CAPITOLO I:
L'INIZIO DEL TORMENTO


Era solo un umano, ripeteva Stiles a sé stesso.
Cercava di ricordarselo quando aveva l'impulso di correre verso il pericolo di quelle che definiva cose da bestie feroci.
La curiosità lo spingeva ad andarci, poi si aggiungeva la consapevolezza che si trattava al novanta percento di Scott, per cui doveva guardargli le spalle.
Anche se poi Scott sapeva guardarsele meglio da solo. Cos'era Stiles per Scott a parte che il suo migliore amico?
Un consigliere, quello che cercava delle idee e delle soluzioni alternative alle peggiori.
Però a parte l'essere la mente, non era un elemento utile fisicamente e di presenza.
C'erano volte in cui poteva fare a meno di andare laddove sapeva si annidavano i pericoli.
Però ci andava per un istinto profondo che aveva da quando era piccolo.
Per questo aspetto forse sarebbe stato più adatto ad essere un lupo, l'istinto del pericolo era forte in lui anche se poi cercava di ricordarsi quanto rischiava.
Aveva paura, era umano, era normale dopotutto. Solo che anche se l'aveva non poteva stare lontano da qualunque cosa che odorasse di pericoloso e selvaggio.
Aveva sempre cercato quell'odore, come se fosse così vago da dover essere trovato per poter assaporarlo.
Scott non aveva tutto quel gusto del pericolo e non era nemmeno curioso.
Però era lui il lupo mannaro.
Stiles non aveva faticato a credere a tutte quelle storie, anzi, aveva trovato presto le risposte da solo, perchè aveva fortemente sperato che nella sua vita arrivasse qualcosa di talmente pericoloso da rivoluzionarlo.
Era questo ciò che aveva sperato intimamente.
Era il classico sfigato, dopotutto.
Volere che la propria vita cambiasse era normale... ma non certo che prendesse connotazioni rischiose.
Coscientemente Stiles non aveva sperato questo appena aveva capito che stava succedendo qualcosa al suo amico, però aveva subito cercato la spiegazione più pericolosa. Istintivamente.
Ci aveva creduto, non aveva pensato fosse impossibile.
Solo perchè Scott aveva detto di essere stato morso da un lupo.
Quante altre spiegazioni razionali ci sarebbero potute essere?
Poteva non essere stato un lupo ma un cane con la rabbia. Cosa piuttosto comune.
L'aumento delle sue capacità potevano trovare spiegazione in qualche sostanza che forse non sapeva nemmeno di prendere.
Naturalmente ci avrebbe creduto comunque quando lo avrebbe visto trasformarsi, però sulle prime non aveva avuto grandi prove, eppure la sua mente aveva elaborato immediatamente quella soluzione terribile.
Perchè lui voleva un cambiamento, ma non un cambiamento positivo e 'normale'. Voleva un cambiamento di quelli tosti.
Un cambiamento da adrenalina, pericolo e rischi.
La vera domanda a quel punto era una: perchè sentiva questo forte richiamo per il lato selvaggio della vita?
Era comune avere una vita da sfigato e sperare in un cambiamento, ma non in uno del genere.
Aveva cercato quella spiegazione perchè aveva sperato dentro di sé che si trattasse davvero di quella.
Poi aveva scoperto che anche Derek era un lupo mannaro.
Con ordine prima si era informato su chi fosse quel misterioso individuo incontrato nel bosco con Scott, poi dopo che aveva scoperto vita morte e miracoli di lui e tutto lo scopribile possibile, aveva cercato di esserci in ogni momento in cui si affacciava il pericolo.
Certo, si diceva ripetutamente. Era per guardare le spalle a Scott che era come un fratello, non importava che lui se le guardasse meglio da solo.
Lui così si sentiva utile in qualche modo. Doveva sentirsi utile. Doveva servire a qualcosa.
Il suo inconscio non gli permetteva di realizzare che c'era anche un altro motivo oltre a tutto questo e che questo motivo sostanzialmente era che sperava di ritrovarsi a tu per tu con Derek di nuovo.
'Pericolo' uguale 'Derek'.
'Derek' uguale 'selvaggio'.
