*Ecco un altro capitolo. Qua in parte ci sono certi fatti successi nel manga che descrivo senza essere particolareggiata, perchè poi per lo più mi concentro su Noir e Jiggy. La strada è lunga, ma Jiggy non si darà mai per vinto, ora che ha ritrovato il suo Gauche, anche se non ricorda più niente, non lo lascerà più andare! Purtroppo però lì c'è solo Noir, ci sono davvero speranze o è una battaglia persa in partenza? Buona lettura. Baci Akane*

29. TI AMERÒ COMUNQUE



"Sono stato in ogni buco nero  All'altare della stella scura Il mio corpo ora sta implorando  Sebbene stia supplicando di tornare  Al mio cuore  Al ritmo della mia anima  Al ritmo della mia coscienza  Al ritmo dei "si" Di essere liberato dal controllo"
- U2 - Moment of surrander -

Noir continuò ad indietreggiare fino a scontrarsi con una parete di scaffali piena di lettere, alcune caddero. Jiggy lo bloccò fermandosi a pochi centimetri da lui.
Le mani ai lati dei suoi fianchi ad impedirgli una fuga. L’aria sicura di sé, anche un po’ arrabbiata.
- Io non ricordo nulla, sono Noir, so che per chi era legato a Gauche è difficile crederlo visto che questo è il suo corpo, ma sono Noir e… - Ma Jiggy non era più in grado di ascoltarlo. In parte non gliene importava nulla di chi pensava di essere o non essere, tanto meno di cosa era matematicamente o moralmente giusto.
D’altro canto nessuno poteva sapere cosa sarebbe successo dopo, quante occasioni avrebbe avuto di stare con lui. Jiggy ormai aveva capito che bisognava cogliere l’attimo e non stare fermi ad aspettare. E se l’attimo non arrivava, doveva crearselo. Non transigeva proprio a tal proposito.
Non più.
Così gli prese il viso fra le mani e senza esitare, posò le labbra sulle sue, zittendolo.
Le fece sue, gliele succhiò e appena lo prese, la foga esplose in lui insieme ad ogni sentimento possibile.
La disperazione, la mancanza, la tristezza, l’angoscia e poi ora la felicità, il piacere, il sollievo. Era tutto lì.
Noir posò le mani sul suo petto, ma invece di respingerlo il suo corpo rimase immobile, lo tenne contro di sé e lasciò che anzi Jiggy si appoggiasse di più a lui. Il suo bacino prepotente aderì al proprio ed un’ondata di calore immane lo invase. Cos’era?
Cos’era quel caldo?
Le ginocchia molli, il sangue correva nelle vene ed il cuore andava così folle nel petto.
Non riusciva più a pensare e capire, gli occhi gli si riempirono di lacrime mentre una sensazione nostalgica si faceva largo.
Noir aveva passato i primi tempi a rifiutare quel che gli diceva Lag, rifiutare di essere Gauche perché lui non ricordava, perciò non aveva senso, non era lui.
Poi piano piano aveva capito e si era arreso al fatto che anche se non lo ricordava, comunque non completamente, beh, lui era ugualmente Gauche,
La lingua di Jiggy si infilò fra le sue labbra decise, incapace di fermarsi. Noir preso in contropiede schiuse la bocca, piegò la testa e gli venne incontro. Il contatto, l’intreccio lo portò in una dimensione meravigliosa dove era leggero e bello.
Non sapeva perché farlo, nemmeno come, semplicemente il proprio corpo si stava muovendo da solo.
Ed eccolo lì. Eccolo lì quel sentimento sfiorato, intuito, confuso. Ora era lì bello chiaro. L’amore non si cancellava. Così come non si era cancellato quello verso Silvet e Lag ed altre persone.
