EPILOGO
ULTIMO ECO


"Un Amore! Che ne pensi di un cuore? Un cuore! Che ne pensi? Uniamoci e sentiamoci bene Come era nel principio (Un Amore!) Così sarà alla fine (Un Cuore!) Tutto ok!"
- One Love - Bob Marley -


- E così ti piace Bob Marley… - Commentarono dopo alcune delle sue canzoni più belle arrivate poi a rilassare e calmare gli animi, come se in qualche modo portasse via gli echi rimasti di quelle storie vissute in quei giorni. Come se gliene consegnasse un altro, di eco.
Il loro.
- Non lo sapevate? - Chiese sorpreso Colby.
- Io sì! - Rispose Don sorprendendo Charlie.
- Ah davvero? -
- Sì… quando l’ho visto la prima volta. Prima di sapere che lui sarebbe stato l’agente assegnato alla mia unità, prima ancora di fargli un colloquio per confermarlo. Ci siamo incontrati in un bar a prendere un caffè, prima del turno. - cominciò Don appoggiando la testa al sedile, mentre il sole scendeva dietro l’autostrada mediamente trafficata, molte macchine andavano a casa dopo il lavoro, pendolari per lo più.
Colby fece un sorrisino ed alzò il mento ricordando, annuì e proseguì.
- Te lo ricordi! - Esclamò incredulo. Charlie era dietro di loro come un fratellino od un figlio, ascoltava curioso, un po’ geloso o forse invidioso di quel che erano riusciti ad avere loro e che lui, con Amita, per quanto si sforzasse, non avrebbe mai avuto allo stesso modo.
Geloso di loro? Se lo chiese mentre li sentiva parlare.
- Certo! - Rispose Don con un sorrisino, lo sguardo all’orizzonte, oltre le macchine, oltre il sole ormai nascosto.
- Ebbene? - chiese curioso Charlie.
- Niente di speciale. Abbiamo preso un caffè, poi è partita One Love di Bob Marley ed io ho commentato… -
- ‘Wow, capolavori di prima mattina!’ - Ripeté Don ricordando parola per parola. Proprio come un’eco nel tempo.
- Tu mi hai guardato sorpreso, sorridendo. Ho pensato che avessi un bel sorriso e che fossi un bel tipo. - Don lo guardò lì e Colby staccò per un momento lo sguardo dalla strada.
- Davvero? - Chiese sorpreso. Colby annuì con un sorriso dolce, Charlie si sentì di troppo, ma li ascoltò e li osservò. Era una buona terapia. Un conto era vedere che si piacevano, ma che non andavano oltre perché erano due idioti, un altro era vederli insieme come coppia vera e propria.
- Mi sei piaciuto da subito. Non ho visto che avevi il distintivo. - Ripeté.
- Ricordi la conversazione? - Chiese Don per metterlo alla prova. Colby sorrise ancora ed annuì, i toni più delicati, in modo del tutto naturale, persi in quel flash ad occhi aperti.
- ‘Ti piace Bob Marley?’ mi hai chiesto. - Don continuò con quel sorriso intrigante.
- ‘Molto. Mi rilassa. Ed ho bisogno di stare rilassato. Tanto più che sta per cominciare un periodo bello intenso’. - Don ricordava davvero parola per parola, Charlie era impressionato ed affascinato, se li immaginava loro un paio di anni fa, Colby coi capelli più corti, Don più duro e chiuso. Un tenebroso che affascinava solo se ti fissava. Facile rimanerne colpiti. Charlie aveva sempre avuto quel complesso. Don piaceva più facilmente in un modo o nell’altro. - Ora che ci penso è chiaro a cosa ti riferivi, quando ti ho rivisto nell’ufficio per il colloquio ho riso pensando che ti riferissi al lavoro nella mia unità! - Colby rise.
- Invece parlava del lavoro sotto copertura! - Esclamò Charlie ricordando loro che c’era anche lui.
Colby mise la freccia per uscire verso l’aeroporto.
- Già… parlavo di quello. Fortuna che non ho detto troppo! -
- Poi? Di che avete parlato? - Chiese curioso Charlie.
