CAPITOLO XXIV:
UNA RISPOSTA IMPORTANTE

Stiles e Derek si guardarono in cagnesco, una volta soli.
Era successo qualcosa che a Stiles non era chiaro, non intendeva subire ingiustizie senza saperne nemmeno il motivo. Era sicuro di non aver fatto niente di male.
Così incrociò le braccia al petto allo stesso modo che stava facendo Derek, sicuramente l'effetto era diverso.
- Allora, si può sapere cosa diavolo hai? - Chiese senza aspettare che Derek avesse voglia di dirglielo.
Derek scrollò le spalle, scosse il capo incredulo che glielo chiedesse davvero e si voltò mettendosi a fare qualcosa di completamente inutile.
- Se non lo sai non ha senso che te lo dico! - Stiles alzò gli occhi al cielo. Non ci poteva credere.
- Questi sono discorsi da bambini! -
Perchè dire da innamorati era scavarsi la fossa. Era estremamente frustrante avere a che fare con lui. Molto frustrante.
Derek si girò di nuovo di scatto lasciando giù le cose che aveva preso in mano col solo scopo di spostarle di due centimetri.
- Allora che ci fai qua?! - Stiles voleva picchiarlo, ma sapeva non gli avrebbe fatto male, così allargò le braccia e cercò di essere esaustivo.
- Perchè questi sbalzi d'umore? Non puoi fare una cosa di notte ed un'altra di giorno! Che ti ho fatto? - Era davvero schizofrenico.
- Non ti tratto male di giorno, non è uno schema fisso! Lo faccio solo quando te lo meriti! - Esclamò seccato e accusatore. Stiles lo puntò col dito.
- Allora lo ammetti che ho fatto qualcosa! -
- Certo che l'hai fatto! Non ti tratto male se non lo meriti! - Ripeté pensando che fosse idiota.
Stiles sospirò passandosi nevrotico le mani in testa, grattandosela frenetico.
- E cosa diavolo ho fatto! - Derek si avviò verso il bagno, non voleva dirglielo.
Il ragazzo lo seguì, ma gli fu chiusa la porta in faccia, così seccato si sedette stanco sul letto, o quello che doveva fungere da letto.
I suoi pochissimi effetti personali lì vicino.
Il borsone coi vestiti tutti in disordine. Molti li teneva a casa sua, ormai. Ne approfittava per farglieli lavare.
Sentire il morbido del letto sotto di sé lo rilassò e gli fece venire sonno.
Era troppo tempo che non dormiva come si doveva. Si stese per aspettare che uscisse e riprendere la discussione, si mise a pancia in giù e continuò a fissare insistentemente il suo borsone per qualche motivo poco chiaro. Istinto. A volte gli capitava di avere sensazioni che poi avevano senso!
Fra il sonno e la veglia, allungò distrattamente il braccio verso di esso e lo tirò a sé, sotto gli occhi guardò dentro apparentemente per curiosare.
Stava per mettere a fuoco qualcosa di familiare, il campanello quasi a suonargli, quando gli occhi gli si chiusero contro la sua volontà.
Aveva troppo sonno.
Poteva dormire qualche istante... Derek era lì. Senza non riusciva a dormire.
Che stupido.
I pensieri si accavallarono sconnessi uno dietro l'altro, insensati.
Quando Derek uscì dal bagno sperando che Stiles se ne fosse andato, lo trovò addormentato sul suo letto e con la mano nel proprio borsone. Sbiancò e si diresse veloce lì, non doveva aver visto i suoi vestiti che conservava da sei anni. Sperava per lo meno.
Se stava dormendo di sicuro non li aveva visti.
Gli tolse la mano delicatamente e gli prese il borsone mettendolo al sicuro da un'altra parte, lo chiuse e poi tornò a lui.
Erika stava dormendo nel vagone a lato del grande magazzino che fungeva da rifugio.
Boyd ed Isaac erano per i fatti loro.
E Stiles stava dormendo.
Si era ingelosito, si era ingelosito fino allo spasmo nel vedere quella cosa fra lui ed Erika. Però vedendo che non era rimasto con lei quando si era addormentata e che non ci era nemmeno arrivato a cosa aveva fatto, poteva dedurre che non fosse successo davvero nulla.
