Più grande che c'è

" Tutto qua? E tu sei così schifosamente teso e intrattabile perché Taro non è ancora arrivato?"
Genzo guarda Tsubasa come se fosse improvvisamente impazzito, cosa che tutti gli altri compagni di squadra stanno effettivamente pensando ,visto la tensione evidente del loro capitano in questi ultimi giorni.
" Pensavamo che fosse il cambiamento di clima, oppure il fuso orario e abbiamo cercato di comprendere… ma accidenti Tsubasa… in questi giorni sei assurdamente impossibile e…"
Oozora alza le mani in segno di resa, sul viso una smorfia che assomiglia vagamente a un sorriso:
 " ok, ho capito, non c'è bisogno che esageri, lo so che sono stato un po' intrattabile in questi ultimi giorni…"
allo sguardo scettico del suo amico scuote le spalle rassegnato;
" e va bene… diciamo che sono stato uno stronzo di prima categoria…uff!!"
Genzo fa un sorrisino ironico e si sistema meglio il berretto calandosi la visiera fino a coprirsi gli occhi, poi si rilassa sulla panchina del parco dove Tsubasa va ogni mattina, alle sei in punto, per correre e dribblare tutti quei poveri alberi .
Stamattina però è stato attento e, dopo aver messo la sveglia alle sei meno un quarto, ha atteso al varco quella dannata testa dura di Tsubasa per corrergli dietro, bloccarlo in un posto tranquillo senza orecchie indiscrete tra i piedi e obbligarlo a sputare il rospo.
Rospo che lui conosce benissimo tra l'altro.
Sa bene che non è tutto qua, c'è dell'altro, ne è sicuro… lo ha osservato bene in questo ultimo periodo e sa che non può sbagliarsi, lo costringerà ad ammettere il perché la mancanza di Taro lo rende così dannatamente nervoso, intrattabile ecc…
Dopo sarà un po' meno perfetto forse… ma così dannatamente umano accidenti.
" Doveva arrivare due giorni fa e non si è ancora fatto vivo e nessuno mi dice niente… in fondo sono il capitano e ho il diritto di…"
ma Genzo lo interrompe con un gesto secco della mano:
" Scusa se non scatto sull'attenti capitano ma stò cadendo dal sonno e non ci farei proprio una bella figura…"
Tsubasa lo guarda stupito, è la prima volta che il suo amico gli parla così… poi scuote la testa con un sorriso finalmente sincero, appoggia i gomiti sulle cosce e sul suo viso compare un sorriso rassegnato:
 " sono stato proprio così idiota, eh…"
" eh… ci sei quasi,  ancora un giorno e ti avremmo affogato nella Senna…"
Genzo sorride quasi con dolcezza, non può farci niente… vuole troppo bene a quel testone di Oozora:
"e adesso cosa ne dici di dirmi il vero motivo del tuo malumore?
E non rifilarmi la storiella di prima per favore…a quest'ora e a stomaco vuoto per di più…"
Un sospiro allarga il torace di Tsubasa che cambia di nuovo posizione, appoggiandosi alla panchina e alzando gli occhi verso il cielo azzurro e terso di questa meravigliosa giornata d'Aprile.
" E' veramente bella Parigi, non me la ricordavo così… anzi, devo dire che non me la ricordavo proprio, forse dipende dal fatto che quando siamo venuti qui eravamo così piccoli…"
lascia la frase in sospeso e Genzo sorride ironicamente:
" piccoli certo, avevamo soltanto quattro anni meno di adesso eh, non è che a diciassette anni siamo molto più grandi…"
\e soprattutto tu pensavi soltanto al pallone… mentre invece adesso nella tua mente c'è qualcun altro che sta disputando la tua attenzione\  pensa divertito, ma si guarda bene dal dirlo ad alta voce.
Tsubasa continua con un leggero sorriso, come se stesse pensando a voce alta;
"anche quella volta Taro è arrivato in ritardo ma non ero affatto preoccupato, ricordo chiaramente la gioia che ho provato quando l'ho incontrato…da che io ho memoria lui è sempre stato presente e vivo nei miei pensieri.
