FOLLIA

Capitolo 10

The sound of silence



"E allora prendilo, prendi un altro piccolo pezzo del mio cuore, dolcezza. "

Janis Joplin



Che suono ha il silenzio? Il rombo sordo del sangue che picchia e che sentiamo rimbombare dentro? O il suono desolato che si spande nella stanza pregna di disperazione?

In questo momento per Shadè il silenzio assume le sfumature lievi di Fabien che si muove per la stanza leggero e apre la finestra, la luce del mattino inonda tutto, illumina i suoi capelli castani che ricadono sulle spalle e sulla schiena nuda in una miriade di riflessi dorati, qual è il sottile filo che separa l'amore dalla riconoscenza? Non lo sa, non riesce a pensare e se solo ci provasse probabilmente si frantumerebbe, mille schegge taglienti che andrebbero a conficcarsi nel cuore di Fabien.

Esistono persone destinate a stare assieme, e quando si incontrano scatta qualcosa, una molla quasi, che fa rabbrividire l'anima e fa desiderare l'amore di quella persona come la cosa più preziosa del mondo. Preziosa come gli occhi di Fabien mentre si avvicina lentamente a Shadè e si siede sul letto accanto a lei, preziosa come le sue labbra che si avvicinano e sfiorano quelle di Shadè in un bacio casto che vuole solo dare il buongiorno a una ragazza che effettivamente non ha mai vissuto un giorno degno di essere chiamato tale in vita sua.

Eppure il corpo di Fabien è caldo e liscio, la pelle così morbida...lasciarsi andare.

La prova di fiducia più grande che Shadè in questo momento possa dare.

Fare scorre le dita lungo la schiena e regalare brividi di piacere al ragazzo che muove piano le labbra per chiedere l'accesso alla sua bocca, bocca che nessuno, prima di lui, aveva mai violato, con una dolcezza straziante eppure la passione trapela da ogni fibra del corpo, ogni più piccola particella di lui la vuole ma sente che deve andare piano, appena un assaggio alla bocca, che sa di fresco, poi si stacca e apre gli occhi per osservare la sua reazione.

Ed è come se Shadè si risvegliasse da un sonno durato anni, gli occhi neri deliziosamente appannati e i boccoli che le ricadono morbidamente attorno al viso.

Sperduta.

Nel mare,

nel cielo,

negli occhi castani di Fabien,

nei suoi capelli che ricoprono il corpo come un manto, le ciocche vellutate le accarezzano il viso e la sua espressione...

come se stesse contemplando la cosa più fragile e al contempo bella dell'universo.

"tu non sai..." un flebile sussurro che il ragazzo recepisce nel modo giusto,

"no... ma se tu me lo permetterai io sarò sempre qui"

non ci riesce, sente le lacrime premere ma non riesce a farle uscire, sente la sofferenza opprimerla eppure non è possibile perché non c'è niente che non va in lei...o no? Sa che c'è qualcosa dentro di lei, in suo padre, che non va, ma non riesce a capire.

Non vuole capire.

"non...ci riesco."

"a fare cosa?" seduto accanto a lei con le gambe incrociate, che tenta di disincagliarla ogni volta che si arena in qualche spiaggia dove la sua anima è sommersa da sabbia fine.

"a capire"

silenzio.

"a capire te stessa?" il sole entra dalla finestra e crea luci e ombre sul viso della ragazza, luce come la sua fragilità, la sua purezza, il suo sorriso.

Ombra come la paura, la follia che impregna ogni cosa, i suoi occhi.

"anche... ma soprattutto a capire cosa sta succedendo"

la mano di Fabien si alza ad accarezzarle il volto, tenera, è la prima volta che parlano davvero e lui capisce che c'è molto più dietro, c'è tutto il suono del silenzio oppresso che si porta dietro, una cappa di piombo, nero.

Nero.

"lo senti il suono del mondo?" sussurra allora, "è il suono di mille persone che lottano e soffrono... sai chi riesce ad affrontare tutta quella disperazione? Solo chi non è solo."

Forse lui ne è in grado.

Di ascoltare il suo silenzio, di prenderla per mano e accompagnarla attraverso le terre che nessuno aveva mai scoperto, sperimentato, viaggi impossibili nascosti dietro l'ombra di un gigante che incute paura e toglie ogni speranza.

L'aveva letto in un libro...