Soprattutto era lì addormentato nel suo letto.
Doveva essere sfinito. Stiles era iperattivo, non dormiva molto di natura, specie di giorno.
Non era ancora ora di andare a dormire.
Si sedette piano sul letto e rimase ad osservarlo.
Stava dimagrendo, si vedeva.
Probabilmente non mangiava con regolarità e dalle occhiaie che ora vedeva bene, nemmeno dormiva.
Non voleva scoprirsi troppo con lui, ma non voleva nemmeno che si riducesse in certi stati.
Scott sbagliava a coinvolgerlo tanto, ma doveva ammettere che cominciava a capirlo.
Se stava con lui in ogni cosa che faceva, poteva controllarlo meglio e proteggerlo di più.
Per questo era sempre con lui a fare tutto. A parte che effettivamente tirava fuori spesso lui i piani utili.
Stiles era uno che tenuto in parte faceva più guai per sé stesso, adorava il rischio, era attratto dal pericolo, non ci sapeva restare lontano. Forse era per l'adrenalina che sentiva a tu per tu con quel genere di cose.
Per questo era attratto da lui, così selvaggio e pericoloso.
Qualunque fosse il motivo, gli stava entrando troppo dentro e per lui questo significava non poterlo allontanare più.
Se rimaneva nel gruppo, se faceva parte del suo branco pur essendo un umano, se si faceva aiutare da lui, poteva controllarlo meglio, essere pronto a tirarlo fuori dai guai in cui si cacciava perchè gli piacevano.
Non aveva paura, eppure la notte non dormiva.
Non poteva immaginare che non dormiva solo quando non era con lui.
Non aveva fatto quel collegamento. Lo percepiva stanco, scrutando in lui vedeva mancanza di sonno, ipervigilanza, agitazione per ogni cosa.
Ma solo se non era con lui.
Questo Derek non lo poteva sapere.
Gli mise una mano sulla schiena.
Ora era rilassato e sereno, infatti.
Sorrise intenerito, conscio che nessuno lo vedeva. Conscio che era da una vita che non sorrideva così.
Poi si chinò e lo fece di nuovo, strofinò leggero il naso contro la sua tempia. Poi si stese con lui fregandosi del fatto che uno del branco potesse entrare.
Loro erano a posto, ormai potevano scoprirlo.
Così magari toglievano le loro zampacce da lui.

Stiles si svegliò perchè nel girarsi sentì un peso addosso, la sensazione era familiare, ma non la provava da un paio di notti. Quelle che non aveva chiuso occhio.
Fece un sorriso in automatico e si girò comunque piano rivolgendosi verso Derek che gli dormiva mezzo sopra. La testa sulla schiena, poi tutto piegato ed incurvato come un lupo. Era la sua posizione preferita. Quando si girò rimanendogli sotto, Derek si spostò ed appoggiò la testa sul cuscino raddrizzandosi, però continuò a tenerlo col braccio verso di sé.
A pancia in su Stiles respirò meglio e si perse a guardarlo insonnolito.
Quanto aveva dormito?
Cercò di vedere l'ora controllando sul telefono silenzioso che si era perso un sacco di chiamate di suo padre e di Scott.
Poi lesse l'sms dell'amico.
'Spero tutto bene con Derek. Visto che non rispondi penso di sì. Ho detto a tuo padre che dormivi da me!'
Stiles aggrottò la fronte senza capire.
Era pomeriggio. Anche se si erano addormentati, non poteva essere più di un'oretta.
Quando controllò si rese conto che erano le tre di notte.
Sgranò gli occhi impallidendo e si svegliò di colpo.
Erano venuti lì da Derek nel pomeriggio, durante l'ora di punizione a scuola. Dovevano essere state le cinque. Poi fra un litigio e l'altro si potevano essere fatte le sei. Elaborò velocemente e si rese conto che dormiva almeno da nove ore!
