CAPITOLO XIX:
NUOVI LATI DI DEREK

Non avevano fatto niente, si erano solo baciati e poi stesi sul letto, vestiti, rivolti uno verso l'altro. In un raro momento di confidenza, era come se la connessione, una volta aperta, non si potesse rompere. Stiles la voleva mantenere e sapeva come fare, se voleva.
Così gli faceva delle domande con un tono non irritante con la testa appoggiata alla propria mano, il gomito piegato, lo sguardo che vagava sul suo volto, sui suoi occhi ed ogni tanto evadeva.
Derek era sul fianco.
- Senti tanti richiami? -
- Sì, abbastanza... -
- E perchè hai scelto loro in particolare? -
Derek si strinse nelle spalle senza averne idea.
- Istinto, credo. -
- Perchè li stai trasformando? -
- Tutti hanno bisogno di un branco, noi siamo più forti in branco. Ed è gente la cui vita migliora una volta trasformata. È questo il richiamo. Sono persone destinate ad esserlo o a soffrire il triplo da umani. -
Stiles capiva il discorso, ma capiva anche il punto di vista di Scott che sosteneva che gli rovinava la vita.
- Scott pensa che sia una maledizione. - Derek scosse il capo in disaccordo.
- Lui lo è diventato e non l'ha nemmeno voluto, è stato improvviso, fatica ad accettarlo. Però un giorno capirà che è la cosa migliore che potesse capitargli. -
- Ma tu sei sempre stato così, non sai la differenza da prima. -
Derek, colpito dalla sua acuta osservazione, rimase ad osservarlo pensando a cosa dire.
- Sì, però è un richiamo della natura. Se decide così significa che è meglio così. Bisogna arrendersi. -
Stiles era molto interessato al discorso e non capiva come mai fosse tanto ben disposto a parlarne, a volte era così altre ringhiava e gli saltava solo addosso, ma gli piaceva avere questi scambi con lui.
Gli piaceva lui.
- E la natura non sbaglia mai? -
- Sì, certo... però diciamo che non è una cosa normale... ci sono le cose contro natura... -
- Abomini... - Derek inarcò le sopracciglia e lui spiegò. - Si chiamano abomini, gli errori della natura. - Derek annuì.
- Ma non sono frequenti o non ci sarebbe distinzione fra ciò che va bene e ciò che non va bene. Ci sono delle cose da combattere ed altre da accettare. - Stiles si chiese se quello che stava succedendo fra loro fosse fra queste ultime o fra le prime. A volte pensava fosse un grande errore, altre invece che fosse bello, che fosse fattibile.
Però non era facile, perchè la maggior parte delle volte litigavano e si pizzicavano, non è che andassero d'accordo. Era come se si dovessero per forza provocare e stuzzicare.
A volte gli veniva voglia di lasciarlo perdere. Lo faceva stare molto male.
- E la tua natura ti porta verso certe persone piuttosto che altre... così, senza motivo? - non si sarebbe mai spiegato il suo interesse verso di lui. Qualunque cosa fosse, per Stiles sarebbe rimasto sempre un mistero ed era nella sua natura cercare di capire le cose e darsi delle risposte.
Derek ridacchiò e scosse il capo, era ancora fisso su quello. Lo spinse stendendolo sulla schiena e si alzò mettendoglisi sopra col busto. Lo guardò da vicino, intenso, divertito.
- La natura non la puoi spiegare. L'accetti. La vivi. Ti butti. - Stiles aprì la bocca per dirgli altre cose, ma non ci riuscì perchè venne subito chiusa dalla sua.
Si fece andare bene questo dialogo e queste spiegazioni, per il momento.
Per il resto ci sarebbe stato tempo. Prima o poi Derek glielo avrebbe detto, non gli poteva bastare un 'è natura'.
Oh, proprio no.
Però la sua bocca ora lavorava sulla propria in modo troppo esperto per fermarlo, era curioso di sapere in quanti modi la sua lingua poteva dargli piacere.