Quel selvaggio serio.
Non quello di Scott.
Scott non aveva quell'odore.
Stiles in breve si rese conto di essere ossessionato da Derek. Lo capì dopo aver passato tutta la notte sveglio ad indagare da solo su di lui e sul suo passato, sull'incendio della sua casa, sulla sua famiglia e su dove fosse stato per tutto questo tempo.
Si era reso conto all'alba di avere qualcosa che non andava, per questo non parlò della propria ossessione a Scott.
Se ne vergognava e sapeva che non avrebbe comunque capito. Cosa dirgli insomma?
'Sono ossessionato da Derek'?
Doveva esserne terrorizzato in teoria. Non era uno che non provava paura... anche se poi era puntualmente su tutte le scene del crimine.
Il termine spaventato non si associava veramente bene a Stiles. Anche se nei momenti di pericolo il cuore gli batteva impazzito e sperava di sopravvivere.
Non sapeva bene nemmeno lui cosa pensare di sé stesso, alla fine.
Fu per questo che quando fecero arrestare Derek dopo aver trovato la metà del cadavere nella sua proprietà, si disse che doveva vederlo una volta ed essere a tu per tu con lui.
Un istante. Un solo momento. Pochi secondi solo per loro due e basta dove nessuno avrebbe saputo e visto.
Non voleva fare o dire niente di speciale, non era una questione di spacconeria come l'aveva fatta apparire. Anche se era meglio dire falsa spacconeria perchè nessuno avrebbe mai potuto crederlo un vero spaccone nemmeno con tutti i suoi sforzi.
Si era solo detto che poi andava in prigione e non avrebbe più avuto altre occasioni.
Per cui mentre la polizia faceva i rilevamenti, lui salì nell'auto, nel sedile davanti, e si girò a guardarlo.
C'era la grata a dividerli e lui aveva le manette... che probabilmente si sarebbe potuto togliere in un qualunque momento.
Troppo tardi capì che comunque non era davvero al sicuro perchè con la forza che aveva Derek, si sarebbe liberato subito anche della grata e l'avrebbe potuto squarciare in fretta.
Il cuore gli cominciò a battere così forte che quasi assordò Derek.
I due si guardarono nello stesso modo fatto nel bosco qualche giorno prima.
Lo sguardo di Derek era sempre come l'aveva sognato ogni notte.
Era gay?
Stiles se lo ripeteva da quella volta e l'ossessione per lui non aveva fatto che alimentare quella paura.
Non era nemmeno una grande paura. Poteva andare bene purchè fosse la risposta a quell'attrazione per lui.
Un momento.
Attrazione?!
Che stava dicendo?
- Non ho paura di te! - Disse subito per mettere le cose in chiaro. Specie a sé stesso.
L'aria da falso spaccone cadde subito quando Derek assottigliò lo sguardo già molto affilato.
- Magari sì! - Ammise con voce che già tremava.
Il cuore gli voleva uscire dal petto e sudava freddo però lui doveva stare lì e guardarlo di nuovo. Così vicino lo vedeva ancora meglio.
E l'odore percepito nel bosco quel giorno era talmente forte.
L'odore di selvaggio.
Sì, quanto gli piaceva quella sensazione.
Quella di essere in pericolo.
Cominciò a tremare e a sforzarsi di non farlo vedere.
Non poteva uscire.
Aveva paura ma non poteva andarsene.
Aveva una lista di priorità, l'aveva sempre, per cui anche se era in mezzo al fuoco incrociato restava esattamente dov'era per fare ciò che doveva anche se era il più debole di tutti.
Per non fare la figura dell'idiota si ricordò delle domande a cui non era riuscito a trovare risposta da solo e gli chiese della ragazza trovata nella buca di casa sua.
Prima l'avevano vista in versione lupo completo, poi era diventata umana. Scott non si trasformava in un lupo completo.
Così gli chiese se fosse per questo che l'aveva uccisa, dando per scontato che fosse stato lui.
Era una cosa così importante da sapere?
Era essenziale?
Doveva rischiare salendo in macchina con lui di venir divorato per sapere una cosa tanto inutile ed insignificante che, comunque, riguardava solo Derek e basta?
