CAPITOLO XXVI:
HIKARU

/I love it – Icona Pop/
- Per prima cosa bisogna capire se gli piacciono gli uomini o le donne. -
- O i trans. -
- O i travestiti. -
- O gli ermafroditi. -
- O i bisessuali! -
L'elenco dei generi era un botta e risposta fra Genzo e Kojiro, a questi si inserì Jun.
- Però può essere interessato anche ad altro... - Disse candido. Genzo e Kojiro lo guardarono corrugando la fronte.
- E che altro può esserci? - Avevano elencato tutti i generi che conoscevano. Jun fece spallucce.
- Beh', ci sono anche i ragazzi effeminati o le ragazze mascoline. Oppure ci sono quelli che amano tanto curare il loro aspetto. Oppure ci sono i dominatori. - Stava continuando con l'elenco dei generi quando si rese conto che i due ragazzi lo stavano guardando in modo strano, stupiti che lui conoscesse quelle cose. - Beh? Non ho mica detto cose scabrose... c'è di peggio, io sto pensando a quelli probabili... - Genzo si incuriosì molto dell'argomento.
- E cosa sarebbe peggio di questo? - Il sorrisetto era sadico e allusivo, proprio maligno.
- Ma poi come mai conosci tutte queste cose? - Kojiro non voleva sapere i dettagli delle sue conoscenze perchè intuiva che poi sarebbe stato geloso facilmente.
- Perchè mi piace informarmi... - Disse semplice Jun con un sorriso generico. Kojiro rimase a pensarci anche se non ne era molto convinto, poi Genzo che continuava a guardarlo insistente, in attesa, chiese:
- Allora? Cos'altro ci sarebbe? -
Jun capì che non era il caso di parlarne e con furbizia deviò il discorso.
- Il punto è che bisogna capire cosa piace ad Hikaru... io non lo conosco bene, non posso dirlo. Ken e Takeshi dovrebbero saperlo... - I due ragazzi non erano ancora arrivati, avevano approfittato della camera libera per fare un po' delle loro cose.
La giornata all'istituto si svolgeva così:
le lezioni scolastiche iniziavano alle ore 8 con una pausa alle 10 di un quarto d'ora. Poi riprendevano fino alle 13. C'era un'ora per la pausa pranzo. Dopo il pranzo c'erano due ore, dalle 14 alle 16, di doposcuola dove c'erano approfondimenti e compiti e chi ne necessitava poteva avere il sostegno. Dopo le 16 iniziavano le attività di club fino alle 18 o, a discrezione dei club, di più o di meno.
Il club non era obbligatorio e se si voleva ci si poteva trovare anche al mattino presto prima delle lezioni e per i più fanatici addirittura dopo cena. Le sedi dei club erano sempre aperte e disponibili.
La cena era alle ore 20.
Il tempo libero non occupato dalla scuola o dal club -che comunque non tutti esercitavano- poteva essere impiegato dagli studenti come volevano.
Per le uscite servivano giustificazioni e permessi dai responsabili e spesso un accompagnatore fra persone dello staff.
Se nel doposcuola gli studenti finivano presto di studiare o ripassare, erano liberi.
Erano in quella fase.
In attesa che le 16 rintoccassero per dare il via libera agli studenti di riversarsi nei vari club.
Ken e Takeshi avevano finito i compiti presto e si erano chiusi in camera, Kojiro non era uno che si applicava molto per cui finiva presto per quel motivo.
Genzo, nonostante non sembrasse, aveva una buona testa. Era efficace in quanto non si perdeva in eccessivi approfondimenti, faceva il suo ed era il minimo indispensabile, lo faceva veloce ed in misura perfettamente ragionata. Ovvero: Genzo poteva arrivare all'eccellente livello di Jun ma non gli interessava, per cui si limitava a raggiungere la sufficienza o il famoso discreto. Perchè era lui che voleva arrivare a quel voto. Non voleva di più ma nemmeno di meno. Era una questione di reputazione e di furbizia. Impegnarsi per quel voto non ti occupava molto tempo.
Karl era ancora in classe per finire di studiare, mentre Jun era stato chiamato da Kojiro che aveva tirato su una scusa del tipo che stava male.
Poi in realtà voleva solo passare una mezz'oretta con lui prima del club.
