CAPITOLO 18:
PERDITA?

“Il cielo grigio cupo sembra rispecchiare i nostri stati d’animo, è incredibile come il tempo si beffi di noi. Non ho la più pallida idea di che cosa sia successo fra questi due ieri sera, come non so perchè quando serve Astrid non c’è mai. Anche se del resto aveva detto che non voleva avere niente a che fare con noi finchè le cose non sarebbero tornate come prima, quindi immagino sia tornata per un po’ in Giappone dal padre e la sua famiglia numerosissima… ha detto una cosa simile stamattina.
Adesso io non capisco come questi due da che non si parlavano più come fanno ora a litigare così ferocemente.
Mi premo le dita sulle tempie che pulsano, non sto bene, è da un po’ di giorni che fisicamente parlando sono spossato, credo sia solo stress e stanchezza, in questo periodo ne sono pieno. Sicuramente la mia anima non mi ringrazia per ciò che le ho portato, ovvero solo depressioni e momenti negativi. Sono pieno di mal di testa, ma se fosse solo questo non sarebbe nulla!
Sento un freddo inaudito, tanto per cominciare, tremo mentre mi avvio con calma verso casa seguito da questi due che litigano sempre più forte; non è solo questione di pressione, credo mi sia venuta un po’ di febbre, sarà meglio andare subito a casa a riposare. Volevo chiedere se uno di loro mi accompagnava per evitare situazioni sgradevoli per strada, ma non credo sia il caso. Mia mamma è sempre preoccupatissima quando mi viene la febbre, dice che fa male al mio cuore, che subisco una botta troppo forte e che devo stare attento, se trascuro l’influenza sono guai seri, vado quasi sempre in ospedale ogni volta che me ne viene una pesante. Ora credo sia solo un po’ di febbre da stanchezza. Vorrei essere nel mio letto a dormire ma questi due certo non mi aiutano a stare meglio. Lancio un ultima occhiata dietro di me. Certo non dimostro mai quando sto male, ormai ci sono abituato, ma anche loro potrebbero essere meno presi da loro stessi. Non ho nemmeno seguito la discussione e non ho intenzione di intervenire e mettere pace, se la sbrigheranno da soli. Devo uscire un po’ dalle loro vite… chissà che forse non si muovano e la smettano con questi tira e molla.
Si sono fermati a cominciano a volare parole grosse, ne seguo qualcuna:
- Perché non ci arrivi? Perché non ci riesci? Sei ancora troppo pieno di te… lo sei così tanto da non riuscire a smettere di nasconderti dietro quella tua fottuta maschera! -
- Io non accetto certe critiche da nessuno. Questa per me non è una maschera, sono io fatto così, se non ti piace non sei obbligato a starmi vicino. Se dici certe cose di me dimostri di non conoscermi! -
- Oh, ti sbagli… se le dico è proprio perché ti conosco… non lo ammetterai mai ma sai che è così. Avanti scopriti, smettila di fare così una buona volta… -
- Così? Ma io sono così… cosa non dovrei fare? Smettere di essere me stesso? -
- Ma tu in realtà non lo sei, porca tr**a! Lo vuoi capire che quel gelo che ti metti su con cui hai convissuto è solo una stupida maschera? Lo sai ma perché non lo ammetti? -
Silenzio. Gelo nel fuoco. Sono entrambi molto arrabbiati, credo che potrebbero arrivare alle mani se Karl non fosse sempre così controllato… è proprio questo che fa arrabbiare così tanto Genzo. Poi continua provocante:
 - Che c’è? Forse che ieri sera non sono stato abbastanza ‘eccitante’? Forse sono stato solo un giocattolino erotico senza conto e significato? -
Oh Signore… che hanno combinato? Forse non ho sentito bene… ok, non so se sia proprio gelosia questa, anche perché attualmente mi preme di più riuscire ad arrivare a casa prima di crollare. Ormai conosco troppo bene i miei limiti ed ora che avrei bisogno di aiuto non ci sono. Mi passo per l’ennesima volta la mano sulla fronte e sui capelli per poi lasciarle sul volto coperto. Sono caldo, si, ho proprio la febbre e anche alta; sento la respirazione faticosa e i battiti del mio cuore di conseguenza alterati. Mi appoggio al muro del parcheggio dove sono la moto di Genzo e la macchina di Karl. Fa freddo, tanto freddo e le loro voci ormai mi giungono lontane, non li sento nemmeno più, sono totalmente concentrato sul mio cuore. Lo faccio spesso, mi ripiego in me e ascolto i battiti del mio cuore, parlo con lui, ascolto le sue lamentele… non è da schizofrenico ma solo da una persona che si ferma a prendere in considerazione anche il suo fisico. Non sono scemo, mi è successo altre volte; da quando sono qua in Germania non mi era ancora accaduto e mi sembrava troppo bello, Karl stesso non sa della mia malattia al cuore.
