CAPITOLO TERZO

Essere amati profondamente da qualcuno ci rende forti,

Amare qualcuno profondamente ci rende coraggiosi.

(L. Tze)

Ed ecco che l’azzurro si intravedeva nuovamente fra le nuvole che incupivano il cielo, se c’era solo una possibilità lui l’avrebbe colta e non solo…questa volta ci sarebbe riuscito.

Qualunque cosa fosse successa a James.

Lily ne era certa e sorrise, come se la sua spacconeria la rassicurasse, quasi assurdo a ben pensarci perché era sempre stato un lato del carattere che lei detestava in entrambi, ma c’erano dei momenti in cui esibire sicurezza ad oltranza dava fiducia e coraggio, e vicino a persone del genere arrivavi a sentirti invincibile. Era questo che lei aveva sempre temuto prima, questa sensazione di invincibilità che ti facevano provare quei due, la precisa, esatta certezza che non ci fosse nulla di impossibile o di troppo difficile per loro, bastava che lo facessero assieme. Ti faceva perdere il contorno delle cose, il senso della realtà e poteva essere mortalmente pericoloso.

In questo era sempre stata d’accordo con Remus.

Però era difficile non farsi contagiare dalla loro sicurezza e dalla gioia che mettevano nel fare le cose più stupide, dalla loro incrollabile fiducia nel fatto che alla fine tutto sarebbe andato per il verso giusto.

E alla fine li aveva portati alla rovina.

Ma ora ne aveva bisogno, ora aveva bisogno di crederci perché sapeva che James non sarebbe più stato suo ma aveva bisogno di vederlo felice, aveva bisogno di sentire la sua risata contagiosa e il suo fare arrogante, aveva bisogno di vedere il suo sorriso e i suoi occhi nocciola.

Non importava che non fosse più per lei.

Bastava che fosse.

Non sapeva bene nemmeno lei perché lo faceva, forse solo perché era giusto così e quando passavi un po’ di tempo lì cominciavi davvero a pensare e ragionare in modo diverso, non come se divenissi una persona diversa ma come se in un certo senso ti sublimassi.

Vedeva Sirius aspettare una sua risposta e non sapeva come dargliela, non sapeva come dargli l’ennesima batosta che lo avrebbe fatto sentire di nuovo un bastardo.

“E’ impazzito Siri” semplicemente. Come un quadro che all’improvviso cadeva dal muro o un foglio che si accartocciava. Lo vide guardarla come se quello che gli stava dicendo fosse incomprensibile.

“Ha visto cose che farebbero impazzire dal dolore persone ben più forti di lui e ha speso energie per tre persone” distolse lo sguardo, Sirius non era uno stupido e avrebbe capito a cosa si riferiva.

“Non ha retto” e nonostante tutto vedere la sua sofferenza faceva male in un posto così intimo e profondo da dubitare per un attimo della validità del motivo che la spingeva a provocargliene ancora, come se non ne avesse avute abbastanza, nella sua vita, di batoste da mandare giù.

“Cazzo” disse solo Sirius, e in quel momento le parve un termine sufficientemente esaustivo.

“Come faccio a trovarlo?” lo sguardo era acciaio, duro e inflessibile, quello sguardo diceva che sarebbe passato sopra a tutto per riaverlo e in quel momento l’amore che Sirius portava per suo marito le parve -per la prima volta- una cosa stupenda.

Ma non era sincera con se stessa e lo sapeva bene. Il loro legame era sempre stato così, due anime affini si potevano chiamare, uno finiva i pensieri dell’altro e capitava persino che uno dei due rispondesse a cose che l’altro aveva solo pensato; un affetto quasi spropositato per due amici, da pensare che uno non potesse sopravvivere senza l’altro. Succedeva così nella vita, incontravi una persona speciale, una persona che si era piano piano ritagliata un posto nel tuo cuore e questo posto si allargava finché non finiva per riempirlo tutto e allora ti rendevi conto che era troppo tardi perché la tua parte razionale dicesse la sua. Così era capitato a lei e a James, ma sapeva che invece l’amicizia fra loro due era stata diversa, assomigliava più a due treni lanciati a folle velocità che si scontrano perdendo il cuore e ritrovandolo nell’altro.

Questa era stata l’impressione che ne aveva sempre avuto.

E dannazione, sì che era una cosa stupenda. Faceva un male fottuto ma doveva ammettere che era quasi commovente a pensare una storia così.

“Io non so dove si trovi ora” Questa era la parte più dolorosa da dire perché un conto era ammettere che Sirius amava suo marito ma un conto era ammettere che anche suo marito amava Sirius e più di quanto avesse mai amato lei.