C'erano tanti di quei tasselli nel mosaico che Stiles stava cercando di costruire di Derek, che aveva bisogno di sapere.
Derek lo fissò come aveva fatto fino a quel momento, era appoggiato allo schienale, gli occhi grigi di quella natura così feroce perfino 'a riposo'. Non lo stava minacciando, lo stava solo guardando. Eppure sembrava lo stesse scomponendo pezzo per pezzo.
- Perchè ti preoccupi per me quando il problema è il tuo amico? Quando si trasformerà in mezzo al campo cosa credi che faranno tutti? Continueranno a fare il tifo? Io non credo! Io non posso impedirgli di giocare, ma tu sì. -
Stiles era paralizzato dalla sua voce. Era calma, bassa ma lo penetrava come se gli stesse parlando all'orecchio.
Nessuno mai gli aveva fatto un effetto simile.
Aveva ragione, comunque. Si preoccupava di Derek e di cose obiettivamente insignificanti, quando Scott era nei guai fino al collo. Anzi. Stiles lo era per colpa di Scott che voleva giocare la partita quando non sapeva ancora controllarsi e si trasformava a tradimento quando si agitava troppo.
Stiles pensò in breve che Derek avesse ragione su tutta la linea.
Non mi interessa niente di Derek, è solo curiosità! Non voglio niente da lui, non voglio lui, non voglio che mi rivoluzioni la vita come in qualche modo sta facendo, non voglio il suo odore di selvaggio per me! Non lo voglio!”
I pensieri frenetici scorsero come saette mentre lui parlava. A quel punto Derek si portò in avanti col busto per avvicinarsi a lui, ora erano separati da pochi centimetri e da quella maledetta rete metallica.
Stiles trattenne il fiato.
Si vedevano ancora meglio i suoi occhi, si sentiva di più il suo profumo. Era diventato un profumo, ora?
- E fidati... - Disse allora sospendendo la frase per vedere quanto ci metteva a morire nell'attesa. - Lo vuoi. -
Stiles a bocca aperta e completamente catturato da lui, specie dagli occhi, dalla voce e dal profumo, stava per dire come diavolo aveva sentito cosa pensava quando suo padre lo scoprì e lo tirò fuori di forza dall'auto ponendo fine a quel momento intenso e sconvolgente.
Il cuore pompava a mille nel petto, l'adrenalina gli faceva ancora girare la testa.
La sensazione di aver sfiorato qualcosa di pazzesco non lo lasciava. Sfiorato, solo sfiorato.
Non toccato.
Non aveva ancora toccato ciò che voleva e desiderava tanto.
Ma cosa desiderava tanto?
Fidati. Lo vuoi.”
Si ricordò le sue parole così enigmatiche in quell'istante. Aveva detto di impedire a Scott di giocare e poi aveva detto 'fidati, lo vuoi.'
Lo vuoi cosa?
Mentre Derek parlava Stiles aveva solo pensato che non voleva niente da lui e poi lui se ne era uscito così.
Poteva leggere nel pensiero?
O forse aveva solo l'istinto molto forte e percepiva cose come le intenzioni, i sentimenti e le emozioni degli altri?
Quello era credibile, però se fosse stato così, ritrovarsi a tu per tu con lui sarebbe potuto essere maledettamente pericoloso.
Beh, ma tanto ora starà in prigione.”
Si tranquillizzò da solo mentre andava via con Scott.
Peccato che non era un pensiero che lo faceva felice come doveva.

Stiles era tormentato da Derek e non ne capiva il motivo, quando scoprì che era uscito di prigione gli venne un colpo.
Derek non era colpevole della morte della sorella, fantastico.
E quindi?
Era in libertà e sicuramente li avrebbe ammazzati entrambi.
Ora sì che era un problema serio.
Stiles era contrariato e quando Scott lo nominava gli si aizzava contro.
L'amico aveva avanzato l'idea di farsi insegnare da lui, Stiles si era opposto quasi come gli avesse proposto di mangiarsi suo padre.
Era questione di principio, non tanto di fiducia.
