CAPITOLO 13
I DON'T WANT TO MISS A THING

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Prendimi, difendimi
e poi ricostruirò' un pianeta dove tu sarai
poesia!

Renato Zero

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Dorme.

Alistair dorme accoccolato contro il corpo caldo di Jhoann, una dolce spossatezza gli ha invaso le membra e adesso vuole sigillare col sonno tutti gli attimi passati, tutte le sensazioni provate, tutto l'amore dentro.

Sigillarle in modo che non faccia così male la vita

/poi/

e che le cose possano diventare più *umane*.

E Jhoann lo osserva, .

È così indifeso in questo momento... non conosce molto della sua vita ma ha intuito che difficilmente si lascia andare così, difficilmente si addormenterebbe fra le braccia di una persona se non si fidasse completamente.

Non potrebbe non amarlo a quel punto.

Nemmeno se sapesse che è sbagliato, nemmeno se il cielo gli urlasse la sua colpa.

Gli sfiora la spalla con un dito, lentamente, sente la pelle rabbrividire e Alistair che nel dormiveglia si stringe di più a lui, rannicchiandosi contro il suo torace.

Dovrebbe dormire forse, in fondo non ha chiuso occhio tutta la notte ma...come può perdersi Alistair? Sente che ogni istante passato a dormire è un pò di lui che si

perde, non vuole chiudere gli occhi, potrebbe passare tutta la vita in questo dolce abbandono, e in fondo sarebbe bello, sarebbe tutto più sopportabile anzi...forse sarebbe la felicità.

Sente il suo cuore che batte lento, leggero tamburo testimone della loro esistenza, del loro amore. Sorride tenero e gli bacia le palpebre, chissà cosa sta sognando adesso...chissà se sta sognando lui o se solamente è perso nell'oblio.

No non vuole chiudere gli occhi...perché anche il sogno più bello non sarebbe niente in confronto alla vista di Alistair.

La sua vita stava semplicemente cadendo a pezzi, uno dopo l'altro, mentre adesso sente di poter tentare qualcosa, sente di poter ancora farcela.

Con tutto il coraggio e l'amore possibile, andare incontro a tutta la vita che c'è.

Forse è davvero questa l'unica cosa da fare.

Il suono del campanello lo distoglie dai suoi pensieri e Jhoann istintivamente guarda l'orologio, sono le 4 di pomeriggio, ok non è un ora indecente....ma piove! Chi mai sfiderebbe la pioggia per andare a trovarlo? Sta gia cullando nella mente l'idea di ignorarlo e stringersi ad Alistair quando arriva una nuova scampanellata.

"si sveglierà così" sibila a se stesso, chiunque sia l'avrebbe pagata.

Si slaccia dall'abbraccio e cerca in fretta qualcosa da mettersi, l'unica cosa a portata di mano è la maglia di Alistair ancora umida.

Oh al diavolo tanto chiunque sia lo liquiderà in pochi secondi.

E rimane sulla porta stupito, mentre la mano scivola sulla maniglia e gli occhi si spalancano.

"papà" sussurra solo, incapace di contenere i mille pensieri che gli sfrecciano nella mente.

L'uomo si scrolla la pioggia impigliata sui vestiti e sui capelli e sposta Jhoann dalla porta, entrando.

Le frasi gli arrivano ovattate nel suo mondo di sogni, cerca di aggrapparsi all'ultimo bagliore di incoscienza, non vuole svegliarsi, non vuole ancora affrontare il mondo... ma la voce di Jhoann lo riscuote definitivamente.

Sta litigando.

E pur nell'incoscienza capisce che non sta urlando solo per non svegliarlo.

Sorride di questa delicatezza, perfino mentre è arrabbiato pensa a lui.

Sente Argento ringhiare piano ma obbedire all'ordine del suo padrone di non attaccare, e sente anche...un altra voce.

Forte, incurante di lui, urla cose che non capisce subito, solo dopo il senso gli appare chiaro; sta urlando a Jhoann che deve finirla con questi giochi di bambini, che deve tornare a casa ed essere normale, trovare una brava ragazza e sposarsi e lasciare stare i 'pervertiti'.

E sente Jhoann rispondergli che ha perso il diritto di dirgli qualcosa quando lo ha rinchiuso in quel collegio per 8 anni fregandosene di quello che voleva lui.

