*Ecco un altro capitolo. Nel presente vediamo Rusty che dà la caccia a Stroh che dà a sua volta la caccia a Rusty. Chi prenderà chi alla fine? Nel passato vediamo un momento importante di svolta nel rapporto fra Rusty e Ricky, quando hanno iniziato a parlare di sentimenti buttando giù le maschere. Buona lettura. Baci Akane*

2. CACCIA



"ho già visto il tuo viso, amico mio,
ma non so se tu sai chi sono io
beh, ero lì e ho visto ciò che hai fatto,
l'ho visto con i miei stessi occhi
quindi puoi cancellare quel sorriso, so dove sei stato
é stata tutta una montagna di bugie
E riesco a sentirlo venire nell'aria stanotte, oh Dio
ho aspettato questo momento per tutta la mia vita, oh Dio
riesco a sentirlo venire nell'aria stanotte, oh Dio, oh Dio
ho aspettato questo momento per tutta la mia vita, oh Dio , oh Dio"
/ In the air tonight - Nonpoint cover/

Philip non aveva avuto bisogno di cercarlo perché sarebbe stato Rusty ad andare da lui.
Ogni giorno che passava si pregustava di più il momento in cui l’avrebbe raggiunto, consumato dalla sua ossessione sempre più grande.
Per entrargli in testa aveva solo dovuto lascare che lo facesse Rusty per primo per cogliere tutte le similitudini che li accomunavano, una volta fatto questo l’attesa era stata lunga ma aveva saputo che non l’avrebbe deluso, e così fu.

Rusty non immaginava che la traccia trovata non era solo una folle visione ma una briciola lanciata da Philip, non aveva detto niente a nessuno perché era quasi certo non fosse nulla, ma per accertarsene doveva andare là di persona e verificare.
Si era addestrato molto al poligono, ormai era diventato bravo e come difesa personale già sapeva le mosse essenziali, sapeva liberarsi se serviva. Oltretutto aveva chiesto ad Andy di insegnargli qualcos’altro di utile e così gli aveva dato molte dritte.
Andy non era uno di quelli che stava a discutere sulla cosa più moralmente corretta, la sua morale era del tipo che la miglior difesa era l’attacco, perciò di certo non aveva incitato le sue ricerche, quello no, ma quando gli aveva detto di insegnargli a proteggersi meglio, gli aveva dato volentieri lezioni di vario genere. Come per esempio nei corpo a corpo e come liberarsi da un certo tipo di corde.
La prima regola era girare sempre con un piccolo coltello camuffato addosso in modo che non potesse mai essere disarmato, ma facile da raggiungere ed usare in caso di necessita.
‘Devi pensare che se ti legano sono sicuramente le mani quelle che vengono messe fuori gioco e non esiste nessuno che le leghi davanti, perciò pensa un posto perfetto dietro.’
Consiglio prezioso, si era detto Rusty.
Un piccolo coltello nella cintura, all’occhio sembrava solo una fibbia, invece era ben altro.
La pistola nascosta alla caviglia ed altri consigli per capire se stava finendo in una trappola quando andava ad esplorare un posto, come per esempio prima di aprire porte o scatole controllare se nelle fessure c’erano cavetti o cose così e poi aprire. Osservare con attenzione bene ogni dettaglio e non andare allo sbaraglio.

Le tracce sospette erano in uno di quei paradisi fiscali senza estradizione, Rusty li aveva evidenziati tutti nella sua mega mappa ed aveva annullato uno ad uno quelli improbabili e tenuto quelli più probabili secondo una serie di caratteristiche. Ora in uno di quelli c’era qualcosa di strano, ma non poteva essere sicuro si trattasse di lui.
“Anche se lo trovo non posso arrestarlo là. Però almeno lo posso affrontare. E comunque non voglio arrestarlo. Voglio dargli quello che merita!”
Rusty gli aveva dato così tanto la caccia per così tanto tempo che non solo gli era entrato in testa su gentile concessione di Stroh, ma gli sembrava di essergli quasi amico, non di quelli in accordo con le sue azioni, ma che sapevano cosa facevano e cosa pensavano.
Era come essere stato con lui per tutto quel tempo.
Quando mise piede in quella che poteva essere la sua città, il cuore iniziò ad accelerare all’idea di rivederlo.
Eccitazione, ma non di quella positiva, di quella oscura. Teneva alta la tensione e la concentrazione, spesso era grazie a quella che la caccia alla fine andava a buon fine.

