CAPITOLO XXIV:
LEGAMI REALI

/Forget it – Breaking Benjamin/

Si svegliò col pensiero fisso di dover parlare con suo fratello di nuovo, fu quello a svegliarlo inquieto. Appena aprì gli occhi e vide Karl, però, tornò a metterlo da parte. Un momento, si disse mentre un sorriso riusciva ad affiorare sorprendente sulle sue labbra.
Karl era steso con lui ed era nudo accanto, gli faceva da cuscino e la sua pelle chiara sui suoi lineamenti occidentali contrastavano con i propri.
Ne era felice. Erano diversi, completamente diversi. Funzionavano per questo motivo.
Si alzò sul gomito e l'osservò meglio mentre la nebbia si diradava.
Non era certo l'avessero fatto per le motivazioni giuste, ma grazie a quello ora riusciva a svegliarsi il giorno dopo e sentirsi così bene. Così in pace col mondo. Così perfetto.
Non era sbagliato, si disse. Era diverso da ciò che pensava, ma non sbagliato.
Era figlio di una pazza, era un sopravvissuto, era uno con un pessimo rapporto col padre, era uno senza fratello ma con un ragazzo che aveva bisogno di lui.
Ed era il fidanzato di una persona incredibilmente sensibile, che dentro la corazza gelida ed indifferente che esponeva fuori, conteneva un cuore che non avrebbe mai detto.
Bè, ma in questo siamo simili... anche io ho un cuore da qualche parte, solo che me ne vergogno...”
Forse poteva smettere di vergognarsene. Ora Jun aveva seriamente bisogno di lui e Karl era davvero innamorato, non glielo aveva detto ma era chiaro. Lo sentiva. Non doveva dimostrare niente a nessuno.
E poi mio padre per nascondere le cose importanti ha fatto un vero casino, non posso fare i suoi errori.”
Responsabilizzato da questo, baciò leggero le labbra di Karl senza svegliarlo, poi scivolò giù dal letto. Si infilò nella doccia e si lavò in fretta. Aveva la necessità di parlare a mente fredda e lucida con Jun, capire cosa pensava, come stava, se avesse avuto un infarto.
Quando uscì dal bagno, Karl era sveglio. I suoi occhi azzurri inespressivi l'accarezzarono e la voglia di saltargli addosso fu immensa, ma si trattenne e con un sorriso enigmatico dei suoi, disse:
- Buongiorno! - Era un buongiorno che racchiudeva molte cose. Un grazie, un sono innamorato di te, un non so cosa avrei fatto senza di te, un non lasciarmi mai.
Karl capì ogni cosa e accennò ad un vago sorriso. Non era ancora ben capace di farne ma dentro di sé sicuramente provava un gran sollievo.
- Vado da Jun, ci vediamo a colazione. - Disse piano senza specificare come stava. Non lo sapeva. Non disse nulla nemmeno sulla sera precedente, non era certo su cosa dovesse dire. Voleva staccare la spina e tornarci dopo.
Era un desiderio molto sensato e logico specie perchè in poche ore Genzo aveva saputo una verità sconcertante su sé stesso ed aveva fatto l'amore per la prima volta con Karl.
Troppe emozioni intense in breve tempo.
Era contento d'averlo fatto, aveva bilanciato la follia dilagante in sé stesso, però ora aveva bisogno di pensare. Di riflettere. Di ragionare.

Quando arrivò da Jun non bussò, era abituato ad entrare senza farlo, quindi quando vide i vestiti a terra e loro nudi stesi nel letto, il primo impulso fu di prendere a calci Kojiro fino a fargli saltare tutti i denti, poi il secondo fu di controllare fra i vestiti se c'erano gli slip.
Puro scrupolo.
Quando con sollievo constatò che li avevano addosso pensò che c'era una vaga possibilità che non avessero fatto sesso proprio in una serata del genere.
Io l'ho fatto ma sono più grande ed avevo una crisi di panico, stavo impazzendo. “ Poi pensò istintivamente a sua madre. “Forse è nel DNA.”
Ma scacciò per un momento quelle idee per tirare via le coperte da sopra, effettivamente avevano i boxer anche se dormivano abbracciati.
Si svegliarono subito e la reazione peggiore l'ebbe Kojiro, ovviamente. Non serviva mica dirlo.
