harry sospirò, ed era un sospiro che sembrò partire da dentro per poi espandersi e arrivare alle labbra. Si era sentito sciogliere come un ghiacciolino lasciato al sole per troppo tempo ma aveva preso una decisione e anche facendo forza su sé stesso, l’avrebbe portata a termine.
Mise una mano sul petto di Draco e lo spinse via.
- No! –
Disse solo questo ma fu come se un’unica sillaba avesse il potere di raggelare tutto il loro mondo, vedeva la faccia di Draco impietrirsi, i suoi occhi farsi glaciali, si sarebbe arrabbiato, e molto, ma doveva capire.
Crescere è ‘sempre’ difficile e doloroso…ci sarebbe riuscito lui? Sarebbe riuscito a diventare un ‘uomo’ dal ragazzino pieno di sé che era? Era convinto di si, perché nonostante tutto quello che persino lui aveva pensato di Draco, in questi mesi aveva imparato a conoscerlo meglio, aveva imparato a scendere con tutta l’anima nell’essenza dell’amante e quello che aveva trovato era troppo prezioso per essere svilito così.
- Io voglio di più. -
Deciso, forte, lui era sempre stato il tipo che decideva tutto in base all’istinto, un po’ a ‘pelle’ quasi, aveva adorato fin da subito la spontaneità e l’allegria di Ron e non ci aveva messo molto a capire che anche Hermione era una persona fantastica, così come aveva etichettato da subito Piton come ‘insopportabile’ e non c’era niente che gli avesse fatto cambiare idea. Niente. Per Draco era diverso, con Draco aveva avuto forzatamente modo e tempo di conoscerlo meglio, per cambiare opinione su di lui, per rendersi conto che dopo un primo assaggio era impossibile farne a meno e adesso che aveva deciso che si sarebbe preso ‘tutto’ non c’era forza umana in grado di fargli modificare il proprio parere.
- Io voglio tutto, adesso. –
 Sorrise, gli era quasi scappato da dire ‘io voglio la favola’ ma tanto Draco non sapeva nemmeno cos’era un film babbano, figurarsi.
Tuttavia bisognava capire.
Capire che davvero Harry voleva la favola e quel ‘tutto’ non era inteso nel senso banale delle dolcezze, sbaciucchiamenti, qualche confidenza e ‘beh si io so tutto del mio ragazzo…’
No quel ‘tutto’ era inteso in un senso profondo e invincibile, tutta l’anima, tutto il cuore, tutta la mente, tutto il corpo.
Era egoismo forse…ma lui dopotutto lo era sempre stato, egoista e possessivo e voleva per se ogni parte e ogni minimo pensiero e palpito di Draco…l’avrebbe capito?
Sperò di aver visto giusto, di aver colto il momento adatto, perché se Draco non si fosse rivelato abbastanza maturo e cresciuto, tutto sarebbe andato a quel paese. Per essere educati.
 
Gelido e glaciale.
Come se il ghiaccio stesso scorresse nelle sue vene al posto del sangue caldo.
Gli occhi si fecero di pietra trasparente, due lame sottili, il volto abbassato con lo sguardo penetrante e fisso in quello di Harry, le labbra serrate strette in un inclinazione di perenne veleno.
Ora era una rabbia cieca che stava per scatenarsi.
Aveva passato qualcosa che non aveva mai passato visto il modo in cui era stato cresciuto, per lui ciò che aveva visto poteva chiamarsi benissimo inferno e lo era, per lui lo era; aveva fatto troppo per arrivare a lui in quel
Luogo ed ora osava anche rifiutarsi.
Perché doveva sempre e solo essere Harry Potter a dirgli di no?
L'unico che osasse tanto.
Cosa voleva lui?
Tutto?
Lo afferrò per le braccia stringendo, gli avrebbe lasciato dei lividi.
- Cosa stai dicendo?-
Arrogante e freddo, col linguaggio controllato come sempre, di un certo rango.
Infuriato.
Provò istintivamente una gran voglia di prenderlo a pugni e sfogare la rabbia che provava per quel ragazzo che si opponeva a lui, che non era mai stato d'accordo con lui.
- Ed io ora voglio te! -
Ammetterlo ad alta voce per lui era già troppo, non l'aveva mai capito, ora meno delle altre volte.
La verità era che non aveva mai pensato a quello che voleva Harry, ma solo a quello che voleva lui. Ora provare a pensare in altro modo gli veniva difficile.