Si alzò in piedi quel mattino sentendo qualcosa di strano nell’aria, Philip era un psicopatico però aveva imparato a simulare ogni comportamento umano per poter stare in mezzo agli altri nel modo che a lui necessitava, sapeva come piacere e come non destare sospetti.
Ma quel giorno, dopo tutti gli indizi lanciati a Rusty da lontano, sapeva che era il giorno giusto!
Aveva fatto dei calcoli in base alla sua recente velocità di indagine ed era certo che dopo di quella briciola lui sarebbe corso da solo, non avrebbe mai scomodato Andy o qualcun altro e non per mancanza di fiducia, ma perché quella cosa la voleva fare da solo.
Non potevano arrestarlo lì e Rusty voleva esorcizzare i suoi demoni e lui era il demone numero uno.
Philip sorrise compiaciuto nel vederlo uscire dall’aeroporto con uno zaino in spalla e l’aria corrucciata mentre si metteva gli occhiali da sole su quelle iridi meravigliosamente chiare.
Lo sapeva, l’aveva sentito.
Rivederlo così dopo tanto tempo gli fece venire una bella erezione che non toccò per non avere effetti collaterali e macchiarsi.
Rusty non sapeva che si erano trovati perché erano uguali, o meglio lo sapeva ed era lì per quello, per dimostrare a sé stesso che non erano uguali perché lui quelli così li uccideva.
Ma non era né più né meno quello che Philip aveva fatto nella sua vita, si era liberato dei suoi demoni da sempre, le donne. Le donne erano dei serpenti che dopo averti preso tutto, ti abbandonavano e ti ferivano. Erano il male, erano delle empie maledette che non meritavano pietà. Prendevi da loro quello che volevi e te ne liberavi, anzi liberavi il mondo dalla loro sporca presenza.
Anche lui aveva esorcizzato i suoi demoni, ma ne mancavano ancora molti.
Purtroppo per continuare a vivere libero e fare la propria vita doveva stare attento e non poteva uccidere con la stessa frequenza di prima, cercava di trattenersi e se uccideva andava via dal proprio nuovo paese. Per non rovinarsi in casa.

Rusty come prima cosa si sistemò in un albergo non lontano da lì per lasciare le proprie cose e darsi una sciacquata per il lungo viaggio, poi equipaggiato solo con un borsello a tracolla da uomo, uscì a cercarlo.
Philip sapeva dove sarebbe andato, gli aveva lasciato lui gli indizi, ma gli piaceva stargli dietro e guardargli le spalle.
Vide un borseggiatore avvicinarsi e sorrise divertito nel vedere quanto ci avrebbe messo a cacciarsi nei guai con la sua aria da santarellino svampito. Pensava fosse cresciuto e diventato più furbo. Quando lo frequentava non era così nelle nuvole, ma stare con quella finta madre l’aveva rammollito.
Ora era un avvocato, ma di questo Philip era estremamente fiero perché anche lui lo era stato.
Avrebbe reagito dopo prendendo dal borseggiatore quello che gli aveva rubato, convinto di godersi una scena interessante rimase sorpreso nel vedere che invece Rusty afferrava l’uomo per il braccio, lo tirava e con una mossa di judo da difesa personale lo fece volare dall’altra parte.
A Philip tornò l’erezione e rise anche quando lo vide sbraitare isterico di lasciarlo in pace.
Era proprio giusto per lui, dopotutto!
Il suo istinto quella volta aveva scelto bene eccome.
Il piano prevedeva di farlo girare per i suoi indizi tutto il giorno e dopo avergli fatto trovare diverse cose in modo da ingolosirlo e fargli calare l’attenzione, prenderlo di notte nella sua bella cameretta d’albergo, dove si sarebbe dovuto sentire al sicuro.

