CAPITOLO 24:
E SE CI SI PERDE?

“Quest’oggi tocca a Till i collapse di Eminem a quanto pare. Parlo della sveglia mattutina… come? Perché sono già sveglio? E perché parlo da solo come un cretino schizofrenico? Semplice.
Stanotte non ho dormito!
Cazzo cazzo cazzo!
Non ci credo che è da ieri sera che sono sveglio. Non ci credo assolutamente!
Invece è proprio così. Mi alzo dal letto prima di Karl e apro la porta della stanza prima che Astrid ci si ficchi dentro col suo volume al massimo e qualche diavoleria per svegliarmi. La sorprendo a ballare brake dance sulle note veloci e ritmate di questa canzone che effettivamente apprezzo anche io. Come diavolo fa di prima mattina e con lo stereo in mano a ballare così? Mi mancavano un po’ i suoi movimenti travolgenti anche se devo fargli un appunto: si vede che è appena sveglia, ha tutta l’aria insonnolita.
Quando mi arriva davanti si blocca spalancando la bocca e sgranando gli occhi: non crede a quel che vede.
Me la immagino a pensare:
NO! Lui qui!
Ebbene si… e sono anche di pessimo umore!
Ci sono stati risvegli peggiori ma questo non ha nulla da invidiare ad altri!
- Si, sono sveglio, e allora? -
Poi mi  volto e tornando dentro in camera sbatto la porta dietro di me.
Uffa!
Che notte di merda!
Si, perché non sono rimasto sveglio per fare quello che avrei voluto, ovvero l’amore con Karl… ma l’ho guardato dormire e non calcolarmi per nulla.
Voglio dire… stiamo insieme ormai da un po’ e al di là del tempo effettivo, noi due siamo fidanzati!
E siamo in camera insieme!
Porca troia!
Perché non dobbiamo rilassarci e fare quello che ci sentiamo?
Forse che lui non lo sente quanto me il bisogno?
Già è parecchio anomalo che due come noi non abbiano ancora fatto sesso completo ma solo tutto quello che arriva fino a lì!
Perché non riusciamo a scioglierci quanto serve per proseguire? Io sciolto lo sono già… ma il problema questa volta è in lui.
Andiamo, non ha avuto problemi con Jun… perché con me è diverso?
Proprio non capisco!
Al diavolo anche lui!
Quando accendo crudelmente la luce della camera senza aprire sensatamente la finestra, Karl è già in piedi… anzi… è in cesso.
Il mio linguaggio fa schifo ma non me ne frega nemmeno di striscio!
Manco mi saluta, adesso?
Qua non va bene… devo assolutamente far qualcosa altrimenti non mi controllo più e finirà che lo violento.
Mi tolgo la canottiera che uso per camicia da notte mentre la musica diventa sempre più fievole sparendo insieme alla casinista Astrid.
Rimango in boxer e gironzolo cercando la tuta con la quale farò il solito allenamento mattutino, quando la trovo a terra stropicciata storco il naso. Dovrò farla lavare.
È proprio ora che Karl  esce dal bagno e si ferma a guardarmi.
È a torso nudo con i pantaloni neri della tuta e oltre a presentarmisi così, quindi a mostrare tutti i suoi pettorali, addominali, spalle, bicipiti, schiena e quant’altro si possa vedere… che non hanno nulla da invidiare a nessun porno star… ha un asciugamano intorno al collo, con un lembo si sta asciugando distrattamente una parte di capelli biondi… certo… serviva lavarseli… ora li ha bagnati e spettinati… Karl coi capelli bagnati e spettinati…è da fotografare!
Gocce gli si staccano dal mento dopo avergli accarezzato tutto il volto. Noto una che si ferma sulla sua bocca chiusa incurvata verso il basso. Il volto è di marmo… non dice e non fa nulla, non mostra sentimenti e perché diavolo deve essere così maledettamente attraente anche appena sveglio?
Mi sono già eccitato…
I suoi occhi si spostano su di me fissandomi prima negli occhi, serio e penetrante, per poi venire attirati da un altro particolare del mio corpo… mi guardo anche io e impreco fra me e me cercando di far finta di nulla come ha fatto lui… sono nudo, a parte i mini boxer, e si vede abbastanza direi!