Del resto la sua camera era occupata e l'unico del gruppo libero era Genzo. O si ammazzava prima della boxe, o chiamavano l'eterno intermediario.
Così visto l'assenza di Hikaru perso con l'insegnante di sostegno, si erano messi a parlare proprio di lui.
- Non lo so, penso che sia uno di aperte vedute. Mi sembra disponibile a sperimentare. Per me possiamo osare... - Disse Genzo con un sorrisino malefico.
- Osare? - Chiese Jun preoccupato. Lui osava sempre, se si metteva d'impegno erano guai.
- Sì... tipo... qualche travestito? - Genzo aveva un paio di nomi in mente...
- Ragazzi che si travestono in ragazze o viceversa? - Chiese Kojiro che cominciava a divertirsi.
I tre erano in cortile, nei soliti gradini ad aspettare i loro amici e a visionare possibili candidati. Era diventata l'attività dell'attesa di quell'ultimo periodo. Quando non c'era Hikaru, loro studiavano la gente per capire chi potevano presentare al loro amico. Poco importava se poi nemmeno loro conoscevano personalmente il candidato, ci avrebbero messo poco.
- Secondo me è un po' misogino... gli piacciono le persone finchè sono amici o obiettivi di scherzi. Al di là di questo no... - Jun ovviamente non ne era certo perchè non lo conosceva bene, però decise di farsi un'idea più precisa.
- Dovremmo studiarci lui più che gli altri... - Disse Genzo intelligentemente.
- Sono d'accordo. - Asserì Jun. - Chi se ne occupa? Non deve accorgersene, bisogna essere discreti. E capire precisamente cosa gli piace! - Disse poi.
A questo si ritrovò due paia d'occhi fissi addosso e scuotendo la testa capì che ovviamente, come al solito, il lavoro di studio e ricerca ed indagine sarebbe di nuovo toccato a lui!
Alla fine però poteva essere interessante, si disse. Avrebbe conosciuto meglio un ragazzo che sembrava in gamba.
Conclusero il discorso giusto in tempo per l'arrivo del diretto coinvolto. Hikaru aveva finito i compiti e con lui c'erano anche Tsubasa e Taro. Ken e Takeshi non avevano l'intenzione di farsi vivi prima delle 16.
Ovviamente cambiarono subito argomento.

/Alphabeat - david guetta/
La giornata di Hikaru cominciava alle 7.30. In molti si svegliavano prima per fare un po' di attività di club, specie quelli sportivi. O magari per ripassare. Per lui erano sufficienti 10 minuti per prepararsi, poi il resto del tempo lo passava in mensa a fare colazione e parlare coi suoi amici.
Dopo di che andava a lezione coi suoi fedeli Kojiro, Ken e Takeshi. Ultimamente a loro si era aggiunto anche Jun il quale originariamente era in un'altra sezione. Da quando era diventato loro amico si era fatto spostare per stare con loro.
Era ovvio che fosse per Kojiro.
L'intervallo lo passavano insieme ai loro amici più grandi, Genzo, Karl, Tsubasa e Taro.
Siccome erano tutti accoppiati, a volte si defilava perchè si sentiva di troppo, quando vedeva che non tubavano più tornava. Che poi non tutti erano esibizionisti, solitamente tendevano ad avere molto contegno in pubblico. Karl era riservatissimo così come Ken, Jun e Kojiro. Per Genzo era indifferente, poteva anche fare l'innamorato davanti a tutti, ma siccome Karl non voleva non lo faceva. Tsubasa e Taro erano gli unici che tendevano a perdersi l'uno negli occhioni dell'altro.
Dopo l'intervallo c'era ancora scuola. Hikaru seguiva poco, non gli interessava lo studio per cui finiva per distrarsi facilmente. In quei casi organizzava degli scherzi incredibili e chiunque fosse nel suo mirino era finito.
Non era cattiveria la sua, semplicemente non aveva voglia di seguire la lezione e l'unica altra cosa che sapeva fare era quello, gli scherzi.
Poi c'era la pausa pranzo, sempre col suo gruppo. Nel doposcuola Hikaru veniva seguito da un insegnante di sostegno perchè altrimenti finiva per non studiare mai e non fare i compiti. Non gli importava venir sgridato o fare punizioni. Se lo si lasciava fare per conto proprio, finiva così.
Quindi al termine del doposcuola aveva pausa ed era libero di fare ciò che voleva.
