LA SOLA STRADA

1. LA SORGENTE DELL’ALBERO DELLA VITA


"Nel profondo dell'oscurità Ci siamo tutti persi Catturati nella tempesta

Proiettili che cadono velocemente
Gridando all'aldilà
Puoi sentirci quando piangiamo?
Gridando all'aldilà Puoi mostrarci come volare?

Tutto è andato storto, Il paradiso ci trattiene, Abbiamo perso il sole
Il cielo ce l'aveva detto che Il mondo era forte e Il paradiso ci trattiene
Dove andremo Quando sarà tutto finito?
Torna dal futuro Prima che non cadevamo
Può il cielo infranto scatenare Un'ultima alba per l'aurora?"
/When i'ts all over - Ragin/

Era il rumore dell’acqua, l’unica cosa che si sentiva lì sotto. Il ruscello correva partendo dalla cascata che si stagliava dal centro del groviglio delle radici.
Trovare quel posto era stato quasi impossibile, ma più ancora lo era stato trovare quel metodo. Finalmente era lì e sarebbe andato fino in fondo.
Wil si prese un istante per guardare bene, scendervi era stato quasi impossibile, solo quando aveva capito il significato della profezia aveva potuto farlo.
L’Albero della Vita era un posto mitologico, non aveva nemmeno mai saputo dell’esistenza di quella storia fino a che non l’aveva sentita narrare per caso mentre cercava di tornare indietro, verso i suoi compagni che lo credevano morto.
Non ci aveva fatto caso subito, ma qualcosa gli era risuonato nel sentire quella favola, poi dormendo aveva fatto uno dei soliti sogni. Ogni notte sognava Allanon, qualche insegnamento, qualcosa che sperava di poter fare con lui o magari lo interrogava e sentiva la sua voce profonda che gli rispondeva.
La notte stessa, dormendo, gli aveva ripetuto che in ogni storia c’era sempre un fondo di verità, anche se non era completa.
Così aveva capito cosa doveva fare.
Doveva trovare quel posto.
La Sorgente dell’Albero della Vita nasceva dai rami rigogliosi, percorreva tutto l’enorme tronco interno e poi si librava come una sottile cascata che dava vita ad un ruscello ed infine ad una pozza argentea.
Le radici circondavano quel posto interrato, immense e maestose si diramavano creando una sorta di prigione di legno sotto terra, intricata ed affascinante, sicura per chiunque riuscisse ad arrivarvi.
Trovare l’Albero, comunque, non era stato facile, ma era stato peggio trovare il modo di arrivare alla Sorgente, per giorni era rimasto lì a riflettere sul significato delle incisioni in quell’antico libro, fino a che aveva capito che
‘Solo l’animo che per Amore la Vita cerca, l’accesso troverà’ significava che doveva permettere all’Albero di leggere il suo animo e sperare che l’amore di cui parlava dimorasse in sé e che fosse di gradimento dello Spirito che dava la Vita.
Si era buttato in quell’impresa a capofitto e senza riflettere, come la maggior parte delle cose che aveva fatto in tutta la sua vita, però nel momento in cui aveva deciso di farlo, non c’era stato verso di fermarsi a ragionare. Non sapeva perché farlo, il perché per lui era inutile dato che era ovvio.
Come non cercare di resuscitare Allanon?
Serviva una motivazione?
Wil si era seduto sulle radici carico di speranza ed aveva aperto la propria mente ed il proprio cuore all’Albero della Vita, sperando di trovare la motivazione giusta.
All’inizio non era successo nulla, era rimasto lì a meditare a lungo preda del nervoso e del fastidio crescente, fino a che poi alla somma della propria disperazione si era messo a gridare e piangere abbracciando le radici su cui sedeva, dicendo infine l’unica cosa che evidentemente all’Albero interessava.
“Vuoi sapere se lo amo? Vuoi davvero che lo dica? Non lo sai da solo che lo amo e che non posso permettere che di lui rimanga solo la sua spada ed il suo ricordo?”
L’aveva detto più a sé stesso che ad un’Entità che per quanto ne sapeva poteva appartenere ad un’antica razza estinta.
Ma dirlo l’aveva fatto sentire libero e appena quelle parole erano scivolate fuori da lui insieme alle proprie lacrime trattenute dal primo istante in cui Allanon era morto davanti ai suoi occhi, aveva sentito le radici muoversi e cingerlo in un dolcissimo caldo abbraccio che piano piano l’aveva inglobato fino ad adagiarlo sotto terra, in mezzo a quella fortezza sicura ed invalicabile.