So di non aver nulla da invidiare a lui, ma sai… venire passato ai raggi X, un po’ come ho fatto io con lui, non è uno scherzo quando sei in certe condizioni... ma perché non mostra i suoi istinti anche lui come ho fatto io?
Porco cane, sarà difficile aspettare ancora e poi scusa… perché dovrei aspettare? Cosa? Che le cose vengano da sole? Se nessuno le fa venire le cose non è che vengono da sole… in fin dei conti stiamo insieme e non devo preoccuparmi di chissà cosa, siamo entrambi adulti… oh, al diavolo i pensieri!
D’impulso mi muovo arrivando fino a lui, con poca gentilezza e delicatezza poso una mano al fianco e una intorno al suo collo attirandolo a me con forza e senza possibilità di respinta, lo bacio con desiderio.
È colpa tua, sai, se sono così impulsivo e poco romantico!
Ho voglia di te… non so quanto ancora resisterò senza violentarti!
Premo le labbra sulle sue e quando gliele apro infilando la lingua nella sua bocca cercando sollievo, un po’ mi calmo notando che ricambia il bacio, anche se è poco convincente; credo non abbia gradito la mia irruenza, infatti appena si tratta di spingersi oltre ecco che non esiste forza che tenga… si ritira respingendomi con quella della colazione e degli allenamenti!
- Non è il momento… -
Freddo e serafico come sempre.
Anche ora.
Ma chi è?
Un alieno?
Sbuffo vistosamente seccato, non mi preoccupo di nascondere tutta la mia contrarietà.
- Ogni tanto mi piacerebbe che tu fossi meno responsabile e rigido! -
Grugnisco solo questo lasciando perdere insulti di altro genere e sparisco in bagno.
Quando esco lui non c’è più e non mi ci vuole molto a dare un calcio alla porta dietro di me rompendola in parte.”

“ Meno responsabile e rigido?! Cioè? Immaturo e tenero?
Non posso mica far sesso con lui 24 ore su 24 come vorrebbe!
Se uno gli andasse dietro si sfinirebbe solo a soddisfarlo!
Al di là di tutto la fa facile lui… io so che non ce la fa più a resistere senza saltarmi addosso, letteralmente parlando, ma le cose non si fanno a comando. Lui mi piace, lo desidero anche io almeno quanto mi desidera lui… ma non è tutto lì.
Non è facile.
Non basta questo per sciogliersi fino a quel punto.
È una cosa troppo difficile per me… io l’ho fatto con Jun perché non volevo pensare a quello che provavo per Genzo, non per altro... si, insomma, se si vuole metterla su questo piano l’ho usato e mi sento un po’ un verme anche se in quel momento non lo credevo, pensavo solo a me stesso e a far tacere quello che volevo realmente, ma ora è diverso.
Non riesco a farlo… a far l’amore con lui così a comando. Anche se c’è desiderio e voglia, farlo significherebbe aprirmi del tutto, mostrarmi nudo nell’anima nei suoi confornti, fargli vedere tutto… è una cosa che non ho mai fatto, con Jun non facevo l’amore ma solo del sesso, non mi dovevo scoprire, non ci mettevo sentimento ma nel momento in cui lo si fa con sentimento le cose cambiano… cambiano del tutto e per questo per me è difficile.
Io non mi sono mai mostrato fino a quel punto.
Mai.
Il primo è stato Genzo ma non mi ha mai visto completamente perché nonostante i sentimenti mi sono sempre frenato.
Perché è più forte di me.
Non so come definirla… paura di me stesso, di quel che succederebbe, paura di farmi vedere, farmi leggere… paura.
È questo.
Semplicemente questo.
È la motivazione che è diversa. I sentimenti… per questo con Jun ci sono riuscito e con Genzo ancora no.
Ma come faccio a farglielo capire?
Quello ragiona con gli ormoni!
Esco prima che lui finisca e torni alla carica. Vado dagli altri e ancora una volta non dovrò sforzarmi per essere quello di sempre.
Solo un semplice ghiacciolo freddo, scostante e dalla mente lontana anni luce.
