CAPITOLO II:
L'OCCASIONE GIUSTA



Sapere che non era stato lui a trasformare Scott l'aveva reso inspiegabilmente felice.
Non era stato Derek a scegliere Scott ma qualcun altro, più pericoloso, a quanto pareva.
Chi poteva esserci di più pericoloso di lui?
Scott aveva cercato Derek per avere spiegazioni ed anche se era uscito di prigione dopo che lo avevano fatto rinchiudere, non li aveva uccisi. Così era venuto fuori che non era stato lui a mordere il suo amico, ma che solo un Alpha poteva e che a quanto pareva ce n'era uno in città che voleva si unisse al suo branco.
Alla fine aveva deciso di aiutarlo, ma non gratis. Era un aiuto vicendevole. Derek doveva aiutare Scott a controllarsi e a diventare più forte e Scott doveva aiutare Derek... non sapeva bene ancora a fare cosa.
Stiles tornò ad incupirsi all'idea che avrebbero avuto ancora a che fare uno con l'altro e che probabilmente il tutto si sarebbe verificato al di là di lui.
Ci pensava ancora molto a Derek, a quella notte e alla propria sessualità e nella sua ottusità non associava quest'ultima a Derek.
Il chiedersi se era gay era una cosa normale dell'adolescenza, ne era convinto.
Anche pensare a Derek era normale a modo suo visto quanto strano fosse quella creatura.
L'attirava e lo respingeva allo stesso tempo. Voleva parlargli e voleva stargli alla larga.
Era pericoloso, ma non aveva paura di lui, ne aveva per un altro motivo nebuloso.
Allo stesso tempo però voleva sapere se Derek si ricordava di lui, oltre a voler sapere altre cose.
Non sapeva nemmeno in cosa sperare ed alla fine il destino decise per lui ponendogli il lupo sul suo cammino.

Derek si era affidato all'odore, nell'ultimo barlume di forze rimaste.
Cercava Scott pensando che fosse il solo a poterlo aiutare, però era come se non riuscisse a raggiungerlo per qualche assurdo motivo.
Per cui dopo aver capito che sarebbe andato a casa Argent a fine lezioni, aveva deciso di concentrarsi per trovare qualcun altro che potesse aiutarlo. Qualcuno prima del collasso finale.
Doveva farcela.
Doveva.
Aveva raccolto i propri sensi e li aveva catalizzati su un odore familiare, sperò fosse l'amico di Scott visto che si poteva fidare solo di loro due, dopotutto.
Si trascinò fino ad avvicinarsi a lui il più possibile e proprio quando stava partendo con la jeep, si pose davanti alla strada e lo fermò col braccio teso prima che gli venisse addosso.
Derek aveva alzato lo sguardo sfinito ed ansimante e l'aveva visto.
Era Stiles.
Non sorrise, ma si sentì stupidamente felice per averlo trovato.
Poi si abbandonò a terra privo di forze, concedendoselo perchè l'aveva trovato.
Stiles andava bene, si ripeteva.
Prima del caos, percepì delle emozioni molto intense provenire da quel ragazzino e si chiese a cosa diavolo pensasse con tanta agitazione. Forse era solo spaventato...
Derek non sentiva chiaramente i pensieri ma percepiva le emozioni, per cui se riusciva a tradurle, poteva capire un po' cosa uno pensava o quali fossero le sue intenzioni. Era una capacità di tutti i lupi, era la percezione dei sensi ed i lupi non avevano solo quelli classici e riconosciuti.
Quelle di Stiles erano sempre molto intense e confuse. Distinguerle era impossibile.
Sapeva solo che c'entravano con lui. Stop.
Quella volta nella macchina della polizia da solo con lui, aveva capito che fra le cose c'era anche una forte attrazione.
Se ne rese conto per la seconda volta quando si ritrovò nella sua jeep, ancora da solo con lui.
Lo sentiva molto combattuto, ma era certo di percepire dell'attrazione nei suoi confronti, oltre a questo, oggi c'era qualcosa di nuovo.
Non aveva né la forza né la voglia di indagare, non gli importava. Era un insignificante essere umano, Scott era il solo degno d'attenzione per lui, era un licantropo che poteva dargli una mano.
Stiles non era nulla.
Però lo stava aiutando anche se non era tenuto.
