*Ecco un altro capitolo. Rusty e Stroh giocano entrambi con le proprie strategie, ma sembra sempre più che il vincente alla fine sarà Stroh, in qualche modo. Rusty cerca di guadagnare tempo e fiducia per poterlo sopraffare al momento giusto e lasciare alla squadra il tempo di trovarlo, ma più sta al gioco di Philip, e più le proprie tenebre hanno il sopravvento mescolandosi a quelle del suo carnefice che intanto comincia ad assaggiare qualcosa di nuovo. Potrebbero finire a cambiarsi a vicenda, ma chi lascerà il segno maggiore alla fine? E si può davvero cambiare la propria natura, o semplicemente viene fuori quella reale e profonda? Buona lettura. Baci Akane*

6. ISTINTI




"Il mio interno è fuori la mia sinistra è destra Il mio sopra è sotto il mio nero è bianco
Trattengo il respiro e chiudo gli occhi E aspetto l'alba ma non c'è luce Niente ha più senso
Sono una chiamata senza risposta Sono un'ombra nell'oscurità Cercando di rimetterlo insieme Mentre lo guardo cadere a pezzi"
/Nothing make sense anymore - Mike Shinoda/


Lo studio era andato sorprendentemente bene, Philip se voleva poteva essere una persona normalissima ed anche piacevole, era colto e sapeva come entrare nella testa degli altri e manovrarla a piacimento. Questo se usato a fin di bene diventava un ottimo pregio.
Gli aveva fatto capire molto bene uno degli argomenti più difficili dell’esame e colpito lo ringraziò per la consulenza.
- Sei davvero un ottimo insegnante! Hai sbagliato vocazione! - Disse stendendosi per stiracchiarsi anchilosato.
- Ho il pregio di poter fare qualunque cosa desidero. Però certe cose mi soddisfano più di altre. - Rusty ridacchiò perché sapeva cosa intendeva e lo trovava talmente pazzesco che lo dicesse come niente fosse che non poteva che ridere.
- Intendi violentare, torturare ed uccidere povere donne? - Disse ironico, a quello Philip lo guardò di scatto sottile e gelido, di quella furia che paralizza all’istante. Rusty ebbe la certezza di aver tirato troppo la corda e non si mosse dal letto dove era steso e vestito.
Non sapeva cosa aspettarsi, ma non poteva reagire ora. Di certo.
- Povere donne? Nessuna donna è povera ed innocente, il fatto che tu le vedi diversamente da me non significa che sia tu ad avere ragione. Cosa rende una cosa reale e giusta? La massa? L’opinione della maggior parte della gente? La maggior parte della gente odia i gay, tu credi di essere sbagliato allora? - Rusty sapeva che lui aveva un’intelligenza sopra la media, chiaramente messa al servizio sbagliato, però si alzò sui gomiti e lo guardò cercando di rimanere calmo e di calmarlo a sua volta. Una cosa sbagliata e l’avrebbe squartato. Stroh aveva istinti omicidi di continuo, non doveva stuzzicarglieli nemmeno se sapeva di essere il suo favorito.
- Io non penso che ci sia un modo per vedere giusto l’omicidio che non sia per legittima difesa o di una persona che ha fatto del male ad altri. - Disse calmo Rusty fissandolo negli occhi nonostante i suoi ora fossero oscuri molto più di prima.
Sapeva di non poter esagerare ma nemmeno di dover fare l’agnellino, da lui si aspettava che non avesse paura.
Philip si avvicinò al letto, mise un ginocchio sul materasso, si chinò e gli prese il collo con una mano premendo con le dita sulle vene del collo. Un attimo, una presa ferrea ed ecco il mondo che svaniva. L’avrebbe ucciso in un attimo e lui non si sarebbe potuto ribellare. Rusty il cuore in gola, proprio lì dove lui stringeva fermo e gelido, gli occhi vicini ai suoi. Rusty pieni di vita, quelli di Philip pieni di morte. Non batteva ciglio. Stava uccidendo la persona che diceva di amare e non batteva ciglio.