Ormai almeno nel bacio era diventato un esperto. Decisamente.
Ma di volta in volta il caro Derek diventava sempre più pessimo a controllarsi.
Sorprendentemente pessimo.


Scott pensava d'aver capito male, dovette chiedergli conferma, poi capì che l'aveva detto davvero.
Stiles era dalla parte di Derek, per la prima volta da quando lo conoscevano. C'erano state volte in cui gli aveva addirittura ordinato di lasciarlo morire, tanto che ce l'aveva sempre con lui.
Salvo poi dirgli che per colpa sua credeva di essere gay.
Al di là dello shock di sentirgli dire che potevano lasciar fare Derek, Scott tornò sulla sua in poco tempo, era convinto che Derek sbagliasse a trasformare adolescenti in lupi a tutto andare.
Così non avrebbe smesso di cercare di fermarlo.
Fecero il solito consueto piano di battaglia per provarci al termine del quale, Stiles, per mostrarsi dalla parte di Scott e non fargli pensare che ora patteggiasse per Derek, gli disse se volevano suggellare il tutto con un bacio.
Scott non lo tenne nemmeno in considerazione, naturalmente, ed andò dritto per la sua strada, ma Stiles lo inseguì tornando a tormentarlo con una delle sue grandi fisse.
- Scusa, non mi baceresti? Non mi trovi attraente? - Scott alzò gli occhi al cielo, ecco che c'erano di nuovo.
- Stiles, non sono gay! Devi chiederlo ad uno che bacerebbe i ragazzi! -
Stiles si imbronciò senza mollare.
- Baceresti Isaac! - Scott si fermò di colpo e Stiles gli andò addosso, così a tu per tu provò a capire cosa si fosse bevuto.
- Sei ubriaco? -
- Mai stato più sobrio! -
- E come ti viene in mente una cosa simile? -
Stiles sospirò e si grattò la nuca.
- Hai mostrato una strana connessione con lui... con Erika a parte quella volta in palestra, prima che si trasformasse, non c'è stato nulla mentre con Isaac sei diventato matto per aiutarlo, ti sentivi responsabile per lui, ma non aveva senso! -
Scott scosse il capo e riprese a camminare.
- Sei sempre più bevuto! -
- No, dai! Non baceresti mai mai mai un ragazzo? Danny non ti sta simpatico? - Ora Scott non capiva perchè lo doveva rendere gay a tutti i costi. Per simpatia? Perchè facevano le cose sempre in coppia?
- Mi sta simpatico perchè è mio amico, non lo bacerei! -
Stiles continuò fra un broncio e l'altro.
- Dai, sul serio? Quando hai annusato tutti i giocatori di lacrosse per capire chi fosse il lupo mannaro ti sei fermato su di lui ed hai apprezzato il suo profumo! E anche al ballo invernale hai fatto finta di ballare con lui! - Scott tornò a fermarsi e a fissarlo come fosse impazzito, poi per assicurarsi che non avesse la febbre alta, gli mise la mano sulla fronte. Era normale.
- E' mio amico, lo trovo simpatico, mi è piaciuto il suo profumo, mi serviva una mano per scaricare il professore al ballo. Queste sono le tue risposte. E per concludere non sono gay. Non c'è niente di male nell'esserlo, ma non dobbiamo fare tutto insieme. Se vuoi intraprendere quella strada, fallo pure senza di me. Io non ti servo! Ti sosterrò sempre ma non... non farò da cavia! - Con questo lo piantò in asso.
Stiles era ancora convinto che con Isaac fosse stato molto strano, ma non ci poteva fare nulla.
Se preferiva così, che rimanesse nei suoi schemi prestabiliti.
Però se capissi se sono gay o se sono solo attratto da Derek, non sarebbe male!”
In quel momento gli passò accanto Danny, lo fissò intenso e provò ad immaginarsi a baciarlo. Poteva essere fattibile come esperimento per capirsi meglio.
Tanto era solo un bacio, no?
Se Scott non voleva aiutarlo, doveva provarci con qualcun altro... e non conosceva altri gay, al momento.
