11. LUCE



"Tu lo sai che non è la fine Si' che lo sai...
Che viene maggio E sciolgo le brine Si' che lo sai...
Resti d'inverno Persi nel vento Io non mi stanco no, no
E vengo a cercarti In un sogno amaranto
Questo cuore Sparpagliato Per il mondo se ne va'
Questo cuore Disperato E' delicato
Dove sei Arcobaleno E cosa fai...
Miele selvaggio Quando ti sogno
Che cosa fai... Nel cuore mio Tra il nulla e l'addio
Questo cuore Sparpagliato Per il mondo se ne va'
Questo cuore Disperato E' delicato
Così mi manchi Nell'universo In mezzo al mondo
Così ti cerco E grido forte Da in mezzo al mondo
Solo io Posso trovarti
Solo io E inginocchiarmi
Solo io Per innalzarti
Mio sole mi senti Solo io Da quante lune
Solo io Ti aggiusto il cuore
Solo io Io sono un'ombra E tu, e tu sei il sole
Così mi manchi E grido forte Da in mezzo al mondo
Mio sole rispondi
Questo cuore Sparpagliato E' delicato E tutto qua"
/è delicato - Zucchero/

Rusty lo guardò un po’ in silenzio prendendo un paio di respiri mentre il dottore con una pazienza infinita faceva del thè per dargli tempo di organizzare idee e coraggio. Il dottore gli diede la tazza in mano e con la sensazione di calore sotto le dita, Rusty ricordò il bagno fatto insieme a Ricky una settimana prima, quando completamente fuori di sé era andato fino da lui implorando di aiutarlo. Quel calore aveva dato inizio in qualche modo al lentissimo processo di guarigione, così lo stesso calore ora diede inizio al processo di apertura.
Rusty prese un bel respiro e poi semplicemente iniziò a parlare.
Dal non avere idea da cosa iniziare, dal tirare fuori a ruota tutto quello che era successo, che avevano detto e che era maturato in lui. Aveva parlato molto ed una volta cominciato non era più stato in grado di smettere, non sapeva se erano racconti sensati ed organizzati, forse non erano nemmeno cronologici, li buttava fuori a caso come gli venivano su, passava dal raccontare un dialogo con Stroh al dire che in camera aveva le foto delle sue vittime, come se fosse tutto collegato anche se magari non lo era.
Ad ogni modo non riusciva a tenersi più niente dentro ed era strano perché non aveva avuto il coraggio di dirlo nemmeno a Ricky, ma aveva pensato che era meglio dirlo al dottore che al suo ragazzo, per non vederlo schifarsi di lui e deluderlo ancora.
Era meglio combattere la cosa senza spiegargli bene cosa era successo, che una parte di lui forse era innamorata in qualche modo di Stroh e che aveva paura di incontrarlo e che sapeva che la guarigione consisteva nel vedere l’oggetto del disagio senza stare male, però non era ancora in grado di farlo, ma il patto fatto con lui per convincerlo a rinunciare alla non estradizione lo metteva in un angolo. Il giorno del colloquio con Stroh era dietro l’angolo, ormai, e lui ne era terrorizzato.
Quanto aveva parlato? Quanto tempo era passato? Rusty vide che l’ora canonica era andata molto oltre e che il thè era finito da un pezzo, ma la tazza gli era rimasta in mano vuota ed ora fredda.
Come se si svegliasse da un’ipnosi, mise giù la tazza e tornò alla normalità scusandosi del tempo eccessivo e di tutte le oscenità che probabilmente gli aveva raccontato sull’avere orgasmi con quel mostro.
Solo a quel punto Joe, sorridendo calmo e pacato, gli rivelò quello che avevano tutti saputo da subito, ma che su suo ordine nessuno gli aveva detto.
Ora era pronto per saperlo, perché lo voleva anche lui davvero.
Quando Rusty lo seppe rimase di sasso ed una parte di sé, quella ancora malata, si mise a scalpitare furiosa in lui, ma l’altra fu preda di un tale sollievo che si trasformò ancora in lacrime. Si prese in giro nel vedersi piangere ancora, avrebbe mai smesso? Ma ogni volta che piangeva si ricordava delle parole di Ricky sul voler stare bene che era il primo passo per riuscirci.
