* Questa vecchia fanfic è su Smallville, l'ho scritta alla fine della seconda serie, se non ricordo male ... o meglio all'inizio della terza. Lex si è svegliato che stava precipitando con l'aereo abbandonato ed era stato ingannato dalla moglie. La mia storia si apre su di lui imprigionato in un ospedale di cura mentale (se ricordo giusto era questo) perchè stava impazzendo, accusando il padre di averlo sabotato e cose del genere. Lex e i suoi lugubri e distruttivi pensieri in crisi. E' una storia slash su Lex e Clark quindi si può immaginare la piega di questi pensieri ... buona lettura malinconica. Baci Akane*

 

Rimane il Ricordo

 

“Nella vita la via verso l’oscurità non è un lampo, ma un lungo viaggio.”

 

La goccia.

La goccia è uscita.

E questo è troppo.

Se questa volta mi salvo non la passa liscia, nessuno.

Ma lui per primo.

Se questa volta ce la faccio…oh…non scapperà.

E io ce la devo fare…ce la devo fare solo per poterlo distruggere.

L’odio.

L’odio che provo per lui è smisurato e immenso…si è ingigantito sempre di più, è cresciuto ed ora non riesco più a contenerlo.

Non doveva farlo.

Non sono mai stato tanto attaccato alla vita come ora…e solo per poter arrivare di fronte a quell’uomo e ucciderlo.

È questo ciò che voglio.

Tutto quello che voglio.

È ammazzarlo con le mie mani.

Voglio vederlo morto al posto mio.

Perché è troppo.

Lui non si può salvare.

Non può avermi fatto veramente questo.

Ma lo conosco e so che l’ha fatto.

Non è mio padre.

Non lo è.

È solo un bastardo che deve morire.

E sarò io a dargliela la morte.

 

La prima cosa che vedo quando riapro gli occhi dopo tanto tempo è lui…proprio lui…attraverso il vetro.

Nemmeno il coraggio di farsi vedere senza qualche protezione. È solo un vigliacco. Appena mi tornano le forze giuro su me stesso che l’unica ragione della mia vita sarà distruggerlo per sempre…e distruggere chiunque tenterà di difenderlo e di fermarmi e chiunque in seguito tornerà a minacciarmi.

Lo giuro.

Ricordo tutto.

Ricordo esattamente tutto.

Anche se ho avuto un incidente gravissimo, anche se il mio aereo era vuoto al mio risveglio e precipitava…anche se la dinamica non mi è chiara ed è tutto confuso, ricordo….ricordo che è stato lui, perché è l’unico che può essere stato, perchè lui mi odia almeno quanto lo odio io…perché nella faccia della terra non potrà mai esserci posto per entrambi, lui non lo vuole allora lo accontenterò. Farò in modo di cancellarlo.

Questa volta non doveva farlo.

Lui non mi vede e non mi ha mai visto. A lui importano solo i soldi e il potere…e finchè ci sarò io il suo fottuto potere è in pericolo.

Vediamo cosa è capace ora….cosa farà…vediamo.

Un labbiale. Semplice e chiaro…non emetto suono, dico solo una parola che lui capisce chiaramente:

- Sparisci.-

lui sembra non capire…lui fa la faccia sorpresa…lui…maledetto…maledettissimo uomo che si erge a giudice e padre…padre mio…no, io non ho genitori, l’unica che avevo è morta, basta, non ne riconosco altri.

E a quanto pare nessuno…nessuno è diverso da lui…nessuno mi ha mai considerato per quel che sono…solo un uomo…mi ero illuso che con Hellen potevo provare…provare dopotutto a costruirmi una vita con una persona che sembrava normale…che sembrava amarmi…io le volevo bene…le volevo bene in modo diverso da come ne ho sempre voluto a Clark…a lei le volevo bene perché era l’unica donna che sembrava volermi stare accanto in modo disinteressato.

Non l’ho mai amata nel senso che intendo io amore….amore…io lo intendo in modo ossessivo, assoluto, totale, esagerato, impossibile…e solo per una persona ne ho mai provato….la mia ossessione…solo colui che alla fine riesce sempre a capirmi, solo la persona che alla fine mi accetta nei miei silenzi, nelle mie incomprensioni, nei miei comportamenti, nei miei misteri…Clark, credo sia la prima e unica volta che mi troverò a dire una cosa simile…vorrei che tu fossi qui, vorrei che non ci fossimo allontanati per provare a condurre vite normali…normali per chi, per che cosa…vite che in realtà non potranno mai essere normali, ci abbiamo provato ed io ho fallito, chissà come stai tu. Chissà…chissà come va con la sua Lana…

Per uno come me l’immagine è tutto eppure posso farne anche a meno…perché prima di tutto viene me stesso e i miei desideri…e la dignità di un uomo.