Nel cellulare Rusty vide un messaggio di Ricky e sorrise:
‘Non fare niente che io non farei!’
Lui non sapeva nulla, ma evidentemente lo conosceva già abbastanza. Forse avrebbe dovuto portarlo, si sarebbe arrabbiato molto nel saperlo lì a fare quello da solo, però non avrebbe mai potuto metterlo in pericolo.
Per un momento Rusty lo immaginò a sgridarlo nel sapere cosa stava facendo, ma la sua fantasia non dovette crearsi dal nulla, perché era già successa una cosa simile ed era il ricordo più caro.

**

Non avrebbe mai dovuto entrare lì dentro, quando lo vide lì Rusty non si capacitò di cosa ci facesse ed andò su tutte le furie, ma venne subito fermato dalla reazione gelida di Ricky.
Gelidamente furiosa.
- Cosa significa questo? - Ricky si voltò dando le spalle alla parete di studi su Philip Stroh, lo sguardo inquisitore del calibro di due lame affilate.
- Non sono affari tuoi. - Disse seccato Rusty non tirandosi indietro. - Cosa diavolo ci fai qua dentro? -
- Non ha importanza cosa ci faccio qua! Rispondi. Cosa stai facendo? - Rusty respirò marcato e furioso, da quando Sharon era morta Ricky era molto spesso lì da loro. E dire che aveva dato per scontato di vederlo di meno, con dispiacere ovviamente, ma sapeva che le cose belle non duravano per sempre.
Eppure eccolo di nuovo lì, ma quella volta non come voleva.
Qualcosa l’aveva irritato, ma non la sua violazione della privacy, ma il fatto di deluderlo.
“No invece, è che ora mi vede anche lui come mi vedo io. E non volevo che succedesse, non con lui.”
- Da quando ti devo rendere conto di quello che faccio? - Attaccò per non dare quella risposta, tentando inutilmente di non mostrargli quello che non avrebbe mai voluto fargli vedere, ma Ricky fece un altro passo verso di lui deciso, occhi che non ammettevano repliche, di una durezza mai vista.
- Da quando sei entrato nella mia vita! - Rusty rimase senza parole, shoccato da quella risposta tagliente che non sembrava carica di sentimenti.
- Solo perché tua madre mi ha adottato non significa che ti devi comportare da fratello, non l’hai mai fatto e non iniziare ora solo perché lei è morta! - Quando si sentiva messo alle strette Rusty reagiva sempre male, esagerando acidamente, ma Ricky non fece un solo passo indietro, anzi. Rimase lì ben piantato, impassibile, una statua di marmo. Una gran bella statua.
Rusty provava per lui già molti istinti e sentimenti sconvolgenti e da quando si era definitivamente lasciato con Gus, non riusciva a toglierselo dalla testa. Per questo ogni volta che lo vedeva stava sempre peggio e per questo ora non poteva assolutamente sopravvivere al deluderlo.
Non poteva mostrarsi davvero, non a lui.
- Se pensi questo non hai proprio capito niente, ti credevo più sveglio! - Non il modo migliore per calmare un Rusty in modalità difensiva che infatti tolse ogni freno e si inalberò cominciando a gridare molto più di quello che avrebbe voluto.
- TU INVECE MI CAPISCI, NO? TU SAI TUTTO DI ME! SE SAI TUTTO DOVRESTI ANCHE SAPERE CHE IO DEVO, DEVO PRENDERLO. FINCHÈ NON L’AVRÒ ESTIRPATO DA QUESTO MONDO CON LE MIE MANI, IO NON POTRÒ VIVERE DAVVERO, NON SARÒ MAI LIBERO, NON STARÒ MAI BENE! -
Ricky preso alla sprovvista dalla sua sfuriata esagerata, si focalizzò subito sulle sue parole e sul senso e capì immediatamente dove stava andando a parare e fu lì che Ricky sgretolò la sua maschera.
- Cosa stai dicendo, cosa c’entra lui con te? Non ti ha nemmeno cercato quando è venuto qua a saldare ogni conto, ha ucciso tutti quelli che poteva e te non ti ha toccato, se ne è andato e basta. Significa che non vuole niente da te, che sei libero eccome! -
- NO TU NON CAPISCI! - Gridò furioso Rusty.
- SPIEGAMELO ALLORA! - Tuonò Ricky perdendo il controllo per la prima volta, andandogli ancora di più vicino.
- LO DEVO UCCIDERE PERCHÉ IO SONO COME LUI! DEVO TOGLIERLO DA QUESTO MONDO PERCHÉ NOI SIAMO UGUALI! - Ricky scosse il capo sentendolo, mentre qualcosa di potente si ribellava come un fiume in piena ed il controllo ormai era un lontano ricordo.
- NO CHE NON LO SEI! -
- SI INVECE, LO SONO! HO QUESTA OSCURITÀ DENTRO ED IO... -
- NO PERCHÉ NON POTREI MAI AMARTI ALLORA! - Solo dopo averlo detto completamente fuori di sé si rese conto d’averlo detto e tutto il tempo passato insieme dalla morte di Sharon in poi assumeva un altro senso, un altro colore. Tanto quanto il suo stargli lontano ed evitarlo prima, come se sapesse che era sconveniente perché erano legalmente fratelli e sua madre non avrebbe mai accettato una cosa simile.
Ma ora che non c’era più lei, Rusty si stava perdendo e non poteva permetterlo, così non aveva avuto scelta che venire allo scoperto.
Rusty in un primo momento aveva pensato di aver capito male, poi visto che lui non ritrattava batté le palpebre smarrito indietreggiando, balbettando:
- Io... io non... tu non puoi amarmi, come fai ad amare uno come me? - A volte tornava ed in quel periodo di ossessione con Stroh ancora di più. Quel lato di sé che odiava e che non poteva cancellare, quello che lo rendeva simile a quello psicopatico assassino.
Così Ricky velocissimo e senza più parlare annullò la distanza, gli prese il viso fra le mani e lo baciò.

