CAPITOLO SECONDO:

Quando Eleonora gli aveva detto che aveva una piccola baita in montagna aveva sospettato che non fosse propriamente ‘piccola’ e si era preparato alla magnificenza, ma quello era davvero troppo.
Era una villa, altroché baita!
L’ingresso si affacciava su un’enorme salone tutto in pietra, con grosse travi a vista sul soffitto, un caminetto con un enorme tappeto persiano davanti faceva bella mostra di sé al centro del salone e tutto intorno era pieno di enormi cuscini di tutti colori sparsi per la stanza.
Non c’erano divani ma quei cuscini enormi promettevano di essere molto, molto comodi.
Sicuramente era originale.
Si erano fermati tutti sulla soglia, ammirando tale magnificenza sbalorditi, Eleonora era così semplice e solare con tutti che ci si dimenticava di quanto fosse schifosamente ricca a volte.
Poi ti si paravano davanti scene come queste che ti riportavano alla realtà.
“Bene!Posate qui i bagagli e dopo con calma vi farò vedere le vostre camere…per l’occasione ho mandato a casa tutta la servitù, così saremo soli senza rompipalle in mezzo ai piedi!” concluse Eleonora felice, saltellando per la stanza contenta e ignorando gli sguardi vacui che gli altri le rivolsero.
Gabriele rise, incapace di trattenersi oltre, lui probabilmente la casa l’aveva già vista essendo nella stessa classe di Eleonora e frequentandola da più tempo di loro, quindi non era stupito ma si godeva lo sguardo stupefatto degli altri.
“Dai chiamate tutti a casa per avvertire che siete arrivati” suggerì il ragazzo, giusto per smuoverli un po’ e rompere quell’atmosfera.
Un grugnito generale gli rispose e la voce ironica di Manuele si staccò dal coro per rivolgere ad Eleonora uno sguardo adorante :
“Mia Principessa, d’ora in poi sarò un suo fedele servitore, lei chieda e io eseguo!” concludendo la scenetta con un baciamano perfetto.
Gabriele si schiarì la voce seccato, afferrando la mano di Eleonora mentre gli altri ancora ridevano e stringendola a se. Matt sorrise amaro, non era l’unico ad avere un amore impossibile da dimenticare, Gabriele sapeva benissimo che Eleonora lo considerava solo un amico carissimo e non provava nulla di più per lui, e Manuele si ostinava a stuzzicarlo in tutti i modi possibili portandolo all’esasperazione, forse con lo scopo di farlo scoprire definitivamente cosi che la ragazza potesse rifiutarlo apertamente.
Anche se onestamente non capiva perché Manuele si prendesse tutto quel disturbo, nemmeno lui si metteva in mezzo alla situazione, erano affari loro ed Eleonora sembrava gestire la cosa abbastanza bene.
Anche se considerando lo sguardo adorante di Gabriele e la sua espressione omicida rivolta a Manuele, forse nemmeno troppo bene.
Non sapeva cosa la sua amica stesse aspettando rimandando così il discorso chiarificatore ma di certo non stava aiutando Gabriele, palesemente perso per lei.
“Allora fedele servitore porti i miei bagagli ai piani superiori dove io le indicherò essere la mia camera” replicò falsando la sua voce per raggiungere un’intonazione snob che non le apparteneva.
Manuele con un sorriso sornione all’indirizzo di Gabriele afferrò la borsa della ragazza e prendendola sottobraccio si avviarono assieme su per le scale.
Matt scosse la testa, forse in effetti Eleonora stava facendo qualcosa per far capire a Gabri le sue intenzioni, ma gli dispiaceva enormemente per lui. Era rimasto ad osservare la scena con occhi tristi mentre gli altri si erano già sparpagliati per la stanza curiosando in giro, e la sua espressione era così depressa che Matt stava ancora cercando qualcosa da fare per tirarlo su di morale quando Giò lo precedette.
Guardò stupito il ragazzo dare una spallata scherzosa all’amico e afferrandogli una ciocca di capelli tirarlo scherzosamente verso l’esterno della casa.