Magari Derek poteva essere a posto, sotto sotto.
Magari non li voleva uccidere.
Poteva insegnare a Scott molte cose.
Però aveva dei modi da stronzo che non gli andavano giù.
Se voleva il loro aiuto perchè semplicemente non glielo chiedeva come tutte le persone normali?
Trasformava Scott e poi lo lasciava a sé stesso con tutti i casini, salvo poi pretendere chissà cosa.
Non sapevano niente di lui e nemmeno cosa volesse da loro.
Cioè da Scott.
Scott e basta.
Era solo lui quello trasformato.
Era lui che Derek aveva voluto.
Forse era questo che gli bruciava.
Come aveva potuto scegliere Scott e non lui?
Perchè Scott?
Non era giusto...
Stiles passava la gran parte del suo tempo a pensare a tutta quella storia dei lupi mannari e quando non era per Scott era per Derek. Voleva venire a capo del suo grande mistero.
Era lui ad essere il migliore amico di Scott, il suo fratello adottivo. Non Derek. Se era questo che voleva da lui doveva girare al largo!
Stiles era geloso, però in effetti a volte si trovava un po' confuso sul motivo.
Era geloso di Scott o di Derek?
Oltre a pensare a tutto questo, Stiles ormai era ossessionato dalla propria sessualità, convinto di essere gay.
Se lo chiedeva dall'arrivo di Derek nella sua vita, aveva cominciato notando che Danny, risaputo gay, sembrava essere infastidito da lui.
Così si era chiesto se magari i gay non lo trovassero attraente.
Non capiva perchè era importante saperlo, era arrivato a chiedere il parere di Scott e ad osservare Danny ossessivamente per capire questa cosa.
Non gli piaceva Danny, non voleva piacere a lui, voleva solo capire come funzionava la cosa.
Insomma, quel mondo da cui era stato lontano.
Non ne aveva paura, però era la prima volta che ne era incuriosito.
Cosa poteva dire a riguardo?
Alla fine non riusciva a capire se lo fosse o no.
Era fissato con Derek e quando arrivava gli batteva forte il cuore come un idiota. Non riusciva a smettere di fissarlo e di pensarci.
Però era accanito contro di lui. Lo detestava. Ce l'aveva a morte.
Gli voleva portare via Scott, oltretutto aveva scelto lui al suo posto.
Era ovvio ce l'avesse con quel tizio spaventoso.
Se voleva il loro aiuto perchè non glielo chiedeva?
Mentre se voleva qualcos'altro perchè non chiedeva anche quello in modo normale?
Però a parte tutto quello, Stiles ogni volta che pensava a lui ed al suo viso così particolare, era sicuro di averci già avuto a che fare.
Non riusciva proprio a ritrovarsi, in effetti.
Ci passò molto tempo a provare a ricordare, fino a che non si decise a chiedere a suo padre qualcosa su di lui e sulla sua famiglia.
Suo padre non si stupì della domanda del figlio, era famoso per impicciarsi di tutte le cose misteriose.
Così gli raccontò quello che comunque Stiles aveva già scoperto da solo, ovvero la notte dell'incendio di sei anni prima.
- Sì però... tu ci hai avuto a che fare in qualche modo? - Il signor Stilinski lo fissò corrugando la fronte come per sapere se davvero gli chiedeva una cosa simile.
- Certo che sì! Ma tu non ti ricordi? -
Stiles inarcò le sopracciglia interrogativo scattando sull'attenti.
- Cosa non ricordo? - Allora il padre parve rifletterci e parlare da solo:
- Beh, eri piccolo... e poi è stata solo una notte. -
- Una notte cosa?! - Ora Stiles non stava più nella pelle, doveva sapere.
- Quella notte sopravvisse solo lui, sua sorella e suo zio. Questi si ritrovò gravemente ustionato e vegetale, sua sorella quella stessa notte sparì e dal momento che lui era illeso e che era completamente solo, lo portai a casa con me per farlo dormire e mangiare, con quella di vedere che fare di lui il giorno dopo. -
Stiles aprì la bocca e lo fissò sconvolto, il fiato mozzato, il cervello completamente spento.