È un litigio che si ripete da anni a quanto capisce lui, è come seguire un copione, sempre quello, e anche se tu aprendo la prima pagina speri che l'autore abbia cambiato qualche frase, che l'abbia rinnovato, ti accorgi subito che non è così.

E allora subentra la stanchezza e lo sconforto.

Oh lo può sentire bene dalla voce del suo ragazzo, è sul punto di scoppiare a piangere, disperazione, amore, odio.

'perché non mi capisci? Perché non mi ami?'

perché suo padre non riesce a sentire quelle frasi bene come lui?

Le frasi che sta urlando il suo cuore senza dire una parola.

"ci farai morire di vergogna Jhoann!!!!"

e può solo immaginare il viso del suo ragazzo, solo immaginarlo, ma è abbastanza.

Abbastanza per non sopportare oltre e aprire gli occhi alzandosi a sedere, non curandosi della propria nudità.

È un uomo alto, grande e grosso, l'uomo che aveva visto al bar tempo fa.

Ma il viso è trasfigurato dalla furia e adesso si getta su di lui, sembra che voglia picchiarlo e Alistair inconsciamente si rannicchia su se stesso alzando le mani per proteggersi la testa.

Troppe volte ha visto sul viso di suo padre quella furia e troppe volte è stato aggredito in questo modo per cercare di opporre una, seppure minima, resistenza.

"tu pervertito schifoso! È colpa tua se è così! Tua è di quell'altra puttana che vedeva prima!"

e questa per Jhoann è la goccia che fa traboccare il vaso.

Si scaglia su di lui urlando, un piccolo cosetto biondo che sarà alto la metà se va bene, si lancia su suo padre e si infila tra lui e Alistair, impedendogli qualsiasi visuale.

Proteggendolo.

Quel gesto.

Coprirsi il viso come una persona che è abituata a questo,

rassegnata.

Cosa significa?

E tutti quei lividi addosso...non ha mai chiesto niente perché intuisce che sono fatti e pensieri che si sono insediati così in profondità in lui da fare male soltanto a pensarci.

Ma adesso vorrebbe sapere, adesso vorrebbe proteggerlo.

Se non lo fa lui...

Oh Alistair se non ti protegge lui chi mai lo farà?

Un cucciolo biondo che non arriverebbe a sollevarti nemmeno volendo, ma con una forza dentro che trabocca da ogni fessura, da ogni lato dell'anima.

Non la vede? Non la vede suo padre l'immensa forza di Jhoann?

"non azzardarti a parlare così di lui" sibila ed è come se gli sputasse in faccia il suo disprezzo "e non nominare Syren" con gli occhi ridotti a una fessura gelida.

Non l'ha mai visto così arrabbiato.

E anche suo padre percepisce qualcosa, lo percepisce perché guarda il viso di Jhoann trasfigurato dalla furia, guarda quello scricciolo che protegge un ragazzo che sarà il doppio di lui, rannicchiato su se stesso come se fosse la cosa più fragile del mondo e si stesse per rompere.

E se ne va in silenzio sbattendo la porta dietro di se.

"figlio di puttana" mormora Jhoann sputando a terra e voltandosi per correre da Alistair.

Gli passa le braccia attorno alle spalle e appoggia la guancia sui suoi capelli neri, "se n'è andato Alistair...non preoccuparti" e Alistair alza il viso e gli artiglia la vita, lo stringe forte vinto da chissà quale dolore, lo stringe e lo bacia, con furia, per sentire un pò di calore, un pò di umanità.

Sente Jhoann intrecciare la lingua alla sua, rispondere con dolcezza, per calmarlo, per amarlo.

Allora si stacca piano e ancora sulle sue labbra sussurra " chi è Syren?"

E Jhoann sa che è il momento di dirgli tutto.

Si slaccia dal suo abbraccio e si accoccola con la schiena contro il suo petto, in mezzo alle sue gambe.

Alistair si appoggia al muro dietro il letto ed è pronto ad ascoltare.

"per otto anni...otto anni sono stato chiuso in collegio di salesiani. A undici anni gia sapevo di essere gay.

Le ragazze non mi interessavano, invece mi eccitavo guardando i maschi, per me era una cosa normale...pulita.