“Dai su, fammi vedere quanto è grande la casa e dove sono i posti migliori per uccidere le persone moleste” esclamò Giò, doveva avere anche lui dei conti in sospeso con Manuele, rifletté Matt, di solito era più solidale con l’amico. Però aveva sortito l’effetto voluto e Gabriele si era sciolto in un sorriso e aveva seguito Giò all’esterno, non credeva davvero che Giò possedesse un tale spirito di osservazione, benché per lui la cosa apparisse palese nessuno degli altri si era accorto dello sguardo di Gabriele e di come ci fosse rimasto male, nessun altro aveva fatto caso al breve scambio di battute fra Manuele ed Eleonora. Aveva fatto la cosa giusta, aveva distratto Gabriele e ora li sentiva ridere e scherzare fuori dalla grande casa, sicuramente stavano facendo qualcosa di estremamente stupido ma che aveva il potere di rilassare i nervi e permettere al ragazzo di dimenticare brevemente Eleonora.
Giò era così, concluse Matt crollando la testa in avanti con un sorriso, quando sembrava di averlo inquadrato e classificato faceva sempre qualcosa che sfuggiva dall’idea di lui che ci si era fatti, qualcosa di piccolo, un dettaglio magari, ma che sballava l’equazione e costringeva a rivedere le variabili per ottenere un risultato il più preciso possibile.
E lui non poteva impedirsi di osservalo sempre, anche se sapeva che era schifosamente masochistico, non poteva impedirsi di sorridere  quando lo vedeva fare qualcosa di altruistico o gentile per qualcuno abilmente nascosto dietro un dispetto o uno scherzo, per non farsi vedere dagli altri.
Era estremamente tenero il modo in cui proteggeva i suoi amici senza farsi notare, al punto che forse, escludendo Manuele che lo conosceva come le sue tasche, nessun altro sembrava notare quanto in realtà fosse attento agli altri.
Era di questo che si era innamorato, di questo Giò sempre sorridente che ti faceva scordare ogni malinconia, ma al contempo attento ad ogni dettaglio di te.


“Tu ne sai qualcosa principessina?” esordì Manuele posando la borsa nella camera della ragazza e affacciandosi al balcone per osservare il suo amico giocare a calcio con Gabriele, avevano cominciato loro due e poi gli altri li avevano raggiunti improvvisando due squadre e giocando ignorando ogni regola. Matt faceva l’arbitro ovviamente.
“Ci sto lavorando” rispose lei sistemando le cose che aveva portato con sé nell’armadio. Persino la scelta delle camere rispecchiava l’originalità della famiglia della ragazza, il corridoio superiore si snodava attraverso delle porte diverse per foggia e colore e ogni porta recava su di se una targhetta col nome di un personaggio di Alice nel paese delle meraviglie, l’arredamento della camera era a tema ovviamente.
Per sé aveva scelto la camera di Alice, e aveva già indicato a Manu quale sarebbe stata la sua, la camera dello Stregatto. Anche se il ragazzo aveva protestato a gran voce dicendo che lui preferiva il Brucaliffo.
“Matt non ti dice nulla?” chiese con finta noncuranza, continuando ad osservare la partita e come Gabriele ridesse ora completamente a suo agio.
Era sempre così allegro e solare con tutti che l’idea che qualcosa fosse in grado di immalinconirlo gli provocava un fastidio proprio al centro del petto.
La ragazza continuò a muoversi per la stanza, preparando il letto che probabilmente avrebbe occupato Nana.
“Tu non lo conosci…Matt non dice mai nulla su di sé, è così estremamente chiuso in se stesso che il giorno in cui ammetterà apertamente che gli piace Giò penso farò i salti di gioia”
Si fermò sedendosi sul letto e osservando la schiena del ragazzo che ancora non rispondeva; Manuele era sempre così macchiavellico e contorto che capire cosa stesse pensando e in che direzione andassero interpretati i suoi gesti era davvero un impresa titanica.
Sapeva solo che voleva il meglio per Giò verso cui aveva sviluppato un’ attaccamento quasi morboso, ma non riusciva a capire se questo includesse o escludesse Matt dalla vita del suo migliore amico.