E piangere non era forse il miglior grido d’aiuto che uno poteva fare?

Uscì dallo studio con le lacrime ancora sulle ciglia chiare e Ricky si alzò subito a sedere ansioso mettendo via il tablet su cui lavorava nell’attesa.
- Che è successo? - Chiese consapevole che se usciva piangendo poteva essere positivo quanto negativo.
Rusty avanzò incerto verso di lui come un bambino che ha appena imparato a camminare, poi mentre gli occhi erano ancora prepotentemente lucidi, liberò un sorriso dal suo sguardo shoccato.
- Non devo rivedere Stroh. L’accordo non è valido perché non è stato stipulato da un procuratore, il solo che può proporre patti e renderli validi, il fatto che sia scritto e firmato davanti alla polizia non lo rende effettivo, mentre la sua rinuncia all’estradizione lo è perché per quella basta la polizia. - Ricky capì immediatamente cosa significava e vedendolo sollevato e felice come non lo era da mesi, lo abbracciò di slancio sorridendo così leggero che non avrebbe nemmeno pensato di potersi sentire in quel modo a quella semplice notizia.
“È che lui non vuole vederlo. Rusty è felice di non dover rivedere Stroh, per questo è splendida la notizia!”
Aveva avuto paura in una reazione devastante di rimando, invece era lì felice ad abbracciarlo davanti ad un soddisfatto Joe che ammirava una scena davvero bellissima, che sperava fosse l’inizio della reale rinascita di Rusty.

- E visto che oggi è stata la giornata dai grandi passi, vediamo se possiamo concluderla degnamente! - Disse alla fine di una cena in un ristorante molto grazioso.
Ricky aveva gusti più raffinati di Rusty, ma si erano trovati in quel posticino che era una via di mezzo perfetta soprattutto perché non era troppo affollato, ma al tempo stesso davvero molto buono.
La serata era stata perfetta e Rusty aveva spiegato delle cose a Ricky senza però dirgli cosa era successo dentro lo studio del dottore.
Gli aveva detto che non voleva renderlo partecipe degli orrori che aveva vissuto dentro di sé e di come il mostro malato era venuto a galla con Stroh, non si sentiva pronto per mostrargli quel lato di sé che ancora cercava di combattere ed annullare, ma che quando sarebbe stato sicuro di farcela, di essere un altro Rusty, quello che piaceva a Ricky, glielo avrebbe detto.
Il suo compagno aveva capito ed accettato la sua scelta, anche se aveva aggiunto che a lui quel Rusty lì già piaceva da matti.
Così erano tornati finalmente a casa dopo una delle giornate più belle di quei mesi faticosi e prima di aprire la porta della sua camera, Ricky aveva fatto quell’esordio cogliendo totalmente di sorpresa Rusty il quale, in realtà, poteva anche reagire male alla sua camera cambiata. Era stato un azzardo che sapeva però era giusto per lui. Ricky lo sapeva.
Rusty si fermò senza capire, poi spalancò gli occhi ricordandosi di come aveva lasciato la camera l’ultima volta che aveva messo piede in quella casa, da cui poi era scappato a gambe levate.
- Cosa... cosa hai fatto? - chiese sconnettendosi improvvisamente all’idea di una rivoluzione nella sua vecchia prigione, tale era diventata negli ultimi mesi.
- Io? Niente! Sono stato con te tutto il giorno!  -
- Andy allora! Dov’è? Che ha fatto? - Perché lo agitava tanto sapere che qualcuno aveva visto come aveva ridotto la sua camera? Si sentiva sporco, gli ricordava perché sentirsi sporco, ecco perché.
In un attimo dalle stelle alle stalle, si sentì precipitare nello stesso pozzo di prima, ma poi Ricky lo prese sotto braccio, quello sano ovviamente, e lo accompagnò con sé verso la porta chiusa.