Anche quando era a studiare in giro per l'Europa con suo padre non passava un giorno senza che io pensassi continuamente a lui, a quello che stava facendo, a cosa stava pensando… ogni vittoria era più completa se avevo lui al mio fianco…"
si interrompe improvvisamente, consapevole dell'importanza delle sue parole, guarda Genzo, smarrito e lui gli fa un sorriso d'incoraggiamento, continua con voce insicura:
"ma è normale tutto questo se lui è un amico, no? Cioè…lui è un mio caro amico, come tè del resto…abbiamo condiviso così tante cose insieme e io…io…"
" Taro è un'altra cosa. Io e tè siamo amici, sei il solo che si azzarda a dirmi cosa devo fare e non si becca un pugno sul naso. Del resto io sono l'unico che si permette di parlarti come se tu fossi ancora il mocciosetto piccolino che mi sfidò, quel lontano giorno, con un'incoscienza fuori del comune.
Con Taro è diverso perché "Lui" è diverso per tè.
E lo è sempre stato."
Tsubasa chiude gli occhi e rivede il viso dolcissimo del suo amico.
Gli occhi scuri ed intensi, dove trovava sempre comprensione e affetto, la bocca sempre pronta al sorriso, mai tesa né arrabbiata.
Quei lineamenti che conosce così bene e che vorrebbe rivedere ancora una volta davanti a sé.
Subito.
Con un'urgenza preoccupante, che non ha mai cercato di analizzare.
Genzo si alza in piedi, gli ha messo finalmente davanti agli occhi i suoi reali sentimenti per il loro amico, adesso se ne va, deve finire quello che lui ha incominciato e deve farlo da solo.
Non è facile accettare un sentimento del genere e capire che la tua vita non è più completamente "tua" ma di qualcun altro.
Che i tuoi pensieri, i tuoi sentimenti, persino i tuoi comportamenti sono influenzati dalla presenza di un'altra persona… dargli tutto quel potere su di tè può essere devastante.
O meraviglioso.
A seconda dei casi.
Se poi quella persona è il tuo migliore amico… allora il tutto diventa ancora più difficile.
Ma lui sa che Tsubasa ce la farà.
Ha fiducia in lui.
Altrimenti è sempre in tempo a riempirlo di pugni.

Genzo se n'è andato da un'ora e Tsubasa ha continuato a correre per il parco dribblando tutti gli alberi che gli arrivano a tiro… e anche qualche incosciente come lui che, a quell'ora indegna del mattino si mette a correre o a fare esercizi vari.
Si interrompe e guarda l'orologio, sono le sette passate, si ferma inspirando profondamente alcune volte, la maglietta fradicia di sudore che si incolla al suo corpo e i capelli completamente bagnati sono l'unico indizio della sua recente attività fisica, visto che il respiro è tornato pressoché normale,  sembra che abbia appena fatto una passeggiata appena più veloce e non una corsa durata più di un'ora.
Ma nonostante tutto la sua mente è rimasta sempre lì, un unico pensiero la occupa e non è la partita imminente contro la Francia ma un viso che lui conosce bene, una voce che non riesce più a togliersi dal cuore… un nome che è scritto a lettere grandi e ben visibili dentro di lui: Taro.
Il suo desiderio di rivederlo dopo dieci lunghissimi mesi è così grande che, quando sente la sua voce che lo chiama non ci fa caso, pensando a un'altra delle sue allucinazioni, si volta con il pallone al piede e… va quasi a sbattere contro un torace solido come la roccia, alza gli occhi stupito e quello che vede lo fa ammutolire:
" Taro… ma allora sei tu.. non è un'allucinazione…"
Si rende vagamente conto di quello che ha detto e di cosa questo implichi ma non riesce a memorizzarlo nella sua mente, le braccia lungo i fianchi, la bocca socchiusa e gli occhi spalancati.
E' Taro il primo che si muove a annulla la brevissima distanza fra loro abbracciandolo di slancio.
" Tsubasa… finalmente insieme… che gioia amico mio…"
Lui fa cenno di sì con la testa, gli occhi chiusi e le labbra serrate per impedire a quel nodo assurdo di sciogliersi e di fare così una figura ancora peggiore di quella appena fatta.
Si ritrovano seduti sulla stessa panchina di prima, la più nascosta ad eventuali occhi indiscreti, tranquilla e così stranamente intima da consentirgli di rilassarsi completamente.
