*Ecco un nuovo capitolo in mostruoso ritardo, chiedo perdono! Settimana piena e all'insegna dello scrivere. Dunque, siamo in un momento importante fra Gauche e Jiggy, infatti il capitolo è interamente dedicato a loro. Li avevamo lasciati a Blue Notes Blues da Lloyd, Gauche furioso, dopo aver saputo che Lag cerherà di sacrificarsi per salvare tutti e dopo aver visto la reazione devastante di Zazie, si convince a seguire il proprio istinto e torna da Jiggy che era rimasto da Lloyd apparentemente per passare dalla sua parte, in realtà per scoprire tutti gli altri segreti che nasconde. Ed ora vediamo che succede quando arriva lì! Buona lettura. Baci Akane*

36. IN QUESTO MONDO MERAVIGLIOSO


jiggy gauche

"Portami sull'ansa del fiume Portami alla fine della battaglia Lava via il veleno dalla mia pelle Mostrami come essere di nuovo completo Fammi volare su un'ala d'argento Oltre il nero ove le sirene cantano Riscaldami nell'incandescenza di una (super)nova E lasciami cadere nel sogno sottostante Perchè sono soltanto una crepa In questo castello di vetro"
/Castle of glass - Linkin Park/


Jiggy si alzò a sedere, la testa gli girava, ma certamente non poteva stare a poltrire ancora.
Gauche era chiaramente furioso con lui, ma cosa ancor più importante era tornato.
Poi si vide di nuovo. Era in condizioni equivoche. E guardò anche Lloyd. Pure lui non scherzava.
Così tornò a guardare Gauche.
Ovviamente la lingua non la frenò, non l’aveva mai frenata. Forse un giorno avrebbe imparato. Forse.
- Sei mica geloso? Guarda che non abbiamo fatto niente! Volevo solo… - Gauche stringeva la pistola a proiettili di piombo in mano. E la stringeva davvero convulsamente.
Per un momento pensò volesse sparargli.
Poi si diede dell’idiota, si alzò e gli andò vicino ignorando completamente Lloyd che sembrava anche divertirsi, chiaramente.
- Dovevo assicurarmi di come stavano le cose e… - Gauche fece un passo indietro deciso e altrettanto deciso alzò la pistola a piombo e la puntò contro di lui. Jiggy non respirò, sgranò gli occhi e mostrò per la prima volta sorpresa, timore. Poi effettivamente autentica fifa.
Alzò le mani in alto, ai lati della testa.
- Ehi, Gauche? - Chiamò cauto, il sangue gelato, le ginocchia molli. I suoi occhi viola erano due lame piene di un odio che non gli aveva mai visto addosso. Nemmeno nel momento peggiore di Noir.
- Perché mi hai preso in giro? Perché? - Jiggy sempre con occhi spalancati e shoccati cercò di annaspare e ragionare, di tornare a sé. Difficile con quello sguardo e quella canna puntata davanti alla fronte.
- Andiamo, non ti ho preso in giro, dovevo solo assicurarmi di tutta la storia una volta per tutte! Largo, diglielo anche tu! Non è successo nulla! Mi ha sparato il suo proiettile ed ho visto tutta la sua storia! -
Lloyd però rimase fermo sorridendo come un ebete.
- Oh andiamo Jiggy, perché devi sminuire quel che è successo? È stata una splendida connessione interiore… - Jiggy alzò gli occhi al cielo esasperato, mentre ovviamente Gauche diventava ancor più livido.
- Largo? Davvero? - Fece invece Gauche sottolineando che l’aveva chiamato per nome. Jiggy si morse il labbro, la pistola sempre più vicino.
- Ok, senti… - Ma non sapeva bene cosa dire a quel punto. - Non vorrai mica spararmi davvero! - Puntualizzò per prima cosa, come priorità assoluta.
- In questo momento lo voglio eccome! Mi hai tradito, mi hai usato, mi hai rigirato! Eri d’accordo con lui dall’inizio per testare i miei limiti, se fossi un esperimento riuscito o fallito, quanto utile potevo essere alla vostra stupida causa! E se penso che io invece sono riuscito a tirare fuori gli autentici sentimenti di Gauche per te, se ho addirittura accettato quella mia parte che soffocavo perché non sentivo mia. Se penso che, dannazione, ho accettato di amarti e di viverlo a pieno! E tu invece eri d’accordo con lui! Voglio spararti? Certo! - Gauche non urlava, Gauche non avrebbe mai urlato. Parlava sempre gelido, affettato, glaciale. Le sue parole tagliavano molto. Jiggy si sentiva morire. Si sentiva al colmo della gioia e si sentiva morire al tempo stesso.
