*Arriva un nuovo capitolo, siamo ancora fissi a seguire l'indagine che come già spiegato prenderà sempre più piede e forma. Don e Colby dopo aver spiegato a tutti quello che è successo, scoprono con la squadra che il killer potrebbe aver mirato da sempre a Tyler, il migliore amico della prima vittima, Dylan. Così siccome Don ha il numero di Jason, il killer, ha la possibilità di lanciargli una trappola. Nel frattempo continuano a ragionare su varie possibilità poichè ora come ora hanno solo piste e teorie. Buona lettura. Baci Akane*

15. LA MIGLIOR OPZIONE



"Il silenzio è il nemico
Contro la tua urgenza
Quindi raduna i demoni della tua anima
Conosci il nemico?
Conosci il tuo nemico?
Beh, devi conoscere il nemico"
- Know your enemy - Green Day -


Don rientrò scuotendo il capo seccato.
- Tyler non risponde. Sto facendo tracciare i numeri. Sia il suo che quello che mi ha dato Jason. - Colby tradusse per gli altri.
- Ha detto di chiamarsi Jason. -
- Ok, ma non pensi che possa averti abbordato apposta? - Chiese Nikki beccandosi uno sguardo fulminante a proposito che la fece cambiare di piede sul posto. - Intendevo avvicinato. -
- Certo che ci ho pensato, ma la migliore chance che ho è di reggere il gioco finché dura. Comunque non si è ancora fatto vivo. -
Colby guardò Don accigliato ricordandosi quello che gli aveva detto la sera prima, quando gli aveva spiegato la situazione e a braccia conserte, sedere sul tavolino, lo corresse:
- Credevo ti avesse detto che aspettava fossi tu a chiamarlo… non ti ha detto… - Colby cercò di ricordare le parole usate da Don la sera prima e lui le ripeté come se gli tornassero alla mente solo ora.
- ‘Adesso non mi chiamerai più perché sono senza due dita!’ -
Don e Colby rimasero a guardarsi come avessero avuto una rivelazione. Poi Don annuì e prese il telefono per provare a fare qualcosa.
- Ehi, frena un attimo! - Interruppe Liz decisa, Don la guardò seccato.
- Che c’è? -
- Hai usato il tuo telefono? Non è pericoloso? E se è un hacker? Sai quante cosa fanno gli hacker con i telefoni degli altri? -
- Non è quel genere di killer. - Rispose sbrigativo Don tornando al messaggio, pensando che iniziare con quello fosse l’ideale.
- Come fai a dirlo? - Chiese ancora lei, convinta che per quanto bravo fosse non potesse esserlo fino a quel punto.
- Perché è un artista, un cacciatore, un macellaio… è tante cose, ma non un hacker. I killer hacker agiscono in modo meno splatter. Odiano il sangue, la vivisezione è il motivo per cui usano la tecnologia. Per non avere contatti diretti con i loro obiettivi. -
Nikki rimase impressionata nel vedere una volta di più quanto Don sapeva su quel genere di cose.
- Tuo fratello sarà un genio coi numeri, ma tu non scherzi mica con le persone, eh? - Disse spontanea in uno dei tanti apprezzamenti a mezza voce che gli faceva continuamente.
Nikki aveva una venerazione per Don, per non dire cotta vera e propria.
Ma per fare la parte della dura e non della ragazzina che perde la testa per il proprio capo, non intendeva farsi avanti. E Don gliene era grato.
Gli altri presenti risero alla sua uscita mentre Don scuoteva il capo ignorando la frase.
- Cosa gli devo scrivere? - Chiese senza sapere per la prima volta cosa fosse il caso di fare nella conduzione di un caso. Al silenzio, alzò lo sguardo e vide che lo fissavano stupiti.
- Penso di essere il meno indicato a dare suggerimenti amorosi elettronici. - Disse Larry alzando le mani e chiamandosi fuori.
Colby ridacchiò immaginando cosa avrebbe potuto consigliargli.
Probabilmente qualcosa sulle stelle, sull’universo e sul firmamento.
- Usa un approccio breve e generico. - Suggerì Nikki provando ad immaginare cosa si sarebbe potuta aspettare da Don il giorno dopo un approccio così breve in un locale.
Don la guardò indeciso.
- Tipo ‘ciao ti ricordi di me?’ - Nikki si strinse nelle spalle.
- Se hai fatto il solito Don, non si aspetta che tu sia allegro e loquace! - Rispose prontamente e schietta. Liz e Colby ridacchiarono ancora.
- Penso che abbia ragione. - Concordò comunque Liz. Don però guardò Colby, come a chiedere la sua benedizione. Ormai era abituato consultarsi con lui nel raro caso in cui ne avesse bisogno.
Colby inarcò le sopracciglia e sollevò una mano.
- Beh, avete avuto una conversazione specifica? Cioè hai qualcosa da citare? - Don ci pensò un po’.
- Si parlava delle imperfezioni fisiche… lui era sicuro che per le sue dita non gli avrei dato il numero e non l’avrei chiamato… prima mi ha chiesto se avessi avuto una giornata dura… poi mi ha detto che è di qua, ma è tornato a casa solo recentemente e che frequentava quel posto una volta. - In breve riassunse la loro conversazione.
- Certo non ti ha lasciato scelta. - Commentò Liz scettica.
- Già… se lo respingevi sarebbe sembrato che era per colpa delle sue dita, una discriminazione che di questi tempi viene vista male. - Fece eco Nikki seccata.
- Magari volevi respingerlo, ma facendo quella sceneggiata non hai potuto comunque. - Rimasero colpiti da quella riflessione che solo due donne avrebbero potuto notare.
- Ti ha messo con le spalle al muro. - Aggiunse Larry in modo sorprendentemente schietto. E fu chiaro come aveva abbordato tanti ragazzi in tutti quegli anni pur essendo bruttino.
La carta della pietà poteva fare miracoli, certe volte. Ma poteva anche aver trovato una tecnica.
- Non è nemmeno detto che abbordi tutte le sue vittime. Magari trova chi gli piace studiandole da lontano e poi le rapisce. - Chiuse secco Don. Poi rivolto a Colby: - Allora? -
Colby storcendo la bocca provò a creare una risposta in stile Don:
- Forse una cosa tipo ‘Adesso sei tu che non ti fai vivo?’ - Don e le ragazze lo guardarono, Nikki e Liz colpite dalla genialità della risposta.
- Direi perfetto. - Fecero infatti. - Ehi Granger sei nato per questo, eh? - Aggiunse ironica Nikki.
- Vuoi dire flirtare con gli uomini? - Commentò altrettanto ironica Liz. Colby fece una smorfia e le ignorò mentre Don scrisse e spedì. Era un po’ presto, ma era venerdì, per cui giorno di lavoro. Era normale ripensare alle conquiste della sera prima e vedere se c’era storia.
Oltretutto c’era da considerare che Jason probabilmente sapeva di Don e stava solo giocando.
In quel caso, ogni sua mossa, ogni sua risposta, se sarebbe venuta, sarebbe stata moto preziosa.
Se avesse voluto giocare con lui, ogni dettaglio era estremamente importante.