Il braccio di Taro è appoggiato dietro le spalle dell'amico, con le dita arriva a sfiorargli i capelli, si sente così felice e in pace con se stesso , la luce che gli illumina lo sguardo dà a tutto il volto una bellezza diversa, più matura, adulta… Tsubasa si rende conto che non riesce a staccargli gli occhi di dosso, non se lo ricordava così bello, di lui conservava la dolcezza del suo sguardo, l'indulgenza delle sue parole, il calore dei suoi abbracci… adesso invece è consapevole anche della sua intensa bellezza e questo lo spaventa ancora di più.
Nessuna ragazza lo ha attirato a sé in quel modo, di nessuna ha notato la bellezza del profilo, la luminosità dello sguardo, la morbidezza dei capelli, nemmeno con Sanae… e soprattutto con nessuno ha provato il desiderio così struggente di perdersi in lui.
\Devo essere impazzito, non c'è alcun dubbio\ pensa quasi spaventato.
" Ti ha detto Genzo dove trovarmi? "
Chiaramente quello che dice è completamente diverso da quello che pensa, riesce ad avere ancora un po' di controllo su se stesso, anche se non sa fino a quando.
" Certo, l'ho incontrato nell'atrio dell'albergo e mi ha letteralmente buttato fuori per venirti incontro.
Ha detto che sono giorni che mi stai aspettando e che siamo addirittura in camera insieme dietro tua espressa richiesta…"
" Che linguaccia… un giorno o l'altro gliela taglio " dice divertito Tsubasa, sa che Genzo vuole soltanto aiutarli ma lui non è ben sicuro di voler essere aiutato, non sa ancora cosa vuole né perché adesso è così felice di essere lì, seduto su quella panchina accanto al suo migliore amico che gli accarezza una spalla, leggero, delicato e… caldo… molto caldo.
" Mi siete mancati così tanto  tutti voi ma, più di tutto, mi è mancato il Giappone, i suoi colori, la sua luce, la sua gente… anche se sono anni che giro il mondo con mio padre non mi sono ancora abituato ad essere lontano dalla mia terra".
Rimangono a parlare ancora a lungo, dimenticando completamente il resto del mondo, l'appuntamento per la colazione alle otto e gli allenamenti delle otto e mezza.
Tsubasa si beve avido ogni suono che esce dalla sua bocca, ogni parola, racchiudendola nel suo cuore e facendone tesoro per quando se ne andrà di nuovo
\no… non devo pensare a quando il torneo finirà e noi ci divideremo… cosa farò dopo?\
Il suo sogno di diventare un campione del mondo si sta avverando, uno dei più grandi club di calcio Europei lo ha notato e lo vuole fin dal prossimo campionato.
Il calcio Brasiliano è pieno di fantasia e di passione ma il calcio Europeo è tecnica pura e sa che imparerà molto anche da loro, però adesso tutte queste cose sono lontane, non riesce più a sentirle sue, ad amarle in maniera assoluta.
Perché… perché nel suo cuore c'è un'altra persona… Taro.
"Come… come hai detto?"
Tsubasa guarda il suo amico frastornato, la rivelazione che ha appena fatto l'ha lasciato completamente annichilito, svuotato, senza forze.
Taro sorride con dolcezza, sa cosa stà passando per la testa del suo compagno.
Oh si, lo sa bene, visto che l'ha passato anche lui prima di decidere di accettare la convocazione della nazionale e di rivederlo.
Rivederlo essendo pienamente consapevole che Tsubasa è tutta la sua vita, non più il calcio o, per meglio dire, non solo… quel testone seduto accanto a lui è diventato il padrone dei suoi pensieri e dei suoi sogni più intimi, sconvolgendogli la mente e il cuore.
Era pronto a ricevere un suo rifiuto, sapeva che sarebbe stato contento di rivederlo ma non era sicuro che ricambiasse i suoi sentimenti… ed invece Genzo con le sue mezze allusioni gli ha aperto il cuore alla speranza… speranza che sta diventando certezza alla vista degli occhi confusi di Tsubasa, del suo corpo proteso verso il suo, della testa appoggiata alla sua mano quasi inconsapevolmente.
"C'è una cosa però che mi è mancata più di ogni altra.
Anzi, una persona… non vuoi sapere quale?"
Avvicina il viso al suo ulteriormente, osservando ogni lineamento, ogni minima espressione di quegli occhi caldi come cioccolata.