Rusty ebbe conferma che simulare per tutta la vita una persona normale non lo rendeva normale e sperando che quello potesse fermarlo, lo disse con le ultime forze che gli rimanevano, mentre le sentiva abbandonarlo.
- Lo vedi che non provi niente? Potresti uccidermi in un attimo. Questo è il tuo modo di amare. Guarda bene. - Rusty si sentì abbandonare e Philip allentò la presa lasciando comunque la mano sul collo sottile e candido. Il sangue pulsava furioso cercando di tornare sul resto del corpo, l’ossigeno era mancato per qualche secondo di troppo, ma era tornato in tempo. Rusty si riebbe e tornò con lo sguardo vivo nei suoi occhi.
- Perdonami. Serve tempo a te per abituarti, ma serve anche a me. Voglio farlo funzionare perché sei il solo che mi capisce. Ed è bello essere capiti. - Rusty sentiva le lacrime premere sulla soglia delle palpebre, ma non avrebbe ceduto, non poteva. Non se ne parlava. Non poteva piangere.
“È il momento di rafforzare il legame, più lo faccio e più facile sarà sopraffarlo quando sarà ora.”
Rusty alzò così una mano e gliela mise sulla guancia facendogli provare la bellezza di una carezza delicata.
Philip si irrigidì sorpreso da quel gesto totalmente inaspettato.
- Cosa fai? - Chiese senza capire. Rusty fissò insistente i suoi occhi ancora morti.
- Fino ad ora hai provato a farmi capire tu una parte di te e del tuo modo di vivere e vedere e fare. Magari posso farti provare io una parte di me e del mio modo di fare, così puoi capire se davvero fa per te. Se alla fine di tutto questo tempo passato insieme succederà qualcosa che avrà un senso o se stiamo solo perdendo tempo. -
Erano cose che aveva fatto di continuo quando era per strada a fare la prostituta, sapeva come dare piacere a qualunque tipo di uomo, anche i più schifosi, come rabbonirli.
Per un momento Rusty si sforzò di tornare quel ragazzo selvaggio e sfrontato capace di tutto per sopravvivere e mentre una mano lo carezzava, si sollevò sul gomito, si protese verso di lui e lo baciò per primo, dolcemente e delicatamente. Aderì le loro labbra, le intrecciò e gliele succhiò, poi le aprì e si infilò con la lingua. Philip non l’avrebbe mai pensato capace di una cosa simile, decise di lasciarlo fare per vedere fino a dove sarebbe stato disposto a spingersi per sopravvivere e tentare di sopraffarlo.
Philip sapeva, Philip sapeva perfettamente cosa stava facendo Rusty, ma questo non gli impediva di goderne.
Baciandolo si stese portandoselo con sé, Philip salì anche con l’altra gamba e mentre si metteva sopra di lui, le mani di Rusty scesero carezzevoli sul suo petto e poi sulla sua vita, gli aprì i pantaloni ed infilò la mano sotto gli slip, gli prese l’erezione e mentre la sentiva già dura nella sua presa, Rusty iniziò ad eccitarsi all’idea di quello che stava facendo.
Stava giocando col fuoco e per quanto una parte di sé gli dicesse che stava sbagliando, un’altra ne godeva.
Forse non si sarebbe mai liberato di questa parte, forse era rimasto segnato dal proprio vissuto da bambino e da ragazzo e poi da Stroh. Forse non c’era salvezza, ma mentre lo masturbava e si eccitava da solo baciandolo ed intrecciando la lingua alla sua, pensava a Ricky convinto che sarebbe bastato rivederlo per tornare in sé, nella parte giusta. Ricky l’avrebbe salvato di nuovo.