È semplice, sono così dalla nascita, non mi ci vorrà fatica per questo… mi ci vorrà fatica per mostrare il vero me stesso senza maschera di gelo con passione e sentimenti violenti quanto lui è capace di risvegliare.
A colazione non mangio, non ho fame, non mi preoccupo nemmeno di far finta di ingurgitare qualcosa. Astrid mi guarda torva borbottando qualcosa sul suo caffé che è buonissimo.
Jun invece ha notato che è da un po’ di giorni che non mangio quasi nulla, infatti il suo sguardo mi pesa. Non è di rimprovero e nemmeno di apprensione… è uno sguardo attento e penetrante, che sembra mi stia leggendo il motivo di questo mio comportamento.
Io lo ricambio ma dentro di me mi trovo infastidito perché l’unica persona che non voglio si preoccupi per me.
Mi alzo e vado subito al campo da solo ignorando Genzo che continua a fissarmi malamente.
Chissà, forse se parlo con Jun… lui è più simile a me… lui ci sarà passato.”


- Potete andare, per oggi gli allenamenti sono finiti… siete liberi! -

“Dico ad alta voce ai ragazzi che entrano parlando fra di loro negli spogliatoi. Torno ad immergermi nelle carte che ho in mano leggendo attentamente gli appunti della giornata sui giocatori. Rimango seduto sul solito sgabello a bordo campo, di fianco ad esso con una gamba piegata e l’altra allungata che poggia a terra. Potrei entrare nella stanza delle riunioni ma preferisco stare qui, a quest’ora mi bacia il sole del tramonto che lento sparisce fra gli alberi che ci circondano.
È bello questo momento. Con la coda dell’occhio vedo sparire tutti con il consueto casino, tutti tranne uno, un'ombra rimane davanti a me coprendo parte del sole ormai basso. Non è Collins, con lui siamo d’accordo che parliamo più tardi dei dettagli della giornata… ora è un momento che mi riservo a me solo.
Alzo lo sguardo mantenendo la testa bassa… ugualmente assorto vedo Karl col volto in ombra e il sole alle spalle che gli dipinge i capelli e la schiena di colori caldi, arancio e rossi. Molto affascinante.
La sua è un espressione solita, controllata e fredda. Non dice nulla, mi guarda e aspetta che io finisca di revisionare le mie cose come ogni giorno ma non riesco più a rimanere concentrato sul mio lavoro, così chiudo la cartellina e alzo la testa sorridendo come mio solito.
- Karl… volevi parlarmi? -
Non mostra inclinazioni, risponde coi suoi toni distanti e metallici:
- Si… se hai finito… -
Mi tratta come se fossi uno più grande di lui. Con distacco e rispetto anche se ringraziando il cielo a me danno tutti del tu.
Sposto gli occhi  dietro di lui.
- Va bene, ma aspetta un momento. -
Così dicendo lo sposto con un tocco leggero in parte a me. Mi immergo nel tramonto dimenticando tutto e tutti.
- E' lo spettacolo che non mi perdo mai, lo sai… -
Non risponde, aspetta solo che finisca. Ma anche se ha gli occhi nella mia stessa direzione non lo guarda realmente. È altrove.
Vorrei solo che non mi trattasse da allenatore. Abbiamo la stessa età, siamo stati insieme… abbiamo fatto anche l’amore… e non può parlarmi come se fossi quasi un estraneo.
È un esplosione di colori intensi che fanno male agli occhi eppure sono troppo belli per non fissarli. Assorbo ogni immagine e disegno che le nuvole dorate e arancio creano su nel cielo rossastro. Me le imprimo nella mente. Finchè io non crollerò guarderò sempre questa meraviglia. Non me ne sono mai persa una, eppure nessuna è uguale all’altra.
Sto bene.
Sto semplicemente bene ed è la sensazione che più mi piace, dopo quella che si sente appena si finisce di giocare una partita, ma purtroppo quella non potrò più provarla.
Quando è del tutto nascosto e rimangono solo colori tenui che pian piano scemano nel lilla e violetto dando spazio al crepuscolo che anticiperà la notte, mi alzo e torno a portare la mia attenzione su Karl.