- Andy sta ancora lavorando perché ha dovuto farmi un piccolo favore, ma in realtà non è stato tecnicamente lui. - Rusty era solo più confuso e mentre stava per brontolare, a quel punto Ricky lo zittò spalancando la porta della sua camera rivelandogli quel che c’era dentro.
Di camera sua, in effetti, proprio niente.
Rusty si spense brutalmente muovendo dei passi storti e zoppicante all’interno, la bocca proverbialmente aperta e proverbialmente senza parole.
E la meraviglia misto a shock nel suo sguardo che passava da una parte all’altra, lentamente, come a volersi imprimere bene tutto quanto.
Le pareti color carta da zucchero, i mobili completamente diversi da prima e disposti in tutt’altra maniera.
Nella parete del mostro, ora c’era un bell’armadio enorme che poteva contenere tranquillamente vestiti per due persone. Tutto blu scuro e bianco, sulle pareti motivi marini e fotografie fra natura e di famiglia, un bell’ingrandimento di quella del matrimonio di Sharon ed Andy.
Ma, cosa molto più importante, non c’era l’ombra del materiale riguardante Stroh.
Quello era stato cancellato completamente come un colpo di spugna.
Rusty guardò intorno come se fosse in una camera totalmente diversa, non la sua ristrutturata. C’era ancora puzza di vernice, ovviamente, ma erano stati bravissimi a fare tutto in giornata.
Ricky lo guardò leggermente ansioso, bravo come sempre a non dimostrarlo, poi visto che Rusty si limitava a fissare tutto muto come un pesce, inarcò le sopracciglia e sedendosi sul letto dove il piumino aveva una splendida stampa del mare, con fare invitante di natura, chiese:
- E quindi? - Rusty si svegliò dal suo torpore e tornò alla realtà, ricordandosi che quella non era un’altra casa, ma la sua vecchia camera.
- B-bella... ma come mai...? - chiese ancora stranito, non capendo bene come dovesse sentirsi. Ricky sollevò le spalle cercando di sminuire la cosa e rispose guardando in giro, ammirando anche lui il bel lavoro dell’arredatore.
- So che uso facevi di questa camera. Ti sei rinchiuso qua dentro per mesi a studiarti Stroh e poi quando sei tornato ti fissavi le sue vittime, me lo ha detto Andy. - Silenzio. Rusty chinò lo sguardo colpevole. Ricky poi tornò ad osservarlo e con un tono più sicuro, squillò:
- La prigionia è finita, Rusty. Da oggi si ricomincia da zero. Non c’è un limite massimo per ricominciare, lo puoi fare all’infinito, l’importante è non fermarsi mai. Spero che il mio metodo drastico ti piaccia. - Disse poi con un sorrisino citando la conversazione avuta prima. Rusty ricordandola si illuminò debolmente, poi si accorse che di nuovo dietro le palpebre c’erano le maledette lacrime che premevano e girandosi di schiena a mezza voce disse:
- Non ti merito. - di solito frasi fatte, ma nel suo caso semplicemente da brivido.
Ricky sospirò, chiuse gli occhi paziente, contò fino a cinque e poi lo raggiunse voltandolo verso di sé, un gesto deciso e sicuro, il suo viso fra le mani, uno sguardo intenso ravvicinato:
- Decido io chi mi merita! - E così dicendo posò dolcemente le labbra sulle sue. Rusty pose un po’ di resistenza all’inizio, poi però si accorse di essere tornato a respirare e di stare già meglio solo per avere le sue labbra addosso, così schiuse le proprie e l’accettò intrecciandosi a lui, piegò la testa di lato e gli andò incontro, lo cercò con la lingua approfondendo ulteriormente il bacio. Lo prese per i fianchi e si mosse in avanti mentre la voglia esplodeva in sé. Non una voglia carnale quanto spirituale, quel bisogno di esorcizzare le tenebre con la sua luce.
Sentì i brividi percorrerlo lungo la schiena dalla nuca alla base della spina dorsale e Rusty si trovò con gli occhi brucianti dietro le palpebre.
Era eccitato.