“Ma so che solo da te si farà trovare e che solo tu conosci il modo per entrare in contatto con lui” Dio solo -o chi per lui- sapeva se non ci aveva provato mille volte ma era come se la sua esistenza fosse stata cancellata per lei, riusciva a percepirlo -lì fuori, da qualche parte- ma non a sentirlo.

“Ma io non so nulla di questo posto, come faccio a trovare il suo paradiso? Merlino, nemmeno tu ci sei riuscita!” sbottò lui, sempre più impaziente. Conoscendolo stare li fermo a parlare doveva sembrargli una perdita di tempo assurda, era era più da lui percorrere tutta la scuola passaggi segreti compresi, prima di rendersi conto che non lo avrebbe trovato lì. Però intanto avrebbe fatto qualcosa.

“Non si tratta di andare in giro per Paradisi altrui a mostrare una foto Sirius! Si tratta di cercare una connessione profonda con lui, di cercare di toccare la sua anima in modo da trovare uno spiraglio per poterci entrare e capire come fare a riportarlo qui!” nemmeno lei era un mostro di pazienza e sangue freddo e l’amico non era di certo una tisana per i nervi. Se solo li avesse avuti ancora.

“E come cazzo faccio, Lily!”esasperato, la sua espressione era così frustrata che si sarebbe messa a ridere se la situazione fosse stata un’altra. Non riusciva ancora a ragionare nei termini ultraterreni e non umani, era del tutto normale in fondo, anche per lei e James c’era voluto del tempo, sapeva che era troppo presto ma sapeva anche che non aveva scelta.

“Sirius, è il tuo migliore amico, devi trovare tu il modo! Speravo che la tua morte fosse sufficiente a dire la verità” Sospirò, era una cosa che non avrebbe voluto dire ma Padfoot era capace di far perdere la pazienza a un santo.

“Di' semplicemente che speravi che io arrivassi e ti risolvessi i problemi” Ringhiò lui, i capelli neri accarezzavano le spalle coperte dalla divisa scolastica -chissà se se n’era reso conto- pensò assurdamente lei prima di sentire una rabbia incontrollata salirgli in gola e minacciare di soffocarla se non l’avesse fatta uscire in qualche modo.

Sirius si ritrovò scaraventato contro il tronco di un albero e Lily non fece in tempo a pensare di aver esagerato che si ritrovò a fare la stessa fine. Il respiro le scivolò via dai polmoni e i denti cozzarono violentemente fra loro, il dolore fu improvviso perché inaspettato, la figura con cui si presentavano agli altri era un’imitazione di quello che erano stati in vita, creata da loro stessi e dall’ energia che controllavano, così come le sensazioni che potevano provare col corpo immaginato. Anche se sapeva che erano solo nella sua testa faceva ugualmente male però, soprattutto perché l’aveva presa alla sprovvista, altrimenti sarebbe riuscita a evitare se non altro la sensazione di dolore fisico.

Alzò lo sguardo verde su di lui e se le fiamme dell’inferno potevano avere un colore lui in momento giurò che fosse quel verde.

“Il lupo perde il pelo ma non il vizio vero?” e quel commento fu quasi sputato fuori dalle labbra, sempre il suo solito egocentrismo spropositato che gli impediva di vedere a due spanne dal naso “O dovrei dire il cane?” lo vide socchiudere gli occhi lampeggianti “Non sono sicuro che tu non mi abbia appena insultato” rispose lui, il viso gelido ora: prendeva fuoco facilmente Sirus, come altrettanto facilmente si rabboniva, supponeva che questo fosse un lato del suo carattere che non sarebbe mai cambiato.

“Io invece sono sicura che se ci pensi ci arrivi perfino tu” prese dei lunghi respiri, cercando di calmarsi, non doveva farsi prendere dalla rabbia che sempre gli provocava Sirius, col tempo aveva imparato ad apprezzarlo e a volergli bene ma quello che aveva saputo su lui e James cambiava un po’ le cose no? Ma se continuava così non sarebbero arrivati da nessuna parte, era capace di sbatterla fuori dal suo paradiso senza pensarci due volte e lo sapeva benissimo, per cui quando Sirius parlò quello che disse la sorprese non poco “Ok basta. Finiamola con queste puttanate da mocciosi e cerca almeno di chiarirmi un po’ le cose” e vide distintamente quanto queste parole gli fossero costate ma il fatto che si fosse controllato era un buon segno, l’ennesima dimostrazione di quanto tenesse a James.

“Devi stabilire un contatto con lui, un contatto mentale non fisico…” si interruppe accorgendosi di quanto fossero fraintedibili le sue parole, e quando Sirius davanti a lei ghignò malizioso diventò rosso fuoco ma non gli diede soddisfazione e andò avanti imperterrita, dopotutto era una Gryffindor anche lei, di sfacciataggine ne aveva in abbondanza “Devi cercare un ricordo che lo avvicini Sir” questa era l’unica conclusione a cui era giunta dopo averci pensato per quelli che sulla terra chiamerebbero anni, anche se lì il tempo non aveva senso.