L’aveva ritrovato sul serio. Quello era davvero lo sguardo di Gauche. Non un Gauche a metà. Un Gauche che aveva fatto pace con sé stesso, che aveva deciso di accettarsi, sia pure senza i ricordi di un tempo, ma con la personalità ed i sentimenti di prima, identici ed invariati.
Gauche si era accettato ed era lì per quello.
Peccato che ora aveva appena rovinato tutto.
Gli occhi gli si riempirono di lacrime sia di gioia che di terrore e dolore. Un miscuglio simultaneo di mille emozioni, poi Lloyd sospirò e scosse il capo decidendo di intromettersi.
- Sebbene volevo vedere fin dove poteva spingersi Noir o Gauche che sia, penso sia meglio in nome delle nostre vecchie autentiche, per quanto mi riguarda, amicizie, darvi una mano. - E con questo mise la propria sulla pistola di Gauche e la disarmò velocemente.
Altrettanto velocemente gliela tolse di mano, prima che Gauche potesse reagire ed usarla.
I due lo guardarono meravigliati, un po’ seccati, incerti.
Aveva fatto un gran disastro ed ora cosa voleva? Davvero aiutarli? Perché?
Ma Jiggy lo sapeva perché. L’aveva visto.
- Adesso che non siete pericolosi, parlate sul serio. - Gauche rimase a fissarlo torvo mentre invitava Lode ad uscire. - Hanno bisogno di stare soli. Credo che sia il momento. - Lode non era convinta di lasciare Gauche solo con Jiggy, ma l’amico la guardò accennando ad andare. Così uscì. Lloyd con la camicia in mano, li guardò prima di uscire e sorrise sornione.
- Poi non dite che non ho mai fatto niente per voi. - Dopotutto non era vero, Jiggy lo sapeva. Aveva sempre fatto le cose a modo proprio, però non per egoismo, non sempre.
Gauche e Jiggy rimasero finalmente soli e Jiggy come prima cosa andò a chiudere a chiave la porta. Si sentiva meglio.
Lo guardò da lì un istante, poi scrollò le spalle scacciando le lacrime scongiurate.
- Comunque a titolo informativo lui è innamorato perso per Aria. Sul serio, intendo. - Gauche lo guardò sempre furioso. Jiggy alzò le mani di nuovo in segno di pace e resa. - Sul serio, l’ho visto! Mi ha sparato il proiettile. Vuoi che te lo mostri? - Jiggy disperato ed esasperato alzò la pistola verso il soffitto pronto a mostrare i propri ricordi recenti, ma Gauche lo fermò convincendosi che quello era già una prova.
Eppure stava ancora bruciando, si sentiva ancora impazzire follemente.
E bruciava, non sapeva come fermarsi, come placarsi. Frenesia.
Vita. Una tale vita.
Alzò le mani ignorando i ricordi che voleva mostrargli e se la guardò. Stava tremando.
Jiggy abbassò la pistola e l’appoggiò insieme alla giacca. Poi andò da lui e delicato, come in punta di piedi, gli prese il mento fra le dita, leggero. Indice e pollice.
Sollevò il suo volto e lo guardò incerto, coi sentimenti sempre lì, quella paura d’aver perso e rovinato tutto e la speranza di averlo ritrovato per sempre.
- Volevo solo capire una volta per tutte la sua posizione. Doveva pensare che io fossi dalla sua parte, altrimenti non mi avrebbe mostrato nulla. Per convincermi definitivamente l’ha fatto. Ha una storia orribile, è figlio del generale Balor a capo dei progetti più osceni di Amberground. Quello che ha passato lui noi non lo immaginiamo nemmeno. Vuole spazzare via il Governo e riportare la luce su tutta Amberground e davvero non ce l’ha con nessun altro. Solo che non crede ci siano altri mezzi se non questo. È drastico, ma almeno è una soluzione definitiva. È sincero. Ed io, onestamente, vedendo le cose come stanno… non penso abbia torto. Se quello è il solo modo per salvare il mondo, il mondo dove voglio che io e te siamo felici per sempre… beh, forse dobbiamo lasciarlo fare. - Gauche lo guardò aggrottandosi serio, senza capire come potesse dirlo. - Io non posso stare fermo ad aspettare una probabile fine del mondo. Voglio provare a salvarlo, questo mondo. Per te. Darti un posto dove poter essere ancora una volta te stesso. E felice. E voglio esserlo con te. - Lo specificò e Gauche si rilassò sotto le sue dita, quelle due dita che lo tenevano.
