CAPITOLO SESTO

Labbra che si cercavano frenetiche e l’unico filo che lo congiungeva con la realtà era la sua schiena appoggiata al muro, mentre il corpo di Giò si schiacciava contro di lui, le mani che frugavano ovunque e la bocca che non smetteva di baciare qualsiasi brandello di pelle a disposizione.
Con gli occhi semichiusi Matt gli artigliava le spalle, inarcando il collo per lasciargli maggiore spazio e respirando sempre più brevemente. Da quando erano tornati alla villa ogni attimo era perfetto per baciarsi di nascosto e fare l’amore in ogni angolo della casa. A Matt scappò un sorriso inopportuno, l’avevano davvero fatto dappertutto e nei posti più assurdi per non farsi beccare dagli altri. “Che ti ridi?” chiese roco Giò, le labbra ancora sulla pelle del collo e le mani che si insinuavano sotto la maglietta per torturare un capezzolo “Niente… mi chiedevo se…”piccolo sospiro quando le sue dita scivolarono sull’addome “riusciremo mai a farlo in un… ah!…letto” le dita ora slacciavano i jeans e poi si posavano sul fianco per farli scivolare giù “Giò no, non ho ancora fatto la doccia!” si lamentò Matt cercando di allontanarlo senza particolare successo “La prima o la seconda?” chiese Giò scostandosi dal suo collo per guardarlo “La terza” rispose Matt mordendosi il labbro, sapeva di essere un maniaco della pulizia, ma era più forte di lui. Sentì il ragazzo imprecare e scendere con la bocca a percorrere il suo torace, lasciando dietro di se scie bollenti: “Te lo spiego io come non pensare a queste cose in certi momenti” sussurrò prendendolo in bocca in un sol colpo e mandando definitivamente in tilt Matt, che ebbe solo la forza di infilare la mano fra i capelli neri per accompagnare la testa del compagno nel suo movimento ripetuto, strappandogli gemiti che somigliavano a singhiozzi e costringendolo a portarsi un braccio davanti alla bocca per mordere forte e non urlare quando venne.
La doccia ora era scivolata in fondo alla sua scala di valori.
Si ritrovò col peso di Giò che lo schiacciava contro il muro, ancora ansimante e sudato, si mantenevano in piedi grazie a un delicato equilibrio che si sarebbe spezzato non appena uno dei due si fosse mosso.
“Cazzo… tu mi mandi fuori Matteo” esclamò Giò cercando di riprendersi per tornare dagli altri e non suscitare sospetti.
“No tu sei già fuori di tuo Gioele… ricordo ancora la cattedra e quel povero prof di religione… sarà andato a farsi esorcizzare poi” lo prese in giro ironicamente accarezzandogli la nuca, sentì la risata di Giò contro la pelle e i brividi che scendevano lungo la schiena.
Va bene che aveva sedici anni e gli ormoni erano a mille e blablabla ma non potevano rifarlo ancora! Praticamente non facevano altro!
Per distrarsi disse la prima cosa che gli venne in mente: “Hai parlato con Jess?” che forse non era proprio l’ideale in quel momento ma Giò gli faceva strani effetti, la sua spontaneità lo contagiava nei momenti meno opportuni. “Che non si è capito?” rispose il ragazzo scostandosi da lui per rivolgere un occhiata storta alla parete che li divideva dall’altra stanza: “Non fa altro che fare battutine del cazzo e giuro che se non la smette la ammazzo! Ho capito che ci è rimasta male ma questo non le da il diritto di comportarsi così da stronza. Fortunatamente non è così sveglia e non ha capito nulla di noi, perché se dovesse prendersela con te giuro che la appendo al muro per i pollici!” concluse borbottando rabbioso.
Matt ne approfittò per sistemarsi i jeans e rise scuotendo la testa: “Ma che minaccia terribile. Comunque tu non farai niente di tutto ciò, so difendermi da solo” replicò puntandogli un dito contro per ammonirlo “Ma si lo so, lo so, ma mi fa piacere farlo ok?” disse Giò avvicinandosi a lui e abbracciandolo, era terribile non riuscire a togliergli le mani di dosso in quel modo assurdo, sentiva continuamente l’esigenza di toccarlo e si eccitava per niente.
“No!” lo ammonì Matt allontanandolo, aveva sentito qualcosa risvegliarsi in Giò ma ora pretendeva la sua doccia.