'io sono la matrice di ogni asilo,

io sono la fiamma su ogni montagna,

io sono la regina su ogni alveare,

io sono lo scudo per ogni testa,

io sono la tomba di ogni speranza...

io sono Eirias!'

Una spada di fuoco creata per ordine della luce da un creatore che tuttavia aveva ceduto al peso della bellezza della sua opera d'arte, la quale poteva essere posseduta anche dalle tenebre.

È questa Shadè?

Una creatura nata dalle mani dell'impareggiabile artigiano di una terra perduta, una creatura che poteva essere sconquassata dai venti della follia ma anche illuminata dalla bellezza della luce.

"ho paura"

una paura folle a dire la verità, vuole fidarsi, vuole mettersi nelle mani di Fabien eppure...

"lo so"

e l'unica cosa che rimane da fare a Shadè è appoggiare la testa sopra la spalla del ragazzo e ascoltare il suono della sua anima.

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la scuola è un edificio antico, mura spesse che isolano dai rumori, dal freddo, dall'esterno.

Come un piccolo mondo a parte, un isola che ha le sue regole, le sue istituzioni, le sue prigioni.

Prigioni.

Gli occhi dei ragazzi che li squadrano, che pretendono da loro spiegazioni, che prendono in giro, che feriscono.

Prigioni.

Gli sguardi dei professore che sanno...che forse intuiscono quello che c'è dietro la loro situazione ma che la stanno analizzando piano piano, che credono di aiutare e invece peggiorano la situazione.

Prigioni.

Le parole sussurrate appena loro passano, come aghi d'argento conficcati nella carne, una piccola morte ogni volta eppure Alistair ne è abituato.

Può quasi fare finta che non stiano parlando di lui, che non sia il suo cuore quello che si contrae a ogni pugnalata, può quasi fare finta di capirli.

Ciò che davvero non capisce è se stesso e Shadè.

La scuola in fondo è solo un modo per sperare ancora, per sperare assurdamente che forse un giorno passerà, che suo padre uscirà dalla realtà viziosa e invischiata nella quale è caduto e che li lascerà stare.

È per questo che non ha ancora abbandonato la scuola? Che non si è trovato un lavoro serio? Che rifiuta di chiedere aiuto? Si è sempre detto che è per via di Shadè, che lei non sopporterebbe un distacco per il semplice fatto che la sua mente non accetta quello che sta succedendo, si rifugia in un universo parallelo in cui va tutto bene, in cui c'è solo Fabien.

Fabien.

Ha portato lui a scuola la sorella questa mattina, vestita con un paio di jeans a zampa e una camicia bianca aderente, vestiti di sua madre gli aveva detto.

E aveva visto sua sorella sorridergli e accoccolarsi a lui, guardarlo fiduciosa e gli era sembrato un mezzo miracolo. In quel momento avrebbe voluto baciare Fabien o buttarsi in ginocchio e ringraziarlo in eterno. Già...fino adesso si è nascosto dietro di lei ma adesso ha avuto la conferma che anche lontano da lui, lontano da suo padre lei sta bene.

Solo egoismo in fondo.

Il suo è solo egoismo.

Non può credere davvero che si sia ridotto così, era buono e gentile prima che la loro madre morisse, poi ha cominciato a bere ed è successo il disastro.

Non può lasciarlo, non può...eppure... sospira, rischia di impazzire anche lui se continua così.

Fra un po' avrebbe finito la scuola, può aspettare di trovarsi un buon lavoro e poi andare via di casa portando con se Shadè. Ancora un pò di tempo.

Forse è da stupidi ma vuole provare ancora ad aiutarlo, e se la situazione sarebbe degenerata prima...beh lavora per questo di sera, ha messo da parte un po' di soldi, può andarsene con sua sorella.

E in tutto questo, in tutto questo casino, lui dov'era?

E Jhoann?

Gli ha chiesto aiuto e poi se n'è andato così, non è giusto, non è affatto giusto.

Per un attimo il cuore gli si stringe, l'aveva visto così...così strano quando era andato al locale, non avrebbe dovuto abbandonarlo.

Controlla l'orologio, l'una.

E il desiderio di andarsene, di correre da lui, di chiedergli scusa, di amarlo.

Amarlo.

Che follia, che assurda follia.