L’amore restava in una sorta di bolla smerigliata, che non gli permetteva di vedere bene attraverso. Non sapeva nulla, se non che Gauche amava quel ragazzo. Il resto forse non contava. Le domande sarebbero sorte un altro giorno su cosa era giusto o sbagliato, sul perché farlo, se farlo. Per il momento contava quel bacio e quell’incapacità di staccarsi. Presero respiro, Jiggy si separò appena dalla sua bocca. Continuava a tenergli il viso fra le mani e lo guardava con una tale dolcezza e commozione che Noir ne rimase profondamente colpito.
- Lo amavi tanto… - Disse piano, con voce roca.
- Lo amo ancora. Più di prima. - Rispose senza esitazione. - La memoria della testa non funziona ancora, ma hai la memoria del copro. Il tuo corpo reagisce. Ti aiuterò a ricordare. - Noir sospirò chiudendo gli occhi.
- Potresti non riuscirci mai. - Jiggy alzò le spalle deciso.
- Ci proverò lo stesso. -
- E se non funzionerà? -
- Ti amerò comunque. Non ti lascerò più andare, non importa il resto. - Noir non sapeva cosa pensare e come comportarsi, aveva molte cose a cui pensare ed era sempre confuso, inebriato in quel piacere e nella gioia del cuore di Gauche. Forse era meglio prendersi una pausa per riflettere.
- Devo assimilare la cosa. - Mormorò. - Quando sarò pronto ti chiederò di noi. - Jiggy tornò a baciarlo.
- Ti dirò di noi anche se non sarai pronto. - Jiggy sembrava avere molto le idee chiare. Davvero molto.
Forse l’unico che sapeva come fare con lui e che non andava sulle uova, senza osare, senza sapere, senza capire. Jiggy sapeva, capiva. Voleva.
- Non importa cosa ricorderai e se ricorderai. Io ti amo lo stesso e ti amerò per sempre. Non amo i tuoi ricordi o il nostro passato. Io amo te. Sei sempre tu. Gentile, dolce, calmo, forte. Sei sempre tu. E ti amo così. Ricorderò io per te. - Dopo di questo Jiggy chiuse gli occhi e appoggiò la fronte contro la sua guancia, in un gesto d’abbandono e cedimento.
Ce l’aveva fatta. Non importava se non era perfetto. Ce l’aveva fatta. Era lì. Era lì e basta. Il resto non contava. Noir, colpito dalle sue emozioni e dai sentimenti che gli trasmetteva, lo avvolse dolcemente fra le braccia, seguendo un impulso indomabile. Chiedendosi quanto giusto fosse alimentare quella speranza.


Conclusa la riunione d’aggiornamento, le notizie che erano venute fuori non erano per nulla confortevoli.
Mettendo insieme il sapere di Garrard che veniva dall’anticamera della Capitale, con quello che sapeva Noir tramite la visione di Lag, venne fuori che la situazione non era rosea e probabilmente era anche peggio di come sapevano.
Il sole artificiale era creato dal governo ed era composto dal cuore delle persone che vivevano nella capitale Akatsuki.
Perciò chiunque vi entrasse si ritrovava come Gauche, privo di cuore.
La madre di Lag, chiunque essa fosse, doveva ricoprire una certa carica perché aveva potuto vedere nei ricordi ormai perduti di Gauche, suo figlio Lag. Grazie a ciò l’aveva liberato. Però una persona che poteva fare una cosa simile doveva essere importante. Lag non aveva idea di chi fosse, perciò Garrard autorizzò la ricerca del piccolo Bee che doveva andare a scoprirne di più da sua zia.
Appreso che il sole era fatto dai cuori delle persone, erano tutti concordi nello stare attenti, tenere un profilo basso ma gli occhi aperti, perché era il caso di iniziare a pensare a qualcosa.
Garrard inoltre rivelò a Noir di essere stato lui e Valentine, con l’aiuto del suo capitano, a farlo fuggire da là.
Infine stabilirono di tenere d’occhio Lloyd che aveva preso contatti con Reverse, rivelando indirettamente d’avere qualcosa in mente, di voler fare qualcosa.