Mi batte ancora nel petto ma si lamenta, mi sta dicendo che devo sedermi e distendermi e rilassarmi, vuole del calore, vuole un aiuto per pompare ancora sangue, vuole altro ossigeno, vuole troppe cose ed è sovraccaricato di lavoro perché il mio organismo sta cedendo per via della febbre e lui non riesce a reggere il lavoro tre volte superiore al solito, che è già normalmente pesante per lui. Che sarà ora? Non mi sentono ma io non riesco a parlare. Non li vedo nemmeno più. I muscoli mi cedono ed io mi trovo a scivolare giù, sempre più giù… è come cadere senza riuscire ad arrivare al suolo… gli occhi chiusi non mi permettono di vedere nulla… è tutto così buio… è tutto così doloroso… una fitta acuta al cuore che si espande alla base del collo, al retrosterno e alla spalla e braccio sinistri mi impediscono il respiro e l’uscita della voce, sudo freddo e il volto sarà sicuramente pallidissimo. Il cuore lo sento troppo bene, lo sento troppo forte… lo sento...
Queste sensazioni mi sono fin troppo familiari. Proprio ora... proprio così... perché?
Un ultima visione del mondo? L’ultima cosa che riesco a vedere è il volto di Karl che mi fissa, per la prima volta da quando lo vedo è spaventato e stupito. E' lui l’ultima cosa che vedo, non è male come visione… vorrei riuscire a sorridere ma non controllo più i miei muscoli facciali, vorrei dire che va tutto bene, che non devono preoccuparsi, che ora passa… vorrei dire e fare ancora tante cose ma mi conforta solo il ricordo del calore delle braccia di Karl. E' bello chiudere gli occhi dopo averlo visto…
Cedo al sonno che questo dolore impossibile mi ha portato, è tutto atrofizzato come se avessi appena preso una droga…
In fin dei conti mi piace vedere tutto deformarsi davanti ai miei occhi che chiudo definitivamente, in fondo mi piace questa sensazione ovattata dei sensi e dei muscoli, mi piace che sia così forte da superare il dolore al petto, mi piace sentirmi così tanto per poi un attimo dopo non sentirmi più… e mi piace volare come sto facendo ora… solo io posso riuscirci mentre nessuno può raggiungermi… mi piace tutto questo, persino il mio cuore ormai mi piace… non potrei rinunciare nemmeno a questo… sono contento di sapere che quando morirò sarà quasi sicuramente per un arresto cardiaco, nel male iniziale poi saranno belle sensazioni; anche sentire dolore è bello perché finchè c’è significa che si è in vita... e sarà bello poi non sentirne più… non mi spaventerà mai la  mia morte…
E' ora?
È giunta? Ad ogni attacco della mia vita me lo chiedo e non è mai la volta buona. Vediamo che succederà, Quanto ancora la mia mente reggerà?
E il mio cuore?
Voglio volare ancora un po’, finalmente non ho male nella mia anima e la sofferenza che fino a ieri sentivo è solo un brutto ricordo, non ho più preoccupazioni né altro, solo piacevoli sensazioni scivolose e striscianti mentre le  cose che mi hanno fatto star male sono ricordi dimenticati.