Quel viola affilato si colorò di riflessi lucidi.
- Non c’è solo questo modo. Sono venuto a prenderti per portarti con me. Devi aiutarmi. Lag ha trovato un altro sistema, forse si sacrificherà, forse non sarà più sé stesso, ma dice che c’è quest’altro sistema. Ed io sono andato dalla ragazza maka, la sorella di Niche che ci può aiutare, ma ho bisogno di te, Jiggy. - Jiggy rimase sospeso, le cose si stavano muovendo molto meglio di quel che aveva pensato, sperava non fosse un sogno.
- Di qualunque cosa si tratti, sono con te. - Disse subito senza esitare. La gioia stava tornando a farsi strada nel suo cuore.
Il suo Gauche era lì, non l’aveva perso. E aspettava lui.
Il suo Gauche.
Il suo adorato Gauche. Gli occhi tornarono a pizzicare, le lacrime ad affacciarsi. Così li chiuse e semplicemente annullò la breve distanza rimasta. Lasciò il suo mento, posò la mano sulla sua guancia candida ed infine, con una delicatezza inaudita, lo baciò.
Lente le braccia di Gauche salirono a circondargli il collo e a stringersi a sé, fino ad appoggiarsi con candore e purezza.
Avergli sentito dire che voleva stare con lui, vivere quel che provava, che lo amava, gli aveva restituito un sogno che non aveva mai osato fare fino in fondo, l’aveva carezzato ed osservato, ma mai vissuto. Ed ora Gauche glielo aveva detto.
Staccò le labbra per un soffio, il suo sapore in bocca, aprì gli occhi e lo guardò intensamente da vicino con le sue iridi azzurre.
- Mi ami davvero? - Chiese prima di immergersi definitivamente in quel meraviglioso sogno.
Gauche sorrise dolcemente, arrendendosi a quelli che erano sentimenti autentici e reali di cui non poteva più fare a meno. Maledettamente, irrimediabilmente suoi.
- Sì, ti amo. E anche io voglio lottare per poter vivere con te, felice, in questo mondo meraviglioso. -
A quel punto le lacrime di Jiggy furono definitivamente liberate. Questa volta davanti a lui, non di nascosto. Gliele consegnò e Gauche, sorridendo dolcemente, se ne prese cura.
Quel bacio non si concluse lì.
Le dita di Gauche scivolarono sulla sua camicia già mezza slacciata. Il fastidio di sapere che gliel’aveva aperta Lloyd per chissà quale motivo, gliela fece togliere con più intenzione, quasi con foga. Jiggy rimase sorpreso del gesto e del modo, si separò dalla sua bocca per guardarlo incredulo che fosse davvero lui. Gauche aveva gli occhi chiusi e la fronte aggrottata, era seccato, infastidito e turbato di quel che provava.
Capì che era combattuto non sul cosa fare, e nemmeno sul farlo o meno. Era combattuto per il modo in cui doveva farlo.
Jiggy così gli prese i lembi della giacca e gliel’abbassò facendola cadere a terra.
Le dita di Gauche scorrevano sulle sue cicatrici vecchie provocate da molti gaichu. Jiggy gli aprì i bottoni della camicia da Bee.
Flashback vividi. Quante volte l’aveva spogliato prima di perderlo? Quante gli aveva tolto quella divisa?
Le mani non si sarebbero mai staccate da lui, mai più.
Quando ebbe il suo corpo caldo e liscio sotto le dita, trattenne il fiato.
Era identico a quella volta, era tutto uguale. Tutto.
Gauche lo sentì esitare, tendersi emozionato, così riaprì gli occhi e lo guardò. I suoi azzurri erano lucidi e non tradivano quell’emozione fortissima.
Fu Gauche il primo ad andare avanti.
Gli aprì la cintura, piano, mentre la foga passava, la lotta interiore, la gelosia, il fastidio.
Aprì i bottoni dei pantaloni. Il tempo iniziò a rallentare.
Lento.
Il respiro a fondo.
Gli occhi pieni del suo viso, non si perdevano un centimetro di loro, non riuscivano a smettere di guardarsi.