Lloyd nascondeva qualcosa di importante, Garrard ne sapeva qualcosa, ma si limitò a chiedere a qualcuno di controllarlo da lontano per capire se potevano fidarsi di lui o temerlo.
Jiggy si incaricò di farlo, colpito dal fatto che fosse apparentemente passato dalla parte del nemico.
Reverse era un’organizzazione contro il governo, quello stesso governo che faceva esperimenti incrociando persone con animali e vegetali, uccidendo e torturando chiunque non fosse riuscito. Quel governo che aveva creato un sole usando il cuore delle persone.
Garrard aveva visto cose rivoltanti nella città che circondava la capitale di cui nessuno era a conoscenza.
Perciò definire Reverse il nemico era prematuro, così come capire da che parte stesse Lloyd.
Jiggy aveva fatto quel ragionamento, come tutti, ma in aggiunta aveva messo la consapevolezza che non era cattivo. Aveva avuto mille occasioni per essere malvagio e ferire gli altri, invece aveva sempre aiutato tutti nell’ombra, senza quasi farsi scoprire, facendo sempre un po’ il buffone che prendeva tutto alla leggera.
Lloyd nascondeva qualcosa, Jiggy lo sapeva, ma si era sempre fidato perché era una persona buona, in fondo.
Adesso doveva capire perché era passato dalla parte di Reverse, se doveva seguire lui o andargli contro.
Le cose erano ben diverse da come aveva pensato e da come erano state fino a quel momento.
La riunione venne sciolta dopo aver assegnato ad ognuno vari compiti ed aver accolto Noir e Lode fra i loro.
- Per il momento andate tutti a riposare, quando vi siete ripresi voglio ognuno ai propri compiti! -
Li congedò burbero Garrard, il direttore.
Avevano molto a cui pensare, da assimilare, considerare. Dovevano capire da che parte stare, chi erano i buoni, chi i cattivi. Dovevano capire tante cose.

- Accetterai la proposta di Silvet? - Chiese Lode camminando a fianco di Noir, nella città tranquilla.
Non la si riconosceva nemmeno, considerando quanto caos c’era stato prima.
- Non lo so, dovrei farlo? Dopotutto non sono suo fratello. -
Lode rispose indifferente:
- Lei lo sa. - Aria aveva fatto da tramite tra i due e gli aveva detto che la piccola aveva piacere di averlo a casa sua lo stesso.
Noir sospirò.
- Non so cosa dovrei fare. Sono tutti così convinti che io sia comunque lui in qualche modo. Ma io non mi ci sento. Dovrei? - Lode non sapeva cosa rispondere.
- Dopotutto loro lo sanno e ti vogliono lo stesso. - Poi vide oltre l’angolo, in una via secondaria di Central, una figura appoggiata fuori da una porta. Il cavallo di ferro parcheggiato fuori. Lode aveva capito che c’era qualcosa con quel ragazzo, ora era anche lì ad aspettarlo e Noir pur non ricordando nulla a livello cosciente, aveva fatto la strada per casa sua.
- Devi solo seguire il tuo cuore. Ne hai poco, ma non significa che tu non ce l’abbia. - Lode voleva solo che Noir fosse felice, a lei poco importava con chi.
Non conosceva Jiggy, però era meno pressante di Silvet e Lag, per esempio.
Noir rallentò vedendo la sua figura seduta fuori casa. L’aria pensierosa.
- Io vado a fare un sopralluogo per vedere se è tutto tranquillo e faccio il solito rito. - Lode aveva bisogno di un po’ di tempo, di notte, per rigenerare la sua parte composta da fiore. L’altra era composta da un animale, mentre quella predominante era quella da ragazza.
Noir capì che a Lode piaceva spontaneamente Jiggy, così sorrise, annuì e la ringraziò.
Non sapeva nemmeno lui cosa fare, però era vero che camminando senza meta era arrivato a casa sua. E lui l’aspettava fuori.