- Andiamo a fare due passi? O preferisci prima lavarci e cambiarci? Fino a ora di cena c’è tempo… -
Lui sembra pensarci su un attimo poi senza mutare tono o espressione risponde:
- Facciamo due passi, preferirei parlarti subito… -
- Ok, ma aspetta che metto giù questi e prendo una maglia da mettere su, ora comincia a far freddo. -
Annuisce e vedo che fa lo stesso andando a prendersi una felpa anche lui.
Camminiamo fianco a fianco e questo mi dà modo di riflettere.
Sembriamo ancora due fidanzati, in questo momento?
Mi dà sollievo il fatto che questo pensiero non mi fa né caldo né freddo, significa che sono guarito.
Un sorriso spontaneo mi sorge sulle labbra. Ne sono proprio felice.
Aspetterò sia lui ad iniziare il discorso, intanto osservo il bosco nel quale ci siamo addentrati senza intenzione di esplorarlo. Semplicemente l’unico luogo per fare due passi è questo, visto che il luogo del ritiro è circondato solo da alberi e boschi. Non è fitto e nero, anche se fa buio presto, non mi preoccupo, non credo sia possibile perderci, e poi si vede bene grazie alla luna che filtra dai rami, è grande e bassa, di un argento vivo mai visto. Mi piace anche la notte. Cosa avrà mai da dirmi?
- Jun… è da un po’ che mi chiedo una cosa… -
Ancora questo tono di rispetto… mi tratta da persona più grande di lui. Se si deve confidare con me, cosa poco probabile per Karl, lo deve fare in modo diverso.
- Scusa se ti interrompo… stai parlando con un amico della tua età, in questo momento, non con un allenatore. -
Capisce il concetto così riprende:
- Vorrei parlarti di una cosa piuttosto personale. Non riguarda il calcio. -
Volevo vedere che mi parlasse del calcio… questo non ha mai avuto problemi nel calcio e anche se ne avesse non chiederebbe nulla a nessuno.
Non dico niente, attendo solo che continui, non sono tipo da forzare le parole, tanto meno sono curioso.
Noto però che fa un notevole sforzo.
- Riguarda Genzo, vero? -
Ecco, non volevo interromperlo ma lo vedo in difficoltà in questo genere di cose.
Lui non mi guarda ma fissa l’erba a terra.
- Si…  ma non proprio lui… è più un problema che c’è in me. -
Io credo di aver già capito ma non so proprio come aiutarlo ora… non posso certo parlare io al posto suo.
- Jun, ti è mai capitato di stare con qualcuno, volergli un bene che va oltre l’amicizia, desiderarlo ed essere attratto da lui ma avere paura di mostrarsi a lui, nudo con l’anima… scoprirsi insomma… -
Se mi è capitato?
Chiudo gli occhi per trattenere le mie emozioni che cercano di uscire prepotenti proprio ora, forse non sono guarito del tutto da lui. A volte mi chiedo se Genzo non l’abbia contagiato troppo con la sua ottusità…
- Si, mi è capitato. Ti succede ora con Genzo? -
- Come hai fatto? -
Sospiro riaprendo e richiudendo gli occhi, rallento l’andatura e mi premo due dita alle tempie. Controllo.
- Si tratta di sentimenti. Io per natura non voglio mostrare la mia parte debole, la mia parte interna, piena di difetti e fragilità, questo perché non voglio aiuto da nessuno, non voglio essere compatito… così do la mia corazza di ragazzo forte e incrollabile. Ma parlare così ora con te di queste cose mi fa un effetto strano. -
Mi interrompo respirando a fondo. Con lui non avrei mai pensato potesse succedere: affrontare un discorso simile... non è da lui, ma del resto è un essere umano con i bisogni di tutti… ora lui sente il desiderio di gettare la maschera con chi si fida ma ha paura di farlo perché non l’ha mai fatto. Lo capisco perfettamente. È esattamente questo quello che è successo a me quando ho capito di essere innamorato di lui.