Non lo capiva. Non l'avrebbe mai capito.
Non era pur andato bene fino ad ora? Perché farsi queste noie?
Harry scosse la testa, spostandogli le mani e cercando di rimanere controllato.
- Anche io… ma non mi accontento più. –
Replicò fissandolo negli occhi, sostenendone lo sguardo, di più…sfidandolo quasi.
Perché doveva capire.
Era come imprigionato in una gabbia di cristallo che rifletteva solo se stessa e poteva guardare fuori solamente se andava al di là del primo riflesso e cercava bene … però lui non era mai stato bravo in questo, e ora Harry non gli chiedeva solamente di guardare al di là ma addirittura di rompere la gabbia.
Aveva una paura vergognosa, a dirla tutta … si perché se davvero Draco non ce l’avrebbe fatta, se non gli importava fino a quel punto o non aveva la forza necessaria per farlo, tutto si sarebbe perso, anche il suo cuore.
Spezzato per la seconda volta.
Lui sapeva bene -oh se lo sapeva!- che i cuori si possono spezzare davvero, si può quasi sentirne il rumore sordo che fanno mentre i mille pezzettini si infrangono al suolo, i cuori si spezzano e il suo era stato solamente incollato.
Tuttavia rimase calmo, senza dare assolutamente a vedere tutta la paura e l’ansia che gli si scatenava dentro.
Respirava pesantemente ora e in fretta.
Draco stava per esplodere e non si sarebbe trattenuto.
No, continuava a non capirlo!
- Cosa vuoi da me? -
Per la prima volta glielo chiese per provare ad ascoltarlo.
- Di preciso. Non essere così vago. Dillo. Cosa vuoi da me? Perché sei venuto con me fino ad ora e adesso non ti basta più? -
Il tono duro e alto, molto chiaro, non riusciva ancora a vederlo bene, era ancora troppo concentrato su sé stesso.
Si passò una mano fra i capelli sistemandoseli ai lati del volto. Lo guardava senza staccargli gli occhi di dosso.
Dove voleva arrivare?
A lui bastava così, prendersi la sua dose e tornare come sempre.
A lui andava bene così.
Il fatto che fosse uscito di testa quando Harry era sparito e avesse fatto di tutto per ritrovarlo era una altra cosa.
Ma a Draco andava bene andarci a letto qualche volta in segreto e insultarlo davanti a tutti come sempre, il suo posto era lì, fra i Serpeverde, a prendere in giro colui che l'aveva rifiutato quella volta.
Si convinceva che andava bene così, bastava che nessuno osasse separarli, che Harry non sparisse, che fosse sempre lì.
Bastava quello.
Vero?
 Una scintilla di rabbia si accese negli occhi smeraldini di Harry, come se si stesse divertendo a fare tutto questo!
- Non mi accontento solo di fare sesso quando ti fa comodo e poi saluti a tutti, solo per mettere a tacere la tua coscienza, Draco! –
Duro, deciso:
- Voglio tutto, l’anima, il cuore, la mente… -
Ecco, ora si era svelato. Avrebbe affondato il coltello, ne era certo, come era certo di respirare, si preparava al colpo finale, all’ironia tagliente che avrebbe sfoderato, alla rabbia, anche, ma non cedette. Solo un muscolo guizzò nella mascella, a testimoniare quanto questo scoprirsi proprio con lui gli costava.
Immobile per tutto il resto.
Immobile almeno quanto lo era Draco mentre accusava il colpo elaborandolo, analizzò ogni più piccola parte del volto che aveva davanti, non faceva pieghe ma si sforzava, sapeva che dentro gli si scatenava l’impossibile, DOVEVA essere così…non poteva dirgli una cosa simile e non provare nulla. Era lui quello che non mostrava sentimenti, che non ne aveva. Glielo aveva insegnato suo padre. Harry era il sentimentale, colui che si sacrificava sempre per i buoni, che faceva l’eroe, quindi in sé, in quell’istante, doveva sicuramente provare qualcosa, paura, timore e chissà cos’altro. Se l’avrebbe mostrato sarebbe stato meglio per lui, avrebbe avuto l’istinto di comportarsi come suo solito, disprezzarlo ed andarsene facendolo soffrire.
Così però non sapeva bene cosa fare, era spiazzato ma come sua abitudine era, non avrebbe rivelato ciò che provava, avrebbe continuato a reprimere tutto. Tutto tranne la rabbia che provava. Era tanta.