Oh mio Dio! Poi non dormirò per tutta la settimana! Sono abituato a dormire due ore a notte io... e spesso nemmeno quelle! Perchè ho sempre mille cose da fare e se non sono a combinare qualcosa con Scott sono con Derek. E poi quando finisco con Derek è notte fonda di solito e quindi dormo poco. E quando non sono con Derek e nemmeno con Scott, non riesco a dormire lo stesso per l'ansia. Che ansia è, poi un giorno me lo diranno... “
L'ansia di non avere Derek con lui. Che poteva essere a fare chissà cosa senza di lui.
Lo guardò dormire, il viso verso il suo, sembrava sereno. Un bel lupacchiotto dolce e sereno.
Stiles sorrise malizioso.
Era una specie di diavolo, invece, ma se dormiva era tenero.
Quanti problemi gli creava... non sapeva nemmeno perchè litigavano il più delle volte. E parlare di sentimenti era tabù. Però per quanto fosse complicato non poteva smettere, non se ne parlava proprio.
Era troppo importante, ormai. Nemmeno volendo si sarebbe potuto togliere dalla sua vita. Derek era dentro, ormai. Che gli piacesse o meno.
Avere una storia con lui era come camminare sempre sulle uova e lui non era bravo in quello, non era discreto e delicato. Per cui pensare ad un risvolto normale era impossibile. Forse sarebbero andati avanti così per sempre.
Litigi e dolcezze nascoste.
Gli carezzò il viso che trovava oltre che intrigante, anche bello.
Non so se sono gay o no, alla fine. Ma mi piace lui. Finchè ce l'avrò in testa, non avrà importanza se sono gay o no. Per ora si tratta solo di lui.”
Però l'idea di non avere risposta a qualcosa, specie se così personale, lo tormentava molto.
Sospirando si disse che doveva trovarla, quella volta.
Magari tornando in quel locale gay... perchè no. Poteva provarci. Da solo, con calma, senza nessun mostro da cercare.
Magari poteva ottenere qualcosa, in qualche modo.
Non sapeva come fare per capirlo e la sua natura gli portava a scoprirlo, non poteva avere pace senza.
Deciso questa mossa, baciò di nascosto Derek sull'angolo della bocca e tornò a dormire.
Derek, dopo poco, aprì gli occhi e accennò ad una sottospecie di sorriso intenerito. Se pensava di non essere visto, lo faceva.
Erano due stupidi, si disse. Provavano la stessa cosa, ma si vergognavano a parlarne, erano incapaci di affrontarla seriamente. Non aveva importanza. Andava bene anche così.
Con questo Derek si spostò sul lato sinistro di Stiles per cambiarsi posizione e appoggiando la testa sul suo stomaco si incurvò tutto intorno a lui intrecciando le gambe alle sue, come se fosse il lupo che dormiva intorno al suo padrone, appoggiandogli la testa sopra.
No, era solo un'impressione. Non era veramente così. Per nulla.
Lo stava solo proteggendo.
Il solo umano che poteva stare nel suo branco. Beh, il motivo era evidente.

Quando si svegliarono era mattina presto, ma erano sazi di dormire e decisamente affamati.
Non si diedero appuntamento per nulla, non si misero d'accordo e non pianificarono.
Però si guardarono, si sorrisero, si baciarono e poi Stiles cominciò a lamentarsi perchè non era possibile dormire sempre con un peso morto addosso in ogni posizione si mettesse.
Derek si alzò sbuffando, si spogliò e fece venire gola a Stiles. Non certo di una colazione.
Un'altra gola.
Lo seguì al bagno come spesso faceva Derek a casa sua e quando vide che dai rubinetti usciva l'acqua normale si mise a gracchiare isterico mille cose sul fatto che aveva usato a sbafo la sua doccia con la scusa che lui non aveva acqua. Quando invece l'aveva.
Derek sbuffando non capì mai che problema ci fosse in quello, però riuscì a tappargli la bocca col solo sistema che conosceva. La propria.
E così, come sempre, passarono dai litigi alle carezze in un attimo.


Scott e Derek stavano parlando col dottor Deaton per mettere a punto il piano che poi gli avrebbero riferito, Scott aveva voluto un incontro preliminare da solo con Derek ed il dottore, per cui Stiles ne aveva approfittato per tornare in quel locale gay. Questa volta si era portato gli attrezzi del caso per aprire la serratura sul retro. Era figlio di un poliziotto, sapeva che entrare di nascosto ovunque, se voleva un sistema lo trovava sempre.