- Come ho fatto, mi chiedi… mi sono trovato davanti ad un bivio. O lui o continuavo a star da solo ma coperto e al sicuro. -
Sto facendo di tutto per non dire che è stato proprio lui la causa della mia sofferenza.
- E' stato uno sforzo, una sofferenza continua ma alla fine non volevo nascondermi senza mai aver provato. Il problema stava in me principalmente. Non ho chiesto aiuto ad altri che a lui. Lui mi ha accolto e ha tenuta segreta la mia realtà, il mio volto senza maschera. -
Non mi chiederà come è finita, non è come Genzo o Astrid… lui ha già capito, è per questo che sta in silenzio.
Ho perso completamente la cognizione del tempo e dello spazio per concentrarmi sulle parole da dire e su me stesso, per rimanere quello di sempre.
- In fondo ognuno ha una maschera… o quasi tutti… solo che c’è chi riesce a buttarla via subito e più facilmente e altri che non ce la fanno; tutto quello che si può fare è continuare cercando di essere meno egoisti almeno con chi ci interessa. Nessuno ama star solo. Le ferite le hanno tutti a causa di questa maschera ma se le si sanno affrontare poi diventano preziose cicatrici. -
Non credo che parlerò più.
Spero di averlo aiutato. Anche se è uno strazio stare con lui qua e così, parlando proprio di questo ora che stavo per guarire da lui.
La mia ferita è ancora profonda ma con la mia maschera tornata intatta come prima la nascondo bene. Io… predico bene e razzolo male ma sono sicuro che troverò colui a cui le mostrerò.
- Scusa. Non volevo… -
E questo è il suo modo per scusarsi e per farmi capire che ha capito di chi parlavo. Lo guardo e gli rispondo con un debole sorriso. Il peggiore che abbia mai tirato fuori.
La luce è debole e il crepuscolo ormai sta per lasciare il posto alla notte piena, che ore saranno?
Qualcosa mi dice che... no, non è semplicemente possibile. Ma credo sia ora di cena e che tutti ci stiano cercano. Non è ora il momento di parlare di questo. Il sangue mi pulsa ancora nelle tempie provocandomi un mal di testa discreto che ignoro continuando a camminare.
Grazie a quello che sono stato costretto a tirar fuori non ho fatto caso a nulla, alla strada percorsa, al tempo che passava e agli alberi che ormai ci circondano pienamente.
Ci voltiamo per tornare indietro.”

- Karl, perché hai voluto parlare con me di questo? -

“Perché? Perché sono una persona indelicata, irresponsabile e priva di sensibilità e tatto. Ma le parole che mi ha detto mi hanno tenuto tutto il tempo attaccato a lui… è una persona pazzesca. Come fa a dire cose simili in uno stato d’animo come il suo? Stava male mentre lo diceva. Io veramente credo di essere stato l’unico con cui si è aperto totalmente in ogni senso. E cosa ho fatto per lui? L’ho ringraziato facendolo soffrire in tutti i modi possibili, sia prima che ora.
Jun, perché non mi sono innamorato di te?
Noi così simili e giusti l’uno per l’altro. Con maschere e ferite…
Io non so il perché di molte cose, al contrario di te che invece hai risposte a tutto ma tutto quello che posso fare è ammettere i miei limiti e le mie fermate.
Sono ancora così immaturo in realtà.
- Perché un po’ ci somigliamo, ma ora mi rendo conto che non è così… tu sei di un bel po’ più avanti. -
- Se tu ammetti queste cose e te ne rendi conto non sei poi così lontano, sai? -
Mi chiedo come si fa ad essere proprio come lui… io e lui abbiamo la base simile ma la struttura è completamente diversa. Il modo di affrontare la vita cambia, eppure colui che vorrei avere qua con me è un altro, ma avevo bisogno di sentire le cose che mi ha detto. Ora andrò da Genzo.
Non so se lo amo, ma so che lo voglio e che non voglio stare solo. Non più.
Eppure ugualmente mi sento meschino ad aver affrontato un discorso simile proprio con lui.
Da bravo egoista…
- No, ne ho di strada da fare… credimi. -
- Allora falla con chi ha da farne almeno quanta te… con chi desideri scoprirti. -
Come diavolo fa ad essere così?