Un amore così...nato nella disperazione, nel dolore, non può, non può continuare, non può farcela a portare avanti tutto, si sente a pezzi e il dolore fisico è solo una piccola parte dei frammenti della sua vita, frammenti che feriscono e sanguinano.

Il suono della campanella si spande nella stanza, lo scalpitio dei suoi compagni di classe si fa evidente, tanto che il professore con un gesto gli da il permesso di andare, e lui corre subito per i corridoi, fino alla classe di Shadè e Fabien, è una sciocchezza, è una sciocchezza, se lo ripete per tutta la strada eppure...eppure lo sguardo di Jhoann gli è entrato dentro, come una lama arroventata, se lo abbandona adesso, adesso che ha bisogno di lui, che sente che Jhoann ha bisogno di lui, che razza di uomo sarebbe?

I capelli scivolano attorno al viso, morbidi, neri come l'ala di un corvo, richiamano la libertà in un certo senso, la libertà che a lui è negata.

Scioglie l'espressione fredda con cui affronta gli altri non appena vede Fabien e Shadè uscire, e allora si dirige verso di loro in fretta e sempre in fretta chiede "Fabien per favore porteresti a casa tua Shadè finché non la vengo a prendere? Devo fare una cosa" prima di cambiare idea, prima che i suoi problemi diventino tanto grandi da impedirgli di andare, di pensare a lui, in fondo è solo un egoista, lo sa.

E sa anche quanto possa apparire strana la sua richiesta a Fabien ma annuisce e prende una mano a Shadè conducendola via.

Non vuole che rimanga a casa da sola a quest'ora.

È l'ora in cui suo padre si sveglia per bere un pò...fa il guardiano notturno in una grande impresa e praticamente vive di notte.

Per loro fortuna.

Corre per la strada, sentendo le fitte al fianco destro sempre più frequenti, ma non si ferma.

Ha bisogno di vederlo, di scusarsi, di...non sa nemmeno lui che cosa.

E in fondo forse sarebbe meglio davvero lasciare perdere tutto, concentrarsi sulla sua vita e lasciare stare quello strano ragazzo biondo, meglio per tutti.

Come può iniziare una qualunque storia con lui sapendo quello che rischia?

Sapendo tutto il dolore che gli avrebbe portato?

Sarebbe stato da egoisti, è da egoisti pretenderlo, pretendere che possa accettarlo così, incondizionatamente, con tutto quello che comporta. E se anche lo facesse non sarebbe giusto lo stesso.

Eppure si ritrova lo stesso davanti alla sua porta, fermo, non sapendo se bussare o no, se entrare o meno, a quest'ora dovrebbe essere tornato dal lavoro da un po', anzi dovrebbe dormire.

Magari disturba.

Con un gesto secco si allontana i capelli dal viso, queste sono solo scuse e lo sa bene.

Apre la porta lentamente, quasi avendo paura di cosa potrebbe trovare, e la vista che gli si para di fronte gli da ragione.

Jhoann è raggomitolato nel letto, ancora vestito, dorme sfinito ma il viso rosso e gonfio testimonia la sua notte di pianto.

Dio ma perché l'ha lasciato solo?

Paura.

Di una cosa troppo grande di lui, di innamorarsi, paura pura e semplice.

E se anche questo è comprensibile, anche se la sua mente razionale gli dice che ha fatto bene ad andarsene, che non è il momento giusto per una storia e che quello è stato solo un attimo di debolezza, il suo cuore gli dice che ha sbagliato, che doveva rimanere, che doveva ascoltarlo.

Si avvicina al letto piano piano, con ancora questo conflitto che entra sottile nella testa, insinuandosi nei suoi pensieri, è ancora in tempo per tornare indietro, per andarsene...ma poi lo vede.

Vede i capelli biondi appiccicati al viso pallido e le mani strette a pungo, sotto la guancia, come per proteggersi, con che coraggio lo abbandona?

Si siede sul materasso e comincia ad accarezzargli i capelli, lentamente, ogni carezza è un pezzetto della sua mente che se ne va, ogni filo dorato che sfiora una paura a cui dice addio. Non avrebbe senso ora rinunciare a lui, forse è vero, forse è solo un egoista ma ha bisogno di lui per andare avanti, per sopravvivere. Lo aveva fatto da solo per 19 anni ma ora tutto il peso di quel tempo terribile sembra pesargli sul cuore e sull'anima.