I numeri risultavano entrambi spenti. L’ultimo posto dove quello di Tyler era stato acceso, era il parcheggio del locale. Ma poi lui era dovuto tornare a prendere la macchina, a pochi isolati da casa di Colby, perciò poteva essersi spento scarico di batteria e vista la nottata forse non era andato a lavoro ed ora dormiva.
- Oppure è stato già preso dal nostro amico Jason! - Disse acida Nikki. Colby fece l’aria possibilista e Don sospirò nervoso guardando che non rispondeva al suo messaggio.
- Se Jason accende il suo, il computer che lo tiene d’occhio a distanza manda un segnale al mio telefono. - Disse poi ragionando lucidamente.
L’ultimo posto segnalato per lui era proprio il locale, anche lui dopo risultava spento.
- La cosa strana sono le chiamate. - fece notare Liz guardando il foglio stampato. - Non le ha fatte proprio. Innanzitutto lo ha attivato solo da due giorni, poi lo ha usato solo ieri sera. Ha una chiamata in entrata. - I loro informatici avevano ricavato il massimo avendo solo un numero. - La tua. - Precisò infine guardando Don. Questi sospirò annuendo e Colby spiegò che Don gli aveva fatto uno squillo per lasciargli il suo numero ed essere sicuro di avere quello giusto di Jason.
- Cambierà telefono ogni volta, sempre che ne usi. - Disse Nikki. Questo era estremamente ovvio.
- Va bene, comunque bisogna andare a controllare che Tyler stia bene, dargli delle scorte. -
- Noi due non possiamo. - Fece subito Colby alzando il dito deciso. Don lo fissò torvo, non gradiva che gli si negasse le cose. - Se siamo fortunati non l’ha preso, lo sta spiando. Se ti vede… -
- Andiamo, mi ha visto prendere in carico il furgone, sappiamo tutti che giochiamo! Lui vuole solo vedere come mi muovo, fin dove mi spingo, mi tiene d’occhio… -
- E pensi di rendergli facile il compito? - Don sospirò alzando gli occhi al cielo.
- Andate voi. - Brontolò Don verso Nikki e Liz, stupite del polso e dell’abilità di Colby nel far cambiare idea al carro armato che avevano per capo.
Una volta che si furono avviate, Don fissò Colby che era abbastanza soddisfatto di quella piccola vittoria.
- Tu che mi dici? - Per un momento Colby si chiese se volesse davvero parlare di loro in quell’istante così sbagliato. Poi si ricordò del furgone su cui lavorava lui e un fulmine illuminò la sua mente ottenebrata dalle novità appena vissute.
- Oh sì, aspettavo oggi per parlare col proprietario del furgone rosso rubato dieci anni fa ad un libero professionista. - Don inarcò le sopracciglia stizzito volendo altre informazioni e Colby gliele diede mansueto: - Era un auto trasportatore per, all’epoca, una ditta. Ma non ho potuto parlare con lui, perciò non so ancora i dettagli. Ieri era irrintracciabile. Oggi vado da lui, ho un indirizzo. - Don così andò alla scrivania e prese la giacca e le chiavi dell’auto di lavoro, come a dire che naturalmente sarebbe andato con lui, visto che la sua traccia, Dylan Cherry e tutto quel che lo concerneva, ovvero Tyler Wolf, era appena passata alle ragazze per precauzione.
Senza considerare che poi doveva essere attento a possibili risposte da Jason.
Era vero che probabilmente giocavano entrambi facendo finta di non essere chi erano, però finché si faceva, si andava avanti.