È veramente lui? No, io so che dentro di sé riposa anche un'altra persona, un Jun che in pochi hanno visto. Veramente pochi.
Eppure questo non è una persona finta. Queste parole non sono ipocrite.
- Tu… sei veramente così? Come fai? -
Mi guarda un attimo smarrito fermandosi. Io mi fermo a mia volta e lo guardo attraverso la penombra.
- Io? Io… ci sono molte cose di me che hai solo intravisto… non siamo poi così lontani l’uno dall’altro, cfredimi. -
Non torno sul discorso, lo vedo chiudere gli occhi per cercare la concentrazione e la calma su sé stesso, come se stesse preparandosi ad una meditazione.
Si sta sforzando in un modo immane, ma non significa che è pura finzione.
Tutt’altro.
Ha un universo troppo grande per poter essere capito a fondo, definito in ogni sua faccia, consolato per tutto quello che prova.
Basta, è or di finirla, non parlerò più di questo. Per lui è solo sofferenza che non vuole mostrare.
- Scusa… -
Mormoro solo questo non più freddo e scostante, una leggera inclinazione nella mia voce, poi riprendo a camminare avanti a lui anche se non vado molto avanti… ora che non ho più intenzione di andare sul discorso ma che al contrario voglio tornare al ritiro da Genzo mi rendo conto che non so dove sto andando e che ci sono solo alberi e notte.
Cazzo.
Questa volta mando a farsi fottere il gelo che mi avvolge sempre…
Mi fermo di botto e Jun mi viene addosso.
Non avevo previsto una cosa quando sono venuto a fare due passi con Jun… non pensavo che parlando di una cosa così delicata e personale entrambi ci distraessimo.
Non avevo previsto questo…
- Jun? Sai dove stiamo andando? -
- Bè, torniamo indietro al ritiro, è tardi saranno sicuramente tutti in pensiero… -
- E lo saranno per un bel po’, a meno che tu non sappia dove siamo di preciso. -
- Non dirmi che… -
- …si… ci siamo persi! -
…esattamente… e se ci si perde?”


“ Merdamerdamerda!
Dove cazzo sono quei due? Perché mancano TUTTI E DUE!?
Non bastava uno dei due?
Perché dovevano perdersi insieme?
Dove sono? Dove sono spariti?
Voglio qua immediatamente Karl.
Appena lo becco lo uccido… altro che violentarlo!
Porca troia!
- ASTRID! -
La chiamo a gran voce per i corridoi. Dov’è sparita anche lei?
- ASTRID DOVE CAZZO SEI ANCHE TU ORA? -
Un altro urlo in risposta dal fondo del corridoio:
- BRUTTO STRONZO, CHE CAZZO URLI? SONO QUA! -
- E CHI E’ CHE URLA?! -
Mi raggiunge di corsa. Ci fermiamo uno di fronte l'uno all’altro, entrambi abbiamo il fiatone per aver corso per tutto l’edificio e dintorni.
- Li hai trovati? - Diciamo insieme super agitati.
- No! Merda! - Sempre insieme rispondiamo!
Ok, calma… così si dovrebbe fare in questi casi… mantenere la calma e il sangue freddo; io sono bravo in questo, ho molto sangue freddo con gli altri, con chi conosco bene mi lascio un po’ andare, ma al di fuori della vita personale…
- Oh, fanculo, prendiamo le torce e andiamo a cercarli! -
Non ci disturbiamo a chiedere a nessuno, sanno che stiamo cercando Jun e Karl… e sanno che non ci faremo vivi finchè non li avremo trovati, perciò nessuno si preoccuperà.
E anche se si preoccupassero non potrebbe fregarmene di meno.
Karl dove cazzo sei osato finire!?
Non mi sfiora nemmeno per l’anticamera del cervello il pensiero:
…e se ci si perde pure noi?
Con tutto il rispetto per la logica della frase, ma in questo momento non capisco nulla!
Al diavolo.
Ci immergiamo io e la pazza scatenata infuriata almeno quanto me, nel bosco ormai scuro illuminato solo dalla luna e dalle nostre pile elettriche.
Finchè non lo trovo non torno indietro!”