Non sapeva quanto si sbagliava.
Un giorno non molto lontano da lì, di gay ne avrebbe avuti solo l'imbarazzo della scelta!


Ritrovarsi in un cassonetto dell'immondizia dopo essere stato tramortito e messo fuori combattimento, non era stato il momento migliore della giornata di Stiles.
Ricordò che era stata Erika e che i tirapiedi di Derek non facevano mai nulla di loro iniziativa. Imbufalito andò subito da lui senza preoccuparsi delle conseguenze.
Era arrabbiato nero, come osava trattarlo così?
Addirittura colpito!
Come aveva potuto darle un ordine simile?
Quando arrivò nella sua tana, vide anche Boyd da cui dedusse che alla fine Scott non fosse riuscito a farlo ragionare.
Lo ignorò completamente, se voleva prendere quella strada era suo diritto. A dirla tutta li invidiava perchè erano stati chiamati da Derek, essere trasformato era una specie di fissa segreta che però non avrebbe mai osato esprimere a voce più di quanto non avesse già fatto.
Erika scattò verso di lui e con gli artigli sul petto lo bloccò in partenza, come una sorta di dovere.
- Ce l'hai forse con me?! - Isaac lo ignorò e Derek sospirando li guardò per vedere cosa avrebbero fatto.
- Derek, ti dispiace? - Disse poi Stiles visto che lei non accennava a mollare la presa.
Alla fine l'alpha si decise e con un cenno indicò ad Erika di lasciarlo, così Stiles, guardandosi intorno e notando che non c'era per nulla privacy e vergognandosi molto a parlarne lì con loro, gli chiese agitato e sul piede di guerra.
- Ti dispiace se parliamo da qualche parte? - Derek voleva scaricarlo, aveva da occuparsi dei nuovi arrivati però in effetti era presto per cominciare con addestramenti e cose simili. Era anche notte, ormai, e poteva semplicemente lasciarli dormire. E occuparsi di qualcosa di più piacevole.
Con un sorrisino consapevole, si girò verso gli altri e tornando subito serio e sbrigativo, ordinò loro di trovarsi delle sistemazioni per dormire o, se lo preferivano, andare a casa che si sarebbero ritrovati il giorno dopo.
Dopo di che, Derek uscì dal rifugio seguito da Stiles. Mentre gli altri ovviamente li fissavano chiedendosi cosa diavolo stesse succedendo fra loro.
Appena furono fuori, Stiles non aspettò di essere a casa. In realtà pensava che potessero parlarne anche lì fuori perchè non pensava al resto, un resto che si poteva fare solo in casa.
- Hai dato tu l'ordine ad Erika di darmi giù e ficcarmi in un cassonetto? - Derek non fece una piega, continuando a camminargli accanto verso casa sua, poco distante da lì.
- Sì, certo. -
Stiles lo guardò sorpreso che lo ammettesse così candidamente.
- Come 'sì certo?!' e non mostri nemmeno un po' di rimorso? -
- E perchè dovrei? - Derek era disorientato.
- Le hai detto di farmi del male! Ti sembra normale? Non è che io sono il primo che passa per strada! - Stiles era indispettito, non ci poteva proprio credere. Come osava?
- Sì, l'ho fatto e non me ne pento! Sapevo che Scott avrebbe cercato di fermarci usando la forza e che sarebbe nato uno scontro, non volevo che ci finissi in mezzo. - Stiles che era pronto a ribattere a tutto quello che diceva sempre per pura abitudine, aprì la bocca e la richiuse fermandosi di colpo nel rendersi conto di cosa aveva appena detto.
Però non poteva essere quello che stava capendo, la sua testa gli propose diverse variabili.
- Pensavi che vi avrei fermati dall'azzuffarvi? -
Derek sospirò ed alzò gli occhi al cielo per poi tornare a guardarlo. Erano quasi davanti casa di Stiles, ma a quell'ora non c'era nessuno in giro.