Ma per i miei genitori no e appena se ne sono accorti mi hanno mandato in quel collegio, avevano paura capisci... paura che il loro unico figlio diventasse un pervertito e credevano che i frati mi avrebbero raddrizzato.

È stato un inferno Alistair.

Ero lontano da casa, lontano da qualsiasi affetto, chiuso in una specie di carcere dal quale i miei genitori avevano dato disposizione perché io non uscissi mai.

Ho fatto le prime esperienze li dentro.

Non era male come scuola e i frati erano gentili ma io ero diverso dagli altri.

Me lo sentivo sulla pelle, ero il ragazzino biondo e fragile a cui piacevano i ragazzi.

Non...non ti dico cos'è successo li dentro." Una breve interruzione e la voce che si spezza, Alistair ascolta in silenzio accarezzando le spalle di Jhoann per fargli sentire il suo calore. E rassicurato da questo Jhoann continua.

"Ho fatto là dentro le mie prime esperienze.

Sai...era un collegio che riuniva medie e superiori perciò c'erano anche ragazzi molto più grandi di me...ero diventato il loro giocattolo.

Con alcuni mi piaceva, erano gentili e mi capivano, parlavano con me, si confidavano e io mi confidavo con loro, altri invece erano brutali e mi consideravano solamente una puttana con cui divertirsi in mancanza di ragazze." Sorride amaro

" la cogli l'ironia di tutto questo? I miei mi avevano mandato la perché diventassi 'normale' e invece hanno solo fatto in modo che io capissi di essere davvero gay. Appena presa la maturità sono scappato.

Odiavo i miei e avevo dentro tanta di quella rabbia... avevo ucciso li dentro i miei anni migliori, avevano ucciso consapevolmente la mia infanzia.

Sono tornato a Torino e li..." si interrompe un attimo, adesso comincia la fase peggiore.

"li ho vissuto l'anno più meraviglioso della mia vita.

Ho incontrato Syren.

Sai...è il fratello di Fabien, il ragazzo che suona al locale...a quel tempo era solo un teppistello strano che andava al conservatorio e ci siamo innamorati.

Ma poi" stringe le mani piantandosi le unghie nei palmi.

Come spiegare?

Come faceva a spiegare una cosa che aveva distrutto entrambi?

"ho avuto paura.

Gli anni al collegio non sono passati come acqua fredda, mi hanno messo addosso il terrore, la voglia spasmodica di libertà...e in fondo avevo solo paura di amare troppo.

Di ritrovarmi in una prigione con Syren, avevo paura...e sono scappato.

L'ho lasciato senza una parola e sono scappato in giro per l'Europa... beh questa parte te l'ho già raccontata."

Silenzio.

Il cuore che si gonfia e si tende, una corda, una corda lasciata infradiciare da mille tempeste e che ora si sta rompendo.

Lentamente.

Facendo sentire, pesare, ogni cedimento, ogni strattone.

Cosa succederà quando finalmente si spezzerà lasciando cadere a terra il suo carico?

Un carico fatto di dolore, sofferenza, eppure così meravigliosamente intricato e incastrato da poter quasi far finta che non esista.

Ma il peso, oh! Il suo peso Jhoann lo sente distintamente.

Anche se Alistair ormai si è assuefatto a quel dolore, quella sofferenza, lui la sente al suo posto.

E vorrebbe non avergli detto nulla ma al contempo si rende conto del fatto che è giusto così.

E Jhoann...,Jhoann devi capire che non sempre le cose giuste fanno *bene*

Però...

Però se nessuno ne terrebbe conto, se nessuno vivesse con giustizia, cosa rimarrebbe?

Che mondo sarebbe?

Ma fa male.

Questo si.

Fa male sentire Alistair che si scioglie dall'abbraccio e si alza in piedi, avvicinandosi alla finestra e guardando fuori.

È sera.

Sera.

Le ombre si allungano nella città, la permeano, coricandole a dismisura in quel letto stanco che ogni giorno lotta con tutto se stesso per non morire.

E finalmente parla.

"Jhoann...lo so che dovrei essere spaventato o consolarti o... ma io non pretendo di entrare nel tuo passato, e non sarebbe giusto da parte mia cercare di capire un dolore che è solo tuo o giudicarti per un azione che hai compiuto anni fa.

