*Ecco un altro capitolo. Ormai il caso è chiuso, Dylan e le altre vittime hanno avuto giustizia, Tyler ha sparato a suo cugino Colton che non si sa se se la caverà, Max è in prigione ed ha confessato dove ha sotterrato Dylan per dare un po' di pace ad un distrutto Tyler. Don e Colby invece si sono finalmente ricongiunti e possono vivere la loro storia con calma e senza l'ansia della caccia o della sopravvivenza. Ma Don è distrutto, ha subito un trauma cranico, il costato schiacciato ed una mano inchiodata. Per cui per lui è ora di ospedale. Nel frattempo, arriva qualcuno che era stato avvertito quando Don era ancora rapito. I capitoli sono 45 più l'epilogo, per cui c'è ancora spazio per i nostri eroi, per raccogliere quanto seminato. Buona lettura. Baci Akane*

42. RICONGIUNGIMENTI



"Insegui, insegui il sole  e la direzione in cui soffia il vento  quando questo giorno finirà. Respira, respira l'aria Decidi i tuoi obiettivi Sogna con attenzione. Domani è un altro giorno per tutti Nuova luna, nuovo sole."
/ Follow the sun - Time Square ft Xavier Rudd /


Nel dormiveglia lo raggiunsero due voci familiari.
Una volta steso nel letto dell’ospedale, Don era crollato. Gli avevano messo una flebo, dato un antibiotico e l’avevano inchiodato al letto.
Lui, comunque, non aveva intenzione di alzarsi entro tempi brevi. Aveva dato molto più di quello che poteva, non ce l’avrebbe mai fatta a rimettersi in piedi.
Non sapeva da quanto dormiva, però aveva chiuso gli occhi guardando Colby seduto nella poltroncina accanto al letto che lo guardava stanco anche lui.
Gli aveva detto che avrebbe riposato un po’, poi sarebbe andato a casa. Don non aveva dato ordini di sorta, Colby era libero di fare quello che voleva. Però era felice che rimanesse lì.
- E quegli agenti di guardia? Pensavo fosse finito tutto… comunque voglio i dettagli, non ve la caverete con così poco! - La voce familiare, ma al momento non messa bene a fuoco. Don la sentiva nel dormiveglia, sembrava in camera e sembrava che sussurrasse.
Non riusciva ancora a svegliarsi.
- Sì è finito tutto, ma tecnicamente è in arresto perché ha sparato ad un uomo disarmato e non si è trattata di legittima difesa, perché nessuno lo stava più minacciando, tanto meno l’uomo a cui ha sparato. - Anche questa voce era familiare ed entrambe gli procuravano una bella sensazione di calma.
- Ma se la caverà? - Chiese l’altra voce che voleva sapere molte cose.
- Beh… ha molte attenuanti, se assume un buon avvocato se la caverà giuridicamente parlando. Emotivamente… - Il secondo esitò incerto. - ha subito un duro colpo. -
- Pensi che possa andare in depressione? -
- Sarebbe il minimo. Però ne ho viste molte ed ho visto gente di cui ero sicuro non ce l’avrebbe fatta a riprendersi, che invece ce la faceva. E al contrario ho visto crollare persone che sembravano forti. - Entrambi sospirarono e lasciarono del tempo per riflettere.
- Mi racconterete bene la storia. - Aggiunse uno dei due, quello alla destra di Don. - Comunque non pensavo che riuscissi davvero a risolverla prima del mio arrivo, ero sicuro di dover fare qualche magia! Ho fatto un viaggio terribile ad immaginare Don in posti impossibili! - I due risero insieme, Don sentì dell’innato fastidio. Gelosia.
- Sei il solito diffidente! Pensi che solo tu puoi salvare il mondo! - Altre risa. - Ma dove sono Larry ed Alan? - chiese poi lo stesso che aveva ironizzato sul primo.
- Mi hanno preso e lasciato qua dicendo che dovevano fare non so cosa ma che tornavano dopo. A proposito, ma Robin? - A quel punto sembrò calare un silenzio un po’ imbarazzante, ma alla fine l’altro aveva risposto insicuro.
- Da quello che ho capito è dovuta andare dall’altra parte del paese per un altro caso urgentissimo che segue da tempo… -
- Ma con Don rapito? Non è da lei… - Probabile stretta incerta di spalle.
- Non saprei, forse hanno dei problemi. Sai, rimandano ancora la data del matrimonio, non hanno nemmeno ufficializzato l’intenzione. Cioè si sa che vorrebbero, ma non si sa niente di più. -
- Dici che non andrà in porto? - E c’era uno strano tono nella sua voce. Una specie di speranza o di consapevolezza.