Si… sto bene…”

- Che c’è? Forse che ieri sera non sono stato abbastanza ‘eccitante’? Forse sono stato solo un giocattolino erotico senza conto e significato? -

“ Questo lo dico con un fondo di cinismo e provocazione che ferisce anche me, so che per difendersi dirà di si…
- Esatto… è tutto vero… -
Lo sapevo… e la freddezza con cui lo dice non mi ferisce più perché so che non è vero, saranno vere queste parole solo quando le dirà con il suo vero lato. Ma nonostante tutto non posso fare a meno di prenderlo per il colletto della giacca e avvicinare il volto al suo minaccioso. Quanto siamo diversi in questi casi, mi manda in bestia… perché si ostina ad essere così?
Perché stamattina quando ci siamo visti non mi è venuto vicino, non mi ha parlato, non ha cambiato atteggiamento nei miei confronti facendomi capire la sua decisione? Come se ieri sera non fosse successo nulla… perché deve fare così?
- Ma caro… mi risulta ti sia piaciuto ieri sera, sai? Oltre ad esserti diventato duro sei anche venuto, mi ricordo… vogliamo vedere come sarebbe ora? -
Mi guarda mantenendo sempre quella sua dannatissima faccia fredda che prenderei a pugni, e non è detto che non lo faccia questa volta,  anche se in realtà vorrebbe spararmi per quello che sto dicendo. Fortuna che c’è solo Jun… cazzo… l’insensibilità regna proprio sovrana in noi. Porca tr**a! Ma voglio prima dirgli questo…
- Tu potrai dire una cosa e anche riuscire a dimostrarla con le tue espressioni fredde, ma il tuo corpo ti tradirà sempre finchè non dirai la verità… -
E glilo provo toccandogli col ginocchio fra le gambe andando su e giù, l’eccitazione in fin dei conti gli è facile; un sorriso enigmatico, sadico, di soddisfazione mi si dipinge sulle labbra… adoro avere ragione, adoro vedere le pupille dei suoi occhi restringersi e poi comunicarmi tutto il loro piacere. Che belli i suoi occhi quando da azzurro ghiaccio diventano quasi blu oceano.
- Che mi rispondi ora? -
- Mi prendevi forse per una macchina? Il mio corpo reagisce perché sono umano… ma cosa significa questo? -
Ancora… lui forse si vergogna di essere un umano con sentimenti, un umano innamorato di me… non lo vuole ammettere per orgoglio, per pudore, perché non si accetta, non si piace… non lo so di preciso ma non vuole ammetterlo. Come se invece per me fosse stato facile ammetterlo e accettarlo, come se per me fosse stata solo una passeggiata, come se solo lui abbia sofferto dentro di sè quando si è scoperto gay, come se in realtà non sono anche io insieme a lui il re dell’egoismo facendo una scenata simile davanti a Jun…
Quanto sono stupido… ora dovrei vergognarmi di me stesso, mi aveva chiesto se lo accompagnavo a casa che faceva freddo ed è per questo che lui mi aspetta ma io ho preferito prima litigare con questo essere… chi ha sofferto di più, mi dico… chi ha sofferto di più è solo lui, solo Jun e siamo sempre troppo presi da noi stessi ed egoisti oltre ogni dire per rendercene conto.
Mollo Karl e mi volto verso Jun e ciò che vedo mi lascia impietrito inizialmente… lui chino a terra seduto con la schiena contro il muro, spaventosamente pallido, trema… e si tiene… dannazione si tiene il petto. Porca pu****a, sta male, ha un attacco!
Perchè non ha chiamato, perché non ce ne siamo accorti? In questo momento lui chiude gli occhi ed è privo di sensi, pochissime volte l’ho visto in preda ad un attacco simile… cosa devo fare? Corro da lui e gli tocco il volto chiamandolo forte, scotta… aveva la febbre e non ha detto nulla. Non è tipo da passare inosservato ma ha imparato a mascherare bene queste cose… ma con chi voglio giustificarmi? La colpa è solo nostra che eravamo troppo presi da noi per accorgercene. Siamo solo dei maledetti.