Di solito girovagava per l'istituto a spiare gli altri, si perdeva a guardare i vari club ma non si interessava a loro. Non aveva particolari attitudini, o per lo meno così lui credeva.
O magari dormiva.
O esplorava nuovi territori di quel vastissimo mondo che era l'istituto.
Quando finalmente i suoi amici finivano col club, si ritrovavano tutti insieme nella sala ricreativa o in giardino.
La sala ricreativa era un ampio salone con un televisore, i videogiochi che a turno si potevano usare, divani, poltroncine, sedie, tavoli. Si poteva passare il tempo e fare quello che si voleva. Leggere, scrivere, disegnare.
In un angolo c'erano dei computer con internet. Anche in biblioteca c'erano ma quelli erano più per le ricerche e siccome l'ambiente era molto rigido, gli studenti andavano in quelli del ricreativo.
C'era da rispettare un certo orario nel caso ci fossero molte richieste. Non si poteva stare più di quaranta minuti a testa. Se invece non c'era nessuno in attesa, si poteva stare anche di più.
Per la televisione era un dramma mettersi d'accordo, però si andava a votazioni. O, semplicemente, il primo che arrivava la gestiva.
Coi videogiochi era più o meno lo stesso sistema. C'erano molti joystick per fare partite multiple, i giochi a disposizione di tutti erano un paio, i più gettonati, se uno ne voleva altri doveva fare richiesta o comprarseli da sé.
Dal momento che in pochi potevano disporre di soldi, il badget per gli extra degli studenti era limitato.
Comunque per i compleanni e per natale c'erano sempre regali che arrivavano dallo staff ed in quello tutti confidavano sempre.
Nella sala ricreativa l'affluenza maggiore era prima di cena, dopo le attività di club. Anche dopo cena c'era molta gente e proprio per quello non sempre andavano lì. Dipendeva un po' da come girava.
Era più normale che si trovassero in camera di uno del gruppo a parlare.
Da considerare c'era che Jun e Genzo potevano accedere a certe cose che i ragazzi comuni si sognavano. Come alla cucina, ad esempio. Cosa molto utile.
Potevano anche muoversi ovunque indisturbati, per cui se volevano fare qualcosa di diverso o proibito, loro due -o almeno uno dei due- dovevano esserci per forza.
Hikaru era sempre l'ultimo a crollare, non aveva mai sonno visto che era quello che faceva di meno.
Spesso li convinceva ad attuare gli scherzi che ponderava per tutta la giornata.
Il coprifuoco era alle 10 di sera ma ovviamente facevano solo finta di andare a dormire, spesso e volentieri stavano in giro anche dopo.
Hikaru dormiva con Tsubasa e Taro, una coppia che finiva per fare spesso e volentieri 'le proprie cose' e lo obbligava a farsi qualche giro per l'istituto anche mentre tutti dormivano. In quei casi evitava Ken e Takeshi perchè anche loro due la notte sparivano per ogni essere vivente.
Una volta puntava a Kojiro -da quando era arrivato-, ma ora che stava con Jun stava sempre nella sua camera.
I due non avevano ancora consumato definitivamente ma Kojiro ci stava abilmente lavorando.
Il succo del discorso era che si trovava solo.
In quei casi vagava per i piani del dormitorio e bussava nelle camere. Non in tutte, una ogni tanto, poi si nascondeva e quando uscivano gli afferrava le caviglie facendoli morire di paura.
Oppure andava nella sala ricreativa e si guardava un film. O stava al computer e si guardava dei porno.
Poi tornava in camera e dormiva il resto della notte consapevole che tanto avrebbe potuto recuperare il pomeriggio successivo.
Era comunque molto iperattivo, di conseguenza gran parte del suo problema derivava proprio da quello.
Non poteva negare che a volte gli mancasse la compagnia speciale di qualcuno, ma non ci poteva fare molto.
La sua vita era questa e ci era abituato.
Da piccolo era rimasto solo con sua madre perchè suo padre li aveva abbandonati e lei per sopportare il dolore aveva cominciato a bere. Non aveva mai alzato un dito contro di lui, ma non aveva mai visto di Hikaru, non l'aveva mai aiutato, non ci badava, non ci stava dietro. Era come se Hikaru non esistesse. Era stato solo abbandonato a sé stesso e se non era che a volte lei invece che bere faceva un po' di spesa e lui si mangiava quello che poteva, sarebbe morto di fame.