“Con me si apre più facilmente che con gli altri, è vero, ma nemmeno io so tutto. So solo che qualcosa è successo, non è normale il modo in cui quei due interagiscono ora, sembrano quasi evitarsi con tutte le loro forze, per poi osservarsi come fossero un bicchiere d’acqua nel deserto quando l’altro non guarda” si interruppe sospirando, Manuele ancora taceva.
“Ma non è difficile capire cosa vuole Matt, il difficile sta nel capire cosa vuole Giò da lui e se sarà mai disposto ad ammetterlo.”
Il ragazzo si irrigidì impercettibilmente, Eleonora era acuta, talmente acuta da aver paura che un giorno di quelli si sarebbe fatta molto male indagando dove non doveva.
Scrollò le spalle rispondendole noncurante “Non lo sa nemmeno lui”
Tacque sul terrore che il suo migliore amico sicuramente provava nello scoprire improvvisamente di provare attrazione verso un ragazzo;
tacque sull’istinto che lo portava ad attaccarsi ancora di più a Jessica ignorando Matt, o almeno provandoci, per soffocare la voglia di stare sempre e solo con lui, per soffocare il desiderio di correre da Matt e stringerlo e affogare tutto in lui e dentro di lui buttandosi alle spalle le sue paure e il giudizio degli altri.
Tacque perché era sicuro che anche lei lo avesse intuito pur non conoscendo Giò quanto lo conosceva lui.
“Matt ha già sofferto tanto nello scoprirsi gay” iniziò lei scrollando i boccoli biondi che oggi aveva raccolto in due lunghe trecce “tu non sai cosa ha passato e perché ha cambiato scuola, la gente sa essere terribilmente stupida credimi” Manuele si voltò a guardarla percependo il cambiamento nel tono di voce di Eleonora, aveva indurito lo sguardo azzurro e ora sembrava giaccio pronto a gelare l’inferno, era raro vederla emettere giudizi così duri sugli altri, come era raro vederla sfoderare quello sguardo glaciale sul suo viso da bambolina, solitamente quando era arrabbiata picchiava a sangue l’altra persona o si metteva ad urlare dando in escandescenze.
Quello sguardo indicava chiaramente che avrebbe potuto uccidere quella che lei aveva definito ‘gente terribilmente stupida’.
E non poté fare a meno di pensare che la cicatrice che attraversava il petto di Matt centrasse in qualche modo.
“Quindi non permetterò a Giò di farlo star male ancora, quel ragazzo si merita un po’ di pace e per quanto io sia contenta all’idea che possa trovare la sua felicità con Giò non rischierò che si faccia ulteriormente male aspettando che Giò si decida a superare le sue dannate paure”
Manuele non rispose subito, si prese un po’ di tempo per riflettere con calma su quello che le parole di Eleonora gli avevano fatto capire su Matt. Che gli piacesse Giò era palese, non a tutti ma sicuramente a lui ed a Eleonora si, e che avesse passato dei brutti momenti a causa del suo essere gay gli era subito saltato agli occhi nella prudenza quasi eccessiva che utilizzava nel nasconderlo, ma non aveva mai davvero intuito quanto potessero essere stati brutti fino a quel momento.
“Matt non è un debole” continuò la ragazza alzandosi dal letto e dirigendosi verso di lui, solo un passo li separava ora.
“Non lo pensavo” rispose lui, ed era sincero. Non tutto si poteva semplicemente dividere in debolezza e forza, e non era così scontato che il cambiare scuola di Matt o il suo non reagire ai colpi che gli avevano inferti fosse semplicemente classificabile come debolezza.
Esistevano una gamma infinita di sfumature e Matt stava proprio lì, nel mezzo. Era una sfumatura di grigio maledettamente complicata da classificare.
“Non è debolezza trovare un modo per continuare ad affermare la propria personalità senza cedere a chi vorrebbe fartela rimangiare”
E nel percepire la veemenza nel tono della ragazza inarcò un sopraciglio, era sicuro che in tutto quel discorso la storia della cicatrice influiva molto.
Manuele infilò le mani in tasca continuando a osservarla, sapeva che la ragazza era molto protettiva nei confronti dei suoi amici, e nella fattispecie nei confronti di Matt e Nana, conosceva metà scuola e parlava tranquillamente con tutti, ma coloro che potevano fregiarsi del titolo di ‘amici’ erano davvero pochi.