Presto, prima che io stesso cada nel panico, riacquisto subito il mio sangue freddo mentre sento dietro di me Karl impalato, non so che espressione abbia, credo sia la prima volta che lo vede così. Glielo avrà detto, Jun, della sua malattia, sono stati insieme… che io sappia dovrebbe avere anche una cicatrice sul petto per l’operazione al cuore fallita. Non me ne preoccupo più di tanto e penso solo alle cose primarie, mi tolgo la giacca e lo copro, sono tornato perfettamente in me; quando serve, nelle cose importanti, riesco a mantenere il sangue freddo e a controllarmi. L’unica cosa positiva che posso fare è non lasciarmi andare e controllare la situazione.
Lo alzo circondandomi il suo braccio intorno alle spalle, poi lo trascino verso la macchina di Karl:
- Karl, apri la macchina, dobbiamo portarlo in ospedale… presto… è grave! -
Non ho tempo di guardarlo e di accertarmi che la sua espressione e i suoi occhi mi facciano capire che va veramente tutto bene e che sappia cosa ha Jun… borbotto di sfuggita mentre siamo partiti e stiamo correndo:
- Questo stupido aveva la febbre alta, l’ha trascurata ed ora il suo cuore ne ha risentito. Anche i medici che non sanno operare come si deve! Da quel che ne so invece di migliorargli la malattia cardiaca gliel’hanno peggiorata ed ora ha dovuto rinunciare ad un sacco di cose come giocare a calcio… vive in una campana di vetro… -
Mi lamento piuttosto furioso con gli imbecilli dei medici ed è qua che Karl mi chiede non freddo, non controllato ma pesantemente serio e stupito:
- Cosa stai dicendo? -
Io non faccio caso al fatto che questa domanda significa che lui non sa nulla e rispondo furioso:
- Parlo del fatto che Jun soffre di cuore dalle elementari e proprio quando stava per migliorare i chirurgi l’hanno operato per guarirlo ma è andato tutto male, ha rischiato di morire ed ora è così peggiorato che vive in una campana di vetro, ha dovuto rinunciare a giocare a calcio e vedi che sta male facilmente… per questo oltre al Principe del Calcio veniva chiamato Campione di Vetro, perché è di vetro… e tutto per… -
Mi ferma il frenone da formula uno che molla Karl, quasi non facciamo un incidente e sbattiamo tutti contro il vetro davanti. Ci mancava anche questo! Mi giro alterato:
- Ma che cazzo combini? -
Lui non riparte e si gira verso di me fissandomi negli occhi, impallidisco ancora di più se possibile guardando cosa c’è… non nasconde più nulla, questa volta è Karl senza maschera, esattamente nudo. E' smarrito… e…
- Jun soffre di cuore!? -
Sbotta con la voce non sua.
Annuisco rimanendo un attimo a guardarlo, non sapeva nulla…
- Tu non lo sapevi? -
Non nega, non fa più cenni… è come… dirlo di lui fa un impressione assurda… è come shockato momentaneamente. Lo scuoto ripensando subito alle cose pratiche.
- Dai riparti ne parliamo dopo! -
Certo, dopo quando? Vorrei saperlo anche io!”


“ Mi molla la giacca e smette di carezzarmi finendo di eccitarmi, ogni cosa svanisce mentre lo vedo correre verso Jun… Jun a terra, Jun pallido, Jun che sta male, Jun che dopo avermi lanciato un ultimo sguardo privo di espressione perde i sensi… Jun… che cos’ha? Perché Genzo sembra saperlo? Perché ho la sensazione di doverlo sapere anche io? Perché invece non so nulla? Non ho mai chiesto nulla perché ritenevo di doverlo sapere per voce sua ma così… io non volevo saperlo così, qualunque cosa io saprò dopo questo. Perché ho una sensazione che per la prima volta mi impedisce di trattenere quello che ho dentro? Non riesco a fare altro che domande ad un me stesso senza risposte. Vorrei rimanere freddo come è Genzo ma riesco solo a guardarlo sbalordito, guardare Jun in quello stato… il tempo si è fermato, ne sono convinto. Quello che ho davanti è sempre Genzo che è tornato in sé, quello che vedo in me invece è un Karl che non riconosco… cos’è tutto questo?
Non ho tempo di analizzarmi, lo farò dopo.