**
Rusty al ricordo sorrise dolcemente toccandosi le labbra come se sentisse ancora le sue addosso.
In quel modo aveva innalzato una potentissima barriera molto simile a quella di Sharon, si era di nuovo sentito protetto e al sicuro, ma con lui e solo con lui. Da solo, le tenebre tornavano sempre prepotenti con ogni ossessione su Stroh. Ogni volta.
Rusty alzò lo sguardo fuori dalla finestra in quella città nuova, era ora di esorcizzare i demoni. In qualche modo sentiva il suo fiato sul collo, lo conosceva ed era sicuro che quelli fossero indizi mirati proprio per fargli capire che era nel posto giusto e non andarsene, ma erano stupidaggini messe solo per tenerlo lì e calare l’attenzione.
Non era idiota.
Probabilmente lui gli era dietro e lo stava seguendo da quando aveva messo piede in aeroporto, perciò aveva riempito la camera d’albergo di piccole trappole per fargli percepire la sua presenza in tempo e registrarlo in qualsiasi  attività avrebbe voluto compiere. Non gli avrebbe permesso di fare nulla, perché lo aspettava.
Girovagava per la città seguendo le briciole di Stroh conscio che era lì alle sue spalle chissà da quanto, ma non aveva la forza e la capacità di prenderlo di giorno quando era così all’erta. Doveva usare trucchi e astuzia, quella notte sarebbe stata perfetta.
Intanto l’eccitazione saliva, essersi volontariamente trasformato nell’esca era stata una mossa azzardata, ma la sola utile.
Stroh non l’aveva ucciso quando era tornato a Los Angeles per chiudere ogni conto, perciò significava che non voleva ucciderlo.
“Io gli devo piacere, come io mi rivedo in lui, lui si rivede in me. Solo che io lo ucciderò per questo, lui... beh, non so cosa vuole da me, però non ha importanza, perché non ci riuscirà!”