La musica gli rimbombò nelle orecchie togliendogli seduta stante la capacità di ragionare.
Ora che era lì circondato da gay, cosa doveva fare, di preciso?
Il cuore gli batteva e si sentiva pure idiota, però non poteva scappare come un bambino.
L'altra volta non era riuscito a capire bene cosa significava stare in un ambiente simile. Ora era lì da solo, non lo vedeva nessuno che conosceva, poteva appoggiarsi in un angolo ed osservare gli approcci di quel mondo che aveva osservato col binocolo.
Capire se era gay non era facile, come si faceva, dopotutto? Non aveva nemmeno diciassette anni, ancora.
La gente parlava delle cose senza conoscerle, ma il punto era che non era facile conoscerle comunque.
Guardava ragazzi ballare insieme, erano tutti vestiti con abiti attillati e alla moda, i capelli perfetti e l'eccesso in ogni cosa che facevano. Non tutti, ma in molti c'era. L'eccesso del ballare appiccicati, del baciarsi con troppa veemenza, del palparsi.
Attratto da quel genere, Stiles si ritrovò con la bocca aperta a fissarli insistente, si chiedeva se per essere gay bisognava arrivare a quello.
Quando venne avvicinato da voci decisamente poco maschili e molto montate, per poco non perse l'equilibrio. Fortunatamente era appoggiato al muro.
Erano i trans che l'altro giorno l'avevano attaccato. Cioè gli si erano attaccati come cozze appena messo piede lì dentro.
Sul momento si era chiesto perchè, ma ora che succedeva ancora glielo poteva anche chiedere. Con Scott quella sera era semplicemente scappato dalle loro grinfie, ma ora non aveva fretta e soprattutto aveva troppa curiosità di sapere.
- Cosa volete da me? - Chiese cercando di sgusciare dalla loro presa a ventosa. Erano tutti impostati in modo eccessivo, non gli piacevano. Cioè non lo schifavano, ma pensare di fare qualcosa con loro beh, decisamente no!
Però loro non volevano lasciarlo andare e continuarono a carezzarlo e ad avvicinarlo in una specie di ballo fra loro e lui. Lui che scappava e loro che lo inseguivano in circolo.
- Beh tesoro, se sei qua sei tu che vuoi qualcosa da noi! - Disse uno di loro riuscendo a ficcargli la bocca siliconata e truccata nell'orecchio. Stiles rise e squittì sgusciando via.
- E cosa vorrei secondo voi? - Infatti faceva domande dando loro corda invece di troncare.
- Ma è chiaro, dolcezza... - La mano di qualcuno sul sedere.
- Vuoi capire se sei del club! - Stiles voleva approfondire il dialogo, ma con le loro mani ovunque era difficile pensare e ragionare, si trovava ad allontanare braccia da ovunque, ma alla fine doveva ammettere che fra un delirio e l'altro, invece di infastidirsi si stava vagamente divertendo.
- Del club? -
- Certo... non sei ancora dei nostri coscientemente o non ti conceresti così... - Disse uno con disprezzo indicando la sua felpa. Sembrava fosse vestito di stracci ed in effetti Stiles ci si sentì.
- Così? -
- Così male! -
- Sto tanto male? Che hanno i miei vestiti che non vanno? - Gli altri risero in coro!
- Amore, tutto quanto! - Stiles non capiva bene se non che i gay non si vestivano come lui.
- Allora forse non sono davvero del club! - Gli altri risero di gusto finendo per abbracciarlo. Stiles smise di lottare stanco ed attese spiegazioni che finalmente qualcuno si degnò di dargli.
- Ascolta, il radar ha squittito! - Stiles lo fissò stralunato senza capire ed un altro finalmente si degnò di rispondergli con maggior chiarezza.
- Si capisce subito quando uno lo è! -
- Davvero? E da cosa? - Stiles non poteva mollare, doveva saperlo. Era questione di vita o di morte e guardò quello che aveva parlato sperando che gli desse una buona risposta.