Però ovviamente non si lavava, non usciva di casa, non aveva avuto contatti.
Fino a che i vicini di casa si erano resi conto che nella casa di questa signora chiaramente depressa ed alcolizzata, c'era un bambino.
Il bambino non piangeva mai, non faceva confusione, ma crescendo aveva cominciato ad annoiarsi e nell'annoiarsi si era messo a fare giochi e scherzi. Fino a creare confusione in quel modo.
Quando aveva accidentalmente dato fuoco alla casa, allora si erano accorti della sua esistenza e l'avevano messo in istituto.
Hikaru era arrivato lì all'età di dieci anni, aveva saltato tutte le elementari, cosa che per tutti era stata assurda. Come poteva essere che un bambino fosse registrato all'anagrafe ma che nessuno si rendesse conto che non riceveva un'istruzione?
Evidentemente il sovraffollamento faceva anche questo.
Ce n'erano tanti, troppi, sempre ed ovunque.
Per cui era stato affiancato ad un insegnante di sostegno che gli aveva insegnato a leggere, scrivere e aveva colmato alla buona le varie lacune, poi avevano deciso, per non farlo sentire inferiore più di quanto potesse sentircisi, di inserirlo nella sua classe regolare, però sempre affiancato all'insegnante di sostegno. Per i primi anni era stato con lui in aula, poi si era limitato ad averne bisogno nel doposcuola.
Hikaru aveva dimostrato una sorprendente dote nell'apprendere, anche se la voglia di applicarsi era decisamente scarsa.
La madre era stata internata a sua volta in una clinica, ma poiché oltre all'alcolismo era molto depressa, aveva tentato molte volte il suicidio. Dopo che le avevano portato via il figlio, si era ricordata di averne uno, ma poco dopo se ne era dimenticata ed era tornata al suo grigiore. Non era ancora in grado di vivere da sola ed occuparsi di un figlio, nell'attesa che lo fosse, Hikaru restava in istituto.
Tanti come lui.

/ben harper - never tear us apart/
Non era un vero orfanotrofio. Per alcuni era più una specie di college, per altri un'alternativa momentanea prima del ripristino delle condizioni ottimali di famiglia.
Per altri era l'ultima tappa dopo una serie di affidamenti fallita.
Le situazione di questi ragazzi era molto varia, alcuni erano completamente orfani, altri con situazioni molto complicate in famiglia.
Prendevano bambini dai dieci anni in su, non prima. Potevano stare lì fino ai 18 anni, poi con la maggiore età dovevano uscire.
In quei casi venivano tutti aiutati a sistemarsi, gli trovavano lavoro e un posto dove stare, controllavano che se la cavassero bene e dopo un po' che li vedevano pronti, erano veramente liberi del tutto.
Le scuole fino ai 15 anni corrispondeva ad un liceo dall'istruzione classica, dopo ricevevano una formazione professionale nei tre anni rimanenti affinchè uscendo potessero essere indirizzati verso qualcosa che li aiutasse a vivere.
I corsi che fornivano erano di cucina, ristorazione, meccanica, elettrotecnica, informatica, odontotecnico, linguistico.
Le ragazze tendevano a fare tutti cucina, sala, odontotecnico, linguistico e qualcuno anche informatica.
Genzo e Karl facevano elettrotecnica, Tsubasa e Taro linguistico.
A Jun e agli altri rimaneva un anno prima di scegliere il loro indirizzo professionale.
Alcuni di loro erano chiaramente dotati per qualcosa di più di quello che l'istituto offriva, ma già avere un'occasione simile era tanto per loro che in altri casi non avrebbero avuto nulla.
Jun sarebbe stato portato per medicina, ma lui anche scegliendo un indirizzo fra quelli proposti, una volta fuori poteva benissimo fare l'università ed era quello che aveva in mente.
- Penso che sceglierò odontotecnico, così mi dà un'infarinatura di qualche materia utile quando farò medicina. - Disse Jun riferendosi agli ultimi tre anni.
Per loro ragionare in termini di 'cosa farò fuori di qua', era molto strano.
Era una specie di tabù auto imposto visto che a parte Genzo e Jun, avevano situazioni complicate.