Si somigliavano in fondo, per questo l’aveva sempre rispettata, pur non condividendo molti dei suoi punti di vista o dei suoi modi di essere.
“non si preoccupi Principessa” replicò alla fine, chinandosi a posarle un bacio leggero sulle labbra “nessuno sfiorerà il suo protetto” e negli occhi blu del ragazzo, ora così decisi, lei dovette leggere in qualche modo la verità, perché schiarì il suo viso in un sorriso senza accennare nessuna forma di rifiuto per il bacio leggero che suggellava la sua promessa “tuttavia penso che lei concordi con me nel desiderare che tutto questo si concluda nel modo migliore per i nostri amici e nell’unire i nostri sforzi affinché questo accada”

Giò non era così ubriaco come voleva far credere a Matt, però gli piaceva il modo in cui il ragazzo inclinava la testa per guardarlo, scuotendola leggermente per sorridere, con l’aria di chi stava guardando qualcuno di irrecuperabile.
Gli piaceva il modo in cui i suoi capelli somigliavano al miele, lui adorava il miele. Li teneva corti appena sopra le orecchie, con la frangia che scivolava sulla fronte, alcune ciocche erano appiccicate alla pelle sudata per via del caldo del locale.
Mandavano lievi bagliori dorati sotto la luce artificiale.
Adorava il modo in cui i suoi occhi ambrati così caldi e gentili gli scivolavano addosso, percorrendogli tutto il corpo quasi affamati. Tutti lo guardavano così ma nessuno lo aveva mai fatto sentire in quel modo, come se fosse una cosa incredibilmente preziosa da tenere al sicuro e proteggere.
Forse per questo non aveva ancora fatto sesso con Jessica, erano due giorni che stavano assieme ma la ragazza già premeva in quel senso e non capiva il perché dei suoi rifiuti.
Il fatto era che lui non aveva mai fatto sesso proprio con nessuno e si vergognava molto per questo, però non aveva davvero mai trovato nessuno con cui valesse la pena farlo per la prima volta. Non aveva mai sospettato di possedere un animo così schifosamente romantico ma nel momento in cui arrivava a quel punto, chiunque si trovasse davanti, inevitabilmente si bloccava.
E aveva scoperto che non voleva buttare via la sua prima volta per farlo con qualcuno di cui non gli fregava assolutamente nulla solo per poi vantarsene con gli amici.
Era una cosa stupida e di cui si vergognava da morire, per questo l’aveva nascosta a tutti, solo Manuele sapeva di questo, ma Manuele non l’avrebbe mai giudicato, anzi quando gliel’aveva detto -in un sussurro vergognoso senza avere il coraggio di guardarlo in faccia- l’amico gli aveva alzato il volto con due dita per poi guardarlo serio negli occhi e dirgli che era un idiota se si vergognava davvero di questo.
E ora guardando Matteo si scopriva a pensare che forse con lui l’avrebbe voluta perdere la sua prima volta, e non per sbarazzarsene ma per viverla appieno.
Erano pensieri che lo terrorizzavano ma se era vero che non era completamente ubriaco, era anche vero che non era del tutto sobrio e quello stato di ebbrezza gli permetteva di lasciar scorrere i pensieri, certo che tutto l’indomani sarebbe svanito come un sogno al mattino, permettendogli di inseguire la sua normalità.  
“Dai andiamo anche noi, sono tutti andati a casa ormai” la voce di Matt lo raggiunse nel suo limbo personale dove relegava i pensieri scomodi, per un attimo tremò sotto l’intensità di quello che sentiva, l’intensità che lo spingeva a posare la testa sul petto del ragazzo per bofonchiare un:”non ce la faccio” solo per poter sentire finalmente quanto era compatto il suo torace e per sentirsi un po’ tremare dentro alla scoperta di quanto terribilmente gli piacesse sentire le mani di Matt che scorrevano fra i suoi capelli corti e gli accarezzavano leggermente il collo.
Stava soffocando.
“Devo uscire di qui” borbottò cercando di alzarsi in piedi tirandoselo dietro. “
Mi accompagni vero?” chiese mostrandogli la sua versione migliore del faccino da cucciolo che impietosiva sempre tutti.