Nel frattempo faccio quel che mi dice Genzo e parto  verso l’ospedale. Sto attento alle sue parole sparate velocissime e per lo più sconnesse, è arrabbiato furioso coi medici per via di Jun… perché l’hanno rovinato… e perché?
- Cosa stai dicendo? -
Non controllo più nemmeno me stesso, so di non essere normale, di non essere più io, ma non me ne importa, devo e voglio sapere.
Fra tutto quello che dice catturo solo la frase:
- Parlo del fatto che Jun soffre di cuore dalle elementari… - e anche la frase finale: - …veniva chiamato Campione di Vetro… perché è di vetro… -
Freno di colpo bloccando la macchina e tutto il traffico, credo che se avessi fatto un incidente ora non me ne sarei nemmeno reso conto… cosa diavolo ha detto Genzo? Mi impreca contro, lo guardo mentre dentro di me spero di non aver sentito queste parole, che sia tutto uno scherzo, insomma le solite cose che si pensano in queste dannate situazioni…
- Jun soffre di cuore... -
So solo ripeterlo come un automa, come se non fosse mai la voce e il corpo, come se il vero io fosse scappato lontano per non assistere a questa scena che non mi piace.
Annuisce ed è una delle poche volte che sto attento ai gesti di Genzo come se fossero la cosa più importante.
- Tu non lo sapevi? -
Sono come entrato in un altro mondo, il suo, quello di Jun, il lato che mi attirava… era l’universo che si teneva dentro… universo buio o chiaro non aveva importanza, sentivo che aveva un segreto immenso dentro di sé. Con cosa conviveva? Non solo un ragazzo misterioso mi ha catturato ma la persona più forte e fragile al tempo stesso che io abbia mai conosciuto. Lui sarebbe andato avanti finchè non sarebbe crollato e così è stato... io confronto a lui sono così piccolo e stupido… non ho capito nulla della vita, non ho ancora vissuto veramente e mi sono permesso di trattarlo così…
Genzo mi scuote dicendo di ripartire che ne parleremo dopo… si ma dopo di che?
Jun potrebbe morire ed io rimanere in vita pieno di rimpianti con tutto da rifare. Fin ora che diavolo ho fatto? Mi tornano alla mente tutte le volte in cui potevo fare cose che non ho fatto, tutte le  volte in cui lui mi guardava con dentro un sacco di cose che si teneva dentro e mi chiedeva un muto aiuto, quando  mi diceva duramente di non trattarlo come lo trattavo… tutta una rivoluzione in me...
Ma perché doveva accadere a lui ? Io non capisco… io per la prima volta non capisco e voglio assolutamente capire… le cose che prima ritenevo importanti ora mi sembrano così inutili e le cose che non mi sono mai interessate ora le ritengo così importanti. Io ora dovrei andare avanti così mentre i ricordi mi mordono un anima che ho sempre creduto assente, maledizione… una smorfia di rabbia mentre accelero ad una velocità pericolosa. Dovevo rendermi conto di avere un anima e un cuore proprio ora? Ora che uno sta perdendo la sua?
 
Mi sono sempre detto che nessuno sarebbe mai stato in grado di buttarmi giù, che nessuno poteva essere così forte da battermi, che pochi erano degni del mio interesse ma in realtà mi rendo conto che è sempre stato tutto il incontrario. Mi rendo conto che ho bisogno di aiuto anche io per andare avanti perché ho riconsiderato tutto me stesso e la mia vita… e mi butterei via.
Ho dei rimorsi anche verso Jun che combatte per la vita dal suo coma, qua davanti a me. La notte sta passando ma i medici hanno fatto tutto quel che potevano fare, hanno detto che si è preso un influenza pesante, che l’ha trascurata e che la sua malattia e il suo cuore ne hanno risentito. Ora dipende solo da lui. Per ora sembra in coma… da quel che ho capito è così la sua situazione.
Mi sono fermato io mentre Genzo andava a chiamare chi di dovere e avvertire. È andato a casa sua a prendere degli abiti di ricambio poi tornava qui… perché ora che è qua davanti a me vorrei dirgli tante cose, tutte quelle che non ho mai sentito il bisogno di dirgli?