Saltò giù dal letto battagliero. La serata precedente era dimenticata, voleva sbranarlo e basta.
Lo spinse furioso.
- Senti, vaffanculo! Che cazzo di modi sono? - Genzo rise.
- Senti chi parla di modi! Ma buongiorno! - Disse ironico. Dopo di questo poteva dire di stare ufficialmente meglio.
Kojiro gli fece il dito medio mentre Jun si metteva a sedere ed imbarazzato alzava le mani per spiegare subito allarmato:
- Non abbiamo fatto niente. -
- Certo, per chi mi prendi! Approfitterei di lui nelle condizioni in cui era?! - Kojiro tornò ad aggredirlo, ma solo verbalmente. Genzo sospirò interiormente mentre dall'esterno si dimostrò tranquillo anche se non lo era davvero.
- Bene, sono contento che la dote di mio fratello sia intatta, ora puoi lasciarmi solo con lui o devo spedirti un telegramma? - Jun non capiva se dovesse esultare per il 'mio fratello' o allarmarsi perchè voleva parlare con lui. Aveva paura inconsciamente che volesse dirgli che era tutto cambiato. Ne era terrorizzato, aveva sognato un discorso simile tutta la notte.
Kojiro sbuffò e brontolò qualcosa a denti stretti mentre si vestiva in fretta e raccoglieva le proprie cose per poi andarsene. Jun ci rimase male per il mancato saluto ma quello era lui, prendere o lasciare.
Era stato anche molto carino, quella notte, ad aver cura di lui.
Rimasti soli Jun si accoccolò sul letto e si coprì poiché in boxer aveva freddo. Genzo si sedette e gli toccò la fronte per vedere se avesse la febbre, poi gli prese il polso e sentì i battiti, erano accelerati per l'emozione d'essere stato svegliato in quel modo e visto con Kojiro, ma non aveva un infarto in corso.
Vedendo che lo stava controllando col microscopio sorrise rilassandosi.
Era sempre suo fratello, si disse.
- Dai, sto bene. - Asserì piano, indulgente.
Genzo si imbronciò.
- Permettimi di dissentire! - Disse imitando una delle sue parole preferite.
Jun sorrise divertito ma non disse niente in attesa che parlasse di ciò che gli stava a cuore.
Quando si fu calmato, Genzo si stese a pancia in giù accanto a lui, incrociò le braccia sotto il mento e l'appoggiò. Preferiva non guardarlo in viso. Non sapeva nemmeno cosa dire.
- Come ti senti, davvero? - Chiese abbassando il tono.
Jun si strinse nelle spalle.
- Meglio di ieri sera. Ero nel caos, non capivo come dovevo sentirmi, non volevo pensarci. Avevo paura di rendermi conto che ora cambiava tutto ed io non voglio. Anche se tecnicamente cambia. Insomma. Non siamo fratelli. - Disse piano, colpevole d'aver espresso ad alta voce e con un tono normale una cosa grave.
Genzo lasciò un po' di silenzio fra la sua frase e la propria.
- Sì, capisco... non dovrebbe cambiare nulla, il sentimento che ci lega è quello che conta ma penso che bene o male non riusciremo ad evitare di pensarci. Inciderà in qualche modo e fingere che non sia così penso che non serva a niente... -
Parlava quasi delicato... o triste, a seconda dell'interpretazione.
- Penso che solo il tempo ci dirà cosa e come cambierà questa notizia. Io ti voglio bene come ieri, Genzo. - Lo mormorò piano quasi che avesse paura di essere sentiti da altri.
Genzo si alzò sui gomiti ed appoggiò le mani sulle sue ginocchia girandosi per essergli davanti. Jun le aveva incrociate davanti a sé. Mise le mani sulle sue e si guardarono un po' così, senza dirsi nulla, capendosi lo stesso.
- Anche io, Jun. Però ho paura che qualcosa cambierà. Spero... spero solo che riusciremo a sopportarlo. Sai, dire con razionalità che non cambierà niente è facile però la verità è che vivere da fratelli pensando di esserlo davvero è diverso che viverci sapendo di non esserlo. Il sentimento è quello ma il pensiero... il pensiero resta. Che non lo siamo. Ci vogliamo bene come ieri ma ieri non sapevamo che eravamo due estranei. -
Jun si chinò in avanti e gli prese il viso fra le mani, poi come se fosse lui l'adulto disse piano e dolce.