Matt scosse la testa ridendo e afferrandolo sotto le ascelle per non farlo cadere.
Altro brivido.
“Certo” rispose, non lo aveva mai sentito così sereno e a proprio agio con lui e con un sorriso si disse che era sicuramente per il fatto che lo credeva ubriaco, in quel modo anche Matt poteva concedersi di abbassare un po’ la guardia con lui ed essere più se stesso. E il se stesso che stava lasciando intravedere gli piaceva sempre di più.

Giò scosse la testa sotto lo sguardo attento di Manuele, erano ricordi da cancellare per l’intensità delle sensazioni che si portavano dietro, sensazioni che non era sicuro di poter provare con qualcun altro, ma andava bene così se quello era il prezzo da pagare per la propria normalità.
Osservare come Matt si lasciasse andare con Ele, quando credeva che nessuno lo vedesse, vedere le sue mani che cercavano la vita della ragazza per stringerla a sé e baciarle i capelli, lo destabilizzava.
Sapeva che Matt era irrimediabilmente gay, glielo aveva detto quella notte, quindi sapeva che era irrazionale la voglia di andare là e spaccare la faccia a Eleonora, ma la voglia di staccare a forza il corpo della ragazza appoggiato al suo era terribilmente tentatrice.
“Calmo eroe, non vedi che lo sta’ solo aiutando con le crepes?”
La voce ironica di Manuele lo raggiunse, irrigidì la mascella distogliendo lo sguardo per rivolgerlo a quello divertito dell’amico.
“Non capisco di cosa tu stia parlando” disse atono continuando la partita alla play che avevano cominciato aspettando che Matt e le ragazze finissero di cucinare.
Manuele tirò su col naso schioccando la lingua.
“Proprio no, già”
E con un brivido lo vide alzarsi dal cuscino per raggiungere le ragazze in cucina, con una battuta che da lì non riuscì a sentire staccò Eleonora dal fianco del ragazzo spedendola fra le braccia di Nana che stava preparando il condimento per le Crepes e, abbracciando da dietro Matt, fece aderire il torace contro la sua schiena.
Si irrigidì facendo stridere i denti, quel maledetto bastardo!
Manuele non era alto e muscoloso quanto lui ma era sicuramente più grande di Matt che fra le sue braccia sembrava sparire, vide l’orecchio di Matt arrossarsi sicuramente per l’imbarazzo e si morse il labbro a sangue.
Avrebbe ucciso il suo migliore amico per questo, lo sentiva.

Ricordare come le mani di Matt sfioravano leggermente la sua schiena, mentre camminavano verso casa di Giò, era puro delirio.
“Sai…” iniziò quest’ultimo, stringendolo a se, “non mi sono mai avvicinato così a nessun’ ragazzo prima d’ora” quella rivelazione lo lasciò interdetto, sapeva che non doveva scoprire la sua finta ubriacatura quindi barcollò un po’ di più, giusto per sentire le braccia di Matt stringerlo più forte.
“Una volta ci ho provato ma non è finita bene” sussurrò sfiorandosi il petto in un gesto probabilmente inconscio:
“E da quella volta ho giurato che nessuno si sarebbe mai avvicinato così tanto a me da permettersi di farmi ancora così male” Giò non disse nulla, intuiva che quelle erano cose che non aveva mai rivelato a nessuno e se le stava dicendo a lui era perché era sicuro che il giorno dopo si sarebbe scordato tutto.
Erano cose che premevano dentro per uscire, come un mostro che scavava nel petto, dovevi dirle a qualcuno prima che ti divorasse.
“Non sono fiero di quello che sono diventato ma non rinnegherò mai me stesso per quattro idioti che non sanno stare al mondo” quasi tremava la sua voce ora, erano arrivati a casa di Giò e tutto quello che il ragazzo voleva era fargli scordare quella sottile malinconia che gli sentiva nella voce, Matt era riuscito dove lui aveva fallito, aveva superato la paura e cercava disperatamente un posto dove essere se stesso, senza lasciarsi condizionare da quello che aveva vissuto.
