\\Non ducor, duco\\
(Non mi faccio condurre, conduco)
CAPITOLO I

\\ La notte è tiepida e profumata, dalla strada giungono le voci di chi non riesce ancora a dormire, mentre le luci della città avvolgono, quasi con calore, l'aria, entrando dalle finestre nelle stanze già buie, facendo compagnia a chi sta riposando dopo una giornata di lavoro.
Arthur è steso nel letto e sta scivolando, lentamente, nel sonno.
Non è tardissimo e lui è abituato ad addormentarsi ad altri orari ma alle cinque deve alzarsi, per poter essere all'aeroporto in tempo.
Domani arriva Nikolas con un nuovo amico, che lui non ha mai conosciuto ma di cui ha sentito ampiamente parlare.
Si chiama Mika e, da quello che Alexander e Nikolas gli hanno detto, deve essere una persona davvero speciale...come loro del resto.
Tutti loro.
Chiude gli occhi lentamente, mentre nella mente il viso dei suoi amici prende il posto di qualsiasi altra cosa.
Arrivano giusto in tempo...aveva bisogno di soldi disperatamente, il soffitto della palestra è da sistemare, per non parlare delle finestre dell'appartamento dove dormono i ragazzi, quasi tutte rotte.
Fra tutti quelli che i gemelli gli hanno fatto conoscere, colui che lo ha colpito di più, finora, è stato Javier.
La sua storia gli è arrivata fino in fondo all'anima e hanno cominciato a scriversi lunghe lettere, in un'amicizia epistolare molto profonda.
Nyatri...il pensiero va a colui che è diventato il suo migliore amico e che dorme in una brandina accanto al suo letto.
Con lui si è instaurata, da subito, un'amicizia bellissima che continua anche a distanza, visto che per uno come lui la distanza non conta affatto.
Sopra tutto quella fisica.
E' arrivato tre giorni fa, senza che si dessero nessun appuntamento, senza sapere che Nikolas e Mika sarebbero arrivati a giorni.
Bè...senza sapere è una parola troppo grossa per lui, visto che, anche se lui non gli aveva detto assolutamente nulla...Nyatri aveva la certezza del loro arrivo.
La mente, finalmente, si fa catturare dal sonno mentre sull'oceano un aereo sta volando, portando con se il suo carico di sogni, di speranze e di pensieri.
Mika sopra un aereo?
Di nuovo?
Ma come è possibile?
Bé...andiamo a vedere un po' che cosa sta accadendo a tremila metri di altezza in una scatola volante che sfida la forza di gravità.

\Arthur\
Non mi sono mai piaciuti gli aeroporti, li ho sempre visti soltanto come un mezzo per ottenere qualcosa che,altrimenti, avrei ottenuto molto più lentamente.
Tutti quelli che sono qui dentro non si rivolgono nemmeno uno sguardo, figuriamoci una parola o un sorriso.
Se si eccettuano quelli che vogliono rimorchiare o, semplicemente, farsi un giro con qualcuno.
Uno squallore unico.
Ognuno pensa a se stesso, al suo tornaconto, ai suoi casini e non si rende conto che chi è vicino a lui, probabilmente, è nelle sue stesse condizioni.
Mah...forse, anche se se ne rendessero conto, non cambierebbe nulla.
Ormai l'uomo non è capace di interagire con chi gli sta accanto.
E' più forte di lui.
Finalmente i passeggeri del volo proveniente da Roma escono con i bagagli e io cerco, tra i vari volti, quello inconfondibile del mio amico.
Due teste bionde sovrastano, di gran lunga, tutte le altre e si muovono con molta calma, in mezzo a quella calca indescrivibile.
Nikolas è sempre un gran bel vedere,con quella luce pericolosa che brilla in quegli occhi magnetici.
Quello accanto a lui deve essere Mika.
I suoi capelli hanno una tonalità più chiara e sono più folti, più curati.
Bellissimo anche lui, di una bellezza quasi aristocratica.
E altrettanto pericoloso.
E' inevitabile voltarsi a guardare.
Un po' per i capelli più lunghi della maggior parte degli uomini, più belli senza dubbio, che sembrano emanare una luce propria.
E un po' per la sicurezza che hanno.
Come si muovono, come parlano, i loro sguardi...tutto, in loro, sembra dire: attenzione, pericolo!!