Ho provato a ‘pulirmi’ con lui ma non ce l’ho fatta, non potevamo…perché c’è un mondo in mezzo...e la sua confusione...e le sue paure riguardo…cosa? Cose che non vuole dirmi…che non riesce a dirmi…e alla fine io non posso, non posso stare con uno che non è chiaro con me. Come se io invece fossi diverso, come se io invece gli dicessi tutto.

Sono solo figlio di mio padre….ci siamo lasciati non solo perché nessuno dei due era sincero con l’altro, non solo per poter provare a condurre vite normali, non solo per poter diventare come gli altri, ma anche perché io non ne nero degno…di un amore così puro, semplice ma complesso, così vero e forte…non è per me una cosa simile…io avrei finito per rovinarlo. Io volevo tutto da lui e quando me ne sono reso conto…quando mi sono reso conto di tutto questo…sono stato abbastanza freddo da lasciarlo prima che succedesse qualcosa di irrimediabile.

Per la prima volta ho smesso di pensare a me.

Mi ha fatto uno strano effetto.

 E poi ho pensato che forse in fondo con Hellen sarebbe potuta andare avanti…ma lei…lei era solo una troia come le altre, una troia e basta…che si è fatta corrompere da mia padre.

Non  c’è bisogno che mi dicano nulla,  so già tutto.

 Ma alla fine la dimostrazione delle mie teorie è questo. Io potrò illudermi di essere  come gli altri, di poter essere amato, rispettato come un uomo ha bisogno, senza essere discriminato, potrò illudermi di un sacco di cose…di poter un giorno possedere quello che possiede Clark…ma non ci riuscirò mai, perché sono diverso…e in fondo mi sta bene questa diversità, è sempre stato il mio punto di forza, no?

 

Rinchiuso.

Rinchiuso in una fottuta cella, una camera di forza…per …per…i pazzi, no?

È questo che mi ha detto mio padre:

- Vaneggi-

l’ho aggredito, insultato, pestato, accusato…e lui tutto quello che è stato capace di dire e fare è stato questo, legarmi con la camicia di forza e rinchiudermi in una camera vuota, una cella bianca e spoglia dove loro mi possono guardare ma io non posso guardare loro. Lui risolve così i problemi.

Dandomi del pazzo e nascondendo le cose per lui scomode…così lui sarebbe il sano fra noi due, eh? Lui…lui sarebbe il…ahahahahahahahah…il sano!?

Ma chi può dire chi è sano e chi pazzo in realtà?

Lo vedi?

Loro mi danno del pazzo e magari anche ci credono solo perché l’ha detto mio padre…ed io do del pazzo a mio padre credendomi sano…allora chi è pazzo e chi sano?

Gli uomini…gli stupidi uomini piccoli e insignificanti…credono di avere sempre le risposte…sempre…ma non sono forse cresciuto così anche io? Non sono forse cresciuto con queste convinzioni?

Ho sempre cercato verità….come se importasse solo quello…volevo sapere tutto quello che la natura mi nascondeva. Ce l’ho sempre fatta tranne che con tutto quello che circonda Clark…lui mi nasconde una cosa grandissima…e io non sono mai riuscito a capirlo.

Alla fine io accuso gli altri delle cose che faccio anche io.

Ma la pazzia…la pazzia dilaga nel mondo incontrastata e alla fine tutto quello che sanno fare gli uomini è lamentarsi…io sono marcio, io mi odio, io non sono degno di stare accanto ad uno come Clark…io in questo momento non sono più un vincente ma un perdente…e la cosa mi manda in bestia, certo.

Mi fa impazzire anche se in realtà non mi ritengo tale.

Non mi libereranno finchè non mi calmerò…finchè non dimostrerò di essere tornato in me.

Invece di rimanere rinchiuso in questo istituto di merda devo uscire e far vedere chi è il pazzo…no, questa volta mio padre non la può passare liscia.

Il fiatone…sono stanco…sono troppo stanco, chissà cosa mi hanno iniettato in vena quei bastardi.

Tutte marionette senza cervello manovrate da mio padre…ma aspetta che uno si tolga i fili per muoversi da solo e contrastarlo e guarda come lo riduce…a un pazzo insulso rinchiuso in una cella di forza per pazzi.

Mi accascio a terra in un angolo della stanza bianca.

Sono solo come lo sono sempre stato.

Respiro a fatica e la vista mi si appanna a tratti, il pavimento oscilla…mi sembra di essere in una barca dove il mare è troppo agitato.

Mi abbraccio le ginocchia e mi rannicchio più che posso, non voglio cadere, non voglio dormire, non voglio perdermi…voglio rimanere in me…cosa mi rimane? Cosa posso fare? A cosa mi aggrappo?