Il rumore dell’acqua era stata la prima e sola cosa sentita una volta ripresa coscienza di sé.
Le guance ancora bagnate di lacrime mai versate prima.
Non aveva mai voluto dire più di ‘Allanon significa molto per me’ perché era anche sempre stato molto arrabbiato con lui ed inoltre perché ammettere una cosa del genere quando sapevi benissimo di non essere ricambiato?
Aveva capito di sbagliare la notte in cui si erano salutati, prima che lui poi spirasse per sempre.
Nella mente di Wil non sarebbe mai andato via quel loro momento, quel dialogo. Wil aveva immediatamente capito che era diverso dagli altri, Allanon gli aveva dato un prezioso consiglio e fatto dei complimenti, l’aveva rassicurato ed abbracciato in modo dolce e caloroso, quel modo che sa di conclusione.
Non aveva voluto vederlo, ma l’aveva sentito. Era stato non solo il primo vero avvicinamento, ma anche l’ultimo.
Ci aveva messo tanto a scendere perché prima si era detto ‘il mondo ha bisogno di Allanon’, poi ‘sua figlia ha bisogno di lui e per me lei è importante’, poi ancora ‘ho un debito da saldare’, anche se non era convinto che al lato pratico avesse dei veri debiti con lui, magari non l’aveva ascoltato tre quarti di volte rendendosi la vita più difficile rispetto a se l’avesse ascoltato sempre, ma quello non era essere in debito, così come non era vero che lo faceva per Mareth o per il mondo che non riusciva a sentire come il centro del proprio universo.
Cosa c’era ora al centro del proprio universo?
Ora che Allanon non c’era e che lui si era salvato per miracolo o forse per qualche sorta di magia che l’aveva voluto ringraziare per la salvezza, da cosa ricominciare?
Wil non aveva più né le pietre magiche né la spada di Shannara, era solo uno come gli altri alla ricerca di qualcosa che gli dicesse cosa fare.
Quel qualcosa l’aveva portato lì.
- Non ho niente di suo, ma la profezia non diceva niente a proposito di oggetti appartenenti alla vita da riavere. - Disse ad alta voce Wil chinandosi sulle sponde dell’enorme pozza d’acqua che non sembrava molto profonda, infilò le dita e ripensò al resto dei versi studiati a memoria.
‘Quando la richiesta accettata sarà, la Sorgente la vita darà.’
- Non so proprio cosa dovrei fare or... - Ma la voce gli morì in gola quando sentì che l’acqua cambiava leggermente rumore, levato lo sguardo con ancora la mano immersa, sentì che la piccola cascata non ricadeva sul ruscello e poi sulla pozza, ma bensì su qualcos’altro.
Quel qualcosa non era una cosa, ma una persona e gli stava davanti ad un paio di metri, proprio sotto il getto dell’acqua che si liberava dal groviglio incantato delle radici.
Le scie argentee deviavano il loro percorso illuminando del colore lunare un corpo nudo di un uomo massiccio, gli dava le spalle, la testa era china, come se non fosse sveglio.
Wil si sollevò in piedi ed entrò nell’acqua senza accorgersene nemmeno.
La pelle liscia non presentava alcun solco runico o cicatrice, nessun segno addosso, non era nemmeno la pelle di uno spettro. Il colore era roseo sebbene l’acqua d’argento gli desse una luce diversa.
Mosse dei passi come se non fosse nemmeno lì, l’acqua salì fino alle ginocchia, tiepida e dolce.
Wil si fermò per poi sollevare un braccio, la mano rivolta verso di lui, la sua schiena ampia, le spalle e le braccia muscolose, i glutei sodi, i fianchi stretti e le cosce come levigate nel marmo.
L’acqua lo faceva sembrare una statua, mentre lo bagnava.
- Girati... - Mormorò Wil senza la forza di dire il suo nome.
Quello che provò in quel momento non era definibile, non c’era un sentimento preciso che prevaleva, non riusciva a ragionare e a smistare quel groviglio potente che sentiva.
Sospensione.
Sollevando la mano fu come se mettesse tutto sotto ghiaccio in attesa di lui, del suo volto, dei suoi occhi.
L’uomo si girò lentamente raddrizzando il capo nel sentirlo, poi finalmente lo ebbe di fronte.
Il resto del suo corpo nudo e bagnato scolpito in quel modo perfetto esattamente come lo ricordava.