Poi un lampo gli passò nella mente, un pensiero fugace:
“Vuole ogni cosa di me. Di ME! Prova sentimenti, non istinti!”
Così non si trattenne dal dirlo con la voce che sfumava lentamente nel vago, come se mentre lo dicesse lo stesse realizzando come si doveva. Non era facile, non era una cosa solita per il biondino.
- Tu sei…-
Ma non ci riuscì, non era capace di pronunciare quella parole, non era da lui, era una cosa da deboli, da femminucce. I suoi genitori e tutti i suoi tutori gli avevano sempre insegnato ad essere così com’era ora, essi stessi non gli avevano mai mostrato emozioni, mai un ‘ti voglio bene’ o un ‘sono fiero di te’. Nulla. Capiva che era il prediletto del padre perché manteneva i suoi studi e gli dava il suo cognome.
Certo, perché LUI ERA il prediletto del padre, no?
Lui DOVEVA esserlo.
Per forza.
Allora perché improvvisamente, ora che sentiva veramente sulla pelle dei sentimenti sinceri rivolti a lui unicamente, a lui come persona e non a ciò che rappresentava, gli sembrava di sentirli per la prima volta?
Lo disse Harry per lui e nel dirlo sembrò non avere alcun problema:
- Innamorato di te!-
Tuttavia queste semplici parole suonarono come uno sparo diretto al petto che fa mancare il fiato e lentamente rende tutto il corpo gelido.
A Draco parve che qualcuno gli stesse staccando la spina. Shock, ecco come ci si sentiva sotto shock!
Che sensazione sgradevole.
Si ripetè la frase fra sé e sé stentando a crederci:
“Lui è innamorato di me, o per lo meno è sulla buona strada. Perché? Come si fa ad innamorarsi di nessuno? Cioè…è possibile? Pensavo che fossero sciocchezze, tutte ipocrisie e magari lo è veramente. Chissà. Come faccio a sapere che non mi racconta fandonie di convenienza? “
Però non era forse vero che da un lato stuzzicava il suo orgoglio e narcisismo, quella situazione? Dal suo punto di vista era come una vittoria. L’odiato Harry Potter si stava innamorando di lui, lui però era scontato che non ricambiasse, non gli avevano mai insegnato a provare sentimenti ma solo a disprezzare!
Vero?
Cominciò a chiedersi conferme di ciò che credeva e pensava con convinzione, quindi ad infastidirsi per quello.
- Non dici nulla?-
Chiese Harry, il silenzio gelido in cui era calato lo stava snervando ma con un po’ più d’attenzione poteva capire lo stato di shock in cui Draco era, come interpretarlo?
Avrebbe solo voluto che reagisse.
- Cosa dovrei dire? Ti sei rivelato per quello che sei, un eroe sentimentale non può essere capace d’altro che questo!-
Sembrava l’avesse detto con acidità e contrarietà, come parlava sempre. Però non gli era sfuggito lo sforzo che ci aveva messo per apparire a quel modo.
Così non perse tempo e lo disse subito, forse provocarlo non era la mossa più saggia ma al momento non riusciva a tirare fuori altre ‘strategie’, visto poi che lui non ne aveva mai usate, andava solo d’istinto e improvvisazione:
- Si, certo…-
Questo fece scattare l’altro:
- CERTO!- Puntualizzò subito con prepotenza, aggiungendo poi: - Cosa stai insinuando?-
Aveva abboccato, ma Harry lo sapeva, Draco era facile da manovrare, in fin dei conti. Era sempre stato così.
Fece un sorrisino ironico e rispose:
- Non hai ancora smesso di nasconderti dietro la tua maschera!-
- Io sono così, prendere o lasciare!-
- TU NON SEI COSì, NON DIRE STUPIDAGGINI! MI HAI FATTO VEDERE COME SEI REALMENTE!-
- E quando, di grazia?-
Più Draco rimaneva gelido e tagliente, più Harry si infuriava, non ce la faceva più, era troppo ottuso ed allucinante, perché doveva voler proprio lui?