Mi è sempre piaciuta la solitudine e il silenzio ma ora li odio… non voglio stare solo… non sto più bene con me stesso e forse non ci sono mai stato, non mi piaccio, ho fatto tanti errori anche su Jun e non so più come rimediare. Mi rendo conto di essere umano con emozioni e sentimenti e disperazione come tutti gli altri, ma ci voleva una situazione tragica come questa? Ci voleva questo? Io ora che dovrei fare?
Questo senso di rimorso è così grande e ingestibile che mi divora e odio sentire certe cose in me... sentire sentimenti, sentire dolore, sentire… ma ora non posso farne a meno.
Genzo arriva presto… non voglio stare così…. io… ho bisogno di te… ho bisogno di te e basta… senza spiegarti il perché o ammettere nulla… voglio solo che tu sia qui. Sbrigati ad arrivare.
Come evocato dai miei pensieri la porta si apre e spunta proprio lui… Genzo… un senso lontano di sollievo mi invade, non so perché ma lo sento ben distinto. Torno a fissare Jun steso nel letto. Finchè la febbre non gli scende è difficile che si svegli.
- Arriverà la mamma di Astrid a darci il cambio fra un po’, Astrid e i genitori di Jun sono in Giappone e arriveranno domani. Per ora stiamo qua noi. -
Dopo queste sue parole fredde e serie si siede accanto a me e guarda anche lui Jun che dorme. Chissà cos’ha lui dentro di sé…
Per la prima volta mi interessa veramente. Vorrei anche che Genzo continuasse a parlare. Non ho mai sentito questo tipo di desideri. Tutte cose che prima odiavo.
Vede le mie mani che si stringo in modo convulsivo e finalmente si rende conto che non sono più io, che sono preoccupato e preoccupante. Tutto questo non è da me.
- Sai… se la febbre non scende potrebbe anche andarsene… -
La mia voce sembra fredda perché ormai ha imparato solo questa inclinazione, ma come dice Genzo il mio corpo non ingannerà mai.
Lui invece non si vergogna a mostrare i suoi sentimenti, non più.
- I genitori hanno detto che in passato è già successo. Lui tende a nascondere quando sta male e nessuno se ne accorge. Credevo che la madre avesse un infarto anche lei. Invece Astrid  mi ha stupito perché non ha detto nulla, solo ‘arrivo’, anche se era appena arrivata da suo padre dopo il lungo viaggio. Io sinceramente non so che pensare… solo che quando arriveranno i ‘grandi’ tutto andrà a posto, ne sono convinto. Non so perché… non penso al fatto che potrebbe morire, non ci ho mai pensato ma non voglio pensarci, non per scappare ma perché so che lui è più forte della sua malattia e della morte… morirà vecchio, Jun. -
Queste sue convinzioni le adoro. Comincio a sentirlo indispensabile per me, comincio a capire quanto forti siano i sentimenti che provo per lui e comincio ad aver bisogno di ammettere ogni mio sentimento fino alla fine. E subito.
- Vorrei non averlo mai trattato come ho fatto. Vorrei essere riuscito ad innamorarmi di lui. Vorrei non averlo mai usato per allontanami da te. Vorrei non avere questi rimpianti. Ma li ho. E non riesco a fare come fai tu. -
Forse è stupito perché non ho mai parlato tanto come ora o forse lo è per quello che ho detto, perché veramente non mi sono mai scoperto tanto. Ora sono nudo davanti a lui.
Quello che fa mi aiuta come non sapevo che potesse succedere, mi solleva un po’. Senza dire nulla o fare cose particolari si limita a prendermi la mano e a stringerla. Solo questo.
Ed io torno a respirare e smetto di pensare.
Solo lui potrebbe stare con me perché è l’unico in grado di farmi tornare… e di farmi star bene…
Lo ammetto, mi piace. Nonostante la situazione devo dirmelo perché credo mi faccia bene ammettere ogni mio sentimento ora che sto così male.
Genzo ti voglio bene e prima o poi riuscirò anche a dirtelo a voce, ma non ora, non qua. Per rispetto a Jun non posso farlo qua. Ora ha bisogno di ogni motivo possibile per tornare qua fra noi.
È forte. Ora me ne rendo conto e sono sicuro che ce la farà.”