- Stai scherzando?! - il padre scosse il capo con una strana espressione mentre ricordava quella notte di sei anni fa.
Stiles si fece due conti cercando di ricordare sé stesso all'epoca.
- Avevi dieci anni e lui diciassette su per giù. Ti ho chiesto di cercare qualcosa che potesse andargli bene e di fargli vedere dove poteva lavarsi mentre preparavo qualcosa da mangiare. Tu gli hai dato i tuoi vestiti, lui... - Stiles ebbe un flash nella mente proprio in quel momento ed allora tutto tornò.
- Si è lamentato perchè gli erano piccoli! - Esclamò a sé stesso, guardando nel vuoto mentre le scene di quella notte tornavano a riaffiorargli.
Derek era un ragazzino, un teenager, scontroso e silenzioso. E l'aria cupa e selvatica.
Ora che ci pensava era davvero lui, l'aveva completamente rimosso.
Il Derek ragazzino ricordava molto il Derek adulto, probabilmente era così di carattere o forse era cambiato dopo quel tragico incidente.
Comprensibile.
- Poi mi hanno chiamato in centrale per dei problemi e sono andato, vi ho lasciati soli dicendo che sarei stato poco. Ovviamente sono stato più del previsto. Ma quando sono tornato dormivate insieme sul divano. Credo che lui non volesse dormire da solo, ho pensato a questo. - Stiles aveva la bocca aperta, sconvolto. Non capiva perchè lo fosse tanto, però lo era. Il cuore era rallentato fin quasi a fermarsi. Quanto era assurdo...
- Il giorno dopo ha parlato di parenti o qualcosa del genere... insomma, non l'ho più visto. Fino a qualche settimana fa. Quando è tornato in città sorprendendo tutti del suo ritorno. Specie perchè continua a vivere in quella vecchia casa bruciata. Perchè non la sistema, se ci vuole stare? È inquietante... -
Stiles sorrise isterico.
- Non sai quanto! - Stilinski si rabbuiò.
- Pensavo che quella volta in macchina gli avessi detto qualcosa a proposito di quella notte. Che eri tu e ti ricordavi di lui... però in effetti non mi tornava il fatto che l'avessi praticamente fatto incriminare... non ti ricordavi di lui?! - Stiles scosse il capo ancora sotto shock.
- No... ci siamo scontrati con lui per caso e per caso abbiamo poi trovato quel corpo nel suo giardino, cercando l'inalatore di Scott... non abbiamo avuto a che fare l'uno con l'altro davvero. -
Si rabbuiò nel dirlo, come se ne fosse infastidito.
Dopo di questo evase le altre domande e se ne tornò in camera chiudendosi dentro mentre, steso sul letto fissava il soffitto ancora sotto shock.
Non se ne capacitava, ma ora ricordava.
Come aveva fatto a dimenticarlo?
Beh, era stata una notte di sei anni fa, insomma... e lui era un bambino.
Pensavo fosse stato un sogno... che poi è sfumato. Invece era vero!”
Stiles ricordava di nuovo.
Quel ragazzino più grande di lui aveva attirato subito la sua attenzione e la sua curiosità, già molto attiva da allora.
Era tutto sporco, ma stava fisicamente bene.
Suo padre gli aveva detto di essere gentile e non infastidirlo e dargli una mano, aveva tirato fuori dei vestiti per lui e gli aveva fatto vedere il bagno.
Era stato dentro un po', Stiles aveva pensato che volesse pensare e stare solo.
Aveva aspettato seduto fuori dalla porta tutto il tempo, come in attesa di qualcosa, poi era uscito con l'asciugamano e i capelli bagnati e l'aria corrucciata.
- Che diavolo! Non mi vanno bene! - Aveva parlato. Non aveva detto niente per tutto il tempo, poi finalmente si era deciso a parlargli.
Glieli aveva tirati addosso e Stiles era rimasto sconvolto dal suono della sua voce. Si era stranamente emozionato, era stata come una piccola vittoria, sapere che parlava.
Era orgoglioso che gli avesse rivolto la parola!
I suoi occhi erano grigio spento, lo sguardo feroce. Forse era normale, stava male...