- QUANDO ABBIAMO FATTO L’AMORE!-
- Sesso, vorrai dire! Era solo quello…da parte mia, almeno!-
Il moro sospirò profondamente premendosi due dita sulla fronte, doveva calmarsi o l’avrebbe preso a pugni:
- L’amore si fa in due e se sei così retrocesso da non capirne ancora la differenza, mi dispiace ma devi aggiornarti!-
Se gli occhi avessero potuto annullare qualcuno, quelli argentati di Draco l’avrebbero fatto proprio in quel momento. Come osava dire cose simili? Parlargli a quel modo?
- Allora aggiornami tu, visto che sei così AVANTI…- Premette sulla parola avanti facendo sottintendere un crudele doppio senso che ferì il compagno, non lo diede a vedere: - …e visto che sembra tu mi conosca meglio di me stesso…come sono in realtà? COSA dovrei mostrare?-
- I tuoi sentimenti! Togliti quella stupida maschera!-
In quell’istante un nodo del legno che bruciava sul fuoco, scoppiò facendoli sussultare, erano molto concentrati l’uno sull’altro e sul dire la cosa giusta, entrambi a modo proprio sulla difensiva. Fu per un breve momento che si resero conto di dove si trovavano, quel loro posto speciale in cui potevano essere sé stessi.
La verità era solo una.
Draco non aveva idea di come fosse senza quella maschera, non si era nemmeno mai accorto di averne una, come se fosse un automa gestito indirettamente dal padre.
La verità era che Draco aveva solo paura di togliersi quella maschera.
- Io sono così!-
- No, tu non sei così…-
Dissero entrambi sibilanti, Draco fu percorso da un brivido, quando parlava a quel modo, con quella luce strana negli occhi, in quei momenti non era così sicuro di essere stato attratto dalla luce positiva, forse era stata quella negativa.
Se voleva sapeva mettere paura e a lui non piaceva, per questo reagì in maniera aggressiva, spingendolo contro il muro e avvicinando il volto al suo fino a toccarlo col suo.
- Allora psicoanalizzami, Potter! Cosa pensi di me?-
Disprezzo.
Lo stesso di un tempo.
Quasi odio, invidia.
Non si fece intimidire, non lui, così con coraggio disse esattamente tutto quel che pensava, sussurrandolo con chiarezza ed incisione:
- Penso che vuoi solo apparire come un viscido serpente vigliacco, perché così è tuo padre e tu vuoi compiacerlo a tutti i costi. Penso che la tua maschera non sai nemmeno di averla, che sei stato cresciuto così e in fondo non è nemmeno colpa tua se sei così stupido ed egocentrico! Penso che sotto tutto quel trucco hai paura, un’enorme paura, dei sentimenti, di lasciarti andare e di amare! Penso che ti rimane solo una cosa da fare, ammetterlo ad alta voce. Che sei un comune a tanti altri e che vuole provare ad amare!-
Sentirsi dire quelle crudeli, dal suo punto di vista, verità, era duro. Molto duro. Perché nessuno fin’ora aveva osato tanto, perché non aveva idea di cosa ci fosse in lui che non funzionava, perché quel senso di inferiorità inspiegabile verso quel ragazzo che premeva contro la parete con forza, non aveva motivo d’esistere.
Avrebbe pianto.
Già, ne era sicuro. Avrebbe pianto se non avesse ricordato, se non avesse preso a ripetersi costantemente che lui era Draco Malfoy, che suo padre l’avrebbe diseredato. Ecco cosa lo impedì di lasciarsi andare e piangere come avrebbe voluto, piangere perché aveva colpito nel segno e vedeva per la prima volta le cose come stavano. Suo padre. Si rivedeva l’immagine di quell’uomo, il suo sguardo, tutto quello che aveva sempre cercato dalla nascita poiché è una cosa naturale, l’istinto dei bambini, compiacere i genitori. Non aveva mai capito se ci era riuscito, ma amato, per ora, non si era ancora sentito. Ecco perché sentire quelle parole da Harry lo spiazzava al punto che gli occhi gli pungevano. Indietreggiò cercando di rimanere calmo, di non scomporsi, cercò di non fare una piega. Ma gli pungeva non poter lasciarsi andare pur provando tutto quello.
Avrebbe voluto dire qualcosa, parlare con velenosità, ma non ci riuscì, non uscì nulla dalla sua bocca, così la strinse con forza, come strinse i pugni.
L’unico che riusciva a mostrargli sentimenti, ad essergli entrato dentro e che gli aveva acceso gli istinti sessuali era il suo rivale.
Harry lo vide indietreggiare fino a finire contro il tavolo sgangherato, fermarsi con uno sguardo lontano e la mascella contratta per non cedere.