Philip non voleva prendere il sopravvento, voleva vedere dove si sarebbe spinto Rusty e vide che dopo un po’ ribaltò deciso le posizioni, non aveva paura e questo lo eccitò di più. Faticò a non venire subito, ma ci riuscì. Lo vide scendere dal letto e spogliarsi per lui senza mai distogliere lo sguardo dal suo così seducente ed oscuro.
Rusty salì di nuovo sul letto ma prima di ricoprirlo gli tolse i pantaloni e gli slip, gli salì a cavalcioni avendo cura di appoggiare la propria erezione sulla sua, poi gli prese la maglia e tirandolo lo sollevò per sfilargliela.
Quando fu nudo sotto di sé si chinò e lo baciò di nuovo, le mani di nuovo sul suo corpo ad accarezzarlo dolcemente. Era un nuovo modo di fare sesso, gentile e sensuale.
Rusty non era innocente ma aveva un lato buono, il lato più diverso dal suo era straordinariamente intrigante ora. Lo stava contaminando o curando?
Si sentiva strano mentre la sua bocca e le sue mani scendevano teneramente ed esperte sul suo corpo virile e forte.
Quando arrivò al suo inguine iniziò a leccarglielo, Philip si sollevò sui gomiti per vedere se l’avrebbe fatto davvero, ma Rusty non si fermò e si adagiò accompagnando la sua nuca bionda sul suo membro duro e dritto mentre lo avvolgeva con la bocca succhiando bene.
Era molto più bravo di come lo ricordava, aveva fatto esperienza e scoperto i sentimenti che ora gli giovavano.
Non aveva mai fatto sesso in modo tanto dolce e sentimentale, sicuramente simulava anche Rusty ma era così bello illudersi che un giorno sarebbero potuti essere così davvero.
Rusty lo capiva e poteva dargli quello che a lui mancava e non aveva. Quell’umanità che invece lui aveva.
Lo voleva. Mentre gli riempiva il corpo di un piacere che ancora tratteneva a stento, giurò a sé stesso che l’avrebbe avuto. Non voleva un sogno finto, doveva convincerlo e fargli capire che era la cosa giusta, che anche Rusty era attratto da quello che avevano in comune e che non aveva il coraggio di liberare. Doveva aiutarlo a vivere quel suo lato e solo allora sarebbero stati una vera coppia.
Lo sollevò tirandogli i capelli prima di venire, stava per prendere il sopravvento quando Rusty gli mise la mano sul viso insistendo nel tenerlo steso supino. Philip l’accontentò sorpreso, il giovane gli mise il dito nella bocca e lui lo succhiò, poi lo vide raddrizzarsi su di lui ed infilarselo da solo nella propria apertura. Si stava preparando e lubrificando. Fremeva per farlo lui, ma Rusty voleva farlo alla sua maniera e così andava bene. Molto bene.
Gli succhiò il dito ripetutamente fino a che non si sentì pronto, così si impostò nel punto perfetto, sopra la sua erezione dura che prese con una mano ed indirizzandosela dentro, si sedette.
Una sola volta ed era già in lui.
Philip sorpreso di quanto bravo fosse aprì la bocca accogliendo la lingua di Rusty che lo leccava. Le mani sui fianchi ad accompagnare i movimenti sopra di lui, quelle di Rusty ad affondare nelle sue spalle  perché gli stava piacendo molto, oh davvero molto.
I brividi tornarono sentendo la sua erezione grande dentro di sé e ad ogni mossa entrava sempre di più. Le onde del suo corpo mentre sembrava lo cavalcasse sensuale erano ipnotiche, Philip stava godendo molto ma ne aveva bisogno di più, così al limite della sopportazione lo prese, si sollevò e con una forza ed agilità fulminee ribaltò le posizioni spingendolo giù, alzò il bacino lasciandolo attaccato al proprio, gli prese le gambe e gliele piegò spingendole ed allargandole, si mise su di lui e riprese da dove interrotto.