Quell'istituto in realtà era la loro oasi ed avevano tutti paura di andarsene. Lì potevano avere tutto, persino uno psicologo con cui parlare, se richiesto!
- Io elettrotecnica. - Disse Ken il quale stava imparando a comunicare più di prima. Non gli sembrava male.
- Io cucina! - Disse Takeshi facendo sorridere gli altri. Era ovvio che avrebbe scelto cucina, era proprio da lui.
- Ti ci vedrei in sala ad accogliere la gente! - Fece Genzo ammiccante. Takeshi arrossì.
- Mi piace cucinare! - Era così maledettamente gay, si disse Genzo.
- Tu Kojiro? - Chiese Jun incuriosito.
Il ragazzo preso in contropiede alzò le spalle e fece il broncio.
- Non ci ho mai pensato! -
- Ma avrai una predisposizione, qualcosa che ti piacerebbe, che vorresti imparare... - Insistette Jun.
- No, io non lo so! Prima di venire qua non pensavo nemmeno d'averlo, un futuro. Non sono abituato a pensarci... - Jun si ammorbidì e gli altri non dissero niente perchè sapevano che veniva picchiato dalla famiglia affidataria.
- Ti vedrei bene come meccanico, sei portato per i motori... - Jun ovviamente affibbiava i mestieri in base al carattere e ci azzeccava sempre. Era stato lui a dire a Genzo di fare elettrotecnica perchè era un campo dove bisognava applicarsi ma nel quale lui sarebbe riuscito senza problemi. Karl l'aveva scelto per lui.
Kojiro ci pensò ed era davvero la prima volta che lo faceva da quando era lì. Anzi, in tutta la sua vita.
- Non ho mai toccato un motore in vita mia... - Asserì generico mettendo le mani avanti, anche imbarazzato per l'ammissione. Jun sorrise.
- Prima di farci scegliere ci fanno provare tutti i corsi, qualche giorno per indirizzo. Così poi vediamo per cosa siamo portati o cosa ci piace. Comunque c'è un colloquio di orientamento in caso non vengano fuori attitudini speciali... - Spiegò Jun per calmare Kojiro. La cosa funzionò infatti rilassò le spalle.
- Comunque piuttosto che rinchiudermi in un laboratorio di precisione, preferisco sporcarmi le mani di olio di motore! - Alcuni ridacchiarono pensando che Jun lo conosceva davvero bene, solo Hikaru rimase serio a pensare alla propria risposta.
Era da quando era arrivato che non riusciva a pensare al proprio futuro.
Non aveva nemmeno passatempi od hobby, se era per quello.
- Tu, Hikaru? - Chiese Jun per impedirgli di scappare dalla risposta.
Hikaru alzò le spalle imitando Kojiro.
- Non ho passatempi e non faccio club, figurati se posso capire che lavoro farò da grande! - Cercò di essere ironico ma Jun notò il suo fastidio nascosto perchè era sempre quello diverso, quello che non sapeva che fare, che non era attratto da nulla.
Jun piegò la testa di lato passandolo ai raggi X.
- Eccolo, adesso guarda nella sua sfera di cristallo e ti dice cosa farai! - Fece Genzo scherzando, sapeva che faceva così.
Jun non ci fece caso e rispose normale.
- Non ti conosco bene, è difficile dirlo... perchè intanto non fai un po' di prove nei vari club così trovi quello che fa per te? È un punto d'inizio... - Era strano che Jun non si sbilanciasse, gli piaceva immaginare cosa qualcuno avrebbe fatto da grande.
- Davvero non riesci a capire cosa farà? - Chiese Genzo stupito.
- Ehi, non è un indovino! - Borbottò Kojiro seccato in difesa del suo ragazzo.
- Come no! Se glielo chiedono dice sempre cosa uno farà! - Jun sospirò e guardò il fratello come fosse una persona insistente e pensante. Quale poi era.
- Dovrei passare del tempo con lui per capire che tipo è, non ho dei poteri magici! -
- E che problema c'è? Fallo! Passa del tempo con lui e poi gli fai la radiografia! Tu sei infallibile in questo, dovresti fare lo psicologo, altro che il medico! - Genzo era entusiasta e buttava tutto come fosse facile, dicendolo si alzò e si stiracchiò dal divano dove erano seduti, in sala ricreativa o altrimenti detta come comune.