- Dovresti chiederlo a tuo fratello, non abbiamo avuto molto tempo per parlare. - A quello un campanello aveva iniziato a risuonare in Don ed aveva cominciato a sentire la frenesia di volersi svegliare.
- Ma tu? Tu che mi dici? - Il tono più basso e confidenziale, quasi un sussurro. Don ora era decisamente geloso. Sapeva chi erano a parlare, la mente confusa non gli concedeva i nomi, ma lui sapeva comunque chi erano e gli bruciava che parlassero di lui e di quelle cose in quel modo, in quel contesto.
- Di me o di me e Don? - E lì l’altro aveva sorriso, Don l’aveva percepito dalla sua voce stupita e felice.
- C’è un ‘tu e Don’ alla fine? Era ora! - Risata imbarazzata.
- Se non la piantate di spettegolare come due comari vi arresto per disturbo della mia quiete! - Aveva brontolato lugubre con voce da oltretomba. Finalmente era riuscito a parlare. I due si erano interrotti, probabilmente lo stavano guardando.
- Non credo che si possa fare… - Rispose uno dei due, quello a sinistra.
- Questo sarebbe abuso di potere. - Aveva corretto il secondo, alla sua destra.
- E il vostro abuso? - Replicò Don scorbutico stropicciando gli occhi e strofinandoli con la mano sana, la destra.
- Quale? -
- Quello della mia pazienza! - Con questo latrato, Don aveva aperto definitivamente gli occhi stanchi e segnati e li aveva guardati.
A destra Charlie, a sinistra Colby. Entrambi sorridevano divertiti.
- Scommetto che una parte della pazienza l’ha messa lui a dura prova quando ha osato chiamarmi per dirmi che eri nelle mani di un pazzo pluriomicida! - Ironizzò Charlie conoscendo suo fratello. Colby aveva fatto l’espressione da ‘puoi dirlo forte’ e Don aveva aggiunto un seccato e burbero:
- Ovvio! Cosa potevi fare a quella distanza a parte preoccuparti e fare dieci ore di volo col cuore in gola? Non si fanno queste cose! - Charlie però era intervenuto senza più scherzare, seccato a sua volta.
- E tu volevi nascondermi una cosa così importante come che mio fratello è stato rapito? Seriamente, Don? Colby ha fatto la cosa giusta! - Don aveva sospirato alzando gli occhi al cielo, poi gli aveva tirato il cuscino che gli operatori sanitari gli avevano messo sotto la mano sinistra.
- Tornatene in Inghilterra e smettila di difenderlo! -
- Certo Charlie, come osi contraddirlo? - Colby si era intromesso scherzando malizioso e Charlie aveva rincarato la dose prendendo il cuscino che gli aveva tirato e schiacciandolo sulla faccia del fratello.
- Fai un favore a tutti e stai zitto tu, che non capisci niente! - Con questo alla fine si erano messi a ridere, anche se poi Don si era tolto il cuscino ed aveva ripetuto che non sarebbe dovuto ripetersi.
- Lasciagli credere di avere il controllo del mondo, Colby. Tanto sai come fare. - Colby annuì incrociando le braccia al petto alzando le spalle con aria spaccona:
- Gli dico di sì passivo e poi faccio quello che voglio. Tanto non mi sgrida mai! - Don lo fulminò con uno sguardo poco amichevole e Charlie scoppiò ancora a ridere, molto felice nel vederli in quella dinamica amichevole ma soprattutto intima. Perché una cosa era evidente e chiara. Alla fine si erano sbloccati. Non serviva specificare i dettagli, Charlie lo vedeva bene. Non c’era più alcun muro in procinto di cadere. Quel muro ormai era crollato e vederli così, saperli così, per lui fu una liberazione.
- Però è vero, sei sempre andato contro tutti quelli che facevano di testa loro, tranne che con lui! - Don alzò le spalle facendo finta di nulla per sminuire la cosa.
- Solo perché ha sempre fatto cose che andavano bene, ma non deve tirare la corda! - Dopo di questo Don sbuffò. - Chiamate un infermiere, voglio andarmene a casa! - E così erano scoppiati di nuovo a ridere vedendo come cercava di sviare l’argomento che per qualche ragione lo imbarazzava.
- Certe cose cambiano, ma altre no, vedo! - Commentò Charlie mentre Colby, ridendo e scuotendo la testa, andava a cercare qualcuno.