“Doccia” disse solo, e sorrise al broncio che assunsero le labbra di Giò

“Trovo le persone con gli occhi verdi viscide…” esordì Jess, sistemandosi una lunga ciocca castana dietro l’orecchio. “Hanno quel non so che di… non so… fuori moda forse” Manu quasi si strozzò con le uova, cercò di rimediare bevendo un po’ d’acqua e smettendo di ridere, ma era difficile, soprattutto considerato l’espressione esasperata di tutti gli altri. Jessica gli era sempre stata allegramente sulle palle però in quel momento la stava rivalutando… doveva ammettere che nell’insultare aveva un certo stile.
“Ti ha dato del vecchio laido” disse sottovoce a Giò, nel caso non avesse capito bene l’insulto.
Matt roteò gli occhi e gli rivolse un occhiata sfinita “Ti prego Manu non infierire” stava cominciando davvero a non poterne più, da quando Giò le aveva parlato lasciandola lei non faceva altro che lanciargli battutine al vetriolo, pensava che dopo un po’ avrebbe smesso ma era tutto il giorno che continuava così, per non parlare dei dispetti… aveva in ordine: nascosto il suo shampoo, il suo bagnoschiuma e il suo rasoio elettrico, costringendolo a elemosinare prestiti in giro; mentre lui dormiva era entrata in camera e aveva ridotto a brandelli la sua maglia preferita scrivendogli poi in faccia con l’indelebile tutto quello che pensava di lui, ovvero ‘ cazzo moscio’. La reazione di Manuele era stata uno scoppio di risate fragorose, mentre gli altri cercavano di mostrarsi solidali ma si stavano trattenendo a stento. L’unica che aveva mostrato sincero cordoglio era stata Eleonora, per la maglietta però, aveva sostenuto un po’ triste che era davvero un gran bel capo d’abbigliamento. Lui da parte sua si era mostrato disponibile a dimostrare quanto l’insulto fosse infondato - in privato ovviamente-, ma Giò l’aveva guardato in cagnesco e aveva sibilato un: “Non ti ci mettere anche tu” aveva evidentemente colto nel suo tono di voce la risata che stava cercando di trattenere a tutti i costi.
Era stato divertente all’inizio, ma ora la cosa andava avanti da un giorno e mezzo e stava cominciando ad esasperare tutti con le sue continue frecciatine e i suoi dispetti.
Tutti tranne Manuele ovviamente.
Giò era isterico ormai, e non si poteva rivolgergli la parola senza che grugnisse qualcosa di incomprensibile e questa situazione stava sfinendo anche lui. Insomma, capiva Jess e tutto quanto ma la sua reazione ora stava sfiorando il ridicolo, per non parlare dell’infantilità che aveva dimostrato quando aveva messo il sale nel suo caffè spedendolo dritto in bagno a vomitare.
Lui e Manuele si alzarono afferrando Giò e trascinandolo fuori, per impedirgli di compiere un omicidio prima del tempo probabilmente, lo portarono in giardino e Matt gli si piazzò davanti, mani sui fianchi.
“Che cosa hai detto esattamente a Jess per lasciarla?” esordì, riducendo gli occhi due fessure sottili, Manuele gli rivolse un occhiata sardonica “Oh io non vorrei saperlo” commentò
“E’ proprio perché sospetto di non volerlo sapere che invece lo sto chiedendo” rispose ironico Matt, ignorando le occhiatacce che Giò distribuiva in giro.
“Ma niente, che cazzo ne so, le solite cose vè!”
Ma Matt scosse la testa, puntando un piede a terra “Sii più preciso”
“Ma che diavolo, quella da fuori di testa e c’ho colpa io?” la voce stava cominciando ad assumere un tono vagamente isterico per cui Matt sospirò avvicinandosi a lui e posandogli le mani sul viso, gli occhi puntati nei suoi.
“Vogliamo solo capire come gestire la cosa, non ti stiamo accusando di nulla” disse dolcemente, accarezzandogli uno zigomo col pollice, non si sarebbe certo azzardato a baciarlo con Manuele li di fronte, non sapeva come Giò avesse gestito la situazione con lui ma di certo si sarebbe sentito tremendamente a disagio.
Era da poco che era venuto a patti con se stesso.
Da parte sua a lui non importava davvero doversi trattenere, non pensava ancora di poter meritare tutto quello, di poter aspirare a essere felice e guardava il destino che li aveva uniti con sospetto, preparandosi ai colpi bassi. Però cercava di non rovinarsi nulla col suo atteggiamento disfattista, sapeva che il tappeto poteva esserti tolto da sotto i piedi in ogni momento e prima di sbattere la faccia per terra voleva godersi appieno ogni momento con lui.