- Per te è tutto così facile! - Disse Hikaru sbuffando. Non si era mai rivoltato contro nessuno perchè tendeva ad essere molto alla mano, come persona. Non si arrabbiava mai, non si beccava con nessuno.
Però aveva un caratterino non da poco, se gli giravano i cinque minuti.
Genzo rimase di stucco nel sentirlo e Hikaru, infastidito anche per la sua sorpresa, continuò acido come gli avessero pestato un piede.
- Jun non ha una sfera di cristallo! Perchè dovrebbe sapere che sarà della mia vita solo passando del tempo con me? Chi è? E tu poi che pensi che questo basti? Non sai quanto è complicato per alcune persone non avere idea di cosa sarà di loro, di cosa vogliono fare un domani... dannazione, io non so cosa voglio fare ore, figurati quando uscirò di qua! Tu non puoi capire ma fai tutto così facile! Non basta sempre tuo fratello a risolvere i casini di tutti! -
Con questo se ne andò furioso dalla sala, dopo aver sorpreso tutti.
Non succedeva mai che alzasse la voce e se la prendesse, ma era ancora più sorprendente che l'avesse fatto con Genzo. Solitamente non aveva problemi con lui, anzi.
I ragazzi si guardarono allibiti prima di reagire, presi tutti alla sprovvista per la sfuriata acida ed inattesa.
- E quello cos'era? - Chiese Genzo il quale non se l'era nemmeno presa.
- Penso che non sappiamo niente di lui... - Disse Ken il quale era fra quelli che lo conosceva meglio.
- Chissà cos'ha passato, non sappiamo nulla, non si è mai aperto, non si è mai confidato... - Takeshi era preoccupato.
- Non sono cose di cui si parla volentieri, né facilmente... - Disse Taro cercando di essere dolce.
- Ognuno ha una storia e per molti è dolorosissima. Quindi si tiene dentro cose che nessuno potrebbe pensare. - Tsubasa rincarò la dose con la sua solita calma.
- Sì però non gli abbiamo detto mica chissà cosa, si parlava solo di scuola... e poi comunque si trattava di passare del tempo con Jun per vedere se poteva capire qualcosa di lui, mica gli abbiamo detto chissà cosa... - Genzo era piccato.
- Questo presuppone un'apertura da parte di Hikaru che magari non è disposto a dare... - Karl si era pronunciato e tutti si stupirono che l'avesse fatto e che avesse detto qualcosa di sacrosanto. Con questo rimasero in silenzio per un po', poi Kojiro riprese.
- Si è sentito inferiore. Tutti noi più o meno sappiamo cosa faremo... e lui no. Oltre a questo arriva uno che sembra gli possa dire cosa farà. Cioè non lo sa lui e ci pensa chissà da quanto tempo e dovrebbe saperlo un ragazzo con cui ci ha scambiato poche parole? Questo lo fa sentire inferiore e per certe persone è una merda! - Concluse dando a Jun una chiara idea di quello che doveva essere successo. Così senza dire nulla e pensieroso, si alzò ed uscì dalla sala con quella di parlare un po' con Hikaru e scusarsi.

 /Usher - OMG ft. will.i.am/

Hikaru non era andato molto lontano. Uscendo si era reso conto di non avere un vero rifugio personale in caso di bisogno, per cui si avviò verso la camera rabbiosamente.
Se Tsubasa e Taro sarebbero tornati, non avrebbe potuto stare da solo.
Era entrato da poco quando bussarono. Alzò gli occhi al cielo e buttò un cuscino contro la porta.
- Non è il momento! - Ruggì.
- Hikaru... - La sua voce lo fermò e lo fece drizzare sul letto dove si era buttato a pancia in giù.
Guardò la porta stupito, poi si decise ad alzarsi ed aprire.
Jun era lì serio e dispiaciuto, la sua espressione per una volta era molto comunicativa, cosa sorprendente. Hikaru non poteva rimanere arrabbiato, non era nel suo DNA. Certo, tendeva all'irascibile ma dipendeva dai momenti, non dalle persone.
Non ce l'aveva con Jun ma con quello che era capitato.
Con sé stesso.
Però non era pronto a parlarne.
- Posso entrare? - Fece educato Jun. Hikaru alzò le spalle sentendo la rabbia scemare. Si sentiva solo idiota, ora.
