*Ecco un altro capitolo. Da qui si torna a Zazie e Lag e agli eventi del manga, certe parti sono le stesse del fumetto perciò lì non sono stata molto approfondita e descrittiva, mentre mi sono soffermata di più sul resto, retroscena e scene extra. Ormai ci avviciniamo al gran finale, ma questo non significa che mancano pochi capitoli, che poi totali sono 47. Penso di aggiornare sempre il sabato salvo eccezioni. Buona lettura. Baci Akane*

42. CONGELARE I SENTIMENTI


lag zazie

"L'erba era più verde La luce più brillante Il gusto più dolce Circondati da amici  Le notti di meraviglia La lucente nebbia mattutina L'acqua corrente Il fiume senza fine Per sempre e sempre"
/High Hopes - Pink Floyd/

 
‘Devi lasciarlo andare.’
“Come posso?”
‘Se non riuscirai a lasciarlo andare, fallirai. Tutti saranno perduti.’
“Ma io lo amo.”
‘Se fallirai, morirà anche lui.’
“Come posso lasciarlo andare così? I sentimenti sono sempre stati la mia forza…”
‘Proprio perché sono la tua forza, devi chiuderli. Altrimenti quando ti serviranno per salvare tutti, non ne avrai abbastanza.’
“Ma io non posso semplicemente smettere di provarli.”
‘Non è questo che devi fare. Devi chiuderli. Soffocarli. Congelarli.’
“Congelare i miei sentimenti…”
‘Specie quelli per lui.’
Silenzio.
‘Se lo ami, ci devi riuscire. Devi riuscirci.’
Lacrime.


I giorni passarono, la disperazione aumentò.
Il sole si spegneva sempre di più, per sempre più tempo e Zazie aveva iniziato a capire che qualcosa che poteva fare per Lag c’era, oltre a quanto aveva chiesto. Poteva diventare più forte.
Per lui.
- Un mondo salvato da Lloyd chi mai lo vorrebbe? - Si diceva con Connor, in attesa del suo ritorno. - Mentre un mondo salvato da Lag, quello sì… -
Zazie non perse mai la fede, giorno dopo giorno si rafforzò mentre il mondo andava via via sempre più alla deriva.
I Bee si divisero nettamente da Reverse cominciando a lanciare una personale campagna per la salvezza di Amberground. Non li combattevano e non erano in guerra con loro come una volta, ma non erano nemmeno effettivamente alleati. Ormai non nascondevano più la verità catastrofica, avevano svelato tutto sia Reverse che i Bee, volevano far sapere come stavano le cose, cosa c’era dietro al sole che si spegneva sempre più spesso.
L’imperatrice stava morendo, il sole era un caricatore che teneva sopito l’enorme gaichu primordiale, Spiritus. Alla sua morte, egli si sarebbe svegliato.
Oltre questo, avevano rivelato che il sole era il sacrificio dei cuori di tutte le persone.
In molti si schieravano dalla parte di Reverse. Lloyd aveva raccolto molti sacrifici umani mentre la ragazza coniglio, Chiko, arma finale per il proiettile che avrebbe dovuto uccidere il gaichu, si preparava per andare alla capitale. Sarebbe stata scortata dall’ufficiale governativo che aveva ufficialmente richiesto un sostegno per l’Head Bee. Lloyd, poi, con tutte le persone pronte a sacrificarsi per diventare parte del proiettile della ragazza, si sarebbero mossi in modo alternativo.
Garrard aveva raccolto la richiesta di sostegno da parte del governo per l’Head Bee che aveva il compito, tramite il macchinario nella capitale, di sparare attraverso l’Imperatrice conto il gaichu nel cielo.
Aveva intenzione di proporre Lag, se fosse tornato in tempo, ma aveva chiesto agli altri Bee che se la sentivano di prepararsi e proporsi per essere valutati ed eventualmente prelevati dal capitano proveniente dalla capitale.