- Però il sentimento è autentico, Genzo. Ci vogliamo bene. Tu mi hai sempre protetto e continuerai a farlo. Ed io a modo mio ti parerò il tuo grazioso didietro quando ne avrai bisogno, sempre. Certo, penseremo che lo stiamo facendo per una persona con cui non abbiamo legami, ma cosa sono i legami? Io ora provo qualcosa di incredibile per Kojiro e non abbiamo legami. - Jun era quello filosofico, Genzo voleva capire ciò che diceva, ma la sua mente si rifiutava di andare oltre un punto preciso che lo ossessionava.
- Sì Jun ma quello è amore per un'altra persona, quell'amore che prima o poi si prova. È diverso. Io ora sono confuso. Per te ci sarò sempre e tu per me, ma è inevitabilmente diverso da prima. Prima eravamo fratelli ora sarà come se lo fossimo. Io penso che dobbiamo prepararci a qualcosa di diverso. Non so cosa sarà. - Genzo non aveva torto, Jun dovette ammetterlo e si rattristì spaventato che potesse avere ragione. Che potesse cambiare molto, troppo.
- Non importa, vedremo insieme. Non siamo soli ad affrontarla. Tu hai me ed io ho te. Ed abbiamo dei ragazzi che ci vogliono bene. E degli amici. - Genzo strinse le labbra arrendendosi al suo positivismo, aggrappandosi a quello. Aveva ragione sui fidanzati.
Era la cosa migliore che potesse capitargli.
Jun allora gli baciò la fronte e Genzo pensò che anche se era un gesto uguale a quello di molte altre volte, ora lo vedeva diverso, lo vedeva inevitabilmente con un altro sfondo. Sapeva che era solo un influenza mentale, era lui che lo voleva vedere così, però detestava l'idea di illudersi che tutto fosse uguale quando invece non lo era.
Qualcosa era cambiata, voleva capire cosa e come.
Ne era spaventato, non lo nascose.
Appoggiò la testa sulle sue gambe incrociate come molte altre volte aveva fatto quando si era trovato esasperato da qualcosa, chiuse gli occhi e si lasciò cullare da Jun e dalle sue carezze fra i capelli neri ed arruffati.
Cos'era cambiato?
Cosa?
Era come un fratello ma non lo era più davvero. Però era sempre lì a dire le stesse cose e a fare le stesse cose. Tutto come sempre.
Eppure la consapevolezza era diversa.
Non erano fratelli. Se lo ripeté ossessivamente ma non riuscì a cavarne un ragno dal buco ed alla fine decise di lasciar perdere. Prima o poi se ne sarebbe dimenticato e sarebbe tornato ad agire spontaneo. Da fratello o da amico come fratello. Ma presto o tardi sarebbe stato così.
- Se avessimo saputo di non essere fratelli, se avessimo saputo che tua madre aveva cercato di ucciderti e poi era impazzita, avresti cercato di ritrovarla. Ti saresti tormentato nel suo pensiero, ti saresti consumato, ti saresti addossato le colpe della sua follie perchè lo era diventata dopo la tua nascita. E magari l'avresti trovata ed avresti sofferto quando non ti avrebbe voluto, o non ti avrebbe riconosciuto. Saresti stato molto, molto più male di quanto sei stato ora. -
- Poteva recuperare, poteva volermi, potevo avere un buon rapporto con lei. Chi lo sa ora dov'è, come sta? -
- Poteva anche andare bene, è vero. Però te ne saresti andato con lei. Se lei stava bene e l'avresti trovata e recuperata... saresti andata via da lei. Ed io sarei rimasto con Mikami. Saremmo cresciuti distanti, come semplici conoscenti. Quasi estranei, dopotutto. Magari mi vedresti come un impostore, come un adottato intruso che cercava di accaparrarsi tuo padre. Mikami non l'avrebbe mai accettata quindi tu ti saresti schierato dalla parte di lei ed io da quella di lui e ci saremmo messi a fare la guerra, di sicuro. Ci odieremmo, magari. -
- E... e se non l'avrei mai recuperata? -
- Se non l'avresti mai recuperata ti saresti tormentato per averla rovinata, per averla persa, per non avere una vera madre, per essere stato odiato da lei. Ti saresti tormentato a vita tantissimo. E mi avresti comunque visto come un intruso che tuo padre cercava di crescere come suo figlio anche se così non ero. Non avremmo lo stesso rapporto. Penso che non parleremmo. Mi avresti mandato via ad ogni tentativo di avvicinamento dicendo che non potevo capire. Ed ognuno chiuso in sé stesso, saremmo cresciuti con risentimento, dolore e fantasmi. Molti più di quanti ne abbiamo avuti con una madre morta in quel modo. Era un'ottima madre, l'abbiamo amata e lei ci ha amato. È stata un grande esempio per noi. E nostro padre ha fatto del suo meglio, da solo, con un figlio che non era suo ed un altro a cui non sapeva dire la verità per paura di farlo soffrire troppo. Io penso che dopotutto la versione che ci è capitata sia stata la migliore. Crescere pensando d'avere una madre fantastica, col sostegno di un vero fratello con cui condividere tutto, con cui sostenersi... io penso che nonostante i problemi che abbiamo avuto nella mancanza di nostra madre e con un padre che non sapeva bene come fare con noi...