- Niente di che, gli ho chiesto se gli piacesse anche a lui e lui ha detto che non era male, ma che aveva altri gusti. -
- Poi è suonato il telefono e mi hanno chiamato a lavoro, ho brontolato perché nemmeno un caffè in pace si poteva bere. -
- Mi ha salutato e se ne è andato. -
- Immagino la sorpresa di rivedervi uno davanti all’altro poco dopo! - riprese Charlie sempre divertito alla cosa.
La struttura dell’aeroporto sempre più vicina, Colby entrò nella P1 per il primo parcheggio e non ci mise molto a trovare un posto libero. Si fermarono, si girarono uno verso l’altro a guardarsi prima di scendere.
- Sì, sorpresa. -
- Ha sorriso una volta. - Disse Colby alzando l’indice. - All’inizio, quando mi ha riconosciuto. Mi ha teso la mano. Ha detto ‘ecco il tuo periodo intenso’. -
- E poi non ha più sorriso nemmeno col lanternino, suppongo! - Completò per lui Charlie, divertito. Colby annuì paziente e rassegnato mentre Don con un ghigno allargava le mani.
- Ma è così che ti ho conquistato, no? -
Colby ci pensò e si tenne per sé l’effettivo momento in cui aveva realizzato di essere profondamente attratto dal suo capo.
- Eri il mio capo, non avrei mai osato, non volevo. - Con questo se l’asciugò e scese insieme agli altri due. Charlie prese il bagaglio a mano dal baule posteriore ed insieme si avviarono verso le partenze, mani nelle tasche, camminata tranquilla. Il crepuscolo saliva lento.
Colby non poteva dire che quel primo giorno si erano ritrovati in mezzo ad una sparatoria e Don come al solito ci era andato di mezzo con un proiettile che gli aveva strisciato il fianco.
Aveva trascurato il dettaglio della ferita pensando fosse un graffio, non si era controllato, poi una volta all’FBI si era assentato un momento.
Colby si era trovato per caso nello spogliatoio quando lui si era tolto la camicia dai pantaloni e se l’era slacciata ed infine tolta. Era rimasto come risucchiato da quel lento spogliarsi, sensuale in modo naturale, incomprensibile. Zitto, l’aveva guardato alzarsi la canottiera. Il rosso della striscia del proiettile, la camicia sporca.
Il suo torace nudo, il fianco sporco di sangue.
‘Ehi!’ Aveva notato Don.
Colby era trasalito ed arrossito.
‘Ti sei fatto male…’ Aveva risposto cercando di mascherare quell’ondata di calore impressionante.
‘Non è nulla, se mi dai una mano risolvo senza andare in infermeria!’ Aveva detto a sua volta Don, il braccio alto, la salvietta bagnata nella mano. ‘Puoi? È in un punto che non riesco…’
‘Forse dovrei prendere una cassetta del pronto soccorso…’ Colby aveva cercato di scappare a gambe levate, ma alla fine non aveva potuto evitare quel contatto. Don gli aveva ordinato di fare così. E così aveva fatto.
Aveva preso la salvietta bagnata e gliel’aveva passata sulla ferita. Infine si era ritrovato a tenerlo fermo con l’altra mano, la mano sul fianco, come se potesse scappare. L’aveva fatto senza pensarci e se ne era pentito subito. Gli era venuta subito una bella erezione, in un attimo aveva capito quanto gli piaceva e lo desiderava.
Ma poi il muro si era inspessito ancor di più ed arrivare a lui era stato molto più difficile che arrivare a Charlie.
Quando glielo aveva presentato, Don aveva tuonato minaccioso: ‘stai attento a lui, se lo perdi ti ammazzo’.
Charlie non aveva mai saputo di quella raccomandazione.
Colby era rimasto colpito dal suo senso protettivo per quel ragazzo e prima di rendersene conto era rimasto attirato da lui. Dal matematico scapestrato che tirava fuori risposte usando parole incomprensibili.