Lasciò che i pantaloni scivolassero fra i piedi, Jiggy se li levò insieme alle scarpe e andò a slacciargli i suoi. Gauche però non gli fece prendere il sopravvento, lo spinse leggermente indietro verso il divano e si inginocchiò davanti a lui, a quel punto gli abbassò i boxer, sempre con gesti lenti di chi pensava attentamente a quel che faceva e si godeva ogni singolo istante, ogni più insignificante gesto, come se ricordasse, come se facesse quel che da tempo voleva rifare.
Gauche si leccò le labbra e l’eccitazione divampò in un attimo.
Il tempo da lento iniziò a correre, ma senza esitazioni, lotte, incertezze di alcun tipo. Nessun intrusione.
Il tempo corse, il fuoco si accese e nell’istante in cui le labbra e la lingua di Gauche si posò sul suo membro, Jiggy gettò la testa all’indietro, si abbandonò e chiudendo gli occhi rivide, rivisse e riprovò ogni cosa. Intatta, tale e quale. Non c’era una sola sensazione differente da quella volta. Non una sola.
Era così uguale a lui, così uguale a quelle volte.
Era così dannatamente lui. Senza ricordi? Ma chi diavolo se ne importava?
Era lui.
Gli mise le mani sulla nuca, fra i suoi capelli lisci e bianchi e accompagnò i movimenti della sua testa contro il proprio inguine che cresceva eccitato insieme al calore, al fuoco.
- Gauche… - Lo chiamò roco sentendosi già al limite. Naturale dopo tutto quel tempo.
Gauche capì di interrompersi e smise. Jiggy lo fece alzare un po’ bruscamente, ma Gauche si eccitò ancora di più e si alzò togliendosi in fretta il resto di quel che ancora indossava.
Jiggy vide che era eccitato e carico, lo stava desiderando molto e vederlo così vivo, così talmente pieno di emozioni e sensazioni, gli fece scoppiare la gioia più profonda.
Gli prese il viso fra le mani e si avventò sulla sua bocca, lo violò e prese possesso di lui, della sua lingua, del suo sapore. Gauche si lasciò totalmente trasportare da quel Jiggy pieno di fuoco.
Finì per spingerlo sul divano, lo stese e si mise su di lui. Le mani lo inchiodarono, poi la bocca uscì dalla sua e assaggiò, mangiò il resto del suo corpo. Il suo sapore esplose nella sua lingua. Lo leccò, lo fece suo, lo avvolse, lo divorò fino a scivolare fra le gambe aperte per lui che l’aspettavano e prendergli tutto quello che era lì per lui. Gauche premette la testa all’indietro, gli occhi chiusi, l’aria in totale abbandono e il bacino a spingerlo nella sua bocca che lo possedeva.
Le mani fra i suoi capelli. Prese le sue ciocche rosse e lo chiamò perso.
- Jiggy… Jiggy non ce la faccio più… - Mormorò in piena esplosione. Non era mai stato così vivo.
O forse sì.
Jiggy lo accontentò, si staccò dal suo inguine e gli spinse le gambe contro il petto sparendo con il volto al di sotto, nella sua apertura. La bocca, la lingua e poi le dita si occuparono di lui, Gauche gemette ancor più forte, stava di nuovo per venire, era un’esplosione continua, sempre più forte di prima, che minacciava ogni volta di strapparlo via da lì.
“Ma io ho già provato queste sensazioni… il mio corpo lo ricorda…”
Pensò con trasporto, succhiandosi il labbro. Non resisteva, non poteva attendere ancora.
- Vieni! - Lo chiamò non potendo aspettare ancora.
Jiggy risalì e lo guardò. Gauche era eccitato ed accaldato, la pelle candida delle guance era rossa, il corpo imperlato di sudore. Così naturalmente sensuale. I capelli spettinati intorno al viso così meraviglioso come sempre, gli occhi di un viola acceso e le mani strette sulle ginocchia che stringeva al petto, in una posa provocatoria ed erotica. Così abbandonato.
I loro occhi si incontrarono, Jiggy calò su di lui col suo corpo, pronto ad entrare. Prima di farlo il viso sul suo, le labbra schiuse, gli leccò le sue che aprì e gli andò incontro. Un bacio umido e carico di desiderio.
Poi il mondo sparì. Jiggy con un movimento deciso e fluido entrò, Gauche si tese e si fermarono così. Un momento interminabile.