penso che nonostante questo, non potevamo essere più felici di così, non credi? -
Genzo pensò, alla fine, che dopotutto avesse ragione.
- Già... alla fine penso proprio di sì... - Mormorò restando accoccolato con la testa sulle sue gambe e le mani fra i capelli.
- Da qui in poi dipenderà da noi, ma non sarà peggio di come sarebbe potuto essere nel sapere la verità da sempre o da un certo punto delle nostre vite. Se ce l'avesse detto da maturi ce la saremmo presa lo stesso, avremmo passato quella volta ciò che stiamo passando ora ma sai una cosa? Non avremmo avuto il sostegno di Kojiro e Karl. Penso che in fondo dobbiamo sforzarci di accettare le cose così come si sono verificate. Nonostante tutto. -
Genzo non aggiunse nulla, si perse in Karl e nella splendida notte insieme.
Doveva ringraziarlo come si doveva. E doveva fare l'amore con lui più coscientemente.
Jun aveva ragione. Alla fine, anche se brutte, le cose erano andare bene in quel modo. Nonostante tutto.
La leggerezza che sentì in quel momento, la sera prima Genzo non avrebbe certo mai pensato di poterla trovare.
Dopo un tempo infinito passato così a pensare a tutto quanto, il ragazzo più grande si alzò e lo guardò serio, risoluto, con quella sua decisione tipica:
- Voglio trovare mia madre. - Jun non chiuse gli occhi come avrebbe voluto fare, sorrise e lo sostenne cosciente che quella alla fine sarebbe stata la sua volontà.
- Ti aiuterò. - Anche se era quella l'idea veramente angosciante che aveva.
Trovare una donna che in passato aveva tentato di ucciderti non poteva essere una cosa tanto facile.
Poteva andare anche male, malissimo. Tragicamente male.
Oppure bene.
Sorprendente bene.
Se così sarebbe stato, Genzo se ne sarebbe andato con lei?
Poteva avere sua madre, la poteva avere davvero. Se la trovava e lei stava bene e riuscivano a recuperare, lui se ne sarebbe andato. Era pronto ad accettarlo?
In quel momento Jun capì le parole iniziali di Genzo.
Le cose in qualche modo sarebbero cambiate, da ora. Inevitabilmente.

/Man down – Rihanna/
In mensa per la colazione avevano quasi tutti finito eppure il gruppo della punizione era rimasto per aspettare i due fratelli. Quando li videro arrivare insieme con espressioni serene e tranquille, nacquero più o meno gli stessi sorrisi su tutti. Chi più chi meno. Erano contenti di vederli, significava che avevano affrontato i loro fantasmi.
Kojiro presentò il vassoio con la colazione raccolta prima che finisse, gliel'aveva lasciata in caldo. Tutti si stupirono del suo gesto così poco da orco, perfino Genzo che rivolse la sua attenzione al proprio posto vuoto accanto a Karl.
- Vedo che i miracoli possono essere solo uno in un giorno. - Esclamò riferendosi al fatto che Karl non gli aveva preso la colazione. Il ragazzo non si scompose e continuò a mangiare quel che rimaneva della propria.