“Chi poteva capire che in Charlie mi affascinava tanto il modo in cui Don si prendeva cura di lui, lo proteggeva, si confidava. Che adoravo come riusciva a farlo parlare, a tirargli fuori i suoi dubbi, i suoi pensieri. Era difficile  anche per lui. Molto. Però ci riusciva più di tutti noi e quella vicinanza con Don, quel rapporto inevitabilmente speciale che avevano… eh, quello mi ha fregato. Ho fatto un bel casino e prima di capire che in lui cercavo Don, ho fatto soffrire una persona che non meritava di essere illuso e trattato in quel modo. Però fortunatamente ora le cose non sembrano male.”
Colby tornò al presente dopo averlo visto tornare da loro, avendo fatto l’imbarco.
- È ora di andare. - Disse davanti al passaggio che separava familiari da passeggeri.
I tre si guardarono, dispiaciuti.
- È stato troppo breve. - Rispose Don abbracciando Charlie per primo. Charlie annuì un po’ triste.
- Pensavo sarebbe stato più difficile. - Disse poi separandosi ed andando da Colby.
- Andartene? - Chiese prima di abbracciarlo sotto lo sguardo attento di Don. Si staccarono subito, contenti d’averlo fatto senza problemi.
- No. Rivedervi. - Rispose serio occhi negli occhi.
Silenzio. Un silenzio significativo. Poi Charlie aveva aggiunto sorridendo sereno.
- Sono felice di vedervi insieme. Davvero. Era ora. - Don e Colby sorrisero a loro volta.
- Quanto ci metteremo ora a rivederti? - Chiese Don polemico. - Larry è bravo, ma tu hai un tocco diverso! - Ammise cercando di risultare che scherzava.
Tornarono a ridere e Charlie si strinse nelle spalle.
- Non lo so, finisco il mandato e poi torno, suppongo. -
- Ma sei sicuro? Non è che starai troppo bene lì e ci pianti in asso? - Insistette Don. Charlie gli diede una pacca e si avviò.
- Non preoccuparti, tornerò! - Con questo la folla si prese Charlie, portandolo di nuovo via da loro.
- Vuoi sistemarlo con Tyler Wolf? - Chiese Colby una volta soli.
- Farebbero una bella coppia! - Commentò Don avviandosi verso la macchina. Colby rise.
- Continui a sorprendermi, Don Eppes. Continui a sorprendermi! -
Don lo guardò mentre lo affiancava e lo fece con aria sorniona, di chi fingeva di essere del tutto serio.
- Non sai quante altre volte lo farò. -
- Oh, lo spero. - Le spalle si sfiorarono nel camminare, una volta imboccato il parcheggio scuro e vuoto Don mise la mano sulla nuca di Colby e prepotentemente l’attirò a sé. Colby non si oppose al bacio e sorridendo l’accolse ben volentieri.
Pronto per la loro storia. Una storia che gli stava già piacendo molto, seppure fosse all’inizio.
Storie si concludevano e storie cominciavano. Come echi nel tempo, senza fine.

FINE


NOTE FINALI: Ci siamo, questa è la fine sul serio. Questa fic era nata con l'idea di qualche capitolo con dei flashback veloci, invece poi è finita così, con un caso complicato che ha preso molto più spazio di quel che volevo. Mi sono affezionata a Tyler e Dylan e mi sono sconvolta con Colton e Max. E niente, vorrei mettere mano ad un seguito dove farà da protagonista Charlie e... beh, l'avrete capito. Tyler. Con Don e Colby come 'contorni'. Ma si sa, le mie idee hanno un inizio ma chissà che fine avranno? In ogni caso è solo la mia intenzione, non ho ancora iniziato nulla. Seguendo la mia pagina facebook, aggiorno su quel che scrivo e quando pubblico, è anche possibile contattarmi e farmi domande qualora qualcuno ne avesse.
Ringrazio chiunque ha letto la mia fic, gli è piaciuta e l'ha magari commentata.
Spero continuerete a seguirmi anche con gli altri lavori, è in arrivo una long fic RPF su Jacoby e Jerry dei Papa Roach, la sto per finire e poi la pubblicherò. Per il resto sono dietro a pubblicare Sappi che sei mio, su Karim Benzema e Zinedine Zidane (ma queste in FanWorld a AO3), le mie solite shot nella serie del Milan (sempre questi siti citati), una sui cari fedal, Rafa e Roger... e niente, questo è tutto.
Un saluto a tutti.
Baci Akane