Era eccitato per lui, per Ricky, per la persona giusta.
Stroh non l’aveva preso del tutto, non l’aveva contaminato in ogni parte, il cancro non era andato in metastasi totale.
Sentì che la luce ricominciava da qualche piccolo angolo di sé e si allargava e mentre succedeva, Rusty aveva una voglia matta e crescente di perdersi in lui e allargare quella luce.
Non poteva fermarsi ora, non doveva. Guai se si fosse fermato ora.
Si slacciò i bottoni lasciando cadere il cardigan che lo copriva sopra il braccio ingessato e poi scrollò infastidito il braccio sano per far sì che si levasse il resto, Ricky si perse ridendo e smettendo di baciarlo lo aiutò. Rusty imprecò mentre si prendeva il colletto della maglietta a maniche corte la cui manica era infilata anche sopra il gesso. Ovviamente rimase incastrata e continuò ad imprecare mentre Ricky ormai rideva divertito e lo aiutava anche con quella con una delicatezza esperta.
- Sei mica impaziente? - Chiese divertito. Rusty fece il broncio e fu lieto di potersi slacciare i pantaloni da solo e abbassarseli, per il resto tirò coi piedi fino a che non se li fu levato di torno.
- Tutto questo elimina drasticamente sia il romanticismo che l’erotismo! Che palle! - Sbottò infastidito sentendo ridere Ricky ancora più forte che decise di spogliarsi da solo senza discutere.
Quando lo fece Rusty si calmò nel vedere i suoi movimenti lenti e calmi ed il modo sensuale con cui lo faceva. Non voleva fare spettacoli, ma era proprio splendido mentre lo faceva. Era seducente in modo naturale e quando fu nudo davanti a lui dopo dei movimenti minimi e tranquilli, Rusty si leccò le labbra affamato, gli occhi lo fissavano intensamente.
Ricky si sedette sul letto e tirò Rusty verso di sé sicuro, con due dita, leggero come una piuma, gli abbassò i boxer e quando lo ebbe nudo davanti a sé a guardare la sua erezione che già reagiva allo spettacolo che doveva essergli piaciuto, prima di sfiorargli le cosce e l’inguine lo guardò dal basso e chiese malizioso:
- Sei sicuro che vuoi farlo? Ho aspettato che tu fossi pronto ed ora se mi fermi impazzisco. - Rusty sorrise e si leccò ancora le labbra carezzandogli una guancia con la mano libera.
- Non lo sono mai stato più di così. Se non lo facciamo ora, penso che morirò. - Soddisfatto di questa risposta, Ricky lasciò che le proprie dita aperte strisciassero sulla pelle liscia e sensibile di Rusty fino a trovare la sua erezione, la prese e si mosse su di essa sempre meno delicato e leggero fino ad aggiungerci la sua lingua a tormentarlo in ogni punto erogeno.
Rusty chiuse gli occhi ed abbandonò la testa all’indietro sentendo poi la bocca avvolgerlo sicuro, dolce e deciso. Il calore lo investì e gli fece perdere ogni cognizione di sé, in un attimo ci fu solo lui che lo succhiava, l’eccitazione che saliva e tutto che si mescolava. La mano accompagnava i movimenti della sua testa, il bacino spingeva nella sua bocca. Era così meraviglioso, pensò mentre lentamente quel ricordo e quel desiderio cancellava tutto quello che era stato prima di quel giorno.
Ricky si interruppe sentendolo vicino a venire, così gli prese la mano dalla propria nuca e lo fece salire sul letto con sé, lo fece accomodare supino, dopo di che gli si adagiò sopra coprendolo con fare possessivo e sensuale, mentre ogni parte del suo corpo aderiva a quella di Rusty facendolo sentire di sua proprietà.
Rusty si rilassò subito nell’averlo sopra, lo sentì strofinarsi addosso, giocare con le loro erezioni sempre più dure che chiedevano di più, allargò il braccio ingessato di lato mentre con l’altro affondava le unghie nella sua spalla. La bocca posseduta dalla sua scivolò sul suo orecchio che leccò ansimante e carico di desiderio.