“Uno così potente da poter arrivare a lui, un ricordo che avete condiviso assieme e che per lui significa tanto, forse tutto…non dovrebbe essere difficile questo” lui abbassò la testa, lo sguardo che cercò di nascondere senza essere abbastanza lesto era quasi terrorizzato e lo poteva capire. Ricordare doveva essere una tortura per lui “Come capirò di averlo agganciato?” Era straordinario come riponesse in Lily ogni domanda certo di avere risposta, riflettè lei, dopotutto gli aveva detto più volte che non riusciva a comunicare con lui. Ma sapeva che in quel momento, in mezzo a tante incertezze, lui aveva bisogno di avere almeno un punto fermo, di poter credere che lei avesse tutte le risposte e di potersi affidare alla sua saggezza.

Così improvvisò, ma le sue improvvisazioni di solito si avvicinavano di molto alla realtà “Lo saprai. Ti accorgerai di non essere più solo a ricordare, percepirai la sua presenza ancora prima di sentirla…ed è in quel momento che devi lasciarti andare Padfoot” ricorse al nomignolo che si erano dati in quel tempo lontano, quando ancora la guerra e tutto il resto erano lontani anni luce, lo fece perché doveva cominciare a immergersi dentro quei ricordi, anche se faceva male da impazzire, doveva cominciare a viverli, altrimenti sarebbe stato tutto vano.

“Devi lasciarti cadere nel desiderio che la sua presenza ti evoca, devi lasciar cadere la tua mente verso la sua e aggrappartici” lo vide fissare ostinatamente l’erba stringendo le labbra in una riga sottile, sapeva quanto gli stava chiedendo e sapeva che lo avrebbe fatto senza esitare, ma sapeva anche che gli sarebbe costato molto e che rischiava di fare compagnia a James nel regno della pazzia anziché l’opposto. Certi ricordi era meglio lasciarli sepolti nella loro bara sotto metri di terra e lei per prima avrebbe preferito cancellarli per non sentire più quel sordo dolore al petto, ma sapeva che era impossibile. Perché certi fantasmi non si possono ignorare e le loro ossa gridano dalla terra la loro riconquista del mondo.

“Così riuscirai a trovarlo, ma bada che quello che troverai non sarà davvero lui bensì la sua anima stravolta dalla pazzia e dalla sofferenza, non ti riconoscerà nemmeno probabilmente e dovrai affrontare i mostri creati dalla sua paura e dalla sua follia, senza usare la magia a cui sei abituato ma la forza con cui prima mi hai scaraventata contro l’albero” lo vide sgranare gli occhi stupito e fissarla come se avesse detto una stupidaggine, agitò la mano, stizzita e gli fece cenno di lasciarla continuare “Qui la magia funziona in modo diverso, o meglio…non serve una bacchetta per controllarla, devi incanalare le tue energie e la tua mente verso l’obbiettivo. Non è facile all’inizio, tu ci sei riuscito spinto dalla rabbia ma quando ci proverai consapevolmente probabilmente non ci riuscirai e dovrai concentrarti molto per ottenere qualcosa”

Più di così non poteva aiutarlo, ora l’unica cosa da fare era andarsene e lasciarlo riflettere, tornare accanto ad Harry che aveva bisogno di tutto il suo aiuto ora.

“Non c’è nient’altro che io ti possa dire per aiutarti” Si voltò lasciando che i capelli rossi si intrecciassero al vento che aveva cominciato a spirare violento. Niente da fare: Sirius era sempre stato una persona che non riusciva facilmente a trattenere le sue emozioni e queste si riflettevano inevitabilmente sull’ambiente circostante. Almeno questo avrebbe dato all’amico un idea di quello che si doveva aspettare.

“Lily” la sua voce la fermò, non era la voce usata per sedurre né quella elegante e indifferente che riservava agli altri o quella intima che era solo di James, quella era…sottile, insicura quasi, forse per la prima volta Sirius temeva di fallire nella missione più importante, quella dove aveva già fallito una volta, e adesso si mostrava a lei senza più maschere.

“E se non ci riesco?” bisbigliò. Bisognava immaginarselo un sussurro così lieve da essere scambiato per il soffio del vento, lui non sussurrava, lui urlava, imprecava o deliziava la sua platea con la sua voce celestiale, come amava ripetere una volta Sirius stesso, ma non sussurrava.

“Se non ci riesci non dovrai preoccuparti di nient’altro perché conoscendoti come ti conosco non riusciresti a sopportarlo e impazziresti con lui.”

E nel momento in cui Lily pronunciò queste parole lui seppe che era vero.