Così Zazie aveva passato il resto dei mesi lontano da Lag.
L’aveva aspettato rinforzandosi in attesa del suo ritorno. Sapeva che sarebbe tornato e lui l’avrebbe sostenuto con tutto sé stesso.
La consapevolezza che forse non sarebbe più stato sé stesso lo frenava dal sperare che il suo ritorno fosse idilliaco, però l’avrebbe amato comunque. Se l’era giurato. Lag l’aveva fatto anche per lui, non gli avrebbe voltato le spalle.
Era sicuro che ci sarebbe riuscito, come l’aveva sempre saputo tutte le altre volte che poi aveva compiuto i suoi miracoli.
Ogni tanto si parlava di Jiggy e Noir che erano spariti nel nulla, avevano chiaramente in mente qualcosa. O meglio Noir.
Di Jiggy nessuno aveva avuto notizie dopo il suo avvicinamento a Reverse.
Solo Zazie.
Per puro caso, probabilmente.
L’aveva visto nella sua città natale, era lì per delle consegne e ritirare le offerte per Lag che aveva richiesto lettere di sostegno da parte della gente.
Jiggy era lì, quel giorno a salutare suo fratello e sua sorella.
Da Lag aveva saputo la sua storia il quale li aveva incontrati come primissima avventura, prima ancora di diventare Bee.
Gli aveva detto che non aveva mai rivisto i suoi familiari dopo che era diventato Bee, ma che aveva fatto costruire una cattedrale ed un campanile, il rifugio di tutti loro senza una casa, senza una speranza.
Realizzando quanto strano fosse, si era fermato. Un miscuglio fra la gioia ed il terrore. Non aveva la divisa da Bee. Però non era là con Reverse.
Cosa pensare?
- Jiggy? - Aveva chiesto incerto.
Jiggy così l’aveva visto ed era rimasto impassibile per un po’, incerto probabilmente sul da farsi. Poi aveva sospirato e si era avvicinato anche a lui. I due si erano appartati insieme al cavallo di ferro su cui si erano seduti entrambi.
- Devo andare. - Gli aveva detto criptico come se fossero in rapporti, come se gli dovesse spiegazioni. Il cuore di Zazie aveva preso a battere impazzito fino a fargli male, gli occhi a bruciargli.
- Passi con quelli là? - Aveva detto sprezzante, quasi schifato. Jiggy aveva chiuso gli occhi sospirando.
- No, ma non so se tornerò e non so cosa vado a fare. So solo che devo andare. - Non che questo fosse meglio.
- Ma… ma scappi? Lasci loro per cui hai lavorato tanto? So che non hai mai dimostrato di provare qualcosa, ma so che lo provi! Hai fatto costruire una cattedrale… -  Zazie era partito col suo consueto turbinio esplosivo. Jiggy aveva sorriso ricordandosi perché gli era piaciuto tanto quando avevano lavorato insieme. Poi, con fermezza, aveva spiegato.
- Gauche ha una specie di piano, mi ha chiesto di aiutarlo. Non so di cosa si tratta, so solo che gli serve il mio aiuto. Ed io ovviamente glielo darò. Qualunque sia il costo finale. - Zazie era rimasto colpito dal suo discorso, l’aveva guardato da vicino, il suo profilo dritto, impassibile, uno sfondo o
di mare e stelle meravigliose. Il sole aveva di nuovo balenato. Quanti avevano appena perso il cuore? Ogni volta che succedeva, qualcuno si perdeva inesorabilmente.
Erano rimasti fermi, sospesi in quel nulla, un vuoto straziante che decideva chi avrebbe vissuto e chi sarebbe morto.
Sarebbe toccato a loro?
Zazie aveva stretto gli occhi convinto di dimenticare tutto proprio lì e si era aggrappato al pensiero di Lag.
“Spero di rivederti anche se mi perdo. In qualche modo.”
Pensiero sconnesso, il solito che aveva.
Quella volta la sua mano si era istintivamente stretta su quella di Jiggy il quale l’aveva tenuta.
Poi il sole era tornato. Qualunque significato avesse, la vita del mondo era agli sgoccioli.
Zazie aveva riaperto gli occhi. Erano ancora tutti lì. L’aveva guardato in fretta per vedere se Jiggy si era perso, ma dal suo sguardo aveva capito che era ancora lui.
Quello che si sforzava di essere forte, ma che in realtà teneva solo duro.
Così era arrossito, si era scusato e gli aveva lasciato la mano.
- Scusa, non è facile. - Jiggy non aveva fatto una piega.
- Per questo dobbiamo fare qualcosa. Non staremo a guardare la fine o la salvezza. Tenteremo qualcosa. Perciò sii forte, Zazie. Continua a lottare per quello che vuoi, con ogni mezzo. La resa è essa stessa la morte. Se lo fai, togliti subito la vita, sarebbe inutile proseguire. - Era stato particolarmente drastico in quel momento. Zazie ne era rimasto colpito, ma le sue parole si erano incise nella sua memoria, nel suo cuore.
Si era riempito e scaldato mentre una forza d’animo subentrava con la forza di una frana rocciosa che investiva tutto.
E lì aveva deciso che sarebbe diventato più forte. Non per sostituirsi a Lag, ma per aiutarlo. Perché quando sarebbe tornato, avrebbe avuto comunque bisogno di aiuto.
- Sono contento che non sei passato da Reverse. Quelli non hanno capito nulla. - Aveva detto pur non sapendo i dettagli come lui. Jiggy non glieli aveva spiegati.
- Gauche è venuto a prendermi. - Zazie si era aggrottato, aveva notato che non lo chiamava Noir come tutti.
- Ma è tornato lui? - Una domanda che nascondeva una speranza. Se Noir poteva tornare Gauche dopo essersi perso, allora anche Lag nel caso in cui si fosse perso, sarebbe potuto tornare.
Jiggy si era stretto nelle spalle guardando insicuro in alto.
- Non i suoi ricordi. La memoria del corpo sì. Così come il suo cuore di fondo è sempre lo stesso. Il DNA. Ciò che lo compone. Lui è Gauche, Punto. Può non ricordare cosa ha fatto da piccolo, ma non toglie che lui è lui. E se una volta mi ha amato, mi ama anche la seconda. Perché se una cosa deve andare in un modo, ci andrà comunque. - Zazie era rimasto colpito anche da quel discorso, il calore lo aveva invaso, gli occhi si erano messi a bruciargli.
- Allora posso sperare ancora… - Aveva detto riferendosi a Lag. Jiggy sapeva che parlava di lui. Aveva sospirato.
- Devi. - Aveva risposto deciso. Zazie aveva preso così respiro e si era riempito di una forza rinnovata.
Ce l’avrebbe fatta.
Aveva deciso che ce l’avrebbero fatta.