E se non diceva a nessuno di essere gay non era per paura, lo intuì in un modo che gli fece quasi male, ma per pudore.
Per un attimo desiderò essere lui quel posto.
Per un attimo desiderò essere lui colui che lo avrebbe reso felice, lui colui che si sarebbe fregiato dell’onore dello stargli accanto.
Perché intuiva che quello che gli aveva appena mostrato era solo uno spaccato della sua personalità e intuiva che il resto doveva essere altrettanto bello.
Strinse le labbra, prendendo una decisione.
Era solo per quella sera, nessuno mai lo avrebbe saputo e l’indomani avrebbero potuto fingere che non fosse successo nulla, con un po’ di fortuna Matt avrebbe creduto che lui fosse ubriaco e lui avrebbe potuto credere di esserlo davvero stato.
Aprì la porta di casa, a quell’ora i suoi dormivano ed avevano un sonno così pesante che nemmeno le cannonate li svegliavano.
Spinse Matt contro la porta che aveva richiuso velocemente e premendolo addosso al legno lo baciò con foga.
Quello era soffocare, perdersi, delirare, ne fu certo non appena la sua lingua trovò quella del ragazzo per perdersi in un bacio che sapeva di disperazione e bisogno.
Matt mugolò sotto il suo assalto e dopo un’ attimo di totale sorpresa lo arpionò stringendogli le spalle convulsamente, c’era qualcosa di incredibilmente giusto nel modo in cui Matt gli si stringeva addosso e gli affondava le dita nei capelli, trattenendolo più vicino che poteva, nel modo in cui i loro bacini combaciavano facendoli gemere. Giò si scordò tutto, si scordò di dover far piano e si scordò dov’erano, solo il corpo di Matt importava e alzargli la maglietta per sentire la sua pelle, sentire le mani di Matt fare altrettanto e non riuscire più a fermarsi.
Matt fra un bacio e l’altro sussurrò sulle sue labbra: “ dov’è la tua camera?” ed era così dannatamente sensuale mentre glielo chiedeva, con la pupilla che divorava l’ambra e le labbra gonfie per i baci ricevuti, che Giò non capì subito quello che la domanda sottintendeva, quando realizzò il solo pensiero che lo attraversò era arrivarci in fretta.  
Lo trascinò su per le scale, senza smettere di baciarlo, lo avrebbe volentieri preso lì, contro la porta d’ingresso, ma sapeva che non sarebbero stati sicuramente silenziosi e per quanto i suoi genitori avessero il sonno pesante non era il caso di sfidare questo assioma.
Appena arrivarono in camera non resistette oltre e con un gesto fluido gli tolse la maglietta, voleva vederlo, sentirlo, toccarlo, ormai era diventata una droga, averlo era come respirare, non poteva resistere oltre.
Appena le linee del suo torace gli apparvero agli occhi trattenne il respiro, non aveva mai visto un uomo nudo prima di quel momento, o meglio, mai con quell’intenzione ma vederlo e volerlo stavolta era un tutt’uno.
La consapevolezza che finalmente aveva trovato un posto per sé, che il fatto che Matt era un uomo, lungi dallo spaventarlo lo stava invece eccitando come non mai.
Però c’era quella sottile paura negli occhi di Matt, paura che ora Giò sarebbe scappato probabilmente insultandolo, paura che la lunga cicatrice che gli attraversava il torace potesse schifarlo, paura che tutto quello fosse solo un terribile sbaglio e ora Giò potesse allontanarlo e dirgli che si era confuso.
Ed era incredibile come Giò capisse tutto quello con una chiarezza spaventosa, non aveva avuto bisogno di dire nulla Matt, era bastato quello sguardo spaventato e in fondo colpevole.
“Potrei impazzire guardandoti” sussurrò Giò portando la mano sulla cicatrice e seguendo il suo contorno con la punta delle dita, “non mi importa nulla, non mi importa di quello che succederà domani, se ce ne pentiremo o se ti pregherò di dimenticare tutto, se ora non vado avanti impazzisco …” la voce roca e lo sguardo che sottolineava quanto intensamente quell’istante stesse incidendo su di loro.