Non aspetta una risposta, continua con voce appena rauca, unica cosa che tradisce la sua profonda emozione: "Sei tu Tsubasa. Mi è mancata la tua voce che scherzava con me, i tuoi occhi che mi cercavano in continuazione, il tuo corpo accanto al mio sul campo di calcio… le tue emozione che riuscivo a leggere così facilmente nel tuo sguardo limpido e sincero.
E appassionato.
Perché solo io so la passione che si nasconde dietro la tua bravura.
Dietro i tuoi modi sempre perfetti e la tua calma innata, quella passione che voglio soltanto per me."
Tsubasa chiude gli occhi lasciandosi riempire da quelle parole, da quella dichiarazione d'amore.
Sa che finche vivrà nessuno riuscirà mai più a parlare così al suo cuore.
Nessuno lo amerà così, in questo modo assoluto e totale.
Sente la mano del suo compagno che sfiora la sua aspettando una sua reazione, lo sente trattenere il respiro, teso, quasi spaventato da un suo rifiuto e, all'improvviso, sa che il suo cuore ha già deciso.
Non ha scelta.
Taro crede di avergli dato una possibilità di scelta, in realtà lui non ne ha nessuna
Non l'ha mai avuta.
Gli stringe la mano, forte, palmo contro palmo.
Si fa riempire dal suo calore e apre lentamente gli occhi.
Quelli ansiosi e dolcissimi di Taro lo stanno osservando e a lui non sono mai sembrati più belli di così.
" Lo sai perché soltanto tu hai scoperto la mia passione?
Perché è solo con tè che riesco ad esprimerla.
Ed è sempre stato così.
Sei l'altra parte di me stesso.
Quella che mi completa.
E lo sei sempre stato"
Alza una mano fino a sfiorargli la nuca, affonda le dita nella seta dei suoi capelli e lo sente trattenere un gemito.
Lo attira contro il suo viso lentamente, dandogli la possibilità di allontanarsi… ma Taro non si allontana, non ci pensa assolutamente.
Si sfiorano le labbra con un bacio dolcissimo, che sa di miele… miele dorato e profumato.
Tsubasa apre un po' le labbra e Taro ne approfitta per infilare dentro la sua lingua.
Gli esplora la bocca dapprima con titubanza… poi, alla risposta appassionata del suo compagno approfondisce il bacio con un gemito profondo che nasce dal fondo della sua gola.
Se ne vanno dopo un'ora di baci, di carezze dolci e appena accennate.
Di farsi scambiate a fior di labbra.
Incuranti della gente che stà passando e che potrebbe notarli.
Due ragazzi seduti in una panchina appartata.
In pantaloncini e maglietta, l'uno fra le braccia dell'altro.
Sotto il cielo bellissimo di una splendida Parigi.

Il torneo è finito e così anche la loro "vacanza".
La finale per il terzo e quarto posto è stata vinta dalla Germania, dopo una bellissima partita terminata tre a due.
La finalissima ha visto davanti l'Italia e il Giappone, in novanta minuti da cardiopalma, terminati uno a uno.
La difesa di ferro dell'Italia  ha avuto il suo bel daffare con Tsubasa, Taro e Hyuga , ma anche gli attaccanti italiani si sono trovati davanti un muro umano che risponde al nome di Genzo.
I supplementari hanno portato un altro gol ciascuno e l'incontro è finito così, senza rigori, come da precedenti accordi.
Due a due.
I festeggiamenti si sono protratti fino a tardi e quando Tsubasa e Taro tagliano la corda per tornarsene in camera quasi nessuno se ne accorge, quasi nessuno appunto.
Genzo li nota immediatamente e fa il vuoto attorno a loro perché nessuno si azzardi a fermarli.
E' il loro momento e lui lotterà contro chiunque voglia intromettersi.
Protetti così stoicamente da un eroico portiere arrivano nella loro camera e si chiudono dentro con un sospiro di sollievo.
Sono cinque giorni che dividono quella camera.
E cinque notti.
La prima notte l'hanno passata ognuno nei loro letti, parlando fino all'alba senza stancarsi mai.
La seconda li ha trovati insieme, nello stesso letto, dividendo il calore dei loro corpi e la dolcezza di un abbraccio.
Non c'è stato altro tra loro se non baci e carezze.
Carezze che si fermavano prima di andare troppo oltre, come per un tacito accordo.
C'erano le partite e la loro concentrazione doveva essere totale sul campo.