Osserva attentamente il viso di Jhoann, non si perde un lineamento, una sfumatura, nemmeno quando lui apre gli occhi azzurri, lentamente, come riemergendo da un incubo, occhi velati dalla paura di ritrovarsi la vita nelle mani, la vita che cade a pezzi e niente per fermarla.

Un sogno.

Non può essere altrimenti.

Alistair li...no non può essere vero non può.

Allunga timidamente una mano fino a sfiorargli la guancia, la sente calda e morbida sotto le dita e allora spalanca gli occhi e manda un gridolino soffocato aggrappandosi di scatto al suo collo.

Nasconde la testa sulla sua spalla, se è un sogno è una bastardata.

Il silenzio.

È questo che lo stordisce più di tutto, l'incredibile silenzio con il quale Alistair è entrato, il suono silenzioso delle parole che si trasmettono direttamente alla sua anima, attraverso le braccia forti del ragazzo che lo stringono, che gli accarezzano la schiena, che gli baciano i capelli, lo culla come farebbe con un bambino piccolo ma in questo momento a Jhoann non importa, non importa di apparire stupido o scemo o debole. Gli importa solo delle sue braccia che lo stringono e che gli fanno dimenticare la notte appena passata, gli importa solo della voce di Alistair che nel silenzio della stanza parla piano e la sua voce scivola così leggera nell'aria che è come se scrivesse, " scusami...scusami per non averti aspettato" e tutto crolla, tutte le difese che ancora si ergevano attorno al suo cuore, una dolcezza straziante, quasi un offerta di se, in poche parole,

un urlo,

sale al cielo fino a raggiungere la luna, a sfiorarla, ad amarla, e poi scende sulla terra giocando con le stelle, con l'infinito.

E il tremito incontrollato di Jhoann è semplicemente la testimonianza di un emozione troppo forte per lui.

Si sente tremendamente solo ecco la verità. Solo ad affrontare tutto, la sua vita, i suoi desideri, tutto.

"aiutami..." sussurra piano mordendogli una spalla per non scoppiare a piangere, per non tremare ancora stretto a lui e così rivelargli la sua fragilità.

Ma è un pensiero assurdo perché ogni parte di lui parla ad Alistair, la sua stretta disperata, i suoi occhi smarriti... e non é forse lo stesso smarrimento che prova lui?


CAPITOLO 11

Imagine

Look, /Guarda

if you had /se avessi

one shot, /un colpo

one opportunity /un opportunità

To seize everything you ever wanted / per prendere qualcosa che hai sempre voluto
One moment / un momento
Would you capture/lo cattureresti

it or just let it slip? / o lo lasceresti scivolare via?


"immagina che non ci sia inferno né paradiso...niente per cui morire o per cui vivere, niente di triste o di disperato, nessun dolore"

le parole di Alistair si perdono nella stanza, un mondo simile, come una grande teca di cristallo che avvolge la terra e riflette tutto, guerre, violenza, solitudine,

"ma nemmeno la gioia esisterebbe più allora"

le braccia di Jhoann si stringono possessive attorno al suo corpo, sono stesi sul letto, abbracciati, ed è più di un ora che osservano il tempo svolgere le sue spire sulla città, un po' parlano un po' stanno in silenzio a immaginare mondi lontani o semplicemente a godere della compagnia dell'altro, una specie di scorta di felicità per i giorni che verranno, si bevono incessanti e si aggrappano a ogni brandello dell'altro.

La mano pigra di Alistair affonda lentamente nei capelli biondi del compagno, completamente accoccolato contro di lui, "ma ne vale la pena? Vale la pena dover soffrire così per un po' di felicità che nemmeno arriverà mai forse? Non è meglio vivere in un mondo dove non esisti?"

Quanta amarezza...Jhoann può percepirla benissimo, se allungasse una mano lo invischierebbe con la sua stretta gelida.

"Alistair io ho conosciuto la felicità... ed era qualcosa di talmente grande ed assoluto che non ho resistito e sono scappato. Ma era fantastica. Credimi ne vale la pena"

ma in fondo non può capire Alistair tutto quello che il periodo della sua vita con Syren ha significato. Nemmeno lui ci riesce fino in fondo. O quando ha visto Alistair la prima volta, o adesso che lo tiene stretto fra le braccia.

È questa la felicità?