Eppure io conosco parecchie persone che correrebbero più che volentieri il rischio che quegli occhi magnetici sembrano promettere se ti avvicini troppo.
Specialmente le donne si fermano per guardarli e a me viene da sorridere... care mie, questi qua sono occupati, e molto anche.
Vorrei proprio dire questo ma so che non servirebbe a molto.
Così mi godo la loro espressione che cambia completamente quando mi guardano, quando Nikolas mi riconosce e affrettano il passo per arrivare vicino a me.

\Mika\
Ancora sopra un aereo!!
Com'è possibile che mi sono fatto convincere a volare di nuovo?
Me lo chiedo proprio quando dobbiamo salire per attraversare una tempesta violenta, con l'areo che sembra ballare, scatenato.
Chiudo gli occhi, imprecando tra me e me.
Sempre con molta classe, ci mancherebbe. ..cerco di fare dell'ironia per sdrammatizzare la situazione ma non è che funzioni molto.
Le mani artigliano il sedile e sento le goccioline di sudore che mi ricoprono la fronte.
Del resto Angelo me lo aveva detto:” sei sicuro di quello che fai?
Un conto è un'ora scarsa di aereo per arrivare a Granada e un'altro conto sono le dieci ore abbondanti per giungere a San Paolo “.
E' irritante quando ha ragione!
Non è che io lo ascolti poi molto, perchè alla fine faccio sempre di testa mia.
Ma dopo aver tanto sentito parlare i ragazzi di Arthur, come potevo resistere alla tentazione di accompagnare Niki laggiù?
Certo...se viveva in Italia ci sarei andato già da qualche anno,anche in Europa, vah!!
Il fatto di salire su uno di questi cosi volanti è stato un ottimo deterrente, per me.
Sospiro profondamente, più volte.
<<Forza Mika che ci siamo quasi. Ancora qualche ora e siamo arrivati.>>
Niki fa sentire la sua voce dopo una dormita di due ore abbondanti!! !
Gli rispondo con un silenzio pericoloso, ma come fa a dormire sospeso a 3000 metri da terra?
<< Cinque, per la precisione, che vuoi che sia, ne hai fatte la metà...>> nella sua voce c'è, indubbiamente, un'ironia molto, molto più marcata della mia.
Lo odio quando fa così.
Perchè non è venuto Alex con me? Ah si...l'albergo.
Bè...avrebbe potuto restarci Niki in albergo!!
Va bè che io non gli affiderei nemmeno una delle mie serre, figuriamoci l'albergo!
<< Ho cercato di convincere Alex a venire con me, ma è più cocciuto ed esasperante di qualsiasi altra persona che conosco, quando ci si mette >>
Mi legge nel pensiero, è seccante questa sua perspicacia! !
<< Rilassati, adesso siamo sopra il temporale, vedi? Da qua è una meraviglia.. .guarda che cielo azzurro. Mi rilassa volare...te l'ho già detto?>>
<< Solo trenta volte da quando siamo partiti...>> mi scappa un sorriso, nonostante tutto.
E' vero, è esasperante, seccante e potrei trovare altri venti epipeti diversi e molto, molto pittoreschi per descriverlo ma...è l'unico che sa farmi accantonare, per un momento, il luogo in cui siamo.
Cosa accaduta anche qui. Adesso.
Volto appena la testa verso l'oblo e noto che ha ragione, abbiamo superato il temporale.
Abbozzo un quarto di sorriso e rilasso le mani sul braccioli, cercando di tornare alla normalità.
Quasi almeno.
<< Hei...hai sorriso! Ce l'ho fatta allora...>>
<< Idiota!>>
Ma il sorriso è più accentuato.
Se devo distrarmi, è meglio farlo alla grande.
<< Parlami ancora di Arthur...>>
E Niki si trasforma, diventa quasi bello...si vede che ama profondamente il suo amico.
Ragione in più per essere seduti qui sopra!!
\Niki\
Parlare di Arthur, che parole si possono usare per parlare di uno come lui?
Che cosa dire che non gli abbiamo ancora detto?
I suoi occhi verdi riflettono la sua anima pura e incontaminata.
Non sono uno che fa complimenti facilmente.
Ma quando lo guardo non posso fare a meno di pensare che è la persona più buona che io abbia mai conosciuto.