Una volta dentro, Jun raccolse il cuscino e rimase in piedi senza sapere bene dove mettersi. Era una situazione un po' complicata anche per lui perchè non ci aveva mai parlato davvero.
- Non volevo essere invadente o darti l'aria da saputello, nemmeno Genzo voleva intendere che noi sappiamo più cose di te... non era nostra intenzione ferirti od offenderti... noi si parlava così tanto per fare... per conoscerci... ormai stiamo sempre insieme ma sappiamo così poco uno dell'altro... dopo un po' viene spontaneo volersi conoscere, no? Non era una cosa fatta con malizia... era... era pura amicizia... mi spiace se... - La parola amicizia detta da lui vinse completamente in Hikaru il quale aveva sempre reputato grandi amici Ken e Takeshi ed ora anche Kojiro, ma non aveva mai considerato gli altri tali.
Però aveva ragione.
Si fermò miracolosamente a pensarci.
Ormai stavano sempre insieme e si aspettavano per tutto...
- E'... è che mi sento sempre fuori dal mondo e da tutti... sai, per questa storia che non ho un club, non ho una ragazza... e così mi pare di essere... - Jun avrebbe voluto chiedergli se gli piacessero le ragazze ma capì che non era il momento.
Si avvicinò a lui seduto scomposto sul letto e gli mise una mano sul braccio sedendoglisi accanto.
- Non sei fuori luogo, se è questo che vuoi dire. E non sei nemmeno poi così diverso... mi spiace che ti senti diverso. Il fatto che non fai tutto quello che facciamo noi non significa che tu sia in difetto... - Hikaru corrugò la fronte cercando di capire cosa intendesse e Jun cercò di spiegarsi meglio. - Tutti hanno i loro tempi, non è che sei sbagliato solo perchè fai altre cose rispetto a noi. Anche se non fai come noi, siamo diventati amici lo stesso, no? Certo, ci conosciamo poco, ma possiamo rimediare... - Jun parlava con dolcezza ed Hikaru era la prima volta che riceveva attenzioni di quel genere.
Takeshi era tenero ed anche Taro. E Tsubasa era gentile e amichevole. Però era sempre stato un po' selvatico... aveva di fatto sempre rifiutato quel genere di rapporto con gli altri. Quel rapporto di scambi reciproci, di confidenze, di sostegni.
Lui faceva a modo suo.
Osservava tutto e poi sdrammatizzava. Era fatto così. Se doveva dare un'opinione era raro fosse seria, se poteva se ne teneva fuori.
E di conseguenza non parlava mai di sé con nessuno.
Si strinse nelle spalle un po' smarrito.
- Non mi sono mai confidato con nessuno... cioè... potevo farlo con Takeshi o Taro ma... non so... perchè avrei dovuto? Ho sempre pensato che essere amici non implicasse un confidarsi per forza. - Era questa la sua mentalità. Crescere completamente isolato per i primi anni di vita, aveva portato a questo.
Jun sorrise perchè dopotutto non erano molto diversi.
- Vedi, un po' tutti la pensiamo così. O la pensavamo. Sai cosa è successo poi? Abbiamo avuto bisogno di confidarci con qualcuno. E l'abbiamo fatto. Dopo averlo fatto abbiamo capito il senso del farlo. C'era una bella differenza da prima... però non te la posso spiegare. Lo capirai quando ci arriverai. Arriverà un momento in cui avrai bisogno di confidarti e quando lo farai capirai cosa sto dicendo. Non lo devi fare per forza, perchè va fatto, perchè ti dicono di farlo. Lo devi fare solo se vuoi! -
Hikaru ci rimase. Non era invadente od insistente, capiva come gli altri cercavano sempre lui per confidarsi. O quasi tutti.
Ad ogni modo era chiaro come fosse possibile.
Sospirò e guardò le proprie mani, pensò a prima, a come si era sentito, cosa si era ricordato.
Ed alzando le spalle decise che era meglio alleggerire la situazione. Come sempre.
- No è solo che non è poi così facile scegliere il proprio futuro. È da quando sono arrivato che mi dicono di scegliere un club ed io non so cosa mi piace fare e mi secca fare la parte dell'idiota che si butta su un club a caso tanto per fare e poi si rivela un disastro. Non è sempre facile scegliere, tutto qua! - Jun percepì un vero e proprio complesso in tal senso.