Sudo, sudo tanto e gli occhi mi bruciano, devono essere rossissimi…ma non ho sonno e non voglio dormire. Dondolo avanti e indietro senza accorgermene.

Non sono pazzo. Non mi sono inventato nulla. Mio padre deve morire. Mio padre la deve pagare, perché non mi credono?

Merda. Non mi arrenderò.

A cosa mi aggrappo per superare questo momento?

È così dura…ma nulla mi deve vincere, nulla.

Un volto si sovrappone all’immagine di questa stanza…un volto dall’espressione unica. Un sorriso radioso e familiare. Avevo voglia di rivederlo. Avevo bisogno.

Un sorriso come il suo non l’ho mai visto, contagioso, sincero, disarmante.

Poi quei suoi occhi così grandi e belli, così speciali e chiari…che ti leggono ti comprendono e non ti giudicano.

I suoi lineamenti semplici ma delicati, belli…si, è l’unica definizione per lui.

I capelli che spesso lascia spettinati come capitano, neri e mossi…arrivano a coprirgli gli occhi ma risulta ugualmente perfetto.

La sua pelle chiara…morbida…liscia…vellutata…ho voglia di sentire il suo profumo…il toccarla, di accarezzarla…come ho fatto più volte soli in camera…

Il suo corpo…il suo corpo notevole, dai muscoli scolpiti, atletico…forte…troppo per un ragazzo del liceo. Ma così affascinante…il ricordo di lui che mi abbracciava…le prime volte timido come il suo essere, poi anche lui con crescente desiderio…lui nudo che si concedeva a me.

Mi calma…mi rilassano incredibilmente questi…ricordi…mi aggrappo ad essi…il sudore smette di scendere e gli occhi non bruciano più, il cuore batte meno forte e riacquisto il controllo del mio fisico, il sangue torna freddo in me…ma non voglio fermarli…non voglio smettere con queste immagini di vita…gli unici ricordi felici e sereni, di piacere puro e assoluto che ho sono proprio con lui, con Clark.

Appoggio il capo alle mie ginocchia e continuo a sovrapporre a questo biancore fastidioso le mille volte in cui soli in casa mia, dopo aver chiuso la porta a chiave, prendevamo a baciarci inizialmente lenti per poi andare sempre più frenetici nel desiderio e passione pura. È fuoco e non avrei mai pensato che lo fosse perché mi ha sempre fatto pensare all’acqua e al vento…invece io credo di essere terra, ma lui è fuoco. Come si accendeva ogni volta che lo sfioravo nei suoi punti d’erezione, come rispondeva ai miei baci e alle mie provocazioni. Non mi ha mai fatto sentire diverso perché mi ha fatto sentire amato.

Giocare con la lingua sul suo corpo, coi suoi capezzoli…con ogni sua parte. Toccarlo e sentirlo bollente e spingerlo a fare altrettanto…vedere i suoi occhi riempirsi di passione accecante, diventare quasi rossi…un colore mai visto prima…sapere di essere io la causa di tutto e continuare fino a che non avevamo più forza in corpo. E scivolare in lui con naturalezza ma voglia, con dolcezza ma sicurezza, con ogni nostra particella protesa a sentire l’altro e ogni momento di puro piacere che si materializzava nell’espressione dell’altro e nella sua voce.

Era sempre così perfetto, magico, sublime…gli unici momenti della mia vita dei quali sono contento veramente…solo allora ringraziavo di essere vivo e di non essere morto quella volta…

Solo a lui ho detto veramente col cuore in mano…un cuore che riscoprivo sotto spesse coltri di ghiaccio…solo a lui ho detto veramente ‘ti amo’.

Ricordo la prima volta…quando ci siamo messi insieme la prima volta…lui era diverso, lui non era più lui…ma era immensamente a me gradita quella versione nuova di Clark…era tutto l’opposto di come era sempre e dopo essermi capitato in casa vestito in quel modo con abiti costosi, ricordo esattamente, si è tolto gli occhiali da sole e dopo aver notato il suo abbigliamento in pelle che gli donava da Dio, dopo aver notato i  suoi capelli pettinati in quel modo così…da modello…dopo aver notato la sua voce e tono diverso…ho notato i suoi occhi…erano cambiati, l’espressione era…non so, da spaccone, da signore dell’alta società, superba…di chi sa tutto sulle proprie potenzialità.

Non ho potuto evitare un ‘oh’ d’approvazione misto a stupore…e non ho tradito incredulità. Ma credo sia stato lì che mi sono reso conto di lui come ragazzo da avere…credo che lì mi si sia acceso completamente la voglia di possederlo, l’attrazione fisica era al culmine.