Matt lo guardò mordendosi un labbro e con le mani che tremavano leggermente sfilò la maglietta di Giò trattenendo il respiro quasi, c’era qualcosa che sapeva di tenerezza e bisogno nel modo in cui le mani si attardavano sulle linee dei loro toraci, sfiorando ed accarezzando, stuzzicando e godendo dei gemiti che si alzavano dalle bocche di entrambi, finché Giò non lo spinse sul letto e lo strinse a sé.
Non c’erano più parole adesso, non più, c’era solo l’ansia e il desiderio di sentirsi uniti, e il leggero impaccio di non sapere esattamente cosa fare perché era la prima volta e Giò non voleva fargli male.
Le mani di entrambi corsero sul bottone dei jeans e lo slacciarono velocemente, per poi scostarsi leggermente dall’altro per permettergli di sfilarsi gli ultimi indumenti e finalmente toccarsi liberamente.
Mentre Giò baciava leggermente tutto il suo torace per poi scendere sempre più giù, Matt cercava di trattenere i gemiti mordendosi a sangue un braccio, ma quando Giò arrivò a chiudere le labbra su di lui non ce la fece più e inarcò violentemente il bacino singhiozzando.
Era puro delirio, era non capire dove finisse lui e iniziasse l’altro, era tante cose diverse assieme e districarle non era compito da portare a termine in quel momento.
Giò si sollevò e tornò su di lui per schiacciarlo al materasso e baciarlo con foga, non sentivano altro che le labbra dell’altro e il corpo andare a fuoco e Giò si chiese come avrebbe potuto dopo dimenticare tutto quello, come avrebbe potuto fare finta di nulla sapendo quanto perfetti potevano essere assieme e come Matt lo stesse facendo impazzire.
Lo fece voltare baciandogli la nuca e la schiena, osservando con occhi liquidi come Matt mordesse il cuscino per trattenersi e come sussultò quando infilò il primo dito inumidito dalla propria saliva.
“Dillo il mio nome per esteso” sussurrò Giò, nessuno aveva il permesso di farlo, lui odiava il suo nome e non permetteva nemmeno a Manuele di chiamarlo in quel modo, ma in quel momento gli sembrò che fosse dannatamente giusto che l’unico a farlo fosse Matt, di più gli sembrò perfetto e seppe che non avrebbe permesso mai a nessun altro di farlo.
Lo vide scuotere la testa, chiedergli di parlare adesso era pura follia, lo sapeva, ma sapeva anche che aveva bisogno di sentirlo, di sentire la sua voce.
Infilò un altro dito dentro di lui e cominciò a muoverlo. Matt sbarrò gli occhi per poi serrarli subito dopo e muoversi convulsamente verso di lui.
“Dillo”  Scosse la testa con più veemenza e Giò lo morse sulla base del collo, dirlo sapeva un po’ di sconfitta perché significava ammettere che quello non era semplice desiderio ma bisogno, e Giò si sentiva uno stronzo ma voleva che Matt lo dicesse, dicesse di aver bisogno di lui e solo di lui, gli dicesse di volerlo e che nessuno mai lo avrebbe avuto come lo stava avendo lui. Si stava dando completamente e l’unica cosa che riusciva a pensare Giò era che era dannatamente meraviglioso quando lo faceva.
Un immagine da tenere sacra al cuore, un’icona di quello che poteva essere fra loro due.
“Ti prego” mentre lo leccava e sfilava le dita, per appoggiare il suo membro a lui.
“Gioele” la voce roca e impastata, gli occhi ancora chiusi e il corpo che tremava violentemente.
“Gioele” un altro sussurro stavolta spaventato e le dita di Giò che corsero sulla sua bocca.
“Mordi qua” sentì i suoi denti morderlo davvero mentre entrava in lui ma il calore intossicante che sentiva gli impediva di provare dolore.
Sentì le lacrime bagnargli la mano e allora si fermò, asciugandogliele e baciandogli il collo, l’orecchio, sussurrando cose senza senso solo per lui, per loro.
Finché non lo sentì rilassarsi e allora procedette con più cautela, procedette e sentì che era pura follia pensare di fare a meno di tutto  quello, perché una cosa simile non l’aveva mai sentita per nessuno ed era tutto così intenso da non riuscire a pensare che fosse soltanto sesso.