Il suo viso tenebroso non era più segnato come lo era sempre stato, i lineamenti decisi ed affilati di una bellezza oscura erano corrugati, ma non un segno di sciupatezza addosso. Non era stato mai così bene, fisicamente parlando.
Wil mosse un altro passo ritrovandosi davanti a lui, la mano proseguì il percorso e gli carezzò il viso coperto di un filo di barba, i capelli neri e corti scivolavano sulla fronte bagnati dall’acqua.
Le dita tremanti di Wil toccarono le sue guance morbide e calde, i rivoli presero una deviazione dal suo viso, unendosi alle sue dita che risalirono sugli occhi. Al suo arrivo li aprì, erano neri e profondi nella loro forma sottile ed un po’ allungata, mentre un tormento vibrava chiaro e limpido.
Wil lo capì subito mentre qualcosa di magico accompagnava il loro incontro.
Gli bastò solo un istante.
- Non sai chi sei. - Allanon si aggrottò ulteriormente provando a rispondere, ma riuscì solo a fare un breve cenno con il capo, poi gli prese la mano dal proprio viso e la voltò guardandogli il palmo, come se ricordasse un vecchio flash che riguardava quel gesto, come se il palmo della mano di Wil dovesse ricordargli qualcosa che però rimase bloccato sulla soglia senza rivelarsi.
- Qual è il mio nome? - Chiese piano e basso in un mormorio che fece rabbrividire Wil.
- Il tuo nome è Allanon e sei appena tornato in vita. - Poi i suoi occhi chiari di mezzo elfo scesero sui suoi pettorali pronunciati e sugli addominali perfetti e scolpiti, risalì sul collo e si turbarono. - E non penso tu abbia i tuoi poteri. - Disse tornando lentamente pragmatico e cosciente della realtà.
Allanon si meravigliò.
- Poteri? -
- Sei un druido. - e appena lo disse, fu come se un fulmine attraversasse l’uomo che immediatamente si accasciò in avanti fra le sue braccia, Wil lo prese al volo reggendo il suo corpo massiccio e possente che si scontrava completamente col proprio, lo accompagnò fuori dal getto della cascata e lo stese nel ruscello ai loro piedi, l’acqua l’avvolse come una dolce coperta.
La sensazione fisica del suo corpo addosso, le sue braccia abbandonate sulle sue, le mani sulla sua schiena nuda e possente, la consistenza concreta e forte di Allanon lo sconvolse e lo fece rabbrividire da capo a piedi, gli ci volle un po’ per riprendersi, quando lo fece lo stava carezzando sulla fronte. Wil si riscosse e ritrasse la mano.
Dire che lo amava in preda alla disperazione era una cosa, vivere con quel concetto era ben altro, ma per un momento era stato quasi naturale.
Non aveva la minima idea di che cosa dovesse fare, obiettivamente era arrivato lì senza sapere nemmeno cosa stesse andando a fare.
Si diceva che l’Albero della Vita aveva un Sorgente che riportava la vita a chi lo desiderava, ma la profezia parlava chiaramente che non i desideri di tutti potevano avverarsi e visto che sempre meno persone venivano accontentate, quel posto era presto diventato mitologico e perduto.
“Amore...” Si ripeté fra sé e sé mentre aspettava che Allanon si riprendesse. “Ce ne sono di molti tipi, che ne so io dell’amore? Pensavo di amare Amberle e poi ho iniziato a provare qualcosa per Mareth e poi quando Allanon è morto ho capito che non l’avevo mai odiato ma... quanto complicato è sempre stato il nostro rapporto e questo sentimento? Ed ora lo traduco in ‘amore’ e tutto si apre e funziona. Ma che amore sarebbe? Come ‘amore’?”
Le domande si moltiplicavano mano a mano che i secondi proseguivano e visto che Allanon non si risvegliava, decise di trascinarlo fuori dall’acqua e trovare un modo per uscire da lì.
Per essere vivo, lo era. Probabilmente tornare in vita non era tanto facile, il fatto che non ricordasse nulla non era indicativo ma piuttosto normale.
“Ritroverò Mareth e gli altri e sapranno come aiutarlo, intanto usciremo di qua!”
Poi alzò la testa ed osservò le radici che si radunavano partendo dell’albero che da sotto non si vedeva.
- Più facile a dirsi che a farsi. Non è stato facile entrare, come può esserlo uscirne? - Così sospirò insofferente tornando a guardare Allanon addormentato, la sua nudità lo turbava ogni volta così decise di togliersi la maglia e posargliela sull’inguine.
Si sentì una ragazzina in quel gesto, ma preferì ovviamente non pensarci.