Stiles gli aveva dato subito altri vestiti più grandi ed il ragazzo che ora sapeva essere Derek, li aveva indossati.
Quando erano tornati in cucina, suo padre aveva detto che era pronto da mangiare e che lui doveva andare un attimo in centrale per dei problemi, gli aveva detto di dormire e riposarsi.
-Non mangi? - Gli aveva chiesto vedendo che si dirigeva direttamente sul divano.
Derek non aveva detto niente, si era seduto e si era abbracciato le ginocchia.
Stiles era rimasto colpito da quel gesto, si era seduto con lui e l'aveva imitato.
- Sai... mi metto anche io in questa posizione... quando penso alla mamma... - Stiles aveva perso la madre da poco, a volte aveva anche delle crisi di panico, per cui stava imparando a cavarsela da solo quando suo padre era fuori per lavoro. A volte vedeva di lui qualcuno ma era così iperattivo che nessuno resisteva per molto, quindi spesso si ritrovava senza baby sitter.
Un caso senza speranza.
Stiles gli raccontò tutto quello come se a Derek potesse interessare ed alla fine, senza che glielo avesse chiesto e senza nemmeno sapere se gli interessasse, disse in un mormorio.
- La mamma è morta di malattia. -
Derek finalmente l'aveva guardato stupito come se lo notasse per la prima volta.
Stiles aveva fatto un sorriso triste.
- Mi manca molto... - Suo padre non gli aveva spiegato nulla di cosa era successo di preciso a Derek, ma era chiaro che se era lì era perchè non aveva nessuno. Doveva essere triste. - Io odio farmi vedere piangere, quindi quando proprio non ce la faccio mi nascondo. Quindi se vuoi che non ti veda me ne vado in camera così tu puoi... - Derek era rimasto sorpreso del fatto che avesse capito come stava. Aveva voglia di piangere o forse stava così tanto male che non sapeva da cosa cominciare.
Però non aveva proferito parola, Stiles aveva capito lo stesso e l'aveva preso per un 'allora lasciami solo', così dispiaciuto di non essere riuscito a parlare con lui, si era alzato. A quel punt Derek l'aveva fermato toccandogli il petto con la mano con fare brusco, l'aveva così rimesso a sedere.
- Stai qua. - Non aveva detto comunque niente altro e Stiles non aveva saputo più cosa chiedergli. Si era così impregnato del suo silenzioso dolore fino ad assorbirlo e crollare stanco, come se avesse fatto una maratona.
Si era addormentato appoggiandosi con la testa sulla sua spalla e poco dopo Derek aveva fatto altrettanto.
Non penso di aver sentito il suo nome, per questo non sapevo che quel ragazzo era lui...” Si disse poi Stiles rendendosi conto che anche se a volte si era trovato a pensare a quel tipo particolare che al suo risveglio non c'era più stato, come fosse stato solo un sogno, non aveva mai avuto idea di chi fosse davvero.
Era Derek... pazzesco...”
Stiles non ne parlò con Scott, era la prima volta che non condivideva tutto, non seppe dirsi perchè, però preferì non dirglielo.
Era una cosa loro.
Forse avrebbe fatto apparire Derek troppo umano e non era bene che Scott si fidasse troppo.
Aveva visto un lato un po' umano di Derek... un lato vulnerabile.
Stiels rabbrividì.
Derek era stato vulnerabile con lui.
Chissà se si ricordava di lui e di quella notte.
Avrebbe voluto chiederglielo, magari glielo l'avrebbe fatto quando sarebbero rimasti soli.
Un po' si vergognava all'idea. Era stato un bel momento, si era sentito in sincronia con lui, aveva condiviso il suo dolore, il suo smarrimento. L'aveva capito.
Derek non si era aperto, però considerato il tipo era come se l'avesse fatto. Non l'aveva fatto andare via.
Aveva avuto quel modo di toccarlo così strano. Un tocco sul suo petto. Di solito si prendeva il braccio o la spalla o si chiamava.
Nemmeno lui sapeva il mio nome.”
Realizzò Stiles con un moto di tristezza.
Ora avere a che fare con lui sarebbe stato molto più complicato.