- Non puoi portarmi a casa! -
- E perchè non posso portarti a casa tua? -
- Perchè non posso stare a casa se non posso difendermi! -
A questo punto Stiles frenò bruscamente fermandosi sul ciglio della strada, la voglia di ucciderlo di Derek fu enorme.
Doveva sempre discutere.
Perchè era così fastidioso?
Staccò il cervello per non ascoltare i suoi brontolii e le sue minacce isteriche, non erano degne d'attenzione, sapeva solo che Stiles parlava e parlava come uno scoiattolo che aveva bevuto il caffè. Percepì vagamente che pensava di poterlo scaricare da qualche parte perchè tanto ne aveva il potere visto che era ridotto malissimo e stava sempre peggio.
Derek anche in quelle condizioni rimaneva sé stesso e soprattutto sufficientemente pericoloso per lui. Così lo mise in chiaro minacciandolo di tagliargli la gola coi denti se non sarebbe ripartito.
Stiels si era bloccato fissandolo con quel suo sguardo insolente, fortunatamente aveva smesso di parlare, osava guardarlo ma almeno dalla sua boccaccia aperta non uscivano più suoni insopportabili.
In quel momento ebbe però una strana sensazione di deja-vu. La sensazione che i suoi grandi occhi umani e curiosi gli trasmettevano ogni volta. Aveva già avuto gli stessi occhi addosso un sacco di tempo fa.
Derek sentì il cuore di Stiles aumentare vertiginosamente in quello scambio di sguardi ravvicinato, quello scambio così particolare, così intenso. Che strana cosa, si disse... se quel ragazzino stava zitto e lo guardava e basta, cambiava tutto.
Alla fine aveva rimesso in moto la macchina ed era ripartito e Derek si era appoggiato al sedile stringendosi il braccio ferito.
Andava meglio se non si ostinava a contrastarlo solo per partito preso.
Doveva sempre discutere. Lui odiava chi discuteva.
Chiuse un attimo gli occhi respirando a fondo per cercare di scacciare quel dolore sempre più forte.
- Derek... - Mormorò dopo un po' Stiles mentre guidava in silenzio.
Il più grande fece un ringhio con la gola.
- Posso farti una domanda? - Visto che pareva ossessionato da questa domanda, lo percepiva da quando era salito nella jeep, decise di fargliela fare se non altro per farlo smettere di pensarci con tanta insistenza.
- Mmm. - Disse infatti.
- Quella notte... tu la ricordi? -
Derek pensò si riferisse a quando Scott era stato trasformato.
- Quando Scott è diventato lupo? - Chiese mantenendo gli occhi chiusi e la nuca contro il sedile.
- No non quella... perchè, tu eri lì quella volta? - Si distrasse Stiles.
- Non ero proprio lì... -
- E dov'eri? -
- Non abbastanza vicino per vedere chi era e per fermarlo... - Derek era di poche parole, ma almeno stava rispondendo. Lui stesso non sapeva perché lo stava facendo. Gli veniva spontaneo. Forse non era poi così fastidioso, improvvisamente.
Il tono non era il solito arrogante, voleva solo sapere.
- Se... se fossi stato tu a voler trasformare uno di noi... fra me e lui chi avresti scelto? - Stiles si stupì profondamente della propria domanda, non aveva mai pensato di fargliela, non era arrivato a pensarci ossessivamente alla cosa. Era uscita prima di realizzarla. Ringraziò il fatto che stesse guidando, non era obbligato a guardarlo. Del resto lui stava ancora con gli occhi chiusi cercando di sopravvivere e sopportare il dolore.
Però doveva fidarsi ciecamente per stare lì con lui in quel modo. Si sentì importante e gli piacque quel pensiero.
Derek lo percepì.
Sapeva di piacere a Stiles però sapeva che c'erano molte altre cose dentro di lui.
Fece un cenno di sorrisino malizioso che l'altro non vide.
- Non lo so, penso che ci sia una specie di richiamo in quei momenti. Ci sono degli umani che sono destinati a diventarlo, i lupi ma soprattutto gli Alpha, lo sentono e trasformano loro. - Non sapeva perché gli aveva risposto seriamente, però era bello sentire di piacere a qualcuno... dopo tanto tempo che non piaceva più a nessuno.
Ad ogni modo non poteva dargli quello che voleva.
Stiles voleva sentirsi dire che Derek l'avrebbe trasformato, potendo scegliere, però in Stiles non gli pareva ci fosse il richiamo del lupo.