Perciò quando Lag tornò, lui era in un’astinenza di un anno completo passato ad aspettarlo senza lo straccio di una notizia. Tutti erano convinti che non ce l’avrebbe fatta in tempo, molti cominciarono a perdere la speranza. Forse non era riuscito nella sua impresa di rinnovarsi.
Ma Zazie aveva atteso consapevole che sarebbe tornato.
Perché lui lo sapeva, dentro di sé.

Un gaichu, un balenio, il buio, un flash.
Il proiettile da dietro le loro teste vibrò nell’aria, sfiorò delle lettere sulla carrozza, la luce esplose accecante ed il gaichu venne totalmente investito, abbracciato e annullato.
Zazie non aveva bisogno di girarsi per sapere che era lui.
Si girò già con le lacrime agli occhi, il cuore smise di battere, il petto gli fece male.
Il mondo era appena esploso con il gaichu.
Lag era tornato. Lag, il suo Lag, era di nuovo lì.
Lag.
Zazie e Connor corsero da lui, ma presto si fermarono realizzando che c’era qualcosa.
Lag era diverso, ma solo un po’ cresciuto. I capelli candidi, lisci e più lunghi gli incorniciavano il viso, gli occhi d’ambra.
Un sorriso dolce, composto. I lineamenti maturi, ma sempre delicati e belli.
Non un’ombra di qualcosa di disumano, anzi.
Eppure non era questo che bloccò Zazie dal saltargli addosso.
Tanto meno Connor.
A bloccarlo, a stonare, furono le lacrime che mancarono.
Lag non piangeva. Non saltava per primo su di loro, non gridava esuberante e felice. Sorrideva, diceva di essere felice di rivederli, ma non lo dimostrava.
Zazie se ne rese conto all’istante.

La conferma l’ebbe quando gli mostrarono Silvet, priva di cuore. In uno dei baleni svariati di quell’anno, lei aveva perso completamente il cuore.
Noir non si era più fatto vivo, nessuno nominava Jiggy. Lloyd e Revere avevano in mano metà della popolazione pronta a sacrificarsi per i loro figli, mentre l’Alveare lavorava sul rafforzare i Bee, l’unica cosa.
I cambiamenti erano molti, la situazione disperata, le notizie orribili.
Ma Lag ascoltò tutto, guardò tutto e rimase composto. Freddo. Apparentemente sembrava dispiaciuto e colpito, Connor non se ne era reso conto, forse anche gli altri. Aria e Garrard avevano notato la sua crescita, avevano attribuito a quello il suo cambiamento.
Ma Zazie non ne era ingannato e in lui la delusione esplose mutandosi in una rabbia ed un rifiuto esemplari.
Tutta la sofferenza, quanto aveva tenuto duro senza non averne più? Quanto gli era mancato?
Era stato disposto a tutto per lui, però cosa era successo al suo Lag?
Prepararsi ad un Lag diverso era un conto, ma quello non era il suo Lag.
Quello era come Noir.
Era un essere che aveva completamente perso il cuore.
“E questo dovrebbe salvarci tutti?”
Eppure non era per quello la sua rabbia.
La sua rabbia era per il modo in cui aveva tenuto duro e per cosa?
Per questo?
Se fosse rimasto con lui forse il mondo sarebbe finito, ma almeno sarebbe morto insieme al suo Lag, al Lag autentico che amava.
Perderlo per un fantoccio inutile che comunque non poteva salvarli era orribile, non poteva accettarlo. Non per tutte le volte che si era rifiutato di piangere la sua assenza.