L’ho ascoltato, era effettivamente diverso, non mi sono mai spiegato quel comportamento, ho fatto finta di nulla e l’ho assecondato, mi disse di aver litigato coi suoi e di volersene andare con me a conquistare il mondo. Gli ho dato corda…eccome se gliene ho data. L’ho tenuto con me…e tempo due giorni mi ha detto di…bè, la parola esatta è stata questa, volermi. È entrato in camera mia e senza chiedermi altro, provocandomi, avvicinandosi a me, toccandomi come non avrei mai pensato potesse fare, si è spogliato lui e poi me. E distendendomi nel letto l’abbiamo fatto, e lui è stato attivo…eccome!

Un'altra sera di quella settimana me lo sono trovato nel mio bagno immerso nell’acqua e schiuma e malizioso, con un espressione che avrei voluto fotografare e incorniciare perché non era da Clark ma era bellissima, mi ha invitato ad entrare…così semplicemente si è alzato, mi ha tolto i vestiti e mi ha fatto entrare poi si è seduto a cavalcioni su di me e mi ha…bè…per l’ennesima volta l’abbiamo fatto.

Poi dopo una settimana circa così come è venuto se ne è andato tornando il Clark di sempre, quello di cui lentamente mi sono innamorato.

Lui non si ricordava nulla di quello che aveva fatto…e suo padre  poi mi ha spiegato che non era in se e che era sotto l’effetto di una droga. Un po’ mi è dispiaciuto ma nemmeno molto perché quella versione semplice di Clark è molto interessante ed era un po’ come dover ricominciare daccapo.

Quando ci siamo messi insieme per lui ufficialmente è stato per seduzione, mi ero stufato e allora ho provato così lui ha ceduto e si, per la prima volta l’abbiamo fatto con lui cosciente e consapevole, infatti era completamente diverso, timido all’inizio, poi sempre con più passione e desiderio, si è sciolto e lasciato andare, non è mai più stato la parte attiva fra i due ma era capace di infiammarsi. Raggiungevo vette mai toccate e questo perché non facevamo sesso ma facevamo l’amore. Me l’ha insegnato lui, me l’ha fatto scoprire lui.

Come penetravo, come mi univo a lui…vedevo quello che vedeva lui, eravamo collegati.

Gli unici momenti felici della mia vita sono stati i momenti passati con lui, le volte in cui eravamo così presi l’uno dall’altro da non capire niente, le  volte in cui lo facevamo fino a sfiancarci, le volte in cui lui era triste per qualche suo amico e veniva da me…come la prima volta che mi ha detto che mi amava…pioveva e a lui era capitato qualcosa di strano…una delle sue brutte e tristi esperienze, una perdita…non me ne ha parlato chiaramente ma mi è capitato in casa di notte tutto zuppo e con un aria strana quasi non più in se…lui tremava e si dava la colpa di qualcosa…si accusava, non so bene…io l’ho abbracciato e l’ho fatto entrare, poi una volta asciutto seduti sul divano della mia stanza davanti al fuoco acceso me l’ha detto, aveva la testa appoggiata sulle mie ginocchia e con uno dei suoi ragionamenti strani mi disse solo: ‘ ti amo’.

Io gli risposi che qualunque cosa gli fosse successa io non volevo sapere ma che non doveva pensare di essere inutile e pericoloso…lui era indispensabile per tutti e per me per primo…e gli dissi che io non mi mettevo con persone perdenti, inutile e stupide…poi lo feci ragionare come io riesco a fare, un po’ freddo un po’ dolce…con la mia voce sfumata…lui era l’unico a riuscire a tirare fuori il mio lato protettivo.

Lui era l’unico a calmarmi le rare volte in cui mi infuriavo, lui era l’unico a tirarmi fuori le parole ‘ti amo’, lui era l’unico a mettere a tacere la mia curiosità, lui era l’unico a liquidarmi coi suoi ‘non so’ anche se in realtà sapeva tutto, lui era l’unico  che io abbia mai amato, lui per me era essenziale e ora vorrei averlo qua con me…ma tutto quel che mi rimane sono solo ricordi…ricordi di vita vissuta con lui, di amore fatto con lui, di sentimenti scoperti e tirati fuori solo da lui…lui era l’unico a riuscire a fare molte cose.

E tutto quel che rimane sono quei ricordi.

I suoi ricordi.

Ad essi mi aggrapperò per uscire di qua, devo tornare in me, autocontrollato, distaccato, freddo, razionale, logico, furbo…uscirò di qua nel modo più naturale possibile e poi distruggerò quell’uomo…per tornare da Clark.

Intanto quello che posso fare è cullarmi nei suoi ricordi.