Si avvicinò e si fermò. Noir era avvolto nel suo mantello nero, ma senza il copricapo i capelli bianchi erano liberi, gli carezzavano il viso serio, un po’ confuso, senza particolari espressioni.
Un piccolo sospiro. Jiggy alzò i suoi occhi azzurri penetranti e li posò sui suoi viola.
Rimasero un po’ a guardarsi. Poi Jiggy si alzò in piedi e chiuse la porta di casa e la luce.
- Voglio fare una cosa. - Disse senza salutarlo, anche un po’ brusco in effetti. Noir ci rimase di stucco.
- Cosa? -
Jiggy prese il mezzo e lo sistemò davanti a lui, poi ci salì e l’avviò, infine si mise gli occhiali per poter vedere anche col vento in faccia.
- Sali. -
- Ma non ti sarai ripreso da tutto il cuore usato… - Disse preoccupato. Jiggy fece un sorrisino trionfante.
- Lo sapevo che non sei cambiato sul serio. Solo in apparenza, ma se ti lasci un po’ andare sei sempre tu. - Poi allungò la mano aperta verso di lui. - Avanti. - Lo intimò ancora.
Noir non sapeva se doveva alimentare la speranza di quel ragazzo, ma sentì il proprio corpo ricoprirsi di brividi e scalpitare per farlo.
Così, lentamente, titubante, mise la mano sulla sua. Jiggy gliela strinse, lo tirò verso di sé e lo fece salire dietro, a cavallo di quel mezzo strano e rombante.
Infine gli prese le mani e se le mise intorno alla vita.
- Tieniti. - Detto questo, sgasò e partì.
In un primo momento Noir andò all’indietro, poi si prese a Jiggy e aderì a lui per non cadere.
Jiggy sentì la sua presa farsi più forte, lo sentiva rigido dietro di sé, la testa alta, a disagio.
Uscì velocemente dalla città e scese per la collina dove avevano combattuto il Cabernet. Infine arrivò sulle vie rocciose che si dilungavano intorno a Yusari.
Salite e discese scoscese, salti su rocce ricurve e poi ancora su, ancora più in alto.
La sensazione era semplicemente incredibile. Noir non si era mai sentito così, ma il suo corpo era a suo agio. Dopo un paio di corse e salti, si sentì rilassare magicamente. Gli stava piacendo.
“Anzi, è una cosa che a Gauche piaceva.”
Non aveva dubbi che fosse così. Noir si trovò a sorridere sorpreso, lo sguardo correva nel paesaggio intorno che si confondeva come una macchia indistinta. Il vento che l’accarezzava, il profumo dei capelli rossi di Jiggy che gli solleticavano il viso.
Appoggiò il mento alla sua spalla facendo capolino, per vedere l’orizzonte.
Una linea sottile che si muoveva e sfumava come tutto intorno, dei colori violacei. E poi su.
- Guarda! - Esclamò Jiggy alzando il mento. Noir seguì la direzione indicata e guardò in alto.
Il fiato gli si fermò.
Il cielo era meraviglioso, visto in movimento.
- Le stelle sono scie luminose! - Commentò. - È veramente bellissimo! - Disse sincero, sorpreso di quel che stava provando, di come poteva sentirsi ancora vivo.
- Lo è davvero. - E nella mente una piccola vaga  risonanza. Avevano avuto una conversazione simile?
Un’impressione. A volte l’aveva.
Jiggy si fermò in un luogo completamente disabitato e deserto, a riprendere un po’ di energia. Spense il motore rumoroso e rimase un silenzio dolce e vellutato.
Si spostarono sul lato del cavallo di ferro, le gambe giù dallo stesso lato, uno seduto accanto all’altro a guardare in alto, il cielo così bello di una notte così perfetta, per una volta.