Perciò... beh io voglio solo stare con te. E ogni cosa che mi dirai mi aiuterà a conoscerti meglio ma non ti giudicherò mai per questo, qualunque cosa sia"

E il sorriso dolce di Jhoann che si perde nella stanza e rimbalza nelle pareti, per ancorarsi infine negli occhi di Alistair, che ora si è voltato e lo guarda.

"puoi almeno abbracciarmi scemo?"

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Le note di 'crocodile rock' dei beach boys invadono l'aria, e sebbene Shadè odi ballare, corpi su corpi in una calca che trafigge la mente facendola impazzire, non può fare a meno di battere il piede a terra seguendo il ritmo.

Gli occhi castani di fabien si alzano in una smorfia comica verso il cielo, la porta è chiusa e la voce acuta si sente distintamente anche attraverso il legno massiccio...per non parlare poi degli acuti di Syren che coprono la canzone e sebbene siano assolutamente intonati e perfetti spaccano davvero i timpani data la loro altezza esorbitante; Shadè non ha nemmeno il tempo di meravigliarsi per la voce del fratello del suo ragazzo, che il suddetto spalanca la porta gridando "MA SEI FUORI! I VICINI CI AMMAZZERAN..." per poi bloccarsi alla vista di Syren che balla scatenato in mezzo al loro ordinatissimo e costosissimo salotto, con indosso soltanto un paio di boxer neri aderentissimi.

Si volta si scatto verso Shadè che è diventata rossa come un peperone e lo sta guardando con gli occhi sgranati, e lanciando un occhiata furibonda al fratello le tappa gli occhi con le mani.

"non guardare! Quello è un pazzo maniaco!" e la replica immediata di suo fratello

" ma amore! Cosa dici... nn la pensavi così l'altra notte...."

per poi scappare a gambe levate cercando di evitare il fratello che gli si è scagliato contro.

Centinaia di metri dopo...

Fabien senza fiato si butta sul letto cercando di riprendere a respirare in modo decente, mentre Shadè ridacchiando si siede accanto a lui perdendo il suo sguardo nella stanza.

Piccole polle di intimità, scherzi, giochi, dolcezza, litigi... tutto racchiuso nel grande cuore pulsante che è la famiglia.

Che sono Fabien e Syren.

"penso che sia questa la felicità...."la voce sottile eppure forte "sapere di avere un posto dove poter tornare..." i capelli violetti che accarezzano il collo candido, solleticandolo, ombreggiando gli occhi neri.

"no?"

E fabien rotola sul letto fino a stenderla e ridendo trovarsi sopra di lei, con i capelli castani che accarezzano il seno che si alza e si abbassa sempre più velocemente sotto il maglione bianco che indossa.

"un posto... o un cuore dove vivere" sussurra il ragazzo, lo sussurra e intanto si china su di lei a baciarla dolce e un pò famelico, tenero e un pò violento.

Da far perdere i sensi.

Insinua le mani sotto la maglia ad accarezzare la sua pelle bollente, così liscia e compatta eppure cedevole al suo tocco, come se il suo corpo si stesse rimodellando sotto le sue mani.

Sotto il suo tocco lieve eppure deciso,

Sotto la sua anima.

E i respiri si accelerano, infiammati, lo può sentire benissimo Shadè, lo sente quando Fabien sale a mordicchiargli l'orecchio, succhiandolo e infilando la lingua dentro, facendola impazzire.

Alza le braccia circondandogli il collo e inarcandosi contro di lui, facendo aderire i loro corpi.

Ha un espressione così seria adesso il ragazzo, così seria e concentrata, eppure languida e dolce,

la guarda.

La guarda e le sussurra tenero all'orecchio parole senza senso facendo scivolare le sue mani sulla pelle, trascinando con se il maglione che alla fine sfila lasciandola esposta al suo sguardo affamato eppure controllato, teso a capire, a percepire ogni minima tensione da parte sua.

"mi fermerò quando lo vorrai"

tracciando i suoi contorni con la punta delle dita senza tuttavia scendere più in basso, come se avesse sentito la sua paura, il suo bisogno di andare per gradi.

E Shadè sorride, sorride e capisce in quell'istante,

capisce,

che questa volta non lo fermerà.