A Rusty sfuggiva il dettaglio che se Stroh avesse voluto qualcosa da Rusty se lo sarebbe preso comunque.
Tuttavia gli indizi lanciati da lontano erano stati proprio per attirarlo da lui.
“Solo che non era la stessa cosa se lo prendevo io, doveva essere lui a venire da me. È essenziale per ottenere ciò che voglio. Perché così capisce che siamo destinati uno all’altro.”

La sera era finalmente scesa, a Philip erano venute un paio di erezioni, ma non aveva voluto sfogarne nemmeno una, del resto quando era ‘a lavoro’ lui era professionale ed era perfettamente in grado di controllarsi.
Quando Rusty entrò nella sua camera d’albergo dopo una giornata di giri a vuoto, aspettò che si preparasse per la notte e si mettesse a dormire. Aveva calcolato un’oretta perché sicuramente era stanco ma doveva fare un po’ il punto della situazione e capire come muoversi l’indomani.
Ma l’indomani non avrebbe avuto il problema di decidere cosa fare.
Philip si pregustava il loro incontro mentre teneva d’occhio la porta della sua camera in modo che non decidesse di uscire a sorpresa, era salito di nascosto dal retro, se voleva sapeva essere invisibile. Posto in un angolo buio, controllava immobile la sua porta immaginandolo mentre si preparava per dormire e poi davanti a quel portatile a cercare altre piste e cancellava quelle odierne.
Col suo visino così grazioso che in sei anni era cambiato poco, era maturato dal punto di vista fisico e si era fatto ancora più carino.
Rusty era una bellezza perfetta perché era delicato quasi come una ragazza, ma non aveva modi da checca che glielo ammosciava. E gli atteggiamenti un po’ isterici che ogni tanto gli venivano erano deliziosi e buffi.
Ma quello che gli piaceva sopra ogni cosa, era il fatto che non aveva paura. E se l’aveva l’affrontava in qualche modo, non era il tipo da rimanere sottomesso. Aveva battuto i marciapiedi pur di cavarsela da solo. Con quella Sharon Raydor si era rammollito, ma ora l’occasione era propizia ed unica perché lei era morta e non gli poteva più fare da bussola morale, senza di lei lui era perso ed era il momento perfetto per dimostrargli quale era la sua vera natura.
Rusty sarebbe stato suo e suo non come una delle altre vittime, lui non era uno di quei demoni odiosi, lui era il suo compagno solo che non lo sapeva ancora. Ma presto l’avrebbe capito ed accettato e ne era sicuro perché loro due si capivano, pensavano con la testa uno dell’altro.
Presto l’avrebbe riavuto davanti, avrebbe potuto toccarlo.
Lui non era come quei demoni che meritavano solo di soffrire, lui era diverso.
Guardò l’ora, ormai avrebbe dovuto addormentarsi, dalla fessura della porta filtrava solo buio da un po’. Philip sentì di nuovo l’erezione salire, ma la ignorò e si avviò silenzioso.
Era ora di prenderlo.