Lo prese in parte, la prima notte. Fu subito.
Lag era tornato a casa propria, quella ormai vuota di Silvet. La casa abbandonata anche da Noir e Lode.
Zazie l’aveva accompagnato.
Niche e Wasiolka come ai vecchi tempi, addormentati insieme, felici di rivedersi.
Loro seduti insieme al tavolo della cucina, dopo un pasto del tutto normale.
Le cose sembravano non essere cambiate molto, apparentemente. Solo loro erano cresciuti nell’aspetto, erano maturati nel carattere.
Eppure era diverso.
- Che è successo, Lag? - Chiese Zazie andando subito al punto appena erano rimasti finalmente soli.
Lag sorrise composto.
- Molte cose, Zazie. Ma non saprei nemmeno descrivertele… - Zazie si alzò e si sedette sul tavolo, proprio davanti a lui. Le braccia conserte. L’aria corrucciata.
- Ero pronto a rivederti con delle corna e le squame da drago… - Disse esagerando quello che intendeva con ‘perdere la propria umanità’, come gli aveva detto nella lettera d’addio.
Lag rise ma fu una risata di facciata. Costruita.
Zazie si sentiva montare.
- Anche io pensavo di tornare così, quando l’insetto spirituale mi ha detto che avrei perso la mia umanità per fondermi con l’essere della pietra del mio occhio. Invece pare che dopotutto avesse esagerato. Meglio no? - Zazie voleva prenderlo a pugni, ma decise di fare un ultimo disperato tentativo. Perché lui voleva, lui voleva crederci. Credere in lui. Voleva sbagliarsi, ma sapeva che non era così.
Si protese così verso di lui, gli sollevò il mento con due dita e piegò il capo alla ricerca delle sue labbra.
Lag non si oppose, rimase morbido verso di lui, lasciò che le sue labbra lo toccassero, lasciò che lo baciassero. Ma non reagì, non rispose sul serio. Fu un bacio del tutto freddo.
E tanto freddo fu quello, quanto doloroso fu per Zazie. La rabbia uscì, si staccò, scese giù dal tavolo e fissandolo furente e tempestoso, lo puntò col dito.
- Non so chi tu sia, ma rivoglio il mio Lag. Non ho aspettato tanto per questa pallida imitazione! - Ringhiò subito, cominciando a camminare per la cucina come un toro impazzito. Lag rimase seduto, sorpreso che gli ci fosse voluto così poco per capirlo.
Voleva spiegargli, voleva potersi lasciare andare, ma ormai era bloccato, severamente bloccato. Ormai nemmeno volendo avrebbe potuto.
Eppure quanto voleva corrergli incontro e piangergli addosso.
- Non so di cosa parli. - Rispose freddamente invece.
Zazie così prese il piatto da cui aveva appena mangiato e lo scagliò contro di lui, lo sfiorò di un soffio, i capelli si spostarono e Niche si svegliò di soprassalto, imitata da Wasiolka.
- Sì che lo sai! -
- Zazie… - Lag si alzò, ma Zazie fece un altro passo indietro coi pugni stretti.
- No senti, finché non torni Lag non rivolgermi la parola! Non credere di potermi ingannare! Io lo amo, io lo conosco! Chiunque tu sia aveva ragione Lag quando diceva che non saresti più stato umano. Ora capisco cosa intendeva. Però sappi una cosa! Per salvare il mondo ci vuole cuore. E tu non ce l’hai! Se pensi che questo possa salvarlo, ti sbagli di grosso! Lag ha qualche speranza. Tu no! - Zazie eruttò tutto fuori in un’esplosione di lava furente, gridò ogni cosa, pugni stretti, forsennato. Poi sentendo le lacrime pungergli gli occhi, tirò un calcio alla sedia, la ruppe e arrabbiato con sé stesso per aver resistito tanto, uscì di corsa sbattendo la porta, seguito dal suo dingo.
Il mondo poteva anche cancellarsi, ora. Non gliene importava più.
In un momento non gliene importava più.
Lag rimase solo, Niche a guardarlo seria.
Si voltò di spalle, alzò gli occhi in alto, trattenne il fiato e si morse il labbro convulsamente.
“Non posso nemmeno questo?”
‘No. Lo sai che lo fai anche per lui.’
E Lag lo sapeva, ma questo non lo rendeva più facile.