- Ma nemmeno per sogno! Nessuno sarebbe stato in grado di fermarci. - Disse sicuro di sé. A volte si chiedeva perchè dovesse sempre fare mille domande per testare le sue idee. Lui partiva già con delle opinioni o delle risposte. Le metteva alla prova con una serie di domande snervanti. Si vedeva che era il figlio di un poliziotto!
- E allora non volevi che Scott avesse scrupoli e combattesse al massimo! - Stiles era convinto ci potessero essere ancora una gran serie di ipotesi, per cui Derek, capendo che avrebbe continuato così per tutta la notte, tagliò la testa al toro e gli disse subito cosa voleva sentire.
Seccato e di malumore per questi suoi mezzi fastidiosi.
- L'ho fatto perchè di solito quello che ci va di mezzo è sempre l'umano sfigato! - Citò Stiles quando si era definito sfigato l'altra sera con lui.
Stiles aprì bocca e la richiuse di scatto.
Ok, era proprio quello che aveva capito prima.
Boccheggiò, cercò qualcosa di intelligente da dire e poi continuò.
- Non sembri così attento agli umani sfigati, di solito è Scott... - Era per dire qualcosa, per alleggerire la situazione e per non dargli l'ultima parola.
Era vero che di solito Derek non aveva cura degli umani sfigati e che quello era Scott, ma era vero che quel che stava pensando Stiles rumorosamente era “L'ha fatto per proteggermi!” ma non aveva il coraggio di dirglielo. Derek non glielo stava leggendo di preciso, ma percepiva che si era fortemente emozionato.
Stiles era assurdo, aveva il coraggio di miliardi di cose, ma non di quella.
Derek era stufo di quell'inutile dialogo, Stiles voleva sentirsi dire una cosa che lo imbarazzava, ma visto che non avrebbe mollato, andò oltre e lo precedette in casa passando per la finestra in modo da evitare eventuali padri per casa.
Stiles, fuori dalla porta, lo vide e rimase senza parole.
- Ed ora che fai? Cioè non ti ho mica invitato ad entrare! - Ma ormai parlava da solo. Scosse il capo e corse dentro senza nemmeno accertarsi della presenza del padre.
Quando entrò in camera, Derek era già senza maglietta e lui sul piede di guerra si accese ancora di più chiudendosi dentro.
- Senti, non puoi fare come se fosse casa tua, o come se io fossi di tua proprietà! -
Derek, malizioso, sperò che fossero passati oltre.
- Ah no? A me sembrava di sì... - Stiles si arrabbiò, ma non ancora ai suoi massimi livelli. Era solo urtato da quella sua arroganza.
- No invece! Tu pensi di poterti prendere ciò che vuoi sempre, ma non è così! Che cavolo! -
Derek si avvicinò con passo sinuoso e silenzioso, sicuro di sé.
Stiles si fermò dal parlare e si paralizzò, non indietreggiò. Gli piaceva quando faceva così e non l'avrebbe mai negato.
Il suo sguardo magnetico e penetrante, l'aria da predatore.
Vicino. Così vicino da togliergli il fiato. Sfiorarlo e non toccarlo.
Il suo profumo fin dentro.
- Sei sicuro che tu non sia mio? - Stiles voleva dirgli che non esisteva proprio, che non poteva prendersi ciò che voleva senza uno straccio di spiegazione, che lui era di sé stesso ma l'idea di appartenergli, per quanto degradante fosse, gli piaceva. Era quasi... una relazione...
- Mi stavi proteggendo? - Disse alla fine a quella vicinanza da far girare la testa, i respiri uno sull'altro. Derek esitò un istante, poi guardò ancora i suoi occhi così grandi e puliti e sorrise.
Avevano qualcosa di quelli di Paige.
Forse ci vedeva questo, ogni tanto.
Erano così umani.
- Ti fa sentire meglio? - Chiese in un sussurro intenso che fece rabbrividire il ragazzo.
Stiles a quel punto gli mise le mani sulle braccia, scivolò sulla sua pelle liscia e si arrese.