- Ti conviene sbrigarti perchè non so cosa sia rimasto. - Gli fece notare Takeshi arrossendo. Ogni volta che parlava con lui gli succedeva, a volte riusciva a controllarsi. Ken gli dava puntuale un calcio sotto il tavolo.
Genzo era uno dei più desiderati dal genere gay di quella scuola, la cosa gli stava sulle palle ma non poteva farci niente. Era come sbavare su un calciatore famoso.
Genzo gli rispose con un sorriso accattivante dei suoi:
- Ehi, per me c'è sempre qualcosa! - E dicendo questo entrò in cucina uscendo con il vassoio pieno di dolci squisiti che non erano nemmeno stati esposti prima.
Kojiro lo insultò prendendosene uno senza chiedere, Ken e Karl non fecero una piega mentre Taro, Takeshi e Tsubasa risero.
- Ok, allora sappiamo come fare per avere una buona colazione! - Esclamò Hikaru contento prendendo anche lui un dolce dal suo vassoio.
Genzo li lasciò fare, dopotutto erano stati carini ad aspettarli.
- Allora, come va ragazzi? - Chiese sempre lui, la lingua lunga l'aveva tutta, Genzo alzò le spalle e Jun sorrise grato.
- Bene, vi ringrazio... è stato solo shockante sapere le cose in quel modo ma... insomma, si va avanti! - Si capiva che si sforzava e che non voleva parlarne, Kojiro capì subito che aveva un pensiero per la testa ma decise che glielo avrebbe chiesto dopo, da soli.
Fu così che Kojiro si perse a guardare Jun, Genzo a battibeccare a senso unico con Karl, Takeshi a parlottare piano con Ken e Taro e Tsubasa l'uno negli occhioni dell'altro.
E Hikaru, con un conato di vomito, si alzò salutandoli.
- Ok, è stato bello entrare nel gruppo ma ora ne esco o muoio in tronco! Sono l'unico single, felice di esserlo per giunta. Se resto qua finisce male per me. -
Rimasti male per la sua uscita di scena caotica come sempre, i ragazzi si guardarono senza capire, il primo a reagire fu Takeshi, sentitamente dispiaciuto.
- Mi dispiace che si senta escluso... in realtà non è che amoreggiamo sempre... -
- Sì ma è normale, è l'unico single... -
- E che si fidanzi! -
- Sì certo, schiocca le dita! -
- Bè, però potrebbe almeno cercare... -
- Che ne sai che non cerca? -
- E perchè non trova? Mica è un brutto ragazzo! -
- Che ne so, magari è esigente! -
- Ok, dobbiamo aiutarlo! - Tutti fissarono di nuovo Takeshi che aveva parlato con seria convinzione.
- E come? -
- Semplice. Gli troviamo noi la dolce metà! -
Kojiro scoppiò a ridere immaginando i provini.
- Facciamo un concorso per trovargli la compagnia? -
- 'Accoppia Hikaru!' - Fece trionfante Genzo il quale si divertiva all'idea. - Mi piace, sembra divertente! -
- Ragazzi, non dovremmo farci i fatti nostri e lasciarlo in pace? - Azzardò Jun sostenuto da Ken e Karl.
- Nemmeno per idea, lui sta male così, lo vedi? Dobbiamo aiutarlo! - Takeshi era seriamente convinto di questo e nessuno osò ribattere. Poteva essere divertente, dopotutto. O distruttivo. In ogni caso un modo per combattere la noia di quel posto. Poco ma sicuro!

/Can't hold us – Macklemore
Genzo aveva abilmente evitato il padre tutto il giorno ed ora in palestra poteva rilassarsi per bene, mentre tirava di boxe. Quando Roberto notò che stava per distruggere il sacco, chiese a Kojiro di fargli da partner. Questi accettò con un sorrisino divertito e con un certo entusiasmo.
Non avevano contatti diretti e da soli da un po', le cose fra loro erano state molto strane in passato, ora non erano proprio amici nel senso classico del termine ma c'era una specie di patto non detto.
Kojiro, poi, aveva un'idea che gli ronzava per la testa da quella mattina, da quando Genzo aveva definito Jun 'suo fratello'. Voleva testarlo per vedere quanto vero fosse. Lo considerava ancora suo fratello o l'aveva detto solo per far piacere a Jun?