Giò si rilassò appena sotto di lui e rispose stavolta più calmo:
“Le ho detto che ho capito di aver sbagliato, che in realtà non l’ho mai amata e che è stato molto bello finché è durato” sentì Manuele trattenere a stento una risata e posare una mano sulla spalla di Giò esclamando:
“Scommetto che le hai detto che potete restare amici se vuole”
Giò gli rivolse un occhiata stupita “Come fai a saperlo?” Matt si staccò da lui avvolgendo la fronte con le dita e sospirando forte.
“Non so, intuito forse”
“Se la piantassi di prendermi per il culo…” borbottò Giò, fissando male l’amico che gli rimandò uno sguardo malizioso:
“Non so, potrebbe piacermi, lascia che ci provi prima” poi notando lo sguardo omicida di Matt fece marcia indietro:
“Ma anche no direi. Sto bene così in fondo, nell’ignoranza” Matt tornò ad avvicinarsi a Giò passandogli un braccio attorno alla vita, si era scoperto terribilmente possessivo anche lui, il suo lato violento che prima veniva fuori solamente nei confronti di Jess, ora si faceva sentire per ogni persona si avvicinasse troppo a Giò, e questa era una cosa che lo spaventava enormemente.
“Ecco bravo” borbottò, aggrottando poi le sopraciglia e commentando quello che Giò aveva appena detto:
“Giò è stato terribile ok, non poteva infilare più frasi fatte in una sola volta, però beh… sta comunque esagerando” Giò sospirò passandosi una mano fra i capelli e stringendo a se Matt, Manu era l’unico con cui si lasciasse andare e si sentisse più tranquillo nel esternare i suoi sentimenti per Matt, e nonostante questo. il semplice stare abbracciati in quel modo lo imbarazzava e provava l’impulso fortissimo di staccarsi, pur desiderando ardentemente un contatto con il suo ragazzo.
“Se entro stasera non la pianta le parlerò di nuovo” concluse staccandosi appena da Matt e lanciando un occhiata di sottecchi a Manuele.
Solo Manuele notò l’espressione leggermente ferita dell’altro e strinse le labbra indurendo il volto, sapeva che Giò aveva superato da poco e a fatica le sue paure ed era normale che non si sentisse a suo agio abbracciando Matt perfino davanti a lui; ma sapeva anche che Matt era stato costantemente rifiutato da tutti e l’unica persona che gli aveva teso una mano amica era stata Eleonora. Aveva un disperato bisogno di conferme e di sentirsi accettato completamente, anche se orgoglioso com’era non lo avrebbe mai detto.
Rivolse un occhiata all’amico e la loro naturale propensione a capirsi con uno sguardo fece si che Giò rivolgesse un sorriso stentato a Matt e poi borbottasse un: “Vado a bere un caffè” entrando e lasciandoli soli.

Manuele tirò fuori un pacchetto di sigarette e ne sfilò una, accendendosela. Non doveva dire nulla di particolare a Matt in realtà, ma sapeva che invece il ragazzo aveva bisogno di parlarne e con Giò non lo avrebbe mai fatto.
“Non mi dà fastidio”esordì Matt guardando fisso davanti a se.
“E chi ha detto qualcosa” rispose Manu alzando le spalle, fissando il pendio scosceso che portava alla strada principale.
“E allora perché mi sembra di capire che tu non mi creda affatto?”
Manuele sorrise, espirando una boccata di fumo
“Perché sei un ragazzo intuitivo” rispose solo, voltandosi a guardarlo con un mezzo sorriso, non voleva davvero immischiarsi, erano affari loro e lui non si sarebbe mai messo in mezzo rischiando di peggiorare le cose e basta, però era affezionato a entrambi e se poteva indirizzarli per la strada migliore l’avrebbe fatto.
Sentì Matt sospirare e infilarsi le mani in tasca, stringendosi nelle spalle:
“Che vuoi che ti dica Manu… a me non importa, voglio dire, mi va bene anche così e sarei ipocrita se dicessi che mi andrebbe bene baciarlo in mezzo alla strada come se niente fosse…”
Manuele gettò la sigaretta, continuando a guardarlo fisso
“Però ti fa star male che lui non voglia nemmeno toccarti davanti a persone che sanno e che capiscono” concluse per lui, vedendo come alle sue parole Matt intristiva lo sguardo
“Si perché so che lui non è così, lui è istintivo e impulsivo e se si trattiene ancora, perfino davanti a te, vuol dire che ha ancora paura e questa paura potrebbe portarlo a negare tutto” con una voce sottile sottile, da aver voglia di abbracciarlo e rassicurarlo al posto di Giò, perché sapeva che quello di cui aveva bisogno Matt ora era solo quello: essere rassicurato.