- Sì... - E quel 'sì' fu per molte cose, anche per la domanda precedente sull'essere suo.
Stiles si arrese e schiuse le labbra spostando le mani dalle braccia alla vita e circondarlo per attirarlo a sé.
Si appoggiò a lui e carezzandosi con le labbra aperte, prima di quel bacio, si penetrarono prima di tutto con gli occhi catturati uno dall'altro.
Erano lì.
Erano uno nell'altro.
Erano presi da quell'emozione che bacio dopo bacio cresceva di più.
Un giorno non si sarebbero fermati.
Un giorno sarebbero andati oltre, Derek lo sapeva.
Ma per il momento ci teneva a fare le cose nel modo giusto. Non era il prepotente senza valori che tutti credevano, era solo chiuso e con una vita difficile alle spalle.
Stiles cominciava appena a vedere quei lati morbidi che ogni tanto aveva con lui, solo con lui.
Si sentiva un privilegiato. Per questo quando a Derek serviva una mano alla fine, se poteva, c'era.
E poi quei momenti insieme, da soli, la notte. Come dei sogni circoscritti alla sua camera.
Di giorno, fuori di lì, svaniva tutto, il più delle volte.
Le lingue si intrecciarono trasmettendosi delle emozioni sempre più intense, bacio dopo bacio c'era ogni volta qualcosa in più.
Derek, turbato per quell'istinto sempre più forte, gli prese il viso fra le mani e se lo staccò come per ordinare sé stesso ed i propri pensieri, ma il desiderio era troppo grande.
Poi si incupì turbato.
Non era il desiderio sessuale.
Era il desiderio di stendersi e dormire con lui e basta.
Era qualcosa che aveva provato a suo tempo con Paige, non aveva più provato con nessun'altra.
La voglia di stendersi con lui, dormire abbracciato a lui come una sua proprietà.
Come un cucciolo per il suo lupo.
Ma era diverso, non era come un figlio od un membro del branco.
Era davvero una sensazione indescrivibile e piena di miriadi di variabili.
- Che c'è? - Chiese Stiles continuando a cingergli la vita e tenerlo a sé. Non voleva se ne andasse, ma nemmeno che smettesse.
Era stato toccato da quella sua ammissione.
Gli piaceva. L'aveva voluto proteggere. Non usava mai metodi normali, però l'aveva fatto ed era stato carino.
Stiles cominciava a pensare che effettivamente Derek provasse qualcosa per lui, ma che solo faticasse ad ammetterlo a sé stesso, oltre che a dirglielo.
Derek scosse il capo e ovviamente si tenne tutto per sé, si limitò a muoversi all'indietro e, arrivato al letto, a stendersi tirandoselo dietro per il polso.
Stiles non sindacò sul fatto che potesse anche prendergli la mano, lo seguì e lo raggiunse evitando di spogliarsi.
Si adagiò sul petto nudo di Derek e lo sentì caldo e teso, gli stava succedendo qualcosa. Glielo baciò dolcemente e nel sentirlo si girò e lo spostò per mettersi con la testa sul suo stomaco, tutto piegato ed arcuato come un lupo usava stendersi appoggiando la testa sul padrone.
I lupi non hanno padroni...”
Pensò sconcertato Stiles. Però a volte quando si metteva a dormire in quella posizione, abbracciandogli la vita per impedirgli di andarsene, era davvero come se fosse Derek ad appartenergli e non il contrario come nella maggio parte del tempo si sforzava di sembrare.
Stiles lo accettò. Le cose si stavano mettendo da sole in un modo strano, a volte vedeva questi lati umani di Derek, questi lati così dolci che forse anche solo pensarlo era un crimine. Però lo era. Protettivo.
Stiles sorrise, si rilassò e gli mise le mani una sul suo braccio e l'altra sulla sua nuca, fra i capelli.
Dopo di che si addormentarono.
Ammettere certe cose era difficile, affrontarle impossibile, però ad aspettare che si sistemassero da sole, spesso si aveva buoni risultati. Volte come quella.