Non lo era.
Come pura follia era sentire il corpo di Matt venirgli incontro, cercarlo, i suoi denti morderlo forte e stringerlo per farsi ora più piacevolmente violento.
Era delirio.
Quando tutto finì non sentì altro se non il corpo di Matt afflosciarsi e ansimare con forza, appoggiò la fronte contro la sua schiena e strinse forte gli occhi. Non voleva ancora pensare.
Non voleva che il mondo reale interferisse perché non c’era niente di più bello del modo in cui il respiro di Matt si calmava leggermente e del modo in cui le sue labbra lasciavano la presa sulla sua mano.
Lo lasciò voltare e lo strinse forte a sé.
La notte era ancora lunga e sapeva che prima dell’alba lo avrebbe avuto ancora, perché non era sesso e desiderio, era amore e bisogno.
Gli baciò una tempia lasciando che il sudore si asciugasse lentamente e ascoltando i loro respiri.
Giò non  parlò e Matt rimase in silenzio.
Finché si rese conto con un brivido che Matt aveva sempre saputo che lui non era ubriaco e se si era aperto così con lui era perché aveva scelto di farlo e si sentì schifosamente onorato da quello.
Sapeva che gli aveva detto e mostrato cose di sé che non aveva mai fatto vedere a nessuno, nemmeno ad Ele, e lo aveva fatto consapevole che così Giò avrebbe avuto un arma contro di lui e che non era davvero ubriaco.
Si era fidato completamente e ora in quell’abbraccio c’era l’accettazione incondizionata di tutti i termini che avrebbe posto Giò, perfino quello di non vedersi più e dimenticare tutto.
Come si poteva stare davanti a un uomo così, che aveva dimostrato tutto quel coraggio, e dirgli apertamente di dimenticare quello che avevano appena fatto?
Gli occhi gli si inumidirono e con un sussulto si rese conto che anche Matt stava piangendo, sentiva bagnarsi la pelle del torace dove aveva posato la testa.
“Dio Matt…non piangere ti prego” lo sentì scuotere la testa e si sentì davvero un verme, l’aveva ferito e lo stava ferendo forse a morte ma continuava.
Lui non era gay, non lo era e non lo sarebbe mai stato, e anche se quello che aveva vissuto con Matt era stato stupendo era stata solo una debolezza che non si sarebbe mai ripetuta. Lui aveva Jess e non era forte quanto Matteo.
Non poteva affrontare il mondo esterno, non poteva affrontare gli occhi schifati degli altri, non poteva sopportare il giudizio della gente.
Era stata la prima e unica volta e la cosa che lo faceva stare peggio era che Matt lo sapeva, Matt lo aveva intuito subito eppure lo aveva fatto lo stesso.
Poi lo sentì scostarsi con un esclamazione quasi rabbiosa, si mise su di lui bloccandogli i polsi con le mani e con una furia negli occhi che non riusciva nemmeno a contemplare, lo baciò mordendogli le labbra e facendogli male, lo graffiò lasciandogli segni rossi sulla pelle e continuò a morderlo dappertutto mentre le mani si facevano violente toccando e risvegliando il suo corpo.
Poi capì.
Era quello che Matt provava, e glielo stava urlando in quel modo, era quello che Matt provava e mentre lo prendeva fra le labbra gli infilò la mano fra i capelli sentendo distintamente qualcosa spezzarsi dentro di sé.

Mentre mangiavano le Crepes cucinate da Matt e dalle ragazze sentì distintamente tutto l’amaro di quella situazione salirgli in gola.
Jessica si stringeva a lui, insistendo per imboccarlo e fargli mille moine e non riuscì davvero a sostenere lo sguardo di Matt, farlo era superiore alle sue forze.
Erano passati due mesi ma quello che avevano vissuto assieme era più forte del tempo e anche se nel frattempo aveva fatto sesso con Jess sapeva che il corpo di Matt non avrebbe mai potuto dimenticarlo.
E per un attimo si chiese cosa davvero lo terrorizzasse, se poteva avere Matt solo per sé, se poteva rivivere quella notte all’infinito quando voleva, davvero il disprezzo degli altri era un prezzo da pagare troppo alto?