Fu la cosa più difficile non dirgli nulla, non condividere quel fardello e continuare sulla via imposta ed imparata dalla guida dell’insetto spirituale del proprio occhio che ormai aveva preso il sopravvento.
Quello era il loro modo di essere.
Soffocare i sentimenti, contenere il proprio cuore per esplodere in un unico determinato momento.
E poi, forse, si sarebbe consumato e sarebbe diventato quello che tutti gli insetti spirituali diventavano quando si esaurivano.
Gaichu.
E i suoi amici avrebbero dovuto sconfiggerlo ed ucciderlo.
Ma almeno avrebbe salvato tutti.
O forse si sarebbe semplicemente dissolto visto che era la pietra spirituale a dargli forma umana, se la pietra si fosse esaurita del tutto con quel colpo, lui non avrebbe più avuto forma.
Almeno avrebbe regalato a loro, al suo Zazie, un mondo meraviglioso in cui vivere ancora.

Il test consisteva in una prova particolare dove i candidati all’aiutare l’Head Bee nella capitale dovevano uccidere un numero considerevole di  gaichu.
Chiko, la candidata di Reverse, non combatté dicendo che avrebbe sparato un unico proiettile contro il gaichu della capitale.
Zazie esplose furioso contro Lag, incapace di trattenere la sua rabbia ormai alle stelle.
Lag salvò Zazie.
Quando esplose il suo proiettile per salvargli la vita, Zazie perse i sensi e vide.
Vide Lag e le conversazioni con l’insetto spirituale del suo occhio di ambra, sentì il suo dolore, provò le sue lacrime.
Lag non glielo avrebbe potuto dire, ma glielo poté mostrare.
Quando si svegliò pianse lacrime amare, dolorose, tutte quelle che Lag aveva faticosamente imparato a soffocare per diventare ‘insetto spirituale’ lui stesso.
Lag era lì, era dentro quella persona tornata improvvisamente per la missione.
Lag era dentro quell’involucro esteticamente convincente.
E piangeva. Piangeva di continuo. Piangeva tutte le lacrime che il Lag esterno non poteva piangere.
E gridava tutto il suo immenso amore per loro.
Zazie sapeva di non poter andare da lui, abbracciarlo e dirgli che sapeva. Però non farlo fu la cosa più difficile della sua vita.

Quando il giorno dopo andò alla stazione per salutarlo, lo chiamò come una volta.
‘Bella gattina’.
Lo strinse con un braccio facendo un enorme sforzo per non baciarlo, stringerlo più forte, abbracciarlo come si doveva.
Fu bravo, rimase lì.
Fece finta di nulla, cercando di fargli sentire che aveva capito, che lo perdonava. Per farlo partire leggero. Per far partire il Lag dentro quello esterno.
- Ti amo. - Poté mormorargli all’orecchio senza farsi sentire dagli altri.
Forse l’ultimo che gli diceva. Forse l’ultimo ricordo insieme.
Il cuore di Zazie stava esplodendo anche per Lag, ma ora sapeva che lì dentro anche lui stava esplodendo allo stesso modo.
“Eppure fa che lo riabbracci ancora.”
Pregò Zazie lasciandolo andare.
Salì sul treno con le lettere raccolte durante l’anno e a Chiko, entrambi scelti dall’esaminatrice.
Costei era un capitano dell’esercito di Amberground, un membro del governo, però era allo stesso tempo parte di un gruppo di ribelli, nonché fidanzata di Garrard.
Una volta che il treno fu partito, Garrard raccolse tutti e spiegò che il piano era di andare anche loro alla capitale ed aiutare Lag nella battaglia finale.
Zazie rinacque e così come lui rinasceva, proprio mentre Lag e Chiko andavano alla capitale, il sole si spense di nuovo.
L’apocalisse stava per cominciare.