Infine i muscoli si rilassarono piano piano, lui si abituò. La memoria del corpo.
I brividi iniziarono a ricoprirlo, esplodere, confonderlo.
Dolore? Piacere? Elettricità? Cos’era?
Jiggy cominciò a muoversi in lui piano piano e nel farlo le cose in qualche modo andarono meglio.
Piano piano quei brividi confusi divennero sempre più chiari, un calore partì dal basso ventre ed esplosero in mille frammenti nel proprio corpo quando aumentò il ritmo e l’intensità. Jiggy toccò il punto di massimo godimento in Gauche ed il suo corpo che in un attimo aveva ricordato tutto, facendo come se non avessero mai smesso, gli rilanciò un piacere sempre più forte ed intenso. Piacere che divenne un orgasmo unito a miliardi di frammenti di Jiggy. Frammenti della loro relazione, frammenti della loro vita insieme, frammenti di tutto qui che aveva significato per lui, quanto bello era stato ogni singolo momento insieme. Frammenti preziosi, indelebili, vivi grazie ai sentimenti cristallizzati che non si erano mai spenti.
Gauche strinse le braccia introno alla testa di Jiggy attirandolo a sé, i gemiti esplosero insieme all’orgasmo e questo fece perdere totalmente il compagno che ebbe immediatamente un orgasmo a sua volta e l’esplosione fu identica, ogni ricordo, ogni momento, ogni pezzo di cuore di Gauche risuonò in Jiggy. Ogni cosa sopita, mai cancellata, gli ritornò centuplicata.
Era felice. Era maledettamente felice.
Di nuovo.
“Allora si può vincere questo maledetto destino del cazzo!” Pensò Jiggy lasciando una piccola minuscola lacrima.
Gauche lo strinse a sé sfinito, entrambi uno sull’altro erano crollati dopo il piacere provato, incapaci di muoversi.
I respiri in sincronia.
Il mondo svanito di nuovo. Ogni problema. Ogni dovere.
Solo loro due.
Potevano scappare, evaporare, svanire ed essere felici insieme fino alla fine del mondo, forse prossima, forse scongiurata da Lag o da Lloyd.
Jiggy uscì ma gli rimase sopra a ricoprirlo col suo corpo ruvido e forte, gli prese il viso fra le mani e lo carezzò dolcemente, con cura. Poi sorrise.
- Sarò con te fino alla fine, non mi importa che fine sarà purchè sia con te! - Gauche a quello rise.
- Come sei diventato poetico e romantico! La solitudine e la sofferenza ti hanno reso un autore senza tempo! - Lo canzonò nonostante adorasse quando parlava così. Jiggy gli mordicchiò l’orecchio nascondendo poi il viso contro il suo collo.
- Non ti piace il mio romanticismo? - Gauche chiuse gli occhi e lo tenne  sé, le dita fra i capelli rossi spettinati.
- Lo amo. Come amo te. E sono felice che tu sia con me ad ogni costo. -
- Fino alla fine. - Tornò a dire una delle sue massime ad effetto e Gauche sorrise, poi gli prese il viso e lo baciò.
Era bello così. Jiggy e la sua contraddizione fra romanticismo poetico e razionalità schietta.
Un contrasto meraviglioso.
- Andiamo ad aiutare Lag. - Con questo lo baciò, infine lo fece alzare ed iniziarono a vestirsi.
- Prima devo andare a salutare mia sorella e mio fratello a Dead End. - Disse Jiggy vestendosi.
Gauche, immaginandolo, annuì.
- Andrò a salutare anche io Silvet. Ma non dire nulla a nessuno di questo. Dobbiamo farlo solo noi e nessuno deve saperne nulla. - Jiggy annuì. Non era per lui un problema tenere segreti.
Pensò un attimo a Zazie, assurdamente. Con la storia di Lag in trasformazione e snaturazione, sicuramente stava perdendo la testa.
“Spero che tenga duro.”
- Passa a tranquillizzare Zazie. Non dirgli nulla, ma tranquillizzalo. perché è convinto che sei passato dalla parte di Reverse e con Lag che forse perderà sé stesso, è fuori di sé. Non sa dove sbattere la testa. - Disse Gauche leggendogli nel pensiero. Jiggy non fece una piega, ma annuì.
- Ci vediamo fra un giorno. - Si diedero appuntamento in un posto specifico, poi una volta ricomposti uscirono. Era ora di preparare le cartucce finali.