Aveva visto e vissuto molto più di quello che dovrebbe vedere e vivere un ragazzo della sua età e questo se da una parte lo aveva portato a maturare più velocemente degli altri, dall’altro aveva portato con un sé un carico di insicurezze che era arduo lasciarsi davvero alle spalle.
E per quanto Matt col suo infallibile intuito e con la sua spietata autoanalisi lo aveva sicuramente capito, era in ogni caso difficile sradicare l’intima certezza di essere sbagliati e di non meritarsi affatto tutto quello che si sta vivendo.
“Ma non è solo questo Matt… sono certo che tu in fondo sia convinto che prima o poi Giò capirà di aver sbagliato e ti lascerà, ma non perché lui non è certo di quello che prova, ma perché ti ritieni incapace di farti amare davvero”
Matt incassò la testa sulle spalle, era davvero difficile riuscire a sostenere lo sguardo penetrante di Manuele e continuare a mantenere la sua facciata impenetrabile, con nessuno era così difficile, persino con Eleonora era lui a decidere quando e come aprirsi, invece con Manuele era l’opposto: era sempre l’altro a scavare a fondo e a decidere come e quando lui si sarebbe aperto.
Era un pensiero disturbante e rassicurante nello stesso tempo.
Non disse nulla, lasciando che l’amico continuasse la sua analisi.
“Ed è perfettamente normale essere insicuri, specialmente a quest’età e con tutto quello che hai vissuto tu, cazzo mi stupirei se tu fossi perfettamente sicuro di te! Ma devi parlarne con lui Matt. Solo lui può aiutarti in questo, solo lui può aiutarti ad acquisire sicurezza in te stesso e solo lui può rassicurarti sui suoi sentimenti”
Matt scosse la testa con veemenza, mordendosi un labbro e voltando finalmente la testa a guardarlo:
“No Manu, non posso cercare la mia sicurezza in me stesso in qualcun altro, non è giusto, questa è una cosa mia che devo gestire io, lui non c’entra e non è giusto che io ora gli metta ulteriori pesi sulle spalle, gliene ho messi già tanti e me ne sono già pentito. E’ una cosa che devo risolvere da solo.” stavolta fu il turno di Manuele di scuotere la testa:
“No Matt, non chiuderlo fuori già da adesso, non escluderlo così… sai quanto è difficile costruire qualcosa assieme e ciò è possibile solo se c’è estrema onestà da parte di entrambi, lui ti apre un pezzo del suo mondo e tu gli apri un pezzo del tuo, poco alla volta ma costantemente. E’ l’unico modo. Ora siete in due e devi imparare a ragionare come una coppia non più come un singolo. Per lui non è un peso perché sa che come lui ora ha sostenuto una parte della tua vita, tu in futuro sosterrai una parte della sua. Sai meglio di me che il difficile non è riuscire a mettersi con qualcuno quanto restarci assieme.”
Matt non disse nulla, continuò a guardare Manuele, il modo in cui i suoi capelli si inanellavano selvaggiamente coprendogli le orecchie e solleticandogli la nuca, il blu dei occhi che ora si era fatto più scuro, quasi questo fosse un discorso a cui tenesse particolarmente.
“Puoi fidarti Matt. Puoi fidarti di lui”
Matt si morse un labbro, incerto:
“Ma io lo faccio… io mi fido se no non gli avrei mai raccontato tutto” senza specificare a cosa si riferisse, ma era intuibile.
“Non mi riferisco a questo… puoi fidarti del fatto che lui amerà anche i tuoi difetti assieme ai tuoi pregi. Puoi fidarti a lasciarglieli capire, a lasciarti andare, perché lui non si tirerà indietro ma ti amerà più di prima” Così. C’erano poche persone in grado di capirlo in questo modo, si contavano su due dita, però Manuele era andato dritto al problema sviscerandolo e ora si sentiva terribilmente scoperto ma non era una brutta sensazione. L’amico aveva intuito i suoi lati più deprecabili eppure era li lo stesso.
“Ci penserò” sussurrò distogliendo lo sguardo.