- Derek... - questi sospirò insofferente nel sentirlo richiamare ancora.
Forse apprezzava questo suo non aver paura di lui. Tutti avevano paura di lui.
Stiles non solo ne era attratto, ma sembrava incapace di stargli lontano. Quando non poteva fisicamente, lo pensava.
- Cosa... - Disse ancora sempre con gli occhi chiusi.
- Io mi riferivo ad un'altra notte... -
- Quale? - Sembrava ruggisse ad ogni parola che emetteva, ma in realtà stava solo male.
- Quando ci siamo visti... la prima volta... la ricordi? - Derek corrugò la fronte cercando di capire nel gran caos che aveva Stiles dentro. Che stava dicendo?
- Di cosa diavolo parli? - Chiese seccato perchè ora era troppo confuso.
- Quella dell'incendio... non ricordi che sei venuto da me? - Derek fermò i battiti del cuore per qualche secondo, aprì gli occhi, alzò la testa e lo fissò sconcertato capendo subito a cosa si riferiva. Fu come ricevere un secondo proiettile avvelenato.
Stiles lo guardò aspettando che dicesse sorpreso 'eri tu?!' ma Derek, dopo averlo scrutato torvo, scosse il capo.
- Non ho idea di cosa parli... - Stiels rimase deluso, per un momento si era convinto che sapesse di cosa parlava.
- L'ho ricordato da poco anche io, non sapevo nemmeno che quel bambino eri tu e poi credevo d'averlo sognato. La notte dell'incendio mio padre ti ha portato da noi perchè eri solo e non sapevi cosa fare. Ti ho dato i miei vestiti ma ti stavano stretti, così te ne ho dati altri... ti sei fatto una doccia da noi, hai rifiutato la cena e ti sei messo sul divano con me. Poi... - Stiles esitò non sapeva se dirgli il resto.
Accostò perchè stava per entrare in riserva e si sentiva idiota a girare ancora per le vie ormai quasi buie.
Derek fissava la strada corrucciato come al solito. Stava ricordando o cosa?
- Non ricordo. - Tagliò corto. Stiles ne rimase fortemente deluso, così tanto che provò il desiderio di scaricarlo giù. Non ne poteva più di lui!
Quando si sforzava di essere gentile lui faceva lo stronzo! Perchè non gli faceva domande su quello che stava dicendo? Perchè l'aveva dimenticato?
Gli bruciava che l'avesse scordato. Lui era piccolo, ma Derek quella volta no.
Poteva fargli domande. Perchè non le faceva?
Stiles provò un forte odio momentaneo per lui. La delusione lo divorò.
Che idiota che era a tendere le mani a chi non lo meritava. Derek si era rovinato in quegli anni da lupo solitario. Ecco cosa!
Che andasse al diavolo!


Quando entrarono nella clinica veterinaria con le istruzioni di Scott, Stiles si stava insultando perchè lo stava ancora aiutando, non lo meritava.
Derek era sempre più sfinito, sudava molto e respirava a fatica, si lasciò cadere su dei sacchi posti nel magazzino sul retro da dove erano entrati.
In quel momento arrivò l'sms a Stiles col nome dei proiettili fatti con una specie rara di Aconito, quando lo disse a Derek, questi rispose che se non gli avesse portato subito il proiettile sarebbe morto.
Sentirlo fu come una sentenza vera, teoricamente non per sé stesso, però Stiles la subì come tale. Si sentì allo stesso modo e si odiò ancora di più per questo e per la propria stramaledetta espressione sconvolta e preoccupata.
Derek si sforzava di rimanere sveglio, per cui gli occhi più da lupo disperato del solito, o selvaggio, rimanevano fissi su qualcosa che potesse fare da ancora per non farlo svenire.
Quell'ancora furono gli occhi di Stiles.
Grandi e preoccupati.
Preoccupati?
Voleva ridere e prendersi gioco di lui. Quell'esserino che vomitava insulti di continuo, ora era lì preoccupato perchè stava per morire davvero.
La cosa gli trasmise un momentaneo senso di sollievo.
- Attento... - Stiles corrugò la fronte mentre il proprio cuore ora era impazzito. Sapeva che Derek lo stava sentendo, non sapeva come mimetizzarlo.
Ovviamente si odiava anche per questo.
