CAPITOLO 19:
Another brick in the wall

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Is there anybody out there?

- Pink Floyd  -

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Cosa dovrebbe fare adesso lei?


Brandelli di mente fuggono impazziti e le mani del padre, grandi, calde, sono sempre li, calano sul suo viso come granate, non sono più dolci.

La verità..

Qual è la verità?

Basta.

Basta così.

Guardala.

Chi è lei?

Lei dovrebbe comprendere? Dovrebbe capire? Dovrebbe amare? Dovrebbe essere ’normale’?

No, non ce la fa più, sente il sapore del sangue in bocca ed è metallico e amaro, disgustoso, lo sputa e lo chiama.

Quello non è suo padre, non può essere lui, suo padre è dolce e la ama, suo padre non la tocca, chi è questo estraneo? Non può essere lui.

Basta, basta così e guardala. Gli occhi gonfi e persi, la pelle martoriata, lividi e sangue si mischiano in una maschera da clown triste, non ce la fa più. E nel momento in cui sta definitivamente per rompersi che si apre la porta.

Al momento giusto come nei film più irreali, quando tutto sta per scoppiare ma tu vedi gli impavidi protagonisti salire dalle fiamme, o quando il tempestivo poliziotto apre la porta fermando un assassino che sta per uccidere la protagonista.

Ma lei non è una protagonista di un film, è solo una ragazzina la cui mente si sta perdendo definitivamente, può sentire il rimbombo di mille voci che le parlano nella testa, confusione, confusione e pazzia,

Tamburi,

Tamburi nella notte,

E poi silenzio.

Fabien l’ha toccata.

E sembra che solo quello basti per interrompere tutto, tutto il precipitare vano che la piccola sperimenta, adesso sente solo il tuono di un aereo avvicinarsi, sempre di più, sempre più potente, non basta a salvarla, niente basterebbe ormai a salvare la piccola.

“andrà tutto bene” le sussurra all’orecchio, rabbrividisce, cosa sta dicendo? Come può salvarsi? Niente ormai si salverà.

Lo sai.

Lo sapete.

Eppure Fabien testardo si ostina ad alzarsi in piedi, sembra un attimo sospeso nel tempo, come a rallentatore, può quasi vedere le mani sollevarsi e chiudersi in un pugno, sempre in assoluto silenzio,

Nella sua testa,

Vede tutto, vede ma è come se non vedesse, vorrebbe urlargli di fermarsi che ormai è tutto inutile, che quello non è suo padre e che se solo la lasciasse un attimo lei tornerebbe a chiamarlo ed è sicura che lui risponderebbe.

Perché quello non è suo padre.

E quindi per Shadè è un estraneo quello su cui vede calare il pugno di Fabien. Ma dopotutto cosa sono tutti loro? Tutto questo affaticarsi per vivere incessante una vita vuota, la scuola, i professori che non vedono o si tappano gli occhi a forza, suo padre, la sua follia, la sua alienazione….a che cosa si riduce? Sono solo mattoni in un muro, tutti quanti alla fine sono solo mattoni in un muro. E lei chi è?

Ecco che torna.

Torna l’ombra che non ha nomi, torna l’incubo che trasforma gli uomini in bestie, torna il mostro che gli strappa tutto e l’aiuta a costruire il muro.

Può vederlo formarsi davanti a lei, terribile e oscuro, c’è nessuno che l’aiuterà a uscire di li? A rompere almeno un mattone?

Poi uno squarcio nella notte, le voci tornano ma questa volta sono tutte d’accordo.

Spalanca gli occhi.

Fabien.

Solo questo conta.

‘siete tutte d’accordo?’ chiede alla sua testa, alle sue voci, e un coro di ‘si’ le risponde, sorride, adesso sta picchiando questo sconosciuto e sembra non doversi fermare più, il viso stravolto dalla furia e negli occhi solo rabbia, ma non è la rabbia oscura di Alistair che invischia tutto e la trascina giù, no questa rabbia è rossa e vivida, questa rabbia la affascina, è come il fuoco, fuoco che brucia inestinguibile e niente ormai lo può fermare, fuoco brillante, *vita*.

Vuole toccarlo.

Alza la testa e allunga la mano, sembra non arrivare mai, lo vuole, vuole la sua rossa furia, vuole che la contagi e la bruci.

‘bruciati’ le sussurrano le voci nella sua testa

‘splendi’

‘folle’

‘non smettere’

Ma questa volta sente dentro di se solo calma e dolcezza, dilaga da lei e si espande per la stanza, se esiste un essere simile, se esiste un essere come Fabien, tutto sarà possibile, anche risalire.

“aiutami” sussurra, non ci arriva, vuole toccarlo ma non ci arriva e d’improvviso si rende conto che è ancora rannicchiata per terra.

‘ragazzina…non piangere’

E questa voce? Di chi è? La sente più chiara e nitida delle altre e da lei deriva…tenerezza.

Diversa da quella di Fabien, luce.

Solo luce.

‘non smettere mai di tentare…piccola falena’ morde le labbra e vorrebbe piangere perché è troppo dolce quello che prova adesso, troppo grande per poterlo esprimere, il fuoco davanti a se e la luce che le parla nella testa.

‘oh piccola….piccola, piccola mia’

Continua con questa nenia all’infinito e lei vorrebbe entrare nella sua testa e rannicchiarsi tra le braccia di questa voce perché non ha mai provato cosa vuole dire abbracciare una madre e adesso ne sente un bisogno disperato.

‘guardalo…finché lui continuerà a bruciare per te tu non ti spegnerai mai’

Si alza in piedi, ‘bruciare…per me?’ chiede stupita, nessuno era mai bruciato per lei, e lei credeva di volere solamente un po’ di fuoco, non certo che questo fuoco fosse tutto per lei.

‘ragazzina…non piangere… aiutalo’

È ancora trasognata la piccola, sente la voce che se ne va e non vuole che la abbandoni ancora,

“mamma…”

Sussurra disperata dondolandosi avanti e indietro, niente ha più importanza ormai, ne suo padre, ne quell’estraneo, ne il dolore che sente nel corpo, ne quello dell’anima.

“non lasciarmi…”

Il muro. Si volta a guardarlo, è ancora li ma può vedere distintamente un mattone infranto per terra.

Era stato Fabien?

Fabien e sua madre.

Adesso ne è certa.

Adesso può voltarsi sicura che prima o poi quel muro se ne sarebbe andato.

Fabien si è fermato, si è fermato e guarda quell’estraneo buttato per terra, lo guarda con gli occhi spiritati per la rabbia.

Sta andando a fuoco.

E finalmente fa un passo.

Lo vuole e sa come fare per riportarlo indietro.

‘credi di riuscirci?’ le sussurra un’altra voce infida nella sua testa

‘lascia che lo uccida…cosa ti costa? Quello non è tuo padre e se lo uccide sarà tutto più facile, più bello per te…il muro si romperà’

Scuote la testa strizzando gli occhi “No… No…” sussurra, non è vero, sa che non è vero.

Un mattone è caduto.

E finalmente lo tocca.

Come un incantesimo, un incendio che per un attimo avvolge tutto, ma la piccola ormai sa come domarlo, se questo fuoco è davvero per lei allora sarebbe bruciata.

Niente più oscurità.

Sente il ringhio della voce scura penetrarla, dolore, alienazione, follia…per ora se ne stanno andando di nuovo.

‘per ora’