- Noi lo capiamo. Ci riconosciamo fra noi. Abbiamo qualcosa che possiamo notare solo noi! -
Per Stiles non era sensato, si sgonfiò deluso di una risposta tanto illogica e guardò in basso scuotendo la testa.
- Non credo sia così facile... - fu subito chiaro che era in dubbio e che non sapeva come districarsi dal suo enorme dubbio insormontabile.
- Lo è invece, solo che nessuno te l'ha mai detto! - Stiles tornò ad alzare i suoi grandi occhi castani su quelli del ragazzo/ragazza che pareva saper perfettamente cosa stava dicendo.
- Non lo sai ancora, te ne stai accorgendo adesso... ed è l'età giusta... quindi rilassati che ogni cosa andrà al suo posto molto presto! Devi solo lasciarti andare! - Però si stupì che non tentassero di saltargli ancora addosso... erano più che altro affettuosi, come che l'avessero preso in simpatia. Stiles era confuso e amareggiato, non sapeva ancora come vedere quello che gli stava capitando ed era insopportabile stare semplicemente buono ad aspettare che le risposte arrivassero da sole, ma cosa ci poteva fare?
Di fatto quella era la sola cosa.
A quel punto, uno di loro gli scrisse il numero di telefono nella mano e gli fece l'occhiolino.
- Quando hai tolto ogni dubbio chiamaci, arriveremo volentieri! -
Stiles stava per chiedere 'per cosa', ma se ne andarono come se avessero capito già tutto senza bisogno di dialoghi veri.
Rimasto male per quello strano approccio si guardò la mano ebete, stava per andarsene scrollando seccato le spalle quando una voce, questa volta familiare, lo chiamò salutandolo sorpreso.
- Stiles! Che ci fai qua? -
Stiles si ritrovò davanti Danny e non se ne stupì molto. Solo si chiese ora cosa dovesse fare.
Si strinse nelle spalle e con la mente sorprendentemente vuota, tirò infuori il labbro inferiore in un modo tipico infantile e smarrito.
Danny sorrise e gli chiese se aveva voglia di bere qualcosa in un posto più tranquillo, lontano dalle casse assordanti.
Stiles per un momento pensò che volesse provarci con lui, ma poi pensò che come modo per mettersi alla prova non sarebbe stato poi così malvagio.
Se non altro lui ci era già passato ed almeno lo conosceva, non era uno qualunque. E soprattutto non un trans.
Si fece portare in una zona più tranquilla del locale e dopo aver preso la coca cola, si sedettero su un divanetto insieme.
Stiles non era imbarazzato per il fatto che fosse lì con lui e che magari ci avrebbe anche provato, era solo un po' teso perchè sapeva che di certo ne sarebbe uscito qualcosa. Ma non aveva idea di cosa e per lui non sapere qualcosa era un dramma.
- Allora, ti va di dirmi che ci fai qua? - Stiles si strinse nelle spalle, non sapeva cosa dire e la verità era maledettamente imbarazzante in effetti.
Danny però non era idiota e lo capì da solo.
- L'altro giorno mi ha stupito vedervi qua, ma pensavo di essere troppo fuori per capire con chiarezza, ma ora che ti rivedo capisco che in effetti qualcosa c'è! - Stiles era enormemente stupito che volesse saperlo, di norma non avevano molto dialogo e quando in passato aveva provato ad indagare se potesse piacere ai gay, Danny non aveva reagito molto bene. Ma nemmeno eccessivamente male.
Era un po' eccitato all'idea di piacere ad un ragazzo e di fare qualcosa con lui, sarebbe stata la prima volta al di là di Derek, ma Derek non era normale!
- Ecco io... volevo solo... sì beh... - Non sarebbe stato mai facile dirlo, Stiles lo capì ed abbassando gli occhi in difficoltà sperò che Danny lo capisse da solo.
- Capire se sei gay? - Danny pareva aver capito perfettamente al volo. Stiles lo guardò sorpreso, perchè era tanto chiaro a tutti?