Ad ogni spinta era sempre più in dentro e vedere il suo viso mentre gemeva liberatorio, preda del piacere, gli faceva capire che poteva fingere con sé stesso, ma non con lui. Rusty era ormai suo, il suo piano aveva funzionato. Permettergli di giocare con lui l’aveva in realtà bruciato del tutto, ora erano ormai fusi in un unica entità.
Non l’avrebbe mai più estirpato da sé.
Rusty sentiva l’erezione sempre più in dentro con quel ritmo crescente ubriacante come se dovesse diventare lui e non solo possederlo.
Lo cinse con le braccia attirandolo a sé sconvolto di come non avesse mai fatto sesso in quel modo, mai provato così tanto piacere.
Come poteva essere che la consapevolezza del mostro che aveva addosso non lo frenava?
Era davvero così compromesso? Una parte di sé era rimasta in quel lato oscuro ed ora emergeva più che mai, gli aveva dato la droga che non avrebbe mai dovuto provare ed ora illuso di poterla gestire era esattamente il contrario.
Era finito, era finito davvero.
Non si sarebbe mai salvato, Ricky non avrebbe potuto fare nulla.
Rusty addirittura venne prima di Philip il quale sorridendo soddisfatto ed eccitato nel sentirlo così partecipe, ma soprattutto per le sue braccia intorno al suo collo e per come le gambe gli stringevano i fianchi, gli venne dentro.
Anche per lui era stato altrettanto sconvolgente perché non aveva mai fatto sesso in quel modo, con tanto trasporto. Era stato accettato, piaceva, era voluto davvero.
Delle braccia e delle gambe l’aveva attirato e stretto e non respinto, una voce aveva gemuto e non gridato di terrore. Non aveva dovuto obbligare e ferire.
Dunque era quello l’amore, la bellezza del piacere ricambiato, l’abbandono, il volerlo e non l’obbligarlo.
Philip rimase su Rusty a lungo e non uscì subito mentre le sue braccia ancora lo tenevano a sé. Ci mise un tempo interminabile a capire che Rusty stava piangendo, quando sentì i suoi singhiozzi si alzò e lo guardò: gli occhi stretti, disperato come non era mai stato forse per orgoglio o forse per sopravvivenza. Ora però si denudava e piangeva sul serio.
- Non devi angosciarti se ti è piaciuto. È la tua natura. Forse la tua natura è divisa in due al contrario della mia che è solo questa, oscura. Però quella metà uguale alla mia, si è mescolata nella sua stessa essenza. Ti è piaciuto per questo. Non flagellarti, è la natura umana. Siamo così. Dobbiamo solo accettarci. -
Rusty non riusciva a dire nulla, singhiozzava e basta, Philip così lo prese e lo stese meglio sul letto, si infilò con lui sotto le coperte e chiuse la luce tenendolo abbracciato a sé. Non sapeva se lo faceva perché sentiva di volerlo fare o perché sapeva che Rusty ne aveva bisogno, però lo fece e lo sentì rilassarsi contro di sé.
Ormai era suo, anche se glielo avrebbero portato via sarebbe rimasto suo per sempre.
- Anche per me è stato sconvolgente, non l’avevo mai fatto così. Con qualcuno che lo voleva in questo modo, con tanta delicatezza e dolcezza e trasporto. Questo è fare l’amore, no? - Rusty voleva vomitare all’idea che quello fosse amore, ma lo era per Stroh.
Per lui quello non era amore, Ricky era amore. Ma non quello che avevano loro.
“Questo per me è dipendenza fisica procurata dagli istinti più malati di cui tutti siamo composti. È diverso. Tutti abbiamo istinti malati, solo che a volte non emergono mai. Se emergono anche solo per obbligo come è successo a me... il risultato è questo. Ma non è amore.”
Rusty chiuse gli occhi lasciando che le lacrime gli rigassero le guance e con la disperazione di chi sapeva di starsi per perdere per sempre, ripensò a quante volte Ricky in quei mesi l’aveva invece salvato.