- È strana la cura e l’attaccamento ad un furgone. Per un criminale ricercato sarebbe più sicuro cambiarlo ad ogni omicidio… - Disse Don in macchina mentre Colby lo portava all’indirizzo del vecchio proprietario. - Probabilmente significa qualcosa per lui… - Aggiunse. - Dobbiamo scavare a fondo anche su questa storia. - Disse seguendo il famoso istinto. Sentendo che Colby non rispondeva, si girò a vedere perché se ne stava zitto, svoltando per le vie di Los Angeles. - Beh, non dici nulla? - Disse infatti, come se di solito non fosse lui il fan del silenzio.
Colby si riscosse e lo guardò brevemente, corrucciato.
- Stavo pensando ad un altro discorso… - Fece misterioso e pensieroso.
- Tipo? -
- Tipo il profilo delle vittime a cui si è appassionato recentemente… - Don annuì passando a quel discorso volentieri.
- Sono il prototipo di Tyler… - Colby annuì.
- Questo è assodato. È tornato per soddisfare la sua vera ossessione, gli era sempre piaciuto Tyler, ma non aveva mai avuto il coraggio di farsi avanti, così è arrivato a Dylan, ripiegando e accontentandosi. -
- Siccome non era quello che voleva, lo ha ucciso. - Semplificò Don come per mettere un punto su una questione sondata già troppo. Colby annuì. Poi piegò la testa. - Ma? - Chiese Don notando che pensava ancora a qualcosa.
- Ma niente, forse sono io che vado troppo oltre… - Don si sorprese di questo suo dietrofront, solitamente se aveva un’idea la sosteneva senza problemi.
- Avanti, di cosa si tratta? Sai che le tue intuizioni mi servono per perfezionare le mie. - Questo gli sfuggì perché voleva farlo parlare. Colby si girò a guardarlo stupito schivando poi all’ultimo un pedone, con imprecazione di Don. - Colby, porca miseria! - Colby si riscosse e tornò all’ordine.
- Beh, dunque… Tyler era il suo obiettivo, per anni ha ripiegato finché lentamente non si è sentito pronto per il suo tipo ideale, abbordando sempre più ragazzi che gli piacevano davvero. Simili a Tyler. Evidentemente ora è tornato perché si sente pronto per lui. La sua grande ossessione. - Riprese il punto della situazione. Don annuì non capendo che altro ci fosse che non lo convincesse.
- Ebbene? -
- Ebbene potrebbe esserci un imprevisto in tutto questo suo piano che perfeziona da anni. - Don lo guardò senza dire nulla, gli occhi penetranti pungevano comunicando impazienti e Colby continuò. - Tu Don. Tu sei molto simile al suo prototipo di uomo ideale. Non sei spaccone come Tyler, ma sei uno dalla forte personalità, carismatico, attivo… -
- Non sono gay, Colby! - Silenzio. Quasi una pugnalata. Un tono polemico, inavvertitamente tagliente. Colby strinse le mani sul volante, la prese come un messaggio a lui più che una risposta normale.
- Lascia perdere questo. - Disse seccato anche lui, accelerando l’andatura. Improvvisamente non erano più capaci di andare d’accordo. - Tu sei una personalità di spicco, protagonista, carismatico, un uomo forte, sicuro. Molto simile al suo prototipo. E metti che ti stia tenendo d’occhio per vedere le tue mosse di comandante del suo caso. - Don ora cominciava a capire a cosa si riferiva.
- Lo potrei colpire? - Colby si strinse nelle spalle con un’aria possibilista, un po’ più calmo rispetto al secondo precedente quando aveva sentito il desiderio di ucciderlo.
- Nella sua testa può averti avvicinato per i suoi scopi, ma se ti conosce, se ti tiene d’occhio può scoprire che tipo sei. Puoi arrivare a piacergli. -
Don si aggrottò realizzando finalmente dove voleva andare a parare seriamente.
- Potrei usarlo a mio favore. - Colby annuì senza aggiungere più nulla.