- Credo che morirò, sai? - Ricky ridacchiò e scese sul suo collo baciandolo.
- Ma non mi dire... - Continuò scendendo con la bocca. - Hai così poca resistenza? - Lo prese in giro e sentendolo ridere in risposta continuò a possederlo con la bocca e la lingua, viaggiando fino sotto, fra le sue gambe aperte e dentro la sua apertura che l’accolse volentieri, in attesa non solo di quello ma anche del resto.
Resto che non tardò a venire mentre lo prendeva sistemandogli le gambe intorno alla sua vita.
Le immagini di Stroh che faceva la stessa cosa per un momento lo invasero shoccanti, Rusty si irrigidì e si aggrottò impaurito di essere spacciato e di perdersi in quel ricordo malato, ma poi Ricky pronto per entrare, prima di farlo si chinò su di lui, gli carezzò il viso, glielo baciò delicato, gli succhiò la bocca e lo fece suo.
- Va tutto bene. Va tutto bene. -
Rusty si rilassò di nuovo come per magia e sentendolo annuì.
Poco dopo Ricky entrò con una spinta decisa, fu facile come se non avessero mai smesso di farlo, come se l’apertura di Rusty l’aspettasse e non vedesse l’ora. Eccolo a chi apparteneva, ecco il suo vero completamento.
Ricky iniziò a muoversi lentamente in lui, ad ogni spinta andava sempre più in dentro, steso su di lui, aggrappato al lenzuolo, ricoprendolo col corpo senza schiacciarlo, le gambe avvolte alla sua vita. Sicuro, deciso, una spinta, due e poi tutto dentro fino in fondo e i gemiti iniziarono ad essere di piacere e ad unirsi nella stanza, il braccio sano di Rusty si aggrappò al suo collo e lo strinse a sé, nascose il viso ansimante contro il suo collo e fra una spinta e l’altra, mentre il piacere aumentava a dismisura ed ogni ricordo si cancellava, mentre chiudendo gli occhi Rusty vedeva solo la luce, di nuovo, mormorò con voce rotta:
- Ti amo, Ricky. Grazie di avermi salvato. - Ricky rallentò il proprio orgasmo con questa distrazione, girò la testa fino a guardarlo e sorrise dolcemente vedendolo piangere.
- Ti amo anche io Rusty, non ti avrei mai perso. - Si baciarono per poi riprendere da dove interrotti e questa volta la luce esplose prima in Rusty, potente e sconvolgente, lo bagnò in ogni angolo ed anfratto recondito e dopo la purificazione fu completa con l’orgasmo di Ricky dentro di lui.
Sicuro, tremante, eccitato e teso fino allo spasmo, lo fece suo fino in fondo e lasciò il suo marchio pulendolo da ogni mostro interiore che venne relegato in un angolo minuscolo di lui.
Forse non sarebbe mai andato via quel mostro, forse sarebbe rimasto per sempre, ma quel che contava era non arrendersi e cercare la luce, il buono, il pulito.
Quel che contava era combatterlo ogni istante.
Ricky si adagiò su di lui mentre Rusty lo stringeva e si faceva piccolo. Sospirò e poi lo baciò quando i respiri tornarono regolari. Un bacio che sapeva di lacrime e sorrisi e gratitudine.
Il mondo era un posto meraviglioso, in quel momento lo pensò per la prima volta, inebriato dai sensi impazziti che lo confondevano, ma rimase quel benessere anche dopo, quando Ricky si stese accanto a lui coprendo entrambi, chiuse la luce e aiutò Rusty a sistemarsi sul suo petto. Le mani sulla sua schiena ad accarezzarlo dolcemente, i loro cuori, i respiri all’unisono in un silenzio che non servì interrompere ma solo godersi.
L’incubo era finito, finalmente avrebbe dormito bene dopo mesi e mesi. Finalmente chiudendo gli occhi non vedeva gli scempi di quel mostro, ma la loro foto di famiglia, più splendida che mai.
La sua luce non si era spenta, non si sarebbe mai spenta, ora anche lui ne era certo.