Rimasti soli i due fratelli, poterono guardarsi e salutarsi come si doveva, più seriamente.
- Sono contento di essere venuto. -
- Ben perché sei arrivato a storia finita. Se venivi prima c’era da uscirne matti. Colby l’ha gestita molto bene, mi ha trovato in tempi da record. - Lo disse solo perché Colby non lo sentiva, Charlie sorrise con dolcezza sentendolo fare i complimenti.
- Vedo che finalmente ti sei deciso con lui… ne sono contento… è stato prima o dopo il rapimento? Spesso vedere in faccia la morte… - Don alzò le spalle e guardò imbarazzato ed impacciato dall’altra parte per assicurarsi che non tornasse Colby proprio in quel momento.
- L’ho vista spesso… non è stato quello. -
- Ah no? - Chiese stupito e curioso Don che non cercava di nascondere la cosa.
- No… - Poi aveva guardato le proprie mani, una fasciata rigida e spessa fino all’avambraccio, l’altra sulle coperte. - È stato… - Esitò pensando a quando era successo. - Non lo so, credo fosse ora… mi hai detto per l’ennesima volta ‘pensaci’ ed io esasperato mi sono deciso a pensarci… ed ho visto che lui aspettava solo un cenno per sbilanciarsi. Così è successo. Poi abbiamo ritrattato. Poi ci siamo decisi di nuovo. - Charlie sorrise al suo riassunto.
- Ritratterete ancora? - Chiese divertito. Don alzò lo sguardo verso di lui più tranquillo dopo che l’aveva detto, poi piegò la testa alzando una spalla.
- Chi lo sa? Siamo due persone complicate, credo sarà una storia difficile! - Charlie rise e si mise le mani in tasca con la sua tipica aria semplice.
- Lo puoi sapere solo se la vivi. -
Don lo guardò sorpreso.
- È il risultato di una equazione matematica? - Lo prese in giro e Charlie gli lanciò un’occhiata offesa.
- Sono in grado di pensare anche senza la matematica! -
- Ah davvero? Ero convinto di no! -
Charlie fece ancora un po’ l’offeso, poi vedendo che Colby non tornava, probabilmente perché cercava di convincere qualcuno a far andare a casa Don con la promessa di prendersi cura di lui, ne approfittò per un’altra domanda azzardata.
- Senti, ma Robin? - Don che ricordava quello di cui avevano parlato lui e Colby mentre dormiva, si fece scuro e scosse il capo chiudendosi nella sua tipica maniera.
- Non lo so. Come ha detto lui è da qualche parte. Penso… penso che siamo al capolinea. Ne avevo il sospetto da quando sei partito, da quando ha continuato a rimandare il sì alle mie proposte e le date da decidere. - Don non disse di più, Charlie capì da solo il resto conoscendo la loro storia ma soprattutto suo fratello.
Gli prese il ginocchio attraverso le coperte azzurrine e sorrise di circostanza, incoraggiante.
- A volte devi prendere le cose nelle tue mani, prendere delle scelte, deciderti, agire. - Disse intendendo Colby. - Altre devi semplicemente lasciare che vadano come devono andare. -
Don lo guardò cercando il suo sguardo gentile, un po’ triste, un po’ felice. Sapeva che era contento per lui e Colby, nonostante i suoi sentimenti passati.
- Chiudere non è mai facile, credo che lei aspetti lo faccia io, io aspettavo lo facesse lei. Ma ormai Colby non può più aspettare e credo che… - Esitò, si strinse nelle spalle, si guardarono negli occhi seri. - Credo che sia ora. Punto e basta. - E con questo un’altra storia si sarebbe chiusa, per poterne cominciare definitivamente una successiva, forse quella giusta, quella che non si sarebbe mai chiusa.
Colby entrò con un dottore, il dottore era corrucciato, ma Colby sorrideva vittorioso.
- Sebbene io sia contrario, l’affido alle cure della famiglia con l’obbligo di tornare qua a farsi controllare fra tre giorni. - Don guardò il dottore sorpreso, poi sorrise e lanciò un’occhiata veloce a Colby che la interpretò come un ringraziamento.
- Sarò un paziente perfetto. -
- Lo auguro a loro, visto che qua è stato uno dei peggiori in assoluto! - Concluse il dottore indicando fratello e fidanzato i quali risero. Vedendo il suo sorriso, Don si sentì già meglio, era così ogni volta che lo vedeva, che lo toccava.
Questo perché non avrebbe mai avuto rimpianti. Non da lì in poi.