- Mi piaceva andare in giro con te così… - Disse più sicuro. Jiggy sorrise brevemente ed annuì. Noir lo guardò. - Perché non sorridi quasi mai? Se lo fai poi ti ricomponi. -
Jiggy rabbrividì. Erano dialoghi che avevano avuto a suo tempo e allo stesso modo rispose.
- Se non sorrido mi sembra di dare l’idea di essere più forte. E se la do, mi ci sento davvero. - Noir rimase impressionato. - Anche tu non sorridi. Un tempo lo facevi sempre. - Noir abbassò lo sguardo dispiaciuto.
- Non ci riesco. Penso a quello che ho perso e che forse non tornerà, ma che vorrei riavere. A quello che ho passato, al terrore che sento senza ricordarlo. A come sono ridotto. Non riesco a sorridere. Ogni tanto mi riesce… -
Jiggy non parlò subito. Lasciò che il silenzio si ricomponesse, poi dopo un po’ gli prese la mano e giocò con essa. Era rovinata, c’erano cicatrici sul dorso e sul polso.
- Non devi opporti. - Disse poi. Noir si girò a guardarlo sorpreso.
- A cosa? -
- Alle cose che provi, che vivi, che senti. Devi lasciarti andare. Non devi combattere l’essere Gauche. -
Noir rimase colpito da questo suo consiglio.
- Una volta sono venuto qua. Per vedere se i ricordi mi tornavano. Ma non ho provato nulla. - Jiggy scosse il capo ed intrecciò le dita alle sue senza chiedere il permesso. Noir lo lasciò fare.
- Ti opponevi. Non volevi essere chi non ricordavi. Eri chiuso. Adesso hai vissuto una serie di cose che ti hanno aperto. Lag ha fatto molte cose… - Noir annuì concorde, guardando le loro dita intrecciate e sentendo un dolce calore. Non riusciva a respingerlo, non riusciva proprio.
- È perché sono aperto che sento cose che prima non sentivo? - Jiggy alzò le spalle.
- Il ricordo che Lag ha visto dentro di te era di Gauche. Non di Noir. E sua madre ha detto che non sei del tutto perduto. Per me questo basta. - Per lui non c’erano dubbi. Era lui, avrebbe ricordato. E comunque, in ogni caso, rimaneva la persona che amava. Ma ne era sicuro?
- Tu mi vedi ancora come il tuo Gauche nonostante tutto. Ma è vero o ti stai solo illudendo? - Jiggy si girò e lo guardò con una pace nel viso che Noir la vide subito. Un’espressione distesa molto dolce e rilassata. Allungò l’altra mano e gli carezzò la guancia.
- Ma tu sei il mio Gauche. Solo che non lo sai. Sto con te e non mi sembra di essere con uno sconosciuto. Ti riconosco. In questa dolcezza, in questo abbandono, in questa pazienza. In questa gentilezza. Sei sempre tu, Gauche. - Noir sussultò a quel nome e a quelle parole e sussultò alle sue dita che scivolavano sulle sue labbra.
Infine non si oppose di nuovo, non ne aveva la forza, non pensava di poterlo fare.
Sentiva una forza attrattiva per lui che non aveva mai provato per nessuno, non a quei livelli così carnali.
Jiggy si protese e lo baciò ancora, Noir si rilassò e aprì subito le labbra accogliendolo e venendogli incontro.
Forse non era giusto, ma non riusciva ad opporsi. E questo era un fatto.
- Perciò forse non devo oppormi nemmeno a Silvet e agli altri… - Jiggy sorrise vicino alle sue labbra contemplando la sua bellezza così delicata seppure un po’ oscura per quello che aveva passato e per ciò che aveva perduto.
- Secondo me è la cosa migliore. Lascia che il residuo di Gauche che c’è, viva quello che amava. Ti sentirai meglio tu stesso. - Eppure lui lo sentiva, lui lo vedeva.
Noir abbassò gli occhi sulla cicatrice, ma ancora non osò chiedere.
Jiggy decise di aspettare e vedere se per caso gli tornava in mente da solo.