Vedeva che tutti sceglievano qualcosa, sempre, e che lui non sceglieva mai niente.
Così cercò un sistema per essere d'aiuto senza essere invadente. Aveva capito che se uno esagerava poi lui si chiudeva.
- Non devi per forza scegliere, però prova. Prova i club, prova i corsi, prova... che ne so, le ragazze! Prova. Non ti deve importare se fai la figura dello sciocco perchè fallisci, riproverai con qualcos'altro. Vedrai che troverai quello che fa per te, fidati! - Hikaru rimase colpito dal suo discorso, erano parole così pratiche e utili... certo, spesso gli avevano detto di provare, ma aveva sempre pensato che fosse stupido farlo alla cieca, però alla fin fine l'alternativa era rimanere solo fermo al punto di partenza mentre tutti se ne andavano.
- Sai, anche ora che siete tutti fidanzati... questa cosa mi infastidisce, non lo nego. Ma se provo a vedere chi mi piace... non trovo nessuno! - Di questo era meno imbarazzante parlare.
Per lui era peggio dire che non sapeva cosa fare della sua vita perchè per dieci anni aveva pensato di non averne una.
Era un difetto, in qualche modo. Non riusciva a capire nemmeno lui perchè lo fosse.
Jun si sentì fortunato, stava parlando da solo proprio dell'argomento che voleva.
Però ora che c'erano, gli pareva quasi che il vero argomento fosse un altro...
- Intanto devi capire il genere che ti piace... tu cerchi ragazze o ragazzi? Sai, sembrerà sciocco, ma spesso cerchi nel genere sbagliato e non te ne rendi conto prima che... che qualcuno te lo faccia notare... - arrossì perchè si riferiva a Kojiro ed Hikaru che lo capì rise un sacco.
- In teoria io sarei il Kojiro della situazione in una coppia... non posso trovare qualcun altro come me che me lo fa capire! - Era sensato anche il suo ragionamento e Jun non se lo fece sfuggire.
- Allora pensi di poter essere gay? - Credette fosse un virus. Non in senso negativo, ma nel loro gruppo lo erano tutti.
Vivendo in un certo ambiente, a stretto contatto prevalentemente con altri ragazzi con cui condividevano tutto dalla mattina alla sera, era normale diventarlo. Veniva spontaneo condividere anche quello, tutto lì.
E poi erano ragazzini che dovevano ancora maturare, in adolescenza c'erano solo ormoni in esplosione e le idee erano più confuse che mai.
Per Jun non era una grossa sorpresa trovare tanti gay in un ambiente come il loro.
- No, non so... forse... boh... non è che... sai, anche questo... dovrei provare, dici, no? Però dai, che faccio? Provo a baciare un ragazzo e vedo che mi succede? E se mi prende a pugni? O se invece mi fa schifo? Io non so, questa cosa del provare mi sembra stupida! - Alla fine l'aveva detto e Jun rise divertito spiazzando Hikaru che rimase sul suo sorriso così aperto e coinvolgente. Stava cambiando molto anche lui, si stava aprendo molto.
Era piacevole stare con lui.
- Devi trovare il soggetto giusto, innanzitutto. Uno che sai non ti rifiuterebbe. Prova con un amico. Se è solo per capire che genere ti piace andrà benissimo... è anche vero che spesso è la persona ad attrarti, non il genere. Cioè anche il genere ma spesso magari, ti faccio un esempio, sei etero però incontri un ragazzo che ti fa perdere la testa. È lui, non è che tu sei gay. Insomma, ce ne sono molti così... quindi è difficile, lo capisco. Anche se baci un ragazzo con cui non c'è alchimia e ti dici 'sì ok, posso baciare un ragazzo ma non è che mi abbia fatto impazzire', la cosa non ti aiuta. Però ti apre la mente a nuovi orizzonti. Capisci che, quanto meno, non ti fa schifo. No? - Jun era molto ma molto abile a dare le visuali agli altri, faceva cambiare punti di vista con una facilità disarmante. E Hikaru, ubriaco di tutte queste sue parole sul provare a baciare ragazzi per capirsi meglio, preso dalla sua solita smania di fare e non aspettare una manna dal cielo, dimenticandosi che lui era il compagno proprio di un suo grande amico, prese il viso di Jun fra le mani e lo baciò.
Con foga e senza dargli il tempo di riflettere.