Ora erano soli, doveva assicurarsene.
I suoi metodi non erano per gente debole di cuore ma fortunatamente Genzo non era fra quelli e quando cominciarono entrambi si resero conto che quella soluzione era la migliore.
Entrambi avevano sempre stress da scaricare, ma quel giorno il sorrisetto malefico di Kojiro era anche più fastidioso di sempre.
Colpendo e schivando, cominciò ad attaccare anche a parole.
- Sai, stavo pensando ad una cosa! -
Genzo non si fece sfuggire l'occasione per punzecchiarlo ironico come sempre:
- La cosa mi stupisce! - Kojiro tirò più forte ma Genzo schivò con dei fantastici riflessi.
- Ci hai messo meno tempo di quel che pensassi a chiamare Jun di nuovo fratello! - Lo faceva senza troppi giri di parole. Voleva urtarlo, voleva innervosirlo e poi affondare, non aveva molta pazienza. Genzo aumentò la potenza dei colpi.
- Che vuoi dire? È mio fratello anche senza legami di sangue. Siamo cresciuti così! -
Kojiro rise schernendolo, schivando un gancio davvero fulmineo.
- Sì è quello che continui a ripetere da ieri... ma il fatto che lo dici sempre mi fa pensare... -
Questa volta Genzo non scherzò, continuò a cercare di colpirlo senza un vero sistema, solo per sfogare la rabbia che evidentemente aumentava senza controllo.
- A cosa?! -
Kojiro usò tutta la cattiveria di cui fu capace. Per Jun.
- Che forse non lo consideri più come un fratello! - Questa volta il pugno lo colpì ben dritto allo stomaco, Kojiro rimase piegato in due senza fiato e Genzo si fermò guardandolo furioso, pronto a dargli anche un calcio, magari.
- Se lo ripeti ti faccio fuori! - Ruggì a denti stretti. Kojiro sogghignò lieto di aver colpito più a fondo del suo pugno. Si rialzò e lo colpì in viso, sul caschetto protettivo, prendendolo contropiede.
- Ti brucia perchè sei il primo a pensarlo! Ora non è più tuo fratello, le cose stanno per cambiare e non sai come! -
Genzo si rialzò e lo spinse lasciando completamente perdere la boxe, Roberto dovette intervenire per separarli ma i due continuarono a litigare rabbiosi cercando di scagliarsi l'uno contro l'altro. Scene di una volta.
- Non sai cosa cazzo stai dicendo! Smettila di sparare cazzate! -
- Io non sparo cazzate e lo sai che ho ragione! -
- Cosa cazzo te ne fotte a te comunque? Stanne fuori, non ti riguarda! - Esclamò puntandolo con la mano che aveva il guantone. Roberto cercava di portarlo via ma non era facile, era un diciassettenne col corpo quasi di un ventenne. Era molto forte ed allenato, però riuscì a portarlo giù dal ring.
- Me ne fotte, stronzo! Evita di riempirlo di discorsi del cazzo sul fatto che è ancora tuo fratello perchè domani potresti trovarti a rinfacciargli che non è niente per te! -
Era come avere una sfera di cristallo. Non se ne resero conto, nessuno se ne rese conto. Genzo si infuriò come non mai, come forse nemmeno contro suo padre si era trovato a gridare. Quasi.
Pose ancora resistenza, giù dal ring, spuntando dalle braccia di Roberto per gesticolare furioso e gridargli contro.
- NON SUCCEDERA' MAI! -
Ma anche Kojiro era arrabbiato, lui pensava sempre di sapere tutto ma poi cadeva e sbagliava come tutti. Perchè tutti cadevano e sbagliavano. Tutti.
- NON LO PUOI SAPERE! QUINDI SMETTILA DI DIRE CAZZATE! ORA NON SIETE PIU' FRATELLI, PRENDETENE ATTO E AFFRONTATE LA COSA INVECE DI CONTINUARE A DIRE CHE E' TUTTO COME PRIMA E CHE CONTANO I SENTIMENTI E COME SI E' CRESCIUTI! CONTA TUTTO NELLA VITA! ANCHE I VERI LEGAMI! -
Questo era un vissuto riferito al personale di Kojiro, nessuno poteva sapere perchè se la prendesse tanto. Certo, era molto legato a Jun, ora, ma prendersela tanto perchè non volevano, a suo dire, affrontare la realtà era assurdo.