- E' tanto evidente? -
- Che sei qui per questo o che lo sei? - Stiles sgranò ancor di più gli occhi a quella domanda e Danny rise. - Lo sei, è chiaro... -
- Ma come!? - Stiles voleva assolutamente capire, perchè per tutti era chiaro e per lui no? Non era davvero facile...
- Beh, uno che ci è già passato riconosce subito uno che è in quella situazione... non so come dire, ma fra simili ci si riconosce... - Disse ridendo per sdrammatizzare. Non era facile da spiegare e vedere Stiles teso ed imbarazzato, lo spingeva a voler alleggerire il momento. Ricordava quanto atroce era stato per lui.
Stiles pensò a Derek che aveva percepito quelli destinati a diventare lupi, una specie di richiamo, di sesto senso che l'aveva spinto a mordere loro piuttosto che altri. Forse era così anche per gli umani con qualcosa di particolare rispetto ad altri.
Danny vedendo che ci stava pensando con meno angoscia di prima, provò a spiegargli con più dolcezza.
- E' lo stesso dubbio che vedevo nel mio viso quando lo stavo capendo. Solo chi lo prova lo riconosce. È un sentimento particolare... come smarrimento. Ma uno smarrimento molto specifico... - Stiles si sentì effettivamente capito e per questo leggermente meglio di prima. Poteva rialzare la testa e guardarlo in attesa del resto. L'imbarazzo stava calando, Danny ci era passato davvero, in qualche modo sapeva cosa stava passando, non erano le cose senza senso che gli poteva dire chiunque altro che non ci era mai passato.
Si ammorbidì abbassando via via sempre più le proprie difese e Danny proseguì con altrettanta morbidezza e semplicità, quel suo modo tipico di parlare e di essere che rendeva facile avvicinarlo a chiunque.
- Prima o poi la nebbia andrà via e semplicemente non avrai più dubbi. Più che altro sarai pronto per guardarti in faccia per quel che sei, per dirtelo e per viverti... -
Stiles non voleva aspettare per avere delle risposte più precise e fidarsi della parola di uno che ci era passato e che gli diceva che lo era, non era sufficiente per uno come lui.
- Come faccio a saperlo subito se lo sono? - Danny fece un sorrisino strano e prima di dargli una qualunque risposta a parole, si avvicinò e lo baciò. Fu una cosa molto leggera e dolce, a fior di labbra.
Non era solito fare cose simili per tutti, anzi. Però Stiles non era uno qualunque. Aveva capito quasi subito che era come lui, ma che non ne era cosciente e quando aveva cominciato con quelle domande aveva avuto conferma.
Erano solo le domande sbagliate.
Non avrebbe dovuto chiedere se lo trovava attraente, ma come si capiva di esserlo. Allora gli avrebbe detto che sperimentare era l'unica soluzione.
Così gli diede quella piccola sperimentazione non sapendo che in effetti ne aveva già avute.
Stiles si irrigidì per qualche secondo, ma poi si ammorbidì accettando le sue labbra che non si schiusero mai, una piccola carezza a cui non si ribellò.
E la sua risposta.
Forse non era solo gay, forse era bisessuale, per lo meno doveva provarci con una ragazza prima di dirlo. Insomma, Lydia gli era sempre piaciuta, no? Ma che gli piacevano i ragazzi era assodato.
Poteva accettarlo ed ammetterlo, ormai. Rifiutarlo sarebbe stato stupido.
Quando si separarono, Stiles mantenne gli occhi bassi imbarazzato e si strofinò le labbra, Danny invece lo guardava, le fronti appoggiate.
- Ho capito... grazie... non eri tenuto... - Danny sorrise.
- E' stato più piacevole del previsto... - Con questo Stiles alzò stupito lo sguardo, ma l'altro sorrise, lo salutò e si alzò andandosene fra la folla che ballava.
Beh, qualunque cosa avesse significato, andava bene. Era una risposta.
Danny non era male, se non ci fosse stato Derek, magari...
Aveva avuto l'impressione di piacergli anche se forse tendeva a preferire ragazzi più attivi e dominatori in una coppia. Danny era dolce, dopotutto...
Stiels scosse la testa ai propri stessi pensieri e con una leggerezza insospettabile si alzò e se ne andò.
Adesso poteva cominciare ad accettarsi.