Ma la verità è che non se la sentivano ancora…
Taro avrebbe fatto l'amore con lui anche subito ma era sicuro che per Tsubasa fosse troppo presto, aveva appena scoperto di amarlo, doveva concedergli tempo… anche se dormire abbracciato a lui senza poter fare altro era una tortura troppo grande.
Quella sera si concedono un lungo bagno ristoratore nella piccola vasca fornita però di idromassaggio.
Le bollicine di ossigeno massaggiano deliziosamente i loro corpi stanchi concedendogli ristoro e benessere.
Taro è appoggiato in fondo alla vasca con le gambe aperte e il suo compagno si è seduto davanti a lui, con la schiena contro il suo petto mentre le mani ricolme di schiuma di Taro lo stanno lavando delicatamente, accarezzandolo con dolcezza.
Non è la prima volta che fanno il bagno insieme, per non parlare della doccia dopo gli incontri.
Ma adesso è tutta un'altra cosa e ne sono pienamente consapevoli.
Taro non lo ha voluto forzare, ha riempito la vasca e si è spogliato senza dirgli nulla, quando si è disteso però i suoi sospiri di piacere hanno insospettito Tsubasa che è entrato nel bagno per vedere che cosa stava combinando e alla vista di quel corpo nudo ricoperto di bollicine… ha capito cosa intendeva Genzo quando diceva che lui è un amico ma Taro è un'altra cosa…
Un'altra cosa… non più amicizia, dolcezza, tenerezza, ma uno strano calore che partiva dal suo stomaco per irradiarsi in ogni parte del suo corpo, invadendo ogni cellula e terminazione nervosa.
Eccitazione.
Come nessun corpo o immagine di donna bellissima e voluttuosa potrebbe fare.
\Ma allora a me piacciono veramente gli uomini\ pensò stordito.
Poi, mentre le sue mani si mossero quasi da sole, senza nessun collegamento con il cervello, togliendo i vestiti che aveva ancora addosso, i suoi occhi non lasciarono un solo istante quelli di Taro.
\No… a me non piacciono gli uomini… a me piace Taro\ e quello fu il suo ultimo pensiero coerente prima di perdere del tutto la ragione.
Tsubasa apre gli occhi appannati dal piacere, l'erezione del suo compagno spinge contro di lui e forse dovrebbe avere paura, almeno un po' di timore … forse… ed invece prova soltanto piacere, un piacere che sale lentamente mentre le mani di Taro scendono verso il basso.
La sua bocca gli stuzzica il collo mentre la mano insaponata scivola sulla virilità di Tsubasa che sospira profondamente, sconvolto dalle sensazioni intense che Taro gli fa provare, incapace di fare qualunque cosa che non sia gemere e muoversi piano sopra di lui.
Quando Taro scivola dentro il suo corpo lui è totalmente immerso in una marea inarrestabile di piacere che sale sempre più, trasportandolo verso spiagge lontane ed inesplorate.
Il dolore lo riscuote per un attimo, si sente aperto in due e nonostante sia immerso nell'acqua la sua carne si stringe spasmodicamente sul suo compagno, che stringe gli occhi e lo abbraccia, in preda a un piacere impossibile da descrivere.
Poi lentamente il suo corpo torna a essere acutamente consapevole delle mani di Taro che lo stanno accarezzando, dell'acqua che massaggia il suo corpo, della bocca calda che lo sta assaggiando piano…e si muove leggermente, chiedendo tacitamente la collaborazione del suo compagno… che riprende a muoversi dentro di lui, aumentando sempre di più, incoraggiato dai movimenti di Tsubasa, dalle sue parole roche inframmezzate dai gemiti sempre più alti.
Vengono insieme, soffocando le grida nelle reciproche mani, per la prima volta nella loro vita… insieme.

La luna entra dalla tendina tirata della finestra illuminando di una luce argentata i corpi nudi allacciati nel piccolo letto.
Le teste vicine sul cuscino, i capelli che si mescolano insieme ai loro respiri, le gambe intrecciate.
Anche nel sonno si cercano e si stringono ancora di più, timorosi di perdersi…sicuri soltanto del loro amore.
Domani penseranno a come affrontare il futuro.
Domani prenderanno decisioni importanti ma...comunque sempre insieme.
Adesso però il domani non c'è ancora.
Adesso riposano, certi del sentimento che li lega ormai indissolubilmente.                                                                       
 E la luna, da lassù, ne bacia i profili perfetti vegliando sul loro sonno.