- Una cosa per volta! -
Wil mani ai fianchi si sollevò in piedi ed iniziò a percorrere lo spazio a disposizione, erano un paio di metri quadri, non molto ampio ma nemmeno così minuscolo. Piacevole alla vista e sicuramente rilassante, ma non sembrava proprio esserci una via d’uscita.
Wil si aggrottò chiudendo gli occhi, cercò di ricordare qualcosa sulla profezia imparata, ma non gli sembrava ci fosse niente a proposito, così stufo ed esasperato allargò le braccia e alzando il capo semplicemente parlò all’Albero: - Ehi, possiamo uscire da qui? -
La voce echeggiò come in un pozzo, poco dopo le radici cominciarono a muoversi striscianti come serpenti, istintivamente Wil si gettò su Allanon e si aggrappò a lui cercando di proteggerlo, strinse forte gli occhi ed attese senza farsi una sola domanda. Le radici si chiusero su entrambi stringendoli insieme come le spire di un Pitone, Wil si sentì soffocare e per un momento pensò che sarebbero morti, poi il buio lo colse.

Quando si svegliò dormiva steso su Allanon come se fosse un comodo e caldo materasso, intorno a lui la radura, l’Albero accanto e la notte a nascondere una tenera posizione.
- Da quanto siamo qua fuori?- Si chiese ad alta voce tirandosi su a malincuore, erano asciutti e sembravano entrambi stare bene e chinatosi su Allanon, gli toccò la guancia chiamandolo sperando che quella volta avesse successo.
- Allanon? - Lo chiamò speranzoso. Le sue palpebre si strinsero mentre le pupille si mossero, un paio di secondi dopo il nero delle sue iridi lo cercavano confusi e turbati. Faceva quasi male quello sguardo, Wil si sforzò di rimanere in sé e finse di sapere cosa fare, anche se in realtà non ne aveva proprio la minima idea.
Non aveva di certo immaginato di riuscire a resuscitarlo... ora era lì, ma non ricordava nulla e probabilmente non aveva i poteri.
Ma almeno era lì.
Wil sorrise sentendosi sollevato nel vederlo sveglio e vivo, sapeva di essere incosciente e che era solo all’inizio di una bella impresa, però non stava andando male fino ad ora.
- Come va? - Chiese poi mettendosi a sedere, tendendogli la mano per farlo alzare a sua volta. Allanon gli prese la mano titubante e si lasciò tirare su, il suo viso felice brillava di una bella luce, guardandolo l’uomo cominciò a sentirsi meglio nonostante il caos che imperversava nella sua mente.
Un unico istinto dentro, quello di fidarsi di lui. Il resto era buio completo.
- Buio. - Disse piano, Wil rabbrividì ancora al suono della sua voce. Ora era reale, non solo un ricordo od un sogno. Si trovò gli occhi che gli bruciavano, ma ricacciò le lacrime indietro.
- Andrà meglio, probabilmente ci vuole tempo. Recupererai tutto. Sicuramente ti aiuterà andare nella tua fortezza dove ti rigeneri, sicuramente Mareth ha portato lì le tue cose. Ci aspetta un bel viaggio, sono sicuro che se andrai là la nebbia si diraderà! Dopotutto sei tornato in vita, non è facile! - Wil trovò conforto nel parlare tanto ed iniziò a farlo a macchinetta mentre si tirava su in piedi e cercava fra le proprie cose qualcosa da dargli per vestirsi.
- Buio.- Ripeté lui cupo solamente. Wil riemerse dalla propria borsa tracolla presa al primo villaggio incontrato, aveva radunato poche cose per il suo viaggio, non certo molti vestiti. Un cambio che non gli sarebbe mai andato bene.
- Come? - Chiese senza capire.
- Buio, non nebbia. - Wil fece un sorrisino divertito, rimaneva comunque lui.
- Andrà meglio, non agitarti. -
- Non lo sono. - Puntualizzò calmo. Wil alzò gli occhi al cielo.
- Ok, perfetto! Perché finché non troviamo un villaggio dovrai andare in giro solo con quella maglia intorno alla vita! - Allanon si guardò sempre calmo e composto, come se essere tornati in vita non fosse una cosa per cui andare nel panico e fare i matti.
Wil lo invidiava, non faceva una piega nemmeno all’idea di stare nudo chissà per quanto.
“Fin dove arriverà la sua mancanza di memoria?” Si chiese senza capire quanto dovesse spiegargli del modo di vivere. “Saprà che non bisogna andare in giro nudi?”