E co che, dire così, è come sminuirlo.
<<Ti racconterò quello che è accaduto l'ultima volta che siamo andati da lui, così capirai meglio chi è Arthur Dos Campos.
L'ultima volta che siamo andati da lui con me c'era Javier ma Arthur non era venuto a prenderci all'aeroporto.
Nessuna telefonata, niente di niente.
Chiaramente ero un po' preoccupato, non è da lui fare così.
Una volta è venuto a prenderci con 39 di febbre, non si fa fermare dalle malattie.
Quindi la cosa doveva essere grave.
Siamo andati, con un taxi, direttamente alla palestra e là c'era...la polizia!
Mi si è gelato il sangue nelle vene.
Calandomi la maschera dell'uomo d'affari gelido e stronzissimo che, come tu sai, mi viene così bene (piccolo cenno affermativo di Mika che ghigna...)mi sono avvicinato a loro chiedendo che cosa era successo.
Non ti sto a raccontare le fatiche per farmi dire che...il mio amico era in galera.
Accusato di omicidio.
Per poco non mi sono messo a ridere!!!
I ragazzi più grandi della palestra mi hanno raccontato, poi, che si era preso una colpa che non era sua.
E di questo non avevo dubbi.
Una testa calda che lui si era messo in testa di salvare aveva rubato quei pochi soldi che teneva da parte e aveva fatto fuori un'altro balordo come lui che voleva fregargli il misero bottino.
Là muori per pochi spiccioli... e non solo là, purtroppo.>>
Con un brivido mi viene in mente Haris e quello che aveva fatto.
Come si era accusato al posto dell'amico coglione che non aveva avuto il coraggio di denunciarsi.
Anche Mika ci pensa perchè mormora << come Haris>>.
Faccio cenno di “si” con la testa e, per un istante, rimango in silenzio.
Non so se sarei mai capace di una cosa del genere.
Riprendo con voce leggermente più roca, quasi a fatica:
<<Io so com'è la galera, ci sono stato.
E so quanto è dura restare se stessi senza diventare come loro, senza distruggere tutto ciò che ti sta accanto e che ti ricorda quello che sei diventato, per questo io e Javier abbiamo smosso mari e monti per liberarlo.
Con l'aiuto di alcuni vecchi amici di Javier, del suo passato di fiorettista, gli trovammo un ottimo avvocato che lo tirò fuori di li in pochissimo tempo.
Chiaramente io convinsi il vero colpevole a dire la verità, almeno fino a che aveva ancora una vita da vivere...>>
Mika aggiunge con un sorriso sinistro...quasi:
<< e, altrettanto chiaramente, Arthur non seppe mai nulla di questa tua opera di...convincimento> >
Non rispondo ma la mia espressione dice tutto.
Se Arthur avesse saputo quello che avevo fatto mi avrebbe rispedito a calci nel sedere in Italia alla velocità della luce.
<<E' troppo buono e, come tu bel sai, le persone troppo buone vanno protette, a loro insaputa...> >
Specie se si è alti come una montagna e si ha dei muscoli d'acciaio... aggiungo tra me e me.
Taccio, avvinto dai ricordi e Mika rispetta il mio silenzio, chiudendo gli occhi e cercando di dormire...per quello che la sua paura (o istinto di conservazione, come lo chiama lui) glielo permette.
Le ore passano, lente e, insieme a loro, cresce il desiderio di vederlo.
Di sentire i suoi racconti e di guardare la sua faccia quando vedrà la cifra che siamo riusciti a portargli.
Ed è mentre lo vedo in mezzo alla folla anonima che anima sempre gli aeroporti, che un'ombra oscura questo momento perfetto.
Non so che cosa sia e nemmeno da dove è arrivata ma è così viva e profonda da farmi sobbalzare.
Mika si volta e mi guarda.
Serio.
Bianco come la neve.
E capisco che l'ha sentito anche lui.
Qualsiasi cosa sia.
Una voce dall'altoparlante dice, in diverse lingue, che siamo nell'aeroporto internazionale di San Paolo e l'ombra, così com'è arrivata, se ne va.
Ma dentro di noi rimane qualcosa che ci impedisce di gioire in pieno.
Mi calo sul volto la mia maschera ironica per non insospettire Arthur mentre il sole torna a splendere come prima.
O quasi.