- Sarai mica contagioso! Me lo dici solo adesso? Guarda che trovo il modo di ucciderti, in queste condizioni non sarà difficile! - Derek scosse il capo trovandolo ancora divertente. Di norma odiava la sua parlantina, ma ora era indice di nervosismo e la cosa gli piaceva perchè era nervoso per lui.
- Attento perchè quello che sento provenire da te è preoccupazione! - Stiles aprì la bocca per ribattere, ma non trovò niente di brillante. Quel lupo aveva la capacità di sconnetterlo troppo facilmente.
- E perchè dovrei stare attento, anche ammesso che io sia davvero preoccupato per te? -
Derek sogghignò ignorando il dolore che si espandeva sempre più.
- Non ho detto che sei preoccupato per me. Sei tu che l'hai appena detto. - Stiles capiva che Derek stava giocando con lui e naturalmente andò a fuoco. Lo stava imbarazzando tantissimo. Perchè diavolo doveva sempre essere lui a gestire il tutto?
- Sai cosa ti dico? Arrangiati! - Con questo si girò per andarsene, seccato e permaloso. Derek voleva ridere di lui, ma alla fine sospirando ammise a sé stesso che aveva bisogno di lui.
- Dai, aiutami... - Stiles inarcò le sopracciglia stupito. Era la prima volta che glielo chiedeva così diretto. Le altre volte aveva minacciato o cose simili e ci era girato intorno.
Si voltò e lo fissò come se avesse parlato arabo.
Derek sospirò e si mise una mano sotto la maglia nera attillata e Stiles saltò all'indietro capendo che cercava di togliersela.
- Ed ora che fai?! - Esclamò preoccupatissimo, il tono di chi era preso per il collo.
Voleva scappare e guardare allo stesso tempo.
- Secondo te? - Grugnì mentre cercava di trattenere un lamento di dolore.
- In queste condizioni dubito tu possa... - Derek tornò a fissarlo particolarmente torvo e spazientito. Ora voleva davvero ucciderlo.
- Ma pensi sempre a quello?! Aiutami a togliermi la maglia e ad alzarmi! - Tuonò. Stiles arrossì.
- Vuoi spogliarti, che devo pensare?! - Poi realizzò il resto. - Come fai a dire che penso sempre a quello? - Chiese punto sul vivo e, come tutti quelli punti sul vivo che tendevano all'isterismo, gridò.
Derek sbuffò non riuscendo a fare forza su nessuna parte di sé, nemmeno per sfilarsi la maglia.
Fece cadere le braccia e cercò di recuperare un briciolo di forze. Poi doveva solo scegliere se ucciderlo o farsi aiutare.
- Lo sento! I pensieri generano emozioni ed io le sento! -
- Perciò non sai cosa penso ma cosa provo? - Ora era vitale capire quella cosa. Derek annuì decidendo di fargliela facile ed evitare i particolari. Non era semplice empatia, era qualcosa di più primordiale e animale, era un istinto particolarmente sviluppato che traduceva meglio ciò che percepiva dagli umani.
Un lupo percepisce il pericolo e la paura dagli altri. O altre cose estremamente semplici e basiche.
Ma un umano ha emozioni e sensazioni molto più complesse. Coloro che si trasformavano in lupi mannari, dopo aver preso coscienza di loro e aver imparato a dominare ogni singola componente di loro stessi, fra le varie cose che potevano fare era percepire ciò che c'era negli altri e tradurlo in modo piuttosto preciso. Perchè la percezione veniva dalla loro parte animale, mentre la capacità di capire di cosa si trattava e renderla specifica, veniva dalla loro parte umana.
Però tradurre Stiles a volte era complicato perfino per uno come Derek.
Da lui percepiva chiaramente una sola cosa.
Era fortemente attratto, specie sessualmente, da lui.
Questo a volte lo metteva a disagio per cui si comportava particolarmente da stronzo, altre volte reagiva così perchè non sapeva come si era gentili e non vedeva nemmeno perchè dovesse esserlo.
Insomma, a volte non sapeva proprio cosa farci con quello che percepiva, però in certi momenti, solo alcuni, poteva ammettere che gli faceva piacere.
Del resto a chi non piaceva l'idea di essere il sogno erotico di qualcuno?
Vedendo che Stiles preferiva tacere per l'imbarazzo o per capire cosa tutto quello significasse, Derek approfittò ed alzò il braccio verso di lui affinchè gli tirasse la manica.