“E’ tutto quello che voglio” rispose Manuele.

“Hei eroe” Quando Manuele entrò nella sua stanza lui stava comodamente stravaccato sul letto, le braccia incrociate dietro la testa.
“Che vuoi?” Bofonchiò Giò continuando a fissare il soffitto.
“Dirti quanto sei idiota” rispose noncurante l’amico, afferrando il mini-pallone da basket posato sul cassettone e tirandoglielo addosso.
Giò era un maniaco del basket, non si muoveva mai senza la sua mini-palla. Giò l’afferrò, rilanciandogliela
“Da quando  ti sei messo a fare il cupido?” ringhiò osservando come Manuele prese la pallina al volo e gliela tirò a sua volta.
“Da quando ho un amico coglione”
Prese la pallina e la rilanciò.
“Ma se poteste finirla tutti di insultarmi” borbottò Giò.
Presa e rilancio.
“Senti non voglio romperti le palle, so che tu te la cavi da solo  e blablabla… voglio solo avvertirti”
Presa e rilancio.
“Avvertirmi di cosa?”
Presa e rilancio.
“Segui il tuo istinto… hai sempre capito Matt meglio di chiunque altro, non andare in confusione proprio ora”
Presa.
“Che vuoi dire?” Manuele sospirò, sedendosi sul letto accanto a lui, non avevano mai avuto problemi a parlarsi chiaramente loro due, erano amici fin da quando si era trasferito lì a dodici anni, sbattuto da una casa all’altra e senza sapere quasi nulla della sua famiglia, era il suo unico punto fermo e non poteva davvero quantificare o esprimere a parole quanto tenesse a lui.
“Giò, di cosa hai paura? Ti sei tenuto dentro per tutto questo tempo quello che sentivi, che provavi, non me ne hai parlato anche quando era evidente che io avevo capito tutto e cercavo uno spiraglio per cominciare il discorso, eppure sai come sono io. Sai che non ti avrei mai giudicato, che ti avrei capito comunque, perché diavolo non me ne hai mai parlato?” e Giò strinse spasmodicamente la pallina, quello che lo feriva più di tutto era il tono amaro che percepiva nella voce del suo amico.
E aveva dannatamente ragione, Manuele c’era sempre stato, l’aveva sempre coperto, l’aveva sempre capito, anche senza bisogno di parlare, e a nascondergli quello che provava per Matt si era sentito male il doppio, ma dirlo a lui equivaleva ammetterlo a se stesso e non era una cosa che fosse pronto a fare.
“Pensavo di riuscirci” mormorò, alzandosi a sedere sul letto accanto a lui “Pensavo di riuscire a dimenticare tutto e far finta di nulla, e parlarne con te significava dargli un valore maggiore di quello che volevo avesse, e dopo tutto è precipitato e ho avuto paura. So che non dovevo averne ma mi sono incasinato mentalmente e sono andato in confusione e… Sono stato un coglione” concluse desolato, guardando il suo profilo “Non te lo meritavi… mi dispiace” esalò, vide Manuele sorridere lievemente e posargli una mano sulla nuca, scuotendolo leggermente “Non importa Giò, mi basta sapere che non me ne hai parlato per coglionaggine tua e non perché non ti fidassi” Giò spalancò gli occhi guardandolo sinceramente stupito “Pensavi questo?Cristo Manu tu devi essere fuori di testa! Di chi altri dovrei fidarmi se non di te?” Era questo dunque che intendeva dire Manuele? Che se non esprimeva chiaramente quello che pensava rischiava di far del male alle persone e creare equivoci madornali? Lo conosceva bene, non avrebbe iniziato questo discorso senza avere uno scopo, o almeno non in questo momento e in questo modo. Aveva parlato con Matt e sicuramente tutto questo aveva a che fare con lui.
E ancora una volta si stupì di quanto in fondo potesse spingersi il suo amico per aiutarlo, di quanto tenesse a lui.
“Non dubitare più va bene? Non c’è nessun altro al mondo di cui mi fidi come mi fido di te e cazzo Manu ti voglio bene lo sai… non costringermi a dire smielatezze ora” concluse lamentandosi, la mano di Manuele era ancora sulla sua nuca e non accennava a volerla togliere, sapeva cosa significasse per il suo amico quello che aveva appena detto.
Non disse nulla ma in fondo non c’era bisogno di parole, fra loro due raramente ce n’era bisogno e la mano posata sulla sua nuca che stringeva forte era più che sufficiente.