Rusty stava già morendo prima ancora di avere la certezza che era lì, il fatto che ne fosse sicuro non lo rendeva matematicamente certo.
L’attesa l’avrebbe demolito se fosse andata oltre l’ora, ma fu lieto di sentire il piccolo allarme luminoso che aveva messo sulla serratura. Un piccolo laser rosso brillò dandogli il segnale che stava entrando di nascosto, Rusty impugnò la pistola da dietro la porta e la strinse vicino al viso, pronta a tenderla.
La porta si aprì lenta, Stroh vide un rigonfiamento nel letto, il buio nel resto della camera, nell’angolo migliore una microcamera infrarossi collegata col bluetooth al suo cellulare riprendeva tutto.
Una delle precauzioni imparate da Andy. Presto l’avrebbero cercato e per rintracciarlo sarebbero entrati nel suo telefono, avrebbero trovato il filmato di cosa succedeva nella camera nel caso in cui Stroh l’avrebbe sopraffatto. Grazie a questo avrebbero potuto trovarlo e raggiungerlo.
Appena vide la sua nuca sbucare a Rusty esplose il cuore nel petto, forse non stava nemmeno respirando e sentiva tutte le giunture molli, temeva di svenire, ma si fece forza e silenzioso tese le braccia e posò la canna della pistola sulla sua nuca.
Appena Philip sentì il contatto freddo e duro capì subito di essere stato giocato ed invece di sentirsi braccato ed agitato, si eccitò di nuovo, l’erezione già dura non gli dava tregua.
Lo sapeva che Rusty era il suo compagno ideale.
Alzò lentamente le mani senza bisogno di farselo dire, Rusty chiuse altrettanto lentamente la porta ed accese la luce con una mano, con l’altra lo spinse sempre piano ma sicuro al centro della stanza usando la pistola contro la nuca, Stroh eseguì il silenzioso ordine ed una volta lì, si girò piano.
Il cuore di entrambi andava velocissimo in gola, l’eccitazione vibrava nei loro corpi e quando lo vide, quando si videro entrambi ebbero la stessa reazione fisica.
- È l’adrenalina, a me fa un effetto deleterio e suppongo che anche a te funzioni allo stesso modo. - Esordì calmo ed in controllo sia pure con una pistola puntata davanti alla faccia e le mani alzate in segno di resa.
Rusty si allontanò ricordando la distanza di sicurezza per non essere disarmato che gli aveva insegnato Andy.
- Ben ritrovato Rusty, ero impaziente di vederti. Ce ne hai messo di tempo per deciderti, eh? Ho dovuto lanciarti molti indizi prima che trovassi il coraggio. - A quelle parole melliflue a Rusty partì il nervo e la calma esercitata a stento lasciò il posto all’ira e alla frenesia.
- Coraggio? Pensi che possa agire sulla base di cosa? Quattro ipotesi campate per aria? -
- Rusty, così mi ferisci! Mi sono impegnato molto per lasciarti tante briciole di pane sempre lo stesso giorno ogni mese. - Rusty si aggrottò mentre lui parlava freddo ma con un tono di falso ferito.
- Ho notato che era lo stesso giorno, ma cosa rappresenta per te? - Philip ebbe un guizzo sorpreso negli occhi, autentico.
- Davvero non te lo ricordi? - Chiese con un’inclinazione dispiaciuta nella voce. Rusty scosse il capo. - Beh, è il giorno in cui ci siamo incontrati. Attività sospetta di vario genere sempre il 13 di ogni mese, sapevo che avresti tenuto d’occhio certi determinati posti, sei un investigatore in gamba, ma sono contento che hai scelto di fare l’avvocato. Non immagini perché? - Rusty aveva avuto proprio l’impressione che fosse Stroh a parlare e lo facesse proprio a lui da lontano, ci aveva visto giusto.
- Va bene, volevi che ti trovassi. Perché non sei venuto da me quando eri a Los Angeles? Hai fatto credere a tutti che il gran finale fossi io ed invece mentre erano tutti presi a proteggermi e a seguire le tue false piste, te ne sei andato senza toccarmi! - Rusty fremeva per fare quella domanda, doveva dargli le risposte, doveva dargli tutte le risposte, non poteva aspettare ancora.