Stiles miracolosamente capì.
- Io penso al sesso in generale, sono un adolescente, è normale... -
Derek sospirò, voleva prenderlo a calci. Non mollava mai.
Tirò la manica e lui ritirò il braccio in modo che gliela togliesse, poi, quando Stiels aveva ancora il lembo in mano, si portò in avanti e piegò la testa sfilandola dal colletto. Stiles mollò la maglia immediatamente prima che sembrasse che fosse lui che lo stava spogliando.
Cosa che effettivamente era.
Il cuore ora batteva in un altro modo rispetto a prima, quando aveva percepito preoccupazione.
Ora era davvero eccitato.
Derek voleva chiedergli come diavolo potesse esserlo mentre lui soffriva e moriva, poi Stiles vide in che modo era ridotto il braccio ferito e l'eccitazione si troncò di netto.
L'altro ringraziò il suo senso di conservazione... o qualunque cosa fosse, così allungò ancora il braccio verso di lui e gli tese la mano chiedendogli silenziosamente aiuto per alzarsi.
Stiles sospirò imprecando.
Contatti. Molto bene.
Ora doveva pure farsi toccare.
Gli prese la mano e venne di nuovo attraversato da mille scariche elettriche. Derek le percepì, ma preferì ignorarle, stava troppo male.
Era solo un ragazzino in crisi ormonale.
Lo tirò su e si appoggiò a lui prima di finire di nuovo a terra. La testa gli girava, le gambe gli si piegavano e cominciava a non vederci nemmeno bene.
- Portami di là, non ce la faccio... - Stiles cominciò con la sua litania di 'Oh my God!' che a Derek cominciava a dare fastidio.
Suo malgrado lo trainò. Non c'era un gran contatto, solo la mano di Derek sulla sua spalla che faceva da guinzaglio. Lo condusse nell'altra stanza, quella dove il veterinario visitava gli animali feriti. Appena fu possibile se lo scrollò di dosso come se avesse il terrore che potesse sentire quanto voleva che continuasse a toccarlo.
Era malato, si ripeteva. Cioè lui era malato, non Derek. Derek era ferito.
Stiles si mise davanti a lui al di là del tavolo d'acciaio e guardò quell'orribile buco infetto, gli faceva venire voglia di vomitare, in effetti. Era osceno.
Cominciò a blaterare nervoso cento parole al secondo che il ragazzo più grande ascoltò per metà, poi disse che se non fermava subito l'infezione avrebbe raggiunto il cuore e sarebbe morto.
Stiles era turbato dal concetto che Derek potesse morire, sebbene prima di ora avesse sperato succedesse poiché così tutti i suoi problemi sarebbero andati via.
Adesso lo turbava perchè sentiva come del dispiacere.
Il turbamento era per questo.
Non per la possibile morte in sé.
In effetti era un po' contorto, come sempre.
- La parola positivo non è nel tuo vocabolario! - Commentò sarcastico cercando di alleggerire l'atmosfera. Non poteva essere veramente negativo come la metteva lui.
Più che altro lo sperava.
In risposta Derek disse che se Scott non sarebbe arrivato in tempo col proiettile e la relativa cura, aveva la seconda risorsa.
Ovvero Stiles avrebbe dovuto amputargli il braccio.
Il giovane era quasi svenuto, era impallidito più dell'altro che era come un cadavere ambulante. Ok, non era così brutto, bastava eliminare la vista del braccio.
Il suo corpo era muscoloso, attraente e a dir poco perfetto.
Chissà se lui sarebbe mai diventato così?
E poi quel tatuaggio a spirale sulla schiena... quanto bene gli stava.
Era un peccato tagliare un braccio a tutto quel ben di Dio.
Stiles si rese conto tardi di quello che stava pensando, Derek lo stava già puntando con il seghetto automatico intenzionato ad ucciderlo.
Non fu necessario dire 'smettila di avere pensieri sconci su di me!'
il più piccolo invece stava per chiedergli 'ma tu sei sicuro che non sei telepatico sul serio!?'
Però Derek tornò sul tavolo intenzionato ad agire per priorità. Innanzitutto doveva guarirsi, poi poteva ucciderlo.
Stiles cominciò a discutere, come da copione, sulla sua poco geniale idea, Derek perse addirittura tempo per rispondergli. Sorprendentemente. Di norma lo obbligava e basta.