**
- Lo sai perché all’inizio ero stronzo con te? - Chiese Ricky mentre lo stringeva a sé sul suo petto, la sua mano sulla sua schiena lo carezzava dolcemente ricoprendolo di brividi.
- Perché mi vedevi come un intruso arrivato ad approfittare di tua madre? - Ricky sorrise divertito alla sua estrema sincerità.
- Anche. Ma principalmente mi piacevi da matti. E non volevo che mi piacessi. -
Rusty si aggrottò sollevandosi sul gomito e lo guardò.
- Ma sei gay? - Ricky si strinse nelle spalle con aria semplice.
- Mi sono piaciuti alcuni, pochi in effetti, solo due oltre a te. Sono stato molto attratto da questi, poi per il resto ho avuto alcune compagnie femminili ma mai niente di serio. - Rusty l’aveva guardato sconvolto.
- Pensavo di essere il primo. - Ricky rise di gusto illuminando tutta la stanza.
- Sei di una presunzione incredibile! - Disse senza peli sulla lingua. Rusty fece il broncio. - E sei anche permaloso! - L’aveva inquadrato benissimo. - Comunque io vengo attirato da dei particolari delle persone, il carattere, i modi... poi in seguito mi piace anche l’aspetto e ne vengo attratto. Ma c’è prima qualcosa che mi prende. - Spiegò paziente Ricky tornando alle sue carezze sulla schiena.
Rusty si rilassò di nuovo pensando a quel che stava dicendo.
- Cosa ti ha attratto di me? - Chiese logicamente non capendo proprio come ci si potesse prendere da lui. Aveva sempre pensato che Gus si fosse innamorato perché lui l’aveva aiutato a fare giustizia a sua sorella, aveva visto questo in lui. Ma uno come Ricky che l’aveva visto come l’intruso di casa?
Ricky ci pensò e poi rispose con la sua solita semplicità.
- Che sotto il tuo lato selvaggio che spiccava molto, c’era una bontà che faceva un contrasto incredibile. Quella luce sotto le tenebre. Poi ho visto come la mamma la tirava fuori. -
- La luce. La mia luce ti ha attratto? - chiese incredulo Rusty tornando su per guardarlo shoccato. Ricky sorrise divertito.
- Pensi di non averla? -
Scosse il capo.
- So di avere delle tenebre per il mio passato, ci ho convissuto per molto per sopravvivere. Sono un po’ parte di me. Non ho mai pensato di avere la luce fino a che la mamma non l’ha tirata fuori. Però mi chiedo come si possa notare visto tutte le tenebre che ho. - Ricky alzò una spalla e gli carezzò la guancia dolcemente.
- Ti ho visto cambiare coi miei occhi, dal nascondere la luce al nascondere le tenebre. Ma quello che mi piace davvero è la tua dualità. Hai entrambe e sono entrambe molto vivide. Qualcuno prevale più una o l’altra, ma tu le hai uguali in te. E ci convivi. È questo che mi ha attratto. - Rusty chiuse gli occhi colpito nel profondo dalle sue parole, mentre le lacrime premevano per uscire.
- Come fai ad amare le mie tenebre? - Ricky sorrise, gli carezzò la guancia e gli sfiorò le labbra.
- Perché sono lì insieme alla luce. - A quel punto Rusty aveva pianto liberando il dolore delle sue paure di aver perso la luce con la morte di Sharon e la fuga di Stroh.
Ricky l’abbracciò dolcemente, forte a sé, nascondendogli il viso contro il collo e l’aveva coccolato per molto, fino a che l’aveva sentito dire piano:
- Ora sei tu la mia luce, non lasciarmi mai. - Aveva sussurrato implorante.
- Mai. - rispose calmo e sicuro Ricky.
Quella volta Ricky l’aveva salvato.

**
Su questo Rusty si addormentò più sereno.