Karl intervenne per evitare gli andasse dietro negli spogliatoi dove Roberto l'aveva portato. Gli si parò davanti e serio gli disse gelido.
- Si può sapere perchè fai così? -
- Perchè se continua a non guardare in faccia la realtà farà un casino e Jun ne andrà di mezzo! Le cose sono cambiate. Lo devono ammettere. Non sono più fratelli. Questa è una cosa che gli cadrà sulla testa da un momento all'altro! - Non capiva cosa intendesse, non capiva perchè ne fosse tanto sicuro ma Karl lo calmò con un tagliente:
- In ogni caso sono solo affari loro! -
- Certo, però poi raccoglierli toccherà a noi! - Ruggì seccato Kojiro.
- Io ci sarò! - Con questo se ne andò anche lui tornando ai suoi allenamenti.
L'altro, rimasto solo, tirò un pugno all'angolo del ring imbottito, le corde tremarono e lui imprecò.
Stanno scappando dalla realtà!”
Pensò seccato.

/Losing my religion – Lacuna Coil (REM cover)/
Genzo gettò il caschetto ed i guantoni a terra, rimbalzarono e rotolarono, poi li calciò di nuovo. Era furioso.
Roberto ancora non sapeva niente di quanto successo...
- Si può sapere cosa significa che non siete fratelli? - Chiese con un tono deciso. Genzo smise di calciare per rispondergli. Lo fece mentre si toglieva la canottiera e gli shorts. Aveva bisogno di una doccia.
- E' venuto fuori che mia madre non è la stessa di Jun, aveva tentato di uccidermi da piccolo e poi è impazzita. È internata chissà dove! Ed io e Jun non siamo fratelli! E mio padre ce l'ha nascosto! Posso anche accettare il fatto che la vita che abbiamo vissuto è stata meglio di quella che avremmo potuto avere sapendolo prima di ora. Ma se guardando Jun per me resta come un fratello che cazzo vuole da me? Non sono cazzi suoi, comunque! Non cambierà il mio atteggiamento verso di lui, l'ho preparato all'eventualità che le cose potrebbero cambiare perchè sono cose serie, queste. Potrebbe succedere. Ma ci siamo rassicurati dicendo che il sentimento c'è comunque e non sarà cancellato da nulla! Non sono uno sprovveduto, so che potremmo avere delle conseguenze ora che lo sappiamo. Ma siamo cresciuti convinti di essere fratelli, ci amiamo come dei fratelli e non vedo come questo potrebbe cambiare! -
Roberto lo lasciò sfogare mentre gridava, non poteva sapere che era l'ennesimo sfogo. Prima con Karl, poi con Jun. Beh, e con Kojiro, in un certo senso. Continuava a sfogarsi in ogni modo possibile. O confidandosi, o urlando.
Roberto, colpito da quanto appreso e dal suo stato, l'abbracciò e non disse niente, lo strinse e lo obbligò a respirare piano. Quando successe disse finalmente la sua. Niente parole stratosferiche.
- Non è una situazione facile, non pensare che lo sia. Kojiro non vuole che voi la affrontiate con troppa leggerezza. Vuole essere sicuro che la prendiate bene, che ci pensate, ci riflettete, che la viviate come va vissuta. Non pensare che sia una cosa facile, scaricabile in poco. Non è una faccenda che chiuderete in poco. Kojiro forse a modo suo voleva dirvi questo. Non è facile. Non è veloce. - Anche se poi di cose ne aveva dette più di quello che aveva programmato.
Genzo sospirò e si placò. Poteva accettarle dette da lui, in quel modo.
- Quello voleva essere picchiato! - Concluse. Era vero che aveva usato dei modi assurdi, però c'era dell'altro. Kojiro aveva insinuato ben altro, non solo quello.
Che un giorno potesse trovarsi a rinfacciargli che non erano fratelli. Ferire a quel modo Jun? Come poteva? Come poteva pensarlo?
No, si disse sicuro come la morte.
Non sarebbe mai successo.
Eppure Kojiro aveva ragione. Non si poteva mai dare niente per certo. Mai.