Questa gioia screziata di ombre che non si cancelleranno mai? O la vera gioia devono ancora provarla?

"io non ho mai conosciuto quella che tu chiami felicità" ma non è una frase detta con sarcasmo o dolore, o amarezza. È solo una constatazione. Che a Jhoann fa male più di mille pugnalate.

" ma forse restare qui con te...è una cosa che gli si avvicina molto"

e gli occhi che si incatenano, dolcissimi quelli di Alistair, stupiti e commossi quelli di Jhoann.

É una follia ne è consapevole anche lui, ma finché possono, finché Ali è li fra le sue braccia, può illudersi che vada tutto bene, che è il mondo sbagliato e loro due potrebbero rinchiudersi in un guscio di noce e vivere per sempre felici.

Ed è questo pensiero che si legge negli occhi di entrambi mentre si avvicinano lentamente e finalmente si baciano.

Dolcemente stavolta, non con l'urgenza che li aveva presi dentro le volte precedenti, intrecciano le lingue con calma, tenerezza, sentendosi fino all'anima. Le mani vagano sulla schiena, a sentire la pelle, a sfiorare i glutei e a sentire il desiderio farsi sempre più grande, più assoluto.

Si staccano ansimanti e Alistair appoggia la testa contro la spalla del biondo, mentre questi continua incessante ad accarezzarlo.

Sensazioni così... così belle, così dolci, così violente...non le ha mai sentite. Nessuno l'ha mai fatto sentire così, così importante, così vivo.

E non solo fisicamente.

Sente che Jhoann per lui ha una tenerezza che va al di la del lato fisico, al di la di tutto, è come se sfiorasse la sua anima con una brezza leggera.

Con uno scatto di reni improvvisamente Jhoann si siede a cavalcioni su di lui osservandolo dall'alto, coi capelli biondi che scivolano sul suo viso e il maglione che gli lascia scoperta una spalla, "Alistair...io voglio provarci a stare con te...a combattere tutti i miei fantasmi... non posso fare a meno di volerti."

E non c'è bisogno di specificare che non lo vuole solo con il corpo, Alistair lo sa, lo sente benissimo.

Quella strana comunicazione fra loro, quell'intuizione che va al di la delle parole, li unisce sempre.

Ma stare insieme... no è troppo assurdo. Che cosa ha da offrirgli? Niente.

E tuttavia non riesce a fare a meno di lui, è superiore alle sue forze adesso.

Gli posa le mani sui fianchi sorridendogli.

"Jho non sai in che guaio ti stai cacciando... ma nemmeno io riesco a fare a meno di te" e poi il silenzio si stende e accoglie i respiri lenti dei due ragazzi che si stringono e si baciano, e si sussurrano parole e pensieri d'amore alle orecchie

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Il silenzio più assoluto e grande che possa esistere è quello dell'alba, quando il mondo si sveglia piano e sembra che nessuno possa resistere alla micidiale bellezza di quel sole che regala l'infinito.

Arabeschi di solitudine sui vetri si intrecciano, si rincorrono, e in un respiro muoiono, lasciando dietro di se solo la malinconia delle cose incompiute.

Dorme.

Come un bambino, con la guancia appoggiata sopra la mano e i capelli castani che si sparpagliano lungo il cuscino, incantevole. Timida la mano di Shadè vola su quel viso perfetto e così dolce...nessuno è mai stato dolce con lei. Cerca di proteggersi, di erigere una barriera fra se e il mondo, per non far si che gli altri la invadano, che lacerino l'io che cerca disperatamente di difendere.

Una maschera vuota che Fabien ha spezzato.

E ora si sente terribilmente vulnerabile, sente che gli altri potrebbero spezzarla, ucciderla col loro sguardo, e in un sussurro toglierle tutto.

Anche stanotte ha dormito con lui, abbracciata in silenzio, come una naufraga, e Fabien non aveva cercato di fare nulla, l'aveva avvolta nel suo calore e basta.

L'ama anche per questo.

Ultimamente suo fratello è strano, stranamente felice, forse è dovuto al fatto che il loro padre è sempre fuori e anche lui scompare per giorni interi, ma Fabien si prende cura di lei.

"ben svegliata" un sorriso dolcissimo che le scioglie il cuore, con lui vicino ha smesso di fuggire dalla realtà e sta raccogliendo quel coraggio necessario per sopravvivere lo stesso, ma non è facile, si sente soffiare dentro da mille venti gelidi, portare via, cadere a ogni passo, e le unica cose per cui valga ancora la pena tenersi aggrappata alla realtà sono Fabien e Alistair.