- Non mi leghi prima? Mi piacciono i giochi speciali... - Disse malizioso Philip, Rusty scosse il capo secco e nervoso.
- Non perderemo così tanto tempo e non ti riporterò in America con la forza, so che mi scapperesti! - Il sottinteso era ancora più eccitante per Philip che lo guardò con sorpresa.
- Oh, quindi sei venuto qua per uccidermi. Interessante, chissà se ce la farai davvero, se alla fine hai il coraggio di diventare completamente come me. - Rusty strinse gli occhi mentre miliardi di altre domande divampavano nella sua testa, scosse il capo e si concentrò tornando a guardarlo, le braccia iniziavano a fargli male, ma l’adrenalina scorreva a contrastare il bisogno di abbassarle.
- RISPONDI! PERCHÉ NON MI HAI TOCCATO? HAI VOLUTO VENISSI QUA MA QUANDO ERI TU LÀ NON MI HAI NEMMENO CERCATO! PERCHÉ! - Philip stava godendo nella sua ossessione, con quel semplice trucco gli era entrato perfettamente in testa, l’aveva torturato e l’aveva legato a sé indelebilmente.
- Io e te siamo segnati, Rusty, e so che ormai te ne sei accorto, per questo sei qua. Non potevo essere io a venire da te, ma tu a venire da me. -
- PERCHÉ?! - Tuonò Rusty esasperato, Philip sorrise gelido e sensuale insieme e mentre il suo sguardo si faceva morbido e seducente, veloce come un’anguilla scattò, afferrò la pistola e lo disarmò, in un attimo, un attimo veloce; molto prima che Rusty potesse capire e reagire, lui era fra le sue braccia forti e d’acciaio, la pistola nella sua mano puntata alla tempia, un braccio intorno al collo e lui dietro a stringerlo e premersi contro la sua schiena con tutto il suo corpo allenato e forte.
La bocca contro la sua tempia, lo annusò come se non vedesse l’ora e lo baciò sorridendo vittorioso.
- Perché tu sei come me e voglio farti mio. Sono stufo di stare solo, anche cacciare i demoni è noioso, ormai. Sono in una delicata fase di cambiamento nella mia vita ed ho bisogno di qualcosa di più e tu sei quel qualcosa. Perché siamo uguali e so che non puoi capire ora, ma in realtà mi sei entrato in testa e sai perché? Perché sei come me. Sei qua per questo. Per questo non potevo prenderti io a Los Angeles ma dovevi essere tu a venire da me. La tua non è un’ossessione sana e lo sai benissimo. Ma avrò tempo per farti capire che ho ragione. - respirò ancora contro la sua pelle chiudendo gli occhi mentre fremeva.
- Non avrai mai quello che vuoi, io sono qua per ucciderti, quando non sarai più al mondo sarò libero! - Ringhiò Rusty cercando di divincolarsi dalla sua presa fin troppo ferrea. Era stato ottimista, si disse maledicendosi, ma bastava resistesse, ormai la scena registrata era nel suo telefono ed anche se avesse spento la videocamera non avrebbe capito che il file registrato era fisso nel proprio telefono e collegato alla Major Crime.
Sicuramente non voleva ucciderlo, perciò ce la poteva ancora fare.
- Voglio dirti una cosa prima che ti metta a dormire. - Disse a quel punto Philip contro il suo orecchio, il parlargli in quel modo fece rabbrividire Rusty che però non capì se erano brividi di piacere o cosa. - Io mi sono fregato quando ho ceduto per la prima volta ai miei istinti, quando ho ucciso la mia ossessione convinto di risolvere ogni problema così. Ma mi sono fregato da solo perché quello ha dato il via al mostro che sono diventato oggi. -
- Vuoi dire che se ti uccido poi finisco per uccidere tutti quelli come te perché ormai la mia ossessione è insita in me e non mi abbandonerà mai? - Philip piegò la testa compiaciuto della sua deduzione corretta.
- Non credi che sia così? -
- Non vedo quale sarebbe il problema nell’uccidere tanti serial killer psicopatici! - Philip rise a quella specie di battuta e dopo di questo strinse la presa nel collo e lo fece svenire per poterlo legare e gestire più facilmente.