Questa volta disse che se funzionava, il braccio si sarebbe rimarginato da solo ed era meglio rimanere senza piuttosto che morire.
Stiles aveva logicamente obiettato dicendo che se non avrebbe funzionato, allora sarebbe morto comunque. In ogni caso aspettare un secondo di troppo era una condanna e Derek non era tipo da aspettare così il destino.
Continuò ad opporsi mentre Derek si legava un laccio intorno al braccio per fermare per quanto possibile il sangue, rispondeva sempre più impaziente.
Doveva sempre ridire qualcosa, sempre opporsi, sempre discutere.
Perchè doveva sempre discutere?
Odiava spiegare venti volte le cose. Odiava spiegarle anche solo una. Odiava spiegarle e basta. Lui sapeva perchè una cosa andava fatta in quel modo, perchè non potevano fidarsi di lui e basta?
Stiles era l'essere più diffidente e polemico mai incontrato.
Sostanzialmente il succo era che non voleva amputargli il braccio ed esasperato da lui lo minacciò ancora di ucciderlo se non l'avesse fatto.
- O tu mi amputi il braccio o io ti taglio la testa! - Latrò con le ultime forze che gli restavano. Non era mai stato così difficile convincere qualcuno a fargli male!
- Ok senti se pensi che credo ancora alle tue minacc... - Non riuscì a dirlo, Derek lo afferrò per la maglia e l'attirò a sé attraverso il tavolo che li divideva.
Avvicinò il viso minaccioso al suo, nonché affaticato, e a due centimetri dai suoi occhi improvvisamente bassi, non dovette dire nulla.
Bastò questo gesto.
Stiles finalmente non lo fissava più con aria di sfida e finalmente disse:
- Oh mio Dio ok lo faccio! -
Bel suono la sua voce in quel momento, il momento in cui si arrendeva.
Che miracolo!
Però non si godette la vittoria perchè un'ondata peggiore delle precedenti divampò in lui fino a paralizzarlo. Doveva mollarlo ma la propria mano non si mosse, non si mosse niente di lui.
Stiles capì che c'era qualcosa, gli chiese cosa avesse e lui riuscì appena a sporgersi di lato oltre il tavolo per vomitare qualcosa che sembrava sangue nero.
- Oh mio Dio, ma cos'è!? - Era sempre più isterico e sull'orlo di una crisi di nervi.
Non era proprio spaventato ma non era nemmeno spavaldo come voleva sembrare.
Eppure non scappava, restava lì.
Era una cosa importante visto che era un semplice umano.
- Il mio corpo cerca di guarirsi da solo! - Esclamò spiegandogli per l'ennesima volta quello che succedeva. Non aveva mai dato tante risposte a qualcuno come a lui quella sera.
- Non sta facendo un ottimo lavoro! - Commentò nel mezzo della sua ormai consueta agitazione.
Derek a quel punto si appoggiò col busto sul tavolo, il viso sull'acciaio freddo, stese il braccio ferito e ansimando mentre sentiva le forze abbandonarlo, disse di farlo ora.
Stiles al momento topico si rese conto che non poteva. Era una questione di impressione ma anche di cuore, in qualche modo.
Poteva anche ucciderlo, in quel modo. Come si sopravviveva ad una cosa simile?
Poteva dargli il colpo di grazia?
Poi se lo sarebbe sognato a vita.
Avrebbe contribuito ad uccidere Derek dopo avergli tranciato il braccio ed essersi schizzato col suo sangue che a quanto pareva, quando stava male, era nero. Non capiva cosa diavolo dovesse fare, era solo terrorizzato.
Se avesse dovuto dire di preciso da cosa, non sarebbe stato capace.
Derek tuonò ancora una volta di farlo e Stiles acconsentì. Perchè era sempre così fra loro e sempre lo sarebbe stato.
Derek dava un ordine, Stiles discuteva e si opponeva, Derek spiegava perchè, Stiles continuava testardamente a rifiutarsi, Derek lo minacciava e lo obbligava perdendo la pazienza e Stiles cedeva.
Quest'ultimo continuando a piagnucolare una serie di 'oh mio Dio' terrorizzato, prese la sega elettrica e la pose sul suo bicipite.
Fu esattamente a quel punto che arrivò Scott a salvarlo, come disse giustamente lui, da una vita piena di incubi terribili!
Aveva il proiettile.