L’aveva voluto lui, terapia d’urto, si chiamava. Non c’era stata alternativa.
Ora i risultati potevano essere due: o Draco si svegliava o si sarebbe nascosto a vita nel suo mondo d’orato e perfetto.
Ma se non sarebbe più tornato da lui come avrebbe fatto? Ricominciare di nuovo da capo dopo una perdita, l’ennesima.
“L’unico ad avermi capito nel profondo è quello che ho considerato il mio odiato rivale! Sono veramente così solo…?”
Cosa succede quando la maschera cade forzatamente e ci si trova davanti ad uno specchio? Cosa succede poi se questo specchio mostra la realtà e questa è talmente triste da sembrare finta?
Cosa succede quando ci si rende conto controvoglia di dover maturare pur trovandosi in uno stato di retrocessione in cui si può vedere il fondo?
Si fece schifo guardandosi per la prima volta con gli occhi di Harry, si trovò veramente imbarazzante, un codardo che fuggiva dalla realtà, narcisista, egocentrico, inutile, malvoluto, senza scopo preciso.
Il vero antagonista di quella storia non era lui, il vero rivale di Harry Potter non era lui, il vero erede di suo padre non era lui, il vero pupillo dei più forti non era lui, il vero capo di qualcuno non era lui.
Allora chi era?
Forse era solo nessuno.
Harry si avvicinò cauto incerto che quel che aveva fatto era stata una mossa vincente. I capelli biondi gli coprivano gli occhi vacui, si poteva leggere lo smarrimento, qualcosa d’impressionante poiché non l’aveva mai visto prima su di lui.
Titubante alzò la mano e con le dita gli toccò la guancia, risalendo fino alla fronte scostandogli i capelli, era freddo nonostante fosse lì davanti al fuoco. Poi spalancò gli occhi e trattenne il respiro quando capì che era stato proprio il suo contatto a farlo crollare. A fargli uscire quelle lacrime dagli occhi.
Abbassò leggermente il capo per guardarlo meglio in viso.
L’aveva lì davanti a lui, era proprio Draco ma allo stesso tempo non era più lui. Piangeva.
Per aver capito com’era la realtà, per essersi visto con gli occhi di qualcun altro, per aver capito che era solo, per aver sentito il bisogno di essere amato senza quella maschera.
Per voler maturare.
Il tempo si fermò e se non si trovassero già sospesi fra tempo e spazio sarebbero potuti stupirsi, ma nessuno fece nulla a parte le lacrime che si azzardavano a cadere ancora dagli occhi aperti, non se ne rendeva conto che stava piangendo, forse cercava di rifiutare anche quello. Poi Harry decisa di sbloccarlo, quel tempo sospeso, e fece un altro passo in avanti prima dell’altro, gli andò in contro capendo che a volte amore è forza e forza è fare per primo i passi per indicare la strada all’altro quando non capisce.
Spezzò il tempo abbracciandolo.
Aderì il corpo al suo e gli nascose il viso stravolto contro il suo collo, accarezzandogli quasi dolce i capelli biondi e lisci, non si chiese cosa avrebbe potuto fare per lui, se l’avrebbe ritrovato o cose simili, la risposta la conosceva già.
Sapeva che non sarebbe cambiato nulla davanti agli altri, che si sarebbe limitato a non offenderlo più e che sicuramente non avrebbe passato tempo con lui in pubblico. Ma sapeva che a cambiare sarebbe stata la loro vista privata, che l’avrebbe cercato per respirare ed essere sé stesso, che sarebbero stati VERAMENTE insieme, d’ora in poi.
Che forse, la sua favola, ora, avrebbe potuta averla.
- Draco…non avere più paura del buio, non dovrai più starci in mezzo…ti cedo la mia luce.-
Non fu smielato, non fu nemmeno romantico, seppe solo mostrare i sentimenti nel modo che lui sapeva farlo, con naturalezza, senza vergognarsi, quasi con felicità perché finalmente era riuscito a fargli fare quel passi in avanti.
Fu infatti su quelle parole che Draco tornò da lui con copro, mente e anima ricambiando con un po’ di imbarazzo l’abbraccio, tornando anche a lui a respirare perché aveva capito di che natura era la luce che tanto amava ed agognava di Harry, luce positiva, luce che finalmente avrebbe potuto avere anche lui.
 
FINE