"ti guardavo" sussurra stendendosi di nuovo vicino a lui, accoccolandosi al suo fianco e prendendo fra le mani quelle ciocche setose che la incantano sempre, c'è ancora quel dolore al petto, la stritola e gli toglie ogni volontà, il dolore di sapere che qualcosa è sbagliato nella sua vita, che lei nemmeno se ne rende conto appieno e che soprattutto non può fare niente.

Assolutamente niente.

E rendersene conto adesso, grazie a Fabien, se da una parte è sicuramente positivo dall'altra crea solo sofferenza.

A che cosa serve saperlo se non può fare niente per impedirlo?

Per impedire che gli eventi si trascinino giorno per giorno e scoppino in mille frammenti nel suo cuore, per impedire che suo padre le faccia ancora del male, per proteggere Alistar.

Ha solo paura in fondo.

"a che cosa pensi?" sussurra il ragazzo accarezzandole con dito la spalla coperta solo dal tessuto lieve della camicia da notte,

"io...secondo te è meglio sapere una cosa anche se non puoi fare nulla per fermare gli eventi o non saperla affatto e continuare a vivere nell'ignoranza ma felice?"

un sussurro mentre sente la pelle rabbrividire leggermente sotto le dita di Fabien che la accarezzano e l'irrefrenabile voglia di sentirlo più vicino, ancora di più, la lascia per un momento stordita.

"felici...ma sei sicura che saresti felice davvero? Certo, una cosa che non si sa non può far male ma...fa male da un altra parte forse" rimane per un attimo in silenzio a guardarla teneramente, ha i capelli violetti sparsi per il cuscino in morbide onde e gli occhi neri che paiono enormi nel piccolo viso.

"negli spazi fra le persone"*

solo brandelli di parole che si rincorrono in una stanza che racchiude le anime di due ragazzi troppo fragili per vivere da soli ma abbastanza forti per decidere di farlo in due.

E nello spazio di un momento le loro labbra si uniscono e le loro anime si intrecciano, un bacio vero stavolta, che distrugge gli ultimi mattoni del muro che ancora avvolge il cuore di Shadè, un bacio intenso che risveglia in Fabien desideri e brividi per tutto il corpo e il desiderio irrefrenabile di toccarla e di amarla.

Si stacca ansimante e scende sul collo, sfiora la pelle, ali di farfalla quasi, sente Shadè che geme piano e inclina la testa per dargli più spazio, si intossica della sua pelle, del suo respiro che esce affannato ora e si ripromette di andare piano, per gradi, ma...oh... sta per perdere il controllo.

Le sue mani si muovono quasi autonome insinuandosi sotto la camicia e accarezzando la pelle morbida dello stomaco, un sussurro leggero che si perde nei seni candidi di lei, li sfiora con la lingua lasciando che i capelli castani creino una cortina fra loro e il mondo, una piccola isola felice e piena del desiderio che sta impregnando la stanza, lento ma inesorabile li afferra, afferra Fabien tanto quanto Shadè, che mugola piano e si inarca quasi offrendoglisi, non ha mai provato una cosa simile prima, quel calore che si diffonde dal basso ventre in tutto il corpo ed è come se la infiammasse, si lascia andare docile alle carezze di Fabien ed è come se rinascesse di nuovo. Ma ormai Fabien è arrivato a quella sottile linea che separa la ragione dal piacere puro, e si rende conto che se la varcasse non potrebbe più tornare indietro.

Sentire Shadè così morbida e dolce lo fa andare fuori di testa ma non deve dimenticare che in fondo non sono soli in casa, anche se principalmente i suoi genitori si fanno i fatti loro, ma la cosa principale è che Shadè è così innocente...davvero è consapevole di cosa porterà tutto questo?

Si allontana di scatto respirando a fatica e appoggiandosi allo schienale del letto, con le ginocchia premute contro il petto, "Shadè..." un richiamo che giunge alla ragazza come se fosse lontano mille miglia, si riprende lentamente dal senso di vuoto che l'aveva afferrata non appena Fabien aveva smesso di toccarla e baciarla in quel modo e lo guarda smarrita.

"Shadè io ti voglio bene"